La panchina

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carlo
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La panchina

Messaggio da leggere da carlo »

Un mio racconto, brevissimo e banale, presente su numerosi siti e pubblicato su alcune riviste, lo inserisco qui perchè è uno dei pochissimi testi brevi che ho, miei, legati in qualche modo alla fantascienza.

La panchina



Così vecchio mi sento ormai, con questa panchina unica confidente, capace di aiutarmi in questi pomeriggi sempre più lontani. Qui vicino, sempre in questo bioparco, morì anziano mio padre, e mi piace ricordarne la storia, cui ripenso ogni volta che torno sotto a questa cupola di vetro.

Mio padre mi raccontava sempre di quando lui era piccolo, del meraviglioso cielo azzurro e delle stelle la notte. Sapevo che non poteva averle mai viste, che al massimo ne aveva sentito parlare da qualche suo anziano parente, ma la forza dei suoi racconti era incredibile, e stimolava la mia fantasia adolescente verso viaggi romantici in una natura ormai scomparsa.

Parlava di animali meravigliosi, dai mille colori, di uccelli che volavano sotto a un cielo chiarissimo, di cani e gatti che vivevano addirittura nelle case con noi, e di uomini e donne che sorridevano, parlavano, cantavano.

A noi adesso è rimasto il pensiero, ma tutti dubitiamo gli altri lo usino, nessuno più scrive, pochi parlano davvero, e l’unica natura che io conosca è in quest’area dagli alberi di plastica, unico posto dove, grazie alla cupola, ci si possono levare i respiratori. Mio padre mi parlava per ore dei forti sapori della cacciagione, dell’odore della terra bagnata, della gioia di correre all’aperto, dei ragazzini che giocano.

Io ho un figlio, ma non ci parlo quasi mai.

Mio padre era considerato un pazzo, un perditempo pieno di strane idee, e non è stato messo in cura solo grazie alla pazienza e ai soldi di mia madre. Lui veniva spesso qui, e gli alberi di plastica piantati in terra vera lo aiutavano a pensare. Morì qui, su questa terra sempre asciutta, dove nulla è mai piovuto se non una lacrima di dolore di un povero vecchio colpito da un attacco di cuore.

Le unità di soccorso ci chiamarono subito, e io fui il primo della famiglia ad arrivare.

La vista di mio padre morto, disteso su quella terra vera, mi colpì in un modo inimmaginabile. Piansi, e da allora cominciai ad avere anche io il desiderio di raccontare fantastiche storie inventate a mio figlio, per strapparlo da tutto questo grigio.

Ma non lo faccio.

Torno ogni tanto in questo settore, a guardare gli alberi di plastica, e tengo sempre nel mio studio una ciotola, piena di terra vera, ogni tanto la bagno con dell’acqua, la annuso, ci immergo le dita.

Mio figlio non deve sapere. È giusto che almeno lui non sappia.





Carlo Trotta
Sphinx
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perché l'unico?

Messaggio da leggere da Sphinx »

Breve è breve...
La storia, che tu riieni banale, in effetti appare essere l'ennesima rappresentazione di un futuro in cui l'umanità ha distrutto tutto l'ambiente terrestre. Quello che si può percepire come qualcosa in più è la perdita, oltre alla gioia di godere delle meraviglie della nature, della capacità comunicativa.

Comunque potresti cimentarti in altri racconti brevi.
Ciao
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Ymillian
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Messaggio da leggere da Ymillian »

Ciao Carlo! L'ho letto solo ora... sorry... eh eh!
Complimenti. Mi è piaciuto parecchio. Probabilmente Sphinx ha ragione, potresti cimentarti in altri racconti brevi. Io sono un loro amante (in effetti già scrivere su NASF per me è un impegno immane)...
Il tema che hai scelto è molto profondo e forte, capace di toccare l'immaginario di chi legge. Ben scritto.
L'unico puntiglio che posso fare è che mi pare come se fosse stato steso per essere più lungo, e poi accorciato. Non so perché mi dia questa impressione. Forse perché molti tratti di questo futuro probabile sono solo accennati, e viene voglia di approfondire un'esplorazione che nel racconto non c'è.
Questa è la mia opinione.
Ciao!!! :wink:
La fantasia vuole sempre uscire fuori dalle mani

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jormungaard
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Messaggio da leggere da jormungaard »

Sono commosso,
non sapevo che in Foxtrott albergasse un'anima così sensibile (hey non sono gay, capito?).

Scherzi a parte, letta con gli occhi di un asimoviano convinto come me, mi vengono in mente gli "abissi d'acciaio" terrestri o le cupole di Trantor, comuque molto bella.
Spero un domani di non essere io quel padre che rimpiange la terra naturale.
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Massimo Baglione
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Messaggio da leggere da Massimo Baglione »

L'avevo già commentata altrove ma lo ribadisco: bravo Carlo!
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