Le estreme conseguenze
Inviato: 15/06/2013, 7:58
... il "pulviscolo creativo", come Idney l'aveva chiamato nel buio della propria cantina, si trovava al di sopra della tabella elementale del cosmo, e costituiva quello che si potrebbe definire lo "zero affermato" a partire dal quale l'Essenza fecondava la sostanza...
Quando la circolazione dei fasci di energia si era stabilizzata e accordata, i fasci erano fatti entrare in collisione tra loro scomponendo a cascata gli atomi, nella speranza di ottenere l'ipotizzata particella di Dio, anello di congiunzione tra la realtà informale e quella formale. Quel procedere scientifico si era trovato davanti un muro invalicabile, eretto dall'impossibilità a poter proseguire, perché qualsiasi particella, per infima che fosse, sarebbe comunque rientrata all'interno del dominio dell'estensione che è indefinitamente divisibile, ammesso di disporre dei mezzi, anch'essi necessariamente fisici, per scomporla fino ad arrivare ai suoi primi elementi costitutivi che alla materia non appartengono. Si era mostrato, in tutta la sua evidenza, l'obbligo che la fisica ha di arrestarsi un attimo prima di cessare di essere fisica, e ogni procedimento fondato sulla divisione indefinitamente estensibile, di ciò che è sottomesso all'estensione, sarebbe stato fallimentare.
Idney aveva genialmente adottato la via opposta a quella che occupava l'altare più alto, nella imponente quanto impotente chiesa della scienza, che consisteva nel procedere dall'infinitamente sottile "non materia", quella che riveste ogni idea prima che la stessa si corrompa, e che dà poi forma al pensiero in grado di partorire la materia.
Quando la circolazione dei fasci di energia si era stabilizzata e accordata, i fasci erano fatti entrare in collisione tra loro scomponendo a cascata gli atomi, nella speranza di ottenere l'ipotizzata particella di Dio, anello di congiunzione tra la realtà informale e quella formale. Quel procedere scientifico si era trovato davanti un muro invalicabile, eretto dall'impossibilità a poter proseguire, perché qualsiasi particella, per infima che fosse, sarebbe comunque rientrata all'interno del dominio dell'estensione che è indefinitamente divisibile, ammesso di disporre dei mezzi, anch'essi necessariamente fisici, per scomporla fino ad arrivare ai suoi primi elementi costitutivi che alla materia non appartengono. Si era mostrato, in tutta la sua evidenza, l'obbligo che la fisica ha di arrestarsi un attimo prima di cessare di essere fisica, e ogni procedimento fondato sulla divisione indefinitamente estensibile, di ciò che è sottomesso all'estensione, sarebbe stato fallimentare.
Idney aveva genialmente adottato la via opposta a quella che occupava l'altare più alto, nella imponente quanto impotente chiesa della scienza, che consisteva nel procedere dall'infinitamente sottile "non materia", quella che riveste ogni idea prima che la stessa si corrompa, e che dà poi forma al pensiero in grado di partorire la materia.