Il Filo
Re: Il Filo
appena possibile vorrei contattare il filo per invitarli a parlare qui, ora ho dei problemi con il pc e non ho la rete a casa, e vado di fretta, credo però a questo punto sia giusto dare un diritto di replica... sapete come la penso sull "editoria a pagamento", e sono contrario a qualsiasi contributo, per le raccolta di poesia di singoli autori però, sopratutto se non noti, devo ricordare che è davvero molto difficile poter pubblicare, investire su un poeta infatti al giorno d'oggi è quanto mai utopico. Io pure non pagherei per pubblicare, ma anche tra chi chiede contributi occorre fare dei "distinguo", certo, magari sarebbe opportuno fossero più chiari dall'inizio, anche nei "bandi"... non è detto però si possano considerare "disonesti". In fondo poi uno è libero di fare come crede...
Re: Il Filo
In effetti, non ho detto che sono dei disonesti, a questo io non credo affatto, solo così facendo, non fanno nulla per promuovere la poesia o gli autori emergenti, perché sono convinto che chiedono contributi anche per chi scrive romanzi o racconti etc. etc.
Ciò che voglio dire che non siamo tutti dei Bruno Vespa, con una visibilità come la sua si possono vendere tantissime copie certo, ma se non si da la possibilità a giovani autori di emergere, rimarremo impantanati sempre in questo contesto.
Poi a scrivere sono in tanti, tanti sono i poeti che praticano la poesia, tanti sono gli scrittori di romanzi, ma ritengo che questo sia un fattore molto positivo, perché significa che c'è fermento, ci sono le idee non siamo ancora per fortuna un popolo di addormentati.
Neruda avrebbe detto: > da parte di chi scrive, evidentemente c'è una volontà di emergere, di uscire fuori dal limbo, ma da parte di gran parte dell'editoria, c'è realmente, la volontà di non morire lentamente? Di fare qualcosa? Di cambiare gli schemi? Il punto è questo.
Pubblicarsi a pagamento, significa farsi del male da soli, significa non misurarsi con le proprie capacità, significa non conoscere mai i propri limiti, io so bene dove posso arrivare, conosco le mie possibilità, i miei mezzi, e la voglia di superarli c'è sempre stata in me, e il mezzo migliore per affrontarli e superarli, non è certo quella dell'editoria a pagamento.
Ciò che voglio dire che non siamo tutti dei Bruno Vespa, con una visibilità come la sua si possono vendere tantissime copie certo, ma se non si da la possibilità a giovani autori di emergere, rimarremo impantanati sempre in questo contesto.
Poi a scrivere sono in tanti, tanti sono i poeti che praticano la poesia, tanti sono gli scrittori di romanzi, ma ritengo che questo sia un fattore molto positivo, perché significa che c'è fermento, ci sono le idee non siamo ancora per fortuna un popolo di addormentati.
Neruda avrebbe detto: > da parte di chi scrive, evidentemente c'è una volontà di emergere, di uscire fuori dal limbo, ma da parte di gran parte dell'editoria, c'è realmente, la volontà di non morire lentamente? Di fare qualcosa? Di cambiare gli schemi? Il punto è questo.
Pubblicarsi a pagamento, significa farsi del male da soli, significa non misurarsi con le proprie capacità, significa non conoscere mai i propri limiti, io so bene dove posso arrivare, conosco le mie possibilità, i miei mezzi, e la voglia di superarli c'è sempre stata in me, e il mezzo migliore per affrontarli e superarli, non è certo quella dell'editoria a pagamento.