L'attesa

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Massimo Vaj
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Iscritto il: 15/06/2013, 7:51

L'attesa

Messaggio da leggere da Massimo Vaj »

L'aria ricorda quella che si respira nelle stazioncine del sud del mondo, con la differenza che qui c'è un sacco di gente in un'attesa che, se non fosse così lunga, avrebbe potuto essere spasmodica. Non mancano persino i soliti due burini che si ispezionano con la lingua il cavo orale, toccandosi le parti intime nella più entusiasmante indifferenza verso la sensibilità altrui. Non che la sensibilità altrui non abbia i suoi di pensieri da tenere a freno, perché questa non è propriamente una stazioncina o, almeno, in un certo senso lo sarebbe anche stata se ci fossero passati dei treni, e se sul biglietto che tutti stringono tra le mani fosse indicata, o proposta, una destinazione sensata.
Si compare sulla piattaforma girevole all'improvviso, subito dopo essere deceduti nella sfera vitale che ospita chi ha necessità di capire che l'esistenza non è tutta un mangia e caga. Oddio… non voglio dire che mangiare e defecare siano azioni slegate dalla routine vitale, anzi, direi che siano la rappresentazione succinta di alcune leggi fisiche che hanno la loro corrispondenza in quelle che normalizzano l'esprimersi della realtà, ma certo mancano di quella sottile vena poetica della quale il cosmo è intriso anche senza volerlo. Comunque, appena la matrice di un essere morto allo stato umano compare sulla piattaforma, un inserviente alato le consegna un biglietto e lo spinge nell'androne comune ad attendere il suo turno. Qui il tempo è fermo, pressapoco come sulla Terra, solo che non sembra scorrere; è come se l'illusione sia arretrata di un passo. È sempre lì, ovviamente, ma invece di opprimere con la sua presenza lo fa restando in disparte.
Forse per non dar modo alla gente di lamentarsi della nuova condizione da pendolari che hanno appena perso il convoglio della loro vita.
Di fatto male non si sta, nonostante non ci sia nulla con cui cibarsi, né è necessario mangiare ed è una fortuna, dato che non c'è l'ombra di un cesso, non dover neppure, ma lasciamo perdere… L'unica cosa da fare è affidarsi alla riflessione intellettuale, avendone voglia, alla discussione o all'heavy petting con chi ti sta vicino, come stanno facendo quei due truzzi da giorni.
Si può anche ridere è ovvio, e si può farlo senza correre il rischio di perdere la testa, perché tutti abbiamo notato che nessuno qui è ancora impazzito pur avendone le ragioni. Si sta a guardare aspettando che accada qualcosa, qualsiasi cosa, l'importante è che accada. Nessuno presta fede alla voce dell'invisibile megafono che assicura si debba aspettare la fine del mondo, col Giudizio Universale che si porta appresso, anche se non c'è nemmeno un coraggioso che abbia voglia di toccare le piume delle ali dell'inserviente per accertarsi che non siano finte.
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