Distopia

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carlo
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Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
«La guerra è pace, la libertà è schiavitù, l'ignoranza è forza»
(1984 - George Orwell)

Per distopìa (o antiutopìa, pseudo-utopìa, cacotopìa o utopìa negativa) si intende una società indesiderabile sotto tutti i punti di vista. Il termine è stato coniato come opposto di utopìa ed è soprattutto utilizzato in riferimento ad una società fittizia (spesso ambientata in un futuro prossimo) dove le tendenze sociali sono portate ad estremismi apocalittici.

Secondo l'Oxford English Dictionary, il termine fu coniato alla fine del XIX secolo dal filosofo John Stuart Mill, che si serviva allo stesso tempo anche di un sinonimo creato da Bentham: cacotopìa. Entrambe le parole si basano sul termine utopìa, inteso come il luogo dove tutto è come dovrebbe essere. Distopìa è quindi l'esatto opposto, cioè un luogo del tutto spiacevole ed indesiderabile. Spesso la differenza tra utopìa e distopìa dipende dal punto di vista dell'autore dell'opera. I testi distòpici appaiono come opere di avvertimento, o satire, che mostrano le tendenze attuali estrapolate sino a conclusioni apocalittiche. La differenza con l'utopìa sta quindi nel fatto che la distopìa si basa su una società attuale, spostando però l'interesse su un'epoca e un luogo distanti o successivi ad una discontinuità storica, come nelle opere fantascientifiche di H.G. Wells.

Nella letteratura, un numero considerevole di storie di fantascienza, ambientate in un futuro prossimo ed appartenenti al genere cyberpunk, usa le regole della distopìa per delineare mondi dominati dalle corporazioni high-tech in cui i governi nazionali stanno diventando sempre più irrilevanti. È dunque il genere della fantascienza post apocalittica quello che più caratterizza la narrativa distòpica.



Caratteristiche del genere
Alcune caratteristiche sono comuni alla maggior parte dei romanzi distopici del Novecento:

È presente una società gerarchica, in cui le divisioni fra le classi sociali (o caste) sono rigide e insormontabili
La propaganda del regime e i sistemi educativi costringono la popolazione all’adorazione dello stato e del suo governo, convincendola che il proprio stile di vita è l’unico (o il migliore) possibile
Il dissenso e l’individualità sono visti come valori negativi, in opposizione al conformismo dominante
Lo Stato è spesso rappresentato da un leader carismatico adorato dalla gente e caratterizzato da un culto della personalità
Il mondo al di fuori dello Stato è visto con paura e ribrezzo
Il sistema penale comprende spesso la tortura fisica o psicologica
Agenzie governative sono impegnate nella sorveglianza continua dei cittadini
Il legame con il mondo naturale non appartiene più alla vita quotidiana.


Distopìe famose
(in ordine alfabetico)

1984, romanzo di George Orwell, da cui sono stati tratti due film nel 1956 e nel 1984, una serie televisiva e un adattamento radiofonico
Abissi d'acciaio, romanzo di Isaac Asimov del 1953
Die Andere Seite (1909) di Alfred Kubin, romanzo che descrive l'utopìa della libertà totale, che scaturisce nella perversione e nell'autodistruzione
Anthem, romanzo di Ayn Rand
Angelwings and Finerthings di Paul M. Jessup
Arancia meccanica (Clockwork Orange), romanzo di Anthony Burgess, da cui è tratto l'omonimo film di Stanley Kubrick
Battle Royale (Batoru rowaiaru), film del 2000 di Kinji Fukasaku
Blake's 7, serie televisiva britannica degli anni '70-80.
Blocchi, romanzo di Ferdinand Bordewijk del 1931
Brazil, l'incubo notturno descritto nel film di Terry Gilliam (1985)
Il cacciatore di androidi (Do androids dream of electric sheep?) (da cui è tratto il film Blade Runner) e il mondo di Tempo fuori luogo (Time out of Joint), romanzi di Philip K. Dick
Candido, romanzo di Voltaire
Codice 4GH (The Shockwave Rider) e Il gregge alza la testa (The Sheep Look Up), romanzi di John Brunner
Conan il ragazzo del futuro, anime tratto dal romanzo The incredible tide di Alexander Key in cui viene immaginata la distopia Industria.
The Domination di S. M. Stirling
Equilibrium, film di Kurt Wimmer (ispirato a varie opere tra cui 1984 e Fahrenheit 451)
L'esercito delle 12 scimmie (Twelve monkeys), film di Terry Gilliam
Fahrenheit 451, romanzo di Ray Bradbury, da cui è tratto un omonimo film del 1966
Il figlio dell'uomo di P.D. James
Flatlandia di Edwin Abbott
A Friend of the Earth (2000) di T. C. Boyle
La fuga di Logan (Logan's Run), un racconto di William F. Nolan e George Clayton Johnson, da cui è tratto un omonimo film e una serie tv omonima
Gattaca - La porta dell'universo, film del 1997 scritto e diretto da Andrew Niccol
The Giver di Lois Lowry
Half-Life 2, videogioco sviluppato da Valve Software
The Handmaid's Tale e Oryx and Crake di Margaret Atwood
Harrison Bergeron, romanzo di Kurt Vonnegut (da cui è stato tratto anche un film tv omonimo)
The incredible tide, romanzo di Alexander Key da cui è stato tratto l'anime Conan il ragazzo del futuro
Level 7, un racconto di Mordecai Roshwald
Make Room! Make Room! romanzo di Harry Harrison
Matrix, trilogia di film dei fratelli Wachowski, completata dai cortometraggi animati di Animatrix e dal videogioco Enter the Matrix
Metropolis, film di Fritz Lang
Il mondo nuovo (Brave new world), romanzo di Aldous Huxley
Neue Slowenische Kunst, arti politiche collettive dalla Slovenia
Neuromante e altri racconti di William Gibson (come quasi tutto il genere cyberpunk)
Noi, romanzo di Evgenij Zamjatin del 1922
Il pianeta delle scimmie (La planète des singes), romanzo di Pierre Boulle, di cui sono stati tratti un omonimo film del 1968 di Franklin J. Schaffner e un successivo remake del 2001 di Tim Burton, nonché una serie per la tv
Piano meccanico (Player Piano), primo romanzo (1952) di Kurt Vonnegut
Rollerball, film del 1975 di Norman Jewison
Sexmission (Seksmisja), film polacco di Juliusz Machulski, che descrive uno stato femminista senza nessun uomo
Il signore delle mosche (The Lord of the Flies), romanzo di William Golding
Il sole nudo (The Naked Sun) romanzo di Isaac Asimov
La svastica sul sole (The Man in the High Castle), romanzo di Philip K. Dick
This Perfect Day (1970) di Ira Levin
L'uomo che fuggì dal futuro (THX 1138), primo lungometraggio diretto dal regista George Lucas
L'uomo in fuga (The Running Man) romanzo di Richard Bachman (pseudonimo di Stephen King) e film L'implacabile di Paul Micheal Glaser
V for Vendetta fumetto di Alan Moore e David Lloyd da cui è stato tratto il film V per Vendetta (2005)
Il vento dal nulla (The Wind That Came From Nowhere) di J. G. Ballard
Zardoz, film (1973) di John Boorman
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dixit
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Messaggio da leggere da dixit »

Curioso come ci sia sempre una sezione preferenziale che la maggioranza degli autori scelgono all'interno di NASF.
Nel primo erano i robot, nel secondo la distopia. Io mi ci ritrovo in entrambe...
A cosa è dovuto? Per la distopia posso pensare al decadentismo che influisce nell'animo e nella cultura degli autori.
In nasf 3 servirebbe forse un equilibrio? Come organizzare le tematiche? Forse bisognerebbe ridurle a 2? o magari aumentarle a 4 o 5?
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Massimo Baglione
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O forse impedirti di partecipare in futuro! :laughing3:

Vedremo...
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dixit
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disgust :cussing: :brave:
era meglio se stavo zitto...
:homework:
BenderEsoterico
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Credo che la distopia sia un modo per esorcizzare la paura per il futuro.
Insomma, "Non può piovere per sempre" :D
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Massimo Baglione
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ehehe Dixit :-)

Per rispondere seriamente direi che la distopia è forse il genere più facile da immaginare, e quindi da scrivere.
Di occasioni per pensare a un futuro peggiore del presente ce ne capitano ogni giorno, basti pensare al nucleare o ai virus.
Posso anche pensare che l'utopia, invece, è talmente facile da immaginare che in pochi perdono tempo a scriverci sopra, oppure è più difficile renderla credibile... chissà.
L'ucronia credo sia la più difficile, perché probabilmente richiede nozioni storiche approfondite per non scrivere scemenze. Io con la storia ci ho sempre fatto a cazzotti ;-)
Per gli argomenti di NASF1 credo sia stata una casualità se ha dominato la sezione Robot.
Molti autori avevano inviato più opere e abbiamo semplicemente scelto le migliori. Non credo che sarebbe stata una mossa fortunata scegliere un racconto per nuovi viaggi a scapito di uno migliore in nuovi robot solo per bilanciarne il numero.

Probabilmente ha ragione anche Bender, cioè la distopia può essere un modo per esorcizzare il futuro, anche perché di questo passo si prospetta piuttosto dissestato.
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dixit
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Messaggio da leggere da dixit »

Mmm mi sa che hai ragione. Più che una questione di facile o difficile, sono gusti ed idee.
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Messaggio da leggere da Sphinx »

Anch'io sono convinto che spesso sia più facile scrivere Distopie.

In questo momento, anche se sono un po' bloccato a dire il vero, sto scrivendo un romanzo che si basa sull'Ucronia, ed infatti mi sono dovuto documentare su certi argomenti essenziali per scriverlo.
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Massimo Baglione
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In bocca al lupo allora :-)
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Crepi!
Moia!
Stianti! :D
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Anch'io sono sempre stato convinto che le distopie siano sempre più facili da scrivere (io ho scritto per le distopie, infatti).
Secondo me il problema è che un'utopia per essere utopia deve essere perfetta, ma se è perfetta non ci può succedere niente di drammatico che possa dare il via a un racconto e allora si fa un mucchio di fatica per tenere vivo l'interesse del lettore. Per quello che riguarda le ucronie, invece, bisogna avere molto amore per un certo periodo storico per farne poi una "deriva" e comunque è terribile il rischio di ricadere nei soliti quattro cliché stiracchiati...

Oh, ora che ho un post posso aprire un thread nel forum di presentazioni per presentarmi :shock:
Coniglio domina,
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carlo
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Ciao Cymon, e scusa, ma è un provvedimento antispam del geniale massimo baglione! :) Un ottima utopia sarebbe un mondo senza di lui... ma poi chi li cura i libri di fantascienza di nuoviautori.org? Sulla Distopia concordo ma non del tutto, o meglio, io mi senti più intellettualmente attratto dalle ucronie. e il rischio clichè, è ben presente pure nelle distopie, perchè in fondo le "paranoie" sono assai spesso di fonte sociale, e quindi comune.
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Massimo Baglione
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Sì, una mia genialata, anche se temo non serva a granché.
ma se è perfetta non ci può succedere niente di drammatico che possa dare il via a un racconto
In che senso?
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Messaggio da leggere da Sphinx »

Credo che scrivendo di un'utopia quello che di solito può accadere è che questa viene raggiunta durante il racconto.
E' vero che se si scrive di un mondo perfetto si rischia di dare meno mordente al racconto, ma alla fine questo sta solo all'inventiva dell'autore. :)
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In un'utopia si posso scrivere di grandi sfide e scoperte, che in effetti avrebbero più senso in un mondo che le favorisca. E' duqnue questa la vera fantascienza? :O
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Vera fantascienza?
Questo è un domandone senza risposta.
Credo che i temi su cui ci si può basare scrivendo di fantascienza siano potenzialmente infiniti, anche se esiste la tendenza a catalogare, come nel caso delle raccolte NASF.

Se devo essere sincero il racconto che ho scritto per NASF 2, così come quelli che di solito scrivo, non solo di fantascienza, partono in modo indipendente da un qualsiasi tema.
Solo a posteriori riesco anche io a catalogarli.
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Cymon
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[quote=""Massimo Baglione""]
ma se è perfetta non ci può succedere niente di drammatico che possa dare il via a un racconto
In che senso?[/quote]

Diciamo che un racconto, tagliando le cose con l'accetta, prevede che le cose, ad un certo punto, vadano male. Sia perchè si vuole dare al lettore la tensione della situazione che precipita o magari perchè così si ha lascusa per scrivere tutto il resto.
In un'utopia, per definizione, le cose non dovrebbero poter andar male quindi descrivere un racconto davvero utopico manca la carica per mettere in moto il tutto. E' un po' il motivo per cui sono rari anche gli alieni buoni, soprattutto quando atterrano sulla Terra. Le smancerie dopo un po' annoiano.

Naturale, è un discorso semplicistico e quasi infantile, ma probabilmente se uno deve lavorare a un racconto per un concorso cerca un terreno dove comunque sia agevolato piuttosto che una sfida del genere.
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