Premessa ineludibile
L'ho già detto ma lo ripeto: faccio il pagliaccio, ovvero una caricatura voluta, ché le cose sono molto più semplici di così: sfuggono, a volte, i segni grafici, o finiscono nei posti sbagliati, per i motivi più vari e innocenti. Io faccio finta che invece siano errori . Che nessuno si offenda, eh?
Che poi, a dirla tutta e per intero: ma chi sono io? Potrei ben avere torto - anzi, chiunque abbia l'impressione che stia dicendo corbellerie, non si trattenga ed esponga le sue ragioni, sia mai che a imparare sia io (che non desidero altro).
Occhio, però, che poi controllo.
E comunque le frasi sono tante; e in maggioranza sono, per me, punteggiate benissimo, dandomi una cadenza e un ritmo che seguo senza problemi.
La bio parla chiaro: estimatore di John Carpenter e di Stanislaw Lem.
Dal cui secondo, Solaris, 1968:
tre quarti d'ora per girarsi, questo qui.
E infatti c'è il Compagno - che però ogni tanto diventa il compagno (anche quando parla lei: a pag 133 è "Compagno Maggiore" in alto e, dopo nemmeno cinque o sei righe, diventa il "compagno Maggiore" ) -, la strumentazione con pulsanti in carattere cirillico, due personaggi due (che il budget è quello che è) e gli altri li racconta lei e via.
Il film uno se lo aspetta di serie B.
Invece il racconto è buono, con una bella idea raccontata in slow motion, come si usava fare una volta.
C'è del colore, ma ci starebbe pure in bianco e nero. Insomma, è un'opera d'arte, nel suo genere, anche questa. Quasi perfetta.
Quasi.
Non fosse che…
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— Rinaldi? Rinaldi!
— Presente.
— Rinaldi, a colloquio col preside. Accompagnato dai genitori. Subito.
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Dunque, come ho già detto sono favorevole alle virgole, anche in eccesso, proprio in quanto elementi essenziali alla metrica della lettura.
Qui, come mi aspettavo dalla bio, la lettura doveva essere lenta. In effetti, le prime due pagine erano da leggere con molta lentezza, forse un po' troppa.
Pag. 132
"Al Maggiore, quell'immagine non piaceva affatto e glielo disse:"
Si capisce che qui l'autore vuole che ci si soffermi sul fatto che il soggetto è un Maggiore, un po' come quella telecamera che, seguendo uno che cammina per i corridoi dell'astronave, giunti al portello dell'incognito, ci si soffermi sopra quei 15 minuti, così che lo spettatore abbia modo di apprezzare a fondo la drammaticità del momento…
Anche nel prosieguo ci si pensa su, ma ci sta.
Poi, a pag. 133 (e dopo "il Maggiore" che diventa "il maggiore"):
"La donna si morse le labbra ma non rispose. Lopez, insistette, con pazienza"
Passi che non si metta la virgola prima del "ma" - si vede che è da leggere in fretta.
Però: "(Lopez con pazienza) insistette", oppure "(insistette) Lopez con pazienza"? Qui si resta in dubbio.
Questa invece (lo dico per far capire che, dove un senso ci sia, non si devono applicare regole rigide, e che non sto applicando regole rigide, anzi) ci sta:
"— (…). Comunque, forse è il caso di fare questa esperienza per poterti rispondere. Quindi, è un paradosso"
Si capisce che "Quindi", poi pausa, e magari anche sguardo intenso. E poi "è un paradosso". Come fosse la scena di un film moscovita del 1968 (uno a caso, Solaris di cui sopra un frame. Due marroni così, oggigiorno, ma ci sta).
Anche dopo va tutto bene, si riesce a seguire col tempo indicato. Fino a pag 134, circa a metà:
"— Tutto procedeva bene, finché, un giorno arrivammo in quel sistema vergine."
Sta parlando, la virgola prima di "finché" ci può stare (forse, io la toglierei, ma magari, se lo faccio, un Tarkovskij muore). Quella dopo no. Se l'idea è di mostrare una titubanza (o una pausa nel dialogo), qui sarebbero da mettere i tre puntini (che a pag. 137, per esempio, ci sono).
Accettabile, ma sarebbe un discorso simile anche prima (pag.134,inizio):
"— Mille anni fa, ero appena alla mia quarta missione nello spazio."
Però, appunto, accettabile, quindi fa nulla.
Invece:
pag. 135:
"La donna tacque per un lungo istante. Lopez capì, perché."
No: dopo "capì", anche a voler dare una lettura da montaggio analogico che considera l'occhio della madre e la bambina nella culla, la virgola non ci sta manco per niente, non ci sono scuse.
pag. 137
"— (…). Cosa, chi, quale essere senziente e perché, aveva potuto costruire (…)"
quale, delle due qui sotto, è corretta?
le mele, le pere e le banane sono nel cestino
le mele, le pere e le banane, sono nel cestino
Io dico la prima. Certo, se dopo "perché" la signora fa una pausa significativa, mentre la telecamera riprende le nuvole di fumo che, salendo a spirale, formano nubi, che son presagi di sventura prossima, tipo tra 15 o 20 anni, laddove l'uomo, ormai mercificato, subisce tutta l'irruenza delle correnti cosmopolite, adombrando, le correnti, qualcosa di cui ormai mi son dimenticato, ma guarda che spettacolo quelle spirali, no? l'importante è che una pausa im mezzo al niente l'abbiamo fatta, via…
sempre a pag. 137, c'è un refuso: manca "di"
"— Si trattava piuttosto (*di*) un groviglio di cristalli(…)"
pag.139: passaggio non credibile
"Avrebbe potuto forse raggiungermi, ma il continuo aumentare della statura le alterava la percezione dello spazio"
Sì? E come fa la nostra narratrice a sapere che era per quello? Potrebbe avere più senso se un gigante avesse problemi a districarsi ove il terreno presentasse ostacoli per lui più fitti, come ad esempio per correre in un boschetto relativamente rado per persone normali, ma troppo fitto, di rami aerei, oltre i 2 o 3 (o 6) metri dal suolo? O, all'opposto, niente alberi, ma terreno che cede sotto i suoi passi? O pieno di asperità che le impediscono di correre, coi piedi nudi feriti e sanguinanti?
pag. 140
"Inserii il pilota automatico e mentre volavo oltre l'ultimo muro concentrico, ebbi il tempo di"
La virgola di chiusura dell'incidentale c'è. Manca quella di apertura, dopo la "e" e prima di "mentre".
pag. 141: manca un "di"
"(...) A volte, quando lo fisso, come adesso, mi sembra quasi (*di*) udire la sua voce…(…)"
Le ultime tre righe non le metto, perché non intendo spoilerare il finale.
Però:
1) si torna *sui* propri passi e non *nei* propri passi, a meno che non si volesse mettere "alloggi" anziché "passi".
2) "gli" e "anche a lui" è bruttissimo, e "gli" si può togliere.
in pole per il premio "Divoratore di Virgole".
SE passa il secondo quadrimestre.
(che ho fatto una fatica pazzesca sai? Che non sapevo e mi chiedevo: "Ha ragione lui? Leggo male io?")