Al di qua del ponte
Inviato: 29/06/2004, 20:15
Michela Sacchi, story teller italiana residente in Inghilterra, ha dato alla luce un romanzo avvincente e coinvolgente, ricco di emozioni e sentimenti.
Nel suo lavoro, ?Di qua del ponte?, edizioni i ?Fiori di Campo?, l?autrice prende spunto dalla quotidianit? degli anni Sessanta per analizzare, tramite l?animazione personaggi impreziositi da penetranti graffi dell?anima, alcune tematiche esistenziali relative ai valori umani, alla dignit? e alle diverse forme e sfaccettature che l?amore pu? assumere.
Gli interpreti del testo devono affrontare loro stessi, il loro passato ed il mondo attuale in un?atmosfera di repentini mutamenti sociali per poter giungere al di l? del ponte.
Il testo ha un tono gioviale ed un ritmo vivace, grazie all?utilizzo discorsivo e scorrevole del lessico; ? costituito inoltre da molteplici dialoghi, atti a dare al lettore un ritratto pi? peculiare possibile del personaggio.
Le riflessioni introspettive danno al lettore la possibilit? di aprire uno scorcio sulla riflessione personali e risultano efficaci a designare le personalit? dei diversi soggetti.
Ad esemplificazione di tale affermazione, vi ? il pensiero di Francesco, uno dei giovani protagonisti che affronta la sua adolescenza con difficolt?, a causa principalmente del contesto sociale.
? ?Dove vai?? si ripet?.
Potesse davvero decidere!
Dove? Aveva importanza dove?
Via da quella cittadina e dalla piccola gente che l?abitava; via dalle case un po? scrostate, dalle viuzze di porfido, dalla chiesa con la sua campana cos? nota e scontata, sempre precisa, sempre puntuale, mai un tocco mancato, che infallibilmente tornava a ritmare una vita altrettanto monotona e prevedibile; via dalla piazza, con la sua sempiterna fontana gorgogliante e il grande tiglio che stava l? da cent?anni, forse pi?, sempre uguale, una stagione dopo l?altra, un anno dopo l?altro, immoto.
Potesse davvero andare! Qualsiasi posto al mondo era meglio che l?!
Ma era sempre solo la camminata verso il baretto, con i soliti a-mici, le lambrette parcheggiate fuori, le canzonette del juke-box e il biliardo. Le solite facce, le solite voci, le solite cretinate...
?Meglio che starsene a casa a studiare? si disse, e gi? sentiva le risa e la musica che gli arrivavano dall?altra parte della piazza. Ed era tutto l?, come se l?era figurato: lambrette, tavolini di plastica, colpi di stecca e suono di bocce sul tavolo da biliardo. ?
Nel suo lavoro, ?Di qua del ponte?, edizioni i ?Fiori di Campo?, l?autrice prende spunto dalla quotidianit? degli anni Sessanta per analizzare, tramite l?animazione personaggi impreziositi da penetranti graffi dell?anima, alcune tematiche esistenziali relative ai valori umani, alla dignit? e alle diverse forme e sfaccettature che l?amore pu? assumere.
Gli interpreti del testo devono affrontare loro stessi, il loro passato ed il mondo attuale in un?atmosfera di repentini mutamenti sociali per poter giungere al di l? del ponte.
Il testo ha un tono gioviale ed un ritmo vivace, grazie all?utilizzo discorsivo e scorrevole del lessico; ? costituito inoltre da molteplici dialoghi, atti a dare al lettore un ritratto pi? peculiare possibile del personaggio.
Le riflessioni introspettive danno al lettore la possibilit? di aprire uno scorcio sulla riflessione personali e risultano efficaci a designare le personalit? dei diversi soggetti.
Ad esemplificazione di tale affermazione, vi ? il pensiero di Francesco, uno dei giovani protagonisti che affronta la sua adolescenza con difficolt?, a causa principalmente del contesto sociale.
? ?Dove vai?? si ripet?.
Potesse davvero decidere!
Dove? Aveva importanza dove?
Via da quella cittadina e dalla piccola gente che l?abitava; via dalle case un po? scrostate, dalle viuzze di porfido, dalla chiesa con la sua campana cos? nota e scontata, sempre precisa, sempre puntuale, mai un tocco mancato, che infallibilmente tornava a ritmare una vita altrettanto monotona e prevedibile; via dalla piazza, con la sua sempiterna fontana gorgogliante e il grande tiglio che stava l? da cent?anni, forse pi?, sempre uguale, una stagione dopo l?altra, un anno dopo l?altro, immoto.
Potesse davvero andare! Qualsiasi posto al mondo era meglio che l?!
Ma era sempre solo la camminata verso il baretto, con i soliti a-mici, le lambrette parcheggiate fuori, le canzonette del juke-box e il biliardo. Le solite facce, le solite voci, le solite cretinate...
?Meglio che starsene a casa a studiare? si disse, e gi? sentiva le risa e la musica che gli arrivavano dall?altra parte della piazza. Ed era tutto l?, come se l?era figurato: lambrette, tavolini di plastica, colpi di stecca e suono di bocce sul tavolo da biliardo. ?