Vapore italico - Steampunk

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Polissena

Vapore italico - Steampunk

Messaggio da leggere da Polissena »

seguendo il consiglio di Yimilian... (Nucleo, è tutta colpa sua!) qui posto il racconto che ho inviato al concorso Steampunk "Vapore italico".
fatemi sapere cosa ne pensate e  mettete i vostri così almeno, non  dovessimo passare ci consoliamo tra noi!  :tongue3:

Il volo degli Arcangeli
La stanza, totalmente interrata era poco più grande di sessanta metri quadrati, metà dei quali occupati dalla grande caldaia centrale. Un mostro meccanico costruito neanche dieci anni prima, senza del quale ormai, la vita non era neanche più pensabile.
Lo spazio d’azione era poco, ulteriormente limitato dal calore sprigionato dalla macchina, la cui bocca spalancata direttamente sull’inferno, bruciava decine di quintali di materiale al giorno. La combustione era costante, e i quintali di carbone venivano alternati a qualunque cosa bruciasse, immondizia, avanzi, animali morti e salme.
Da sei anni Lorenzo si occupava di tenere lo spazio davanti alla caldaia sgombro e pulito, si assicurava che l’intricato dedalo di ingranaggi fosse sempre oliato ed efficiente e spalava carbone.
Il suo era un lavoro infame, un lavoro che nessuno avrebbe voluto fare.
Lavorare davanti alla fornace quando si è completamente sporchi di olio infiammabile è rischioso e la maggior parte dei decessi infatti, avvenivano proprio per combustione.
Lui per primo aveva provato i morsi della fiamma sulla sua pelle e un’estesa cicatrice dal lato destro della schiena al collo, glielo ricordava dallo specchio ogni mattina.
Al centro di Roma però, tutti volevano le case riscaldate, l’acqua corrente e gli elevatori funzionati, la caldaia quindi non poteva mai essere spenta.
La giornata di un addetto alle caldaie iniziava presto e finiva tardi, turni estenuanti con il costante rischio, oltre al fuoco stesso, di venire schiacciati da un crollo al magazzino del carbone. Ovviamente questo era un tipo di lavoro che non si sceglie.
Lorenzo come molti altri era stato comprato parecchi anni prima.
Era il primogenito di un ricco industriale, ma, in concomitanza con i suoi sedici anni, il fallimento del padre lo aveva posto come oggetto sequestrabile. Suo padre si era ucciso a seguito del terribile fallimento che aveva ridotto sul lastrico la sua famiglia. I suoi creditori, andavano risarciti, con i beni della famiglia e con il lavoro ma giacché il vecchio non sopravvisse all’umiliazione, toccò a Lorenzo prendere il suo posto come schiavo, finché il debito non fosse saldato.
La rivoluzione industriale sembrava avere portato benessere all’intera penisola, ma fu soltanto un fuoco di paglia, in pochi anni il divario tra le classi si era accentuato a livelli esponenziali.
L’avvento delle macchine idrauliche aveva dimezzato la richiesta di mano d’opera e il tempo di lavoro, triplicando i profitti dell’alta borghesia. La fame e la disperazione avevano aumentato la delinquenza e i provvedimenti si erano di conseguenza fatti più aspri, nel tentativo di arginarla.
Nel 1899 Roma era divenuta una città dalla nobiltà annoiata, dall’alta borghesia dominante e dalla popolazione affamata.
Un posto fumoso e sovraffollato dove era possibile comprare, letteralmente, le persone.
Dove anzi, non erano neanche considerate tra le merci più preziose.

Non c’era distinzione tra il giorno e la notte per chi, come Lorenzo, viveva nel sottosuolo. Il tempo era semplicemente scandito dai turni di lavoro e di riposo.
Si era alzato presto quella mattina, prima del solito comunque, il vecchio orologio con gli ingranaggi a vista, a fianco alla sua branda segnava le quattro, probabilmente di mattina.
Da qualche settimana aveva perso il senso del tempo; da quando non era più potuto uscire all’aperto la notte ed il giorno si erano confusi.
Schiacciò ancora assonnato, il ricciolo in ottone sopra l’orologio per farlo smettere di trillare, poi iniziò a radersi la testa.
Il rasoio non era dei migliori ma aveva ancora un buon filo.
Lorenzo sapeva che la sua testa doveva essere perfettamente rasata se non voleva correre il rischio di bruciare, erano stati proprio i suoi capelli lunghi nemmeno tre anni prima a prendere fuoco.
Il capo turno li aveva obbligati a parecchie ore in più, era Natale e la richiesta di energia si duplicava in quel periodo.
Era stanco e si era distratto, mentre vuotava il carrello del carbone ed è scivolato su alcune braci che sfrigolavano sul pavimento. I suoi capelli avevano preso fuoco in una scarna manciata di secondi e i suoi vestiti sporchi d’olio avevano fatto il resto.
Gli ci vollero quasi tre mesi per poter tornare a muoversi in maniera corretta e a lavorare.
Sciacquò distrattamente il rasoio nel bacile di ceramica, sbeccato da un lato, e con la stessa acqua si lavò il capo perfettamente liscio.
Il dormitorio era ricavato da una grande stanza dalle pareti alte e annerite dalle lampade ad olio, soltanto ad una decina di metri dalla stanza del carbone; quindi passò prima di là, per caricare uno dei carrelli e dirigersi alla caldaia.
-Ci sono parecchi cadaveri da arrostire, lascia stare il carbone e aiutami.
Il vecchio galeotto, suo compagno di turno, sollevò per i piedi il primo dei corpi avvolto in grezza tela grigia.
I cadaveri, così come l’immondizia o gli animali morti che vengono bruciati costantemente, avevano incrementato la potenza delle macchine e ne avevano diminuiti i consumi. Da una decina d’anni la Chiesa aveva, non solo permesso, ma addirittura incoraggiato la cremazione. I cimiteri, quindi, erano divenuti dei lussuosi giardini, fruibili unicamente da una selezionata cerchia di possidenti.
Obbedì velocemente, sollevò il collo della maglia annerita dal carbone sopra al naso poi prese la parte della testa del primo dei corpi.

Il fischio della pausa li colse quasi impreparati, avevano accatastato corpi tutta la mattina, la sera prima dovevano esserci state delle esecuzioni.
Prima che il lungo sibilo terminasse, Lorenzo lasciò cadere i piedi del corpo che stava spostando e si diresse nel punto più lontano dalla bocca della caldaia. Comunque caldo, comunque asfissiante, ma almeno non pericoloso.
Seduti nello stesso angolo altri due uomini stavano aspettando il pasto.
Accompagnato da un sibilo lungo e atono il montacarichi cigolò fino al loro livello. Il più anziano dei tre spostata l’inferriata che lo bloccava, girò due volta la serratura, estraendo le tre scodelle.
-Che vuoi mangiare Lorenzo? Merda, merda in brodo o merda fritta?-
-Non saprei che scegliere, fai tu!
L’uomo afferrò una delle tre scodelle in metallo smaltato, qualche goccia del denso contenuto gli scivolò sulle uniche due dita della mano.
Le avvicinò al naso, male imitando un intenditore di vini. –Ottima scelta ragazzo!
Le loro magre risate furono interrotte dal clangore dell’inferriata che portava al piano stradale spalancata.
Da dietro una parete di fumo grigio, tre figure umane andavano definendosi.
L’uomo grasso sulla destra era il capo turno, inutilmente bardato da lavoro, anche se non aveva mai sfiorato una pala, quello a sinistra giocherellava con un frustino di cuoio. Lui era quello pericoloso, il suo caporale.
Un uomo frustrato e violento, era finito a lavorare in quel posto dimenticato da Dio, dopo aver speso una fortuna nel gioco d’azzardo e il più delle volte sfogava con gli “schiavi” le sue frustrazioni.
In un gesto divertito e crudele si portò il frustino alle labbra, poi con lo stesso indicò Lorenzo sorridendogli.
Istintivamente gli atri due uomini abbassarono lo sguardo mentre Lorenzo, in un gesto meccanico, si ritrovò a succhiarsi il labbro inferiore.
Labbro che il caporale gli aveva spaccato nemmeno due giorni prima, in un eccesso di zelo.
La figura centrale era l’anomalia.
Più bassa degli altri due, il volto coperto da una maschera antigas nera e oro, di quelle che possono permettersi soltanto i nobili, il lungo impermeabile color sabbia bordato di piume scure e lucenti, sembrava quasi brillare, sullo sfondo piatto del vapore dell’elevatore.
Doveva essere qualcuno di importante perché gli altri due erano ossequiosi quasi alla nausea.
Il capo turno con ostentato servilismo prese tra le sue, la mano avvolta in pesanti guanti di pelle nera, del terzo personaggio per aiutarlo a scendere i tre scalini dell’elevatore.
Una o due piume dell’impermeabile rimasero incastrate tra i riccioli di metallo annerito del corrimano.
-In piedi pezzenti!- Lo scudiscio del caporale sibilò fendendo l’aria e schioccando contro la parete metallica, con un suono acuto.
I tre scattarono in piedi, mentre una seconda scudisciata sfiorò di qualche millimetro il braccio di Lorenzo.
Il terzo individuo sollevò una mano bloccando il caporale.
Gli occhi dello strano ospite erano nascosti da una visiera oscurata, da sotto il casco in pelle e piume spuntavano lucidi, lunghi capelli castani.
Passò in rassegna i tre prigionieri, fermandosi per qualche istante davanti al primo uomo del gruppo, lo squadrò per meno di un secondo, poi passò a Lorenzo.
Lo guardò da capo a piedi, fece un passo indietro continuando ad osservarlo, inclinò appena la testa da un lato, come se stesse ammirando un’opera d’arte bizzarra.
Gli prese le mani e le guardò con minuzia.
Lorenzo lo lasciava fare, era uno schiavo, era stato sottoposto a questo genere di ispezione decine di volte; lo assecondò anzi, alzando le braccia e voltandosi di spalle quando il probabile acquirente mostrò interesse per la sua cicatrice.
Il fischio della fine pausa sibilò nella stanza metallica, il caporale bloccò i tre uomini che si stavano muovendo per tornare al lavoro, con uno sguardo.
Lo strano ospite ammiccò verso il caporale e con un gesto deciso della destra indicò la bocca di Lorenzo.
Nella foga di eseguire l’ordine e di fare bella figura, l’uomo scattò in avanti e con la parte rigida dello scudiscio bloccò la gola del ragazzo schiacciandolo contro la parete bollente, poi con la destra gli sollevò il labbro superiore, scoprendo i denti.
Un rivolo di sangue denso scivolò dalla ferita riaperta, imbrattando i guanti del caporale.
Lo sconosciuto poggiò una mano sul braccio del caporale, tentando di fermarlo, poi annuì al capoturno.
-Vai a lavarti il viso Lorenzo, sei stato venduto.

Erano settimane che Lorenzo non usciva dai sotterranei. La pesante porta in ferro aveva cigolato per l’ultima volta alle sue spalle.
Il fresco della sera era piacevole e rinfrancante, nonostante l’umidità, nonostante l’appiccicosa sensazione che i fumi e i vapori lasciavano sulla pelle, uscire all’aperto era comunque una consolazione.
Nella stradina di ciottoli della Suburra, una grossa automobile a vapore aspettava sbuffando. Le grandi ruote cromate coperte di fuliggine e rugiada.
La persona che lo aveva appena comprato gli poggiò delicatamente una mano sulla schiena e lo invitò a salire, in un concerto metallico il meccanismo scattò, abbassando la scaletta retrattile.
Erano anni che non saliva su una vettura del genere, lussuosa e calda, i morbidi sedili in velluto rosso porpora sembravano accarezzarlo. Dimentico della sua condizione di reietto si lasciò sprofondare nei cuscini.
L’automobile aveva i vetri oscurati, probabilmente ermetici, perché una volta chiuse le portiere il nuovo proprietario di Lorenzo si tolse visiera e mascherina.
Una donna giovane e bellissima fiorì sotto gli indumenti maschili, si ravvivò i capelli e prese una sigaretta dal taschino, la accese poi né offrì una a Lorenzo.
Lui rifiutò gentilmente con un gesto del capo e abbassò lo sguardo.
Fuori si intravedevano le mura ingrigite del Colosseo.
-Sono Flaminia e non devi essere servile con me, non voglio uno schiavo, io voglio un Arcangelo.
Da una quindicina d’anni gli spettacoli degli Arcangeli sono divenuti il primo interesse dei cittadini romani paganti. Il Colosseo era stato riabilitato alla sua antica funzione, re Umberto l’aveva ceduto per una cospicua somma ad un gruppo di imprenditori. Questi hanno murato gli archi, per evitare che i fumi scuri e i vapori vi entrino, hanno attrezzato spalti e gradinate per garantire una visione panoramica, poi hanno cominciato ad allenare gli Arcangeli.
Da alcuni bozzetti di Leonardo sono state sviluppate delle piccole macchine volanti, un’imbracatura di fibre vegetali e cuoio consente di indossarle. Dallo strano zaino di ottone e balsa si dipanano due gigantesche ali.
Leggere ma potenti, sono azionate da una minuscola caldaia idraulica, costantemente alimentata da una sorta di cordone ombelicale, un tubo flessibile attaccato ad una caldaia base.
Questi Arcangeli meccanici, possono volare fino a quaranta metri, planare e compiere diverse evoluzioni e soprattutto possono combattere.
Gli scommettitori si sono subito appassionati a questo sport cruento ormai da alcuni anni, anche oggi il Teatro Colosseo offre due spettacoli a sera e quattro nei giorni festivi, registrando comunque sempre il tutto esaurito.

...
Ultima modifica di Polissena il 29/11/2010, 16:18, modificato 1 volta in totale.
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Re: Vapore italico - Steampunk

Messaggio da leggere da Ymillian »

Dix non sarà contento a doversi leggere il racconto in viola su sfondo nero, no no, non sarà proprio contento, parola mia... :icon_biggrin:

Ora son di fretta, lo leggo domani e critico :evil5:

Eh... vorrai dire che è merito mio! ;)
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Polissena

Re: Vapore italico - Steampunk

Messaggio da leggere da Polissena »

cavolo, non avevo pensato a Dix... ok se sono capace (dubito) lo sistemo... solo per lui!  :angel4: ikl che vorrà dire che se non lo legge lo depello!  :tongue3:
Polissena

Re: Vapore italico - Steampunk

Messaggio da leggere da Polissena »

Dix, poi di che non ti voglio bene... e che Ymilian non ti pensa, sopratutto!
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Re: Vapore italico - Steampunk

Messaggio da leggere da Massimo Baglione »

Io Polissena ho smesso proprio di leggerla quando scrive in viola... gnè gnè gnèèè
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Re: Vapore italico - Steampunk

Messaggio da leggere da Polissena »

emm.. quindi non hai mai letto nulla di quello che ho scritto?  :laughing6:
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Re: Vapore italico - Steampunk

Messaggio da leggere da Ymillian »

Okay, inizio a leggere. :icon_study:

Allora...

  • La seconda frase è bella, ma "senza del quale" non si usa. Sostituisci con "senza il quale", o modifica la fine della frase.
  • Le virgole di tutto il racconto sono decisamente da rivedere. Io sono uno di quelli che usa virgole a iosa, ma se provi a leggere il racconto a voce alta ti accorgerai di quante devi levarne, o spostare.
  • Alcune frasi le modificherei leggermente, ma credo sia questione di gusto personale, quindi... In ogni caso hai un modo di scrivere molto ricco ed espressivo. Molto bello. :icon_thumleft:
  • Non mi pare di aver beccato refusi.
  • Il racconto è coinvolgente, cosa rara per un testo così scarno di dialoghi diretti. L'atmosfera è inquietante e affascinante, l'ambientazione interessantissima... Roma steampunk ha davvero qualcosa di speciale! :icon_thumleft:
  • Ultimo appunto. L'opera da l'impressione di essere incompleta. Cioè, a mio avviso proprio lo è, che tu te ne accorga o no. :-) Hai portato il lettore, attraverso accentuate e ben curate descrizioni povere di dialoghi, in un ambiente surreale e intrigante, facendolo entrare nella vita di un ragazzo di cui si sa poco e si vuole sapere quindi molto... per poi lasciarlo così, immobile nel tempo, e lasciando il lettore pieno di domande. Complimenti per il testo, mi ha coinvolto e mi spingerebbe, curioso, a leggere il continuo. Ma il continuo non esiste. :icon_scratch: Ottima intro quindi per una storia più lunga che lasciata così, a parere mio, non ha però né infamia né lode.

Scusa per la schiettezza, spero di esserti stato utile Polident! ;)
Ultima modifica di Ymillian il 27/11/2010, 11:39, modificato 1 volta in totale.
La fantasia vuole sempre uscire fuori dalle mani

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Polissena

Re: Vapore italico - Steampunk

Messaggio da leggere da Polissena »

emm... il continuo esiste ma non l'ho messo!
ho girato un pò per il forum e pare che non sia d'uopo inserire tutto il racconto, che è sulle quindici cartelle!
le virgole ahimè, lo so, sono un  mio grande problema. Nell'unico romanzo che ho pubblicato il correttore di bozze mi ha rincorsa con le matite rosse e blu! :icon_tongue:
se vuoi sapere il resto te lo invio per e mail! ;)
grazie di averlo letto e grazie sopratutto per i consigli, sono preziosi!  :love2:
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Giacomo Scotti
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Re: Vapore italico - Steampunk

Messaggio da leggere da Giacomo Scotti »

Apri la cassellina delle opzioni aggiuntive e allega il file di testo così siamo più comodi tutti :icon_thumleft:
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Polissena

Re: Vapore italico - Steampunk

Messaggio da leggere da Polissena »

ma quante ne fa questo forum!!
che bello, l'ho appena aggiunta, ho inserito tutto il racconto quindi chiaramente saltate la parte che avete già letto!  :love2:
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carlo
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Re: Vapore italico - Steampunk

Messaggio da leggere da carlo »

grande giacomo...... ottimo suggirmento, e bravo ymil per i consigli, in effetti questa sezione può esser molto utile.
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