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Fantascienza
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La fantascienza è un genere di narrativa popolare di successo sviluppatosi nel Novecento, che ha le sue radici nel romanzo scientifico. Dalla letteratura la fantascienza si è presto estesa agli altri mass media, anzitutto il cinema, quindi i fumetti e la televisione.[1]

La fantascienza ha come tema fondamentale l'impatto di una scienza e/o una tecnologia – attuale o immaginaria – sulla società e sull'individuo. I personaggi, oltre che esseri umani, possono essere alieni, robot, cyborg, mostri o mutanti; la storia può essere ambientata nel passato, nel presente o, più frequentemente, nel futuro.[2]

Il termine è usato, in senso più generale, in riferimento a qualsiasi tipo di letteratura di fantasia che includa un fattore scientifico, comprendendo a volte ogni genere di racconto fantastico; un certo grado di plausibilità scientifica rimane tuttavia un requisito essenziale.[3]

L'espressione inglese science fiction fu coniata da Hugo Gernsback nel 1926. Gernsback inizialmente chiamò questo genere di storie scientific fiction.[4] L'espressione poi si contrasse in scientifiction, per ridursi all'attuale science fiction (tra gli anglosassoni è oggi popolare anche l'abbreviazione Sci-Fi). La traduzione italiana fantascienza, attraverso un calco linguistico, è attribuita a Giorgio Monicelli nel 1952.[5]
Indice



La data di nascita della fantascienza viene per convenzione fissata al 5 aprile del 1926, quando uscì negli Stati Uniti la prima rivista di fantascienza, Amazing Stories, diretta da Hugo Gernsback, ma al genere possono essere ascritte numerose opere precedenti, dal Frankenstein di Mary Shelley ai romanzi di Jules Verne e H. G. Wells.
Prima della fantascienza [modifica]
Frontespizio del libro La philosophe sans pretention di Louis Guillaume de La Follie, Parigi, Clousier, 1775

Prima della fantascienza esistevano i resoconti dei viaggiatori. Da qualche parte, lontano da qui, in qualche angolo inesplorato del mondo, esistevano strane culture, fauna e flora esotiche, a volte persino mostri marini.

La fantascienza vera e propria fu resa possibile solo a partire dalla nascita della scienza moderna, in particolare dalle rivoluzioni avvenute nel campo dell'astronomia e della fisica. Fianco a fianco con l'antico genere della letteratura fantastica (oggi chiamata anche fantasy), vi erano notevoli precursori, tra i quali:

    Il romanzo greco Storie vere di Luciano di Samosata, primo resoconto noto di un viaggio sulla Luna, e di incontri con i Seleniti.
    Il trattato La nuova Atlantide (incompiuto) di Bacone, sebbene sia per lo più un trattato filosofico, racconta di una civiltà tecnocratica avveniristica che immagina molte delle nostre invenzioni future.
    I viaggi immaginari sulla Luna del XVII secolo, mostrati per la prima volta nel Somnium di Giovanni Keplero (1634), poi ne L'altro mondo o Gli stati e gli imperi della Luna (L'autre monde ou Les états et empires de la Lune, 1657) di Savinien Cyrano de Bergerac
    Il mondo alternativo scoperto nell'Artico da un giovane nobiluomo nel romanzo di Margaret Cavendish del 1666 The Description of a New World, Called the Blazing-World
    Descrizioni di vita nel futuro, come l'An 2440 di Louis-Sébastien Mercier (1772) o la Storia filosofica dei secoli futuri di Ippolito Nievo del 1860. Tra queste opere vi è il secondo romanzo più venduto del secolo negli Stati Uniti, Guardando indietro, 2000-1887 (Looking Backward) di Edward Bellamy (1888).
    Culture aliene ne I viaggi di Gulliver di Jonathan Swift (1726) e ne Il viaggio sotterraneo di Niels Klim di Ludvig Holberg (1741)
    Elementi di fantascienza nelle storie del XIX secolo di Edgar Allan Poe, Nathaniel Hawthorne e Fitz-James O'Brien. Negli ultimi decenni del secolo, le opere fantascientifiche per adulti e ragazzi erano numerose, malgrado non esistesse ancora il termine "science fiction". Nella poesia romantica, inoltre, le immaginazioni degli scrittori portavano a visioni di altri mondi e di remoti futuri come in Locksley Hall di Alfred Tennyson. Voltaire, d'altra parte, chiamava il suo Micromégas (1752) non un racconto fantastico ma una "storia filosofica" (titolo ripreso poi, non a caso, da Nievo).

Il più rilevante esempio rimane però il romanzo Frankenstein di Mary Shelley, pubblicato per la prima volta nel 1818. Brian Aldiss, nel suo libro Billion Year Spree, sostiene che Frankenstein rappresenta "il primo lavoro seminale al quale l'etichetta di fantascienza può essere logicamente appiccicata". È anche il primo esempio del cliché dello "scienziato pazzo". Un altro romanzo avveniristico di Mary Shelley, L'ultimo uomo (The Last Man), è a sua volta spesso citato come la prima vera storia di fantascienza.
La prima fantascienza [modifica]
Exquisite-kfind.png Per approfondire, vedi la voce Romanzo scientifico.
Tripode alieno illustrato nell'edizione francese del 1906 de La guerra dei mondi di H. G. Wells
Jules Verne, 1856 circa
Una città del futuro illustrata per il romanzo La fin du monde di Camille Flammarion, 1894

La fantascienza in Europa inizia propriamente alla fine del XIX secolo con il romanzo scientifico (scientific romance), di cui un esponente di spicco fu Jules Verne (1828 – 1905), per il quale la scienza era piuttosto sul livello dell'invenzione, come pure le storie di critica sociale orientate alla scienza di H. G. Wells (1866 – 1946).

Wells e Verne non furono privi di concorrenti nello scrivere la prima fantascienza: racconti e romanzi brevi con temi di immaginazione fantastica apparivano nei quotidiani in tutta la fine dell'Ottocento e molti di questi utilizzavano idee scientifiche come espediente per l'immaginazione. Erewhon è un romanzo di Samuel Butler pubblicato nel 1872 sul concetto che le macchine potessero un giorno diventare senzienti e supplenti della razza umana. Malgrado sia più conosciuto per altre opere, sir Arthur Conan Doyle scrisse anch'egli di fantascienza. L'unico libro in cui Charles Dickens si avventurò nel territorio della speculazione scientifica e gli strani misteri della natura è stato il suo romanzo Casa desolata (Bleak house, 1852), nel quale fa morire uno dei personaggi di combustione umana spontanea (dopo avere svolto minuziose ricerche sulla casistica del fenomeno).

Wells e Verne avevano entrambi un bacino di lettori internazionale e influenzarono numerosi scrittori, in particolare in America, dove ben presto nacque della fantascienza autoctona. Molti scrittori britannici inoltre trovavano più lettori nel mercato americano, scrivendo in uno stile americanizzato.

La science-fiction come fenomeno letterario di massa è spesso fatta risalire alla pubblicazione negli Stati Uniti del primo numero di Amazing Stories (Storie sorprendenti), il 5 aprile del 1926. Hugo Gernsback, il fondatore della rivista, nell'editoriale annunciava di voler pubblicare: “… Quel tipo di storie scritte da Jules Verne, H. G. Wells ed Edgar Allan Poe – un affascinante romanzo fantastico, in cui si mescolino fatti scientifici e visioni profetiche… “.[6]

Nel 1921 era invece uscito in Russia il romanzo Noi di Evgenij Ivanovič Zamjatin, che è considerato il precursore di molti successivi romanzi distopici.

Il successivo grande scrittore britannico di fantascienza dopo H. G. Wells fu Olaf Stapledon (1886 – 1950), le cui quattro opere maggiori (Last and First Men, 1930; Odd John, 1935; Star Maker, 1937; Sirius, 1940) introdussero una miriade di idee da quel momento in poi adottate dagli scrittori.

Più tardi, le opere di John Wyndham (1903 – 1969) guadagnarono l'acclamazione del pubblico dei lettori e della critica. Wyndham, che scriveva sotto una quantità di pseudonimi, amava riferirsi alla fantascienza anche con il nome di logical fantasy. Prima della seconda guerra mondiale, Wyndham scriveva quasi esclusivamente per i pulp magazine americani, ma nel dopoguerra divenne noto al grande pubblico, anche al di fuori dell'ambito degli appassionati di science fiction, a partire dal suo romanzo Il giorno dei trifidi (The Day of the Triffids, 1951).

Anni quaranta: l'epoca d'oro


La prima fantascienza aveva una forte base avventurosa ed era caratterizzata dalla "meraviglia" per i progressi della scienza (si era nell'epoca dell'avvento dell'elettricità), ma già dagli anni quaranta cominciò a occuparsi più delle ripercussioni del progresso scientifico che delle ipotetiche conquiste della scienza per sé stesse.

Questi anni sono dominati dalla figura di John W. Campbell, che alla fine del 1937 assunse la direzione della rivista Astounding Stories nella quale ospitò tutti gli autori della cosiddetta Golden Age (Età dell'oro), quali A. E. Van Vogt, Isaac Asimov, Robert A. Heinlein, Clifford D. Simak, Ray Bradbury, Theodore Sturgeon: per quanto l'"epoca d'oro" vera e propria si concluda negli anni cinquanta, questi scrittori sarebbero diventati i "mostri sacri" a cui si sarebbero rifatti tutti i successivi autori, compresi quelli degli anni sessanta, anche solo per contestarli o farne la satira.

Secondo i critici degli anni cinquanta, la caratteristica della fantascienza americana era l'estrapolazione[7], ovvero il riconoscimento, sulla base di alcuni elementi, di una tendenza in atto per proiettarla nei suoi sviluppi futuri, non tanto con lo scopo di prevedere il futuro come farebbe la futurologia, quanto per discutere fenomeni del presente estremizzandoli in un contesto ipotetico. Altri spunti critici[7] mettono invece in luce il (prevalente) riferimento al "sense of wonder" ("la meraviglia"), che fa appello ad un analogo della "volontaria sospensione dell'incredulità" di cui parlava il poeta Coleridge ("Quella volontaria e momentanea sospensione dell'incredulità che costituisce la fede poetica").[8]
Anni cinquanta: tra sociologia e letteratura


Gli anni cinquanta segnano per la fantascienza americana un grosso cambiamento: all'atteggiamento fiducioso e ottimistico nei confronti della scienza, a causa della bomba atomica, si sostituisce un approccio più preoccupato, se non angosciato. La guerra fredda, la società dei consumi, la paura del diverso (sia esso il comunista o il nero, a causa delle lotte per i diritti civili), la società di massa americana dominata da pubblicità e televisione (significativa fu la vittoria alle elezioni del 1952 di Dwight D. Eisenhower su Adlai Stevenson: nonostante Stevenson fosse candidato più colto e brillante, l'apparato pubblicitario scatenato per sostenere Eisenhower lo portò alla vittoria): tutti questi temi diventano centrali in quella che verrà per lungo tempo chiamata "fantascienza sociologica".

Rappresentanti più importanti di questa tendenza sono la coppia Frederik Pohl e Cyril M. Kornbluth, Robert Sheckley, Richard Matheson, Walter M. Miller, jr. nonché la prima produzione di Philip K. Dick.

Ma accanto a questa linea sociologica, che usa la fantascienza come strumento di critica della società americana e dei suoi eccessi, ce n'è un'altra, che s'incarna soprattutto nella figura del grande editor e scrittore Anthony Boucher, che si sforza di incoraggiare una migliore qualità letteraria della narrativa fantascientifica. Suo discepolo è Philip K. Dick, ma a questa tendenza appartengono anche altri scrittori che esplodono in questo decennio, come Fritz Leiber (che insegnava Shakespeare in un college) o Cordwainer Smith (coltissimo discendente di una potente famiglia americana, cresciuto in Cina e imbevuto della cultura di quel paese); si può dire che le esperienze di questi scrittori aprano la strada all'epoca successiva, gli anni sessanta della "New Wave".

Anni sessanta: la New Wave




La rivoluzione nella fantascienza viene portata avanti sui due lati dell'Atlantico: nel Regno Unito c'è il gruppo di scrittori legati alla rivista New Worlds, tra cui spicca James G. Ballard, ma che conta anche altri talenti del calibro di Brian W. Aldiss, John Brunner e Michael Moorcock. Negli Stati Uniti la figura di riferimento è il provocatorio e dissacrante Harlan Ellison, innovativo autore di racconti e curatore di due antologie (intitolate Dangerous Visions e Again, Dangerous Visions) che smuovono le acque con argomenti scottanti quali il sesso, le droghe, il femminismo,[9] il razzismo, il Vietnam, ecc. Nelle antologie di Ellison ci sono nomi importanti della nuova fantascienza americana: Robert Silverberg, Philip José Farmer, Philip K. Dick, Roger Zelazny, Samuel R. Delany, Norman Spinrad, R. A. Lafferty, Joanna Russ, Ursula K. Le Guin, Gene Wolfe, Kate Wilhelm.

La fantascienza della New Wave è evidentemente il prodotto di due tendenze che s'incrociano creando un equilibrio instabile:

    una ricerca letteraria che spinge molti scrittori a rifarsi ai modelli della letteratura modernista e alle avanguardie del postmodernismo, quindi a non scrivere nello stile da best seller (letteratura di consumo) tipico fino a quel momento di molta letteratura fantascientifica (e il migliore rappresentante di questa tendenza è il più sofisticato e letterario tra gli scrittori americani, Thomas Disch);

    una ben precisa volontà di andare a toccare temi tabù che erano stati assenti per anni dalle riviste di fantascienza: non a caso questo è il momento in cui s'inseriscono autori neri, come Delany, o donne, come la Russ o la Le Guin, o dichiaratamente gay, come Thomas Disch e ancora Delany.

Se da un lato la nuova ondata (questo il significato letterale di New Wave) porta finalmente il mondo accademico – non solo negli Stati Uniti – a cominciare ad occuparsi della fantascienza (pur tra resistenze e incomprensioni), prova ne è che in questo periodo nascono le prime riviste accademiche di critica sulla fantascienza, Science-Fiction Studies, Foundation ed Extrapolation,[10][11] dall'altro la sofisticazione letteraria di queste opere porta alla presa di distanza di molti fan che s'accontentavano della fantascienza letterariamente tradizionale degli Asimov e degli Heinlein.

Anni settanta


Il decennio successivo è caratterizzato dalla continuazione dell'attività degli scrittori New Wave: soprattutto Ballard scrive in questo periodo la sua trilogia fondamentale, Crash, Il Condominio (High Rise) e L'isola di cemento (The Concrete Island). Entra in crisi invece Philip K. Dick, tra problemi di droga ed esistenziali, che lo portano a una pausa nella sua produzione fino alla seconda metà del decennio. L'impatto innovativo della New Wave va comunque attenuandosi, e si deve parlare ormai di singoli autori che vanno ciascuno per la propria strada, più che di un collettivo che marcia compatto.

Il grosso fenomeno degli anni settanta è da un lato l'emergere di numerose scrittrici, sempre più interessate ai temi del femminismo e più in generale dell'identità femminile.[9] Tra le figure dominanti spiccano sempre Joanna Russ e Ursula K. Le Guin, ma ad esse si aggiungono altre: Marion Zimmer Bradley, Lois McMaster Bujold, Doris Lessing (autrice che proviene da altre esperienze, ma che negli anni settanta scrive il monumentale ciclo fantascientifico di Canopus in Argos: Archives). A queste va aggiunta una scrittrice di primo piano, Alice Sheldon, che fino al 1977 si era nascosta dietro lo pseudonimo maschile di James Tiptree Jr..

Nel bel mezzo degli anni settanta il cinema di fantascienza segna la svolta con il travolgente successo di Guerre stellari di George Lucas. Questa saga riporta infatti alla space opera degli anni quaranta e contiene forti elementi di sword and sorcery (tanto è stato usato per essa il termine ibrido science fantasy[12] e alcuni commentatori si sono azzardati a dichiarare che si tratta di una fiaba riverniciata di fantascienza). Il successo clamoroso della serie fa presagire un ritorno alla fantascienza di intrattenimento dopo l'ondata "intellettuale" degli anni sessanta e settanta.


Anni ottanta: il Cyberpunk




A dominare la scena nel corso degli anni ottanta è decisamente l'ondata Cyberpunk. Il nuovo spazio da esplorare, dopo quello esterno tra le stelle e quello interiore della psiche, è quello virtuale delle tecnologie informatiche e di telecomunicazione. Si può ben dire che Internet viene profetizzata (anche se già ne esisteva una prima forma pionieristica) nel 1984 dal romanzo più celebrato del Cyberpunk, Neuromante di William Gibson con il suo cyberspazio. Anche il Cyberpunk viene lanciato da un'antologia di racconti, Mirrorshades, curata dall'intraprendente scrittore e giornalista Bruce Sterling.[13]

Sulla scia dell'ondata Cyberpunk si assiste ad un rinnovato interesse accademico per la fantascienza (vista sempre più come un'area confinante con la letteratura postmoderna), all'esplodere dell'immaginario fantascientifico nel nuovo ambito dei videogiochi, ma soprattutto ad un rinnovato interesse da parte del cinema di Hollywood, che comincia a realizzare, complici le nuove tecnologie digitali, film sempre più spettacolari spesso basati, direttamente o indirettamente, sui classici del genere.

L'ondata Cyberpunk tuttavia dura meno della New Wave, soprattutto a causa dell'affievolirsi dell'ispirazione dell'autore più dotato, William Gibson. Altri autori del movimento si affermano in modo più o meno duraturo, come Lucius Shepard, Kim Stanley Robinson, Rudy Rucker, Lewis Shiner. A margine del movimento cyber sta una tra le più interessanti autrici che esordiscono in questi anni, la sofisticata e letteraria Pat Cadigan, mentre ne è del tutto al di fuori l'altra figura di spicco della scrittura al femminile, l'afroamericana Octavia Butler.


Anni novanta


Questo periodo è caratterizzato da una forte ripresa della fantascienza britannica, tanto che alla fine del decennio si parlerà di un vero e proprio British Boom, legato all'attività di nuovi autori quali Iain Banks, Ken MacLeod, Michael John Harrison e infine il più giovane, China Miéville.
Jonathan Lethem

Negli Stati Uniti si assiste invece a un fenomeno di declino delle vendite di tali proporzioni che alcuni scrittori cambiano genere: tra essi vecchi leoni come Thomas M. Disch, che si ricicla brillantemente nell'horror con la sua Minnesota Supernatural Series; Robert Sheckley, che tenta di passare al giallo (come aveva già fatto negli anni sessanta), ma senza grandi risultati; Patricia Anthony, una delle autrici più promettenti, che dalla fantascienza passa al fantasy; Jonathan Lethem, considerato da alcuni l'unico vero erede di Philip K. Dick, che passa alla letteratura mainstream.

Tutto questo avviene proprio nel momento in cui temi, idee, immagini, luoghi, trame della fantascienza compaiono sempre più spesso anche al di fuori del genere, tanto che si parla di un genere avantpop che pesca dalla fantascienza come dal giallo, dal western, dall'horror. Oltre alla prima produzione di Lethem, è buon rappresentante di questa tendenza uno degli scrittori giovani, Matt Ruff.

Anche in Gran Bretagna la ripresa della letteratura fantascientifica si lega a fenomeni d'ibridazione, che fanno parlare di New Weird, o di weird fiction, o slipstream. China Miéville, ad esempio, nei suoi romanzi mescola fantasy, horror, gotico, fantascienza e (in dosi massicce) i giochi di ruolo.


Ancora prima della nascita del termine fantascienza, a partire dagli ultimi anni del XIX secolo appaiono in Italia racconti e romanzi brevi di contenuto fantascientifico nei supplementi domenicali dei quotidiani, nelle riviste letterarie, in collane popolari ed opere antologiche. Gli autori sono tra i protagonisti della letteratura popolare dell'epoca, come Emilio Salgari e Yambo,[14] ma anche note figure della letteratura, tra i quali Massimo Bontempelli, Luigi Capuana, Guido Gozzano, Ercole Luigi Morselli. Già prima di questi vi sono però degli interessanti quanto poco conosciuti esempi, come la Storia filosofica dei secoli futuri di Ippolito Nievo del 1860.


La nascita ufficiale (1952)


L'anno ufficiale di nascita della fantascienza in Italia è considerato generalmente il 1952, con il primo numero della rivista Scienza Fantastica, avventure nello spazio, tempo e dimensione. A questa prima pubblicazione ne seguono altre, generalmente di breve vita, non tutte con storie avventurose in cui non mancano classici elementi come gli alieni dalla carnagione verde, armi a raggi, astronavi ed eroine scollate, in puro stile pulp. La prima rivista a pubblicare racconti di autori italiani è tuttavia Oltre il cielo, diretta dall'ing. Cesare Falessi, che affiancava lavori di science fiction al consueto novero di articoli sull'aviazione e l'astronautica. Poi nel 1957 si affianca alla guida della rivista "Oltre il cielo" l'ingegnere Armando Silvestri che nell'anteguerra, nel 1938, aveva ideato, ma senza successo concreto, la rivista quadrimestrale "Avventure dello spazio" che però non fu mai finanziata dal Ministero dell'Aeronautica.

A testimonianza dell'aderenza del pubblico al canone da poco sviluppatosi oltreoceano, gli scrittori italiani pubblicano i loro racconti sotto pseudonimi rigorosamente anglosassoni: Gianfranco Briatore diventa John Bree; Ugo Malaguti si firma Hugh Maylon; Luigi Naviglio, Louis Navire; Roberta Rambelli è Robert Rambell, al maschile; Carlo Bordoni, Charley B. Drums.

Con Futuro – a cura di Lino Aldani già noto sotto lo pseudonimo di N. L. Janda, Massimo Lo Jacono già conosciuto sotto lo pseudonimo di L. J. Mauritius e Megalos Diekonos, e Giulio Raiola – la science fiction italiana acquista tuttavia un respiro internazionale, che avrà però corta durata (solo otto numeri mensili, fra il maggio-giugno 1963 e il novembre 1964). Ciò non impedì alla rivista di pubblicare un saggio di Juan Rodolfo Wilcock (n. 5) e, per la prima volta in assoluto, un racconto di A. Bioy Casares (n. 6), oltre a interviste esclusive a Elio Vittorini ed Ennio Flaiano.


Il ruolo di Urania


Sempre nel 1952 la casa editrice Mondadori lancia una rivista ed una collana di romanzi, ispirandosi alla musa dell'astronomia: Urania. Primo direttore: Giorgio Monicelli, che conia anche il termine italiano "fantascienza".[5] La rivista chiude dopo appena un anno, mentre i suoi romanzi a cadenza quindicinale riscuotono un grande successo. Negli anni sessanta le copertine sono disegnate da Karel Thole, mentre la direzione della collana viene assunta da Fruttero & Lucentini.

Il ruolo di Urania nella diffusione della lettura fantascientifica tra gli Italiani è rilevante: molti scrittori di fantascienza come Ballard, Dick, Le Guin ed altri furono pubblicati per la prima volta in questi libri dal cerchio rosso in copertina. Negli anni novanta il nuovo direttore Giuseppe Lippi modernizza staff e linee editoriale. Oggi, dopo oltre 50 anni di storia, Urania è ancora in edicola.

La collana ha inoltre istituito un noto premio letterario per autori italiani di fantascienza, che ha l'indubbio merito di aver scoperto e lanciato autori come Luca Masali e Valerio Evangelisti.


La fantascienza online


Con l'eccezione di Urania, oggi la letteratura di fantascienza è praticamente scomparsa dalle edicole italiane, avendo ceduto molto terreno ai generi fantasy e horror. Il ruolo di riviste come Robot (tuttora pubblicata) è stato parzialmente ripreso dalle pubblicazioni sul Web (riviste e fanzine), che raggiungono migliaia di lettori. Le più popolari sono Delos e il Corriere della Fantascienza che sono parte del portale Fantascienza.com e Intercom. Le riviste online raggiungono non soltanto il tradizionale lettore della narrativa di fantascienza, ma coinvolgono anche chi è appassionato a questo genere in altre forme, come cinema, fumetti e soprattutto serie televisive. In questo senso le riviste online contribuiscono in qualche misura ad avvicinare alla letteratura chi non la conosceva, dando un impulso, anche se di proporzioni tutte da verificare, allo sviluppo di nuove generazioni di lettori. Siti web, blog, forum, newsgroup e mailing list inoltre contribuiscono in questa direzione grazie alla creazione di grandi comunità di appassionati e al conseguente scambio di esperienze e di consigli di lettura, allargando quello che prima degli anni novanta era, sebbene in misura molto minore e qualitativamente diversa, il fenomeno del fandom.

La fantascienza cinematografica italiana


Il film di Paolo Heusch La morte viene dallo spazio, del 1958, è spesso indicato come la prima pellicola fantascientifica (non farsesca) del cinema italiano; narra della minaccia al pianeta Terra portata da una pioggia di asteroidi, con precisi riferimenti al cinema americano ed effetti speciali di Mario Bava. Totò nella luna, dello stesso anno, è stato visto come la risposta comica a questo film. In precedenza c'erano stati altri film farseschi: la commedia Mille chilometri al minuto (1939) di Mario Mattoli (uno dei primi voli verso il pianeta Marte, anche se s'interrompe quasi sul nascere) e Baracca e burattini, una commedia musicale del 1954, con la regia di Sergio Corbucci. Di un certa rilevanza per il genere, la tetralogia della stazione spaziale Gamma 1, del 1965, diretta da Antonio Margheriti.


Generi e filoni


Malgrado la fantascienza sia stata un tempo incentrata anzitutto "sulla scienza", all'interno e ai confini di questo tipo di narrativa si è evoluta una grande varietà di generi e sottogeneri, con la commistione sempre più frequente della fantascienza con il fantasy e l'horror, tanto che alcuni autori e critici utilizzano di preferenza l'espressione speculative fiction (narrativa speculativa) per descrivere complessivamente il fenomeno e altri utilizzano il termine slipstream intendendo il fantastico, cioè quella forma letteraria estremamente ampia che utilizza l'immaginario, il surreale e tutto ciò che non è mimetico della realtà, per dare maggior impatto ad un messaggio radicato nella visione politica, ideologica del reale.

Vi possono essere molti modi diversi per tentare di classificare un'opera di fantascienza; non di rado un'opera o un autore utilizzano vari temi contemporaneamente e si possono collocare all'interno di più categorie. Una prima classificazione, puramente convenzionale, viene spesso effettuata tra fantascienza hard o tecnologica (hard science fiction) e fantascienza soft (soft science fiction), dove la prima si occupa con verosimiglianza degli aspetti tecnologici, la seconda rivolge il suo interesse ai temi umanistici e sociologici.

Un genere avventuroso molto popolare è la space opera (in particolare quella militare), a base di astronavi e battaglie spaziali, che ha avuto un notevole influsso anche nella tv e nel cinema, da Star Trek a Guerre stellari. Altre storie di forte presa sul pubblico sono quelle apocalittiche o post apocalittiche, che descrivono in termini drammatici la fine del mondo o della civiltà.

Movimenti che hanno introdotto nuovi fermenti nel panorama fantascientifico sono stati prima la New Wave negli anni sessanta, poi il cyberpunk negli anni ottanta; quest'ultimo ha generato tutta una serie di sotto-filoni fino ai giorni nostri, e ad esso si affianca lo steampunk. Le opere contemporanee di fantapolitica, le utopie e le distopie vengono a loro volta fatte rientrare nel genere fantascientifico, come pure le ucronìe, dove le vicende sono ambientate in una immaginaria linea temporale del passato, una "storia alternativa".


Temi tipici
L'esplorazione dello spazio interplanetario è uno dei temi classici della fantascienza

Vi sono alcuni temi particolarmente sfruttati nelle storie di fantascienza. Anzitutto lo spazio: la sua conquista, l'esplorazione e la sua colonizzazione, il viaggio interstellare (in genere con astronavi più veloci della luce) è stato per lungo tempo uno dei temi più popolari, ed in buona parte rimane tale. Lo spazio tuttavia può essere visto anche come un pericolo per l'umanità, un luogo ignoto e misterioso da cui possono prevenire terribili minacce, come un corpo celeste che minaccia la Terra o una invasione aliena. L'esistenza di forme di vita e di intelligenze extraterrestri (maligne o benigne), assieme alla possibilità di stabilire con esse un primo contatto, sono soggetti ritenuti particolarmente affascinanti dagli autori e dai loro lettori, vista la mole di opere che vi sono state dedicate. Dalla fine degli anni cinquanta, con la nascita dell'ufologia, anche gli UFO sono un elemento molto presente nelle opere popolari. Dagli anni sessanta lo sono anche le facoltà paranormali e la parapsicologia.

Il viaggio nel tempo è un tema classico già a partire dalla fine dell'Ottocento, con La macchina del tempo di H. G. Wells. A propria volta, la teoria sull'esistenza di dimensioni parallele offre innumerevoli spunti narrativi per le più diverse trame. La possibilità ipotetica di creare vita artificiale, presente in miti e leggende e nel Frankenstein, mantiene intatto ed accresce il suo fascino grazie all'interesse sviluppato per l'intelligenza artificiale e con la creazione di robot, cyborg e androidi ad imitazione dell'essere umano. Questo tema è spesso legato a quello della ribellione della macchina. Verso la fine del Novecento, dopo la rivoluzione informatica, tra gli ambienti da esplorare si è aggiunta la realtà virtuale e in particolare il cyberspazio. La trascendenza dalla condizione umana, così spesso trattata a livello filosofico e religioso, è divenuta a sua volta un tema fantascientifico, soprattutto in relazione alle modificazioni della genetica, come le mutazioni o la clonazione, e alle biotecnologie in generale.


Cinema di fantascienza


Benché il cinema di fantascienza venga spesso riconosciuto come genere autonomo solo a partire dagli anni cinquanta, l'elemento del fantastico era ben presente fin dagli esordi della settima arte. Il neonato cinema viene scoperto infatti come un mezzo che permette di portare sullo schermo non solo la realtà quotidiana, ma anche per visualizzare i sogni, le fantasie dell'essere umano, in modo da suscitare stupore e meraviglia nello spettatore. Tra i primissimi esempi Viaggio nella Luna[15] del 1902 di Georges Méliès, seguito a breve distanza da Viaggio attraverso l'impossibile. Lo stesso Méliès è anche l'inventore dei primi effetti speciali.

Per circa mezzo secolo sarebbero quindi uscite una serie di opere che verranno definite solo a posteriori come fantascienza, ma sono più che altro appartenenti al genere avventuroso di ambientazione esotica, venato di fantastico e condito di dettagli pseudoscientifici. Fanno eccezione poche pellicole, a cominciare dal celeberrimo Metropolis (1927), di Fritz Lang o La vita futura di William Cameron Menzies del 1936. Queste opere forniranno ispirazione per le produzioni successive, quali Aelita (primo kolossal sovietico), King Kong, Frankenstein, Il cervello mostro, La maschera di Fu Manchu, L'isola delle anime perdute, per citarne alcuni tra i più noti e suggestivi.

Il cinema di fantascienza ha esplorato una grande varietà di soggetti e temi, molti dei quali non potrebbero essere facilmente rappresentati in alcun altro genere. Questi film sono stati utilizzati, oltre che per intrattenere lo spettatore, per esplorare delicati temi sociali e politici. Attualmente le produzioni fantascientifiche puntano molto sull'azione e sono in prima linea riguardo all'uso degli effetti speciali. La platea si è abituata alla rappresentazione di realistiche forme di vita aliene, spettacolari battaglie spaziali, armi ad energia, viaggi più veloci della luce e paesaggi di lontani mondi.
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