Il Custode - Alberto Cecon

[cek onius]

Silenziosa scivola la sabbia scandendo la sua severa sentenza, senza suono alcuno essa scende con esasperante lentezza attraverso lo strettissimo pertugio che separa le due ampolle; tanto è angusto il passaggio per il pietroso pulviscolo, e talmente imponente è la trasparente struttura che lo contiene, che mi sembra quasi di poter scorgere l’immutabile movimento, il solido stillicidio di ogni singolo granello di rena dall’imbuto superiore a quello inferiore, ora in gran parte vuoto.
Centinaia, migliaia di anni ci vorranno, stagioni interminabili, insaziabili secoli si avvicenderanno prima che questo inconsueto, inconcepibile deserto capovolto si riversi completamente, e l’indefesso, inflessibile filo di sabbia – il cui preciso percorso non smetto mai di osservare – finisca la sua folle discesa allo scoccare dell’ultima ora, al termine dell’istante supremo, allo scadere del Tempo.

[dixit]

Interessante. Ti trascina attraverso la fine del tempo.
Forse le frasi son troppo lunghe?

[zio chester]

Se con la lunghezza delle frasi l'autore voleva rallentare il tempo, allora scelta e risultato sono azzecati. Mi convince meno un uso così importante dell'allitterazione a inizio brano, perché la ripetizione della finisce per suggerire un sibilo invece del silenzio evocato. Se anche questo effetto è voluto e ora sfugge perché svelato nel resto del racconto, chapeau!

[Massimo Baglione]

Ammazza, una descrizione di una "banale" clessidra davvero molto efficace, bravo!

[Marco Signorelli]

Se tieni questo registro per tutto il racconto... tanto di cappello.
L'esempio di ciò che è LTL, il luogo dove sperimentare.

[Ricci Giuliana]

Questo incipit io lo trovo stupendo. La clessidra è descritta in modo straordinario e offre una sensazione magica del suo modo di scandire il tempo. Aspetto con interesse il seguito.