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La romanità

Inviato: 21/10/2015, 15:40
da Mario Pulimanti
La romanità
Quanti abitanti che oggi vivono a Roma sono romani?
Che cosa resterà in futuro della romanità?
Certo, nel corso dei secoli Roma ha subito anche drammatici spopolamenti e poi lenti e progressivi ripopolamenti.
L’antica Roma era abitata da quattro milioni di abitanti che nel Medioevo sono ad un certo punto (per vari motivi: inondazioni, peste ecc.) diminuiti fino ad arrivare solamente a 50mila abitanti.
Ai tempi del Belli ce n’erano 160 mila, che all’inizio del secolo erano saliti a 200 mila, ma nel corso degli ultimi sette o otto decenni, specialmente a partire dal dopoguerra, si é ripopolata ad un ritmo vertiginoso.
Oggi conta quasi cinque milioni di abitanti.
Ma soltanto in minima parte sono romani: non più di centomila.
I restanti quattro milioni e novecentomila residenti non sono romani.
E tutto sta ad indicare che i romani sono destinati a ridursi ulteriormente, probabilmente fino a sparire, come sarà destinato a sparire purtroppo anche il nostro bellissimo dialetto.
Infatti il dialetto romanesco é ormai moribondo.
Trattasi non già di una morte naturale, bensì di un assassinio vero e proprio, perpetrato con fredda lucidità, con premeditazione, con tante persone pronte ad approvare la pulizia etnica del nostro amato vernacolo romanesco.
Moravia diceva che il dialetto romano è un misto di fiorentino e di campano.
I costruttori di San Pietro erano tutti toscani, e mescolarono il loro dialetto con il dialetto campano.
Anche la lingua a Roma é un miscuglio di Italiano.
Moravia, anche se campano, diceva anche che Roma non era un cumulo di rovine, perché quelle romane sono rovine attive, ossia sempre in trasformazione, e la trasformazione è qualcosa di vivo, di vitale.
Le stesse idee le ha anche espresse Federico Fellini, per il quale Roma rinasce miracolosamente dalle proprie rovine, come l’araba fenice dalle proprie ceneri.
Del resto fin dall’antichità Roma era una città cosmopolita, internazionale; alcuni degli imperatori venivano dalla Spagna, dall’Africa; parecchi degli artisti, scrittori, cineasti che ci hanno offerto nuove visioni o nuove interpretazioni di Roma venivano da altri luoghi o da altri paesi, come il Borromini, Fellini, Gadda, Pasolini.
Già Montaigne diceva che alla sua epoca Roma era la città più cosmopolita d’Europa.
Dal canto suo Borges non si stancava di ripetere che Roma era un mito dell’immaginazione universale.
Significative sono le parole di Adriano riportate nel celebre libro della Yourcenar: “Altre Rome verranno e io non so immaginarne il volto, ma avrò contribuito a formarlo?”
A mio parere converrebbe mantenere sempre vive le tradizioni culturali romane e lo spirito della romanità, da lasciare in eredità ai nostri figli e nipoti.
Mario Pulimanti (Lido di Ostia –Roma)
:@:

Re: La romanità

Inviato: 21/10/2015, 19:21
da Massimo Baglione
Mario Pulimanti ha scritto:Quanti abitanti che oggi vivono a Roma sono romani?
Che cosa resterà in futuro della romanità?
Temo sia una condizione comune a tutta Italia, grandi e piccole città, persino paesini di montagna.
Qui a Belluno, per dire, per sentire ancora gente indigena parlare indigeno, occorre andare nelle osterie, dove gli "invasori" ancora non riescono a mettere radici.

Re: La romanità

Inviato: 23/10/2015, 1:40
da carlo
A Milano la situazione che max è descrive, è più palese che a Roma secondo me, dove nelle periferie il "vero romano" sembra resistere con tutti i suoi difetti e qualche pregio

Re: La romanità

Inviato: 10/11/2015, 17:29
da Mario Pulimanti
A Roma più che la romanità ora c'è la ....romenità...