"Chiunque non veda i princìpi è nella necessità di rifiutare la vista interna di chi i princìpi vede, e su questo non c'è da discutere"
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Certo, i soliti principi che si possono 'vedere' ma non enunciare (un'assurda contorsione del linguaggio). Di cosa ti lamenti, scusa? Lo dici tu stesso che non sono comunicabili.
"occorrerebbe farlo se tu dici, come hai detto, che l'importante sarebbe il doversi chiedere che cosa Dio è. Questo significa che, per te, l'Assoluto è un essere o, addirittura, un qualche cosa di esistente."
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Qua siamo al delirio, usi frasi da me scritte in un altro contesto e con altra finalità. Ciò che intendevo nell'altro discorso riguarda un ambito differente, e si riferiva alla necessità di superare la sterile dicotomia ateo/credente per andare a vedere cosa significa un termine spesso usato in maniera non consapevole. Tra l'altro l'identificazione Dio=Assoluto è qualcosa che tu stesso hai criticato, quindi perché la usi adesso?
"La logica non ti dice che una Realtà che sia assoluta e causa dell'esistenza non può essere esistente a propria volta, perché nessun contenitore può essere compreso dal proprio contenuto? Nessuna causa, anche nella dimensione relativa, partecipa ai suoi propri effetti né da questi può essere modificata, ed è così a immagine di quanto accade nella sfera principiale. È per questa ragione che il fuoco non può bruciare il calore dal quale è stato generato."
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1) Tutte queste metafore sono fuorvianti, attingono dall'esperienza per giustificare una tesi su una 'realtà' che non fa parte dell'esperienza (nemmeno dell'esperienza 'discorsiva' visto che la Verità è altra dal discorso).
2) "Una Realtà che sia assoluta e causa dell'esistenza (diciamo dell'essere? Il concetto di 'esistenza' è fin troppo vago)": in questa stessa frase c'è un vizio di forma. Cosa vorrebbe dire 'Realtà'?! Se vogliamo proprio vedere la cosa in questi termini le vie sono solo due: o l'essere contiene il proprio fondamento, o non lo contiene; se non lo contiene allora il suo fondamento è diverso dall'essere (è non-essere); se quel fondamento è non-essere, allora è Nulla; se è Nulla è contraddizione. E non venirmi a parlare di Potenzialità Inespresse o cose del genere che sarebbe davvero ribaltare il tavolo con un trucco da saltimbanco.
3) Ma poi tra l'altro chi l'ha detto che l'essere dovrebbe avere una causa? Usare il concetto di causa come se fosse assoluto ti porta all'aporia che il vecchio Aristotele credette di risolvere con il Dio-Causa, tra l'altro fallendo miseramente.
"Questi sono argomenti accessibili alla logica di un ragazzino che deve ancora fare la prima comunione"
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Un ragazzino di sicuro li accetterebbe a occhi chiusi, perché si farebbe ingannare dalle metafore a buon mercato.
"se non sono compresi significa che chi non li comprende è meglio si dedichi a cose lontane dagli studi di orientalistica, per dire a casaccio... quelli dedicati al miglioramento del tostapane, attraverso i quali potrà almeno sperare di riuscire a fare una colazione decente."
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Insultami un altro po', di sicuro le tue tesi diventeranno più robuste.
"Qui si tratta di un ragazzino di ventuno anni, pieno di sé e che si spaccia, orgoglioso come un tacchino alla festa del ringraziamento, di essere un laureando in Orientalistica e appassionato di filosofia."
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Con le metafore vai forte, buon pro ti facciano nella scrittura.
" Mi spiace Carlo, ma detesto gli individui convinti che uno scarso grado intellettivo, che si camuffa coprendosi di parole, possa compensare la malafede."
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Ho fatto bingo, a quanto pare. Avevo tirato troppo basso; pensavo mi dessi del deficiente O dello strnzo in malafede... e invece mi dai del deficiente E dello strnzo in malafede*. Notevole, a cosa possa servirti nel presente discorso non si sa, ma veramente notevole.
"Che si camuffa coprendosi di parole" poi, è geniale: con cosa dovrei esprimermi di preciso? In un linguaggio che ti sia accomodante? A gesti e grugniti?
"Sono sempre pronto a essere cacciato, quando devo difendere l'evidenza di situazioni malate che non avranno mai il mio tacito consenso né, tantomeno, la mia collaborazione."
Non farai la fine del martire per la Verità inascoltato e messo all'angolo dall'indegna plebaglia, stanne pur tranquillo, non per mia richiesta. Accetterò tutti i tuoi begli insulti meravigliosamente confezionati, pur di permetterti di continuare a testimoniare il Verbo in questo deserto pieno di demoni ottusi e allo stesso tempo in malafede come sono io.
Chi ti legge darà la propria sentenza, se non qui in cuor proprio.
* Che tra l'altro implica un equilibrismo terminologico notevole, visto che per essere in malafede bisogna essere in grado di capire e distinguere il giusto (la tua via della Verità) dall'erroneo, cosa piuttosto difficile da fare se come nel mio caso si hanno fette di prosciutto davanti agli occhi.
PS: non ho più intenzione di rispondere, in questo periodo devo concludere un libro e il tempo è agli sgoccioli. Ovviamente puoi interpretare la mia uscita di scena come vuoi, fare tutte le dietrologie e inventarti tutti i raffinati insulti che vuoi... non me ne può fregar di meno.
E compra il mio libro, quando uscirà, così potrai sputarci sopra
