120 anni per dirsi ciao

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fan fulla
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Iscritto il: 08/12/2013, 21:32

120 anni per dirsi ciao

Messaggio da leggere da fan fulla »

120 ANNI PER DIRSI CIAO


- Ciao Al - La rotonda figura di Bill Kowalsky comparve con puntualità sulla soglia del laboratorio informatico annesso all’osservatorio astronomico. Come al solito era vestito come per un viaggio in Alaska, anche se la temperatura era appena fresca. Da Ottobre in poi il maglione a collo alto, che detto fra noi non contribuiva a snellirlo, e un cappello di lana con il pon pon, erano la sua divisa, anche se gli inverni dalle nostre parti, come dicono tutte le guide, sono invariabilmente miti. Portava con se la solita busta con i libri da studiare per il prossimo esame e qualche genere di conforto per la notte.
- Ciao Billy, vieni tu per il turno di notte? - Alex J. Albright, studente fuori corso di astronomia e ricercatore a tempo perso, dopo aver dato una occhiata distratta all’orologio, si rialzò velocemente dalla sedia girevole, in meno di dieci secondi indossò la giacca preparandosi mentalmente ad una serata al pub con qualche compagno di corso. E con qualche simpatica compagna.
- Già, sostituisco Kate che per stasera non ha trovato la baby sitter.-
- Ok, hai portato qualcosa per cena? Ti lascio una fetta di torta, vuoi? -
- No grazie Alex, sei gentile ma ho già mangiato. Poi lo sai, ho iniziato una dieta.-
- Ma questo lo sappiamo tutti vecchio mio. Sono dieci anni che inizi una dieta! - Aggiunse Alex con fare apparentemente gioviale ma con un sorrisetto sardonico.
- C’è poco da fare lo spiritoso, calerò sei chili in due settimane! Questa volta è sicuro. E’ tutto scritto qui, sul libro - E così dicendo tirò fuori dalla busta da supermercato che aveva con se, un volumetto dal titolo invitante “Anche tu ce la puoi fare”, che evidentemente dava forza al suo proposito.
- Bene, allora ti saluto. Ah, volevo dirti che il terzo terminale da ieri non funziona. Abbiamo chiamato il centro assistenza più vicino, ma dicono che sono occupati. Forse verranno Venerdì, ma in quel caso si dovrà saldare il conto dell’ultima riparazione.-
- Uhm. Allora è meglio se vengono la settimana prossima.-
- Siamo a corto di soldini eh?-
- Come al solito Billy come al solito. Non ci sei abituato? Insomma devo lasciarti a controllare solo undici PC. Forse ti annoierai. Salutami gli omini verdi.-
Il tono di Alex tendeva ad essere sempre più ironico riguardo alla loro missione. Inutile negarlo, i turni di guardia al radiotelescopio divenivano di giorno in giorno più frustranti, in attesa di qualcosa che non succedeva mai. Erano anni che la loro squadra di volontari si alternava giorno e notte al controllo dei terminali, in attesa di un fantomatico segnale dallo spazio. Avevano tutti iniziato il volontariato alla SETI con genuino entusiasmo, pensando di vivere un’avventura affascinante. Miliardi di stelle solo nella nostra galassia e con esse milioni di pianeti. Certamente migliaia di civiltà progredite cercavano un contatto con altre civiltà. Ci era data l’occasione di partecipare ad un possibile evento epocale! Ricevere un segnale da un’altra civiltà nell’Universo dava i brividi al solo pensarlo. Bastava essere pronti a ricevere e sarebbe iniziata una nuova era! Già, ma di segnali “intelligenti” in tutti questi anni neanche l’ombra. Ronzii, fruscii, scariche elettrostatiche. Sempre i soliti rumori, invariabilmente prodotti da qualche fenomeno naturale, laggiù tra le stelle e le nebulose.
Dopo essersi guardato intorno, quasi per assicurarsi di essere solo, Billy chiuse il libro sulle diete macrobiotiche, lo poggiò sulla scrivania, tenendo diligentemente il segno con un segnalibro e tirò fuori dalla busta una scatoletta in polistirolo trasudante ketchup, da cui estrasse il MaxBurger al quale una parte certamente primitiva del suo cervello, aveva pensato fin dall’inizio della serata. Addentare in solitudine il panino, nello stanzone semibuio, illuminato solo dalla lampada sulla scrivania e dal fluorescente chiarore diffuso dai monitor accesi, aveva un che di proibito e peccaminoso, cui Billy non faceva certo caso, con le ghiandole salivari che avevano ormai preso il pieno controllo del cervello. Ma nello stesso tempo non fece caso anche ad una altra cosa. I fruscii prodotti dalle stelle lontane, le scariche gracchianti di elettricità statica che facevano da sottofondo alle notti e ai giorni di ascolto, sembrarono improvvisamente affievolite, meno presenti nell’ambiente, ora coperte da un ritmica pulsazione che veniva dal terminale numero nove. Nella penombra dell'angolo lontano del laboratorio la tenue luminosità verdognola proveniente dal monitor numero nove, si rifletteva sull'armadietto metallico più vicino diffondendosi nel piccolo ambiente, pulsando ritmicamente e a tempo con un ripetuto segnale sonoro proveniente dal terminale. Con il passare dei secondi tutto ciò si fece finalmente strada, affiorando alla coscienza di Billy, che, come in trance, si avvicinò lentamente, ipnotizzato dal ritmico pulsare della luce e della vibrazione sonora. Mentre avanzava verso la sorgente del segnale, Billy inclinava di lato la testa tenendo gli occhi fissi sul monitor, mentre dalla bocca semiaperta cadevano briciole di panino sul maglione sformato e sui pantaloni sdruciti, andando a fare compagnia a qualche macchia di salsa giunta a destinazione in precedenza. Senza lasciare il panino devastato dai morsi, con la mano sinistra si sistemò alla meglio gli occhiali sul naso e si pose di fronte al monitor numero nove, che mostrava, inequivocabilmente, nella banda a 5000 Khz un picco di frequenza in ricezione, stretto e pulito come mai era successo in passato. Una pulsazione ritmica, diversa dalle solite interferenze. Ben calibrata e a banda stretta. Solo in quel momento lasciò finalmente i resti del MacBurger sul tavolo e, senza neanche sedersi, cercò di recuperare una certa freddezza, pestando freneticamente sulla tastiera per iniziare l’analisi spettrale del fenomeno che si manifestava dinanzi ai suoi occhi. Poi fu colto da un pensiero improvviso: poteva trattarsi di uno dei frequenti falsi allarmi. Diavolo, non aveva certo voglia di farsi ridere dietro da tutto il team! Avrebbero sghignazzato per settimane al pub, alle sue spalle! E mentre cercava di filtrare il segnale, escludere artefatti e variare la frequenza di ascolto, le sue mani, che operavano su interruttori e piccole manopole di regolazione, ripresero a tremare. Il segnale, imperturbabile a qualsiasi verifica, continuava imperterrito a martellare, piantandosi come un chiodo nel cervello di Billy, che ancora cercava di metterlo alla prova con astuzie tecniche e ogni sorta di verifiche. Ma quello, al passare del tempo, superava un controllo dopo l’altro e sembrava divenire sempre più netto e privo di anomalie e distorsioni, distaccandosi del tutto da quelle scariche statiche che avevano sempre accompagnato in passato i falsi allarmi. L’onda portante si arricchiva di ondulazioni secondarie armoniche sempre più complesse e ricche di variazioni, in un crescendo ormai quasi musicale, che all’orecchio del povero Billy risultava quasi assordante. Adesso il computer poteva localizzare l'origine del segnale in un ristretto quadrante celeste che miracolosamente appariva stringersi di più, minuto dopo minuto, precisando progressivamente la provenienza della trasmissione. L'unico sistema planetario conosciuto in quel piccolo spicchio di cielo contava otto pianeti che ruotavano intorno ad una stella gialla tipo K, identificabile come HR799 Pegasi. Ormai la mappa stellare era centrata su Pegasus III, pianeta simil-terra, mentre probabilità che il segnale fosse di origine naturale risultavano inferiori allo 0,05 per cento. Dopo un'ora di tentativi e dopo aver versato litri di sudore che ormai inumidivano tutti i suoi pesanti indumenti, Billy si lasciò cadere sulla sedia, si rassegnò all'Impossibile pensando che proprio lui, William Henry Kowalsky da Sausalito CA, studente fuori corso e sovrappeso, era di fronte alla storia. Quindi, quasi a malicuore si decise a fare una telefonata. Già, una semplice telefonata al direttore di SETI, e non una fredda mail che era consigliata per le comunicazioni importanti. Voleva sentire il suono della sua stessa voce che pronunciava parole incredibili, e voleva che dall’altro capo del filo, si sentisse direttamente il suono meravigliosamente armonico dei segnali provenienti dalle stelle.

Il Segretario generale dell'ONU, parlò all'assemblea generale una domenica di Dicembre, in mondovisione e da quel momento i siti di news e i media ne avrebbero diffuso la sintesi a getto continuo senza interruzione.
"Delegati di tutto il mondo, premi Nobel e addetti diplomatici, Signore e Signori. Vi ho qui riuniti in seduta plenaria e sotto l’occhio delle telecamere di tutto il mondo, per una comunicazione di enorme importanza per tutta l'Umanità. Sotto la guida dei primi messaggi alieni e seguendo le istruzioni giunte a noi in forma matematica, abbiamo messo a punto un traduttore universale che ci permetterà di comprendere le trasmissioni provenienti dalla razza aliena, che chiamiamo Pegasiani, e che ha voluto mettersi in contatto con la Terra. Non sappiamo ancora nulla di questi misteriosi esseri che si manifestano dalle profondità dello spazio, ma sappiamo con assoluta certezza che desiderano comunicare con noi. Nell'ultimo messaggio essi ci preannunciano un’importante comunicazione per le ore 21 GMT di oggi, 12 Dicembre 2018, ovvero tra circa un’ora. Con indicibile emozione ma anche con grande speranza ci metteremo in ascolto.

Il Presidente Thackery entrò nella sala con una espressione grave sul volto, quella che di solito andava riservata ai momenti solenni, quando era sotto l’occhio delle telecamere. Non per nulla aveva passato mesi con quel consigliere per l’immagine presidenziale (Alone, Balone, come diavolo si chiamava?) a studiare e perfezionare le diverse espressioni e i vari atteggiamenti esteriori da tenere pubblicamente nelle situazioni  difficili, e stavolta, di certo, l’allenamento doveva dare i suoi frutti. “Stiamo attraversando una crisi, ma il vostro comandante tiene la barra del timone con mano ferma”. Questo avrebbe dovuto trasparire dell’espressione del capo e l’occasione era di quelle veramente speciali. Così almeno pensava George Malone, consulente speciale per l’immagine presidenziale. Ma arrivato al centro della sala Thackery non riuscì ad evitare di volgere il volto e lo sguardo fuggevolmente a destra e a sinistra, alla ricerca evidente di un appoggio morale. - No, no, non così, non va bene! Ansia! Così trasmette solo ansia e preoccupazione, non senso di sicurezza! per favore, per favore, si riprenda signore, faccia un bel respiro e si rilassi - Questo avrebbe voluto gridare il consigliere per l'immagine Malone, che poteva esprimere il suo disappunto solo gesticolando con rabbia incontenibile, appostato dietro la linea delle telecamere, all’indirizzo del presidente. Quando notò i primi segni di sudorazione sulla fronte presidenziale Malone quasi svenne dalla disperazione ed ebbe solo la forza di fare segno alla regia di staccare in campo lungo per evitare il primo piano su Thackery. Non c’era stato neanche il tempo di fare un minimo di make-up. E aveva anche sbagliato la cravatta. Malone cercò con gli occhi in sala stampa, una spada da samurai per suicidarsi sul posto, ma si sa, quando cerchi una cosa che veramente ti serve, non la trovi mai, maledizione!
Il capo addetto stampa presidenziale William Murray si materializzò accanto al presidente come un angelo custode che giunge in soccorso del suo protetto, un momento prima che egli possa cedere alla tentazione e, calmo come fosse ad un the di beneficienza, prese sottobraccio il presidente e lo guidò al posto assegnato.
- Prego signor Presidente, si accomodi qui. -
Thackery ebbe un sussulto di sollievo alla vista del suo addetto stampa, e coprendosi in parte la bocca con la mano disse
- Ehi, Will, ma davvero possiamo ascoltare i messaggi dallo spazio? -
- Praticamente si, signor Presidente, questo è ciò che ci aspettiamo tra pochi minuti. Ma ora mi permetta di presentarle Mark Delaware che lei già conosce come consigliere scientifico della presidenza, e il professor Carruthers responsabile del progetto SETI. Tutti e due tesero la mano a Thackery che la strinse, trovando tranquillizzante la presenza di tutti quegli esperti.
E che progetto sarebbe questo SEKI? E, così, tanto per sapere, abbiamo speso molto per ricevere questi messaggi spaziali?
Carruthers si sentì in dovere di intervenire, lievemente stizzito, precedendo Delaware.
- SETI, signore, Search for Extra Terrestrial Intelligence. Si tratta di un progetto sostenuto da fondi privati che da cinquant’anni cerca di captare trasmissioni provenienti da civiltà lontane nello spazio. Siamo noi che abbiamo intercettato il segnale per primi il segnale dei Pegasiani -
- OK, ma come possiamo capire quello che dicono? Non parleranno mica inglese, questi Pegasiani!
- Naturalmente no, signore. Ma il linguaggio della matematica è universale e i nostri computer sono stati programmati e praticamente istruiti da questi esseri per produrre una traduzione simultanea dei segnali.-
- Ma da dove vengono questi messaggi?-
- Riteniamo provengano da un pianeta chiamato Pegasus III, che ruota attorno ad HR 8799, una stella lontana 120 anni luce da noi, nella costellazione di Pegaso.-
- E, dico, dovremmo rispondere qualcosa, che so "Saluti e grazie tante", o qualcosa di simile?-
- Beh, signore, possiamo anche farlo, ma la nostra trasmissione arriverà ai Pegasiani tra 120 anni.-
- Ah! capisco.
Il generale Cox, che fino a quel momento si era tenuto in disparte, stretto nella sua divisa appesantita da medaglie e mostrine, si precipitò con tutta la sua mole fra Thackery e gli scienziati che lo attorniavano, accompagnando la sua intrusione con gesti plateali e con un tono sospeso tra la supplica e l’intimidazione
Signor Presidente! In qualità di consigliere militare ho il dovere di metterla in guardia. Non possiamo rispondere a questa gente dello spazio, così come niente fosse! Cosa ne sappiamo della loro potenza? Se rivelassimo la nostra esistenza - e qui lanciò una occhiataccia agli scienziati presenti - o addirittura la nostra posizione, potremmo esporci ad un attacco! Fino a prova contraria si tratta di potenziali nemici.- Incoraggiato dal breve silenzio seguito alle sue parole riprese con più veemenza
E poi, signore, teniamo lontani tutti questi giornalisti. Quelli racconteranno tutto! La prego Signore, è una questione di sicurezza nazionale! -
- Di sicurezza nazionale, generale? Ma se ci vogliono 120 anni solo per dirgli "Ciao"! -  
Ma noi non sappiamo nulla del messaggio e di questi Pegasiani, o come diavolo si chiamano! La questione va attentamente valutata dal consiglio di sicurezza nazionale. Insisto!-
Fuori dal salone i marines di guardia cercavano di contenere la folla di giornalisti accreditati, formando un cordone di sicurezza che tuttavia non poteva impedire che giungessero all'interno grida e urla, tutte del medesimo contenuto.
- Ehi, ma che volete fare li dentro! È contro la costituzione tenerci fuori! -
- Ma che Top Secret! Il pubblico ha il diritto di sapere! -
- Neanche ai tempi di Nixon si era vista una cosa simile! E lo sapete come è finito quello?-
- Se non ci fate sentire il messaggio dalle stelle, vorrà dire che dovremo inventarcelo. Fate un po' voi!-
Will Murray decise che era il momento di prendere la parola
- Con il dovuto rispetto Signore temo che non possiamo tenere lontana la stampa in questo momento. La diretta è necessaria. Il mondo deve sapere signor Presidente, davvero, non possiamo evitarlo. E poi, mancano solo sei mesi alle elezioni e se non ci fosse una diretta TV potremmo essere accusati di nascondere o distorcere i fatti.
- Tu dici? -
- Non c'è alcun dubbio, signore.-
- OK, facciamoli entrare, ma con ordine. - Pochi videro il Generale Cox gettare con rabbia impotente il berretto a terra e poi lasciarsi cadere su una sedia, sconfitto, mentre i rappresentanti della stampa sciamavano disordinatamente ma trionfalmente in sala.

"Tra un minuto in onda" la voce della regia televisiva dette inizio ai sessanta secondi più realmente e profondamente silenziosi nella storia della Terra. Tutto il mondo senza alcuna eccezione tratteneva il fiato, nell'attesa spasmodica della prima trasmissione intelligente proveniente dallo spazio interstellare. Nessuno poteva ignorare l'importanza del momento. Gli aerei atterrarono, i treni si fermarono e nelle città la gente, scesa dalle auto agli incroci e dalle metropolitane, si bloccò la dov'era al momento. Molti si inginocchiarono in preghiera. Persino Wall Street si prese una pausa. In Spagna e in Italia vennero sospese le partite di calcio. Si dice che gli avventori dei pub di Dublino in quei momenti poggiassero i boccali di birra Guinness sui tavoli, per guardare la TV (ma a questa diceria credettero in pochi). E si racconta che in quel fatidico minuto anche i neonati smettessero di piangere per non disturbare la trasmissione (questo invece fu creduto da molti). Il mondo era sospeso sull'orlo dell'ignoto. Ogni uomo e ogni donna sul pianeta aspettava con un misto di preoccupazione e di speranza. Che cosa ci avrebbero mai detto i nostri interlocutori alieni? Il traduttore universale, messo a punto con il loro aiuto, poteva davvero farci intendere i messaggi provenienti dalle stelle? Dovevamo aspettarci minacce o segni di amicizia? Doni di saggezza, immensi avanzamenti della scienza, o richieste di sottomissione? Si sarebbero descritti fisicamente o addirittura mostrati a noi nelle loro sembianze? Il momento della verità era giunto ma sarebbe stata matura l'umanità per il momento del contatto?
Un attimo prima della messa in onda, Ester Williams, alla segreteria generale della Casa Bianca dai tempi di Obama, si precipitò tra lo sconcerto generale dietro al Presidente, dribblando con facilità gli uomini della sicurezza. Con un gesto fulmineo della mano sistemò la piega della bandiera a stelle strisce sullo sfondo, che era lievemente fuori posto, e fuggì velocissima evitando per un pelo di impallare la telecamera prima dell'inizio della trasmissione più importante della storia. Il capo addetto stampa pensò distintamente che sarebbe stato incerto se proporla per una onorificenza o per la pena capitale. Ma ecco che, esattamente come era stata preannunciata dagli stessi alieni, la trasmissione ebbe inizio. Prima di tutto una carrellata delle telecamere sulla tribuna presidenziale poi, dopo qualche fruscio giunsero le prime parole prodotte dal traduttore universale.

“Alle genti dello spazio, qui parla il popolo Ftorr. Ascoltate. E’arrivata la vostra grande occasione! Approfittate dell’offerta speciale! Se passerete al gestore di comunicazioni interstellari TeleFtorr, basato sulla nuova tecnologia Trans-Universe potrete contare su SMS senza limiti e su uno sconto del 20% su tutte le comunicazioni per i prossimi tre cicli vitali. E senza scatto alla risposta. E’ una offerta limitata nel tempo ma non nello spazio! Approfittate popoli dell’universo. Già dodici civiltà galattiche, umanoidi e non, in un raggio di duecento Ktorr dal nostro pianeta, hanno aderito all’offerta. Non indugiate, non troverete di meglio in tutta la galassia. Confrontate l’offerta con il vostro attuale piano tariffario e non avrete dubbi. Passate subito a TeleFtorr! Per i primi che passeranno con noi, lasciando il loro vecchio gestore sono pronti ricchi premi e la partecipazione al grande concorso interstellare che mette in palio uno Storr (?) di ultimo modello. Non aspettate ancora! Schizzate fuori dall’orbita del vostro sistema planetario e inaugurate un nuova era nelle comunicazioni interstellari! Ed ora seguirà un breve programma musicale offerto naturalmente dalla TeleFtorr Interstellar! Buon divertimento! Questa trasmissione sarà ripetuta ogni Ptorr(?). Restate in ascolto! “

A queste parole seguirono terribili stridori e insopportabili cacofonie che evidentemente rappresentavano l'equivalente di un simpatico motivetto musicale Pegasiano, il quale fortunatamente venne sfumato quasi subito. Le luci si riaccesero e nella sala per alcuni interminabili secondi non si udì volare la proverbiale mosca. Thackery si voltò verso Delaware sgranando gli occhi per lo sconcerto. E lo scienziato, pallidissimo, non poté far altro che ricambiare lo sguardo, paralizzato dalla sorpresa. Dopo circa dieci secondi di incredulità la bolgia ovviamente scoppiò all'improvviso. Tutti i giornalisti presenti si alzarono in piedi gridando e sbraitando domande e richieste di ogni genere, in una babele e in una confusione senza precedenti. Molti scavalcarono le poltroncine travolsero ogni tipo di suppellettile, telecamere comprese, dirigendosi nell'eccitazione del momento verso Thackery, che era rimasto più o meno come una statua di sale. Vista la mala parata gli uomini della sicurezza cercarono di fare scudo con il proprio corpo all’assalto dei reporter, quindi altri agenti trascinarono di peso il presidente attraverso la porta che dalla sala stampa porta agli appartamenti privati, prima che Thackery potesse dire o fare qualunque cosa. L'addetto stampa della presidenza coprì la ritirata del capo, rimanendo da solo sotto il fuoco nemico e sacrificandosi eroicamente per dare tempo alla fuga del Comandante in Capo. Piazzatosi in mezzo alla tribuna, con le braccia tese verso l'alto, gridò anche lui con quanto fiato aveva in gola per cercare di farsi sentire dalla moltitudine di invasati che popolava la sala stampa.
- Il Presidente non rilascia alcuna dichiarazione! Ho detto nessuna dichiarazione! Calma, calma, signori, vi prego! Ogni commento sarebbe prematuro! E’ in corso una riunione del consiglio per la sicurezza nazionale! No, le forze armate non sono in stato di allerta!. Niente stato di allerta ho detto! No, la Casa Bianca non intende abbonarsi a TeleFtorr! Conoscerete il pensiero del governo domani, signori. Ho detto domani!! - Poi ancora più forte - Anzi no, meglio dopodomani!- Poi fu travolto anche lui da quei pazzi vocianti, armati fino ai denti, di microfoni, taccuini e telecamere. Quindi cominciarono a scorrere lenti e imperturbabili, i titoli di coda.
E forse è così che vanno le cose in questo nostro angolo di universo: cominciano spesso nel modo che molti avevano previsto, ma finiscono immancabilmente come nessuno avrebbe mai immaginato.
FINE
Giuseppe Novellino
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Iscritto il: 10/08/2014, 11:14

Re: 120 anni per dirsi ciao

Messaggio da leggere da Giuseppe Novellino »

L'idea del racconto è molto buona. Rende la narrazione divertente, con un arguto ammiccamento polemico al rompimento provocato quotidianamente dalle proposte di abbonamenti telefonici. Si legge anche con un certo piacere e appare nel complesso scorrevole con buone caratterizzazioni e una una buona dose di ironia.
Difetti:
1) un po' prolisso in certi passaggi centrali e in certe descrizioni;
2) pleonastica, praticamente inutile l'ultima parte;
3) alcuni picoli errori grammaticali... come per esempio:
a) un sé senza accento
b)"...del suo cervello, aveva pensato..." - non ci vuole la virgola
c) "...di sicurezza!per favore..."- il per vuole la maiuscola.
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