le news di Reno Bromuro e "IL BARICENTRO"

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settimanale di scienze umane n° 713 ? anno V
dell?Associazione Internazionale Artisti «Poesia della Vita»
presidente Reno Bromuro
Repertorio n° 3426 ? Raccolta n° 1270 del 29/10/1984 (non profit)
FATTI

09 ottobre 2001: le camere approvano la mozione del Governo che stabilisce l'appoggio all'azione degli Stati Uniti contro l'Afghanistan, e la repressione del terrorismo internazionale. La mozione passa anche con l'appoggio trasversale dell'opposizione.
10 ottobre 2001: anche in Italia si hanno i primi arresti per le indagini negli ambienti legati al terrorismo islamico. Dopo l'attentato alle Twin Towers dell'11 settembre, le forze di polizia italiane hanno individuato due cittadini tunisini e un libico che apparterrebbero a un'organizzazione vicina a Osama Bin Laden.
11 ottobre 2000: l?Enel ha annunciato l'acquisto di Infostrada per ventiduemila miliardi e si appresta a incorporare Wind: nascerà il secondo colosso italiano delle telecomunicazioni.
12 ottobre 2003: giornata d'oro per lo sport italiano: Michael Schumacher, pluricampione di Formula uno, vince in Giappone il sesto titolo iridato piloti della sua carriera, mentre Valentino Rossi si aggiudica in Malesia per la quinta volta, la terza consecutiva, il campionato mondiale di motociclismo. Festa grande in casa Ferrari, che grazie al pilota tedesco conquista il quinto titolo costruttori consecutivo.
13 ottobre 1999: è emessa la sentenza per l'incendio della camera iperbarica dell'ospedale Galeazzi in cui persero la vita alcuni pazienti. Tre anni e sei mesi per Antonino Ligresti, ex-presidente della società che gestisce la clinica dove è avvenuta la tragedia e per questo chiamato a rispondere di quanto accaduto quella mattina del 31 ottobre del 1997.

14 ottobre 2004: fra i massimi rappresentanti dell'ermetismo, Mario Luzi, classe 1914, è stato nominato senatore a vita dal presidente della repubblica Carlo Azeglio Ciampi per "aver illustrato la Patria con altissimi meriti nel campo letterario ed artistico".

15 ottobre 2000: maltempo e alluvioni in Valle d'Aosta, Liguria, Piemonte e Lombardia: sono morte venticinque persone. Supera ogni immaginazione il disastro provocato dall'alluvione: Val D'Aosta e Piemonte sono due regioni tagliate fuori dal resto d'Italia. Lo straripamento dei fiumi ha creato uno scenario da incubo; vi sono paesi, quali ad esempio Cogne in Val d'Aosta, che in sostanza non esistono più, perché letteralmente sommersi dalle acque.

PARLIAMONE

PUO? ESISTERE UN CLUB COME SUGGERISCE RENATO VOLTI?

La scorsa settimana ci lasciammo con questa domanda:

?Dobbiamo solo sottostare alle intemperie d?una finanziaria che affama, ed avvia maggiormente verso la? Camera mortuaria; oppure vogliamo dimen-ticarla difendendoci, facendo prevalere la nostra Arte affratellandoci??

Mi sono augurato per un?intera settimana che mi giungesse almeno mezzo suggeri-mento: silenzio assoluto.

Nessuno di voi ha riportato alla mente che ogni movimento artistico letterario, ha avuto il suo ideatore o portabandiera. Il movimento dei ?Crepuscolari? creato da Onofri, ebbe senza dubbio il maggior rappresentante in Guido Gozzano.

Facciamo un salto di decenni e ci troviamo al centro del movimento ?I nuovissimi? nati sulla spinta di Umberto Eco, ma se non avessero trovato un ?Alfiere? di nome Luciano Anceschi, penso che non avrebbero avuto nessun modo per presentare il loro movimento che, approfittando del suggerimento di Eco, chiama-rono ?Avanguardia?.

Luciano Anceschi è considerato tra le maggiori personalità dell?estetica e della letteratura del Novecento italiano il quale con i suoi rapporti umani e culturali di una ricchezza e di un?ampiezza inusuale; nella sua generosa preveggenza d?interesse di studioso e maestro, ha reso famosi i grandi della cultura, letteratura, poesia e arte del Novecento. Nella rivista da lui fondata «Verri» afferma «la critica assume un profondo valore, diventa un impegno, che non è più valutazione ma un giudizio sui prodotti dell?arte che interviene a posteriori, ma un attivo lavoro dell?immaginazione. Compito del critico è quello di chiarire la situazione in cui si trova, di affrontare un mondo di cultura già consolidato e coglierne l?instabilità e le trasformazioni dando loro un senso».

La rivista dell?Anceschi, infatti, «per la sua stessa struttura, non può identificarsi con nessun gruppo, qualunque ne sia il proposito, né con alcuna personalità particolare, qualunque ne sia il talento e lo stile», come dichiarò il suo direttore in quei polemici anni di avanguardia e di sperimentalismo.

Per il suo ardimento e per il credo nella evoluzione della cultura appariva come «un Socrate che non ha timore di Dionisio, un Socrate il cui concetto non è uno schema che si impone alle cose e al loro deflagrare, anzi appare come nato dalle cose a cui accenna, anzi voglioso di inquietare, di sollecitare la vita. Un Socrate che ha bisogno continuamente della vita, ma che non vuole esserne sommerso».

Non si può credere che tra le righe Renato Volti voglia dire la medesima cosa, quando afferma? ?Ogni socio trae benefici dal club, come il club trae benefici da ogni suo singolo socio.? Bisogna quindi instaurare un rapporto di dare per avere in cui nessuno ne esca penalizzato ma dove al contrario entrambe le parti ne siano arricchite, questa è la linea guida su cui l?intero progetto si basa.

La Home Page del Portale sarà suddivisa per temi in modo tale che chi accede ad essa possa scegliere facilmente. Questo fa sì che si ottengano due significativi risultati:

Offrire un servizio migliore, il lettore infatti accedendo al Portale avrà l?opportunità di leggere ciò che gli interessa attingendo ad una banca dati fornita non da un singolo sito, come avviene oggi, ma da tutti i siti web, attraverso l?indicizzazione di quest?ultimi infatti, si verrebbe a creare un database letterario di consistenti proporzioni e completo sotto ogni punto di vista, una sorta di enciclopedia multimediale della letteratura on line cui ognuno potrebbe accedere liberamente.
Le opere letterarie ed i relativi Autori quindi acquisirebbero più visibilità, essendo più facilmente fruibili e rintracciabili nello sconfinato e labirintico panorama internettiano, di riflesso anche i siti che ospitano il materiale letterario ne trarrebbero giovamento, avendo l?opportunità di farsi conoscere ed apprezzare da un pubblico più vasto e articolato.
In questo modo ci verremmo a trovare in una grande biblioteca centrale, con la differenza che non si troverebbe la medesima opera di Reno Bromuro. Per ottenere che dello stesso si possa trovare una sola poesia con quel titolo qualcuno degli editori dei siti aderenti, rinunci a quella poesia e forse all?autore. Ma si avrebbe la fortuna di trovare Reno Bromuro, Sandra Cervone, Marco Gavotti, Diana Moscatelli, Enrico e Marco Besso, ecc? in quell?angolo riservato a loro personalmente e non ad altri. A menocché non arrivino ?gli scrivitori che scrivono in verticale e chiamano le loro opere poesie? e mandano tutto all?aria perché la loro presunzione è tale che riuscirebbe a smantellare la ?Statua della Libertà? e la ?Torre Eiffel?. Almeno possiamo affermare che ci abbiamo provato, se mai si comincia non si è mai alla metà dell?opera. Se Socrate non ha paura di Dioniso, Renato non ha paura del lavoro. Creiamola questa ?Biblioteca Virtuale? e che Dio ce la mandi buona.
Scrivetemi le vostre impressioni, ma non vi affollate; con tutto l?affetto che posso, Reno

Bibliografia
LUCIANO ANCESCHI, Progetto di una sistematica dell?arte, Mursia, Milano, 1962, p. 47.

LUCIANO ANCESCHI, Critica e immaginazione, in «Il Verri», I, 1956, n°1, poi ristampato in «Il Verri», XLI, 1996, n°1, p. 11.

LUCIANO ANCESCHI, Il caos e il metodo, in «Il Verri», XXVIII, 1984, n°3-4, p. 45.
LA POESIA DELLA SETTIMANA

ROSA D'AUTUNNO

di Flavia Villa

A volte un verso ti apre un?immagine nella mente e ricordi forse mai sopiti, ripassano, come un film sullo schermo, dinanzi ai tuoi occhi.

Oggi ho scelto la poesia di Flavia Villa un poeta donna di cui non so niente di niente se non di uno squarcio della sua anima impressa in questa poesia: «Rosa d?Autunno». Sono versi che da ieri sera accompagnano prima il torpore che precede il sonno, gli stessi mi hanno dato il buongiorno al risveglio, facendomi rivivere dieci lustri di vita.

L'atto del poetare di Flavia Villa proviene da un incanto di realtà e schiettissimo. C'è un contrassegno direi fatale e carnale, fra la realtà e il sogno: marchio autentico di genialità. Quelle che lei afferma sentire nel cuore essere il respiro profondo dell?amore, non sono altro che «le supreme commozioni della sua vita».

La sua sensibilità spasmodica, non gli preclude l'ispirazione, ed in parte il cammino, verso una forma classica della vita e dell'arte; verso l'idea d'una felicità, puramente mediterranea. Forse nessuno di noi saprà, come Flavia Villa, nel rapido e largo stacco dei suoi versi, riesce a raggiungere quel modernissimo e, al tempo stesso, naturale, popolaresco, proprio quello che oggi i critici lamentano non esistere nella poesia contemporanea. Ella ci racconta le sue ragioni formali, in una sfera vasta e calorosa, dando un esempio d'eroica fedeltà alla poesia: un esempio di poesia testimoniata davvero col sangue.

Sembra un avvertimento simbolico, una specie di profezia. L'arte che, nell'errore, assume talvolta un che di romantico, sa ritrovare, come finestre di mare brillanti in fondo a cupi vicoli, aperture e certezze verso felicità dorate; delicatezze che illanguidiscono il lettore e lo rapiscono portandolo nelle alte sfere della sua stessa immaginazione, pur in qualche asprezza del verso, apparsa improvvisamente nella realizzazione di un contenuto patito, cosciente, in cui si sente l'alito metallizzato delle chitarre, nel sorriso che precede la partenza per un luogo che non sia più la sua casa; un luogo fatto di sorrisi e in quei sorrisi Viola mostra il corpo vulcanizzato dall?esperienza.

ROSA D'AUTUNNO

di Flavia Villa

E con te sogno di volare/
vedere tutto il mondo dall'alto/
a tutta velocità/
e camminare per prati pieni di fiori e di sole/
o su spiagge tropicali di notte/
sotto un cielo ricco di stelle;
vedo tramonti rossi di strane città/
e arcobaleni dopo un temporale.

Ecco,sento il cuore che batte/
e il respiro profondo dell'amore./

Sono gli anni giovani/
e un ragazzo mi tiene stretta al cuore;/
è sera, siamo solo noi.Abbiamo vinto noi:/
Forte profumo della sua pelle, i capelli./

Guardi lontano, begli occhi?/
Inizia a far freddo.Forse è già ottobre./
Mi sorridi. "Ti porto a casa..."""No..."/
(Portami via, lontano, con te).

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Il Baricentro Mensile di critica artistica e letteraria

















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settimanale di scienze umane supplemento al n° O714 ? anno V
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Repertorio n° 3426 ? Raccolta n° 1270 del 29/10/1984 (non profit)
esercitazione utopistica
in
BIANCO E NERO
di Reno Bromuro



Si parlava, l?altra settimana di confluenza tra la finanziaria del governo Prodi e la proposta di Renato Volti, per le cose accadute durante questi dieci giorni, per essere al passo con il governo, potrebbe accadere che accettando la proposta di Renato del Club che diventerebbe una biblioteca centrale virtuale e come lui suggerisce, dove: «?Ogni socio trae benefici dal club, come il club trae benefici da ogni suo singolo socio? Volendo instaurare un rapporto di dare per avere in cui nessuno ne esca penalizzato ma dove al contrario entrambe le parti ne vengano arricchite, questa è la linea guida su cui l?intero progetto si basa».

Questo mi porta alla memoria la faccia ?incazzata? di Mastella quando dice come se recitasse il rosario: ?Chiederò di sfiduciare Di Pietro, non si può promettere e poi darsela a gambe?. Ora non so di preciso se Di Pietro,il castigatore di «Mani Pulite»,

il giorno successivo si è presentato in Aula per votare a favore della finanziaria per la paura che gli ha fatto Mastella oppure si è guardato nell?acqua della bacinella, mentre si lavava ha visto rispecchiata la sua faccia di gladiatore ed ha deciso di votare a favore.

La sua faccia dalla bacinella gli ha ricordato le sue origini e subito si è fatto vivo il serpentello giustiziere che lo ha spinto a dissotterrare lo scudo e la daga per eventuali altri rimbrotti o forzature che il suo sentire non accetta.

Immaginate che tutto si realizzi come Renato ha auspicato, si riuscirebbe a mettere insieme tutti i siti letterari?

Quella di Renato è una Utopia come lo è la riforma di Prodi che ha smosso molto le acque interne della maggioranza e non sono forse gli utopisti che hanno fatto la storia?

Galileo Galilei che predicava ai quattro venti che era la Terra che girava intorno al sole e non viceversa, dopo l?abiura, avviandosi lentamente verso l?uscita mormorò: ?Eppur si muove? avendo realizzato con la sua utopia la realtà.

Holderlin era un utopista quando affermava che l'arte nasce da emozione spirituale intensa, gaudiosa o burrascosa, serena o lugubre, dolce o macabra, idillica o elegiaca: il suo respiro, il suo anelito esigono la più ampia libertà e non soffrono limiti o rigidi contenutismi. Nessun contenuto può fare Arte ciò che Arte non è; nessuna veste formale può dare anima a ciò che vive di una sua spiritualità.

E sottolineava che la poesia non finge le condizioni dell'Assoluto, ma le cerca, trasfigurando il sensibile. Misteriose onde di radiazioni uniscono il filo d'erba al tremolio delle stelle, attrazioni occulte influiscono sulle acque, sugli alberi, sui venti: vi è un segreto commercio fra i mari, le rocce e le piogge.

Il poeta sente condensarsi nella sua anima la cosmicità, per cui il particolare ch' egli rappresenta ha caratteri universali, pur essendo dettagliatamente definito e precisato. Il poeta apre gli occhi dentro e fuori di sé; quando il suo sguardo diviene oltremodo visivo, quando il suo udito si fa ultrasensibile tutto si anima intorno a lui. E Baudelaire afferma che essi divengono "grandi sacerdoti dell'incosciente" - Platone celebra la poesia come potenza divina che passa travolgendo ed afferma che è data all'uomo per il potenziamento delle sue facoltà.

Gli artisti non sono forse anch?essi utopisti? Allora vediamo se l?utopia di Renato Volti si realizzasse che cosa accadrebbe; non certo i volti rabbuiati di questo o di quell?altro ministro, ma riuscirebbe a mettere d?accordo due poeti? Questo sarebbe il miracolo più bella della sua utopia.

La finanziaria prevede un ticket per chi si reca al Pronto Soccorso, più un ticket per pagare il medico che fa la visita, molti ministri non ci stanno, come non ci sta tutta la destra e tutti i vecchietti che vedono in questa imposizione abbreviarsi la strada per la? camera mortuaria.

La Rivoluzione francese, attraverso tante lotte e convulsioni, a prezzo anche di tanti orrori, di inscusabili delitti, nella utopia di Mirabeau, Desmolin, Marat, Danton, Robespierre ha bandito, al mondo che l'attendeva, la libertà, la concezione democratica dello Stato, la fine del privilegio, del diritto di pochi a decidere le sorti di molti, l'uguaglianza di tutti di fronte alla legge, come Cristo aveva proclamato quella di tutti davanti a Dio. Essi stavano fondando una nuova epoca. Ma appunto perché il poeta precorre i tempi, senza volerlo - a volte volendolo espressamente va contro agli interessi di chi la tradizione ha favorito, mira a distruggere usi, abitudini, tendenze, diritti che gli anni e i secoli hanno fatto credere intangibili, e, chi si sente colpito in questi diritti, o danneggiato dalle nuove idee combatte l'audace che è sorto a predicare le novità; lo considera un rivoluzionario, un sovvertitore di leggi e di tradizioni sacre, assolute, necessario perché tramandate, e sempre accettate, di padre in figlio.

Quindi sarebbe più facile se fossero tutti veri poeti a costituire il ?Club? sognato e auspicato da Renato Volti che il governo possa riparare ai danni della finanziaria e permettere al vecchietto di vivere il tempo che Dio gli ha assegnato, potendosi curare senza intaccare la misera pensione; ma dove ci sono troppi galli a cantare è difficile che si possano capire, come per realizzare il sogno di Volti ci si dovrebbe spersonalizzare per il beneficio comune.

Forse Renato Volti non ha tenuto conto nella sua ansia di fare qualcosa di mastodontico che gli sarebbe stato difficile mettere d?accordo il ?SITO A? in cui l?editore crede di aver creato il modo migliore per avere iscritti, incidendo CD di poesie; con il ?SITO B? il cui editore crede di essere il più bravo e importante perché ha preso da ?Poeticamente? la poesia del mese e altro; oppure il ?SITO C? che è una ricca città dove c?è tutto dall? A-B-C della poesia ai concorsi vari che danno affidamento; il ?SITO D? dove facendo un giro anche in volante leggi notizie direttamente dalla fonte?

Il grande problema di Prodi è proprio questo ma, barcamenandosi da sinistra ai moderati, dai democratici moderati alla sinistra più a sinistra; e questo problema diventerebbe più grave se Renato Volti riuscisse a mettere insieme due persone che rinuncino alla propria personalità.

Bellissima l?idea di avere una biblioteca virtuale facile da consultare più di quella cartacea nazionale: peccato che rimane solo una bella idea utopistica.



Roma 8 ottobre 2006
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FATTI
16 ottobre 2003: il venticinquesimo anniversario del pontificato di Karol Wojtyla è festeggiato con una settimana di celebrazioni alle quali partecipano tutti i cardinali del mondo, i presidenti delle conferenze episcopali, i patriarchi, i capi e i segretari di tutti i dicasteri della Curia romana. Il 21 ottobre la nomina di trenta nuovi cardinali (più uno in pectore) conclude tutte le cerimonie.
17 ottobre 2001: è approvata tra le polemiche, con le critiche sia delle principali organizzazioni di tifosi, sia del sindacato di polizia, la legge che deve arginare la violenza negli stadi. Suscita perplessità soprattutto l'articolo della cosiddetta "flagranza postuma", ovvero la possibilità di arrestare, anche con l'aiuto di filmati e riprese Tv, chi abbia compiuto un reato.
18 ottobre 1996: nuovi vertici per i servizi segreti vengono nominati dal governo: al SISDE va il prefetto Stelo; al SISMI, l'ammiraglio Battelli; segretario dell'organo di coordinamento (CESIS) è il prefetto Berardino.
19 ottobre 1995: la sfiducia al ministro Mancuso (deciso a portare a fondo l'attacco ai giudici di Milano, in contrasto con Dini e Scalfaro) è votata dal Senato, dopo un duro e allusivo intervento del ministro che accusa Dini di slealtà e Scalfaro d?indebite pressioni sul caso SISDE. Il ministro sfiduciato presenterà ricorso alla Corte Costituzionale che ammetterà la legittimità del ricorso, ma lo respingerà nel merito il 6 dicembre. Il presidente della repubblica affida a Dini l'interim del ministero della giustizia.
20 ottobre 1999: riunioni a ritmo serrato tra gli esponenti della maggioranza per cercare di varare in tempi brevi un nuovo governo: il "D?Alema bis" con la partecipazione dei Democratici dell?Asinello.
21 ottobre 2000: la Convention dell?Ulivo, che si è tenuta a Milano, ha ufficializzato la scelta di Francesco Rutelli come candidato premier per le elezioni del 2001.
22 ottobre 1997: la Bicamerale approva il testo del capogruppo della Sinistra democratica al Senato Cesare Salvi sul semipresidenzialismo, che prevede, tra l?altro, l?elezione diretta del capo dello Stato, al quale vengono attribuiti maggiori poteri: potrà chiedere al primo ministro di presentarsi al Parlamento per verificare se disponga della fiducia.Su questo emendamento votano a favore Sinistra e Polo, contro Rifondazione, Popolari e Verdi. Cossutta di Rifondazione annuncia una ?strenua battaglia? contro il provvedimento.
PARLIAMONE
FIGLI E FIGLIASTRI
Non ditemi che sono pedante ma la notizia della proposta di legge per la riforma della TV mi lascia senza parole, come afasico mi ha lasciato tutta la finanziaria di prodiana fattura.
Ma prima di andare alla riforma TV e l?ira del Cavaliere, vorrei soffermarmi sopra una notizia pubblicata su TV Sorrisi e Canzoni, in una rubrica curata da Danilo Gallo.
Per due anni non pagano il bollo di circolazione le autovetture EURO 4 e 5; mentre tutte le auto non euro 4 il bollo aumenta del 10%.
Questo è ciò che non mi fa dormire: le persone che non possono cambiare l?auto, perché non hanno i soldi, come faranno a comprare la benzina se sono costretti a pagare il 10% in più per il bollo?
A questo punto mi sovvengono le parole di Federico Nietzsche: «il Poeta è l?uomo superiore, è colui che anticipa i tempi» perché? L'opera d'arte che lui crea è una struttura viva, vibrante della sensibilità dell'artista. La conoscenza artistica si differenzia nettamente dalla conoscenza filosofica perché non è logico-dialettica; si differenzia dalla conoscenza scientifica: la scienza analizza, la poesia intuisce. Diversa è la conoscenza del poeta da quella dello scienziato e del filosofo. Il chimico considera le cose nella vicenda dei loro elementi costitutivi, lo storico nei loro avvenimenti, attraverso le varie epoche di cui furono testimoni; il matematico nei loro rapporti numerici di peso e di misura; il filosofo disincarna il pensiero dalle contingenze spazio-temporali. Il poeta trasfonde la sua spiritualità nelle cose, materializza il suo pensiero di elementi caduchi e li trasfigura: egli ama questo suo mondo con la passione dell'amante, l'ama col sentore dell'infinito e dell'eterno. Di qui la potenza emotiva e l'universalità dell'arte: vi è in essa una compenetrazione di tempi, afferma Francesco De Sanctis.
Ecco il motivo per cui trovo, dopo decenni, di un?attualità terrificante la lirica di Luciano Somma ?Cristo Napulitano?
«Ce site state maie
dint'a nu vascio:
na tavula tarlata
cu quatto segge 'e paglia
na branda militare
n'armadio rusecato
e 'a famma , tanta famma,
patuta iuorno pe' ghiuorno»
«Ci siete stati mai/in appartamento al livello stradale/ dove ci sono una tavola tarlata/quattro sedie di paglia/una branda militare/un armadio sgangherato/e la fame, tanta fame/sofferta giorno per giorno?»
(?)
Manderei qui in uno di questi bassi, non per sempre ma per una notte, chi presenta un programma politico durante le elezioni e quando è al governo si rimangia tutto perché vede solo il ?suo nemico n° 1? e poi gli farei riscrivere la finanziaria.
Queste persone, secondo voi, riusciranno mai a poter andare in automobile? Se prima, almeno una domenica al mese, prendevano i figli, li ammassavano in auto e partivano per fare il giretto domenicale, dalla loro casa a via Caracciolo fino a Mergellina e ritorno; oppure arrivavano a Piazza Carità per sorbire ?un gelato per tutti? nella gelateria più celebre del mondo. Questo con la nuova finanziaria gli è negato. Dice Somma nella sua poesia:
«l'unica nuvità
è na televisione
che fà vedè ricchezze scanusciute».
Anche questo fra qualche anno gli sarà vietato perché la Riforma TV prevede che ci sarà una sola rete satellitare sia per la RAI che per Mediaste; per cui ai poveri, e sono almeno il 79% nella nostra Penisola sarà proibita.
Forse i Governatore della Banca D?Italia Mario Draghi pensava alle persone povere quando ha affermato, entrando nel dibattito sulla manovra, che «questa è una finanziaria che presenta aspetti problematici». E lo afferma durante l'audizione in Parlamento sottolineando pericoli e contraddizioni; in special modo sulla questione del Tfr che, «può determinare problemi di liquidità per le imprese, in un'ottica di lungo termine la manovra presenta alcuni aspetti problematici» Ha affermato Draghi. «La correzione, in termini netti, è affidata interamente ad aumenti delle entrate». A giudizio del Governatore della Banca d?Italia le misure della finanziaria «oltre ad accrescere il gettito e a ridurre l'iniquità distributiva insita nei fenomeni di evasione, possono contribuire a limitare le distorsioni alla concorrenza derivanti dai divari di prelievo tra i diversi contribuenti».
Il Presidente del Consiglio e il Ministro Schioppa non contenti di quanto affermato dal Governatore della Banca D?Italia hanno pensato di togliere ai poveri anche la soddisfazione di vedere qualche film in tv, se riescono a vederlo interamente perché alla prima pubblicità gli occhi si chiudono e il corpo stanco di? noia (specialmente a Napoli) cade nel letargo del sonno.
Ma mentre i poveri non hanno la forza nemmeno di parlare, lo fa Berlusconi dal palco di Campobasso in appoggio all?elezione di Iorio alla presidenza della Regione, sottolineando che «L'Italia non è più una democrazia».
Ciò che mi manda su tutte le furie è il comportamento anche dell?opposizione. Berlusconi non ha difeso i poveri, quelli di cui parla Luciano Somma, ma la sua azienda.

A questo punto devo ripetere e ripetermi: è il Poeta che cambia il mondo e appunto perché il poeta precorre i tempi, senza volerlo a volte volendolo espressamente mira a distruggere usi, abitudini, tendenze, diritti che gli anni e i secoli hanno fatto credere intangibili, e, chi si sente colpito in questi diritti, o danneggiato dalle nuove idee combatte l'audace che è sorto a predicare le novità; lo considera un rivoluzionario, un sovvertitore di leggi e di tradizioni sacre, assolute, necessarie perché tramandate, e sempre accettate, di padre in figlio. Ed è appunto in questo modo che si hanno i grandi delitti della storia contro uomini di genio.

Socrate si sacrificò bevendo la cicuta, per l'affermazione della sua scienza. Socrate morì, ma il suo pensiero richiamò l'uomo allo studio dell'uomo e generò il pensiero di Platone, di Aristotele e di tutto il pensiero moderno. Cesare fu ucciso dai congiurati in nome dell?idea repubblicana e più vicino a noi Mazzini sentì il fermento di libertà che lavorava dentro le coscienze italiche: Luther King l'uguaglianza delle razze; Papa Giovanni XXIII, l'affratellamento universale e la pace nel mondo, per combattere la fame. Un?idea che il Presidente del Consiglio e il Ministro Schioppa non conoscono o non vogliono per proprio tornaconto politico. Ma il Poeta essendo l'interprete vero e più efficace del sentimento umano; cioè l'espressione più pura del popolo, come lo è Virgilio per la razza latina, come lo è Dante per il popolo italiano, Shakespeare per l'anima inglese e Goethe per il popolo tedesco che proprio da lui ha incominciato la sua ascesa nella storia del progresso moderno, non può tacere, ignorare gli avvenimenti, perché la poesia essendo frutto della fantasia la quale opera più vivacemente ed efficacemente quando è mossa da un sentimento profondo che investe tutto l'individuo e da alle sue parole quella forza che altrimenti non acquisterebbe mai, il poeta deve scrivere e lottare è lui il perno per il cambiamento del Mondo.

Mentre chi ha soldi del pubblico dominio da sperperare inaugura un «Festival del Cinema a Roma» di cui non se ne sentiva il bisogno. Giorno verrà che anche loro pagheranno, quando saranno giudicati dal ?TRIBUNALE DEI TRIBUNALI? noi ci riuniamo in cordoglio sentito con tutto la forza di cui siamo capaci intorno alle famiglie di Gillo Pontecorvo e di Riccardo Pazzaglia, debitori di quanto ci hanno donato in vita uno attraverso il cinema l?altro attraverso la canzone.

LA POESIA DELLA SETTIMANA
CHIMERA

di Dino Campana

Sono a contatto con i giovani, molto più spesso che non con i miei coetanei e mi trovo ad essere sempre più scontento, perché tra quelli appena maturati, e tra i maturandi esiste una totale ignoranza di uno dei più significativi Poeti del secolo: Dino Campana. Qualche anno fa non mi sarei meravigliavo, visto che anche Sapegno ne fa solo un cenno, dopo una decina di righe di biografia, senza parlare della sua opera e se lo fa lo paragona a Rimbaud.

Solo dal 1968 si è cominciato a parlare di questa nuova figura di Poeta, chiamato in causa dal Falqui in «Novecento Letterario» in un saggio dal titolo «Campaniana», inziando così una ricerca, da parte dei critici, durata fino a tutto il 1970.

Dicevo che i giovani non conoscono bene e, alcuni affatto il Poeta Dino Campana, forse perché i critici ne hanno parlato poco, perché si sono sentiti infastiditi dall'impiego indiscriminato che Dino faceva di certa terminologia ?all?acqua di rosa?, a volte anche sgrammaticata, e quindi non riuscivano ad avere il coraggio per definire la sua poesia, perché saltava agli occhi e penetrava nel cuore la linfa sanguigna che da quei versi zampillava. E? per questo che la poesia è scarna, scabra, secca, bruciata, pietrosa, come molti la definiscono, a volte languida e delirante come il bambino che non avverte più l?odore della presenza della mamma. C?è una richiesta a bocca spalancata, una voce tonante come la tromba di Gerico, che grida a squarciagola, affetto, amore, compagnia.

Certo uno spoglio rapidissimo, col passare del tempo, ci rivela il ritorno di certi termini o addirittura di certe espressioni, di certe immagini, che sembrano impresse sulla tela, come se ?la nostra anima fosse non più spirito?, ma materia solida e indistruttibile, perché i versi rimangono impressi, con caratteri di fuoco, scritti con un laser. Leggendo la sua opera ci accorgiamo che le parole diventano più asciutte, il Poeta ci parla e il suo dire diviene disegno essenziale, perfino avaro in qualche lirica; si avverte che ci troviamo dinanzi all'urto tragico di un uomo intero, che mendica amore, ma questo non arriva e a lui non rimane, per il momento, che chiamarlo Chimera. E qui è tutta la tragica tensione di un Uomo che va in giro a mendicare un sentimento che dovrebbe essere di tutti.

E? Dino Campana, l'elegiaco, il descrittore, e l'interprete delle proprie sensazioni e della propria pena, che diventa lo storico del suo dolore.

Il suo è un lavoro attento e tormentato, insistendo forse anche troppo sul fatto, che spesso l'equilibrio poetico si regga soltanto sulla perizia del verseggiatore, che abitualmente attenua le discordanze e nasconde le lacune dei passaggi più rischiosi, raggiungendo in alcune liriche: l'abilità del poeta mai compiaciuta e amata come Narciso la sua immagine.

CHIMERA
di Dino Campana

Non so se tra rocce il tuo pallido

Viso m'apparve, o sorriso

Di lontananze ignote

Fosti, la china eburnea

Fronte fulgente o giovine

Suora de la Gioconda:

O delle primavere

Spente, per i tuoi mitici pallori

O Regina o Regina adolescente:

Ma per il tuo ignoto poema

Di voluttà e di dolore

Musica fanciulla esangue,

Segnato di linea di sangue

Nel cerchio delle labbra sinuose,

Regina de la melodia:

Ma per il vergine capo

Reclino, io poeta notturno

Vegliai le stelle vivide nei pelaghi del cielo,

Io per il tuo dolce mistero

Io per il tuo divenir taciturno.

Non so se la fiamma pallida

Fu dei capelli il vivente

Segno del suo pallore,

Non so se fu un dolce vapore,

Dolce sul mio dolore,

Sorriso di un volto notturno:

Guardo le bianche rocce le mute fonti dei venti

E l'immobilità dei firmamenti

E i gonfii rivi che vanno piangenti
E l'ombre del lavoro umano curve là sui poggi algenti

E ancora per teneri cieli lontane chiare ombre correnti

E ancora ti chiamo ti chiamo Chimera.

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settimanale di scienze umane anno V n° 0716
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presidente Reno Bromuro
FATTI
23 ottobre 1999: il tribunale di Palermo assolve il Senatore Giulio Andreotti dall'accusa di associazione mafiosa. L'accusa di associazione mafiosa non sussiste, dopo undici giorni di camera di consiglio il presidente della Corte d'Assise, Ingargiola, sentenzia l'innocenza di Andreotti. Questa è la seconda assoluzione (in primo grado) dopo quella a Perugia nel processo Pecorelli.
24 ottobre 2003: le forze dell?ordine arrestano sette persone accusate di aver fatto parte del commando che ha ucciso Massimo D?Antona e Marco Biagi: le Brigate Rosse sono decapitate. L?arresto avviene nello stesso giorno in cui entrano in vigore le norme di attuazione della legge di riforma del mercato del lavoro contenute nella cosiddetta legge Biagi. Sempre il 24 ottobre l?Italia si ferma per lo sciopero generale di quattro ore proclamato da CGIL, CISL e UIL in segno di protesta contro la riforma della previdenza varata dal governo.
25 ottobre 2004: il centrosinistra vince in tutti i sette collegi lasciati liberi da altrettanti deputati eletti al Parlamento europeo. Bassa l'affluenza alle urne: ha votato solo il 40,2% degli aventi diritto.
26 ottobre 1995: è respinta la mozione di sfiducia al governo presentata dal Polo (310 contrari e 291 favorevoli): i deputati di Rifondazione comunista che avevano annunciato l'appoggio alla mozione escono invece dall'aula dopo aver ottenuto l'assicurazione che dopo l'approvazione della Finanziaria ed entro la fine dell'anno, il governo considererà esaurito il mandato.
27 ottobre 1999: l?ex fondatore dell?UDR, Francesco Cossiga ha annunciato che sta lavorando ad una nuova entità politica:il Trifoglio, federazione con lo SDI di Enrico Boselli e il PRI di La Malfa.
28 ottobre 1996: imbarcazioni di clandestini provenienti dal Nordafrica tentano di sbarcare nelle isole siciliane, ma sono respinte con l'intervento di un mezzo della Marina Militare.
29 ottobre 2004: nella sala degli Orazi e Curiazi in Campidoglio a Roma è firmata dai primi ministri dei venticinque paesi dell'Unione Europea la nuova carta costituzionale. Nella stessa sala, nel 1957, fu firmato il trattato della Comunità economica europea, l'embrione della UE. La firma non è che il primo passo verso un'Europa unita anche dal punto di vista sociale e politico, non solo economico: nei prossimi mesi, infatti, i governi dovranno ottenere una ratifica della costituzione europea o per via parlamentare o tramite referendum. I 450 articoli di cui è composto questo grande trattato internazionale entreranno in vigore a partire dal 2009, sostituendo tutti i precedenti.
PARLIAMONE
NASCE A CEPPALONI

?LA LICENZA DI? FARE CIO? CHE SI VUOLE?

Ceppaloni il cui nome ha un'origine incerta, improbabile è l'ipotesi che derivi dal latino ara Cibelis (altare a Cibele), in riferimento al culto per la divinità. Potrebbe derivare dalle numerose ceppaie presenti nei boschi limitrofi, oppure dalla parola longobarda zippel, ossia estremità è il centro principale: il Comune che accoglie intorno a sé una quindicina di paesetti, distanti un paio di chilometri l?uno dall?altro: Beltiglio, San Giovanni; Barba, Brecciale, Confini, Manni, Martini, Masseria Rotola, Petrara, Ripabianca, Santa Croce, Tressanti, Trocchia, Venaglie.

A San Giovanni Ceppaloni ho trascorso qualche mese, perché mia madre fu costretta, per stare vicino al padre e accudirlo negli ultimi giorni della sua vita di trasferirsi da Paduli. Fu così che nel 1947 conobbi tutti quei paesetti arroccato sull?altipiano sannita e Ceppaloni, dove intravidi una ragazza ch?era la copia perfetta di Venere. Ci ritrovammo a Napoli quattro anni dopo e vedendo il film ?Cime tempestose? con Lawrence Olivier e Merle Oberon, c?innamorammo.

In quei giorni trascorsi tra San Giovanni e Ceppaloni ebbi la certezza di cosa fosse sentirsi veramente liberi.

In questo clima di libertà atavica il 5 febbraio 1947 a San Giovanni Ceppaloni, dove andavo in giro godendo la natura e la passionalità sincera degli abitanti, è nato il Senatore Clemente Mastella, Ministro della Giustizia dell?attuale Governo e Sindaco del suo Paese natio.

Nato e vissuto tra gente libera, non riusciva a sopportare che alcune persone, anche se delinquenti e assassini, vivessero rinchiusi tra quattro mura dove potevano vedere il sole un?ora al giorno. Quindi una volta al posto giusto è scattato il suo forte senso atavico di libertà ed ha fatto sì che il Governo accettasse la sua proposta di indulto.

Gli danno tutti addosso, ma come poteva sapere lui che volendo fortemente l?indulto a Cino in provincia di Sondrio un assassino scarcerato per indulto sei anni fa avesse ucciso a coltellate la moglie. Scarcerato lo scorso dodici ottobre dal penitenziario di Biella, ed aveva l'udienza fissata per oggi sedici ottobre, davanti al giudice di sorveglianza del tribunale di Vercelli non c?è stata a causa di un difetto di notifica, rimando in libertà.

Eppure si sa che sei anni fa uccise la moglie di ventuno anni davanti alla figlia di tre anni. L?omicidio era nato perché nel gennaio 2000 la donna aveva avviato le pratiche di separazione dal marito che aveva denunciato per violenza sessuale. Oggi l?uomo uccel di bosco per volontà di Clemente Mastella e il suo forte senso atavico di libertà, pur essendo stato condannato a undici anni di reclusione con il riconoscimento della parziale incapacità di intendere e volere.

Come poteva prevedere che a Brindisi due fratelli sarebbero stati arrestati per aver malmenato l'ex moglie di uno dei due e tentato di strangolare il suo convivente. I due, di ventisette e ventitrè anni, in piena notte hanno sfondato l'ingresso di casa dei due conviventi e hanno aggredito con calci e pugni la donna e hanno poi tentato di strangolare il suo compagno, trascinandolo in strada dove l'uomo è stato colpito con un bastone. L'aggressione è stata interrotta dall'arrivo di pattuglie dei carabinieri.

Come poteva prevedere che a Saviano, un paesino del nolano, Antonio Pizza sarebbe morto nel tentativo di difendere la sua auto dai rapinatori? Il commerciante di ventotto anni che il 6 ottobre tentò disperatamente di opporsi al tentativo di rapina aggrappandosi alla vettura, ma il ladro, uno slavo, poi arrestato dai carabinieri, era stato scarcerato grazie all'indulto.Il ladro per non mollare l?auto si è trascinato dietro per chilometri il corpo di Antonio attaccato all?automobile e per toglierselo di torno, visto che lui non mollava la presa si è buttato contro un?altra automobile, ma Antonio era già morto. I familiari hanno donato gli organi di cui ne hanno beneficiato pazienti di Cagliari, Salerno e Napoli.

Antonio Pizza ha lasciato un figlio di pochi mesi, che cosa gli sarà detto al piccolo quando sarà diventato uomo e potrà comprendere la morte del padre?

Gli parleranno dell?Indulto voluto da Clemente Mastella di San Giovanni Ceppaloni che ha permesso che il padre per salvare l?unica proprietà lo lasciasse piccolino per colpa di? un ladro slavo messo in libertà per volontà del Ministro della Giustizia.

POESIA DELLA SETTIMANA

CHIUDO IL TUO LIBRO

di Sibilla Aleramo

Rina Faccio, vero nome di Sibilla Aleramo, nasce ad Alessandria il 14 Agosto del 1876. Per motivi di lavoro del padre viaggia spesso di città in città per stabilirsi definitivamente a Porto Civitanova Marche. Ha quindici anni è sedotta da un collega e si sposa. Questo fatto segna in modo indelebile la sua esistenza fino a criticare il rapporto coniugale che definisce, nella sua autobiografia dal titolo «Una donna», oppressivo e frustrante. Tenta il suicidio e quando si riprende comincia a concretizzare le sue aspirazioni umanitarie e sociali. Inizia a scrivere racconti e articoli giornalistici. Sono gli anni 1898 - 1910. Sibilla scrive che il femminismo si concentra ora nella letteratura e nella spiritualità, nella rivendicazione della diversità femminile, crede, infatti, in una spiritualità femminile e cioè nel fatto che tra uomo e donna c'è una spiritualità diversa. Le donne sono intuitive e hanno un contatto più rapido con l'universo producendo così una poesia sconosciuta al mondo maschile. Nel 1899 si trasferisce a Milano dove dirige il giornale «L'Italia Femminile».

Nel 1902 la sua relazione amorosa con il poeta Damiani la spinge ad abbandonare la famiglia e a trasferirsi a Roma. Qui lega una nuova relazione con Giovanni Cena, direttore di una rivista e animatore di iniziative democratiche e unitarie. A Roma entra in contatto con l'ambiente intellettuale e artistico con il pseudonimo Grazia Deledola.

Nel 1906 pubblica «Una Donna» che rappresenta un concentrato di tutti i modi positivi e negativi che lei nel corso della sua carriera modulerà in forme diverse. Intensifica la sua attività femminista e unitaria soprattutto promuovendo l'istruzione del mezzogiorno (Agro-pontino e Maccarese ancora paludosi e malsani).

Conosce Emilio Cecchi,con il quale mantiene una grande amicizia, e poi Marinetti e D'Annunzio col quale instaura una fitta corrispondenza. Dopo la relazione con Cena ha altre relazioni più o meno lunghe con intellettuali e artisti fino a quando incontra il giovane Matacotta al quale resta legata per dieci anni. Nelle sue opere parla di tutti i suoi amori evidenziando il fatto che la vita e la letteratura fossero legate in modo inscindibile.

Nel 1919 è pubblicato il suo secondo romanzo «Il Passaggio». Continua a pubblicare altri libri e raccolte di poesie e spesso parla della sorte di donna-poeta.

Scrive anche un poema drammatico in tre atti «Endimione» in cui rappresenta la relazione che lei aveva avuto con Tullio Bozza e che è finita tragicamente con la morte di lui.

In uno dei suoi libri ha confessato: «Che cosa io sarei senza questi incontri, senza le strade che ho percorso».

Nel 1910, nel romanzo «Il passaggio» di Felice Guglielmo Damiani scrive: «...il tuo viso era chiaro e fiamme erano i tuoi capelli e bello trovai per la prima volta l'ardore virile..." (pag.42)

Nel 1902 in «Un amore insolito» (pag. 320) dice di Giovanni Cena: «...In un giorno di settembre del 1910 io lasciai Cena. Il nostro legame s'era già allentato da oltre un anno, ma nessuno dei due aveva mai creduto che si sarebbe veramente spezzato...»

In «Lettera d?amore a Sibilla Aleramo»,pag.287,scrive a Vincenzo Cardarelli
«...Pietà... di te ne ho, sì, almeno quanta ne ho di me, e forse, sì, di più. Io non so quel che c'è di vero in tutto ciò che contraddittoriamente hai detto e fatto di te e di me fino ad oggi, non lo so e non lo saprò mai, e accetto Questa oscurità... umilmente, so che sei disgraziato, che sei infelice, e davanti a questo il lamento per me stessa tace, istintivamente. Questo è l'amore Vincenzo...»

Finisce con Vincenzo Cardarelli e due anni dopo la troviamo compagna di Giovanni Papi e Joe Luciani; ancora un anno e la sappiamo legata a Vincenzo Gerace, di cui afferma a pagina 301 di «Diario di una donna»: «...Fra gli uomini che ho amato è forse quello a cui ripenso più raramente, strano. Forse tutto si consumò nel grande incendio di quel semestre...»

Nel 1913 è con Umberto Boccioni

«Il tuo sorriso

Vibrazione che aduna la vita

e la sconfina.

C'è il tuo genio nel tuo sorriso...»

Così si esprime nei confronti di Umberto a pagina 21 di «Selva d?amore».

E in «Diario di una donna» pagina 467, confessa: «...E tu m'hai amata proprio per la mia sensibilità..., per la mia assurda passionalità..., per il mio genio, credulo e mai stanco cuore. In che cosa mi son smentita, in che cosa t'ho deluso, amore...»

In «Sibilla Aleramo e il suo tempo» a pagina 100, riprende il discorso «...Ti dicevo stasera che vorrei affrettare la mia morte (...) Lo sai che sei il solo uomo forte che ho incontrato?...»

Michele Cascella è definito «...Un fanciullo m'amava, migrante arcangelo, in vertigine di luce spada bella; e lo vidi colpito piegarsi, accettar la sorte, accettar di sparir... Come era caro, allora, trasognato come un Aligi, abruzzese delle montagne, mistico e panteista, pieno di grazia e così felice in quei pochi mesi in cui mi illusi d'amarlo?»

Dopo arrivano Giovanni Boine, Fernando Agnolotti, Raffaello Franchi e nel 1916 nasce l?amore più tormentoso e tormentato, passionale e turbolento della sua vita: Dino Campana, lo confessa lei stessa in «Diario di una donna», pagina 435: «...Forse Dino fu l'uomo che più amai...» mentre a pagina 392 «...Tutta la sera m'è ondeggiata alla memoria, l'immagine di lui, della sua pazzia, e di quel altipiano deserto, in quelle prime poche notti estive del nostro amore che son rimaste le più pervase d'infinito ch'io abbia vissuto...». E in «Le mie lettere sono fatte per essere bruciate», pagina 27 «...E amai perdutamente Campana per non lasciarlo solo nella sua follia...»

Poi dopo due anni tormentati e burrascosi con Dino Campana, vive i suoi giorni d?amore fino al 1936 con Giovanni Merlo, Tullio Bozza, Tino Zaniboni, Julius Evola, Giulio Parise, Enrico Emanuelli, Salvatore Quasimodo, Franco Matacotta, di cui scrive a pagina 339 di «Diario di una donna»:

«Odore dei tuoi vent'anni

che su te respiro ben desta

e l'aurora t'è intorno,

sei tu stesso aurora...»

«...Mi sento atterrita dinanzi alla grandezza di quella mia - ultima per fortuna - illusione d'amore...»

Sibilla Aleramo morì a Roma il 13 Gennaio 1960 dopo una lunga malattia

«Chiudo il tuo libro,

snodo le mie trecce,

o cuor selvaggio,

musico cuore?



con la tua vita intera

sei nei miei canti

come un addio a me.



Smarrivamo gli occhi negli stessi cieli,

meravigliati e violenti con stesso ritmo andavamo,



liberi singhiozzando, senza mai vederci,

né mai saperci, con notturni occhi.



Or nei tuoi canti

la tua vita intera

è come un addio a me.



Cuor selvaggio,

musico cuore,

chiudo il tuo libro,

le mie trecce snodo».



Sibilla Aleramo a Dino Campana, Mugello, 25-7-1916

La prossima settimana vi racconterò un aneddoto vissuto in prima persona a Piazza San Silvestro a Roma in compagnia di Cardarelli e la visione fuggevole di Salvatore Quasimodo.

Bibliografia

Sibilla Aleramo, "Il passaggio", Fratelli Treves, Milano 1919 - "Amo dunque sono", Mondadori, Milano 1927- Il frustino, Mondadori, Verona 1932 - Selva d'amore", Mondadori, Verona 1947- Diario di una donna, a c. A. Morino, Feltrinelli, Milano 1978- Sibilla Aleramo e il suo tempo, a c. di B. Conti e A. Morino, Feltrinelli, Milano, 1981- Dino Campana, Le mie lettere sono fatte per essere bruciate, a c. di Gabriel Cacho Millet, All'insegna del pesce d'oro, Milano - Vincenzo Cardarelli, Lettere d'amore a Sibilla Aleramo, a c. di G. A. Cibotto e B. Blasi, Newton Compton, Roma 1974

Chiedi a renobromuro@alice.it il bando di concorso per partecipare alla

«2° Edizione ?Una poesia d?amore ? Arden Borghi Santucci -?»

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settimanale di scienze umane anno V n° 0717
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FATTI

30 ottobre 2003: la Corte di Cassazione annulla senza rinvio la sentenza emessa nel novembre del 2002 dalla Corte d'assise di appello di Perugia, che aveva condannato a ventiquattro anni di reclusione Giulio Andreotti e il boss mafioso Gaetano Badalamenti quali mandanti dell'omicidio del giornalista Mino Pecorelli.

31 ottobre 1998: con un maxisistema da 2.490.000 lire, il Superenalotto regala il ?sei? da oltre sessantatre miliardi a cento abitanti di Peschici, in provincia di Foggia: si tratta della vincita al gioco più elevata ottenuta in Italia e in Europa. L?indomani, il sindaco convoca un consiglio comunale per discutere eventuali iniziative di beneficenza sollecitate dal parroco.
01 novembre 1997: in Umbria, gli sfollati dal terremoto, ospitati in tende o roulotte sono 24.000, nelle Marche 8000. Al Galeazzi proseguono le indagini sull?incendio. Polemiche sui mancati controlli alla camera iperbarica, all?interno della quale sono rinvenuti una piccola torcia elettrica portachiavi e uno scaldamani a benzina. Si parla anche di un errore tecnico nell?erogazione dell?ossigeno.

02 novembre 1995: l'invio di militari italiani in Bosnia, nel quadro della missione NATO per garantire la pacificazione della regione, è approvato dal consiglio dei ministri.

03 novembre 1997: il governo congela le pensioni di anzianità fino all?entrata in vigore della Finanziaria 1998; i pubblici dipendenti potranno ancora revocare le dimissioni, anche se già accettate dalle varie amministrazioni. Il governo spiega che il provvedimento si è reso necessario per evitare un aumento eccessivo di domande di pensionamento entro fine anno. I sindacati si dichiarano d?accordo.

04 novembre 2000: la festa nazionale dell?Unità d?Italia e delle Forze armate è stata celebrata in tutto il paese con maggiore solennità e partecipazione rispetto al passato. Con l?occasione il Presidente Carlo Azeglio Ciampi ha inaugurato il nuovo stendardo presidenziale ispirato alla bandiera romboidale della Repubblica italiana del 1802, nata dall?unione fra quella Cisalpina e la Cispadana.

05 novembre 1994: Giovanni Paolo II usa forti parole contro la mafia nei discorsi tenuti durante la visita in Sicilia.

NASCE A CEPPALONI

?LA LICENZA DI? FARE CIO? CHE SI VUOLE?

Riassunto della prima puntata: ?San Giovanni Ceppaloni e il comune cui fa parte, Ceppaloni? gli abitanti si sentono e sono liberi. In questo clima di libertà atavica il 5 febbraio 1947 a San Giovanni Ceppaloni, dove andavo in giro godendo la natura e la passionalità sincera degli abitanti, è nato il Senatore Clemente Mastella, Ministro della Giustizia dell?attuale Governo e Sindaco del Paese natio.

Mastella, nato e vissuto tra gente libera, non riusciva a sopportare che alcune persone, anche se delinquenti e assassini, vivessero rinchiusi tra quattro mura dove potevano vedere il sole un?ora il giorno. Una volta al posto giusto è scattato il suo forte senso atavico di libertà ed ha fatto sì che il Governo accettasse la sua proposta di indulto. Ma lui ha voluto l?indulto per amore della libertà individuale, non poteva certo immaginare, anche se avrebbe dovuto, che alcune persone appena uscite dal carcere avrebbe commesso altri reati peggiori di quelli per cui erano stati arrestati.

Che una donna islamica vive nella paura ed ha chiesto la protezione continua della Polizia di Stato perché fra pochi giorni, causa l?indulto mastelliano il marito uscirà dal carcere e lei ha paura di essere uccisa.

Ma lui Clemente Mastella, Ministro della Giustizia e Sindaco di Ceppaloni continua a credere in ciò che ha voluto, utopisticamente s?illude che tutti i mascalzoni d?Italia somigliano ai suoi compaesani e afferma che il sondaggio di Repubblica: «E' come il sondaggio che dava il centrosinistra sette punti avanti alla CDL. Cosa posso dire? Recupererò». E' scettico di fronte al sondaggio di Repubblica che vede il governo in forte calo di consensi e il guardasigilli in fondo alla classifica della fiducia. «Tra i lettori di Repubblica - ha osservato il ministro, - non ce n'è uno che vota per me. Ma esistono anche altri giornali: c'è il Mattino, c'è il corriere di Ceppaloni».

«Le forze politiche di maggioranza e di opposizione, alla luce del sole, nel confronto parlamentare, devono poter convergere su temi essenziali per il Paese». Ricorda a chiare lettere il presidente del Senato Franco Marini intervenendo ad un convegno di Banca Intesa dedicato al rapporto tra lo Stato e le autonomie. E all'indomani dell'incontro al Colle tra il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano e il premier Romano Prodi, Marini sposa completamente la linea propugnata dal presidente della Repubblica per un ampio confronto tra maggioranza e opposizione su tutti i temi fondamentali.

«Il richiamo del capo dello Stato secondo la mia interpretazione - aggiunge Marini - si ispira a questo sforzo di individuare tra le forze politiche i momenti nei quali mettere al primo posto l'interesse generale del Paese».

«La legge finanziaria tocca infiniti problemi, risanamento, sostegno di ripresa allo sviluppo e un principio di equità, che in una legge e in un Paese è sempre un fatto positivo, deve essere aperta al confronto e alle soluzioni concordate, se ce ne sono. Naturalmente - prosegue Marini - ci vuole buona volontà e disponibilità a entrare nel merito e mettere al primo posto l'interesse dell'Italia e del Paese, sia da parte della maggioranza che dell'opposizione».

Ma la Finanziaria nasconde il diavolo nei dettagli. E proprio andando a spulciare nei meandri della «Relazione tecnica» che accompagna la legge finanziaria per il 2007 si scoprono nei molti rovesciamenti di segno tra annunci pubblici del governo e atti concreti. Si scopre che il Prodi «europeo» - colui che si fa intervistare da Repubblica al termine del vertice con Zapatero - è decisamente più sincero del Prodi «italiano», che ogni giorno ci tranquillizza con dichiarazioni al cloroformio

«Non abbiamo dato niente ai sindacati» - spiegava dalla Spagna - «onestamente, i più favoriti dal progetto di legge di bilancio sono la Confindustria, gli imprenditori». C'è poco da aggiungere.

Non per Berlusconi che da Campobasso, con veemenza avverte che ci troviamo in «Regime, Stato di polizia. Oramai, siamo al delirio. Le sue parole sono di una gravità inaudita». «In nessun Paese al mondo si assiste ad un tale indegno spettacolo». Risponde così Pino Sgobio, capogruppo dei Comunisti italiani alla Camera.

Non contento dell'indulto, voluto da Mastella per puro senso di umanità, il governo ora pensa di chiudere le carceri: lo ha detto l'ex ministro della Giustizia Roberto Castelli nella trasmissione Tg2-10minuti. «La sinistra sta meditando di chiudere alcuni penitenziari come ad esempio Is Arenas ed altre colonie agricole in Sardegna».Il sottosegretario alla Giustizia Luigi Manconi - ha confessato Castelli - è andato proprio in questi giorni in Sardegna per concordare con il governatore Soru la chiusura di questi penitenziari». Ha poi aggiunto: «Il governo ha detto ai cittadini di voler diminuire la pressione sugli istituti di pena e invece di costruirne di nuovi, li chiudono. Questa è la politica assolutamente folle e contro i cittadini che il centrosinistra sta facendo sul tema penitenziario». «Il ministro della Giustizia, Clemente Mastella, si sente
un po' tradito da alcuni compagni di coalizione, ma ? afferma che - non me ne frega nulla, anche perché chi ultimamente si è espresso contro l'indulto è chi è stato prima di me e ha avuto maggior confidenza di me con questa idea carceraria».

Allora caro Ministro che fa, mette da parte il principio di libertà atavica? Critica la sinistra asserendo che, infatti, una «pseudo cultura di sinistra» che negli anni passati «ha detto cose eclatanti a favore dei provvedimenti contro il sovraffollamento carcerario. Purtroppo ora questa pseudo cultura di sinistra, che credo non esista, non l'ho vista al mio fianco».

In questo modo Mastella ha duramente criticato un articolo di Beatrice Borromeo. «Vedo anche - ha detto infatti Mastella - una ragazzetta stupidina, questa Borromeo che dice che mai darebbe al sottoscritto l'incarico di fare il presidente del Consiglio perché ha fatto l'indulto. A parte che la presidenza del Consiglio è un incarico a cui non aspiro, rimane che sono d'accordo con ciò che ha detto Cossiga: una bella statuina sciocca».

Il danno è stato fatto per amore umanitario, ne sono certo, è da preoccuparsi sia per l?assalto alla scuola cui La finanziaria prevede tagli all'istruzione per quattro miliardi e mezzo e cinquantamila posti.I tecnici della Camera hanno annunciato: la sentenza Ue sulla detraibilità Iva delle auto aziendali la farà salire a quaranta miliardi; sia per la Sanità, che vedo pericolosamente incline ad aprire la porta della ?camera mortuaria? per affrettare la dipartita di parecchie persone, molte, molte di più delle vittime fatte dalle persone liberate dalla legge sull?Indulto.

LA POESIA DELLA SETTIMANA

Gabbiani

di Vincenzo Cardarelli

Sono giunto a Roma per rimanervi definitivamente nel giugno 1958. Nell?ambiente culturale il mio nome era conosciuto, grazie al successo della raccolta di poesie ?Note e Motivi? edito da Carlo Armanni di Napoli con la prefazione di Enzo V. Marmorale, titolare della Cattedra di latino al Magistero e direttore del Giornale di Filologia, che pagò anche le spese per stampa del libretto di poesie.

Cominciai a frequentare la Libreria di Remo Croce, in Corso Vittorio Emanuele, dove conobbi i nomi più celebrati e osannati della cultura. Ma strinsi amicizia subito con Francesco Grisi e Marcello Eydalin; ma il colloquio era molto più aperto con Grisi. In un bellissimo sabato di fine aprile del 1959 mi propose di incontrarci il giorno dopo, domenica 5 aprile alle ore 10,00, in Piazza San Silvestro, senza dirmi niente altro.

Ad un tavolino del bar all?angolo con Via della Mercede, era seduto un signore dal volto fiero e imbronciato, gli occhi dallo sguardo limpido che contrastavano col volto, come chi ha l?aspetto di un cane mastino bastonato. Francesco Grisi, si avvicinò al tavolo portando con se una sedia presa da un altro tavolo invitando anche me a farlo.

Rivolto all?uomo dal volto imbronciato disse:

?Maestro posso presentarle questo giovane napoletano, Reno Bromuro??

L?uomo mi guardò con gli occhi che si affondavano nella mia anima, poi mi tese la mano e volle un bacio sulla guancia.

?Ho letto le tue poesie? disse. ?Ma chi te lo fa fare, figlio mio? Pensi che valga la pena scrivere come tu scrivi e poi prendere calci sulle gengive che ti faranno perdere i denti?

?Il Maestro? - intervenne Grisi - è Vincenzo Cardarelli?

Colui che ha avuto una vita quasi simile alla mia, con la differenza che io ho ancora i genitori, però anch?io in un certo modo sono stato abbandonato da mio padre, perché volle seguire le mosse del fascismo.

Elogiò le mie composizioni dicendosi più aperto alle liriche: ?Mio padre? e ?La fontana?,mentre trovava ?Canti del viandante notturno? che chiudono la raccolta e affrontano argomentazioni zodiacali sono dodici piccoli gioielli.

Con aria sornione, chiede a bruciapelo se ho scritto qualche altra cosa: vorrebbe leggerla. Avevo in tasca una poesia in embrione scritta nel tram dietro il biglietto. Volle che gliela leggessi lo stesso:

IL GABBIANO

Ti incontrai

e mi fosti madre premurosa
come mi comprendesti.
E passarono

le ore dell'attesa, monotone,
eterne.
E il sole

continuava a tingere il cielo
di rosa
di rosso

e tu, mi fosti sorella
affettuosa.
E continuarono i giorni! ...

Una sera

contavamo le stelle, ricordi?
Ci baciammo.
Tra un bacio e l'altro
fu detta una parola
e tu, mi fosti amante
appassionata.

Il sole a picco si tuffava nel mare
in quella sera triste di autunno;
passò uno stormo di Gabbiani,
vedendoli esclamasti: «sono una di loro!»
No! Gridai.
E tu avevi già preso il volo.

Ora nella mia eterna solitudine
medito

e il pensiero di tè mi da gioia:
so.

Tutte le sere

in riva al mare ti ritrovo

mio Gabbiano.

Gli occhi gli si riempirono di lacrime, ma non capivo se si era commosso per la poesia oppure per un periodo bello o brutto della sua esistenza.

Dopo una breve pausa per un sorso di caffè, riprese a parlare pacato; la sua voce era dolce e musicale.

Quando giunsi a Roma mi guadagnavo da vivere facendo lavori di manovalanza nello studio di un avvocato, ma figuravo come contabile; ma dopo qualche mese e con qualche conoscenza giusta iniziai l?attività giornalistica. Sono gli anni della prime poesie e della relazione con Sibilla Aleramo. La mia sensibilità, affinata dalla inquietudine che ha accompagnato la sua giovinezza, è intrisa in tutte le mie opere sia di poesia sia di narrativa o giornalistiche: ho rivalutato Leopardi caratterizzando le mie liriche dei temi della solitudine, del distacco e della morte.

Mi sono ritirato in disparte perché sono in polemica contro le forme poetiche contemporanee e soprattutto. Contro il compiacimento e l'urgenza autobiografica.

- Però Lei ha detto che la mia lirica che lo ha colpito maggiormente è stata ?Mio padre? ? Chiesi.

- Quella, però non è autobiografia. In essa c?è la metafora della cecità del padre che apre il discorso universale e non è autobiografia. Adesso che ti ho conosciuto di persona scriverò qualcosa su ?La Fiera Letteraria? che pubblicherò la prima settimana di maggio prossimo.

Eppure pensavo che la mia lirica non piacesse, specialmente a Lei che ha per obiettivo l?elevazione del dato autobiografico e paesaggistico dal piano contingente a quello di assorta meditazione.

T?aspetto domenica prossima sempre alla stessa ora e si alzò. C?incamminammo insieme per Via della Mercede, verso Piazza di Spagna. Ci veniva incontro una donna ?favolosa? Bella, bella bella!? Esclamo il Maestro Cardarelli guardandola con desiderio. Quando la donna fu a pochi metri da noi si staccò dal braccio di Grisi e corse incontro alla donna passandogli molto vicino; poi rabbuiato ritornò da noi e borbottò: ?Le avesse puzzato almeno il fiato!?

Giunti in Piazza Mignanelli si fermò di colpo, pensoso. Mettendomi entrambe le mani sulle spalle disse, prima che andiate via voglio farti conoscere i miei ?Gabbiani? perché sono certo che conosci ?Amore?, ?Autunno??

?Sardegna? mi manda in visibilio. ? Interruppi. E Lui subito pronto: ?una cosa devi imparare e non dimenticare mai: ?Saper ascoltare, senza interrompere?

?Chiedo scusa? e in gola c?era un groppo che tratteneva le lacrime.

?Non volevo essere brusco?? E iniziò declamare?

GABBIANI
Non so dove i gabbiani abbiano il nido,

ove trovino pace.

Io son come loro,

in perpetuo volo.

La vita la sfioro com'essi l'acqua ad acciuffare il cibo.

E come forse anch'essi amo la quiete,

la gran quiete marina,

ma il mio destino è vivere

balenando in burrasca.

E si allontanò frettolosamente e come un lampo sparì in uno dei tanti portoni di Via della Mercede.

A sabato prossimo con un altro aneddoto che ricorda i mia pochi incontri con Cardarelli e la visita come una meteora di Salvatore Quasimodo.
******************************************

Richiedi il bando della terza edizione del concorso «Una poesia d'amore - Arden Borghi Santucci» a renobromuro@alice.it

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settimanale di scienze umane anno V n° 0718
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FATTI

06 novembre 1997: l?Assessore alla sanità della Regione Lombardia Carlo Borsani rende noto che la camera iperbarica in cui sono morte undici persone non era mai stata omologata dall?istituto preposto alla prevenzione degli incidenti sui luoghi di lavoro. L?USL, perciò, non aveva mai fatto controlli. Un?altra camera non omologata sarà scoperta all?Istituto lombardo di medicina iperbarica. Ai funerali delle vittime,il giorno dopo,le opposizioni chiedono le dimissioni di Roberto Formigoni.

07 novembre1998: riprendono gli sbarchi dei curdi sulle coste pugliesi: una ?carretta del mare? è abbandonata a poca distanza dalla costa di Santa Maria di Leuca con a bordo duecentocinquanta clandestini. Il viaggio sarebbe iniziato dieci giorni prima in Turchia; dell?equipaggio nessuna traccia. Presso Otranto altri duecento clandestini sono fermati dalla Guardia di Finanza. Nell?intera giornata gli sbarchi superano le seicento unità.

08 novembre 1996: nuovo procuratore nazionale antimafia è Piero Luigi Vigna, già procuratore a Firenze. Lo ha scelto il CSM, che ha anche eletto come proprio nuovo vicepresidente Carlo Federico Grosso (in sostituzione di P.A. Capotosti, nominato giudice costituzionale da Scalfaro).

09 novembre 1995: condanne per tangenti alla Finanza sono irrogate dal tribunale di Brescia agli ufficiali e militari imputati, tra cui il generale Giuseppe Cerciello.
10 novembre 2000: il presidente della Regione Lazio Francesco Storace ha chiesto che una commissione di esperti esamini i libri di testo di storia, a suo parere sbilanciati in favore del comunismo, e giudichi la loro correttezza. Il ministro della Pubblica Istruzione Tulio De Mauro ha ritenuto inaccettabile questo tipo di interferenza.
11 novembre 1995: confermate le iniziali condanne per Sofri, Bompressi e Pietrostefani al processo d'appello per l'assassinio del commissario Calabresi.
12 novembre 1997:Donato Cefola,studente di sedici anni,sequestrato a Venosa l?11 novembre, viene trovato ucciso da un colpo di pistola alla testa sul fondo di un dirupo nei pressi di Barile in provincia di Potenza, il paese in cui abitava con i genitori. Subito arrestati gli assassini, che confessano di aver compiuto il delitto a scopo di estorsione: sono Domenico D?Andrea, commerciante fallito, amico della famiglia, e Angelo Volonnino, operaio.Sono anche arrestati due presunti complici. Dalle indagini emerge che il ragazzo era stato ucciso subito dopo il sequestro perché aveva riconosciuto Angelo Volonnino. Nei giorni precedenti un?altra complice, Carmela Lamorte, aveva cercato di attirare Donato Cefola in un agguato, proponendogli per telefono un incontro. D?Andrea rischia il linciaggio, mentre è trasferito nel carcere di Potenza.

PARLIAMONE

NASCE A CEPPALONI LA LICENZA DI? FARE CIO? CHE SI VUOLE

Mario Clemente Mastella, vede la luce a San Giovanni Ceppaloni, nel 1947 una località beneventana portata da lui a visibilità nazionale. Da allora è entrata nel linguaggio comune con la frase: ?No Ceppaloni, no party?.

Il protagonismo lo spinge a presentarsi a questo e quell?altro partito non invitato. Ciò gli consente di fare numerose amicizie che gli serviranno in futuro. Il desiderio di essere protagonista assoluto della scena politica lo porta verso la democrazia cristiana, diventa deputato nel 1976 e da allora non si è più mosso.

Si dice che ogni coalizione di governo lo vede presente alla spartizione delle poltrone, senza essere invitato, ma alla fine riesce sempre ad ottenere qualcosa; cedono appena minaccia di andare da un?altra parte.

E? celebre la sua esibizione come ministro del Lavoro nel governo Berlusconi in cui risolse il grave dramma della disoccupazione giovanile nel Sud e delle pensioni.
Invece è ambigua e carica di doppi sensi la dichiarazione sulla sua verginità pre matrimoniale, non è mai stato chiarito fino in fondo a quale tipo di relazione sessuale facesse riferimento.

Nel 1999 stanco di presentarsi agli altri senza essere invitato, ma di costringerli ad andare da lui, fonda l?UDEUR che definisce ?Il centro della politica, un progetto per il futuro, un?idea, un percorso, un metodo, una storia, un?identità?.

Entra subito in conflitto con Romano Prodi e con coerenza alle primarie dell?Unione dichiara: ?Usciamo dall?Unione, da oggi saremo il Centro alleato con l?Unione?.

Perché il progetto abbia più consistenza inserisce nella lista Rocco Salini da Teramo ex presidente dc della giunta regionale abruzzese, arrestata in blocco (presidente e 10 assessori) nel 1992 per uso disinvolto di 450 miliardi di fondi europei. Gli assessori furono assolti dall'abuso d'ufficio, anche perché nel frattempo era stato per metà depenalizzato. Ma l'ex presidente Salini no: lui aveva anche il falso ideologico, e si erano dimenticati di depenalizzarlo: così fu condannato in Cassazione a un anno e quattro mesi.

Nell?Unione cambia il vento e Clemente Mastella rientra nell?Unione. Dopo le elezioni di aprile il suo desiderio di protagonismo lo fa delirare, pretende tre ministeri, tra cui la Difesa, la vice presidenza del Consiglio e il trenta per cento dei sottosegretari al consiglio dei ministri. Su quest?ultimo punto entra però in conflitto con Massimo D?Alema e deve fare un passo indietro. Prodi, che ha sempre segretamente apprezzato la sua capacità di barcamenarsi, dopo una telefonata per verificare le sue credenziali con Gianni Letta, lo nomina ministro della Giustizia.

LA POESIA DELLA SETTIMANA

L?INFINITO

di Giacomo Leopardi

Alle 15,30 del 16 ottobre 1986 entravo a Recanati, quando dal fondo valle, vidi la grande scritta: «Sempre caro mi fu quest'ermo colle...», vidi le scale che portavano sopra al colle e bloccai di colpo la macchina, che fece un salto in avanti perché tamponata. Dopo la prassi: generalità e nome dell?assicurazione, finalmente potei salire, o meglio mi trovai sul muro che cela il giardino, perché sono convinto di aver volato. Alle diciannove andai a cena nel ristorante situato nella casa del Poeta, sotto la Biblioteca Museo che si trova al primo piano del Palazzo Leopardi, edificio abitato dalla famiglia, fin dal Tredicesimo secolo. Ristrutturato, poi nelle forme attuali dall'architetto Carlo Orazio Leopardi verso la metà del Diciottesimo secolo.

Ricordo che in quel periodo era in atto la celebrazione del bicentenario e Recanati era molto popolata e, per lo stesso motivo, la sera alla cerimonia di premiazione dell?Arcobaleno di Pace, c?erano una ventina di persone tra bambini e vecchiette.

Giacomo Leopardi è il più grande poeta dell'Ottocento e indubbiamente considerato il fondatore della moderna poesia italiana. La sua eccezionalità si rivela nel fatto che è Poeta moderno e innovatore, pur interessato ad una continuità stretta con la tradizione, si è sempre autodefinito antiromantico. Il suo classicismo è molto lontano dalla polverosa letterarietà italiana del tempo. La grandezza di Leopardi si sintetizza in una semplicissima formula: «aver pensato alla poesia come scommessa dignitosa per capire l'esistenza e cercare la verità».

Nacque a Recanati il 29 giugno 1798, primogenito della più illustre casata della cittadina. Il padre, conte Monaldo, è un erudito bibliofilo di idee reazionarie; la madre, Adelaide dei marchesi Antici, una donna dispotica, religiosa fino al fanatismo. Primogenito di dieci figli, di cui ne sopravvivranno cinque, Giacomo nutre un affetto profondo per il fratello Carlo e per la sorella Paolina. Ha come istitutori il gesuita Giuseppe Torres e l'abate Sebastiano Sanchini; ma è soprattutto un autodidatta, esploratore febbrile della ricca biblioteca paterna. Nel 1809 scrive la prima poesia, il sonetto La morte di Ettore, cui seguono altri componimenti in italiano e in latino, traduzioni da Orazio, qualche dissertazione filosofica e due tragedie. Nel luglio del 1812 inizia «sette anni di studio matto e disperatissimo» che contribuiscono al peggioramento delle sue già precarie condizioni di salute: impara da sé il greco e l'ebraico, intraprende lavori filologici di eccezionale impegno, nel 1813 stende una Storia dell'astronomia e nel 1815, un Saggio sopra gli errori popolari degli antichi, interessante per le pagine sugli stupori infantili, sui sogni e sugli incubi notturni, sul terrore dei fulmini e delle tempeste.
Allo studio appassionato di queste grandi opere risale la «conversione letteraria», ossia la scoperta della vocazione poetica che, si rivela tra il 1815 e il 1816, è in realtà il risultato di profondi turbamenti interiori che coinvolgono le esperienze letterarie. Da un lato l'angoscia per l'aggravarsi della malattia, il timore della morte, il rammarico per una giovinezza che appassisce già al suo primo fiorire: stati d'animo espressi in modi tumultuosi, ma personali, nella cantica del 1816: Appressamento della morte. Dall'altro un'ansia di evasione,di liberarsi dalla prigionia di Recanati. Nel 1816 tenta di inserirsi nella polemica tra classicisti e romantici con una Lettera (rimasta inedita) in cui contesta l'esortazione di Madame de Staël a rinnovare la letteratura italiana attraverso la traduzione e lo studio degli scrittori stranieri.

Nell?Idillio ?L?Infinito? Giacomo, vuole rappresentare il pensiero costante dell? Uomo di dare sfogo alla propria immaginazione dell'indefinito, attraverso la semplicità della vista delle cose, ecco perché è piacevolezza, per i fanciulli e per gli uomini. Sono sensazioni che stanno all?origine delle illusioni che vanno oltre alla semplice vista delle cose: come qualcosa che non esiste, che è solo prodotto dell?immaginazione, anche se il Poeta, vale a dire l?uomo, desidera perdersi in quest?illusione perché perdendosi in essa trova la dolcezza delle cose. Questo idillio apre la via verso la meravigliosa dolcezza delle sensazioni, anche se rimangono solo immaginazioni che il Poeta ha constatato e poi cantato.

L?INFINITO

Ascoltala recitata mentre la leggi.

Sempre caro mi fu quest?ermo colle
e questa siepe che da tanta parte
dell?ultimo orizzonte il guardo esclude.
Ma sedendo e mirando, interminati
spazi di là da quella, e sovrumani
silenzi, e profondissima quïete
io nel pensier mi fingo; ove per poco
il cor non si spaura. E come il vento
odo stormir tra queste piante, io quello
infinito silenzio a questa voce
vo comparando: e mi sovvien l?eterno,
e le morte stagioni e la presente
e viva, e il suon di lei: Così tra questa
immensità s?annega il pensier mio:
e il naufragar m?è dolce in questo mare.



Bibliografia

G. De Robertis, Saggio sul Leopardi, Firenze, 1943; L. Russo, La carriera poetica di Giacomo Leopardi, in Ritratti e disegni storici, Bari, 1946; C. Galimberti, Linguaggio del vero in Leopardi, Firenze, 1959; A. Brilli, Satira e mito nei ?Paralipomeni? leopardiani, Urbino, 1968; W. Binni, La protesta di Leopardi, Firenze, 1973; I. Origo, Leopardi, Milano, 1974; A. Ranieri, Sette anni di sodalizio con Giacomo Leopardi, Milano, 1979; W. Binni, La poesia di Leopardi negli anni napoletani, in ?La Rassegna della Letteratura Italiana?, 3, 1980



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edizione straordinaria

?premio enrico maria salerno?

quanti fantasmi!



settimanale di scienze umane anno V supplemento del n° 0718
dell?Associazione Internazionale Artisti «Poesia della Vita» non profit
presidente Reno Bromuro


Come sappiamo da tempo, i Premi letterari sono l?altalena della cultura la quale diventa pura e piacevole se questo è organizzato per favorirla, se invece? si rivela una ?Bufala? si hanno critiche e scontentezza generale dei concorrenti, che per parteciparvi hanno speso soldi per fotocopie e spedizione; come se non bastasse c?è l?ansia dell?attesa e se questa è superata da liete notizie il concorrente grida la sua gioia ai quattro venti.

Se pensiamo che la gioia giunge dalla segreteria di un premio notevole, allora occorreranno le trombe di Gerico perché il concorrente sia pago del lavoro scritto; invece si trasferisce al Gianicolo a Roma, per annunciare a tutti la ?bufala? che gli è stata riservata, sparando dieci colpi di cannone per denunciare l?accaduto.

E, al «Premio Enrico Maria Salerno per una nuova Drammaturgia», un con-corso che mira a promuovere lo sviluppo e la diffusione della nuova drammaturgia - con speciale attenzione alla figura artistica e alla funzione professionale del "Drammaturgo di Compagnia", sembra che di ?bufolate? ce ne siano state.

La manifestazione giunta alla dodicesima edizione, quale iniziativa più autorevole nel campo degli autori teatrali, si è tenuta a Roma al Teatro India lunedì 23 ottobre alle ore 20.30. Accanto al concorso tradizionale, il Premio ha proposto una Sezione Speciale denominata «Il Teatro e il Lavoro» e, per l'occasione, la Giuria composta da Laura Andreina Salerno (Presidente), Maurizio Barletta, Francesco M. Battista, Benedetta Buccellato, Fabio Cavalli, Miriam Mafai, Giuliana Manganelli, Giovanna Marinelli, Massimo Mascini, Luciano Meldolesi, Giorgio Patrizi, Carlo Maria Pensa, Andrea Porcheddu e Aggeo Savioli ha scelto tra tutte le opere in concorso quattro opere che vengono comunicate agli interessati nel mese di luglio, esse sono:

GAY PANIC di Riccardo De Torrebruna
Riccardo de Torrebruna già vincitore della seconda Edizione del Premio ?Enrico Maria Salerno?. Dopo dieci anni e molto lavoro alle spalle, la Giuria, ancora una volta, vuole riconoscere la qualità della sua scrittura teatrale. De Torrebruna ancora una volta annota un fatto di cronaca bellica, un fatto realmente accaduto e apparentemente marginale. Ma la sorpresa del finale è davvero imprevista e devastante quanto un attacco armato. L?esercito americano pare abbia identificato una sindrome, denominata appunto gay panic, che colpisce coloro che per errore si ritrovano a fare l?amore laddove dovrebbe limitarsi a fare la guerra.

IL CASO K di Sergio Pierattini
Il Caso K, di Sergio Pierattini descrive, con la sapienza di uno psicologo sociale, come la follia del nazismo si impossessi degli uomini. Ci mostra l?operare quotidiano di quel Male assoluto la cui banalità va continuamente rammentata e temuta. Nella Germania hitleriana, la famiglia Henning, modesta, timorata, perbene, è alle prese con la trasformazione abominevole della società che la circonda.
Henning, rodendo dall?interno la coscienza, l?intelligenza e la sensibilità della famiglia, fino a rendere i componenti idioti, al pari di un?intera generazione di loro concittadini, lascia spiare quell?idiozia ?in vitro?, la inscena come in un teatro dell?assurdo che varrebbe la pena di offrire al pubblico attraverso i due registri della tragedia e della farsa in maschera.
GIORNALISTI! Di Francesco Principato
Francesco Principato, già finalista del Premio, e premiato in importanti concorsi nazionali, ama portare in scena il conflitto fra la libertà della coscienza e la necessità del contesto storico. In Giornalisti! il campo di battaglia è la redazione di un quotidiano nazionale, ritratta in due momenti, distanti più di vent?anni l?uno dall?altro: il primo all?epoca del delitto Moro, il secondo alla resa dei conti fra coloro che col terrorismo furono coinvolti per dovere professionale, diritto di cronaca, ambizioni di carriera, cedimenti ideologici.

GEROLAMO SAVONAROLA di Diario Rezza
Dario Rezza lavora alla figura di Gerolamo Savonarola con la precisione dello storico e la passione dell?uomo di fede. E? affascinato dalla sfida, dall?interrogativo che Savonarola pone ai contemporanei della Firenze di allora e, probabilmente, a noi oggi:fino a quale limite il pastore di anime deve spingere la propria intransigenza verso le forme del degrado morale, civile, religioso e politico che avvilisce la società che lo circonda? Savonarola non volle fermarsi, scegliendo la morte sul rogo come testimonianza della propria convinzione e, forse, come prova della irredimibilità della corruzione umana.

Intanto si intrattiene il pubblico con la rappresentazione dell?opera di Francesco Tullio Altan cui è stato assegnato un riconoscimento speciale perché ha saputo raccontare l'epopea antieroica dei lavoratori italiani, attraverso la maschera amara e comica dell'operaio Cipputi: spettacolo che il Teatro dell'Archivolto di Genova ha realizzato sulla traccia delle avventure a fumetti del celebre personaggio e rappresentata in prima romana nel corso della serata.

Al concorso erano ammesse opere di drammaturgia di autori contemporanei che affrontavano problematiche civili, etiche, morali e politiche. «La scelta di orientare il Premio verso la Drammaturgia di impegno civile tende a favorire il teatro di idee e di analisi e critica sociale (cita il bando), che ha costituito l'ossatura della tradizione nazionale; per tener desto l'interesse degli autori e del pubblico verso una drammaturgia capace di elaborare idee e prese di posizione sulla realtà storica e sociale».

Lunedì 23 ottobre scorso, al Teatro India di Roma durante la premiazione ho udito qualche concorrente che non era soddisfatto di come stavano andando le cose. Ho sentito qualcuno che brontolava ?ma questo Vaselli da dove è saltato fuori, se nella comunicazione ufficiale del 12 luglio scorso eravamo solo quattro i finalisti?? (Questo perché era saltata fuori una quinta opera che non era prevista).

Il dubbio dei concorrenti, ne erano presenti soltanto tre, due non si sono presentati, era nato perché la premiazione dell?undicesima edizione era stata annullata poiché il Comune di Castelnuovo di Porto, causa i tagli, non poté provvedere ad elargire il ?finanziamento promesso?.

Ma gli organizzatori si adoperarono per cercare altri finanziamenti e li ebbero dal Comune e dalla Provincia di Roma, ma permisero anche l?entrata della CGIL. Ciò dette facoltà alla nascita della sezione ?teatro e lavoro? affiancata a quella per la nuova drammaturgia.

Sembra sia stato proprio questo connubio con la CGIL che abbia permesso la vittoria, per quanto riguarda il Premio per ?Una Produzione teatrale?, a Francesco Tullio Altan per la sua opera ?Cipputi cronache dal Bel Paese?. Si pensa che questa decisione sia scaturita per festeggiare i cento anni della CGIL e per permettere la sopravvivenza del Premio.

Ma non si sa con certezza dal cappello di quale mago sia saltato fuori il nome di Ferdinando Vaselli, che secondo la giuria la sua opera ?Cinquanta Lire? narra la storia dell?aumento salariale ?che gli operai ceramisti di Civita Castellana pretesero inutilmente dal padronato: era il 1954 o giù di lì. Ferdinando Vaselli, attore /autore nato a Civita, ripesca dal mare della memoria collettiva, prima che svanisca come un sogno, la storia vera di uno sciopero a oltranza e di una sconfitta sindacale trasformata in una piccola, vittoriosa, rivoluzione economica e culturale: la nascita della fabbrica senza padrone. Gli operai ceramisti, ridotti male dalla silicosi e peggio dalla fame, dopo un mese e mezzo di sciopero, piuttosto che chinare il capo, decidono di fare una colletta, una sorta di azionariato sociale diffuso fra la popolazione di Civita Castellana. Con 300.000 lire costruirono dal nulla la loro fabbrica e cominciarono a lavorare da uomini liberi. Vaselli, nel solco del ?teatro di narrazione?, rievoca le passioni e le speranze di quel nucleo di operai e di famiglie, i giorni della guerra e della ricostruzione, la miseria e l?amore, l?orgoglio e la sconfitta, il tempo della lotta e quello del ricordo?.

Il dubbio, col passare delle ore si faceva più concreto nella mente dei due concorrenti presenti perché certi che la comunicazione ricevuta nel mese di luglio i finalisti, erano quattro.

Lo scontento si ripercuoteva anche sul pubblico in sala quando ci si è accorti che anche molti membri della giuria non erano presenti perché Andrea Porcheddu, che ha due sedi d?insegnamento una di Metodologia della Critica dello Spettacolo, l?altra di Teatro d?Animazione all?Università di Calabria ha preferito disertare la premiazione dell?Enrico Maria Salerno per presiedere a Milano il Premio Eleonora Duse.

A questo punto si potrebbe credere, che non tutti i componenti della giuria tecnica, abbiano gradito che l?Organizzazione abbia accettato il compromesso con la CGIL seppure per necessità, visto che aveva già dovuto rinunciare alla premiazione del 2005 per mancanza di fondi. Il compromesso si rivelava una necessità per la sopravvivenza del Premio stesso. Questo e non un altro è stato il motivo che ha fatto capitolare l?Organizzazione e, per festeggiare il ritorno alla vita del Premio, è stato rappresentato e premiato ?Cipputi cronache dal bel Paese? di Altan che ha risolto, secondo loro, il problema. Tutto è stato calcolato a tavolino e vince il premio chi ha alle spalle un sicuro o almeno probabile sponsor.

Allora, i soldi che la Provincia e la Regione elargiscono per queste manifestazioni, che dovrebbero riportare la cultura italiana e precipuamente quella drammaturgica ai suoi bagliori atavici, che l?Italia ha insegnato a tutta Europa, attraverso la Commedia dell?Arte, che fine fanno?

Dinanzi agli occhi mi appare Enrico Maria che recita «Questi fantasmi» di Eduardo. Ritorno al 1981, lo rivedo sul balcone che parla col professore dirimpettaio immaginario: «No professore tutto a posto... ma tu sei... ahh è la sorella del portiere puozze jettà 'o sango!»; poi rientra, ed Alfredo che parla con la moglie di Pasquale, non facendo in tempo a nascondersi, rimane in piedi d'avanti all'armadio. Pasquale lo vede, e lo scambia per un fantasma, inizia a tremare vistosamente, ma non dice niente a sua moglie per non farla spaventare.

Se La Ribalta e il Centro Studi Enrico Maria Salerno organizzatori del ?Premio per una nuova drammaturgia? sono riusciti a produrre «Questi fantasmi!» per la regia di Armando Pugliese, protagonista Silvio Orlando, nella stagione 2004/2005, come mai non sono riusciti a realizzare il programma previsto per la rappresentazione delle opere concorrenti?

E, sento ancora la voce calda di Enrico Maria che a denti stretti mormora «puozze jettà 'o sango» che figura fai fare al mio nome onorato? Lo trascini nel fango inserendo nella giuria persone che non rispettano l?impegno assunto, ma solo per fare numero e da specchietto per le allodole? Uno che insegna in due cattedre e che la sera della proclamazione del vincitore del premio che porta il mio nome se ne sta a Milano a presenziare un?altra manifestazione?

Mi sapete dire, voi che organizzate il Premio a mio nome, per un Teatro che sia portatore di novità degne del teatro italiano, perché non rispettate il mio nome e fate apparire al pubblico i fantasmi, quando dovrebbero vedere soltanto persone e Teatro? Se devo essere sincero le opere che voi scegliete per rappresentare ?la Nuova Drammaturgia, come io la intendevo?, sono narrativa storica; dov?è la Drammaturgia in ?Gay panic?, che a mio avviso è un'opera che dà la sensazione di assistere alla lettura di un racconto divenuto canzonetta per cantanti di serie ?C? e ?Il caso K? un racconto di guerra che si sofferma alla persecuzione hitleriana della seconda guerra mondiale, come anche ?Girolamo Savonarola?? Forse ?Giornalisti? è veramente un opera teatrale che merita di essere considerata per il pathos drammatico della storia che narra con dialogo scattante, tipico del nostro tempo; parlare in fretta, per intenderci alla Enrico Mentana è colei che presenta veramente una novità.

E non venite a dirmi che ?50 lire? l?opera da voi scelta e premiata può rappresentare la nuova drammaturgia, perché, allora, quello che dice Pasquale Lojacono in ?Questi fantasmi? ve lo faccio ripetere dal mondo intero con l?accompagnamento di ?tammurrelle?, ?scetavajasse? e ?caccavelle?.

Le opere che avete scelto e quella che avete premiato sono più vecchie delle opere di Shakespeare, di Goldoni, di Pirandello e perfino di Eduardo De Filippo; per ?Nuova Drammaturgia? io intendevo qualcosa che andasse oltre la drammaturgia svizzera del primo Novecento, «quella che permise a Max Frisch e Friedrich Dürrenmatt di occupare un posto in prima fila nell'ambito della storia del dramma. I loro lavori scaturivano da una tradizione e da un ambiente letterario non soltanto non contaminati da fascismo e nazismo»; di Brecht, padre della nuova drammaturgia moderna perché il Teatro ritrova la facoltà di parola, diventa teatro espressionistico e d?avanguardia così com?è venuto sviluppandosi nei primi decenni del Novecento, come lo vedevano anche, se sotto l?aspetto dell?assurdo Martin Walser e nelle prime opere di Günter Grass, senza abbandonare il filone della nuova drammaturgia brechtiana che si andava volgendo verso una poetica del realismo, delle cose come realmente sono, abbracciando in modo sempre più netto l'approccio politico-documentario alla realtà storica.

E? stato questo il tentativo dei finalisti alla Dodicesima edizione del premio a me intitolato con la differenza che è venuta a mancare ?Il Teatro? e l?unica che forse meritava maggiore attenzione non è stata presa in considerazione e che realmente rappresenta la Nuova Drammaturgia: ?Giornalisti? di Francesco Principato nella cui opera che anche narrando un fatto storico si sente e si vede il dramma ?zampillare? come acqua di sorgente.

Se non avete saputo rispondere a questo teorema, il pubblico e gli autori concorrenti al premio fanno bene a ribellarsi e ripetere come dicevo io in «Questi fantasmi!» alla vista di tanto scempio.

Reno Bromuro

mercoledì 8 novembre 2006
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FATTI

13 novembre 1998: Abdullah Ocalan, capo del Partito dei lavoratori del Kurdistan (PKK), è tratto in arresto all?aeroporto di Fiumicino di Roma. Era in possesso di un passaporto falso. E? accusato di due omicidi dai giudici turchi e tedeschi. L?uomo, colto da malore, è ricoverato in ospedale e ha intenzione di chiedere l?asilo politico in Italia perché, se estradato in Turchia, rischia la pena di morte. Il giorno dopo, un migliaio di curdi, provenienti da tutta Europa, hanno manifestato davanti all?ospedale militare del Celio dove sembra trovarsi il loro leader. Il governo smentisce di essere stato a conoscenza dell?arrivo di Ocalan, che è stato arrestato a causa di un mandato di cattura internazionale.

14 novembre 1996: Antonio Di Pietro si dimette da ministro, dopo che si è saputo che è nuovamente indagato dalla procura di Brescia, a margine delle indagini a La Spezia su Pacini Battaglia: si ipotizza che nel suo vecchio ruolo di pubblico ministero abbia ottenuto compensi per trattare favorevolmente alcuni imputati. Prodi lo sostituirà il 19 con Costa, rettore dell'Università di Venezia.

15 novembre 1997: il piccolo Silvestro delle Cave, nove anni, scomparso l?8 novembre a Cicciano (Napoli), dopo essere uscito da scuola con una scusa, è stato ucciso da un gruppo di pedofili di cui era vittima da tempo e ai quali si era ribellato. Vengono tratti in arresto Andrea Allocca, di settanta anni, e i suoi due generi Gregorio Sommese e Pio Trocchia; una quarta persona è ricercata. La confessione di Allocca rivela particolari agghiaccianti, tra cui quello che l?uomo, dopo l?assassinio, si è recato al botteghino del Lotto e ha giocato i numeri relativi all?omicidio.

16 novembre 1998: la Cassazione rigetta i ricorsi presentati dai legali degli ex ufficiali delle SS Erich Priebke e Karl Hass e conferma per entrambi la pena dell?ergastolo per l?eccidio delle Ardeatine. I due imputati sono condannati anche al risarcimento dei danni alle parti civili. Il presidente del consiglio Massimo D?Alema dichiara che sull?eventuale estradizione di Ocalan si pronuncerà la Corte d?Appello presso il tribunale di Roma. Il primo ministro turco Mesut Yilmaz chiede a Roma di concedere l?estradizione.

17 novembre 1995: un decreto sull'immigrazione viene firmato dal governo, dopo lunghe polemiche, interne ed esterne alla maggioranza, innescate anche da disordini avvenuti nel quartiere torinese di S. Salvario. Inizialmente, sulla base di una mozione approvata in commissione alla Camera con i voti del Polo e della Lega, il governo sembrava voler approvare una normativa fortemente restrittiva. Il decreto prevede poi invece la regolarizzazione di chi abbia permessi scaduti ma un lavoro regolare e l'espulsione per reati gravi. La Lega appare dissociarsi all'ultimo minuto, mettendo in discussione l'approvazione della Finanziaria: il giorno successivo la protesta rientrerà, pur promettendo nuove battaglie sui contenuti del decreto.

18 novembre 2001: le prime quattro navi della Marina militare italiana salpano da Taranto per partecipare all'operazione Enduring Freedom. La partecipazione italiana alla guerra promossa dagli USA contro l'Afghanistan ha suscitato l'opposizione delle forze pacifiste; con il primo gruppo di navi partono circa millequattrocento soldati che, secondo quanto affermato dal ministro della Difesa Martino, saranno assegnati esclusivamente alle operazioni di Peace keeping (mantenimento della pace).

19 novembre 1996: Fidel Castro visita Giovanni Paolo II, al termine di alcuni giorni di incontri politici a Roma, dopo la sua partecipazione al vertice della FAO.
PARLIAMONE

PRODI: CHE POPOLO DI PAZZI, NESSUNO PENSA AL DOMANI

Il sottosegretario all'Economia Nicola Sartor, nel Transatlantico della Camera, riferisce Apocom, che tra i nuovi emendamenti del Governo alla Finanziaria, presentati alla Camera, ci sono quelli sul Tfr, sugli apprendisti artigiani, sul contratto degli statali, sulla reintrodu-zione del cinque per mille per no-profit, volontariato e ricerca e la modifica dell'articolo 53 sui tagli alle spese dei ministeri.

Ma Fausto Bertinotti, slitta il discorso e ricorda: «Oggi l'intera Camera dei deputati manifesta la sua solidale e partecipe vicinanza alle vittime di Nassiriya; ricorda a tre anni dalla strage le vittime italiane e invita l'Aula di Montecitorio ad osservare un minuto di silenzio in memoria dei caduti in Iraq».

Poi la Camera ha ripreso l'esame della legge Finanziaria, per la quale il governo ha presentato oggi novanta emendamenti. Il relatore Michele Ventura ha spiegato che una settantina sono gli emendamenti che erano già stati presentati in Commissione, mentre il resto sono il frutto degli accordi intercorsi con la maggioranza in questi giorni.

Sono ventisette i deputati iscritti a parlare. «Abbiamo deciso con senso di responsabilità che ridurremo all'osso gli emendamenti a qualche decina». Ha precisato il ministro delle Infrastrutture, Antonio Di Pietro, interpellato al termine del Cdm sulla legge Finanziaria.

«Dobbiamo percorrere ogni strada possibile - ha aggiunto il Ministro - affinché si arrivi ad un voto finale senza porre la fiducia».

Il Vicepresidente del gruppo dell?Ulivo alla Camera, confessa che sono ottocento gli emendamenti presentati dall?Unione e oltre tremila presentati dal CDL. Se si pensa che ottocento emendamenti sono stati presentati dalla stessa maggioranza si capisce la comunione politica che sta vivendo l?Unione di Prodi, il quale sicuro dei suoi duecentodiciotto membri afferma spudoratamente che siamo un popolo di pazzi, che non pensiamo al domani; forse convinto che gli ?ulivini? riusciranno a ridurre a duecento gli emendamenti presentati.

Afferma che «Contro la Finanziaria c'è stata una ferocia impressionante, nessuno vuole che si taglino le spese che lo interessano». «Questa Finanziaria ? ha continuato - ha degli aspetti paradossali tutti dicono ?pochi tagli di spese? e poi c'è una ferocia contro i tagli che abbiamo fatto, che sono stati meditati, giusti e seri».

Secondo il premier, «si continua a lavorare commentando fatti inesistenti. Io sono estremamente tranquillo quando avremo la Finanziaria definitiva la gente farà i conti, soprattutto quando si vedranno le conse-guenze della Finanziaria sullo sviluppo dell'economia, allora io credo che la gente sarà contenta».

Sorride e si allontana convinto di quello che afferma, senza pensare minimamente al male che farebbe, se la Finanziaria andasse in porto, quanti poveracci moriranno di fame o si indebiterebbero per mantenersi in vita. Ma c?è Il Ministro dell?Economia Padoa Schioppa che da Mestre fa sentire la sua voce: «fate quello che volete ma non toccate le mura maestre, né le fondamenta della Finanziaria»; poi ha sottolineato «i saldi della manovra non possono essere modificati» aggiungendo che non possono essere accettati «emendamenti privi di copertura».

Già! Per forza come possiamo permettere accorgimenti che valutino carenze peccaminose che danneggiano maledettamente i più poveri? Che farebbero sparire le già poche speranze di sperimentazione nelle università italiane? Tanto siamo un popolo di pazzi e dobbiamo stare zitti o fare i dementi. E, pensare che con la legge 181 i manicomi non ci sono più, quindi anche costretti da una Finanziaria incosciente a diventare tutti ?senza dimora?.

LA POESIA DELLA SETTIMANA

SARDEGNA

di Vincenzo Cardarelli

Disertai Piazza San Silvestro, non per mia volontà, per quasi un anno. Domenica 3 maggio 1959 ero al bar con un?ora di anticipo, desideravo parlare con Cardarelli da solo.

Alle dieci precise,arriva don Vincenzo nel suo lungo cappotto grigio a spine di pesce, non aveva la baldanzosità con la quale lo avevo conosciuto; aveva l?aria stanca, lo sguardo incupito e le mascelle serrate.

Il suo aspetto fisico mi strinse il cuore, avrei voluto fare chissà che cosa per vederlo come lo avevo conosciuto, ma lui entrò subito in argomento:

- perché non ti sei fatto vedere?

- Non è stata tutta colpa mia, Maestro. Ho trovato un lavoro e non mi ha lasciato il tempo di pensare a niente.

- Non ne fa una tragedia mo?! Nun è successo niente, mi sei mancato.

- Oh, no! Non può essere. Vi sono mancato? Mi fate sentire?

- ? ?nu fesso piagnucolone. Basta, non t?aggio detto niente, arriva ?o rompipalle!

Non capii subito chi fosse ?il rompipalle? di cui parlava. Lo capii appena si salutarono:

- Ciao Salvatò!

- Ciao Nazarè. ? fu la risposta, e l?uomo entrò frettolosamente nel bar.

- E? Quasimodo, l?hai riconosciuto? ? Confessai che non avevo mai visto una foto di colui che avrebbe vinto il ?Premio Nobel per la Letteratura?.

- Mi fa pena. ? Aggiunse don Vincenzo ? L?avessi visto quando stava con quella? di venticinque anni più anziana di lui che lo faceva andare in giro sempre con la faccia graffiata e lui per scusarsi diceva che era stato il gatto che aveva l?abitudine di aggrapparsi alla sua faccia.

Con me poteva pure andare ci separavano solo undici anni, ma venticinque!... Poteva essere suo figlio.

Giunsero Grisi e il giornalista napoletano ed io mi rifugiai in pensieri tutti miei. Questi due grandi Poeti, che stavano cambiando la concezione poetica, uno esaltando il classicismo (Cardarelli), l?altro (Quasimodo) portando l?ermetismo all?esasperazione, scrivendo versi senza aggettivi: Poeta grecizzante ma essenziale:

«Ognuno sta solo sul cuor della terra

trafitto da un raggio di sole:

ed è subito sera»

I due Poeti avevano avuto un?infanzia parallela: entrambi figli di capo stazione, il primo visse la fanciullezza lungo i binari di Corneto, l?altro dormendo, come tante altre persone, in un vagone ferroviario sui binari di Messina, ché il terremoto del 1908, aveva distrutto molte abitazioni; ma nei primi anni di vita aveva girato mezza Sicilia orientale, perché il padre veniva spostato in continuazione.

Vincenzo Cardarelli il cui vero nome era Nazzareno Caldarelli ebbe un infanzia solitaria. Nei piccoli centri era consuetudine non amare troppo i bambini che avevano il padre ignoto; infatti, dai documenti ufficiali si sa che la madre si chiamava Giovanna Caldarelli ma del padre, Antonio Romagnoli, non si fa menzione. Non bastò al grande Poeta cambiare nome perché si portò dentro il dramma del figlio illegittimo che ha lasciato profonde tracce nelle poesie malgrado il suo orgoglio abbia cercato di dissimulare.

Appena Francesco Grisi si fu seduto avendo davanti la tazzina di caffè fumante a don Vincenzo gli si sciolse la lingua e cominciò a parlare delle sue origini con un tono fantasioso, leggendario quasi, come se volesse sfuggire alla realtà ben più misera e quindi si costruiva, ma penso che sia stata solo un?invenzione, una seconda infanzia, un suo mondo favoloso e mitico.

Anche Sibilla Aleramo,per motivi di lavoro del padre cambiò spesso città fino a stabilirsi a Porto Civitanova Marche dove cominciò a lavorare presso uno stabilimento industriale. All'età di quindici anni fu sedotta da un collega e per riparare i due si sposarono. Questo fatto segna in modo indelebile la sua esistenza.

I tre vissero una vita parallela, sia nell?infanzia, sia nel girovagare seguendo i movimenti dei padre ed entrambi si portarono dentro questo dolore lancinante chi per un modo chi per un altro ma entrambi avevano la medesima radice.

Cardarelli ha svolto un ruolo importante nei primi decenni del 1900, anche se la sua personalità e la sua opera non si adeguano al gusto ed alla sensibilità generale della letteratura italiana di quegli anni.

Il ritorno ai classici, significava per il Poeta la ripresa e la continuazione di quegli ideali di equilibrio e di chiarezza, oltre che di sincerità, che a suo avviso avevano caratterizzato ed avevano reso grandi poeti come Leopardi ed in genere tutti coloro che avevano saputo esprimere gli ideali del loro tempo.

Anche nel tema poetico Quasimodo accorda in genere il tema della tristezza, senza approfondire, però, psicologicamente la situazione, neppure disponendosi a variazioni sul romantico e compiaciuto mal di vivere.

Sibilla, invece, si aggrappava alla vita innamorandosi di uomini molto più giovani di lei e lottava contro le ingiustizie, a cominciare dal 1928 contestando il Fascismo e fino all?età di ottantatre anni lottò per l?affermazione della femminilità e per i valori della donna.

Don Vincenzo mi promise che sul numero di giugno della ?Fiera Letteraria?, avrebbe pubblicato e commentato due mie poesie, quasi piansi per la commozione gioiosa. Ritornai a casa con il cuore gonfio di gioia: Cardarelli avrebbe parlato delle mie cose! Ma preso dall?ingranaggio del lavoro dimenticai e la ?Fiera letteraria? e in parte anche Cardarelli che rividi solo il 7 giugno. Era piacevole ascoltarlo, anche se per l?ennesima volta ascoltai la storia della sua fanciullezza in un edizione molto, molto ma molto fiabesca. Il 14 giugno ritornai al Bar all?angolo di Piazza San Silvestro, ma attesi invano non venne nessuno. A mezzogiorno ritornai a casa deluso. Telefonai a Francesco Grisi per avere notizie ma non riuscii a comunicare con lui. Giovedì 18 fu lui a telefonarmi per dirmi che Cardarelli era morto, se volevo fargli compagnia ai funerali. Il lavoro me lo impedì e lo accompagnai nell? ultimo viaggio recitando la sua poesia più forte e significativa: ?Sardegna?

SARDEGNA
di Vincenzo Cardarelli
«Sul languido cielo s'incidono,
Sardegna, i tuoi monti di ferro.
Cielo velato
come da un polline
malsano, che a guardarlo ci si strugge.
Malinconica Circe,
è con questo richiamo
che trattieni il partente,
presso il Limbara nostalgico.
Ed è così che il sardo
mai tradirà la sua terra fedele.
Quando il cisto più odora
e per le vie marine,
messaggio della vita misteriosa
che in te si cela,
s'avvicina fidente la pernice,
io percorsi, o Sardegna, le tue strade
saline di Gallura,
la terra d'Orosei, bianca, africana,
la Barbagia granitica e selvosa,
l'Ogliastra rossa,
ed oltre il Campidano, le cui donne
hanno seni di pietra,
mi spinsi a Teulada
ove il daino saltellava
sui gradini della casa ospitale.
Sostai fra gli ombrosi
aranceti di Milis. Risalii
l'altipiano ventoso, verso Mandas,
in compagnia d'un canto di soldato,
unica medicina
a tanta malinconia.
E sul corso di un fiume assiduo e lieto
mi ritrovai tra la tua fiera gente
barbaricina,
che giù dal Gennargentu,
dove tra il bianco granito fronteggiano
la quercia e l'elce nera,
calava un tempo
alla pianura fertile e fangosa.
Così dal monte al piano
m'avventurai, per folti paradisi
di selvaggina
e terre così sole che a percorrerle
qualunque cavalcante è paladino.
Ti conobbi dovunque,
isola ardente e varia,
coi tuoi costumi, i tuoi canti ieratici.
E già l'estate lungo gli arsi greti
sbiancava l'oleandro,
persistendo sui monti
un colore indicibile
di primavera isolana.
E sul tuo suolo vergine affioravano
qua e là, sollecite,
le prime, rudi reliquie dell'uomo
che ti fan grave e cupa in tanta luce.
Favoloso viaggio
ch'io feci in un attimo,
allontanandomi nella sera,
mentre ormai più non eri
che un cielo sognante
all'orlo di una montagna.
Terra di vini forti,
patria di antichi pastori
e di donne calde,
fior del Mediterraneo,
fiorito al tempo che tutto era chiuso
nel nostro mare,
tu porti in te il profumo
d'un secolo cortese e venturoso.
Lo senti nella grazia
del tuo linguaggio,
nei venti che respiri.
E vidi Pisa,
là dove a un tratto sull'alpestre cima
due vecchie mura castellane, orrende,
rammentano il conte Ugolino.
Ma dimmi tu qual nome, se non Roma,
fa lampeggiare l'occhio
del tuo pastore».

Bibliografia

Sibilla Aleramo, "Il passaggio", Fratelli Treves, Milano 1919 - "Amo dunque sono", Mondadori, Milano 1927- Il frustino, Mondadori, Verona 1932 - Selva d'amore", Mondadori, Verona 1947- Diario di una donna, a c. A. Morino, Feltrinelli, Milano 1978- Sibilla Aleramo e il suo tempo, a c. di B. Conti e A. Morino, Feltrinelli, Milano, 1981- Dino Campana, Le mie lettere sono fatte per essere bruciate, a c. di Gabriel Cacho Millet, All'insegna del pesce d'oro, Milano ? Vincenzo Cardarelli, Lettere d'amore a Sibilla Aleramo, a c. di G. A. Cibotto e B. Blasi, Newton Compton, Roma 1974; Vincenzo Cardarelli, Bruno Romani, La Nuova Italia, 1968, Firenze; Storia della letteratura italiana - Il Novecento -, Garzanti, 1969, Milano; Opere complete, G. Raimondi, Mondadori, 1962; Salvatore Quasimodo ?Tutte le poesie? ? Oscar Mondatori - 1970





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UN VIAGGIO UNA VITA

MARIO MEROLA ??O CORE ?E NAPOLE?

di Reno Bromuro



Il mio incontro con Mario Merola, nato a Napoli il 6 aprile 1934 fu durante il 2° Festival della Canzone dei Postini, nel 1951. Era un ragazzetto con una carica umana e una volontà di riuscire a sfondare con la forza di cinquecento cavalli.
Si guadagnava da vivere lavorando al porto di Napoli come stivatore, cantando a voce spiegata senza azzittirsi un attimo, anche su incoraggiamento dei colleghi, che apprezzavano le sue doti canore.

Era uno dei tanti periodi neri della mia esistenza, scrivevo canzoni e racconti che vendevo per quattromila lire ad un barone che aveva la passione della scrittura e ci teneva ad essere conosciuto e ammirato come poeta.

Avevo scritto una canzonetta, ingenua ma d?effetto dal titolo ?Quatt?anne, amore? la cedetti al barone perché partecipasse al Festival della Canzone dei Postini.

La canzone fu scelta con mia grande meraviglia, ma Mario Abbate grande amico del ?Pusilleco?, il quindicinale dove collaborava anche il barone (ed io, per volontà del fondatore e direttore Amedeo Greco, avevo le funzioni di Redattore capo), non volle cantarla; così anche Alberto Berri e Alberto Amato.

Sembrava che la canzone fosse destinata a non essere cantata, ma il maestro Cirillo, autore della musica, ci propose di ascoltare uno stivatore del porto di Napoli che aveva una voce duttile da educare ancora ma che certamente avrebbe fatto al nostro scopo.

Già so? quatt?anne amore

Ca j? moro ?e gelosia?

Mario dopo averla ascoltata, diede un pugno sul pianoforte e gridò: chesta è ?a canzone mia!

E la canzone fu sua, la cantò con tanta passione che raccolse gli applausi più sentiti e calorosi, da far invidia ad Aurelio Fierro.

Negli anni Sessanta inizia a realizzare dischi e si esibisce in spettacoli, matrimoni, feste private, ma ha già alle spalle i cavalli di battaglia ?Guapparia? e ?Zappatore? ed inizia anche una carriera di talent scout; contribuisce, tra l?altro a far acquistare popolarità al giovanissimo Massimo Ranieri.

Tra gli anni Settanta e Ottanta rilancia la tradizionale ?sceneggiata napoletana?, un canovaccio teatrale ispirato ad una canzone del repertorio popolare e di solito basato sulla triangolazione ?essa, isso e 'o malamente". Parallelamente inizia l'attività d?attore cinematografico in produzioni ispirate perlopiù a storie di cronaca nera, quali ?Sgarro alla camorra? oppure le consuete sceneggiate come ?Lacreme Napulitane.

Nel 1972 incide un LP e non dimentica la prima canzone che gli ha fatto capire il vero valore delle sue capacità canore e incide ?So quatt?anne, amore? che porta la paternità del barone e del maestro Cirillo.

Ha un?attività frenetica, non si ferma un attimo, nemmeno per respirare, ed eccolo ancora in televisione, sia con gli spettacoli all'estero, sia in Europa e Nord America, lavora per lo più per un pubblico di origine italiana.

Degli anni Ottanta è il particolare successo di ?Chiamate Napoli 081?. Negli anni Novanta, è vicino alle prime esperienze canore di Gigi D?Alessio che gli dedicherà poi la canzone "Cient'anne!" e interpreta il brano ?Futtetenne? insieme al cantautore Cristiano Malgioglio. Nel 2000 partecipa come attore al film di Roberta Torre ?Sud side story? e nel 2003 dà la voce al personaggio di Vincenzone nel film di animazione "Totò Sapore e la magica storia della pizza? di Maurizio Forestieri. Negli ultimi anni si esibisce spesso insieme al figlio Francesco, anch'egli interprete e musicista.

Secondo quanto scritto dai sanitari, il grande cuore di Mario Merola si è fermato per sempre al quarto attacco cardiaco.
CHE COSA E CHE HA RAPPRESENTATO

Mario Merola è stato un vero e proprio re della sceneggiata napoletana che ha contribuito tra gli anni settanta e ottanta al successo del genere in tutti i campi dello spettacolo. Esordisce con la canzone di cui ho parlato più su, ma il grande esordio lo ha con la canzone, ?Malu Figliu?, inserita in uno sceneggiato che lo vede protagonista. Ottenuto il grande successo per cui aveva lavorato per ventenni decide di dedicarsi esclusivamente al campo dello spettacolo.

Grazie alla sua bravura alla sua testardaggine, ma soprattutto al suo carisma, la sceneggiata inizia a imporsi fuori dall'ambiente napoletano, affermandosi persino negli USA, dove vivono molti italiani emigrati dal sud. Nel 1973 il cantante e attore, recita per la prima volta per il grande schermo nel film di Ettore Maria Fizzarotti, come ho già detto ?Sgarro alla camorra?.

Raggiunge la massima popolarità e ottiene i suoi migliori ruoli, in una serie di pellicole dirette per la maggior parte da Alfonso Brescia con il quale collaborerà fino al 1982 con il film ?I figli so? piezz??e core?.

Peccato che il suo successo va di pari passo con la malattia. Un?insufficienza renale che lo porta a sottoporsi alla dialisi periodicamente e, a mio avviso, se al pronto soccorso dell?ospedale di Napoli dove si erano presentati per i primi soccorsi, invece di mandarlo all?ospedale di Castellammare di Stabia, gli avessero praticato la dialisi e poi trasferito, forse Mario sarebbe ancora tra noi. Perciò non c?è da meravigliarsi che il suo cuore si sia fermato solo al quarto infarto.

E? vissuto come uno dei tanti personaggi interpretati sullo schermo, come se la vita fosse un?avventura che va vissuta per dare gioia e serenità a chi la cercava.

Non è stato mai geloso di nessun collega di lavoro, al contrario, li ha aiutati e continuato anche dal suo programma televisivo, trasmesso da un?emittente locale e satellitare, riscuotendo successo d?ascolto. In questo programma gravavano intorno a lui i giovani, che volevano entrare nel mondo della canzone napoletana che lui solo quella riconosceva come tale.

Una dimostrazione d?affetto che gli ammiratori nutrivano per lui è stata testimonia-ta dalla canzone ?Cient?anne? che Gigi D?Alessio gli ha dedicato e che subito diventò famosa. Questa è stata una delle tante dimostrazioni d?affetto che Napoli gli ha tributato.

Io ti ricordo come quel giorno d?aprile quando ti vidi spavaldo e sicuro di te quando gridasti: ?Chesta è ?a canzone mia!? e quando c?incontrammo al Teatro a strisce sulla Cristoforo Colombo, a Roma, dove rappresentavi ?Zappatore? era il 1977; erano passati, da quel giorno di aprile, ventisei anni, eppure appena mi vedesti socchiudesti gli occhi come chi vede un?immagine da sempre e improvvisamente non recepisce se è vera oppure è la stessa che lo segue da anni, poi ridendo dicesti con la voce trasognata: ?Ma tu, sei Nabrom?! ?O ssaje che nun si cagnate pe? niente? Me pare ?nu giagliumgiello comm??a tanne!? e mi stringesti in un abbraccio che non ho dimenticato e non credo che dimenticherò mai.

Ciao, Mario, che Dio ti accolga nel suo Coro degli Angeli!

Reno Bromuro



Roma 13 novembre 2006





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settimanale di scienze umane anno V n° 0721
dell?Associazione Internazionale Artisti «Poesia della Vita» non profit
presidente Reno Bromuro
Chiedi il Bando del concorso della terza edizione «Una Poesia d'amore - Arden Borghi Santucci»
FATTI
27 novembre 2001: a causa di una fuga di gas trascurata, nella notte in via Ventotene a Roma salta in aria una palazzina di tre piani. Nel crollo muoiono otto persone: quattro vigili del fuoco, accorsi per riparare il guasto alle tubazioni che ha provocato la tragedia.

28 novembre 1997: i NAS scoprono che tre medici e un biologo del Centro Florence per l?inseminazione artificiale hanno venduto e distribuito in tutta Italia un migliaio di dosi di spermatozoi infetti da vari virus, tra cui quello dell?epatite, donati tra il 1993 e l?inizio del 1997 da un operaio fiorentino di trentasette anni. I tre, che sono stati arrestati, per nascondere le infezioni avrebbero falsificato alcuni documenti. Mentre si cerca di rintracciare le donne che hanno ricevuto il seme infetto, il presidente della Federazione nazionale dell?Ordine dei medici si dice sconvolto dell?accaduto e afferma che tale reato deve essere punito con l?ergastolo.
29 novembre 1996: una riforma dell'esame di maturità, in cui ritorneranno tutte le materie di studio, è presentata in Parlamento dal ministro Berlinguer.

30 novembre 1996: a La Spezia scoppia lo scandalo delle discariche abusive: nelle indagini sono implicati amministratori politici imprenditori e criminalità mafiosa, quindi le indagini sono affidate alla procura di Asti.

01 dicembre 1994: dopo tre anni di discussione e un lungo e contrastato iter legislativo, il testo della legge che riforma la giustizia è stata approvata in via definitiva dalla Camera dei deputati con 273 sì, 158 no e 4 astenuti; fra le nuove regole che cambiano la magistratura c'è quella che sancisce la separazione delle carriere tra giudici e pubblici ministeri; l'avanzamento di carriere potrà avvenire, oltre che con i tradizionali scatti di anzianità, anche attraverso esami, e ogni cinque anni i magistrati dovranno seguire corsi di aggiornamento.

02 dicembre 2003: con 155 voti a favore e 128 contrari il Senato approva in via definitiva la legge Gasparri per la riforma del sistema radiotelevisivo. La nuova legge allarga a dismisura i tetti antitrust e pubblicitari, apre alla Tv digitale, stabilisce nuovi criteri di nomina del comitato d'amministrazione della RAI, avvia il processo di privatizzazione della tv di stato. ?Salva? anche Rai Tre e Rete Quattro, televisioni che avrebbero dovuto liberare le proprie frequenze in chiaro e passare sul satellite ?improrogabilmente a partire dal 31 dicembre 2003?, così come aveva stabilito una precedente decisione della Corte Costituzionale.

03 dicembre 1999: muore l'ex presidente della Camera Nilde Iotti, aveva 79 anni. Pochi giorni prima aveva lasciato Montecitorio per "gravi ragioni di salute". Nel 1946 fu giovanissimo membro della Costituente; poi cominciò la sua carriera alla Camera dei Deputati, dove fu Presidente per tredici anni; nel 1987 fu la prima donna ad avere un mandato esplorativo per formare un Governo (incaricata dal Presidente Cossiga). Sarà sepolta accanto alla tomba di Togliatti.

PARLIAMONE

ROSSO E VERDE: SERGEI EIZENSTEIN

Sergei Michailovic Eizenstein nacque a Riga (Russia) nel 1898. E? stato un grande regista cinematografico e uno dei grandi teorici del film. Figlio di un agiato costruttore di navi, la sua prima formazione è stata di ingegnere civile ed architetto. Durante la rivoluzione costruì trincee per i bolscevichi e più tardi iniziò la sua collaborazione col Proletcult; poi si diede al cinema, iniziando con il film Sciopero.

A ventisei anni girò La Corazzata Potemkin, la storia di un ammutinamento, avvenuto nel 1905, su una nave da guerra. Quest'opera esercitò una grande influenza sul realismo cinematografico ed è considerata fra i più bei film della storia del cinema. La fama di Eizenstein crebbe con Ottobre, girato nel 1927-28, e La Linea generale. Andò a Hollywood ma lì i suoi lavori furono respinti.

Negli anni tra il 1930 e il 1940 il cinema sovietico dedicò molto spazio agli avvenimenti storici. In questo clima culturale, Eizenstein creò per lo schermo la figura di un grande patriota russo, il principe Alexander Nevsky, che nel 1242 condusse il popolo russo alla vittoria contro i cavalieri teutonici sul lago Peipus coperto di ghiaccio. Al genere storico si ricollegano anche La congiura dei Boiardi e Ivan il Terribile, forse il capolavoro di Eizenstein.

Alla realizzazione di parecchi suoi film diede un contributo prezioso Serghej Procofiev, che compose varie colonne sonore. Eizenstein mori a Mosca il 9 febbraio 1948, dopo due o tre anni di isolamento spirituale, amareggiato dalle troppe censure cui erano stati sottoposti i suoi lavori.

La retorica è assente anche dal successivo Ottobre (1927, girato in coincidenza con la celebrazione ufficiale della Involuzione d'Ottobre), che non piacque alle autorità per le sue ardite metafore e soprattutto per ragioni politiche (dalla versione sovietica fu eliminato, tra l'altro, il personaggio di Trotzkij).

Era l'inizio delle divergenze tra il Maestro e la burocrazia sovietica, che due anni più tardi manipolò gravemente La linea generale o II vecchio e il nuovo, grandioso «poema didascalico».

Si recò in America con l'assistente Aleksandrov e l'operatore Tisse, ma non riuscì a realizzare che in parte il suo progetto di una colossale epopea messicana - dagli Aztechi a Pancho Villa - intitolata Que viva Mexico. I molti frammenti che ci restano (montati da altri in Lampi sul Messico, 1933, e Time in the Sun, 1940) sono documenti di straordinaria potenza figurativa. Ritornato in patria, si dedicò all'insegnamento e allo studio, ma fu posto sotto accusa al convegno dei cineasti del 1935: e, in nome del «realismo socialista», gli fu impedito di portare a termine II prato di Bezin (1935-37, tratto da un libro di Turgenev). Il «fotoflim» che ne fu, ricavato nei 1966 testimonia la maturità del progetto. Dopo lo stupendo contrappunto fra, suono e immagine di Aleksandr Nevskiì (1938), che fonde mirabilmente il racconto con la musica di Prokonev, Ivan il terribile (prima parte, 1944; seconda parte, parzialmente a colori, 1944-45) con la solenne grandiosità delle sue soluzioni figurative e ritmiche e la sua eccezionale capacità di analisi storico-ideologica coronava degnamente l'opera di Eizenstein.

La seconda parte (La congiura dei Boiardi) cadde sotto la censura delle autorità sovietiche, che sembra vi scorgessero (probabilmente a ragione) chiari riferimenti alla figura di Stalin. e che ne permisero la pubblicazione soltanto nel 1958.

Più su vi ho accennato a La Corazzata Potemhin, l?avete vista? E? un film muto del 1925? ?La storia inizia con l'equipaggio della corazzata che si rifiuta di mangiare la carne del rancio, chiaramente avariata. Il comandante Golikov, interpretato dal grande attore dell?epoca Vladimir Barskij, cerca di far rientrare questa protesta con la minaccia di una fucilazione, ma i marinai, guidati da Vakulincuk, interpretato dall?attore Aleksandr Antonov si ribellano. Una ventina di loro, però, resta intrappolata dai fucilieri guidati dal secondo, interpretato da Grigorij Aleksandrov: mentre il pope impartisce la sua benedizione, Golikov ne ordina l'esecuzione. Incitati da Vakulincuk anche i fucilieri si ammutinano, permettendo cosi all'equipaggio di gettare in mare i superiori: ma nella lotta Vakulincuk è ucciso dal secondo, il suo corpo senza vita viene deposto sul molo di Odessa, dove piano piano si raduna la popolazione, mentre sulla Potenkim si issa la bandiera rossa. Un'enorme folla inerme si raduna sulla grande scalinata che scende al porto, quando improvvisamente gli squadroni militari aprono il fuoco su di essa: una madre che risale i gradini col figlio morto in braccio per implorare pietà, è uccisa; un'altra, ferita abbandona la carrozzina col bambino, che precipita verso la morte; i cosacchi a cavallo caricano la folla. Per reazione dalla corazzata si cannoneggia il quartier generale di Odessa, frattanto è stata mandata una squadra navale contro la Potemkin per sedare l'ammutinamento ma dalla nave si alza il grido «Fratelli!», e la corazzata può passare liberamente attraverso lo sbarramento e prendere il largo, mentre la bandiera rossa sventola alta.

LA POESIA DELLA SETTIMANA

Memoria: e il mare non c'è più

di Giorgio Seferis

Amici carissimi oggi voglio presentare un Poeta (a chi non lo conosce, e chi lo conosce di ri-gustarlo) che amo moltissimo e, quindi, sento fortemente il desiderio di dividere la gioia infinita che placa lo spirito, con le persone che amo. La presentazione di questo Poeta vuole essere anche un segno di gratitudine nei vostri confronti.

Il Poeta si chiama Giorgio Seferis (pseudonimo di Gorge Seferiadis), nato a Smirne (Grecia) il 29 febbraio 1900. Seguì la carriera diplomatica e dal 1957 al 1962 fu ambasciatore a Londra. Nel 1963 gli fu assegnato il Premio Nobel per la sua opera poetica.

Nel Suo mondo poetico vi sono insieme alla Grecità e Modernità. Le poesie sono pietrose reliquie di una storia da troppo tempo consumata e angosce contempora-nee. Un viaggio senza meta tra tempi e civiltà diversissime, un'avventura che nasce dalle lacerazioni e dai dubbi dell'uomo di oggi si disegnano su quel paesaggio di isole, di promontori di bracci di mare che videro nascere i miti ellenici e Ulisse navigare sognando la sua Itaca. Le poesie, da quelle giovanili a quelle recenti seguendo tutto l'arco di una produzione che si è alimentata alle correnti più vive della poesia del nostro secolo - dal simbolismo al surrealismo all'alta lezione di Thomas Stearns Eliot - mantenendo intatte le proprie qualità sorgive ed il legame con una terra e una tradizione.

La poesia «Memoria» che qui riporto è la prima delle due poesie dello stesso titolo. Scritta fra il 1948 e il 1951, quando il poeta era consigliere d'ambasciata ad Ankara, fu inclusa nella raccolta cipriota. In emergo è riprodotta una frase dell'Apocalisse (21, I), dov'è annunciata la scomparsa del vecchio mondo e la rivelazione della Gerusalemme celeste, in cui sarà asciugata ogni lacrima e non vi saranno né morte né dolore. La frase «e il mare non c'è più» colpì vivamente il Poeta, che ad Ankara soffrì l'assenza del mare. L'ambiente umano ricorda quello evocato da Seferis in certe poesie d'Albania; in più c'è il raccapricciante mestiere d'uccidere, paragonato a una operazione chirurgica. Il cuore del poeta attende tuttavia un nuovo afflusso d'amore, legge cosmica «che spetta anche alle Erinni» poiché ministre di Dike. Il «flauto», un umile strumento pastorale di canna, donato al poeta da un «pastore vecchio» viene sepolto perché il suono covato dalla terra si risprigioni un giorno, come dal seme che muore germoglia una nuova fioritura. Fioritura umana, simboleggiata nella resurrezione della natura.

Memoria
e il mare non c'è più



E io, solo una canna fra le mani.
Solitaria la notte, la luna menomante;
odorava di pioggia fresca il suolo.
Bisbigliai: la memoria, dove la tocchi, duole,
il cielo è scarso, il mare non c'è più,
quanto di giorno ammazzano lo vuotano
coi carri oltre il dorsale.

Le mie dita giocavano immemori col flauto
che mi diede un pastore vecchio, perché gli dissi buonasera
hanno abolito ogni saluto, gli altri:
si svegliano, si radono, cominciano il lavoro
giornaliero: ammazzare,

come si pota o s'opera, con metodo e distacco:
il dolore un cadavere come Patroclo: e dunque
non c'è rischio di sbagli.

Pensai di zufolare un motivo: ebbi ritegno
della gente, di quelli che mi vedono
oltre la notte, d'entro la mia luce
intessuta da corpi vivi, da cuori nudi,
dall'amore che spetta anche alle Erinni
come all'uomo e alla roccia e all'acqua e all'erba
e alla bestia che guarda negli occhi
la morte che viene a rapirla.


Cosi avanzai nella straduccia buia
e svoltai nel giardino,
feci una buca e seppellii la canna
e bisbigliai di nuovo: un giorno
verrà resurrezione,

come splendono gli alberi di primavera s'imporporerà
l?abbaglio del crepuscolo,
ci sarà il mare un'altra volta, e ancora
si scrollerà dall'onda Afrodite.
Siamo il seme che muore. Allora entrai
nella mia casa vuota.

Giorgio Seferis

(La Poesia è tratta da «Giornale di bordo III» (G. Seferis «POESIE» A. Mondatori Editore 1967)



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