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Come gabbiani in amore

Inviato: 06/04/2011, 18:14
da Mario Pulimanti
Mi trovo vicino alla spiaggia di  Castel Porziano, tra il mare e la macchia mediterranea delle tenute di Capocotta e Castel Porziano.

E’ una delle pochissime aree del litorale in cui la natura non ha lasciato il posto a palazzi e stabilimenti balneari.
Sta piovendo.
E io sto in bici.
Tremo.
Tiro su la bici e mi metto a pedalare lungo il lungo il sentiero, senza quasi accorgermi della pioggia.
Circa quattrocento metri più avanti, al centro di una radura tra le dune e il settimo cancello, c’è una grossa, bassa villa circondata da una recinzione sulla quale alcuni discreti cartelli avvertono che è proprietà privata.
Non si vedono luci, nonostante il buio provocato dal temporale.
Appoggio la bici a un cespuglio e percorro un viottolo in salita, che si inoltra tra la vegetazione giallastra e malsana e le felci verdi simili a merletti.
Quando arrivo in cima ala duna il vento sembra volermi buttare giù..
E’ uno shock, una volta in cima alla duna, trovarmi di fronte questo spettacolo, questo dell’impenetrabile emisfero grigio di nubi in corso e il mare gonfio di onde che si schiantano contro la riva in una continua, furibonda detonazione.
Alla mia destra la costa bassa e sabbiosa si allontana con un curva di circa un chilometro e mezzo e termina nella scogliera del settimo cancello, che sporge nel mare avvolta in una nebbia di spruzzi.
Mi detergo meglio gli occhi dalla pioggia per vedere meglio e penso.
Il vento sibila come un nazionalista di riguardo, sollevando spruzzi dalla superficie delle onde, lanciandole sulla spiaggia simili ai liquidi profili di un contingente di invasione, ma a metà spiaggia questi spruzzi si dissolvono.
Poi, il temporale si spegne improvvisamente.
Tiro un sospiro di sollievo, come se fossi stato strappato alla morte.
Tornando a casa, prendo una strada diversa da quella che ho percorso prima.
E’ un crepuscolo umido e cupo, come se uno dei nuvoloni del temporale non ce l’abbia fatta a squarciarsi, ma sia calato lentamente a terra insediandosi sulla spiaggia.
Sono felice come un bambino bello.
Inoltrandomi verso casa, vedo alcuni gabbiani, che volavano bassi con i lenti movimenti delle loro ali grigie. "Sono in amore", penso.
Il piacere del sesso lo hanno tutti gli animali, o almeno quasi tutti credo.
Come  noi umani.
Il sesso, la ginnastica più popolare della storia.
Ma è solo adrenalina che pompa a tremila per sette minuti e ti accantona pure il raffreddore per quegli istanti, poi tutto riprecipita nel prima, un po’ peggio di prima, visto che non hai l’autonomia necessaria per ricominciare immediatamente con la giostra.
E’ anche vero che, come canta Antonello nostro: “…non c’è sesso senza amore…”
Mi viene in mente una poesia di Pablo Neruda.
"Oh invadimi con la tua bocca bruciante,
indagami, se vuoi,
coi tuoi occhi notturni,
ma lasciami nel tuo nome navigare  e dormire."
Sì, come gabbiani in amore.
Mario Pulimanti (Lido di Ostia -Roma).
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