"Diecimila e cento giorni" di Claudio Martini

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sael
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"Diecimila e cento giorni" di Claudio Martini

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In bocca al lupo, Writer. Io ci sar? :D
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"Diecimila e cento giorni" di Claudio Martini

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[quote=""sael""]In bocca al lupo, Writer. Io ci sar? :D[/quote]

grazie, Sael. Mi far? piacere incontrarti.

Approfitto dell'occasione per informare che mercoled? 25 gennaio alle 17:30 sar? su "Radio Flash" (FM 97, 6) per una breve presentazione radiofonica del romanzo.

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"Diecimila e cento giorni" di Claudio Martini

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Riporto questa bella recensione scritta da "Irene" su "scrivendo".

http://www.scrivendo.it/modules.php?op= ... ent&id=233

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Diecimila e cento giorni


Diecimila e cento giorni di Claudio Martini ? un libro scritto con razionalit? e passione.
Il romanzo ? strutturato in quattro parti: Emersione, immersione, navigazione, approdo, ognuna
delle quali divisa in brevi capitoli. Stanno a significare
l' emergere dei personaggi con le loro storie, l' immersione
nel loro vissuto per cercare una stabilit?, la navigazione, la parte pi? importante.
Un viaggio metaforico e reale che, tra sofferenza,
momenti di gioia, passi indietro e passi in avanti,
li porter? all' approdo, in un arco di tempo lungo, appunto,
diecimila e cento giorni, 27 anni, dal 1977 al 2004.
L' esigenza di trovare l' equilibrio e un approdo lega
i personaggi, molto diversi tra loro. Quasi tutti troveranno
un buon approdo e questo, secondo me, ? uno dei tratti
positivi del romanzo in quanto, senza enfasi, spalanca orizzonti di speranza.
Il protagonista, l' autore, l' io narrate, ha partecipato alle
iniziative e alle manifestazioni rivoluzionarie degli anni 70
ma non se ne sente appagato e vive una crisi che lo spinge,
sotto la pressione di un amico che ? emigrato in Per?,
a partire per questo e per altri paesi dell' America Latina dove
vive varie vicende, fa diversi lavori, incontra molte donne.
L' eros ? profondamente presente nel romanzo ed ? espresso
con un linguaggio scoperto, a volte crudo ma mai volgare.
Riccardo la cui obesit? ha una valenza metaforica "del
cannibalismo archetipo" come ha detto Giovanni Invitto nella
sua introduzione, salva dalla morte per overdose Fatima, una
giovane kosovara fuggita dalla sua terra martoriata. Tra loro,
tra alterne vicende, si svolge una storia che li avvicina sempre di pi? fino a stringerli in un amore dolce e sereno.
Per lei e per Riccardo che ha trovato il gusto della vita che non aveva avuto mai, si apre un tempo tutto da vivere.
Il protagonista inizia un lavoro di alfabetizzazione con
contadini poveri e sfruttati, sull' esempio di Freire e sul
modello del suo metodo di educazione liberatrice. I suoi occhi
vedono la miseria e la sofferenza. La sua mente inizia una
riflessione sulle cause dell' una e dell' altra. Infine incontra
Jos?, un rappresentante dell' Esercito Zapatista di Liberazione
Nazionale ( EZLN ), sposa Sylvia, un' attivista del movimento
e con lei raccoglie dati, documenti, testimonianze sulle cause
della miseria di una terra che ormai ama appassionatamente,
tanto da assumerla come sua terra. Scopre una delle cause
dello sfruttamento: quella delle leggi commerciali come
il NAFTA ( Trattato di libero Commercio tra Canada, Stati
Uniti e Messico ) figlio della logica del WTO ( Organizzazione
Mondiale del Commercio ) che strangolano, l' uno e l' altro,
i Paesi poveri permettendo a quelli ricchi di rapinare le loro
grandi risorse.
Il percorso esistenziale del protgonista si svolge tra
paesaggi la cui bellezza ? descritta con amore e stupore, in
contrasto con lo sguardo opaco e consumistico dei molti
turisti che non hanno occhi e cuore per guardare e capire.
I personaggi principali si ritrovano uniti a San Cristobal
de Las Casas. Riccardo e Fatima, rapiti dall' incanto del paesaggio,
sempre legati da un tenerissimo amore e il protagonista che, in contrapposizione ai suoi compagni degli anni 70, riuniti in una
squallida rimpatriata, assiste alla occupazione del Municipio
da parte delle forze rivoluzionarie e ascolta la loro
Dichiarazione di voler condurre una lotta
" per il lavoro, la terra, la casa, l' alimentzione, la salute,
l' educazione, l' indipendenza, la democrazia, la giustizia
e la pace"

" Vedo alcune persone vestite di rosso e nero affiancare
l' oratore e sventolare verso la piazza immobile alcune
bandiere tricolori messicane insieme a quelle dell' EZLN.
Mi vengono i brividi mentre Sylvia mi prende per mano,
mi accompagna sul balcone e mi dice " hoy es un dia
feliz para nuestra tierra".

Un romanzo "alto" per lo stile, per la forza della riflessione,
per la fluidit? della narrazione che stimola la lettura, per
l' impegno civile e politico, nel senso nobile della parola.
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Una sera a Torino

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Una sera a Torino

Entro nel bar ?Norman? piuttosto nervoso. Mancano 25 minuti alle sei. Ordino una camomilla, pensando che la mia ansia nasce dalla citt?, pi? che dalla presentazione. Presentare il libro nella mia citt?, in questa Torino che vivo in modo ambivalente, mi provoca una sensazione strana, che non riesco a mettere a fuoco.
Entro in libreria, mancano venti minuti, la sala ? deserta. Incrocio Stefano Della Casa, lo riconosco solo perch? l?ho visto recentemente in televisione. Da quando si andava a giocare a pallone insieme nei giardini di ?piazza Benefica? sono passati quarant? anni, eppure ricordo quel senso di sottile insoddisfazione che gi? allora visitava le mie giornate. Saluto Leopoldo Grosso con una vigorosa stretta di mano. Entrano due colleghe e rimango stupito, mormoro ?che sorpresa!?. Il treno che arriva da Milano con alcuni amiche ? in ritardo, un crocchio di persone staziona fuori dalla libreria. Dico loro ?stiamo per iniziare?, come se fossi un addetto all?organizzazione, pi? che l?autore del romanzo. Scendo un piano di scale e arrivo nella sala delle presentazioni. Mi appare gigantesca, spero in cuor mio che si riempia per un terzo. Parlotto del pi? e del meno con Stefano, del suo programma ?la venticinquesima ora?, tengo d?occhio le persone che arrivano a gruppetti, tormento i fogli scritti con la traccia del mio intervento. Cerco di decifrare un foglio su cui ho scarabocchiato alcuni frasi quasi illeggibili.
Alzo la testa, rimango quasi a bocca aperta. La sala ? praticamente piena, dalla prima fila all?ultima.
Le sei e dieci. Do la parola a Leopoldo. Lui esordisce dicendo che ha letto il romanzo in un giorno e mezzo e che ? rimasto colpito dalla dimensione dell??incontro? tra persone, dal fatto che incontri inaspettati determinano cambiamenti sostanziali nella vita dei personaggi. Mi chiede come mai le donne del romanzo sono forti e determinate, mentre gli uomini sembrano essere incerti e precari.
Leggo un brano ambientato a Puno, al confine tra Per? e Bolivia, in un silenzio denso, udibile.

"E? pi? dura di quanto pensassi. Qui a Puno, sulle rive del lago Titicaca, la prima cosa che mi ha colpito sono gli indigeni che cercano di venderti i loro oggetti di artigianato o ti propongono un tour di due giorni in barca per visitare il lago. Sono tanti, parlano uno spagnolo elementare e povero e ti guardano da distante, ripetendo poche frasi con una cantilena monotona??

Adesso parla Stefano e afferma che ? rimasto incuriosito dalla dimensione generazionale del romanzo, dal suo essere un libro sulla generazione del ?77?. Il romanzo, sostiene, ? strutturato come un film ?a montaggio alternato?, con storie che si svolgono in parallelo. Rievoca il periodo in cui andavamo a scuola insieme, dai 10 ai 15 anni.
Mi sento pi? sereno mentre prendo la parola e parlo del tempo, dei luoghi e dei personaggi del libro.
Chiedo a un amico presente in sala di raggiungermi al tavolo. Leggiamo insieme, alternandoci, il capitolo che narra la presa del municipio di San Cristobal de las Casas da parte dell?esercito insorgente dei zapatisti. Lui ? bravissimo, legge con passione, alza la voce:

"Ma OGGI NOI DICIAMO BASTA! Siamo gli eredi di coloro che hanno forgiato la nostra identit? nazionale, siamo milioni di persone che vivono da diseredati e chiamiamo tutti i nostri fratelli a unirsi alla nostra lotta?.

Gli faccio da contrappunto, con un tono pi? smorzato:

?Vedo Jos?, Guillermo, Isabel, la mia Sylvia, decine di altre persone seguire attente, concentrate, come se aspettassero questo momento da una vita intera, da molte vite che si sono avvicendate come in una staffetta tra le generazioni e che li ha portati fin qui, a condividere questo istante?.

Parte un applauso, ringrazio i partecipanti con un cenno del capo. Mi sento bene, adesso, leggero e con la mente sgombra, mentre numerose persone si avvicinano al palco col libro tra le mani per chiedere una dedica. Firmo, abbraccio e bacio tutti, anche sconosciuti di 60 anni in giacca e cravatta o giovani studentesse che mi danno del ?lei?.
Prendo il microfono e dico ?chi vuole pu? continuare la serata alla Roar?s road, anche se l? ? vietato parlare di libri?.

La serata ? fresca, ma non gelata, penso avviandomi verso la birreria insieme a gruppi di persone che camminano sotto i portici di via Pietro Micca.


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presentazione a milano

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Cari amici di "Nuovi Autori",

Venerd? 24 febbraio alle ore 18:00 presso la libreria "Odradek" di Milano (via Principe Eugenio n. 28- zona Cenisio- Mac Mahon)

Presentazione del romanzo di Claudio Martini "Diecimila e cento giorni", Besa Editrice.

Introduce: Felice Accame
Sar? presente l'autore.

Siete cordialmente invitati.
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"Diecimila e cento giorni" di Claudio Martini

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La presentazione di Milano ? andata bene. La sala era piena, si ? creato un buon clima, anche grazie alle diverse voci che hanno animato il "reading".
Diversi interventi da parte del pubblico, centrati soprattutto sull'America Latina.

La prossima la facciamo direttamente a casa di Carlo.

Credo che sia l'unico modo per farlo assistere...l :D :D

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giorgio t.
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"Diecimila e cento giorni" di Claudio Martini

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La presentazione a Milano ? stata veramente bella. Quando ha preso la parola il ragazzo per leggere la parte che riguardava le poesie lasciate dagli studenti kosovari sui banchi di scuola prima di scappare verso l'Albania e mettersi in salvo, ho provato un'emozione intensa.

Ciao.

Giorgio
sael
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Messaggio da sael »

Writer,
ero presente anch'io e posso confermare che c'? stato pi? di un momento emozionante. La partecipazione e l'interesse del pubblico erano tangibili. Il "reading" ? stato coinvolgente e incisivo. Si percepiva un'atmosfera gradevole e una bella sintonia tra te e noi. Complimenti :)
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"Diecimila e cento giorni" di Claudio Martini

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Vi ringrazio, Sael e Giorgio t. Mi ha fatto molto piacere incontrarvi. La prossima tappa della presentazione del romanzo ? in puglia, a Taranto, la mia citt? natale.

W.
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Riporto qui la recensione al romanzo scritta da Ipanema su "il parnaso ambulante"

http://ilparnasoambulante.splinder.com/

Ho conosciuto Claudio Martini/Writer su un forum, molto prima che pubblicasse il suo romanzo. Mi aveva colpito la sua scrittura rapida e concreta e ho continuato a seguirne il percorso professionale che lo ha poi portato al traguardo della pubblicazione. Ero molto curiosa di leggere questo libro, un po' per la storia che in esso ? contenuta, un po' per seguire insieme al suo autore un percorso che mi incuriosiva: scrivere un romanzo e vederlo poi pubblicare. E' un'emozione non da poco. Questo libro mi ha soddisfatto pienamente.

Sono rimasta attaccata alle storie personali. L'America Latina ? un bello sfondo, un panorama affascinante che mi restituisce sensazioni e ricordi tenerissimi, ma non mi ha catturato come invece le storie personali dei personaggi che si alternano nel libro. Alcune pi? focalizzate di altre, alcune con un interesse quasi ingordo, altre meno. La storia del protagonista di cui si sapr? il nome solo alla fine, ? quella che mi ha attanagliato alla poltrona. Bellissimo il suo percorso, incantevole e vera, tremendamente vera la sua storia d'amore con Consuelo. Anche gli amici che di tanto in tanto fanno capolino sul cornicione della sua storia e le loro vicissitudini, sono intriganti e tremendamente reali. Marco e Ale per esempio, e il loro incontrarsi per un momento, legati soprattutto al ricordo di un amico che in fondo apparir? quasi di sfuggita nelle loro vite, per poi allontanarsi nuovamente verso ognuno le proprie scelte, il proprio destino.
La storia di Riccardo e di Fatima mi ha coinvolto di meno. Forse perch? Fatima risalta nel libro esattamente come si muove nelle varie scene: in punta di piedi, eterea, silenziosa, una presenza discreta che viene calpestata forse proprio perch? non irrompe, non pretende, non si fa notare. Riccardo ? forse pi? vivido, nella sua bulimia, nel suo dolore per la perdita dell'amore di Simona consumato a suon di cibo e di ansia. Stranamente Simona, a cui ? dedicato non molto spazio, mi ? risultata pi? presente, pi? irruente con il suo egoismo e la sua vanit? poi devastati dall'incidente e dal suo qualunquismo.
Mi ha strappato una lacrima il loro incontro a casa di Riccardo, quando lui desolato ma inesorabile le conferma che sono cambiati, che hanno preso altre strade. Stupenda la scelta di non dare il nome al protagonista narrante, ma di suggerirlo solo alla fine, quasi la risposta a tutte le domande che comunque da lettore mi sono fatta fino alla fine.

E' il romanzo di uno scrittore - psicologo di professine - che sa scrutare nell'animo delle persone e descriverne le pesonalit? in maniera accurata, dettagliata. Le piccole abitudini, le manie, i gesti quotidiani di ognuno fanno uscire ogni personaggio dalle pagine e sembra quasi di poter stringere loro la mano e salutandoli riceverne in cambio una risposta.

Sono pagine di scrittura asciutta e senza ridondanza, ma con una carica poetica in ogni descrizione di posti, senzazioni, gesti cos? forte da lasciare lievemente turbati a pensare, a ricordare e a mandare a mente. Anche l'uso di certe parole forti, e certe descrizioni si diluiscono nella poetica sicurezza di uno scrivere sicuro, rapido ma puntuale


Un bel libro, davvero.
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