
Perciò andrebbe ridotto il cuneo fiscale, ora troppo oneroso. Infatti l’eccessivo cuneo fiscale -cioè la differenza tra quanto pagato dal datore di lavoro e quanto incassato effettivamente dal lavoratore, essendo il restante importo versato al fisco e agli enti di previdenza e pensionistici tramite imposte contributive- penalizza tanto le imprese, che hanno un costo del lavoro più elevato dei loro concorrenti europei, tanto i lavoratori che, pur costando più dei loro colleghi tedeschi o francesi, guadagnano meno.
Quindi per rimettere in moto l'economia occorre immettere liquidità nel sistema produttivo e mettere più soldi in mano alle famiglie, in modo da riattivare i consumi interni.
Difatti solo rilanciando la domanda interna ed aumentando la competitività si uscirà dalla crisi.
E si deve dare più potere d’acquisto alle famiglie italiane, tagliando il cuneo fiscale, anche se questo comporterà certamente un costo elevato per le casse dello Stato perché, non differentemente da quanto accade per l'Iva e l'Imu, occorrerà poi trovare il modo di compensare le mancate entrare fiscali che deriveranno da questo intervento.
Perciò, giù il cuneo fiscale!