le news di Reno Bromuro e "IL BARICENTRO"

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carlo
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Ciao a tutti e serena giornata di fine settimana, domani ? domenica e si va a spasso con moglie e figli, chi ce li ha, perci? speriamo sia un giorno assolato. Ho notato che tra le tante domande pervenutemi una soprattutto campeggia: ?Dai, sono curioso/a di sapere della prima barba?. E va bene parliamo della prima rasatura.
Erano circa le undici di quel giorno di fine agosto, 28 agosto del 1940 che mi trovavo ad essere il solo e unico responsabile di un salone di barbiere, quando entr? un signore alto e grosso come una montagna (non so se lo fosse davvero grande e grosso ma io quasi ancora bambino lo vedevo cos?), dal pelo rosso. Dovete sapere che la barba dal pelo rosso ? la pi? dura da radere, perch? il pelo ? pi? forte. Questi entr? e con fare amichevole, mettendosi seduto sulla sedia di lavoro, mi disse:

- Dai, giovan?, facciamo presto che non ho molto tempo?

Lo guardo e deglutisco a vuoto, mentre mi accingo a fissare l?asciugamano intorno al collo per non sporcare la camicia con la schiuma del sapone, e? povero me! Non ci arrivavo, nemmeno alzandomi sulla punta dei piedi. Allora il buon giovane, senza farmi perdere di coraggio, prese una sedia comune; poi con l?asciugamano al collo usc? ed entr?, senza chiedere permesso, nel negozio a fianco (che vendeva verdura e frutta) e prese una di quelle cassette di legno che conteneva la frutta durante il trasporto da un luogo all?altro; m?invita a salirci sopra cos? saremmo stati pi? comodi ed io sarei stato pi? a mio agio.

Incominciai ad insaponare e continuai per una buona mezz?ora, fino a quando lui, il giovane grosso come una montagna d?autunno, quando le foglie degli alberi sono tutte rosse, un po? spazientito esclam?:

- Mi vuoi consumare la faccia o ti decidi a prendere il rasoio?

Presi il rasoio e l?approccio fu buono, l?inchippo avvenne quando per radere la parte del viso pi? vicino agli occhi e si deve girare il polso all?ins? affinch? il rasoio possa radere pulito quella parte di viso che rasoio e mano s?incepparono, non andavano pi? avanti. Chiedendomi per quale motivo il rasoio trovasse un intoppo mi accorsi che il sangue colava come l?acqua dal rubinetto. Corsi ai ripari con la pietra d?allume e tremavo di paura. La montagna? pardon il giovane che perdeva sangue dal volto, m?incoraggi?:

- Non avere paura, fino a mezzo chilo non si va in galera?

- Chillo ?o rasulo ?a truvato ?o ?untuppo! ? Balbettai a mia scusante.

- Non ti preoccupare, ? cosa da niente, meglio un taglio in faccia che una fucilata al cuore, ti pare? Dai finisci che fra poco devo presentarmi al distretto di Benevento, la Patria mi chiama per combattere una guerra che non ? la mia, tanto la semina pu? aspettare, fra sei mesi sar? tutto finito?

Quanto erano stati lunghi quei sei mesi! Intanto mi ero trasferito a Napoli per aiutare mamma a dare il pane quotidiano a i miei fratelli, io sono il primo della serie.

L? passavo le mie serate estive a Santa Lucia seduto sopra uno scoglio dimentico di tutto, ascoltando e incamerando il canto dei pescatori e dopo nove anni,mentre ero seduto al solito posto sugli scogli, scrissi:



CANTO DI NOTTE



Tutte le sere,

a mezzanotte,

sale dalla strada un canto.

?Un canto nella notte?

penso fra me.

E mi chiedo ogni sera

chi mi porti tanta pace col canto.

Suvvia, cantore:

la luna ? gi? scesa oltre Baia:

cantore, ? tardi, riposa:

anche troppo presto

verr? la luce,

torner? l?affanno.

***********************************

Augurandomi di non essere stato noioso e di non avervi arrecato fastidio vi abbraccio con tutto l?amore che posso, Reno

sabato 8 gennaio 2005
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settimanale di scienze umane
dell?Associazione Internazionale Artisti ?Poesia della Vita?
presidente Reno Bromuro

Repertorio n? 3426 ? Raccolta n? 1270 del 29/10/1984 (no profit)

FATTI
09 gennaio 2001: la commissione Difesa di Montecitorio, decide di avviare un'indagine per chiarire la vicenda dell?uranio impoverito. Non ? un doppione del comitato scientifico guidato da Franco Mandelli, che ha il compito di trovare eventuali connessioni tra i casi di tumore segnalati e l'uranio.

10 gennaio 1999: dopo una lunga malattia, muore il cantautore Fabrizio De Andr?, aveva 59 anni e una carriera alle spalle tra le migliori dello scenario musicale italiano.

11 gennaio 2001: Umberto Veronesi, Ministro della Sanit? dispone, con un?ordinanza ministeriale telegrafica, la revoca delle misure restrittive all'importazione di bovini vivi e del loro materiale genetico (ovuli ed embrioni) dalla Francia, adottate lo scorso 17 novembre all?inizio della crisi Bse.

12 gennaio 2002: Francesco Saverio Borrelli, Procuratore Generale di Milano inaugura l'anno giudiziario, con l'invito, che susciter? reazioni e polemiche, a ?resistere, resistere, resistere? contro gli attacchi che il Governo Berlusconi porta all'indipendenza della Magistratura.
13 gennaio 2001: l'encefalopatia spongiforme bovina (Bse) ha passato i confini italiani. Non ? ancora certo che il caso sospetto riscontrato in un allevamento del bresciano sia effettivamente di "mucca pazza". Tuttavia, poich? il bovino in questione ? risultato positivo in tre test su tre, il Ministro della Sanit?, Umberto Veronesi, e il Presidente della Regione Lombardia, Roberto Formigoni, hanno preferito comunicare ufficialmente la notizia.

14 gennaio 1999: si conclude l?operazione ?Dea Bendata?: le forze dell?ordine hanno scoperto che da anni le estrazioni del lotto a Milano erano truccate. Il Ministro del Tesoro Visco annuncia che, in futuro, si faranno controlli pi? severi, anche attraverso l?uso della Rai, dove potranno avvenire le estrazioni in diretta televisiva.

15 gennaio 2001: nel 2050, un italiano su due avr? pi? di 60 anni, un rapporto che ora ? di uno ogni quattro. Lo ha affermato l'ultima relazione sulla condizione degli anziani del 1998 e 1999, presentata al Parlamento dal Ministro per la Solidariet? Sociale, Livia Turco.

PARLIAMONE

GRANDI PERSONAGGI (rubrica mensile)

SAFFO POETA GRECA

Saffo nasce nell?isola di Lesbo tra il settimo e sesto secolo avanti Cristo, da nobile famiglia, probabilmente nella citt? di Ereso, per? vive quasi sempre a Mitilene; si narra che forse nel Seicento ? in esilio in Sicilia, per il cambiamento di politici la governo dell?isola.

Si sposa ed ha una figlia cui mette nome Cleide. Si hanno altre poche notizie della sua vita, ricavate dai suoi carmi. Al centro di un circolo di nobildonne, Saffo ricorda parenti e fanciulle, che educa sia nella musica, sia nella danza, con cui s'intrattiene in feste e giochi e che saluta nostalgicamente quando partono, sposate, per altri luoghi. Pare sia vissuta a lungo. La leggenda favoleggia sui suoi amori; si crede si sia suicidata in mare, buttandosi dalla rupe di Leucade, per amore del barcaiolo Faone.

Il tempo ci ha lasciato, di Saffo una raccolta di carmi, in nove libri: otto di liriche e uno a parte di epitalami. E? una delle raccolte pi? ampie di poesie meliche, di cui le citazioni degli scrittori posteriori ci hanno conservato solo dei frammenti, arricchiti dai papiri scoperti in Egitto che ci hanno restituito anche un'ode intera. Nella raccolta ha trattato quasi tutti i generi della lirica monodica, e anche corale, con componimenti strofici in dialetto eolico; canti erotici, inni, epilli mitologici, epitalami, parteni. Il tema dominante della poesia di Saffo ? l'amore, o almeno il sentimento, nella forma pi? schietta e nella immediatezza. Versi che, pur nell'eleganza e nella musicalit? di una tecnica accuratissima, Saffo ? poeta istintiva, che assorbe tutto in una sfera soggettiva. E proprio qui ? la sua modernit?, che ne fa uno degli autori antichi pi? letti, studiati e tradotti. Centro della sua ispirazione sono le relazioni di vita e di affetti. Su di esse passano le stagioni, le ore del giorno, e Saffo ? animata dalla gioia della presenza delle compagne e delle allieve, o rattristata dalla loro lontananza o annientata dalla gelosia. Da ricordare le famose descrizioni di feste e di occupazioni nel giardino, di notti solitarie e di momenti nostalgici. La sensibilit? ? sempre vigile, a volte si scatena in vera passione, espressa con spregiudicata schiettezza, una passione che ha dato luogo spesso a severi giudizi moralistici. Tutto si trasfigura in arte pura, sotto la sua penna, in un mondo di bellezza, d'idealit? dove l'analisi realistica del sentimento si accompagna a sogni fantastici e a evocazioni musicali di grande fascino. Solo negli epitalami, scritti per le cerimonie nuziali delle amiche, intervengono toni pi? variati, dal popolaresco al ridanciano, e spunti pi? concreti. Questa poesia ? animata dalla vivacit? del dialetto eolico, con forme epiche ioniche che risaltano soprattutto nelle parti narrative. La lirica di Saffo ha influito su quella dei suoi contemporanei: Alceo l?ha conosciuta e ammirata. Nell'Atene del Quinto secolo, la sua fama ? grande come lo ? la sua ammirazione in et? ellenistica. I commediografi la dileggiano, Ovidio riprende la leggenda dei suoi infelici amori con Faone: ma, a Roma, Catullo ha gi? dimostrato di apprezzarla imitandone un canto famoso di gelosia e d'amore con la lirica ?Ille mi par esse deo videtur...?. La leggenda del disperato amore della poetessa per Faone e del suo suicidio, raccontata da Ovidio nelle Eroidi, ha ispirato a John Lyly, nel 1584, il testo teatrale Sapho and Phao e a Grillparzer Saffo;nel 1780 A. Verri le ha dedicato il romanzo Avventure di Saffo, poetessa di Mitilene; del 1840 sono le opere liriche Saffo di Giovanni Pacini e nel 1851 Charles Gounod; nel 1822 Giacomo Leopardi, la ricorda con la poesia L'ultimo canto di Saffo.

Bibliografia

M. Debrauwer, Sappho, Lovanio, 1942-43; L. Massa Positano, Saffo, Napoli, 1945; W. Schaderwaldt, Sappho, Berlino, 1950; C. M. Bowra, Greek Lyric Poetry, Oxford, 1961; G. Mascioni, Saffo di Lesbo, Milano, 1991.

LA POESIA DELLA SETTIMANA

NON OSATE
di Gerardo Sorrentino

Navigando con piacere alla ricerca di ?POESIE?, per sottoporle alla vostra attenzione, ho trovato in uno spazio di mare calmo del Web una serie di poesie che mi hanno incantato e per musicalit?, tanto che sembrava di ascoltare una sinfonia di Beethoven: forte e dolce allo stesso tempo proprio come la musica del grande di Bonn, e per schiettezza lirica e trasfigurazione artistica.

Di Gerardo Sorrentino sappiamo soltanto che si ? laureato in legge un paio di anni or sono. E? in mio possesso solo questo accenno biografico, ci? non toglie che con le sue ricche poesie incantasse il lettore come ha incantato me, che sono rimasto nel dubbio fino all?ultimo momento di quale parlare.

Il breviario poetico del dolore e dello sconforto per la nullit? sconfinata della vita, lontano dall?opprimerci,? di sollievo,apre il cuore alla speranza, agisce come grande liberatore dello spirito; e l'amaro pensiero sorrentiniano, pur apparendo leggermente pessimista, si scioglie e rasserena, portato dal poeta alla sua alta idealit? tra le armonie mosse dall'anima. Confesso che mi sono compiaciuto di scoprire e toccare con mano la piccolezza dell?uomo e delle cose, assaporando volutamente ?la conservazione della memoria e l?ultimo rantolo ribelle?

Il Poeta ci agita come una canna fragile da un soffio di vento un po? forte,ma che il pensiero ancora infuso di forza vitale, permette di respirare e non fa sentire spenti,poich? si avverte la passione che vibra come il petto scosso dal battito fremente del cuore.

Sono versi frementi e appassionati ravvivano i fantasmi che, inesorabilmente danzano intorno e senza dubbio potrebbero anche essere fagocitati se il Poeta non fosse vigile e li sorvegliasse, come sorveglia ogni moto della sua coscienza agitata.

D'un tratto con tocco breve e fuggevole uno stato d'animo dispone alla contemplazione, con spicco elementare e ingenuo, in tanta solennit? di mistero o vigore di concetto, senza una parola che non sia l'espressione di un mondo.

NON OSATE
di Gerardo Sorrentino

Dedicata al poeta Alekos Panagulis

Non amo la vita
pi? di quanto non ami gi? la morte:
? una questione di equilibrio,
e se la Temide dalla mano destra armata
un giorno mi chiamer? lungo le oscure strade dell?infinito
potr? fare di un timido sospiro
la pi? violenta vendetta che un uomo possa immaginare,
ma non osate voi,
che dell?udito sperate solo,
di poter conservare in memoria
l?ultimo rantolo del ribelle,
sarebbe troppo pericoloso concedervi tale onore,
potreste comprendere un minimo di dignit?
che dall?inferno vi sputer? contro,
oh no, restate dietro al vostro pastore,
che vi protegge per quel che siete,
non cambiate la vostra indole,
un giorno lo faranno i vostri figli,
e allora un?immensa e tragica risata
vi sommerger? da valli lontane
e da tempi da troppo andati.
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Ore 16,00 dello stesso giorno? scusate mi sono distratto un attimo: Buongiorno e serena domenica con tutto l?amore che posso e grazie per la vostra magnanimit?. La distrazione ? causata dalla lettura di una divertentissima ?recensione letteraria? che mi ha molto divertito: finalmente (leggendo una recensione di quel tipo, briosa allegra quasi fosse stato un attor comico di ?Zelig? a dirla), viene a cadere anche la convinzione che la poesia nascendo dal dolore, sappia trasmettere solo dolore. Un ?Applauso all?autore? con le mani a coppa, cosi fanno pi? rumore. Dicevo: alle 16,00 dello stesso giorno, ormai avevo smesso di tremare perch? il sangue non colava pi?, la barba era stata rasata molto bene, il ?gigante dal pelo rosso? passava e ripassava la mano sotto il collo e sulla faccia per sentire se ci fossero peli residui, alla fine pag? la barba e mi regal? venti centesimi di mancia; poi non era venuto pi? nessuno, fui io a chiamare qualche mio amico cui rasai i peli imberbi per imparare a tenere ben fermo il rasoio, quando alle 16,00 vedo un contadinello legare l?asino fuori la porta, scrutai ogni suo movimento ammirando la dedizione con cui faceva ogni movimento. Entr? e disse:
- M?agghia tagghia ?i capiddri, me tagghi tu? (mi devo tagliare i capelli me lo tagli tu?)

- Per forza, il principale ? stato richiamato ? partito per la guerra?

- Add? m?assetto, ?ncopp??a poltrona o ?ncopp??a seggia?

- ?Ncopp??a seggia, ?ncopp??a seggia!

Si siede gli metto il camice (cos? si chiama la grande tovaglia a girocollo che i barbieri mettono addosso ai clienti per non impregnare di capelli i vestiti) e inizio con la macchinetta a tagliare i capelli sul collo; poi ovviamente giunge il momento di prendere le forbici e pareggiare i capelli che la macchinetta aveva lasciato per strada. Fino quando mi aggirai con le forbici sulla nuca e dietro l?occipite, tutto filo liscio eccetto le? scalette che sembravano fatte apposta per entrare in un vigneto senza danneggiare le viti. Giunse il momento di pareggiare le basette, metto il pettine e do una forbiciata: un getto di sangue mi bagno la faccia e continuando a colare bagn? anche il camice e i miei vestiti: gli avevo tagliato la parte superiore dell?orecchio. Presi un asciugamano vi avvolsi l?orecchio sanguinante, dopo aver fatto il tentativo di fermare il sangue con l?allume, e corsi via, tirandomi dietro il contadinello, per andare dal dottore.

Il medico per fermare il sangue cauterizz? la ferit? con il nitrato d?argento, il povero contadinello non disse una sola sillaba neanche una vocale seguita da lamento. Il dottore lo guard? e disse che era coraggioso perch? il bruciore del nitrato non l?avrebbe sopportato nemmeno un uomo. Rivolto a me:

- Adesso, figliuolo caro, devo fare la denuncia ai carabinieri, mi capisci? ? mio dovere!

- Ma non l?ho fatto apposta?

- Non lo sai che quando si tagliano i capelli sulle basette col pettine si mette in salvo l?orecchio e con le forbici si taglia in questo modo non c?? pericolo che accada quanto ? accaduto a te?

- Ma io non lo sapevo che il pettine serviva anche per questo, adesso come faccio?

- Adesso te ne vai al salone e mi auguro che il padre di questo ragazzo non ti denunci. Ricordati il pettine serve per salvare le orecchie, non solo per pettinare e graduare il taglio dei capelli.

- Imparai a tagliare anche i capelli e con gli adulti lo facevo sulla sedia grande e in piedi sulla cassetta che mi aveva procurato il gigante dal ?pelo rosso?, di cui vi parler? pi? avanti e che ricordai il giorno stesso che ritorn? dalla guerra con una lirica inserita nella raccolta ?Occhi che non capivano?.

Era il tramonto e sarei voluto andare a casa, ma quando espressi la mia volont? alla moglie del principale, quando venne in negozio per ritirare quello che avevo incassato (un barba e un taglio di capelli), volle sapere se avessi avuto la mancia, risposi di si e volle anche quella, oltre il divieto di andare via prima delle 21,00.

Rabbuiato e per vincere la rabbia causata dall?ingiustizia, scrissi:

IL MIO REGNO



Talvolta mi creo

nell?orrore notturno

angosciosi silenziosi,

medicina sperata

per placare l?insonne nemico.

E la luna,

amante dell?anima,

si circonfonde di rosso torpore.

Cos? si placa l?anima.

*******************************

Alle 21 avevo imparato a memoria tutto l?idillio di Leopardi ?A Silvia?, che mi ripetetti quasi cantando per tutta la strada che mi separava da casa, per vincere la paura che l?oscurit? mi metteva addosso, infatti, incontrai un amico che mi grido: ? ?o pauroso canta pe? nun c? sotto?. Me ne fregai! E continuai: ?Silvia rimembri ancora??

Un forte abbraccio a tutti, Reno
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Buongiorno con tutto l?amore che posso con aneddoto e poesia. E? il decimo giorno di gi? che vi racconto ricordi che credevo sotterrati nel pozzo pi? profondo della memoria, ma rileggendo queste liriche, ritornano alla luce con tutto il loro dolore, e le illusioni frantumate, e la fanciullezza non vissuta. A otto anni e qualche mese comincia l?esplorazione, inconscia, del mondo che ci circonda. Accanto al negozietto di barbiere dove passavo le mie giornate in bal?a della moglie del principale la quale non mi concedeva nemmeno cinque minuti di svago, e capitava quando andavo a buttare gli scatoloni di capelli tagliati e magari incontravo qualche coetaneo o coetanea che m?intrattenevo a parlare.
Era il giorno dell?Immacolata del 1940, la guerra invece di avviarsi al termine si infiammava sempre di pi?. Ero andato a buttare i capelli tagliati e i fogli di carta dove pulivo il rasoio dopo aver rasato qualcuno, incontro Maria e Umbertino che m?invitano e rimango a parlare con loro pi? del dovuto e quando ritornai al ?salone? la signora mi prese con la cinghia (che chiamavamo in gergo ?strappala? di cuoio e me le suon? di santa ragione, senza spiegarmi il motivo. E non piangere altrimenti te ne do altre!

Dopo nove anni ero a Napoli, lavoravo per imparare a fare il sarto; anche qui, non mi era data la possibilit? di sentirmi libero. Il 15 marzo di quell?anno, si lavorava forte perch? si avvicinava San Giuseppe, e a Napoli quel giorno la giovent? festeggia la primavera ed indossano l?abito nuovo, che poi mostrano passeggiando per ?Toledo? (oggi Via Roma) e mostrando, le donne abiti festosamente sgargianti e i giovanotti la catena d?oro legata all?orologio che i genitori gli hanno regalato per l?occasione e passeggiano con la giacca aperta per mostrarla. M?incantai a guardarli. E pensare che avrei potuto farmelo anch?io un vestito nuovo per quel giorno ma non mi era dato farlo perch? ero povero in canna: mio padre disoccupato e mamma era rimasta a Paduli. Ritornai in sartoria situata al primo piano di uno stabile in Via Sergente maggiore, al quartiere Montecalvario, a quattro passi da Piazza Trieste e Trento e dal Teatro San Carlo, mi misi a lavorare ed ogni tanto il mio sguardo si perdeva nel vuoto pensando a quello che avrei voluto e che non era dato. Improvvisamente mi arriva un ceffone che mi fa schioccare il collo:

- Che fai, te si ?nacantato? ? Disse il principale ? A che pienze? Che, te si ?nnammurato?

- ? e se fosse? Non sono pur?io un uomo?

- Un uomo, tu? ? e gi? un altro ceffone.

Ingoiando lacrime e forse anche rancore ripresi a cucire e mentre cucivo mi ripetevo mentalmente:

SOFFOCAMENTO



Squarciate le mura

di questa camera tetra,

spalancate nuovissime finestre

su cieli d?abisso.

Qui non c?? luce, mio Dio,

qui non c?? speranza di luce.

Fate ch?io mi senta

diventato diafano,

datemi, Signore,

l?immenso respiro del Tutto.

******************************

A casa quando vi giunsi dopo, molto dopo le 21,00 presi il quaderno e scrissi quanto mi era rimasto nella mente: questa che oggi chiamo poesia. Un forte abbraccio Reno
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Buongiorno a tutti e serena giornata di PACE. Dopo subito angherie e soprusi ebbi uno sprazzo di lucidit?, cominciai a disertare il lavoro da quel principale che mi aveva schiaffeggiato e dichiarato che a diciassette anni non ero un uomo, cambiai zona: cercai lavoro al Vomero, la zona signorile di Napoli, lo trovai e fui anche fortunato perch? incontrai un signore don Vincenzo che mi offr? una stanza della sua casa perch? lavorassi con clienti miei: avevo lavorato con i migliori sarti della citt? e mi sarebbe stato facile affermarmi, lavorando in un posto dove non pagavo pigione, ma avevo l?impegno di lavorare anche i vestiti dei suoi clienti, almeno uno la settimana. Mi piaceva. Vivevo da gran pasci?, avevo nove lavoranti tra pantalonaie e giovani sarti che lavoravano a casa propria e un nugolo d?amici, che mi seguivano perch? offrivo loro il cinema, il teatro e anche il divertimento alle giostre.
Ogni ultima domenica del mese partecipavo al Cenacolo Spadaro, con poeti noti e giovani come me, tra cui ebbi compagni di speranze, tra cui Luciano Somma, dove, dopo la lettura delle poesie sia in lingua sia in napoletano e racconti e novelle, mentre si faceva onore ai biscotti offerti dalla gentilissima e dolce signora Spadaro, si commentava questa o quell?altra poesia o novella o racconto. Era l?ultima domenica di settembre del 1949, lessi alcune poesie e un raccontino autobiografico, dal titolo ?La scalata?, che mi consigliarono di inviarlo al concorso letterario indetto da ?L?Eco di Salerno?, dove vinse il primo premio di ventiquattromila lire, che spesi tra Capri e Ischia con il mio amico Pasquale.

Al ritorno, sul Molo Beverelli un ragazzo con la faccina di cera, mi chiese qualcosa per comprare le medicine per sua madre, lo presi per mano e mi lasciai guidare a casa sua, dove vidi una donna che non si reggeva in piedi neanche con i supporti d?acciaio e cinque sei bambini sporchi, laceri e affamati. Feci il bagnetto a tutti poi, aiutato dal ragazzino che mi aveva guidato a casa sua, andai a comprare qualcosa da mangiare.

A casa mi prese la disperazione, mi abbandonai sul tavolo, in cucina e piansi. Quando mi fui calmato, pensando a quei bambini scrissi:



ASSENSO


E cos? sia!

Ringraziate pure il Signore

di questo nuovo giorno trascorso,

di questo pane morso,

del poco vino bevuto,

del molto che invano chiedeste,

del poco che vi fu provveduto,

della facolt? che vi ? data

di chiedere ancora domani.

S?allunghino le vostre mani,

bambini malaticci e rassegnati,

al pomo della povera mensa:

ringraziate di tutto dispensa

del poco che vi diede,

pregate.



Mentre scrivo ho davanti agli occhi accavallati, da altre centomila faccette, con gli occhi infossati, rimaste sole perch? il mare ha portato via mamma, pap? e forse anche qualche fratellino, le faccette dei miei cari ?scugnizzielli? di quel basso delle rampe di Brancaccio. Un abbraccio con tutto l?amore di cui sono capace, Reno.

P.S. Se vi scoccio, ditelo, ne prender? atto e vi lascer? in pace. Grazie per la vostra sincerit
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Miei cari, cari, carissimi amici: Buongiorno! Un augurio con una poesia che, a mio avviso, ? un inno all?amicizia, al vero affetto. Vorrei chiarire che i racconti di vita vissuta che inserisco all?inizio di ogni poesia ? riferito al periodo in cui ? stata scritta la poesia, ecco perch? non dovete cercarvi una cronologia del vissuto, ma solo il momento, il tempo a cui la poesia si riferisce. 21 novembre 1953, ritornando a casa dopo lo spettacolo, scrivevo e recitavo per l?avanspettacolo, divertendomi un mondo e riuscendo a campare discretamente, non navigavo pi? nell?oro come quando avevo una sartoria tutta mia, anche se situata in una casa che non era la mia: per fare teatro lasciai in sartoria un centinaio di vestiti da cucire e partii per Roma.
Dicevo, la sera del 21 novembre ritornavo a casa quando un motociclista mi prese e mi sbatt? contro un muricciolo (allora Via Donna Olimpia, Monteverde Roma,era un susseguirsi di colline, ora ? un susseguirsi di palazzoni e di negozi eleganti) facendomi rompere la tibia della gamba destra. Erano le due di notte, chiedendo la forza a Nostro Signore, lentamente giunsi al Pronto Soccorso dell?ospedale San Camillo, poco lontano. Tra lastre, ingessatura e soggiorno in ospedale, fui libero alle 11,00 del 22. Mi buttai sulla branda stanco morto, per il sonno che avevo non sentivo neanche il dolore. Mi assopii e sognai che il mio ex principale di Napoli, colui che aveva sostituito pap? e nonno nella guida del mio andare, mi chiamava, voleva vedermi. Senza pensarci due volte chiamai un Taxi e mi feci portare alla Stazione Termini, presi il primo treno in Partenza per il Sud. Il mattino dopo, di buon ora mi recai al Vomero in Via Kerbaker (dove avevo imparato a tagliare e cucire gli abiti per uomo) e trovai la porta chiusa. Seduto sul gradino davanti alla porta un uomo sostava con il capo chiuso nelle coppe delle mani, alzai gli occhi e vidi un foglio bianco sul quale era scritto: ?Chiuso per le morte del Maestro Sarto?, caddi seduto accanto all?uomo che aveva la testa tra le mani; poi con uno scatto da corridore provetto, saltando sulla gamba sinistra, poggiando la destra di tanto in tanto, corsi a Sant?Elmo, in cima al colle dove si trova il Museo di San Martino, dove alla palazzina di fronte abitava il mio principale, le persone che abitavano l?appartamento mi dissero che i Sigg. XX non abitavano pi? l?, si erano trasferiti a Fuorigrotta. Riandai in Via Kerbaker, perch? non ci avevo pensato prima? Accanto alla sartoria c?era il vinaio e il figlio del proprietario, Enrico scriveva poesie, lui avrebbe saputo dirmi con precisione l?indirizzo di don Cecchino; ma appena chiesi di lui il padre scoppi? in un pianto dirotto e, tra un singhiozzo e l?altro, riusc? a dirmi che Enrico era morto la notte del 21, improvvisamente dopo dodici ore di febbre altissima. Come Dio volle giunsi a casa di Don Cecchino dove fui assalito dalla moglie: ?dove stavi, dove stavi?? Ti ha chiamato tanto!?

Fuggii come un ladro. Invece di andare a casa di mio padre, mi fermai a Mergellina e presi il treno per Roma. In treno scrissi:

DUE TOMBE


Fra tante tombe

ne cerco due,

le tombe a me pi? care,

due persone da amare

oltre la vita.

Io cerco voi, don Franco,

io cerco te, Enrico.

Trovare le vostre tombe,

muovere la gelida pietra,

ritrovarvi compiacenti e buoni,

sorridenti come un tempo?

Ma presto torno indietro:

le vostre tombe sono in me,

la vostra, don Franco,

la tua Enrico,

e solo in me voi vivrete,

finch? io pure vivr?.
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Ciao, amici miei carissimi! Bella giornata oggi 13 gennaio, proprio meravigliosa! Le auto a Roma non circolano dalle 9 alle 12 e dalle 15 alle 19, quindi un?altra giornata da passare in casa (agli arresti domiciliari), proprio oggi che volevo riprendere la mia attivit? a scuola e fare la prova generale della mia guarigione, gli ambientalisti hanno detto, NO! Non mi rimane che obbedire, come decise Garibaldi a Teano, consegnando l?Italia, su un piatto d?argento, ai Savoia, consegno agli ambientalisti la gioia che avrei provato nel rivedere i ?miei ragazzi della scuola di Educazione Teatrale?, che non vedo dalla seconda settimana di settembre, imbrigliato prima nella rete di un ospedale, poi in casa senza poter uscire, potrei avere una ricaduta ed ho obbedito anche a loro. Allora, ragionandoci su, devo ringraziare gli ambientalisti, eh s?, il ringraziamento ? d?obbligo: non mi hanno fatto uscire, quindi pu? darsi che mi abbiano salvato la vita.
Aprile 1949, avevo passato la notte al Parco Virgiliano, a Napoli, meglio conosciuto dai nativi come Parco della Rimembranza con Graziella una ragazza innamorata del teatro come me, avevamo ripassato mille e pi? volte alcune scene dal ?Giulietta e Romeo?, quella del primo incontro e la successiva del balcone e? immedesimandoci nei personaggi ci trovammo abbracciati, avvinghiati come radici alla terra.

- Il canto dell?allodola? bisogna che vada.

- No, non era l?allodola, il suo canto ? pi? melodioso?

- Eppure bisogna che si vada.

Le presi il volto tra le mani la baciai come si pu? baciare una rosa, con una dolcezza che inteneriva i precordi, cavai di tasca il quaderno che portavo sempre con me e scrissi:

AURORA


L?ultima stella impallidisce

e il cielo lentamente si colora

all?oriente d?un tenero rosa.

Il sole ritorna,

il sole torna a splendere,

splende pi? caldo il sole:

come risorge l?anima,

che al primo tramonto

si credeva perduta.

Anima, hai ritrovato l?Aurora,

e l?hai chiusa nel cuore,

novello dono di Dio.

****************************

Gliela lessi e lei ascolt? illanguidita, presi il volto tra le mani, la guardai fissa negli occhi, e dalla mia bocca usc? per la prima volta, la parola ?Ti Amo?.

La stessa e con il medesimo trasporto ripeto a voi oggi e sempre vi amo con tutto l?intimo mio, Reno
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Messaggio da carlo »

Ciao a tutti, come state? Avete visto che bella giornata sta uscendo questa mattina del 14 gennaio 2005? Almeno a Roma il tempo ? buono e da voi?
Questa mattina vi riporter? ad una bellissima e tenera giornata di Aprile del 1952, esattamente il 13; il professor Mormorale compiva 50 anni e si regal? una ?gliulietta?; m?invit? a fare una passeggiata in auto con lui: ci teneva a farmi vedere che non aveva bisogno, come affermavano i suoi assistenti e i suoi amici, sempre dell?autista, ma che anche da solo sapeva guidare ed andare dove voleva. Per me fu una gita indimenticabile, che trasfigurai in un radiodramma dal titolo ?Sentirsi soli?, che doveva andare in onda il 7 settembre dello stesso anno preceduta da un?intervista, invece l?intervista and? in onda, il dramma no. Ma queste sono cose che si sono sempre susseguite nella mia vita; quando stavo per cogliere la ?mela? ? arrivato sempre il serpente prima di me, che ha scompigliato i piani.

Ma ritorniamo alla gita. La prima tappa la facemmo dalla balconata sulla strada dei laghi dalla quale, per la prima volta, vidi un angolo di paradiso che possiede solo Napoli. Sotto la balconata il Lago dell?Averno, un lago avvolto da una folta vegetazione, Lui mi spieg? che da quel punto, Virgilio fa entrare Enea all?Inferno e voleva che io la vedessi.

Quando fummo sulla sponda del Lago, sorridente come un bambino, chiam?:

- Caronte, per cortesia, mi porti questo poeta all?Inferno?

Un uomo grosso come una montagna, dalla testa canuta si avvicin? dondolando con le braccia penzoloni verso di noi:

- A vostra disposizione, profess?!

Quando gli fui vicinissimo mi resi conto ch?era il traghettatore dantesco, gli occhi arrossati, di fuoco; era proprio ben truccato, ma mi parve che fosse tutto vero ed ebbi un moto di ritrosia, non volevo salire sulla barca guidata da colui che si faceva chiamare Caronte.

- Tieni paura, eh? Nun te preoccup? che non ti uccide, ti fa vedere soltanto un fenomeno che dopo tu canterai in poesia.

Ci? che vidi, ?lingua mortal non sapr? mai dire? e veramente non ho saputo mai dire, son passati 53 anni eppure anche se in me ? tutto vivo come quel giorno non riesco ancora a descrivere quello che provai.

Quando ritornai a riva, Lui che non era molto alto mi sembr? un gigante quando disse con voce grave che nascondeva il pianto dell?anima:

?Se questo posto si fosse trovato al Nord pensa quanti turisti l?avrebbero visto, invece ? a Napoli e alla gestione napoletana sta bene che la vegetazione copra la bellezza delle acque di questo lago che sembra incantato per il fascino che sprigiona, specialmente al tramonto, hai visto l?acqua come sprigiona fiamme, come se sotto si fossero veramente quelle dell?inferno??

Al ritorno in citt? cantava lieto, senza pensieri, ma dalla sua voce si sprigionava tanta malinconia, la sera, a casa gli scrissi questa lettera e il mattino dopo passando per andare in sartoria gliela lasciai in portineria.

LETTERA


Amico insperato, ascoltami,

ho solo vent?anni.

Ma, te ne prego, non dirmi

ch?io son della vita alle soglie.

Amico insperato, la vita

m?? sfiorita in cuore a vent?anni:

nell?anima ho rughe profonde

pel pane che non mi bast?,

per la luce che non ebbi.

Se ti dicono, amico insperato,

che il sole splende per tutti,

smentisci la stolta menzogna:

nella mia vita non c?? stato sole.

Forse domani, se tu

non sparirai alla mia sete,

dir? che vedo l?aurora.

**********************************

La sera mi venne a prendere in sartoria e insieme con i suoi assistenti pi? fidati volle che anch?io fossi della comitiva e dopo la pizza, volle che io leggessi la ?Lettera? a loro e non lui.

Vi ho raccontano un altro spaccato della mia vita, e lo faccio sempre con grande amore e riverenza, con la costante paura di annoiarvi di scocciarvi e questo non lo vorrei mai, perci?, chi non vuole ricevere queste mie memorie, lo dica con sincerit? che la nostra amicizia sar? sempre ben salda, Reno
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Messaggio da carlo »

settimanale di scienze umane
dell?Associazione Internazionale Artisti ?Poesia della Vita?
presidente Reno Bromuro

Repertorio n? 3426 ? Raccolta n? 1270 del 29/10/1984 (no profit)



FATTI
16 gennaio 1999: Abdullah ?calan, leader del partito comunista curdo (PKK), lascia definitivamente l?Italia. Aveva scelto il nostro paese come rifugio politico e per far suscitare interesse nell?opinione pubblica europea riguardo alla causa della minoranza curda in Turchia. Questo caso solleva aspre polemiche e suscita forti pressioni del governo turco, affinch? il leader del PKK sia trattato come terrorista e consegnato ai servizi segreti turchi. Un comunicato di palazzo Chigi ha confermato che ?calan ? stato accompagnato alla frontiera, ma non ? stata rivelata la sua destinazione.

17 gennaio 2003: ancora una volta l'apertura del nuovo anno giudiziario innesca una serie di polemiche. Numerosi magistrati si sono presentati all'inaugurazione mostrando, trattenuta tra le mani, la Carta della Costituzione della Repubblica italiana, in segno di protesta contro le riforme annunciate dal Governo. A Roma, Carmelo Renato Calderone, avvocato generale presso la Corte d'Appello, definisce la giustizia ?un malato ormai in fase terminale?.

18 gennaio 2000: Umberto Bossi, dichiara che il suo partito ? disponibile a dare il suo contributo ad un possibile governo con il Polo delle Libert?.

19 gennaio 2000: nella sua villa di Hammamet Bettino Craxi ? stroncato da un attacco cardiaco. Craxi era stato operato per l'asportazione di un rene lo scorso 30 novembre a Tunisi. Camera e Senato hanno sospeso le sedute in segno di lutto.

20 gennaio 2000: alla Camera c?? una solenne commemorazione di Bettino Craxi. Il presidente del Consiglio, Massimo D?Alema, ha detto che la storia di Craxi non si pu? ridurre ad inchieste e processi,e ha ricordato le avanzate intuizioni politiche del leader socialista.
21 gennaio 1998: Giovanni Paolo II giunge all'Avana accolto da Fidel Castro. Il giorno dopo, circa cinquantamila persone assistono alla messa celebrata dal pontefice. Il governo mette a disposizione i trasporti e concede permessi ai lavoratori. La visita del papa, durata cinque giorni, porta i suoi frutti: il 12 febbraio, le autorit? cubane annunciano la liberazione di oltre duecento detenuti politici, dopo l'interessamento di Giovanni Paolo II e del cardinale Angelo Sodano.

22 gennaio 1997: con 534 voti favorevoli, 70 contrari e otto astenuti, la Camera approva in via definitiva la legge costituzionale che istituisce la commissione bicamerale per le riforme alla seconda parte della Costituzione. I leader del Polo sottolineano che il loro voto favorevole deriva dalla volont? di vedere finalmente avviata la macchina delle riforme. Nello stesso giorno il consiglio dei ministri approva il disegno di legge di riforma del servizio militare e di quello civile. Anche le donne potranno arruolarsi come volontarie, se d?et? compresa tra i 18 e i 26 anni, e concorrere alla carriera al pari degli uomini. I giovani di entrambi i sessi potranno scegliere tra leva militare e servizio civile, che avranno identica durata di dieci mesi, salvo corsi preparatori di tre mesi per alcuni incarichi civili. Le donne potranno accedere alla carriera militare nell?esercito e nella Guardia di Finanza gi? dal 1998.

PARLIAMONE (RUBRICA MENSILE)

SCUOLA E ATTIVITA? TEATRALE

In questo momento la scuola ? protagonista assoluta: in questi giorni si sperimenta il ?Nuovo? ordinamento degli esami di maturit?, con un ritorno al passato pi? deleterio per la scuola: non c?? stato il ?68, non c?? stato il ?75 e nemmeno l?80. Il ministro sordo alla storia, forse perch? convinto di farla lui, ha riportato nella scuola il caos pi? caotico, che essa ricordi.

Qualche anno fa il libro di Marcello D'Orta fu osannato dalla critica. A mio avviso fu lo specchio dello stato di salute della scuola, come oggi lo sono stati gli esami di maturit? con i ?quiz? indecifrabili dagli stessi docenti che l?hanno formulati.

Mi spiego: nel libro, la grammatica va a spasso con la spontaneit? e il sentimento, e quindi, viene a mancare proprio per il sopravvento della spontaneit?. Mi sovviene l'espressione di un ragazzo della prima media della scuola ?San Giorgio? di Fregene: ?II libro mi ha divertito, ma piango per i ragazzi di Arzano, che alla quinta elementare, non sanno ancora scrivere?.

Ma D'Orta,forse,ha deliberatamente dimenticato che la grammatica fa la lingua viva ed ? in continua evoluzione, perci? si deve seguire, non arrestare o atrofizzare.

Perci?, qualche ritocco grammaticale avrebbe reso il manufatto pi? educativo, poich? il lettore avrebbe acquistato conoscenza della lingua, nel suo vero significato. Oppure D'Orta ha pensato a Lock e alla sua affermazione? ?Le lingue non furono fatte dalle regole o per arte, s? bene per caso e per l'uso comune del popolo?? Ma nel pensare a Girard, sacerdote ed educatore sapiente, il quale afferma: ?le nostre grammatiche di parole... sono la piaga dell'educazione?: lo boccio sia il libro di D?Orta sia il nuovo ordinamento scolastico sia dimentica l?umanesimo ed esalta la scienza, senza che nulla di essa rimanga nella memoria dell?alunno. Trovandoci di fronte a ragazzi delle elementari i quali, forse domani, alcuni di essi, continueranno gli studi (anche se vivono ?in un paese dove nessuno chiede l'elemosina perch? sono tutti poveri?), e quindi, come afferma Gentile: ?necessariamente s'impone lo studio della grammatica come necessit? di autocoscienza, di concretezza, di equilibrio dell'alacre mobilit? del pensiero. Il desiderio di precisione nel parlare e nello scrivere deriva da un certo senso d'origine, di chiarezza di dominio dello spirito sulla molteplicit? delle cose e dei moti dell'anima. Ne consegue che, lungi dall'intendersi un crudo studio a priori della legislazione linguistica, il vero studio della grammatica ? una constatazione post eventum e propriamente, una speculazione sub specie aeterni della natura intrinseca dell'atto spirituale?.

?Chi parla o scrive senza conoscere la grammatica - asseriva Roberto Ardig? - ? come uno che misura ad occhi, il quale non ha mai l'esattezza assoluta del peso e della quantit?. Lo studio della grammatica ? necessario,ma dev'essere assolutamente sussidiato dall'uso continuo del parlare in iscuola e fuori di essa, del leggere e dello scrivere?.

E? un grave errore non tener conto della grammatica quando si tende a formare una scuola attiva perch? ci si ? dimenticati che la scuola attiva, ? anzitutto scuola di collaborazione e di comprensione. poich? sotto la guida amorevole del maestro l'alunno costruisce da s? il sapere. La curiosit? del fanciullo ? per sua natura dispersiva e frammentaria; spetta all'educatore trasformare quest'originaria attitudine dello spirito, cui l'opera educativa deve tanta efficacia, in una forza costante, viva, feconda. Non bisogna considerare il fanciullo come ?tabula rasa?, su cui la scuola pretende tendenza lasciando che l'alunno si esprima da solo, come pu?, non intervenendo continuamente perch? si potrebbe uccidere la sua spontaneit? espressiva. Il teatro, come elemento di Educazione, ? un potente mezzo per abituare all'osservazione, stimolare la curiosit? nell'attuazione dei ?Risuonatori?, facilitando la modulazione della voce; scavare nella psiche del personaggio permette al fanciullo di approfondire la conoscenza, di affinare la sensibilit?, favorire lo sviluppo dell'immaginazione e della memoria; educa il corpo all'esatta percezione dei movimenti ad una rispondenza pronta e sicura, con innegabile vantaggio nelle varie contingenze della vita. La recitazione spesso diviene un ausilio prezioso in molte circostanze; di molta utilit? pratica nella vita a venire perch? sblocca la timidezza, annulla i complessi d'inferiorit? e permette di esprimersi con propriet? di linguaggio; di essere liberi, di essere s? stessi: scevri da paure e da inibizioni. La questione ? risolta nel miglior modo se presentata in forma di gioco. Conserva tutto il carattere del fanciullo: intuitivo e spontaneo. Il piccolo attore si rende chiara l?Idea della concisione col pi? facile breve procedimento possibile.Accentuando l'essenziale,cerca la terza dimensione. Intuito, conoscenza e propriet? di linguaggio si fondono, si integrano, nella ricerca del segreto delle proprie possibilit?. In questo modo abbiamo visto che il bambino ha espresso naturalmente, attraverso l'esercizio della recitazione (come la sintassi si apprende attraverso gli esercizi e le composizioni di lingua), la messa in funzione dei ?Risuonatori? principali. Sapendo che il gioco ha grandissima importanza nella vita infantile e nello sviluppo psico-fisico della fanciullezza, noi, lavorando di comune accordo, e sapendo che proprio nel gioco risiede la loro attivit? fondamentale, che in esso ? il pi? alto grado di manifestazione, i primi approcci sono stati proprio farli incontrare con i cuccioli dei felini in una rappresentazione spontanea di questi animali. Da questa considerazione decidemmo di applicare il metodo di Grotowski, dando libero sfogo al gioco del proprio corpo, abbinando ad esso la parola. La parola, quale gioco abbinato al corpo, ha un profondo significato, molto pi? alto di quanto in generale si voglia ammettere. Sbaglia chi crede che il fanciullo, o l'uomo, che si trastulla con qualche gioco, perda tempo. Dice Smiles che: ?il divertimento in qualsivoglia forma, non ? gi? perdita di tempo, ma ? invece economia di vita?.

Tenendo presenti questi Maestri possiamo concludere che ?l'Educazione Teatrale? quale materia centrale darebbe la possibilit? al fanciullo di riuscire ad apprendere la conoscenza senza fatica, e permetterebbe all'insegnante di avere maggiori soddisfazioni.

LA POESIA DELLA SETTIMANA
NAPOLI
di Marco Besso

Scogli e gabbiani

sembrano seguire il treno,

che rapidamente avanza

nelle istantanee del finestrino.

L'odore di Napoli respiro

al ritmo sincopato delle onde

che nella costa tagliente

lacerano la vita,

fingendo di non averla

neppure conosciuta.

Questa lirica rafforza maggiormente la convinzione di trovarci di fronte al ?nuovo neorealismo? sia per forma sia per contenuto. La trasfigurazione della vita in arte reale ? commovente per la spada che si conficca verso dopo verso nella realt? sociale di una citt?: Napoli, appunto.

Al male, alla sofferenza senza ragione, dei disoccupati angosciati, seduti sugli scogli come Gabbiani (qui la trasfigurazione e palese poich? l?uccello che si ciba di tutto ci? che ? commestibile, ma preferisce il pesce ? nell?attesa di spiccare il volo per cibarsi, cos? il disoccupato napoletano, di fronte al mare ? in silenziosa preghiera nella speranza di essere ascoltato e, finalmente trovare lavoro, ? presente come condizione negativa dell'esistenza che si rivela nei fenomeni pi? usuali, non si pu? opporre, che una posizione stoica, oppure lasciarsi coinvolgere nella situazione sociale che affligge gli abitanti (i Gabbiani)).

Di fronte alla visione degli scogli e dei Gabbiani, non v?? lamento, o pena, e neppure partecipazione sentimentale: il Poeta ? una statua, pietra, roccia di fronte al dolore, del tutto staccato dalla visione che la mente ha fotografato mentre il treno della vita gliele mostrava in girotondo.

Nella parte centrale ? il perdersi dei pensieri per godere dei momenti di gioia,?L'odore di Napoli

Respiro? nell'incapacit? della memoria a trattenerli dopo che sono spariti o trascorsi.

?nella costa tagliente

lacerano la vita,

fingendo di non averla

neppure conosciuta?.

Il finale ? lacerante per la crudezza dell?espressione, che si mostra come la profondit? di un pozzo, il Poeta evoca dal fondo della memoria l?immagine fotografata dal treno in corsa, che per un istante pare risalire intatta, ma ? solo un inganno: appena cerca di provare la consistenza reale del ricordo, l'incanto si spezza, per mostrare la cruda realt? che con maestria consumata egli trasfigura in Arte maggiore.


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xoomer.virgilio.it/andrleon/new__entry.htm
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Messaggio da carlo »

Ciao e Serena Domenica con tutto l?amore cui sono capace. Il mio buongiorno questa mattina vi giunge in ritardo, sono desolato ma sono stato vinto dalla curiosit?; mi sono sintonizzato per ascoltare e vedere il TG per tenermi informato quando ho visto che su Raduno iniziava il film per la TV ?Mos??, mi sono incantato. Il tempo ? trascorso e non me ne sono accorto; per? ero con un piede e gli occhi davanti al televisore e con la mente a voi, ma il ritmo del film era cos? incalzante con un?interpretazione al di l? di quell?offerta ne ?I Dieci comandamenti? di Cecil De Mille, che non ho avuto la forza di alzarmi se non quando sono scorsi sul video i titoli di coda, ed ora eccomi qua sono tutto vostro, come alcuni di voi mi vogliono. Sono convintissimi che non tutti sono d?accordo a ricevere questa chiacchierata mattutina, non a tutti interessano le mie vicissitudini n? come ? nata la lirica in calce.
Domenica della Palme del 1950, costretto a stare lontano per lavoro ero in Spagna, a Madrid, una citt? straordinariamente divertente di giorno e di notte, forse perch? in quel momento sembrava di avere finalmente compiuto il secolare passaggio da citt? depressa di provincia a capitale di una grande democrazia. Anzi, da quella mancanza di radici storiche che le ? sempre stata rinfacciata. Sentivo dire in giro che Madrid ? una citt? abitata solo da immigrati, dalla forte caratterizzazione che distingue un quartiere dall?altro facendone tante piccole citt?. Da questo sembra aver tratto vantaggio, riuscendo a trasmettere a chi la visita la sensazione di trovarsi in una citt? unica al mondo, straordinariamente aperta e sempre pronta ad accogliere chiunque a braccia aperte. A Granata avevo avuto modo di vedere con entusiasmo le sculture in legno policromo di Pietro Torrigiani, specialista in ritratti e autore anche di gruppi religiosi; di Giovanni Moreto, Aprile da Carona e Giovanni da Nola. Mi stavo recando al Museo El Prado, forse il Museo tra i pi? importanti del mondo.

Una fanciulla bellissima mi venne incontro con un ramoscello di ulivo e offrendolo mi baci? sulle guance, in quel momento la mia testa prese a girare vorticosamente, l?aria si era fatta improvvisamente pesante, mi mancava il respiro, la fanciulla mi vide sbiancare in volto e portandomi per mano mi fece sedere sopra un muricciolo poco distante, corse al bar e mi port? un bicchiere d?acqua. Quando rivide ritornare il colorito sul mio volto mi salut? augurandomi ogni bene e una Santa Pasqua. Non so quanto tempo rimasi immobile seduto sul muricciolo, quando improvvisamente dinanzi ai miei occhi, vidi Paduli, mia terra natia. Entrai in una libreria nella vicinanze, comprai un quaderno e una biro, ritornai al muricciolo e serenamente scrissi, mentre suonavano le campane a mezzogiorno:

SUONO DI CAMPANE


Cos? vicino era Paduli,

che se io salendo

avessi steso la mano,

fra sassi e polvericcio

avrei potuto toccarlo.

Una gioia trionfante

mi prese alla gola:

sentivo di lontano

le campane di Pasqua.

E fui nel borgo

gi? prima di entrarvi,

e ancora mia madre

mi conduceva per mano

ad ammirare fra gli incensi

il Cristo risorto

in una festa di biancospini.

Mi scaldava la mano di Mamma,

mi carezzava il fiato di aprile:

cos? entravo a Paduli,

prima di entrarvi.

**************************

L?emozione pi? grande la vissi appena ebbi davanti un computer con il modem e potei navigare. Nel motore di ricerca scrissi ?Paduli? e trovai questa poesia in un sito di New York, costruito e gestito da un docente universitario figlio di padulesi, con la traduzione in inglese. Immaginate la mia emozione, subito scrissi per ringraziare e anche per sapere come fosse venuto in possesso di quella poesia, mi disse che una sua cugina gli aveva inviato il libro e lui, volendo parlare di Paduli inizi? il discorso con l?incipit di questa lirica, riportandola poi per intero. Vi chiedo scusa per ritardo e vi do appuntamento a domani con un?altra lirica tratta da ?Note e Motivi?, intanto vi stringo in un abbraccio circolare con tutto l?amore che posso, Reno
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