L' AVVOCATESSA - racconto erotico a puntate - epilogo

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marquis
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L' AVVOCATESSA - racconto erotico a puntate - epilogo

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“Hai visto, caro, ancora una volta non si è saputa trattenere quella scostumata, eccola dare di nuovo spettacolo davanti a noi.” Ci risiamo, pensò Michela, il gioco proseguiva, volevano ancora coinvolgerla in qualche strana situazione per aumentare il loro piacere che già pareva voler consumarsi. Stavolta non avrebbe più nemmeno simulato sorpresa per ciò che le andavano preparando perché sapeva già che qualsiasi cosa fosse stata le sarebbe piaciuta, così li anticipò sempre intenta nel suo gesto autoerotico: “Vi chiedo scusa, signori. Le mie mani non possono davvero resistere davanti all’ allettante spettacolo che mi state dando, perdonatemi se potete. E se proprio non potete vi scongiuro di non negare stavolta che le mie mani siano libere di vagare per il mio corpo, non potrei accettarlo e sono sicura che nemmeno il vostro ego erotico lo potrebbe.” I due amanti valutarono le sue parole avvicinandosi a lei e non staccando mai i propri corpi stretti in un abbraccio intricato. “In effetti gli argomenti dell’ imputata hanno una loro logica, non credi cara? Ella lega la propria possibilità di piacere alla nostra e di conseguenza ci stimola a dare il massimo, non sarebbe giusto negarle il piacere che noi stessi le provocheremo.” Silvia ora la guardava con occhi freddi e divertiti, mentre rispondeva a lui: “Si ammetto che il piacere è l’ unica cosa che non potremmo negare alla nostra imputata, ma c’è il pericolo che liberandola ella fugga. Non deve succedere, non trovi?” Chissà cosa andava progettando adesso quell’ affascinante vipera, meditò Michela, la stava occhieggiando con malignità. La riteneva responsabile di aver interrotto quel duetto con Giulio, e ce l’ aveva con lei. Di questo Michela ne provava ulteriore piacere. “Faremo in modo che possa godere dei nostri sollazzi e nel contempo non possa essere tentata di parteciparvi direttamente.”, ribattè lui. “Ottimo, avvocato, io propongo di legarla ben stretta, non voglio correre alcun rischio”, disse lei sorridendo crudelmente a Michela che la guardò quasi con riconoscenza, ogni nuova parola di lei non faceva che aumentare il suo desiderio di sentirsi in loro potere purchè non le negassero il piacere. “Si abbiamo qualcosa che fa per lei, cara. Mi pare siano nel secondo cassetto in basso della scrivania. Vorresti prenderle per cortesia?” “Subito, mio caro. Approvo la tua scelta.” Nel frattempo Giulio liberò la mano sinistra di Michela dalla seta che ancora la intrappolava, per la prima volta dopo un’ ora era completamente libera, anche se le sembravano passati secoli. Lei si liberò rapidamente della camicetta e si sfilò la gonna rimanendo solo con le sue mutandine abbassate sulle cosce in una posa da studentessa di prima liceo ai primi approcci con le proprie fantasie erotiche. Silvia tornò  facendo schioccare accortamente i tacchi, e le si presentò davanti con un lungo fascio di cordicelle che pareva senza fine. “Con queste non scapperai da nessuna parte, cara.”. le disse con quel suo mezzo sorriso irridente. Lei la guardò stupendosi della sua stessa reazione giustificata solo dalla sua sempre più viva eccitazione:”Hmmm….lègami pure si, è solo in questo modo che potrai impedire che io partecipi ai tuoi giochi amorosi. Sono certa che tuo marito non disdegnerebbe, Silvia.” “Bene cara, credo allora sia la cosa migliore da fare!”, le disse con tono secco e stizzito. Passò una delle due cordicelle a Giulio e si misero accanto alla poltroncina di Michela, lei di spalle e lui di fianco. Vide la corda tesa tra le dita di Silvia scendere dinanzi al suo viso ed appoggiarsi sui suoi seni mentre Giulio la passava sulle sue cosce e sotto la poltroncina. Lei allargò ancor più le gambe per garantirsi un movimento più agevole attorno al suo sesso. Al secondo giro di corda di Silvia sentì una forte compressione sui seni che le fece rizzare ed indurire i capezzoli già in fibrillazione. Quella gentil dama stava stringendo con energia e il suo viso colorito segnalava che ne stava provando piacere: “Scusa se non ti ho legata sull’ addome cara, sai temevo che avresti avuto problemi di pancino.” “Mmmm…..sei una carogna sai….e mi piace da morire”, le replicò titillandosi subito un capezzolo mentre la bionda finiva di legarla assicurando le corde dietro lo schienale della poltrona. Silvia non resistette all’ eccitazione indottale dalle sue parole e le prese l’ altro capezzolo stringendolo e torcendolo tra le dita per qualche secondo, non mollando la presa prima che Michela ebbe lanciato un acuto urletto liberatorio. Ora era impacchettata per bene, era la prima volta che provava quelle strane sensazioni ma le trovava estremamente piacevoli, specie quella morbida stretta sulle sue tette le piaceva, e il fatto di avere le mani libere le consentiva di assaporarne appieno gli effetti. I due avvocati nuovamente eccitati ricominciarono le loro moine fatte di toccamenti e sospiri davanti a lei, ella li guardava compiaciuta delle conseguenze tattili che aveva su di lei quell’ esibizione. “Caro andiamo sulla scrivania….”, disse Silvia a bassa voce ma non abbastanza per non farsi udire da Michela. “Uhmm ok ma starò in posizione comoda se non ti dispiace…” “Questa piccola impudica invece se ne starà qua, le sarà consentito di guardare…se vorrà”, disse lei voltandosi un attimo verso Michela. I due fecero per allontanarsi da lei ma furono subito richiamati dai gemiti lamentosi di lei, che senza parlare indicava con la mano il frustino appoggiato sul tavolo. “Credo che  Michela si stia innamorando del nostro strumento preferito, tesoro”, disse lui. “Bè penso che non dovremo negargli quella soddisfazione , anzi sono certa che col tempo saprà apprezzare sempre di più le possibilità che le offre quel bell’ oggetto di pelle”, ribattè lei fissandola gelidamente. Era innervosita dalle continue moine di Michela che attiravano l’ attenzione di lui, in quel momento avrebbe voluto eliminarla dalla scena. Imbracciò il frustino e si diresse verso di lei che continuava a toccarsi senza pudore, guardandola ora interrogativamente. Il primo colpo la raggiunse sul seno sinistro, secco, preciso. “Aaahh…”. A breve una seconda staffilata  raggiunse le sue cosce, e a seguire altri cinque colpi ritmati, lenti, sui seni. “Vediamo se te ne stai buona ora, gioia.” “Aaaahh…ti prego….basta!”, supplicò Michela continuando peraltro ad assaporare la sua eccitazione con le dita galeotte. Dopo una dozzina di colpi energici dati tra i seni e le gambe di lei, Silvia era diventata rossa in viso per il piacere, finalmente aveva eguagliato la sua collega-rivale nella dose di adrenalina circolante in corpo. Si rilassò mentre le appoggiava il frustino sul bracciolo della poltrona. Giulio aveva assistito alla scena in uno stato di crescente stimolazione e afferrò letteralmente Silvia in un violento intreccio carnale. I due amanti ormai prossimi a raggiungere quello stadio avanzato di voluttà reciproca si trascinarono sulla scrivania avvinghiandosi l’ un l’ altra in un abbraccio inestricabile di membra e umori tattili. Lui si distese sulla dura base di radica del mobile e lei sopra ad assaporare il sesso rigonfio di lui e le sue mani forti sui suoi fianchi e sui suoi piccoli seni, mentre quelle di lei gli esploravano il torace, il viso in una ricerca spasmodica dell’ armonia delle forme. Michela li osservava rapita da quel turbinio di passione, di carne e spirito fusi nella ricerca dell’ assoluto. Scrutò attentamente l’ impugnatura del frustino, la sua sagoma elegante e compatta, nera e lievemente rugosa. Le sue mani che già da tempo pregustavano una seconda ondata di piacere ebbero un sussulto e decisero di riposare le dita in quell’ assalto finale al nirvana dei sensi. Impugnarono il nero strumento dalla parte opposta e lo avvicinarono furtivamente alla bocca del suo sesso, saggiandone il gradimento. La prima impressione fu subito deliziosa ed ella fece lentamente risalire il manico lucente del frustino entro di sé, notando con grande piacere come fosse più lungo di quanto appariva, sembrava non finire mai. Il suo ritmo si impose di allinearsi a quello dei due amanti stretti sul tavolo, voleva una sintonia perfetta tra il suo e il loro piacere. L’ altra mano le massaggiava i seni compressi da quel giro di corde che crudelmente lei le aveva imposto e che le manteneva i capezzoli costantemente in stato di incendio imminente. I gemiti di Silvia e i mugugni di Giulio stavano arrivando al capolinea, lo percepiva, e il suo ritmo aumentò di pari passo col loro, ora lo stantuffare del frustino dentro lei raggiungeva ritmi frenetici e con esso il suo umido piacere affluiva verso il basso. Giunse al punto di massimo sforzo e gradualmente rallentò il ritmo proprio mentre i due soci si abbandonavano agli ultimi sospiri spostandosi sul divanetto e rilassandosi uno sull’ altra e rigirandosi in quella superficie ora ben più morbida. Quando i loro corpi si fermarono del tutto nel silenzio più dolce dell’ amore ella aveva finito le residue energie, era sfinita e mai le era capitato di esserlo in modo più estasiante che in quel lungo pomeriggio. Quando si furono rivestiti e riassettati guardò la pendola, erano le 18 e 20. Forse c’era ancora il tempo per terminare quell’ importante relazione di lavoro prima di cena. L’ avrebbero fatto?     


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