Risorse naturali: Il legno

[Suz G.]

Risorse naturali: Il legno

Ho raccolto dei rametti simili ai tubuli in cui si articola il corpo dell'alieno atterrato nel mio cortile, e ho costruito un modello che lo raffigura.
Nella navetta spaziale l'alieno è immobile, come sempre. Gli avvicino il modello. I suoi arti superiori lo afferrano e trattengono in un abbraccio. Sono sorpresa e commossa.
Il giorno dopo la navetta non c'è più. Sul terreno c'è un ciondolo di metallo, in cui riconosco, schematica ma inconfondibile, una figura umana.

[Massimo Baglione]

Dire tanto senza dirlo direttamente. Questo raccontino potrebbe essere usato come campione per spiegare ciò che serve per essere ottimi scrittori di testi fantascientifici brevissimi.
Complimenti!

[daniele missiroli]

Un capolavoro in soli 474 caratteri, complimenti.

Un suggerimento:
Il giorno dopo la navetta non c'è più. Sul terreno c'è un ciondolo di metallo
Il giorno dopo la navetta non c'è più. Sul terreno trovo un ciondolo di metallo

[Naoise]

La struttura è perfetta per un micro-racconto:
Primo movimento: la costruzione del modello, gesto umano, artigianale, affettuoso.
Secondo movimento: la risposta dell’alieno, inattesa ma piena di senso — l’abbraccio come riconoscimento.
Terzo movimento: la sparizione e il dono, ribaltamento finale che suggella la reciprocità.

C’è una poesia silenziosa nel modo in cui il “legno”, materia naturale e terrestre, diventa mezzo di contatto con l’ignoto.
E il finale con il ciondolo è una perfetta eco inversa: l’alieno restituisce l’immagine umana come gesto di memoria o gratitudine.

Un testo minimalista ma denso, emotivo senza sentimentalismo, simbolicamente compiuto — un piccolo gioiello di equilibrio e suggestione.

[Felice]

Ho raccolto dei rametti simili ai tubuli in cui si articola il corpo dell'alieno atterrato nel mio cortile, e ho costruito un modello che lo raffigura.

Dopo rametti serve una virgola.

I suoi arti superiori lo afferrano e trattengono in un abbraccio. Sono sorpresa e commossa.
Il giorno dopo la navetta non c'è più.

Terrei sempre il passato prossimo, perché, così come è, non riesci a rendere correttamente il salto temporale tra i due eventi.

L'idea mi piace molto, ma credo serva rivedere un po' la forma.