Lisa Massei autointervista

Le interviste di NA a cura di M. Di Biagio e L. Massei
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carlo
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Lisa Massei autointervista

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L’AUTOINTERVISTA DI LISA MASSEI


1. Lisa in poche parole…

Sono nata in provincia di Livorno nel ’79, studio psicologia (del lavoro e delle organizzazioni) a Firenze. Appassionata di Grafica Pubblicitaria. Ho pubblicato La Lingua Batte dove il Cuore Duole (Coniglio Editore, 2006), Insomnia (Edizioni Il Foglio, 2004), Maybe (Comix Comunità, 2004) e ho selezionato l'antologia The First Time I Saw (Edizioni Nuoviautori, 2005). Mi sono avvicinata alla pittura come autodidatta e la ritengo un’ottima palestra per rilassarmi.

3. Come nasce la passione per la scrittura e come vivo e convivo con questa passione?
Direi che è nata quasi per caso. Dalla passione per la letteratura alle superiori.
Convivo con la scrittura in modo altalenante. Passando da crisi che riesco a collimare dipingendo. Probabilmente la scrittura non è la mia ragione di vita, ma è una cosa che cresce dentro di me e mi fa sentire bene.

4. I tre libri più belli che ho letto, i tre film più belli che ho visto, ed il viaggio che più mi è piaciuto e quello che vorrei fare…


‘Revolutionary Road’ di Yates, ‘Dance Dance Dance’ Murakami, ‘Il Profumo’ Suskind. Di film Magnolia, La mia vita senza me, Harold e Maude. Il viaggio… la Spagna, per quanto non sia stata una vera e propria vacanza, è stato bellissimo attraversare il deserto. Mi piace viaggiare in macchina vedendo le cose che cambiano sotto ai miei occhi. Vorrei viaggiare più spesso e andare in Cina e in Australia… chissà…

5. Certe volte un film, certe altre un libro, un concerto, ma può bastare anche una scena a cui assistiamo o una semplice frase, forse anche una parola perché ci venga l’ispirazione per scrivere qualcosa…


Secondo me è difficile inquadrare con esattezza da dove si può trarre ispirazione per scrivere. Forse certe volte l’ispirazione viene e neanche ci accorgiamo da che cosa è causata.

6. ‘Insomnia’, il mio primo libro, da poco ristampato nella sua terza edizione, con un nuovo editing approfondito e delle modifiche interne. Cosa ti tiene legata a questo libro?

Anni fa, appena era uscito, sostenevo che era un libro che non era assolutamente autobiografico, poi, col passare del tempo, mi sono accorta che parte dei comportamenti di alcuni personaggi in qualche modo mi appartenevano. È un libro forte, a tratti violento. Non so, pensandoci adesso, è un pò come se avessi voluto tirar fuori da me delle cose che mi facevano soffrire. Un pò come dice Freud che I sogni sono sempre manifestazione dei nostri desideri, anche quando sono nascosti da cose shockanti che, altro non servono, che a celare il desiderio che vogliamo nascondere a noi stessi. Forse Insomnia rappresenta il mio passato. Rappresenta me in un ruolo che non mi apparteneva. E forse anche ciò che potrei essere stata in altre vite. I personaggi sono tutti portati ad un punto di rottura estrema.
La terza edizione è stato un lavoro di cui sono veramente contenta. Antonio Celano, mi ha aiutato per l’editing e mi ha affiancato nei momenti di difficoltà. Rimetterci le mani, è stato un pò come combattere contro i miei fantasmi.

7. ‘Insomnia’ è un romanzo atipico, caratterizzato da racconti che si incrociano.
‘La lingua batte dove il cuore duole’, la mia seconda pubblicazione, primo romanzo a tutti gli effetti? da cosa è nata l’idea di scrivere al maschile?


‘La lingua batte dove il cuore duole’ è sicuramente più romanzo di ‘Insomnia’, almeno quanto a struttura. L’idea è nata da una critica che mi era stata fatta su ‘Insomnia’ da un uomo, che sosteneva che io tratto troppo male gli uomini, quando scrivo. Per quanto non condividessi la critica, ne ho tratto spunto per scrivere al maschile, cosa che già avevo fatto per alcuni racconti. La cosa che più mi piace della scrittura è che puoi metterti nei panni di chiunque e provare ad essere qualsiasi cosa e qualsiasi persona. Forse è da questo che si sconfina dalla scrittura come sfogo personale, a qualcosa di più letterario, poi ovviamente gli influssi personali ci sono sempre nelle cose che si scrivono, anche dove non crediamo.

8. www.mielenero.altervista.org come è nato questo progetto?

Mielenero, è nato come sito personale, per poi abbracciare qualcosa di più ampio. La sezione in alto è dedicata ad artisti, scrittori, recensioni e curiosità di vario tipo. La sezione in basso è quella che più mi riguarda personalmente. Il nome del sito in realtà non era un nome d’arte che volevo per me, ma semplicemente un nome per il sito. Poi la gente ha iniziato a chiamarmi così e alcuni mi conoscono più come Mielenero che come Lisa, però la cosa non mi dispiace troppo, quindi ho finito per adottarlo anche come nick personale.

9. Nelle cose che scrivo il rapporto uomo donna è molto sofferto, sembra che non ci sia mai un vero punto di unione e sostanzialmente si avverte questa forte mancanza di comunicazione. D’altronde il numero di divorzi è in costante aumento. Ho l’impressione che la gente si sposi più per fare qualcosa piuttosto che per veri e sinceri sentimenti. Cosa penso del matrimonio? Sono credente?

I rapporti uomo donna secondo me sono spesso sofferti, probabilmente perché abbiamo delle differenze di base piuttosto forti. Necessità, desideri, modo di ragionare e affrontare i problemi. Il matrimonio credo sia un passo difficile, spesso preso con leggerezza, o come cosa da fare non per un reale desiderio, quanto piuttosto un qualcosa che gli altri si aspettano da noi. Se un giorno mi dovesse succedere, vorrei sposarmi con sincerità. Non sono credente, ma rispetto chi crede.

10. Se dovessi dare un consiglio ad un esordiente che si affaccia per la prima volta nel panorama dell’editoria, cosa gli direi?

Gli direi di non aprire il portafogli. Di non farsi abbindolare dai grandi complimenti che ti fanno certe case editrici che, guarda caso, sono a pagamento. Gli direi di lottare e di non aspettarsi di vivere di scrittura. Di informarsi quanto più possibile. E infine gli direi che la pubblicazione non è un punto d’arrivo, ma di partenza. Gli consiglierei anche di leggersi ‘Editori a perdere’ di Miriam Bendia e ‘Quasi quasi faccio un corso di scrittura’ di Gordiano Lupi, entrambi usciti per stampalternativa.

11. Cosa ne penso di piccoli editori a pagamento, agenzie letterarie e corsi di scrittura? Penso che siano dei mezzi giusti, che possono servire?

Purtroppo in italia non ci sono normative che regolano cosa esattamente può fare o non fare un editore. C’è molta omertà, per come la vedo io. Anche fra gli scrittori stessi c’è un inutile senso di competizione e di arrivismo che non aiuta a rendere più limpide le cose, specie per chi si affaccia nel mondo dell’editoria. Le case editrici a pagamento sono una cosa che ho sempre cercato di evitare. Così come i corsi di scrittura. Con agenzie letterarie non ho mai avuto a che fare, anche se sembra che stiano prendendo sempre più piede, forse un po’ sulla scia del modello americano.

12. C’è chi sostiene che i libri sono solo marketing, quindi non conta il talento di uno scrittore, come è scritto un libro, se è valido o no… ma solo saperlo promuovere e vendere…

Certe volte ho davvero paura che sia così. E fenomeni come i libri di Totti o Melissa P., sembrano sempre più confermare questo timore. D’altronde in libreria si trova quel che ci vogliono far comprare. Se il commercio impone un libro e te lo sbatte sotto gli occhi, alla fine tendi ad essere più incuriosito da questo piuttosto da un libro che non ha avuto una grande pubblicità. Promuovere un libro non è per niente facile. Per quanto mi riguarda ho sempre cercato di fare delle presentazioni e di cercare di interagire con le persone. Uno scrittore esordiente non ha nessuna facilitazione e i libri non vendono per inerzia. Il semplice fatto di pubblicare non implica che il tuo libro venderà. Anche trovare una buona casa editrice, distribuita a livello nazionale, non significa che il tuo libro venderà milioni di copie. In italia si legge poco e, a quanto pare, ci sono più scrittori che lettori. Nel senso che anche chi scrive, alla fine, non legge molto. Certe volte le cose sono più semplici di quanto si pensa, voglio dire che se uno si fa un esame di coscienza e valuta quanti libri legge all’anno, magari capisce anche perché del suo libro son state vendute poche centinaia di copie. Se uno scrittore investe in una antologia convinto che sia una gran cosa, magari se si chiede quante antologie ha letto e comprato nella sua vita, sa meglio valutare…

Lisa Massei – Mielenero
24/01/07
Ultima modifica di carlo il 16/12/2008, 15:31, modificato 1 volta in totale.
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patrizia
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Lisa Massei autointervista

Messaggio da patrizia »

lisa come va con la vita?
è un pm però... pdc è andato bene è aora di rifarelo, una cadenza biennale o triennale mi sembra seria.
patrizia
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