poesie istantanee 3

[patrizia]

i lampioni
sono rotti
i frantumi luccicano le ferite
al chiaror della luna
la mani dei pianisti
sanguinano
il romantico
grido
di un condannato
a vita eterna
amen

[iAGO]

Su ogni pezzo
di vetro lucente
è possibile vedere
differenti realtà
di sconosciute lune.
Le falangi dei pianisti
tastano su note
di eterna condanna
e l'epilogo non sfugge
ad un'improvvisata voracità.

[hombre sincero]

Le falangi si accaniscono spietate
sui martellanti tasti.
Voraci, straziano i tendini esausti
e spezzano, moltiplicano, allungano e plasmano
cio che gli altri chiamano
note.
E continuano cieche e risolute,
incuranti del dolore;
cio che ne esce e' solamente
musica.

[patrizia]

musica
non requiem

irrequiete menti
suonano canti
piccoloi canti per ruvide voci

il dolore ha i toni del basso
della balla di cotone

e la rabbia
la distorsione di un sax

pianista suona i tuoi tasti
per ogni bianco ed ogni nero
andremo a pegnere le croci

tra k e h non c'è jato

non c'è tra me e te

siamo il coro

soffiamo note

[iAGO]

come polverose rime
di antiche vedute,
stancheremo
i più duri a capire.
Selvaggi vangeli
di fedi increspate.
La scala intona
la metrica assurda
ed il niente recrimina
l'assolo dell'anima.
Silenzio e clamore.
Rumore d'origine

[hombre sincero]

UaaaaaaaaaaaaaaUUUUUUaaaaaAAAA
Il clamore di un vagito
dono' il rumore d'origine.
Con il tempo, i ricordi furono accatastati
fra la polvere delle rime.
I piu duri a capire
continuarono a non comprendere
cosa, quando e perche' avrebbero dovuto comprendere
e fra il silenzio e il clamore
tutti continuarono a
cazzeggiare.

[iAGO]

Comprendere il tonfo
del cazzeggio per convertirlo
nel vezzeggio... sporcare
il foglio dell'udito
con il cotone del coraggio.
Uno srivano pensa
all'inchiostro indelebile,
con cui svegliare l'omertà
di muli ermafroditi
che ragliano...
non sapendo di essere asini.

[hombre sincero]

e non sapendo di essere asini
continuavano a ragliare.
Pensare che, anonimi passanti, trovarono
nell'assordante rumore
una sorta di canto, poesia, grazia, amore.
Lo dissero, con tutto il fiato ed il loro coraggio
che da asini raglianti avevano udito
una bellezza pura.
E da quel di, tutti, asini e professori, cessarono d'incanto
di aver paura.

[carlo]

e l'asino
dietro la lavagna
si tolse il cappello
le sue orecchie
eran finte
ma il suo cervello
era più vero e libero
di molti
seduti ai banchi
ed il professore
continuò a ragliare

[hombre sincero]

Pensai velocemente
ai volti passati,
ai risvolti accaduti,
alle medaglie e ai loro rovesci,
ai pesci pescati, a quelli mangiati e quelli moltiplicati,
alle spine delle rose,
ai rosari sgranati,
alle bestemmie ringhiate,
alle ringhiere dello zoo,
agli elefanti,
agli asini raglianti che volano,
alla fuga,
ai cordoni recisi.
E sorrisi
di tutto quello che era stato
e di come era cambiato, con
l'aiuto del tempo, di una posizione, di una casualita'.
Tutto avrebbe potuto essere
il proprio opposto
e altro ancora.
Roba da pazzi!
Come una parola, anche piccola
potesse, nell'esattezza di un contesto
rivoluzionare un significato,
un'emozione.
Poco dopo,
tutto fu dimenticato.