è impensabile ma gli artisti non si lamentano

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Aslak
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Re: è impensabile ma gli artisti non si lamentano

Messaggio da Aslak »

non mi riferivo a te ma alla frase riguardo al pentirsi dei comunisti che presuppone ,appunto, una concezione del comunismo violenta o un qualcosa di peccaminoso; a te non mi riferivo affatto
Agapito Malteni
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Re: è impensabile ma gli artisti non si lamentano

Messaggio da Agapito Malteni »

Aslak immagino tu sia giovane ... io ho 44 anni e quando andavo ai concerti di Francesco Guccini (forse portavi i calzoni corti) ero tra i primi a tenere il pugno alzato quando cantava la locomotiva...
A.M.

Non c'è più dolore atroce del sapere di non sapere.
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Aslak
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Re: è impensabile ma gli artisti non si lamentano

Messaggio da Aslak »

infatti ho sempre odiato il comunismo popolare e non scenderei mai in piazza in quel modo..la gente non conosce il comunismo ma lo evoca senza una minima consapevolezza. Io, finché non avrò letto tutte le opere di Marx e dopo che  avrò studiato tutti i filosofi comunisti(di cui leggerò delle opere), non mi esprimerò a pieno invero non mi permetterei ancora di definirmi comunista o anti-comunista,per ora cerco di dare giudizi ma sempre nel dubbio di errare (il comunismo ha troppe ideologie secondarie per essere compreso a pieno subito, ci vorranno anni affinché io possa dire di essere comunista o no , o di avere una linea politica tra le infinite legate al comunismo)
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hombre sincero
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Re: è impensabile ma gli artisti non si lamentano

Messaggio da hombre sincero »

Agapito Malteni ha scritto: ... io ho 44 anni e quando andavo ai concerti di Francesco Guccini (forse portavi i calzoni corti) ero tra i primi a tenere il pugno alzato quando cantava la locomotiva...
boiadé come sei vecio  :laughing7:
...il sole che calava già, rosseggiava la città, già nostra ed ora straniera incredibile fredda...
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Re: è impensabile ma gli artisti non si lamentano

Messaggio da hombre sincero »

Mi permetto di postare uno scritto a me caro.
Buona lettura.

IL FABBRO
Palazzo delle Tuileries, verso il 10 agosto [17]92.

Il braccio su un enorme martello, tremendo d'ebbrezza e d'imponenza, vasta la fronte, ridente come una tromba di bronzo, con tutta la sua bocca,spogliando il grassone con sguardo feroce il fabbro parlava a Luigi Sedici, un giorno che il popolo era lì, a stringersi intorno mentre sui fregi dorati spandeva le sporche vesti. Ora il buon Re, ritto sul suo ventre, era pallido, pallido come un vinto trascinato alla forca,e sottomesso come un cane non si ribellava perché il fabbro marrano dalle enormi spalle gli diceva parole antiche, cose assai strambe, da agguantarlo dritto in fronte, così!

«Tu lo sai bene, Signor mio, cantavamo tra la lae spingevamo i buoi attraverso gli altrui solchi: il canonico al sole sgranava padrenostri su rosari brillanti guarniti di monete d'oro. Il Signore a cavallo passava, al suono del corno, ed uno con la corda, l'altro col nerbo ci sferzavano - Ebeti come occhi di vacca i nostri occhi non davano più lacrime: così tiravamo avanti, e quando avevamo arato tutto il paese quando avevamo lasciato in questa nera terra un po' delle nostre carni... eccola la ricompensa: incendiavano le nostre topaie di notte, facevano dei nostri piccoli un dolce assai ben cotto.
... «Oh, non mi compiango. T'ho detto le mie fandonie, che restino fra noi. Puoi anche contraddirmi. Non è forse una gioia vedere, al mese di Giugno nei granai entrare dei carri di fieno così grandi?  Sentire l'odore di ciò che cresce nell'orto, quando piove, dall'erba rossastra? Vedere le biade, le biade e le spighe colme di grano e capire che ci porteranno tanto pane? Oh, di più gran lena andremmo al forno che s'infuoca cantando con gioia e battendo l'incudine, se fossimo certi di poterne avere un po'- siamo uomini, in fondo - di quei doni di Dio!- Ma ecco, è sempre la solita vecchia storia!
«Lo so a memoria! Non posso più crederci, quando ho due buone mani, una fronte ed un martello che un uomo venga, con la daga sul mantello, a dirmi: ragazzo mio, semina la mia terra; e che ancora verrà, se ci sarà la guerra a prendere via mio figlio dalla mia casa!- Io sarei un uomo e tu, tu saresti Re, tu mi diresti: «Voglio!», vedi, è da sciocchi, credi che io ammiri la tua splendida baracca, i tuoi ufficiali dorati, i mille tuoi furfanti, i tuoi accidenti di bastardi, che starnazzano come pavoni? Hanno riempito il tuo nido dell'odore di nostre figlie e biglietti per rinchiuderci in Bastiglie, gli diremo: sta bene: i poveri in ginocchio! Indoreremo il Louvre con le nostre elemosine! E tu ti ubriacherai, darai una grande festa- e questi signori se la spasseranno, seduti sulla nostra testa!

«No. Queste schifezze sono più vecchie dei nostri padri! Oh! un popolo non è più una puttana. Tre passi e abbiamo ridotto la Bastiglia in polvere. La bestia trasudava sangue da ogni pietra, era raccapricciante la Bastiglia in piedi con le sue mura lebbrose che ci dicevano tutto mentre ci abbracciava rinchiusi nella sua ombra!- Cittadini, oh cittadini! Era l'oscuro passato che in rantoli rovinava, quando prendemmo la torre! Nel cuore c'era qualcosa di simile all'amore, avevamo stretti al petto i nostri figli. E come cavalli, sbuffando dalle nari andammo, fieri e forti, e il petto palpitava...marciavamo nel sole, a fronte alta - così - dentro Parigi! Tutti si facevano attorno ai nostri stracci alfine ci sentivamo uomini! Pallidi, Sire, ed ebbri di terribili speranze : e quando fummo là, di fronte alle nere torri agitammo le trombe e i nostri allori ,le picche in mano, non c'era odio in noi, ci sentivamo così forti, che volevamo esser dolci.

«E da quel giorno siamo come folli! Montagne d'operai per le strade, e questi maledetti vanno, folla sempre più grande, come oscuri fantasmi, alle porte dei ricchi. Con loro io corro ad accoppar le spie: e vado per Parigi, nero il mantello in spalla e feroce, spazzando da ogni angolo i sospetti, e se mi riderai in faccia, t'ammazzerò!- Poi, ci puoi contare, sarai nei guai tu e i tuoi uomini neri, che prendono le nostre richieste per rimpallarle come con le racchette, E, basso basso, i furbacchioni si dicono: «Che minchioni!» per cucinare leggi, e in vasetti etichettati, pieni di graziosi decreti rosa e spezie, si divertiranno ad appiopparci tasse per poi turarsi il naso quando gli siamo accanto,- i nostri dolci tribuni ci trovano luridi! -per non temere nulla, fuorché le baionette...,e va bene. Basta con le loro meschine balle! Ne abbiamo abbastanza di quei piatti cervelli di quei gaglioffi! Ah, son dunque questi i piatti che ci servi, borghese, quando siamo inferociti quando già abbiamo infranto gli scettri e le croci!.

Lo prende per un braccio strappa i velluti delle tende, e gli addita giù il grande viale dove formicola e cresce la folla, la folla spaventosa che fluttua tuonando che sbraita come un cane, urla come il mare con i suoi duri bastoni e le picche di ferro, i tamburi, i suoi grandi strepiti da bettola e da fiera, stracci scuri, sanguinanti berretti rossi: l'uomo dalla finestra aperta mostra il tutto al pallido re che suda e barcolla e si sente male per quello che vede! «È la canaglia, Sire, che sbava contro i muri, cresce, pullula- perché non mangiano, Sire, sono pezzenti! Io sono un fabbro: mia moglie è con loro, la folle! Crede di trovarlo alle Tuileries il pane!- gente come noi i panettieri non la vogliono: ho tre figli. Sono una canaglia. Io conosco delle vecchie che piangono sotto i cappelli perché derubate del figlio o della figlia: sono canaglie. - C'era un uomo alla Bastiglia, un altro era forzato: entrambi cittadini onesti.- Liberati, ora son lì come cani: li insultano! Così in loro nasce qualcosa che fa tanto male! È terribile, è colpa del sentirsi spezzati, sentirsi dannati il loro stare là ad urlarvi sotto il naso! Canaglia. - Lì in mezzo ci son ragazze infami perché - Voi sapete, le donne son fragili,signori della Corte - ci stanno sempre. Gli avete sputato sull'anima, come fosse nulla!Le vostre belle ora son là, son la Canaglia.

«Oh, tutti i disgraziati con la schiena che brucia sotto il sole feroce, che vanno e tornano, che in questo lavoro senton scoppiare la fronte...Giù il cappello, miei borghesi! Oh, questi son gli uomini! Siamo operai, sire, operai! Noi siamo per i grandi tempi nuovi in cui si vorrà sapere e l'uomo forgerà da mane a sera, cacciatore di grandi effetti, di grandi cause, in cui vincendo lentamente dominerà le cose e monterà sul Tutto come su di un cavallo! Oh! Splendidi lumi di fucine! Peggio, ancor peggio! - Ciò che non conosciamo, questo può essere terribile: noi lo sapremo! - Coi nostri martelli, in mano, passiamo al setaccio tutto ciò che sappiamo: e poi, Fratelli, avanti! Facciamo talvolta sogni emozionant idi vivere semplice, con ardore, senza dire malvagità, lavorando col regale sorriso di una donna che amiamo di nobile amore: lavoreremo con foga tutto il giorno, ascoltando il dovere come una tromba squillante: allora saremo felici, e nessuno, nessuno, ci potrebbe mai piegare !Ed avremo un fucile sul focolare.

«Oh, ma l'aria è tutta piena d'odore di battaglia. Dunque, che ti dicevo? Sono una canaglia! Restano ancora spie e profittatori. Siamo liberi, noi, abbiamo paure che ci fanno più grandi, più grandi! Or ora parlavo di quieto dovere, d'una dimora....Guarda il cielo! - È troppo piccolo per noi, si crepa di caldo, soffocheremo in ginocchio! Guarda il cielo! - Io torno alla folla nel grande, tremendo marciume, che trascina Sire, i tuoi vecchi cannoni sul lurido selciato:- Oh, solo da morti li avremo mondati!- E se, dinanzi alle nostre urla, alla nostra vendetta, le zampe dei vecchi re dorati sulla Francias pingono reggimenti in abiti di gala,ebbene, cosa fate, voi tutti? Merda a quei cani!».

Si rimise il martello in spalla. La folla intorno a quell'uomo sentiva l'anima ebbra, e nella grande corte e nelle stanze dove Parigi ansava nelle sue urla, un fremito attraversò l'immensa plebaglia, Allora, con la sua mano grande e superba di grasso, benché l'obeso re sudasse, il fabbro terribile gli gettò sulla fronte il rosso berretto.

A.Rimbaud
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Re: è impensabile ma gli artisti non si lamentano

Messaggio da carlo »

all'inizio leggevo stupito pensando "strano, una cosa di ribaud che non ho mai letto....." poi andando avanti mi era sempre piu familiare, e poi ho capito perchè non la riconoscevo, perchè da ragazzino la lessi giustificata e impaginata come poesia, e mi rendo conto solo ora di quanto incredibile sia la differenza tra come, anche solo mentalmente, leggo

Il braccio su un enorme martello, tremendo
d'ebbrezza e d'imponenza, vasta la fronte, ridente
come una tromba di bronzo, con tutta la sua bocca,
spogliando il grassone con sguardo feroce
il fabbro parlava a Luigi Sedici, un giorno
che il popolo era lì, a stringersi intorno
mentre sui fregi dorati spandeva le sporche vesti.

rispetto a

Il braccio su un enorme martello, tremendo d'ebbrezza e d'imponenza, vasta la fronte, ridente come una tromba di bronzo, con tutta la sua bocca,spogliando il grassone con sguardo feroce il fabbro parlava a Luigi Sedici, un giorno che il popolo era lì, a stringersi intorno mentre sui fregi dorati spandeva le sporche vesti.


Comunque da giovane ero anche io "comunista" ahahah per un anno mi iscrissi pure, a 15 anni...  poi con gli anni mi son reso conto che seguivo una moda e che si c'erano molti ideali giusti ma anche di difficile applicazione. Crescendo poi sono diventato nazista.
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Re: è impensabile ma gli artisti non si lamentano

Messaggio da hombre sincero »

concordo, c'è una differenza abissale, cambiano gli spazi, le pause, il suono, praticamente è un'altra lettura!

...vuoi dire che io sono giovane? è vero, grazie. :notworthy:

:icon_biggrin:
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Re: è impensabile ma gli artisti non si lamentano

Messaggio da Aslak »

comunque,quando una persona ti dice d' essere comunista, pensate che abbia sempre detto poco e niente; esistono così tante ideologie comuniste ché definirsi esclusivamente tali serve a poco o a nulla
Agapito Malteni
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Re: è impensabile ma gli artisti non si lamentano

Messaggio da Agapito Malteni »

Aslak io stavo solo scherzando parafrasavo papa giovanni paolo II in un suo famoso discorso nella valle dei templi ad Agrigento dopo gli assassini di falcone e borsellino "lo dico ai responsabili una volta verrà il giudizio di dio pentitevi" viviamo in un paese libero grazie a dio e siamo ancora liberi di essere ciò che vogliamo ....
A.M.

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Re: è impensabile ma gli artisti non si lamentano

Messaggio da Aslak »

infatti era solo una precisazione generale (non a caso ho utilizzato la seconda persona plurale del verbo pensare in funzione di un rivolgersi a tutti che preclude la possibilità al singolo di  intervenire come se a lui mi riferissi proprio perché la considerazione è generale in funzione di un giudizio che non ha come fine la critica specifica, o particolaristica, di un oggetto preso in considerazione rispetto al generale medesimo che non sia il generale stesso  ).Per piacere, quando leggete i miei testi , vi prego di NON valutarli come testi scritti da un ignorante che non sa calibrare le proprie parole o giudicare, pur essendo io giovane.
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