le news di Reno Bromuro e "IL BARICENTRO"

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carlo
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La poesia di oggi, se poesia vogliamo chiamarla, ? dedicata a Immacolata e Concettina, Titina, per i napoletani, augurando tutti i giorni a venire della loro vita serenit? tra traspari dallo sguardo di sole
che il nome che portano fa pi? caldo e sincero con tutto l'amore che posso, Reno

AUGURI A TITINA E IMMACOLATA


Concetta, Titina o Immacolata

no, non fosti il trastullo del soldato;

fosti il vero amore e rallegrasti

giorni di guerra piena e di paura.



Ti ricordo, ch? gli occhi del soldato

fino alla fine specchiarono l?amore;

il tuo portamento regale

la tua bellezza di Venere

e Dea di carne fosti, desti

serenit? e oblio al tormentato

cuore di quell?uomo vestito

grigioverde che per amore

credette di non vivere la guerra.



Oggi ? il tuo nome e festeggio

il coraggio, gli abbandoni infuocati

e il portamento regale del tuo andare

i baci che somigliavano a fiori dell?oblio.



Il tuo onomastico ? il ricordo del soldato

che festeggio e ringrazio d?averlo amato

peccato che l?amor tuo non riusc?

a riscaldare nella sconfinata steppa

il corpo che correva e sognava te:

ora ? statua di neve a ricordare

i giorni di oblio e l?amore vissuto.



Roma mercoled? 8 dicembre 2004
Jimmy il pazzo
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settimanale di scienze umane
dell?Associazione Internazionale Artisti ?Poesia della Vita?
presidente Reno Bromuro

Repertorio n? 3426 ? Raccolta n? 1270 del 29/10/1984 (no profit)



FATTI

12 dicembre 2001: il costruttore siciliano Antonino Ligresti, ex presidente dell'ospedale Galeazzi, ? stato prosciolto da ogni responsabilit? per il rogo della camera iperbarica dell'istituto. L'incendio, in cui morirono tragicamente undici persone, avvenne nel 1997; il tribunale ha invece stabilito la responsabilit? degli altri tre imputati.

13 dicembre 1998: nella giornata conclusiva della Conferenza nazionale sul volontariato, il Presidente della Repubblica invia ai partecipanti un messaggio di apprezzamento per l?opera altamente meritoria prestata. Il Presidente del Consiglio D?Alema, nel suo intervento, annuncia che dopo la firma del nuovo patto sociale sar? affrontata la riforma del Welfare; al tavolo di concertazione saranno anche chiamati i rappresentanti del volontariato, quali soggetti di stimolo e di discussione.

14 dicembre 2001: i due ragazzi di Novi Ligure, entrambi minorenni, sono stati condannati rispettivamente a 16 e 14 anni di reclusione per l'omicidio della madre e del fratellino di lei, massacrati a coltellate.

15 dicembre 2003: il Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi non firma la legge sull'assetto del sistema radiotelevisivo rinviandola alle Camere. La bocciatura ? da attribuire al mancato rispetto della sentenza del 2002 della Corte Costituzionale. Il 23 dicembre il consiglio dei ministri approva il discusso decreto legge che consente a Retequattro di continuare a trasmettere in chiaro sino ad aprile 2004.

16 dicembre 2003: odissea a lieto fine per novantasette passeggeri imbarcati su un traghetto diretto a Lampedusa. A causa delle avverse condizioni del tempo e del mare forza sette, la nave era rimasta per tre giorni ostaggio delle onde senza riuscire ad attraccare.

17 dicembre 1997: a Tortona (Alessandria), il giudice Massimo Gullino rinvia a giudizio sette degli indagati per il lancio di pietre dal cavalcavia della Cavallosa, che uccise Maria Letizia Berdini. Saranno processati per l?ipotesi di reato di omicidio volontario in concorso tra loro e con persone rimaste ignote Paolo Bertocco, Loredana Vezzaro e i fratelli Sandro, Paolo, Gabriele e Franco Furlan. Prosciolti invece Francesco Lauria, Giovanni Mastarone e Claudio Montagner, quest?ultimo deceduto pochi giorni prima in un incidente stradale poco distante dal cavalcavia.

18 dicembre 2001: Anche il Papa ha dato la sua approvazione, e non ci sono pi? ostacoli: Padre Pio di Pietralcina sar? proclamato santo. Il processo di canonizzazione verr? avviato anche per il fondatore dell'Opus Dei, padre Escriv? de Balaguer.

PARLIAMONE

EMILY DICKINSON:
POETA DELLA SOLITUDINE E DELLA RIBELLIONE LESSICALE
Emily Dicknson nasce ad Amherst Massachusett il 10 dicembre 1830, educata da un padre severo e amatissimo, s?iscrive al collegio femminile di Mount Holyoke, dove suscita scandalo con il suo rifiuto a dichiararsi cristiana.

A trent?anni, si confina volontariamente nella casa paterna,si dedica alle occupazioni domestiche e scrive versi d?abbagliante bellezza. Nel 1862 sottopone le sue liriche all?attenzione del critico Thomas Higginson, che rimane sconcertato e perplesso; altri critici si affretteranno pi? tardi a condannare la nuova poetessa per la sua ?cattiva grammatica?, le sue ?cattive rime?, il ?ritmo irregolare?.

La deliberata asprezza del verso della Dickinson ? scambiata per inettitudine alla poesia. Ma Emily non scrive per pubblicare: delle sue circa duemila liriche (pubblicate postume nel 1937) solo sette erano state pubblicate in vita.

La leggenda si ? impadronita di questo poeta donna, che oggi ? unanimemente considerata, una delle pi? alte voci poetiche di tutti i tempi, non inferiore, negli Stati Uniti, a Walt Whitman e forse pi? audace di lui nel rinnovamento della forma poetica. La sua autoreclusione all'amore deluso per il pastore presbiteriano Charles Wodsworth (ma in una lettera aveva scritto: ?il mio compito ? amare?); in realt? l'attenzione di Emily ? tutta concentrata alla sua anima sensibilissima; e l'inesausto scandaglio del suo spazio interiore l?avvicina ad altri grandi visionari della poesia, come J. Donne e W. Blake.

Contemporanea di Baudelaire e affine a Edgar Alan Poe, la Dickinson ? dotata di un'immaginazione, che la spinge fino a contemplare lo spettacolo del proprio funerale:

?E poi li udii sollevare la cassa

e scricchiolarmi sull'anima?.

E? inaudita ? la secchezza dei suoi versi affidandosi a poche particelle del discorso, compie una ricognizione vastissima dell'esistente, fino ai confini del nulla:

?Nulla ? la forza

che rinnova il mondo?.

La sua lirica ? pervasa da un ardore mistico, un'enfasi seducente, che oscilla tra gridi di felicit?:

?Venissero oggi

tutti i miei dolori futuri:

sono cos? felice che certo

correrebbero via ridendo?

e presagi funebri:

?Poich? non potevo fermarmi per la morte

lei gentilmente si ferm? per me

la carrozza portava solo noi due

e l'immortalit??.

Con estrema leggerezza di segno, ha intrecciato un dialogo con la vita e con la morte, con la natura e con le cose, con le piante e con gli animali: la sua accesa immaginazione nasce dall'incontro di un?astrazione rarefatta del pensiero con una concretezza stupefacente dell'espressione,sia che parli del suo microcosmo botanico e ornitologico, sia che si smarrisca nel macrocosmo della vita eterna.

Di tale straordinaria immaginazione un ulteriore esempio ? fornito da una celebre poesia, dove si dice che:

?dopo qualche dolore i sensi si siedono in circolo

dignitosi e rigidi come estranei in visita per un funerale?.

Emily ha esplorato i meandri pi? segreti dell'interiorit?, ecco perch? la sua poetica ? un repertorio prezioso di idee e immagini necessarie per comprendere l?io pi? recondito.

LA POESIA DELLA SETTIMANA
CUORE GITANO
Yn?s de la Puente Spiers

Yn?s de la Puente Spiers ? il vero nome di ?Skorpiona? scrittrice peruviana nata a Lima, che obbedisce al suo segno zodiacale, che ? lo Scorpione; di questo segno ha fatto il suo pseud?nimo scelto d?accordo con il suo senso particolare e capriccioso d?essere.

Uno dei suoi tanti hobbies ? scrivere i propri atteggiamenti. Ha avuto sempre la spinta a scrivere, perch? le sembra affascinante poter modellare sopra un foglio di carta il proprio pensiero e il proprio sentire.

Quando ha capito ch?era giunto il momento di far conoscere al mondo il suo pensiero e di come vede la vita, si ? decisa a scrivere, ed ha saputo in questo modo di avere una buon?immaginazione che arriva al lettore con facilit?, senza necessit? di usare parole ricercate, o metafore, che spesso non sono comprese.

?Cuore gitano? dalla sua semplicit? viene alla luce un forte ardore verso la ?conoscenza?, come Ulisse; e come Dante verso la ?speranza? che solo il miracolo della poesia sa trasmettere.

Il suo cuore si lascia trasportare dal vento, dove la spiaggia e fatta di rena rossiccia, che stride sotto i piedi. E? snervante pensare che il proprio cuore continua a cercare l?amore e la pace, come un marinaio. Allora allunga il passo che aumenta lo stridore della sabbia e a testa bassa come Ulisse va cercando? mentre nella mente risuonano i versi del Sommo: ?nati non foste a viver come bestie/ ma per seguire virtude e conoscenza?.

Improvvisamente rimane ferma: sul viso marcata quell?espressione immobile, impassibile, come se nulla la interessasse. E? dritta sotto il sole come una colonna. Eppure chi la vede invidia quel corpo statuario. Si accoccola e giocando con la sabbia rossiccia, facendola scorrere tra le dita, cerca tra i granelli quel ?cuore che non ha padrone?. La sabbia scorre tra le dita e il suo cuore solitario insegue, dietro i granelli che scivolano, come la farina dal mulino nel sacco, quel punto fatale, ?perch? cos? lo vuole il tempo?.

Guarda la sabbia cadere ed emette un profondo sospiro. Socchiude gli occhi, ma anche con gli occhi chiusi vede il suo sogno allontanarsi e avvicinarsi come fa la sabbia dalle mani. Li vede i suoi sogni, ma avrebbe preferito non vederli.

Ha capito che il suo ?Cuore gitano?, non ama solo sognare; mentre sopraggiunge la sera piano piano. Il cuore si accampa nel punto in cui le onde con pi? energia si allungano sulla battigia; il sole al tramonto investe il suo corpo, facendo brillare la sua pelle color bronzo.

CUORE GITANO

di Yn?s de la Puente Spiers (Skorpiona)



Ho un cuore gitano
che ? libero come il vento,
come un marinaio continua a cercare
un cuore di porto in porto
che non ha ancora padrone,
che faccia realt? il suo sonno
che il cuore solitario insegue
perch? cos? lo vuole il tempo.

Non sa quello che ? amare,
n? sa per amore piangere,
solamente sa sognare,
con quel cuore che qualche giorno,
in un porto molto lontano,
forse pronto trover?.

Che ho un cuore di pietra,
normalmente dicono cos?...
che nascosto nel suo guscio sta,
normalmente ascolto anche...
non capiscono che desidero solo evitare,
che qualcuno lo possa

senza ragione danneggiare.

E cos? col correre del tempo credo gi?,
che quel cuore alla mia vita,
forse mai arriver?,
tuttavia non smetto di sognare,
che la vita forse possa regalare,
quel cuore che,
in qualche angolo del mondo,
forse nascosto esister
ttp://jimmyilpazzo.web-gratis.net/

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QUANDO SEI ARRIVATO


Quando sei arrivato non ho sentito

la gaiezza che ad ogni fine anno

riempie l?aria di respiri felici, poi?

col passar dei giorni sei diventato

forte e baldanzosamente hai fatto

avvertire l?alito della morte

moltiplicando i campi di battaglia,

nel vento l?azione terroristica:

siamo rimasti a guardare dopo

tacita ribellione rassegnata.



Ci dovevi lasciare ed hai voluto

mollarci un ricordo indelebile

nei secoli a venire con lacrime copiose

dolore lancinante, bambini senza casa

e soli a guardarsi intorno e vedere

quel mucchio di carne abbandonato

in una fossa comune per non avere

altro regalo, che impunemente

si erge come un?alta montagna.

Hai strappato una parte di terra e,

falciato vite con baldanza spietata

come falce miete grano dorato.



E? stato il tuo addio, abbiamo chinato

il capo, ma non ci hai rotto le ossa

non ci sperare, perch? nei cuori ancora

sopravvive limpida la gioia di donare

che non fa sentire il morso doloroso

del distacco: addio bisestile anno

che hai lasciato la scia come gli sci sulla neve

come la falciatrice nel campo dorato di grano

****************************************

Con l'augurio che il 2005 sia realizzatore di tutti i desideri che avete chiusi nella mente, con l'amore di cui sono capace, Reno Bromuro
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Repertorio n? 3426 ? Raccolta n? 1270 del 29/10/1984 (no profit)



FATTI

01 gennaio 2003: in seguito ad una lunga malattia Giorgio Gaberscik, in arte Giorgio Gaber, all?et? di 63 anni muore a Milano. Raggiunto il successo come cantante negli anni Sessanta, dopo numerose apparizioni televisive con canzoni melodiche o ironiche, il ?Signor G.? si dedica interamente al teatro-canzone. I suoi spettacoli dal vivo, realizzati in collaborazione con Giorgio Luporini, raccontano la Storia, ma anche l'Io umano, i sentimenti, le emozioni. Nel suo ultimo disco, ?Io non mi sento italiano?, uscito postumo, c?? il suo testamento artistico.

02 gennaio 2001: la presunta Sindrome dei Balcani si ? allargata, ed ora anche i volontari italiani impegnati all'estero - oltre ai militari - dicono di essere preoccupati e fanno controlli medici a scopo precauzionale. La malattia detta Sindrome dei Balcani ha fatto segnare un altro morto, il sesto; ed altre sei nuove segnalazioni di militari malati, che si sono aggiunte alle decine dei giorni scorsi (si parla addirittura di quaranta) e che la malattia ? dovuta all?uranio impoverito.

03 gennaio 2001: il presidente del Consiglio Giuliano Amato ha chiesto conto all'Alleanza atlantica delle morti fra i soldati reduci dalla Bosnia a causa della cosiddetta Sindrome dei Balcani.
04 gennaio 1998: a palazzo Chigi si riunisce un vertice per i profughi curdi: vi prendono parte il presidente del consiglio Prodi e i ministri Dini, Napolitano e Andreatta. Il ministro degli esteri tedesco Klaus Kinkel chiede all'Italia di rendere pi? sicure le frontiere; la Francia controlla il confine litoraneo di Mentone, mentre la Turchia continua a lanciare accuse per la concessione dell'asilo politico a persone che considera fuorilegge e terroristi. Alle critiche della Turchia, Prodi risponde che obiettivamente esiste un problema di libert? e di diritti civili negati ai curdi, e sulle richieste d?asilo politico si vaglier? caso per caso. Intanto, anche l'Unione europea comincia ad occuparsi della questione curdi, ed ? in programma a Bruxelles una riunione del gruppo di lavoro dei Paesi aderenti al trattato di Schengen; il giorno 6, a Roma, s?incontreranno i capi delle forze di polizia di Italia, Francia, Germania, Olanda, Grecia e Turchia allo scopo di adottare comuni provvedimenti di controllo delle coste e delle frontiere.

05 gennaio 2001: a Roma l'ambasciata americana ? stata chiusa al pubblico per motivi di sicurezza. Lo ha detto il portavoce del dipartimento di stato Richard Boucher. Una fonte del dipartimento ha affermato che alla missione diplomatica ? rimasto solo il personale essenziale. Sono stati i servizi segreti statunitensi a suggerire la misura precauzionale: si teme un attentato del gruppo dell'estremista islamico Osama Bin Laden.

06 gennaio 2003: un altro lutto colpisce il mondo dello spettacolo, a soli cinque giorni dalla dipartita di Gaber: si spegne a Roma, a 84 anni Massimo Girotti, icona del cinema italiano dagli anni del dopoguerra in poi. Celebre per la sua straordinaria bellezza, l'attore rivela presto anche la sua bravura, consacrata da grandi registi quali Blasetti, Rossellini, Visconti, Lizzani, Antonioni, Pasolini e Bertolucci. La sua lunga carriera si conclude con ?La finestra di fronte?, di Ferzan Ozpetek, le cui riprese sono terminate solo poche settimane prima della sua scomparsa.

07 gennaio 1997: c?? sconcerto, tra i patiti delle lotterie, per l?annullamento del quinto premio della lotteria Italia di due miliardi,gi? abbinato a un biglietto venduto a Castelbellino presso Jesi (Ancona), a causa di un?anomalia nel funzionamento della macchina elettronica che seleziona la pallina con il numero: quattro palline erano rimaste inceppate. Il fatto che il biglietto di Jesi sia stato escluso da ogni possibilit? di vincita fa insorgere la richiesta di annullare e ripetere l?intera estrazione. Il ministro delle finanze Francesco Visco apre un'inchiesta per valutare tutte le implicazioni giuridiche e di fatto derivanti da quanto accaduto.

08 gennaio 2001: un volantino, a firma Brigate Rosse, sarebbe stato trovato vicino alla base di Aviano, in Friuli. Secondo quanto si ? appreso, il volantino conteneva delle minacce e proprio per questo motivo sarebbero state adottate misure di sicurezza e controllo intorno alle strutture militari in Italia nelle quali sono presenti militari statunitensi.

PARLIAMONE

I GRANDI CONDOTTIERI (Rubrica mensile)

EMILIANO ZAPATA

Emiliano Zapata, nasce nel 1879 in una famiglia che possiede un piccolo appezzamento di terra e qualche capo di bestiame. Condizione comune, nella seconda met? del Diciannovesimo secolo, a molti degli abitanti di Anenecuilco, nello Stato di Morelos, del Sud del Messico.

La poca terra basta a Don Gabriel, padre di Emiliano, per dare da mangiare a dieci figli, senza essere costretto a lavorare come bracciante nelle terre dei grandi latifondisti della regione. Motivo d?orgoglio per pap? Gabriel, che ai suoi figli ha insegnato a lavorare la terra e curare il bestiame. A sedici anni perde i genitori a distanza di pochi mesi l?uno dall?altro. Il piccolo patrimonio che eredita gli permette,di non dover diventare bracciante.

Ha una grande passione per i cavalli dei quali ? considerato grande conoscitore. Ancora giovanissimo si mette a studiare gli antichi documenti coloniali che riguardano la distribuzione delle terre e che dimostrano la legittimit? delle rivendicazioni del suo popolo. Nel 1906 entra a far parte della Giunta di Cuautla, che rivendica senza successo il diritto alla terra per i contadini di Morelos. Una questione, che lo accompagna per tutta la vita: ?Sono pronto a lottare contro tutto e tutti senza nessun altro sostegno che la fiducia e l?appoggio del mio popolo?, afferma convinto.

Nel febbraio 1909, ? sindaco di Anenecuilco e appoggia il candidato a governatore dello Stato di Morelos, Patricio Leyva. La vittoria del conservatore Pablo Escand?n causa agli indigeni la perdita ulteriore di terre. Zapata ? nominato presidente della Giunta di Difesa della terra di Villa Ayala, una localit? vicina alla natia Anenecuilco. L?anno successivo ? arruolato nel Nono Reggimento, con sede a Cuernavaca. Da qui ? distaccato nella fazenda di Ignacio de La Torre y Mier dove presta servizio come stalliere. Un?esperienza, che lo delude profondamente.

Il presidente messicano Porfirio Diaz, in carica dal 1876 e ormai ottantenne, pensa di non candidarsi alle elezioni del 1910, emerge la figura di Francisco Madero, proprietario terriero che ha studiato negli Stati Uniti e in Europa, che propone in alternativa al trentennio reazionario di Diaz, un piano di riforme economiche e sociali, noto come Plan de San Luis de Potos?. Il programma s?incontra con gli scopi del movimento agrarista, cui Zapata sta dando vita nel sud del Paese, in un aspetto essenziale: la restituzione delle terre ai contadini indigeni. A questo punto Emiliano Zapata decide di appoggiare il candidato riformista.

Il carattere rivoluzionario del movimento nato a sostegno di Madero spinge il dittatore Porfirio Diaz ad usare il pugno di ferro: Madero ? incarcerato e la repressione si scatena.

L?evolvere degli eventi spinge Zapata, il 10 marzo 1911, a lanciare la ribellione nel sud del Paese: il 29 marzo prende il comando delle forze maderiste e conquista le citt? di Axochiapan e Jonacatepec. Ai primi di maggio, dopo sei giorni di combattimenti tra esercito e rivoluzionari, cade anche la citt? di Cuautla. Madero, evaso e fuggito all?estero, torna in Messico. Diaz rassegna le dimissioni il 25 maggio e si mette in viaggio per la Francia. La rivoluzione esplode in tutto il Paese e il 7 giugno 1911 le forze di Francisco Madero conquistano Citt? del Messico.

La conquista del potere da parte dei riformisti, non mette fine alla rivoluzione. La promessa di terra ai contadini tarda ad essere mantenuta e il presidente chiede a Zapata di sciogliere le proprie truppe. La risposta non pu? essere pi? chiara: ?Si ricordi, signor Madero, che il popolo non si prende in giro. Se lei non mantiene i suoi impegni, con le stesse armi con cui l?abbiamo portata al potere, la faremo cadere?. Gli zapatisti continuano l?occupazione delle citt? nel Sud del Messico. Per il giovane rivoluzionario i diritti degli indigeni vengono prima di qualunque calcolo politico: ?Voglio morire restando fedele ai principi e non agli uomini?.

La rottura con Madero avviene nel novembre del 1911, quando Zapata formula il cosiddetto Plan de Ayala. Le posizioni del movimento agrarista si fanno pi? radicali: nel Plan, oltre a una lunga premessa politica in cui si attacca il presidente Madero, gli zapatisti chiedono la restituzione delle terre, l?espropriazione del latifondo e la nazionalizzazione dei beni dei proprietari che si fossero opposti. Il governo di Madero si trova schiacciato tra il movimento contadino di Zapata e l?alleanza tra latifondisti ed esercito federale, guidato da Victoriano Huerta. Sono proprio le truppe di Huerta, ad assestare il colpo definitivo alle speranze di pacificare il paese quando, il 22 febbraio 1913, al termine di dieci giorni di combattimenti, noti come Decena Tragica, il presidente Francisco Madero ? fatto assassinare. Huerta si autoproclama presidente e scioglie il Parlamento.

Per sei anni il progetto rivoluzionario di Emiliano Zapata ? osteggiato da Carranza, e lo scontro tra i due diviene aspro. Il 17 marzo 1919 Zapata scrive una lettera aperta al ?cittadino Carranza? in cui lo accusa di aver approfittato della lotta rivoluzionaria per gli interessi propri e degli amici. Le parole sono durissime: ?Hai diviso con i tuoi amici il bottino, le ricchezze, gli affari, i banchetti e le feste sontuose. Non hai mai pensato che la Rivoluzione ? stata fatta per il bene delle grandi masse, per gli eserciti di oppressi, che tu stesso hai spinto alla ribellione con le tue parole?. Sono accuse che non lasciano indifferente Carranza.

Opinione comune ? che lo zapatismo sar? sconfitto, appena morto il suo leader carismatico. Convinto di ci? Carranza organizza un piano per uccidere Zapata. Dopo alcune lettere scambiate con il colonnello dell?esercito federale Jesus Guajardo in cui questi si diceva disponibile ad appoggiarlo, Zapata accetta di incontrarlo, il 10 aprile 1919 nella tenuta di Chinameca. Ma gli uomini di Carranza vengono a conoscenza della corrispondenza dei due e del luogo dove si sarebbero incontrati. Secondo le testimonianze, quando il Generale Zapata arriva ?non ha nemmeno il tempo di estrarre la pistola che gi? i soldati lo colpiscono a morte?. A soli 39 anni muore l?uomo che pi? di chiunque altro ha lottato per la dignit? dei contadini indigeni. La Legge Agraria, promulgata da Zapata nel 1915 e recepita dalla Costituzione del 1917, ha distribuito, alla morte di Zapata, solo 70 mila ettari di terra tra 15 mila contadini.

L?eredit? di Zapata sar? affidata a Gildardo Maga?a. Gli zapatisti continueranno la loro lotta fino al 1920. A quel punto, stremati, accetteranno di deporre le armi in cambio della promessa di una riforma agraria. Zapata ? ricordato tra i padri fondatori del nuovo Messico, ma ?terra e libert?? continuer? ad essere il grido di quanti, in Messico e non solo, continuano a battersi per i diritti dei popoli indigeni.

LA POESIA DELLA SETTIMANA

SEDUTO SULLA VECCHIA PANCHINA

di Mario Robusti

Il ventiduenne Mario Robusti ? nato a Cremona, ma vive a Torre de? Picenardi, il paese pi? nebbioso della bassa padana. Diplomato perito elettronico all?ITIS di Cremona si ? iscritto alla Facolt? di Scienze della Comunicazione all?universit? di Parma. Scrive da un bel po?, soprattutto poesie, ma anche narrativa e articoli giornalistici: collabora con la rivista di motociclismo, Xmoto. Adora la bellezza dell?amicizia e della libert?. I suoi hobby sono la lettura, la musica e tutto quello che lo pu? incuriosire. I suoi Miti: William Wallace, Brandon Lee e Troy Bayliss. Studia e lavora in una camera disordinatissima ? piena di sogni, ? convinto che si possa cambiare il mondo con le parole d?amore e la determinazione.

Questa lirica ? prima di tutto un tentativo di spiegare lessicalmente e logicamente l'accavallarsi d?impressioni, di sensazioni, di reazioni fantastiche, d?improvvise analogie che costituiscono il tessuto espressivo e originalissimo di vedere la vita come esperienza. E? necessario, perci?, evitare accostamenti, vagamente impressionistici, oppure provare una ricostruzione pi? lenta e minuziosa. Attraverso la panchina coperta dal rosso delle foglie ormai staccate dall?albero per rigenerarsi in primavera, il giovane Poeta v?introduce i suoi colori, accesi, quasi a suggellare il quadretto che si ? creato, che giunge fino al cuore. Sulla panchina vi ? una scacchiera immaginaria che accende le domande che restano sospese nell'aria, ma che s?infilano come laser nell?anima, senza attendere un senso di disfacimento che potrebbe impossessarsi delle cose, che agli occhi del poeta acquistano l'immagine di una piaga sanguigna, dentro e fuori di lui, morbida e liscia come velluto, visitata in alto dai bottoni delle stelle.

Le pedine sulla scacchiera, ? di estenuata solitudine, le piccole gioie, le tristezze un po' malate che si raccolgono nelle foglie ormai rosse: motivo caro alla poesia decadente, e crepuscolare.

Mario Robusti in quest?atmosfera poetica non pu? essere esente, perch? questi motivi in lui si travestono d'istinto in un movimento tra ironico e scanzonato. E la seconda quartina, con quell'improvviso capovolgimento di ritmo, scopre l'intenzione del gioco. Ma un gioco che sa trattenere l'intento caricaturale entro una ben calcolata ricerca di effetti, non priva di una sua precisione efficace di ritratto. E? una vasta impressione di vita vissuta amaramente; una presenza sulla panchina arrugginita coinvolta nella riflessione di chi nell'esistenza vede il segno del vivere quotidiano. ?Ho sempre attaccato con foga/ ho perso cavalli ed alfieri...? coglie l'agitarsi, forse troppo ardito dei ricordi sulla scia della metafora di una partita a scacchi ?contro il destino?. Ma anche il ricordare acquista un senso diverso nelle ?torri rimaste in attesa?, dove appaiono volti e fatti che giustificano la vita vista in un'altra prospettiva pi? vera e sentire la solitudine che purifica e fa trionfare la giustizia anche se ci? accadr? giocando con un'altra scacchiera. Appena nato, quest?anno qualcosa di buono ci ha gi? portato: un Poeta che lascer? orme profonde sulla roccia.

SEDUTO SULLA VECCHIA PANCHINA

di Mario Robusti



Seduto su una vecchia panchina
Rossa di ruggine, di foglie passate
Ho giocato e puntato
met? della vita
Contro il destino.

Ho sempre attaccato con foga
Ho perso cavalli ed alfieri
Le torri hanno atteso la fine.

A mezza partita
Ho perso il piacere
Di muovere in gioco la dama regina
Che mi ha abbandonato
Illudendomi il cuore.

Poi...

La partita ? finita
davanti a un balcone
Guardando il futuro
Cadere in giardino.

Adesso ricerco
un altro scacchiere
Dove puntare al destino
Sogni e paure.
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Da oggi e fino alla fine, poster? una poesia tratta dai vari libri che ho pubblicato. Inizio dal primo che ha visto la luce ed ha sentito l'odore della libreria. Oggi non ? pi? cos? facile vedere un libro di poesie in una libreria, primo perch? il libraio non ? pi? libero come una volta, ci vuole il permesso del maggior distributore che, nel nostro caso ? ?Messaggerie Nazionali?, che non distribuisce meno di 5000 copie. Mi dite come un giovane pu? sperare di stampare cinquemila copie di una raccolta di poesie o di un romanzo, o di una raccolta di saggi o di novelle? Deve accontentarsi di un ?piccolo editore? ardito e coraggioso per vedere le copie pubblicate in base alle richieste dei lettori, che non difende nemmeno il proprio autore se un altro editore ha pubblicato un libro con lo stesso titolo dell'autore da lui edito; oppure ti fa pagare la stampa (? accaduto con il libro di Remil) e non gli fa nemmeno il minimo di propaganda, anzi... si ? preso i soldi e tiene il libro in letargo. Non ho intenzione di iniziare questo anno, fin dal primo giorno, a polemizzare perch? ce ne sono di cose da denunciare; vi narro soltanto l'ultima (la notizia l'ho avuta ieri), un editore ha preso delle poesie dal web e senza chiedere il permesso agli autori pubblica un?antologia; stampa un libro di 248 pagine che propone ad ogni autore pubblicato l'acquisto a 22,00 euro la copia, certo di vendere almeno due se non tre copie per ogni autore inserito con un incasso previsto di euro 5456,00 se ogni autore acquista una sola copia e se raddoppia o triplica? Colui che ha pubblicato il libro ha guadagnato al netto (perch? ha preso le poesie senza chiedere il permesso, perci? non pagher? neanche i diritti d'autore) oltre dieci milioni di vecchie lire alla faccia dei morti di fame dei poeti (Carletto Mazzoni ci chiamava ?pidocchiosi?). Certamente l'avrete capito la degenza in ospedale mi ha caricato, perch? ho troppo pensato e letto tantissimo, che quest'anno ritorno trentadue anni indietro e scendo ancora nell'arena (anche con mezzo cuore), con daga e scudo per combattere ?I rackettari dell'Arte?.
I poeti che la pensano come me si facciano avanti, inviino la loro adesione, all'A.I.A. "Poesia della Vita" per difendere il nostro diritto di esistere, uniti vinceremo ? giunta l'ora della riscossa letteraria, anche per ripulire il mare della zavorra che lo infesta. Un abbraccio e un augurio sentito con tutto l'amore che posso, Reno Bromuro



IN TRENO, UNA SERA



L?incerto mio cammino

Ogni sera

Mi portava alla gioia:

ti trovavo in attesa.

Ma quel giorno dal treno

un uomo cadde in tonfo;

e disse qualcuno:

Un uomo ? morto?

Era morto un uomo!

Ed io pi? forte sentii la gioia

Di saperti in attesa all?arrivo,

creatura di vita

per l?altra viva creatura.
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Messaggio da carlo »

Il Buongiorno vi giunge con una poesia molto triste, ? venuta a me nel 1948 e l'accaduto che l'ha fatta soffermare da me ? il solito momento che attraversano i giovanissimi negli anni della pubert?. Qualcuno storcer? il muso, pazienza! non tutti hanno la capacit? di rimanere ancorati al Rinascimento e forse ancora prima. Posto questa poesia per colui/lei cui piace raccogliere i miei versi e rileggerseli con calma in momenti particolari della vita. Se avessi il libro (devo vedere di fare la ristampa perch? nel 1955 quando il libro fu messo in vendita and? esaurito in nemmeno due mesi, grazie ai tre filologi che ne parlarono sui quotidiani napoletani), vorrei tanto sapere chi di voi ha intenzione di raccoglierle e formare il libro completo, cos? gli invio un CD con tutte le poesie incise, recitate dal sottoscritto. A coloro che mi hanno chiesto spiegazioni sull'A.I.A. ?Poesia della Vita? invier? lo statuto in privato. Un abbraccio con tutto l'amore che posso, Reno
NON CI SARA? PIU? SOLE



Dicevi: ?A primavera

avremo tanto sole??

Ma venne la primavera,

e fu freddo ed ombra;

e ne vennero altre,

ma ombra e freddo ancora.

Amore, eri tu quella

che potevi donarmi

luce e calore:

ma con le tue vane promesse

il sole fu vana speranza.

E torni pure aprile:

io non me ne avvedr?:

non ci sar? pi? sole.
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Buon inizio settimana, e augurio di passare una giornata serena come il voctro cuore desidera. Stamani mi trovo a combattere alla ricerca di un sostituto che vada a pagare le... bollette e... fino ad ora non si ? fatto avanti nessuno, vuoi cedere che mi tocca uscire e... rischiare? E' necessario, sono scadute il 28 dicembre; Sia fatta la volont? di Dio! Questa lirica fa parte della medesima raccolta ?Note e Motivi? pubblicata nel 1955 da Armanni Editore, Napoli e comprende poesie scritte fino al 1950. Mi auguro vi siano di compagnia e vi piacciano. Un abbraccio con tutto l'amore che posso, Reno
LA VITA



Sappilo, amore:

? solo un fiore, la vita,

dallo stelo sottile

che al primo vento un po? forte

si spezza.

Vale soltanto, amore,

nel timore del nulla in agguato

tenersi per mano?
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Messaggio da carlo »

Serena giornata a tutti voi. La poesia di oggi mi riporta ricordi che sembravano sopiti, invece rileggendola dopo cinquant?anni ha subito portato ai miei occhi le immagini del ?film? vissuta quella domenica pomeriggio di luglio del mio diciassettesimo compleanno. Ero legato ad una ragazza di sette anni pi? anziana di me, eppure andavamo d?accordo, credevo di amarla con tutte le mie forze al punto di non sentire le risate delle persone che ci vedevano a passeggio mano nella mano o dei ragazzacci che mi gridavano dietro ? ?a palatella e ?a jonta!? cio?, la pagnottina e un suo pezzetto (lei era alta circa un metro e ottanta senza tacchi): era pi? alta di me di una testa, vi lascio immaginare quante ne sentivo!...
Quel giorno avevo deciso di andare a festeggiare tutti insieme (noi e i miei amici con le loro ragazze), ella era gelosissima, ma di una gelosia morbosa che no sopportava dividermi nemmeno con mia madre. Allora mi fece il regalo, mi chiese di aspettarla cinque minuti, sarebbe ritornata subito doveva salutare un amica che partiva per le ferie, e s?incammin? verso la funicolare (scusate non vi ho detto che mi trovavo al Vomero), la seguii non visto. Durante il tragitto allo scompartimento a fianco al mio parlava con le amiche e rideva, rideva gustando la mia attesa ?come un lampione?. Ascoltai in silenzio finch? potetti, quando pieno di rabbia m?intromisi nel suo dire: ?s?, esclamai, Reno ti aspetta come un lampione, ma il sottoscritto se ne va per fatti suoi?. Senza scendere dal treno ritornai al Vomero con lo stesso, mi sedetti sugli scalini, vicino casa di Roberto Murolo, strappai un manifesto dal muro e scrissi: una canzone che ha avuto un grande successo (non pi? mia) e questa poesia. Vi sto raccontando la mia vita pi? segreta, non lo so perch?, ma a voi fa piacere sapere i fatti miei? A volte penso di annoiarvi e vorrei smettere, ma l?affetto che a voi mi lega per l?infinito spazio del cuore mi fa desistere e scrivo, con sincero affetto Reno



MALINCONIA



Ogni uccello torna al nido,

e talvolta anche alla gabbia:

ma io non torner?.

Lasciamo dimenticare,

lasciami immergere il capo

nell?acqua dell?oblio.

Se ritornassi, un?ombra

ti troveresti avanti:

solo Dio pu? far morire

e poi chiamar dal sepolcro.
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Messaggio da carlo »

Oggi ? festa e per la festivit? doppia razione di poesie sperando che non siano "d'impiccio", vi racconto in breve la storia della nascita di queste liriche. Era l'ottobre del 1953, stavo per ritornar a Napoli ?scornato?, in altre parole vinto sotto tutti i punti di vista. Cardarelli che allora era direttore della ?Fiera Letteraria?, mi aveva preso a ben volere ed avrebbe voluto pubblicare sulla rivista da lui diretta qualche mia poesia, ma per una delle sue impennate, lasci? la direzione della rivista ed io rimasi appeso al desiderio di leggere le mie liriche assieme a quelle di Poeti laureati, licenziato anche dall'impresario perch? mi presentai in teatro con una gamba ingessata; erano due giorni che non mettevo niente sotto i denti e dovevo ritornare a casa da mio padre, al solo pensiero di sentirmi la campana suonare sempre lo stesso motivo, le parole ?te lo avevo detto, tu, invece...?.
Ero a Piazza Dell'Esedra, o della Repubblica, rimuginando nella speranza che mi venisse qualche idea, quando alzando gli occhi vidi di fronte a me la scritta ?Universit? di Roma - Facolt? di Magistero?, entrai nello stabile e sullo scalino pi? in cima tre uomini parlavano tra loro, quel signore al centro sembrava avesse l'aureola, ricevetti una spinta al centro della spina dorsale e salii in fretta le scale, mi avvicinai al signore al centro e gli dissi, tutto d'un fiato: ?Scrivo poesie, gli amici dicono che sono belle, piacevano anche a Cardarelli, vorrei, se possibile, da Lei, un giudizio franco perch? non mi conosce?. Quel signore che poi seppi essere il Noto Filologo Enzo V. Marmorale, titolare della cattedra di latino al magistero, sorrise bonariamente: ?Allora sei un poeta?? - disse;

- dovrebbe essere Lei a dirmelo se possibile, risposi. Presi il quaderno con le poesie che portavo sempre in tasca e glielo porsi, apr?, lesse qualche rigo, poi salut? le persone con cui stava parlando e mettendomi una mano sulla spalla mi domand? da quanto tempo non mangiavo. Non risposi. Mi guid? sotto la galleria, ci sedemmo al bar e ordin? cornetti e cappuccini;mentre attendevamo lui continu? a leggere. Dopo che mi fui rifocillato, mi disse:

?La poesia c'? e aleggia anche, ? semplice, controcorrente oggi che l'ermetismo ? al suo masimo fulgore?.

Dopo qualche attimo di silenzio che a me parve un'eternit?, per? Napoli ? troppo lunga (erano oltre settanta versi), hai bisogno di leggere i poeti contemporanei. Conosci Ungaretti, Montale, Quasimodo, Gozzano, Onofrio, Pavese, ecc... ecc... Dissi che i miei poeti preferiti erano Baudelaire, Apollinaire, Dante, Leopardi e Petrarca.

M'invit? a casa sua e mi diede da leggere tutti i poeti che aveva enunciato, compreso un grosso libro di Flammarion che parlava d?Astronomia, dicendomi: ?Leggi questi poeti, poi leggi le tue liriche e, se pensi che le tue possano stare insieme con quelle dei Poeti che leggerai, ti scriver? la prefazione.

Lessi quei poeti e feci tesoro delle loro opere, ritornai da lui dopo sei mesi circa con le liriche mutate, corrette, tagliate ai minini termini, tanto che Napoli divent? questa che ora leggete e dopo un mese, mi scrisse una espresso, andai da lui, giunsi in ritardo che gi? dodici persone mi stavano a spettando. Tra gli astanti riconobbi Ungaretti e cominciai a tremare, le gambe mi facevano ?giacomo, giacomo!? poi mi present? agli altri, tutte persone illustri sia nel campo giornalistico come Giovanni Ansaldo direttore de Il Mattino di Roma, Francesco Bruno critico letterario della terza pagina de Il Roma di Napoli, invitandomi a leggere le mie poesie che... dissi di non ricordare e di essere un ciuccio, secondo l'affermazione di Carducci e mi voltai verso di lui come per chiedere aiuto e fu allora che vidi sparsi sulla sua scrivania un libretto con la copertina bianca e la scritta in verde incorniciata da piccole foglie d'acanto: aveva fatto pubblicare il libro con la sua prefazione. Ero diventato afasico, ma Lui mi fece ritornare la parola e lessi tutte le poesie e alla fine della lettura s?inizi? un dibattito se la mia era poesia nuova oppure si poteva inserire in altre correnti letterarie del momento: Ungaretti disse, col suo sorriso, che non si riusciva a capire se facesse sul serio oppure scherzasse:?perch? non me lo domandate nel duemila??

Anche oggi vi ho scocciato con un episodio della mia vita, ma lo faccio egoisticamente nella speranza che quando non ci sar? pi?, qualcuno di voi parlando di me dica delle cose vissute veramente da me. Un abbraccio con tutto l'amore di cui sono capace, Reno



NAPOLI



Note arabescate

sullo sfondo azzurro del mare,

poeti che sognano

un mondo che domani

abbia un sorriso e una lacrima

per gli affanni di tutti.



NOTTURNO



Voci rivenditori

Malinconiche e tristi,

luci multicolori,

cuori innamorati in attesa,

nottambuli viandanti

per le strade illuminate

dalla splendida luna
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Buongiorno con amore, come state? Questa mattina mi sento mezzo tondo perch? Bonolis mi ha tenuto sveglio oltre la mezzanotte, io che alle 20,00 ho gi? fatto il primo sonno, come si suol dire. Sono rimasto sveglio non per un?eventuale vincita perch? non ho acquistato nessun biglietto: credo soltanto nella mia capacit? di lavoro e nella forza di poter lavorare, ma per lo spettacolo con i bambini, che mi ha veramente divertito al massimo, Marco ci sa fare con i bambini, non dimentichiamo che conduceva un programma su Italia uno,una ventina d?anni fa.
Ma ora parliamo di ?Canto di sera?, vi ho gi? raccontato che ho cominciato a lavorare che avevo compiuto gli otto anni da due mesi e una decina di giorni quando mi sono trovato a prendermi la responsabilit? di mantenere in efficienza un negozietto di barbiere e i clienti per la moglie del mio principale partito improvvisamente per la guerra. Era il settembre del 1940.

Domani vi racconter? della prima barba rasata e del primo taglio di capelli; ora vi dico che stando tutto il giorno dalla mattina alle sette alle ventuno, avevo poco tempo per me ed aspettavo con ansia che tramontasse il sole in modo di poter sognare tutte le cose belle e i giochi che sognano i ragazzi della mia et?. Ma io vedevo solo carri armati con lunghissime falci che tagliavano la testa a tutti i ragazzi che stavano a fare i loro bisogni lungo la strada, nascosti dietro un albero (non avevamo un cesso pubblico, n? c?era in casa ? mio nonno lo aveva -) quindi fuggivo verso casa e al lume dell' acetilene una luce fatta bruciando il ?carburo? per leggere almeno una poesia prima di addormentarmi. Non sto dicendo baggianate, non dubitate vi racconter? anche il motivo di come a soli otto anni io leggessi poesie, a quell?epoca i poeti che mi facevano compagnia erano Giovanni Pascoli e Angelo Silvio Novaro e le poesie che recitavo in ogni occasione erano ?Valentino? e ?La pioggerellina di Marzo? che ricordo ancora. Prima di chiudere gli occhi e lasciarmi abbracciare da Morfeo prendevo il quaderno e scrivevo la mia poesia; la chiamavo poesia perch? non sapevo che altro nome dare a quelle ?parole messe in verticale?, come afferma Enrico Besso.

Quest?abitudine mi ? rimasta anche quando ho raggiunto i quattordici anni e non ero pi? a Paduli ma trasferito a Napoli da due tre anni. Fu cos? che affacciato alla finestra del secondo piano di uno stabile in Via Pasquale Scura, mentre mi giungevano le voci dei rivenditori che rincasavano, o si preparavano a fare il loro giro giornaliero, che elogiavano la loro merce cantando.

Quella sera del 29 agosto 1949, avevamo festeggiato un?amica di nome Marta e si era fatto molto tardi, anzi tardissimo. Dalla strada saliva il canto di un venditore di ?Taralli strutto e pepe? che riusc?, con il suo entusiasmo, a mettermi addosso un?allegria diversa. Tirai fuori dalla tasca il solito quaderno e mentre ero affacciato sul davanzale della finestra, scrissi?



CANTO DI SERA



Quando giunge la sera,

d?inverno o di primavera,

il cuore mio comincia a cantare.

E nella silenziosa pace

d? un addio alla malinconia:

cantando si sente felice,

perch? il suo pianto

nel canto

si fa gioia sommessa.

Reno
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