Esercizio numero uno

Sezione nella quale si svolgono gli esercizi previsti da questa iniziativa.
Gaetano Intile
Macchina da scrivere
Macchina da scrivere
Messaggi: 188
Iscritto il: 16/12/2022, 16:29

Re: Esercizio numero uno

Messaggio da Gaetano Intile »

Ciao, Gabriele
Gaetano Intile
Macchina da scrivere
Macchina da scrivere
Messaggi: 188
Iscritto il: 16/12/2022, 16:29

Re: Esercizio numero uno

Messaggio da Gaetano Intile »

Pecci Gabriele ha scritto: 11/03/2023, 16:59 Concordo con Giovanni, bel racconto, ho trovato molto bella la sovrapposizione tra l'asino,l'animale da soma, da sfruttamento, ben diversa da quella più regale e "dignitosa" del cavallo, dato che il cavallo è personale cavalcatura, l'asino invece è "forza" lavoro, e il protagonista, penso che insieme a quella del padre "esempio" sia la figura in cui Malpelo stesso si ritrova maggiormente, la metterei per importanza davanti a quella di "Ranocchio" figura invece più utile da metro, misura e paragone, sulla caparbietà indissolubile, sulla scorza inamovibile che rifiuta il ritorno, accettando l'inaccettabile, nonostante tutti i cedimenti emotivi comunque anch'essi presenti vissuti dal protagonista.
Ciao, Gabriele, bentrovato
Gaetano Intile
Macchina da scrivere
Macchina da scrivere
Messaggi: 188
Iscritto il: 16/12/2022, 16:29

Re: Esercizio numero uno

Messaggio da Gaetano Intile »

Pecci Gabriele ha scritto: 11/03/2023, 14:51 Malpelo "il rosso" , il duro, l'asino, vita da miniera, vita per pochi, come suo padre, "la bestia" rimasta sepolta sotto la rena, sepolto, sotto terra e ingiurie. Malpelo " il rosso", scorza dura, pelle d'asino, senza più traccia, vaga Malpelo, addentra dove anche "l'anima" fugge, non ha dimora o braccia a cui dar ritorno, avanza a muso duro. Malpelo il "rosso" è ormai racconto, ora, e per sempre, vaga in luoghi senza nome alla stregua di sé stesso; avanza sul timore della di tutti, memoria.
Una sinossi poetica, Gabriele. Molto ben scritta. Malpelo è nella memoria di tutti come personaggio negativo. Verga vuole che Malpelo sia considerato da tutti, a cominciare dal suo stesso narratore, la cattiveria fatta persona. Eppure, nonostante il narratore, nonostante il vociare della madre, della sorella, del padrone, dei compagni di miniera, l'autore riesce a dire la sua, a mettere in luce i rapporti di sopraffazione, l'alienazione di tutti i personaggi, compreso il protagonista, che sembra convogliare su di lui tutta la violenza che questo mondo alienato produce. Malpelo, ci ingrassava coi calci.
Pecci Gabriele
Nuovo arrivato
Nuovo arrivato
Messaggi: 11
Iscritto il: 01/03/2023, 17:54

Re: Esercizio numero uno

Messaggio da Pecci Gabriele »

Ciao Namio, aggiungo che ci ho trovato molto dei temi a me cari, come la paura di perdere ciò che già si possiede, di perdere ciò che si ha, si è, o si detiene, di non fare o avere possibile ritorno alla propria condizione, ecco l'egoismo naturale della e sulla propria individualità, ecco la sopraffazione, il giudizio "superstizioso" su ciò che è diverso, differente, o non ancora sotto il controllo dell' "IO", ma anche una certa selezione naturale, dove solo il più forte sopravvive, perché solo chi ha capacità di lotta si adatta e supera i vari contesti sociali e naturali venutisi a creare in o da un determinato sistema posto (alla faccia dei pacifisti utopici, dato che purtroppo il concetto stesso di "pace" con una individualità presente, è, e risulta dai fatti totalmente utopistico, per il semplice fatto che tutta la individuale sopravvivenza, sulla e della propria individualità percepita, è basata sulla lotta, sia essa interiore che esteriore, quindi volente o nolente di sopraffazione reciproca, dove il personale guadagno è sempre relativo alla perdita automatica di questo stesso guadagno da parte di altri, soprattutto dove tutto risulta poi contestuale solo alla propria percezione presente e futura, alla propria individualità, dove al massimo del nostro meglio si può tentare solo una mitigazione il più "civile" possibile a tutto questo). Davvero un bel testo.
Robennskii
Macchina da scrivere
Macchina da scrivere
Messaggi: 162
Iscritto il: 15/12/2022, 21:05

Re: Esercizio numero uno

Messaggio da Robennskii »

Malpelo è un bambino che lavora nella cava, in condizioni terribili.
Ha visto morire suo padre laggiù e, come lui, continua a sopportare vessazioni dai minatori che lo considerano un diavolo dai capelli rossi, cattivo ed egoista. Ha solo due amici, il Grigio e Ranocchio, rispettivamente un asino e uno sventurato compagno di lavoro, per i quali non sembra che avere rimproveri e percosse Che a volte somigliano a incitamenti.
Periranno entrambi. Malpelo scomparirà in una galleria.
Robennskii
Macchina da scrivere
Macchina da scrivere
Messaggi: 162
Iscritto il: 15/12/2022, 21:05

Re: Esercizio numero uno-Tema centrale

Messaggio da Robennskii »

Sdoppierei il tema centrale su due filoni.
Le terribili condizioni di lavoro dell'epoca, dove vige la legge del più forte, dove non c'è pietà né rispetto.
E, soprattutto, quello psicologico meravigliosamente sviluppato, ciò che fa ribellare il nostro animo già lacerato da tanto dolore: un bambino che, come nella cava, combatte a modo suo contro il muro di ignoranza e pregiudizio degli "adulti". La sua rassegnazione, unità alla saggezza sorprendente, sono gli strumenti di questa sua battaglia già persa in partenza, quelli con cui contrasterà il mare di terra imbattibile.
Gaetano Intile
Macchina da scrivere
Macchina da scrivere
Messaggi: 188
Iscritto il: 16/12/2022, 16:29

Re: Esercizio numero uno

Messaggio da Gaetano Intile »

Ciao, Roberto.
Sei stato velocissimo. Ottima sinossi. Ti invito a leggere i contenuti che ho postato sulla sinossi e sul punto di vista narrativo.
E dell'esercizio numero due, il tema centrale del racconto, cosa mi dici?
Robennskii
Macchina da scrivere
Macchina da scrivere
Messaggi: 162
Iscritto il: 15/12/2022, 21:05

Re: Esercizio numero uno

Messaggio da Robennskii »

Sdoppierei il tema centrale su due filoni.
Le terribili condizioni di lavoro dell'epoca, dove vige la legge del più forte, dove non c'è pietà né rispetto.
E, soprattutto, quello psicologico meravigliosamente sviluppato, ciò che fa ribellare il nostro animo già lacerato da tanto dolore: un bambino che, come nella cava, combatte a modo suo contro il muro di ignoranza e pregiudizio degli "adulti". La sua rassegnazione, unità alla saggezza sorprendente, sono gli strumenti di questa sua battaglia già persa in partenza, quelli con cui contrasterà il mare di terra imbattibile.
Gaetano Intile
Macchina da scrivere
Macchina da scrivere
Messaggi: 188
Iscritto il: 16/12/2022, 16:29

Re: Esercizio numero uno

Messaggio da Gaetano Intile »

L'intento del racconto è una muta denuncia dell'autore delle condizioni di sfruttamento del sottoproletariato isolano. Il termine sottoproletariato non è casuale, ma indica quella classe di lavoratori che agiscono ancora a un livello di semi schiavitù. I rapporti di sopraffazione dominano il mondo di Rosso Malpelo, nella miniera, in casa, nel paese. La denuncia è muta perché l'autore preferisce il silenzio, preferisce far parlare i personaggi, senza intromettersi a dire la sua col narratore che, come ho scritto, svolge una funzione opposta a quella della denuncia. Persino nei nomi, Misciu Bestia il nomignolo del padre di Malpelo per non dire di Malpelo stesso, si assiste a una reificazione dell'essere umano considerato cosa, forza lavoro. La muta denuncia viene effettuata per assenza del narratore e dell'autore dall'autore implicito (esamineremo poi queste figure), mentre il destinatario, il lettore implicito, è il mondo borghese dell'epoca allineato al patetismo filantropico di Verga, il quale era stato influenzato dalla famosa inchiesta di Franchetti e Sonnino del 1876 (Inchiesta in Sicilia) che è uno dei testi fondamentali nella descrizione delle condizioni di vita e di lavoro nell'isola, anche del lavoro infantile nelle miniere di zolfo.
Robennskii
Macchina da scrivere
Macchina da scrivere
Messaggi: 162
Iscritto il: 15/12/2022, 21:05

Re: Esercizio numero uno

Messaggio da Robennskii »

Suppongo allora che una delle tecniche in cui si estrinseca lo "straniamento" di cui ci hai parlato inizialmente sia proprio questa: "tirarsi fuori" dal racconto, lasciando una voce narrante la cui autonomia si manifesta, paradossalmente, nell'accompagnare il pensiero dell'uomo dell'epoca anziché stigmatizzarlo.

E se è così, confermo che, in effetti, questa tecnica nello scrivere è stata usata ad arte poiché quella muta voce sembrava aumentare in noi di pari passo con la lettura.
Rispondi