Il NASF infinito - Gaetano Police
Inviato: 21/02/2016, 12:35
Domenico aveva fame.
I liberatori erano lì, distribuivano pane vero, bianco, profumato che per un ragazzo di quindici anni, durante la maledetta seconda guerra mondiale, rappresentava una specie di prelibatezza, un pranzo da chef stellato, si direbbe oggi.
I militari parlano tra di loro un linguaggio nuovo, nervoso. Quei corpi enormi, d’ebano, e lui magro, filiforme, le guance scavate e gli occhi vispi di chi campa per strada e ha imparato la lezione ben presto. Sbuca dal nascondiglio, afferra una pagnotta, un altro pezzo cade di mano e questo è male. Scappa. Il soldato alleato, il liberatore, imbraccia un Thompson e spara qualche raffica. Scheggia il muretto dietro cui si è riparato Domenico, con la pagnotta bianca stretta sul petto e la voglia di tornare indietro a riprendersi il pezzo caduto, suo di diritto per essere sopravvissuto a questa guerra stupida quanto tutti i conflitti.
I liberatori erano lì, distribuivano pane vero, bianco, profumato che per un ragazzo di quindici anni, durante la maledetta seconda guerra mondiale, rappresentava una specie di prelibatezza, un pranzo da chef stellato, si direbbe oggi.
I militari parlano tra di loro un linguaggio nuovo, nervoso. Quei corpi enormi, d’ebano, e lui magro, filiforme, le guance scavate e gli occhi vispi di chi campa per strada e ha imparato la lezione ben presto. Sbuca dal nascondiglio, afferra una pagnotta, un altro pezzo cade di mano e questo è male. Scappa. Il soldato alleato, il liberatore, imbraccia un Thompson e spara qualche raffica. Scheggia il muretto dietro cui si è riparato Domenico, con la pagnotta bianca stretta sul petto e la voglia di tornare indietro a riprendersi il pezzo caduto, suo di diritto per essere sopravvissuto a questa guerra stupida quanto tutti i conflitti.