Nella prima parte si sono cimentati due cantanti lirici insieme al gruppo “In...cantando” in un repertorio di brani classici napoletani e da operette).
Nella seconda parte abbiamo ascoltato la splendida voce di Francesco Cuomo.
L’osservazione più ricorrente sugli spettacoli del maestro Cuomo è la sorpresa di una "novità" rispetto ad un repertorio abusato da più di mezzo secolo da tanti artisti: dalle villanelle del 1500 alle canzoni di Sergio Bruni di venti anni fa.
Gli arrangiamenti essenziali e la voce di Cuomo sostengono un punto di vista mai focalizzato da pur eccellenti interpreti e commentatori della storia della canzone napoletana.
Svaniscono il lamento e l’oleografia, affiorano una poesia alla ricerca del vero ed una storia senza abbellimenti o ideologismi. Abbracciando le diverse epoche e stili, Francesco Cuomo ha espresso il concetto, attraverso alcune canzoni, il desiderio che si manifesti la bellezza, la malinconia come avvertimento della vicinanza dell’infinito, l’amore pieno di dolore ed il dolore pieno d’amore, l’attesa piena di speranza di un bene che non cambia strada.
A dare energia e gioia si è manifestato, con la splendida voce di Cuomo, quell’accento di euforica brillantezza che lui tende ad attenuare con fraseggi vocali di levigata compostezza, non dimenticando, altresì, il coinvolgimento del pubblico.
La terza parte è stata dedicata ad una voce, uno stile, un personaggio che non conosce generazioni: Peppino di Capri.
La serata si è prefissa l’obiettivo di riuscire a completare una scuola in Uganda.
Mario Pulimanti
