Noi, sorelle!

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Massimo Baglione
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Noi, sorelle!

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Questo è un mio raccontino che partecipa al concorso "Chi ben comincia..." indetto da www.ilsegnalibro.it.
Il racconto deve iniziare con l'incipit di un romanzo famoso, in questo caso "Alice nel paese delle meraviglie", per poi svilupparsi in modo libero.
Noi, sorelle!

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(immagine presa su http://www.cosmographica.com/)
Alice cominciava a non poterne più di starsene seduta accanto alla sorella, sulla riva del fiume, senza far niente: un paio di volte aveva dato un'occhiata al libro che la sorella stava leggendo, ma non c'erano figure né storielle, «E a che serve un libro», pensò Alice, «se non ha figure né storielle?».

D'altronde, se l’era meritato.
Sua madre l’aveva avvertita: - Alice, se non la smetti di fare i dispetti a tuo fratello non vedrai mai più Sam.
Lei, ragazzina affabile ma con gli occhi che dicevano tutto, aveva tentato di difendersi: - Ma, Mamma! Non sono stata io!
- Smettila di dire bugie, lo sai che non sta bene. Tuo fratello è bravo e giudizioso, dovresti specchiarti a lui. – concluse la madre, non molto alta ma con una voce sufficientemente autoritaria.
Suo fratello Evandro, il più piccolo, era un tipo furbetto e non poté trattenersi dal farle il suo classico sorrisino beffardo, quello che sfodera ogni bambino che la fa franca.
Alice, sconfortata e senza il suo Sam, si rassegnò e raggiunse Martina al piccolo fiume.
Martina era la più grande, sedici anni; aveva un problema molto serio nella testa che, sotto consiglio dei medici, aveva obbligato tutta la famiglia a trasferirsi su una stazione orbitante, dove la minor forza di gravità e le migliori attrezzature avrebbero potuto, forse un giorno, guarirla.
Papà e mamma hanno dovuto lavorare molto per poterselo permettere, hanno venduto tutto, qualsiasi cosa.
Ad Alice faceva piacere stare in sua compagnia, perché a volte, quella testa malata tirava fuori qualche strabiliante pensiero che la intrigava.
Tentò per la centesima volta (più o meno): - A che serve un libro se non ha figure né storielle?
Martina sembrò destarsi da un ipnosi, guardò sua sorella negli occhi e le sorrise.
Le altre novantanove volte (con la stessa approssimazione) Martina si era sempre limitata a fare quello che aveva appena fatto: sorridere beata.
Quella volta, però, andò oltre e aggiunse piano piano: - T…ti voglio b…bene.
Alice sgranò gli occhi.
A volte Martina parlava, per lo più erano discorsi strampalati, pensieri scoordinati messi assieme dai suoi neuroni bombardati dai medicinali.
La sua malattia colpiva la zona del cervello addetta al pensiero cosciente, lasciando intatte tutte le altre funzioni.
I medici dicevano sempre che, tranne quel problema, Martina era una ragazza normalissima.
Sulla stazione orbitante, gli scienziati avevano messo a punto un farmaco sperimentale che poteva essere creato solo in assenza di gravità, perciò solo lassù era possibile curarsi.
Oddio, avrebbero anche potuto restarsene sulla Terra e farsi spedire il medicinale, ma le spese sarebbero state proibitive e, inoltre, il farmaco si sarebbe potuto rovinare se sottoposto alle brusche sollecitazioni del viaggio.
- Cosa? – replicò Alice, più che altro per accertarsi che quelle parole avessero davvero un senso.
- T…ti vo…voglio bene.
- Mi vuoi bene, Martina?
- Sì, s…sempre.
Alice, stabilito che quello stentato "Ti voglio bene" era davvero un pensiero cosciente, abbracciò sua sorella: - Ti voglio bene anch'io Martina, che bello, stai guarendo!
- Sì, sto gu…guarendo, ma non dirlo a m…mamma e papà.
Alice si staccò di scatto da lei: - Perché? Ne saranno felicissimi!
- Sì, lo so. Ma io n…non voglio andare v…via da qui.
- Neanch'io voglio andarmene, ma stai tranquilla, ormai sono tre anni che siamo quassù, mamma e papà hanno trovato il modo di lavorare e sono sicura che questo è più che sufficiente per sopravvivere e continuare a curarti. Ormai è questa la nostra nuova casa, c'è spazio per tutti qui, non preoccuparti.
- Ne sei s…sicura?
- Oh sì, anche loro sembrano contenti di stare qui. Te lo ricordi il caos della Terra, no?
- Sì.
- Beh, qui è tranquillo, perfino Evandro è contento.
- Spe…speriamo.
- Allora… - riprese allegra Alice - mi dici cosa c'è di così bello in quel libro senza figure?
- Sono storie di ro…robot.
- E lo stai leggendo?
- Da qualche giorno, s…sì.
- Ma sono mesi che ce l'hai in mano!
- Sì. Quando ero "c…confusa", non riuscivo a le…leggere, ma mi piaceva la co…copertina. Gu…guarda.
Alice afferrò il libro, lo chiuse e lo guardò: c'era raffigurato un robot umanoide con tutt'attorno una megalopoli caotica, immersa in tantissime luci al neon colorate: - E perché ti piace?
- Non so. Però d…da quando ho ricominciato a l…leggere, mi sta a…appassionando.
A quelle parole, Alice ripensò a Sam, il suo robot-educatore che, in vacanza, serviva anche per giocare o per ascoltare le storie: sul petto aveva uno schermo che mostrava quello che raccontava e ad Alice piaceva molto poterlo usare come cantastorie.
Martina sembrava leggerle nel pensiero: - Come va qu…quel rottame di Sam? – e abbozzò un sorriso.
- Va bene, però mamma mi ha messo in castigo per colpa di Evandro e per oggi non posso usarlo.
Le due ragazze si erano tolte le scarpe lasciando ciondolare i piedi nell'acqua tiepida, acqua che serviva al sistema di raffreddamento della stazione e che sgorgava da una conduttura sottoforma di piccolo fiume, per dissipare parte del calore accumulato e per fornire agli abitanti della stazione un luogo dove rilassarsi e ricordare la buona e vecchia Terra.
Martina s'immerse in qualche pensiero, poi tornò: - Mi piacerebbe c…che Sam copiasse questo li…libro nei suoi circuiti e c…ce lo facesse vedere su…sul suo monitor.
- Sììì! Così sarebbe più bello! Non mi piacciono i libri senza figure.
- M…magari dopo possiamo dire a Sam di ri…rielaborare la storia come vogliamo n…noi.
- Dici che è in grado di farlo?
- Boh, ma p…penso di sì.
- Dai dai! Proviamo subito!
- Ma sei in…
- Non fa niente se sono in castigo, quando mamma vedrà che sei con me non farà obiezioni.
- O…ok.
Le due sorelle corsero scalze a casa e, visto che la mamma non c'era, andarono direttamente in camera per riattivare Sam.
Neppure Evandro era in casa, forse era uscito con la mamma a fare spese.
Sam era un vecchio robot della serie SM05 (Simple Model), costruito appositamente per intrattenere i ragazzi: i loro proprietari lo chiamavano usando quelle due lettere della matricola.
- Sam? – chiamò Alice.
Sam era programmato per attivarsi al comando vocale e non si fece attendere: - Ciao Alice, vedo che finalmente Martina sta bene. – il tono era asciutto, ma l'impostazione della voce lasciava intuire un certo reale interesse.
- Sì Sam, sta guarendo poco alla volta.
- Ottimo! Cosa posso fare per voi?
- Sam, sei capace di copiare questo libro e farcelo vedere con le immagini e la tua voce?
Il robot prese il libro che Alice gli aveva porto, andò all'ultima pagina per leggerne il numero e infine disse: - Credo mi ci vorranno dieci minuti.
- Che bello! Comincia subito dai!
- Sì Alice.
Il robot cominciò a sfogliare rapidamente le pagine, una a una, imprimendone il contenuto nella sua memoria.
Nel frattempo, Alice era scesa in cucina a prendere dei biscotti e del latte sintetico.
Quando tornò, Sam aveva quasi completato l'acquisizione.
- Fatto! – esclamò infine.
- B…bravo Sam! – disse Martina concitata.
- Sì sì, bravissimo. Ora cosa possiamo fare?
- Alice, ora posso riproporvi il contenuto del libro elaborando le immagini che il testo suggerisce, oppure posso semplicemente leggervelo a voce alta.
Martina intervenne: - Sam, puoi so…sostituire i personaggi?
- Non capisco.
Alice intuì al volo e riprese la domanda: - Sam, puoi fare in modo che i personaggi del libro non siano quelli bensì altri che vogliamo noi?
- Sì, nel limite del possibile.
- Allora proviamo: ormai conosci bene sia me che Martina, usa noi.
- Si può fare.
- Evviva Sam! Quanto tempo ci vuole?
- Ho già fatto.
- Davvero? Sei bravissimo!
Anche Martina ne era felice e assieme ad Alice abbracciò il robot.
- Dai, comincia a raccontare la storia.
- Va bene Alice.
Le due si sedettero di fronte a Sam che, per permettere una corretta visione, si era inginocchiato.
Con voce adeguatamente modulata, cominciò: - Titolo del video-libro: "Noi, sorelle!
Fece una pausa e, appresso alle immagini, cominciò la narrazione: - "Novantotto, novantanove, cento." Alice riabbassò le braccia con le quali si era schermata gli occhi e restò immobile per un attimo, arricciando il nasetto e battendo le palpebre nella luce del sole… (*)


* - Tratto dal libro "Io, robot!" Di Isaac Asimov
Ultima modifica di Massimo Baglione il 25/09/2006, 14:05, modificato 1 volta in totale.
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carino

Messaggio da leggere da Sphinx »

Un piccolo racconto carino ed oserei dire... delicato (non ho trovato termine migiore)
Ho provato a cliccare sul link per vedere il concorso ma mi appare:

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Questo mi ricorda qualcosa che è successo non molto tempo fa ad un certo forum... :wink:
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Massimo Baglione
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Grrrr!
Beh, almeno mi rincuora il fatto che stavolta non è colpa nostra ahahah!
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Messaggio da leggere da Sphinx »

Ho provato di uovo ma il problema persiste.
Mi potresti solo dire quando scade il concorso?
Magari ci faccio un pensierino pure io... chissà. :wink:
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Ah, ma probabilmente è già scaduto!
Quel racconto l'ho scritto quasi un anno fa.
Non mi hanno mai contattato per dirmi qualcosa... bah.
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