Il tempo

Discutiamo qui dell'Analisi della struttura di un testo.
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Gaetano Intile
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Il tempo

Messaggio da Gaetano Intile »

—a) Ritmo della narrazione
Gerald Prince, nel suo Narratologia, definisce la narrativa come «un susseguirsi di fatti o eventi reali o immaginari in una sequenza di tempo.»
Pertanto a prescindere da come venga svolta e intrecciata la successione cronologica in un testo narrativo, un racconto è essenzialmente un testo diacronico, ossia un testo in cui i fatti sono considerati secondo la loro successione nel tempo.
Un testo narrativo è articolato con riferimento al Tempo della Storia, di cui si era già trattato a proposito di Fabula e al Tempo della Narrazione, già esaminato quando si scriveva di Intreccio.
E dunque avremo un Tempo Narrato e un Tempo Narrante, nel primo caso con riferimento al concetto di Fabula e nel secondo con riferimento al concetto di Intreccio.
Genette si occupa di Tempo nel suo Figure III, allorquando analizza la Recherche proustiana. Un testo che vale la pena leggere sia nell’originale che nell’analisi.

Genette indaga il rapporto tra Tempo della storia (TS) e Tempo della Narrazione (TN) introducendo una triplice distinzione tra:
- l’ordine temporale della successione dei fatti nella storia (diegesi) e l’ordine
temporale della loro disposizione nel racconto;
- la durata variabile dei segmenti diegetici e la pseudo-durata della loro
relazione nel racconto (cioè la lunghezza del testo);
- la frequenza, cioè le relazioni tra le capacità di ripetizione della storia e quelle
del racconto.

— Ordine
Indagare l’ordine temporale di un racconto significa «confrontare l’ordine di disposizione degli eventi o segmenti temporali nel discorso narrativo con quello di successione di quegli stessi eventi o segmenti temporali nella storia, dal momento in cui esso è implicitamente indicato dal racconto, o che lo si può inferire da tale o tale indizio indiretto.»
G.Genette, Figure III.

Tranne che nei romanzi di A. Robbe-Grillet e, più in generale, nel «nouveau romàn», negli altri testi la discrepanza temporale (definita da Genette anacronia) tra l’ordine della storia e l’ordine del racconto è una componente essenziale avente carattere strutturale.
Esistono due tipi di anacronia:
- la prolessi, per cui il racconto anticipa un fatto che nella storia avviene dopo (è una sorta di “impazienza” narrativa da parte del narratore);
- l’analessi, per cui il racconto posticipa un fatto che nella storia è avvenuto prima (è un modo per riparare ad una “dimenticanza” narrativa).
L’anacronia (prolessi e analessi) può essere esterna quando supera i confini del racconto, interna quando rimane nei confini del racconto, mista quando riporta eventi che si intrecciano parzialmente con uno dei due confini del racconto (inizio o fine). Può inoltre essere eterodiegetica quando si basa su una linea narrativa diversa dal racconto primo oppure omodiegetica quando completa una lacuna anteriore del racconto o se colma anticipatamente una lacuna ulteriore del racconto.
«Un’anacronia, nel passato o nell’avvenire, può andare più o meno lontano dal “momento presente”, cioè dal momento della storia in cui il racconto si è interrotto per farle posto: chiameremo portata dell’anacronia questa distanza temporale. A sua volta, essa può coprire una durata di storia più o meno lunga: è ciò che chiameremo la sua ampiezza»

— Durata
La durata è la velocità di un racconto, vale a dire «il rapporto tra una misura temporale e una misura spaziale (tanti metri al secondo, tanti secondi al metro)»... «verrà definita mediante il rapporto fra una durata (quella della storia) misurata in secondi, minuti, ore, giorni, mesi e anni, e una lunghezza (quella del testo), misurata in righe e in pagine».
Un racconto che abbia un rapporto tra durata della storia e lunghezza del racconto sempre costante, cioè una velocità uguale, si definisce isocrono, ma, come precisa Genette, «un racconto del genere non esiste, e può esistere solo come esperimento di laboratorio.»
Ne consegue che un racconto presenterà sempre delle variazioni di velocità (anisocronie); un racconto, infatti, «può fare a meno di anacronie, ma non può fare a meno di anisocronie, o, se preferiamo (come è probabile) fare a meno di effetti di ritmo.»
I vari rapporti tra tempo del racconto (TN) e tempo della storia (TS) possono dare vita a diverse situazioni (ancora una volta diverse figure), la cui alternanza in un testo narrativo genera degli effetti di ritmo che possono consistere in un rallentamento (pausa e sommario), in un equilibrio (scena) o in una accelerazione (sommario e ellissi):



TN TS Esempi
Rallentamento Pausa Fermo Scorre Descrizioni o commenti
(l’azione non procede) (il narratore parla molto) del narratore.
Analisi Scorre più Scorre più Tante pagine per un evento
velocemente lentamente di breve durata.


Equilibrio Scena Stessa durata Stessa durata Dialoghi in discorso diretto libero.


Accelerazione Sommario Scorre più Scorre più Poche pagine per un evento
lentamente velocemente di lunga durata
Ellissi Scorre Fermo «Molti anni dopo»
(l’azione (il narratore tempo non registrato
procede) parla poco)

Ecco un esempio:
Sommario
in cui il tempo della storia è più veloce rispetto a quello della narrazione.
Si pensi a tutti quei fatti o avvenimenti della durata di anni, mesi o giorni condensati in poche battute o in qualche sequenza. Il sommario è la tecnica utilizzata di solito per imprimere una forte accelerazione al racconto.
Ad es.
C’era una volta un re e una regina che erano tanto dispiaciuti di non avere figli, ma tanto dispiaciuti da non potersi dire quanto. Tutti gli anni andavano nei più diversi luoghi del mondo a fare la cura delle acque: voti, pellegrinaggi, ricorsero a tutto, ma nulla giovava. Alla fine però la regina mise al mondo una bambina.
Ellissi
in cui il tempo della narrazione è pari a zero, in quanto intere parti della vicenda o dell’esistenza dei personaggi vengono omesse dall’autore nella narrazione e pertanto lasciate all’immaginazione di chi legge. Va da sé che il tempo della storia in questo caso va avanti di anni con un cambio di capoverso, mentre il tempo della narrazione è pari a zero, in quanto non vi è narrazione.
Ad es.
Trascorsero quindi sedici anni, quando accadde che la principessina, correndo un giorno per tutte le camere del castello, arrivò fino in cima a una torretta, in una piccola soffitta, dove una brava vecchina se ne stava a filare la sua
conocchia.

Scena
in cui il tempo della narrazione e quello della storia coincidono in quanto vi è una perfetta sovrapposizione delle due.
È il caso delle sequenze dialogiche o dei monologhi o dei soliloqui, in cui ambedue le strutture cronologiche, per forza di cose coincidono.
Ad es.
«Che state facendo, nonnina?», chiese la principessa.
«Sto filando, bella fanciulla», le rispose la vecchia che non la conosceva.
«Oh, com’è carino!» continuò la principessa «come si fa? Datemi un po’:
voglio vedere se lo so fare anch’io come voi».
Non aveva finito di prendere il fuso che si punse la mano e cadde svenuta.

Pausa
in cui il tempo della narrazione è fermo in quanto l’autore è impegnato in altro, come ad es. descrivere situazioni di ogni genere o stati d’animo, emozioni, sensazioni — sia che siano immediate sia che durino nel tempo —, e pertanto il tempo della narrazione rimane come bloccato mentre non altrettanto può avvenire per il tempo della storia. L’azione dunque non va avanti.
Ad es.
La si sarebbe presa per un angelo tanto era bella; lo svenimento non aveva fatto impallidire i bei colori del suo incarnato, aveva le guance ancora rosse e le labbra come il corallo; soltanto, aveva gli occhi chiusi, ma si sentiva respirare dolcemente e questo indicava che non era morta.
Analisi
in cui il tempo della narrazione è più rapido del tempo della storia, in quanto il testo riporta numerosi fatti o avvenimenti che durano soltanto pochi minuti. In questo caso l’azione avanza in modo lento e il tempo sembra dilatarsi.
Ad es.
La ragazza accostò le labbra alle sue ed ebbe come la sensazione di galleggiare, di essere trasportata in un mondo fatato dove le normali regole non valevano e dove tutto il mondo era semplice, dove ogni cosa si trovava finalmente al suo posto.

— Frequenza
La frequenza si occupa invece dei rapporti tra un evento (che non solo si produce, ma anche si riproduce) e il numero di volte in cui viene narrato. Ci possono essere:
- racconti singolativi che narrano una volta ciò che è accaduto una volta (1N/1S)
es. «Ieri mi sono coricato presto»;
- racconti anaforici che narrano n volte quello che è accaduto n volte (nN/nS);
es. «Lunedì mi sono coricato presto, martedì mi sono coricato presto, ecc.»);
- racconti ripetitivi che narrano n volte quello che è accaduto una volta
(nR/1S); es.: «Ieri mi sono coricato presto, ieri mi sono coricato presto, ecc.»)
- racconti iterativi che narrano una volta quello che è accaduto n volte (1N/nS);
es. «A lungo mi sono coricato presto».

Per ricapitolare, allora: la velocità di un testo narrativo e la relativa variazione è dunque data dal rapporto tra il Tempo della Storia e il Tempo della Narrazione.
La calibrazione del ritmo della narrazione si effettua dunque intercalando con abilità sequenze statiche a dinamiche dove, per sommi capi, le sequenze riflessive coincidono con le pause, e quindi rallentano il tempo narrativo introducendo riflessioni e considerazioni di vario genere, idee e punti di vista;
le sequenze descrittive corrispondono ai rallentamenti, quindi sono statiche e utili a introdurre elementi necessari alla caratterizzazione di ambienti e personaggi;
le sequenze dialogiche coincidono con le scene, e pertanto sono neutre dal punto di vista sia narrativo che storico, in quanto il tempo impiegato dai personaggi per parlare o pensare è quello dato dalla lettura stessa;
le sequenze narrative includono ellissi e sommari, e tendono a velocizzare tutto con archi temporali più o meno vasti inclusi o meno nel testo narrativo, ma comunque nel tempo della storia.
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