Ostia,al mattino

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Mario Pulimanti
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Ostia,al mattino

Messaggio da Mario Pulimanti »

OSTIA, AL MATTINO


Non tutte le cose che vedo sono spettacolari.

Però la Garbatella a me piace così, con le facciate di alcuni palazzi che si sgretolano e sui marciapiedi cadono i gusci degli anni ormai andati.

All’esame della scuola per mimi, l’allievo fece scena muta.

Su, meno stronzate, facciamo in fretta.

Non ci sono più i bravi illusionisti di un tempo. Sono tutti spariti di scena.

Sono nato in una casa umile di Testaccio.

Adesso è cambiato tutto, adesso lì ci vivono poeti che ogni anno vincono premi letterari, artigiani che fabbricano ancora ombrelli e bastoni artigianali di alta fattura: oggetti unici e ricercati diventati famosi per design e qualità e pittori di pesci morti.

Le case del Testaccio sono di moda perché si vede che in esse si trova lo spirito del popolo romano, in attesa che qualcuno lo colga.

Ma ai miei tempi da lì uscivano solo le urla delle partorienti i cui mariti avevano sbagliato numero nel chiamare l’ambulanza. Gli strilli dei bambini. Le scoregge dei pensionati. Le manganellate regolamentari della polizia. Era un mondo spietato, con le tavole vuote e le condutture intasate.

Che pensieri: sono così sconvolto che sento persino qualcosa di miracoloso, una specie di eccitazione sessuale.

Ma l’unica cosa che riesco a dire è “Tutto questo è assurdo. Sto diventando matto!”

Era un calciatore sciatto e impreciso. Lavorava con i piedi.

Ora capisco. Sto per morire.

Davanti al giudice, i due pianisti trovarono un accordo amichevole.

E’ un modo di dire.

Non credo che abbia particolare importanza. Ma mi ha scombinato un po’ la vita.

Adoro il mare.

Ostia, al mattino.

Voglio riaprire la finestra dell’arcobaleno.

Datemi le chiavi.

Non mi fate perdere la pazienza!

Cavolo, un milione di cose mi impediscono di aprire quella finestra, un milione di cose su cui non si deve ragionare, né calcolare, né fermarsi a vedere. Solo sentire. Un milione di cose che non stanno da nessuna parte, ma che sono comunque nell’aria. Ovunque, tranne che nei tuoi occhi.

Fino a tal punto arriva il tuo disprezzo?

Sì.

Non mi offendo.

Ho sempre sentito dire che i soldi sono soldi. E che molti soldi sono potere. E che moltissimi soldi siano il massimo.

Sarò sincero.

Intuisco il tuo disprezzo.

Me lo soffi in faccia.

Accendo un sigaro d’alta classe.

Lo lascio morire acceso e con dignità.

E ora, vado a cagare.

Au revoir.


Mario Pulimanti (Lido di Ostia –Roma)
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