L'ALBERO CHE CAMMINA Josip Osti

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L'ALBERO CHE CAMMINA Josip Osti

Messaggio da carlo »

Josip Osti
L'ALBERO CHE CAMMINA
Traduzioni di Jolka Milič
Introduzione di Sinan Gud?ević
Collana "Poesia come pane"
ISBN: 88-86203-38-1
Anno: 2004
Pagine: 184
Formato: 15 x 21 cm
Testo a fronte
15 euro





Questo ? il miglior libro di poesia scritto finora da Josip Osti. Privo di immagini di morte, contiene pura poesia. Sarajevo si rallegra di aver ricevuto un libro d?amore e di devozione da questo suo concittadino e a me dispiace di non potergli conferire qualche medaglia ufficiale: perci? gli conferisco la Medaglia per la devozione alla nostra citt?.

(Izet Sarajlić, poeta bosniaco, su "Il sigillo di Salomone",
in: ?Dnevni avaz?, 19 dicembre 1995)

Caro Josip, non solo hai conquistato una nuova lingua, ma hai scritto una delle migliori raccolte di poesia della lirica slovena contemporanea.

(Milan Dekleva, poeta sloveno, su "Il Narciso carsico",
nella sua lettera del 29 marzo 1999)

Josip Osti, un poeta affascinato dall?amore e dall?intimismo. Votato all?amore interamente: cuore, animo e mente.

(Marjan Tom?ic, scrittore sloveno, in: Josip Osti,
"Con l'oro antico dei ricordi", Venilia editrice 1997)

Ad un tratto sembra che con il passaggio a un'altra e diversa lingua la voce poetica di Osti abbia sub?to certi cambiamenti nella sua tonalit?: le poesie diventano pi? soavi, come se lo sloveno lo avesse aiutato a istaurare una distanza nei confronti della tragedia della sua patria bosniaca distrutta dalla guerra.
(Boris A. Novak, poeta sloveno,
nella recensione de "Il Narciso carsico")

Osti crede di poter salvare con le parole il mondo, la vita, l'anima umana... Sembra che la parola amore sia la pi? frequente in questo libro. L'amore traspira dai versi di Osti, da ogni sua parola, da ogni sua lettera.

(Simona Vozelj, giornalista slovena, nella recensione
radiofonica de "Il Narciso carsico2, il 15 maggio 1999)



Poeta, narratore, saggista, critico letterario, curatore di antologie e traduttore, Josip Osti ? nato nel 1945 a Sarajevo dove si ? laureato alla Facolt? di filosofia. ? stato redattore del giornale studentesco "Na?i dani" (I nostri giorni), redattore nella casa editrice "Veselin Masle?a", segretario della Sezione dei letterati della citt? di Sarajevo e direttore della Manifestazione letteraria internazionale "I giorni di poesia di Sarajevo", segretario dell?Associazione dei letterati della Bosnia ed Erzegovina, presidente dell?Associazione dei traduttori letterari della Bosnia ed Erzegovina e lettore/correttore nella casa editrice "Svjetlost". ? un libero artista, o, come ama dire lui stesso, vive d?amore e di ci? che scrive e traduce in Slovenia, tra Lubiana e Tomaj sul Carso, e in Bosnia ed Erzegovina, a Sarajevo. Ha all?attivo dieci raccolte di poesie, libri di saggistica e critica letteraria, libri per l?infanzia e diverse antologie. Ha tradotto circa 80 libri svolgendo un?operazione di continuo scambio tra la letteratura bosniaca e quella slovena. Le sue poesie sono presenti in numerose antologie e tradotte in molte lingue (italiano, sloveno, turco, inglese, boemo, polacco, greco). Cinque le traduzioni italiane. Ha ricevuto molti riconoscimenti e premi letterari tra cui il Premio internazionale ?Vilenica? nel 1994, e nel 1999 il Premio Veronika per la raccolta Il Narciso carsico, scritta in lingua slovena e proclamata ?libro di poesia dell?anno? in Slovenia.



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JOSIP OSTI


Costruisco di nuovo una casa


Costruisco di nuovo una casa. Dai suoni inarticolati. Dai
cingoli dei carri armati. Dai mazzi di ortiche in fiore?
Dalle unghie e dai capelli tagliati, dallo sperma esseccato,
trasformato in bianca polvere. Dalle grida nel sogno,
dal quale non mi sveglier? mai. La costruisco in
un prato incolto, sul quale giaceva una donna nuda
con una nuvola d?oro nell?occhio e una peonia
sul seno. Madre di tutte le madri e amante di tutti
gli amanti. Ricoperta d?edera. Con un formicaio sotto
ogni ascella. Con una zolla erbosa sui genitali.
E con una coccinella su un filo d?erba che un vento
invisibile e il gelo della tomba del poeta ? fa oscillare.
Su di lei piove l?urina di una mucca e si mescola con
le grosse gocce di latte caldo. Con il profumo di gelsomino
che esala dalla sua memoria svanita e le scosta un ciuffo
dalla fronte. Costruisco una casa. Una chiesa e insieme
un bordello. Una casa che, dopo essermi stabilito in essa,
sar? ancora pi? vuota e triste di prima, quando solo
sognavo un angolino in cui bisogna finire una lirica come
si finisce una vita che zampilla dalle vene tagliate da una
gillette arrugginita. Un angolino dove senza dolore generer?
mia madre come lei partor? me. E fino alla morte, della quale
non mi ? giunta ancora nessuna voce, conserver? in una
borsa di tela in fondo all?armadio di noce la pellicina del
cordone ombelicale e un ricciolo dei miei capelli lunghi e
biondi che avevo una volta. Di nuovo costruisco una casa.
Dal nulla. Per nessuno. La casa della lingua.





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