Di lentezza o velocita?,
piano piano o di schianto, una goccia si stacca
a unirsi al totale elemento
liquido.
Bianca carne di piuma, volami
addosso, dentro,
se questa e? una poesia, volami
addosso, dentro,
qualsiasi cosa essa sia.
Cio che resta e'
una muta rima e lo spazio bianco
da questa costituito.
E' esattamente in quel
vuoto circoscritto che
si sviluppano i sogni
di niente.
E' bello vederli spiccare il volo
verso obliati
paesi.
Sono rotte migratorie,
quartieri di svernamento,
luoghi di nidificazione
a
noi
sconosciuti.
Sento feroce, alla mattina,
una seria carenza di serotonina
a volte mi ritorna, alla sera,
quando di poker mi sparo la prima pera
un full di dieci coperto dai re
li bell'? servito, proprio in mano a me
un tris di donne, aveva in mano il bastardo
ma ha puntato cos? forte, che mi ha reso codardo
un riccio all'inizio, un leone alla fine
5 ore di carte, e a dormir le mattine
buio, parola, servito e piatto,
io, se me levate le carte, divento matto...
Io le carte
non le stendo, non le compro, non le attendo,
non saro' un giocatore, ma non veglio
tutte l'ore.
Io le carte non le stillo, non le leggo, non le trillo,
non saro' uno che azzarda, ma non faccio
notte tarda.
Io le carte non le mischio,
di alzare me ne infischio,
fiori, quadri, picche, cuori
e che cazzo mica muori!
Schiatti e crepi di nervoso?
Sai che faccio, mi riposo!
Mica son uno stressato, apro il frigo e
toh un gelato,
poi mi stendo sul divano
e non sbotto, vado piano,
lento e quieto come un lago
e d'incanto sono un mago,
et voila' qua c'e' la carta
mi stiracchio, uno sbadiglio, m'addormento e mi ripiglio,
e non cedo sai non mollo, me
la guardo
e me la
rollo!
Quattro fanti m'hanno rapito
e dal loro re forzatamente portato.
Di far felici le sue donne,
egli mi chiese, di conquistar i soavi cuori
donando loro bei quadri, e profumati fiori.
Solo picche in cambio ho ricevuto
perch? in testa,
altro, in realt?, avevo amato
x hombre
sul divano sto scomodo
lecco una sigaretta
ma poi cerco un tavolo
un letto
un sogno da interpretare
le carte le mischio,
e le do,
alle volte meglio a te che a me
perch? in fondo anche questo ? rispettarsi.
Le spizzi lente,
un angoletto rosso in alto che preannuncia un gancio,
o forse un kappa,
se allungato magari una zappa,
se panciuto una puttana,
se con due panze un bel pagliaccio,
dritto dritto un impiegato,
col testone ecco il nove
e con tanto bianco sopra, che scorre lento,
aspettati l'asso, e facci il portento.
Ogni carta ha un nome, ogni amico uno stile
il tavolo ? una vita
che pi? la conosci, e meno l'hai capita.
metafora del rapporto
dal fascino sottile
gioia nella vita
di lasciarsi rapire
No,
non e' malattia,
non e' stranezza
e neanche follia.
E' fede,
crederci totalmente.
Puoi parlare di
metafora, di vasi cinesi, di asini volanti, di vita, di carte, cartine o fica;
non cambia.
La brezza fragile e mutevole
resta,
nel suo cambiare, continua a
soffiare.
Un sogno qualuque
divenne certezza,
congedando il rimpianto, il timore
l'amarezza.
E se troppo spesso il piede
e' la terra a dimenticare,
e' anche per questo
che il volo riusciamo a
spiccare.
Quando siamo impregnati
di benedetta naturalezza
riusciamo a
vedere.
Adesso basta, ho sete
vado a
bere.
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