Alta Cucina

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digitoergosum
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Alta Cucina

Messaggio da digitoergosum »

Salsicce Mezzanotte

(Il vostro testimone, la mia mano: Fritz Brenner Junior)

1. Qualsiasi cosa dicano di me i cuochi – non ignoro, infatti, quanto la categoria sia portata per bocca anche dai più folli – tuttavia, ecco la prova decisiva che io, e io soltanto, possiedo la ricetta originale delle Salsicce Mezzanotte. Non troverete altri che, come me, possono cucinarle e chiamarle così. Quando, in occasione del ventennale del Nero Award, sono stato invitato da Solomon Goodwin nella villa al 918 della 35^ strada, insieme ad altri famosi cuochi e ai concorrenti della gara letteraria, ho constatato, con sorpresa e fastidio, se non disgusto, che quel presuntuoso “figlio di papà” aveva violato la meravigliosa serra di orchidee all’ultimo piano, per adattarla a sala da ballo. Nero Wolfe, se non fosse che anche nella bara pesava un ottavo di tonnellata e si è fatto fatica a incastrarcelo dentro, si rivolterebbe nella tomba. Ma l’affronto sprezzante a cui avrei assistito più tardi sorpassò, di gran lunga, quello sgarbo alla memoria del grande investigatore. Per questo sono qui ad accusare e sfidare pubblicamente Solomon Goodwin, uno scagnozzo improvvisatosi chef senza arte né parte, smentendolo pubblicamente. E se qualcuno vorrà imputarmi di spirito mordace, gli risponderò che si è sempre concessa agli scrittori la libertà d’esercitare impunemente la satira sul comune comportamento dei cuochi da strapazzo, ancorché ciò possa trasformarsi in attacco circostanziato.

2. Da non crederci. Un vero sfrontato.

— Signore e Signori, ho il piacere di annunciare che, per questa occasione speciale, al rintocco delle ventiquattro verranno sospesi i balli per la designazione del vincitore del Nero Award. In considerazione che l’argomento proposto per il contest letterario era l’indagine denominata “Alta Cucina”, in onore al Maestro seguirà la degustazione delle originali e famose Salsicce Mezzanotte, delle quali ho l’onore di possedere in esclusiva la ricetta che il “Signore e Donno” di mio padre Archie custodiva gelosamente.

E giù gli applausi degli ingenui astanti, compresi quelli dei sedicenti chef, invitati per l’occasione, che ballano meglio di quanto cucinino e che conducono delle bettole abbellite da lampadari di volgare vetro comune. Da buon cristiano, eviterò gli improperi e le espressioni volgari che quell’impostore meriterebbe. Ma è giunto il momento di sbugiardarlo e nessuno meglio di me può farlo.

3. A mezzanotte, con la neve che fuori fioccava e ammantava le luminarie del vicino Natale, davanti agli autori in lizza, alle dame e ai ballerini, ai friggitori e ai clienti dei più raffinati ristoranti di New York, ho aspettato il mio turno, per rispetto dei partecipanti. Una volta designato il vincitore mi sono seduto e, superando un evidente disturbo, ho mio malgrado assaggiato quelle salsicce “mezzatacca”. Istintivamente ho guadagnato di prepotenza il palco, smascherando pubblicamente l’impostore. L’ho detto a tutti: sono l’unico chef in possesso degli ingredienti segreti. Di colpo, i volti degli altri cuochi presenti si sono illuminati di non so quale insolita ilarità. Le loro fronti si sono spianate e mi hanno applaudito, con una risata così divertita e dileggiante che tutti i presenti, da qualunque parte mi girassi, mi sembravano ebbri del miglior champagne della Côte des Blancs. Ma gli autori e i loro accompagnatori, di loro appena m’importa, dopo avermi ascoltato hanno cambiato faccia, come la terra di fronte al primo splendore del sole, o i clienti dopo l’assaggio dei miei bignè ai fiori di pesco glassati al bergamotto: attimi in cui le cose, mutando di colpo sapore, assumono nuovi gusti e profumi per tornare a vivere, all’olfatto e al gusto, un’altra giovinezza. Con il mio solo presentarmi sono riuscito a ottenere all’istante quello che alcuni presenti, volgari manipolatori di ingredienti, ottengono a stento con lunga e meditata cucina.

4. Ora, tuttavia, devo esprimere la mia meraviglia per l’ingratitudine, o, come dire? Per l’indifferenza dei miei colleghi. Tutti mi fanno la corte, mi adulano per conoscere segreti ingredienti e riconoscono invidiosi i miei manicaretti. Eppure non si è trovato nessuno che ammettesse che le mie Salsicce Mezzanotte sono le vere, uniche e deliziose, mentre non è mancato chi con lodi elaborate e acconce, e con grande spreco di olio e di sonno, ha tessuto l’elogio di Charles Crachetto, di Jean Francois Vignanì, di Joe Bestianich. Ma anche della febbre quartana, delle mosche, della calvizie, e di altri flagelli del genere.

5. Ma è giunto il momento di dimostrare a tutti, col mio scritto, che Solomon Goodwin è tanto “cuoco” quanto uno che, appena traccia tre linee di compasso, si crede Euclide. In primo luogo, tutti sono persuasi della verità di un notissimo proverbio: “Quando una cosa manca, ottimo sistema è fingere che ci sia”. I pistacchi! Nelle salsicce cucinate dall’impostore emerge chiaramente che ha usato come ingrediente i pinoli anziché i pistacchi. Non mi stupisce, certamente avrà assaggiato le inimitabili, originali salsicce nel mio bistrot e sono anche certo che, di nascosto, se ne sia messa almeno una in tasca per poi studiarla nella sua cucina. Avrà sentito quella consistenza, quell’ingrediente appena granuloso, ma non l’ha riconosciuto. È un errore rozzo e grossolano: il profumo dei pistacchi che mi faccio arrivare da Pantelleria regala un’impronta ineguagliabile, soprattutto insostituibile. Ma poi, poi (e mi trattengo dall’impropero) i pinoli li ha anche tostati! Senza considerare infine l’onta maggiore: appartenere alla schiera di quei certi friggitori meschini che s’ingegnano di cavare il grasso d’oca alle cornacchie, spargendo in giro il fumo selvatico delle padelle a fuoco altissimo, quando il grasso va fatto senza eccezioni ammorbidire alla luce diretta del sole. No, non credo che la sugna usata dall’impostore sia di una cornacchia, ma è certo che la fa bruciare e che non si tratta di grasso d’oca, fondamentale nella ricetta originale. Vogliamo parlare, poi, del cioccolato? Me lo faccio arrivare direttamente da Zurigo e ha un unico ingrediente, le fave di cacao Ecuador. Hanno note aromatiche di nocciola, banana e agrumi. È invece evidente come l’impostore grassottello, lustro, senza una ruga − proprio come i porcelli d’Acarnania – abbia usato scelleratamente, nell’impasto, fave di cacao Trinidad, note per il riflesso amaro dal tipico sentore, al palato del malcapitato degustatore, di… fagiolo! E, per non deludere chi può senza alcun dubbio dissacrarlo, raddoppia la dose di cacao e quindi il difetto, distorcendone la propria natura. Espediente che, ai suoi miseri occhi di volgare saltimbanco, la fa sembrare una scelta virtuosa.

6. Ma perché mi affanno tanto con questi pochi esempi? Tutti riconoscono agli chef il diritto di manipolare il cielo, ossia le ricette dei migliori maestri, tirandole in qua e in là come la pasta della pizza. Penso che quei mistificatori, sopprimendo a casaccio quattro o cinque ingredienti e, all’occorrenza, anche alterandoli, li adattino ai loro scopi. Poco importa, poi, se le pietanze che servono a tavola non c’entrano nulla risultando, talvolta, perfino in contrasto con i più noti dettami dell’alta cucina. Semplicemente, essi lo fanno: come il nostro pingue porcello d’Acarnania fa con le salsicce mezzanotte, senza curarsi di tanta impudenza.

7. E visto che una volta tanto ho vestito la pelle del leone, andrò più in là mettendo in chiaro un’altra cosa: le salsicce mezzanotte vanno prima bucherellate e poi cotte a bassa temperatura sotto il grill del forno. Non sopra una griglia di ghisa, al calore di un fuoco alto che le rende rinsecchite e immangiabili!

8. Solomon Goodwin non doveva proclamare pubblicamente una menzogna, soprattutto non doveva cucinare quelle salsicce e farle mangiare a chi conosce il mestiere. Che c’è infatti di più sciocco, dicono, di un cuoco che lusinga i clienti in tono elegiaco, che compra i voti, va in cerca degli applausi di tanti stolti, si compiace delle acclamazioni, che si fa portare in trionfo per vedere infine collocato nel foro il proprio simulacro di bronzo?

9. Dimentico di me stesso, della mia eleganza, ho passato i limiti. Tuttavia, se vi pare che la mia dimostrazione abbia peccato di petulanza e prolissità, pensate che chi vi scrive è Fritz Benner Junior e che mio padre è stato, fino alla sua morte, l’unico e insostituibile cuoco di Nero Wolfe.

_______________

Vedo che aspettate una conclusione: ma siete proprio scemi, se credete che dopo essermi abbandonata a un simile profluvio di chiacchiere, io mi ricordi ancora di ciò che ho detto. Un vecchio proverbio dice: “Odio il convitato che ha buona memoria”. Oggi ce n’è un altro: “Odio l’ascoltatore che ricorda”. Perciò addio! Applaudite, bevete, vivete, famosissimi iniziati alla Follia.

Explicit feliciter liber de “L’elogio della Follia” di Erasmo da Rotterdam.
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Susanita
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Re: Alta Cucina

Messaggio da Susanita »

Simpatico questo manifesto di protesta, perchè come tale l'ho letto, anzi riletto perchè merita di essere immaginato "recitato" su un palcoscenico o meglio ancora sul podio di una cerimonia di premiazione, avendo come spettatori schiere di cuochi sedicenti chef, che con la classica puzza sotto il naso, si danno arie da GRANDE. Letto come manifesto di protesta il testo regge, deve far passare la critica anche attraverso un lessico ricercato, che faccia ammutolire, che faccia sentire "pochezze" i tanti impostori/copiatori e manipolatori di ricette e di palati. Un racconto frizzante e ironico. Forse alcune frasi un po' lunghe andrebbero spezzettate o alleggerite, ma nell'insieme si legge volentieri, soprattutto per vedere un po' come va a finire. Certo con l'imbra di Nero Wolfe, un finale leggermente cruento non ci starebbe poi malaccio!
digitoergosum
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Re: Alta Cucina

Messaggio da digitoergosum »

Cara amica Susanna. Ti dirò, volevo presentare questo racconto al "Nero Awards", al concorso di New York di quest'anno. Come "fuori concorso". Ma se nemmeno in Italia viene capito, come posso farlo tradurre in English American?Con questo racconto emerge una mia difficoltà a giungere. Sebbene abbia "lasciato" un explicit felicit liber chiaro nessuno riesce a capire che ho adattato allo scopo frasi provenienti dal famoso Elogio della follia di Erasmus da Rotterdam al concepimento di un pamphlet. Quando, in una kermesse che tu conosci, siamo stati sfidati a creare un pamphlet ho pensato che l'antesignano più illustre a cui potessi ricorrere fosse proprio Lui. Uno dei libri più importanti e divertenti, spaventosamente attuale, che abbia mai letto. Questo racconto contiene almeno il 50% di citazioni (adattate) provenienti dal Maestro. Pensavo venissero colte. Forse, in una economia proficua del racconto, dovrei mettere in corsivo le parole precise e provenienti dalla lettera di Erasmus a Giordano Bruno. Forse, anzi certamente, sono uno scrittore presuntuoso, che pretende di avere un riscontro colto. Ringrazio le tue parole ma mi sento così piccolo a giungere che nemmeno ti immagini.
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Susanita
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Re: Alta Cucina

Messaggio da Susanita »

Non si è presuntuosi se il messaggio forte e chiaro di grandi filosofi e pensatori viene capito e poi riproposto - in modo coerente al pensiero originale - anche in altri ambiti. Perchè un conto è copiare pari pari il testo, ben altro conto ragionarci, entrare nel merito, arrivare al nocciolo della questione e poi riparlarne.
Purtroppo si è perso il gusto di studiare, indagare e far proprie riflessioni importanti.
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