le news di Reno Bromuro e "IL BARICENTRO"

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Leggere fa bene allo spirito se poi il manufatto è un gioiello allora si può danzare sulle nuovole ed oggi ne abbiamo proprio bisogno. Con l'augurio di un buon inizio settimana e la realizzazione di tutti i vostri desideri, che Dio vi benedica, Reno
CULTURA: DIARIO DALL’INDIA DI MARCELLA BOCCIA, Edarc ed. Firenze
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Ho ricevuto, l’ultimo libro di Marcella Boccia «Diario dall’India» e grande è la meraviglia di quanti momenti: tempo e numeri, sono univoci tra lo spirito ...
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settimanale di scienze umane anno V n° 0731

dell’Associazione Internazionale Artisti «Poesia della Vita» non profit

presidente Reno Bromuro

edizione straordinaria

leggiamo

DIARIO DALL’INDIA DI MARCELLA BOCCIA

EDARC Edizioni - Firenze 2007



Ho ricevuto, l’ultimo libro di Marcella Boccia «Diario dall’India» e grande è la meraviglia di quanti momenti: tempo e numeri, sono univoci tra lo spirito di Marcella e il mio. Unica differenza: gli interessi del viaggio. Grazie alla EDARC Edizioni per avermi inviato il libro.

Marcella Boccia, è andata in India per approfondire la filosofia Yoga, io per conoscere il mondo poetico e la filosofia della poesia di Rabindranath Tagore che da Calcutta, dov’era nato, girò un po’ i Paesi più noti e civili del suo tempo fino a ricevere il Premio Nobel nel 1913 e per la necessità di vivere, un ritorno alla natura; una ricerca del benessere fisico, “nell’ambrosia dell’immortalità”, facendo passeggiate lungo la spiaggia a sud di Kovalam.

Marcella narra e il manufatto si presenta più come un romanzo di racconti di viaggio, senza preoccuparsi di scrivere pagine di un vero e proprio diario, mettendo in “luce” il suo impegno pacifista nella diffusione di una cultura di non violenza. Cosa facile per un personaggio tanto acclamato attraverso la Poesia e la canzone “rap”. Ella ci rende partecipi del suo stare in India, come maestra e direttore dello Shanti Ashram, riferendo con una narrazione scattante e dialogante lo stato delle scuole Yoga d’oggi.

E’ molto dentro, sentimentalmente e coinvolgente quando accenna alle città del famoso Triangolo d'Oro: Delhi, Jaipur e Rajasthan terra dei Maharaja e Agra col Taj Mahal, una delle sette meraviglie del mondo. Al fascino delle città e delle genti in special modo a quelle del Rajasthan in maniera approfondita, della valli dell’Indo isolate e immerse nel silenzio.

La stessa via che percorsi trentadue anni or sono, così diversa, cambiata in toto. Dello Stato indiano, decisamente ispirato al pluralismo linguistico e culturale e proteso ad una spiccata propensione razionalistica, come lo Yoga. Affermando che detta disciplina è più importante della medicina.

La medicina occidentale con un approccio riduzionista isola le parti malate e cura il sintomo con principi attivi spesso sintetici, mentre l'approccio con le medicine tradizionali è olistico, la diagnosi è totale e grand’attenzione è riservata all'ambiente e all'alimentazione. La medicina indiana invece, tende, attraverso lo Yoga, a rimuovere il sintomo eliminandone le cause prime con una terapia basata su esercizi appropriati, le sole che si basano sulla concezione della salute come lo stato d’equilibrio dei tre umori corporei (sangue, bile, muco) e dei cinque elementi principali che compongono il corpo umano come il cosmo, e cura ogni squilibrio patologico con medicine di tre categorie (vegetale, animale, minerale) per determinare equilibrio e temperamento individuale.

Gli esercizi Yoga hanno forti risvolti terapeutici. Tendono al controllo fisico, psichico e spirituale di corpo e mente. Lo Yoga ritiene che la salute si recuperi con posture del corpo e respirazione corretta, dando particolare importanza all'esame del polso e ricollegando la circolazione del sangue (che è stata scoperta in India) alla circolazione dei cinque soffi vitali, presenti in ogni organismo, con diverse funzioni. Nello Yoga i processi fisiologici, primo fra tutti quello respiratorio, sono intesi come processi psichici che nascono da una natura universale alla quale l'uomo ha accesso e con il quale esisteva una primordiale unità.

Molto soggettive, rileva convintissima, della propria guarigione che consiste fondamentalmente in una trasmutazione psichica raggiunta con un’iniziazione mistico-ascetica. La salute è l'anticamera della liberazione psichica e anche la medicina tende, infatti, attraverso il sacrificio, a restituire l'individuo alla primordiale identità.

Di questa fusione tra antica filosofia indiana e pensiero occidentale è un importante esempio di Aurobindo, che partecipò alle lotte politiche indiane e si ritirò poi a Pondicherry, dove creò una comunità ispirata alla sua filosofia, nata dall'incontro tra cultura orientale e filosofia occidentale, in particolare Bradley e Bergson, e di tendenza spiritualistico-evoluzionistica.

Non importa quanto grande sia la determinazione a lasciare da parte pregiudizi culturali sane abitudini, perché l'India riesce in ogni modo a meravigliare con la sua vastità, il suo clamore e la sua complessità.

In questo paese nulla è mai esattamente come ci si aspettava; ci si può attendere soltanto l'inaspettato, che accompagna ogni esperienza.

Tra tutti gli stati indiani, il Rajasthan, è quello che meglio rappresenta l’immagine classica e fantastica dell’India: uomini baffuti con colorati turbanti, vestiti con larghe casacche con le gambe fasciate dai leggendari jodhpuri; donne avvolte in colorati tessuti ricamati con fili di seta; piccoli villaggi di case dipinte nel deserto; grandi e lussuose regge di principi e maharajah costruite con marmi bianchi al centro d’incantati laghi artificiali. Affascinanti leggende, eroiche e romantiche, ancora risuonano dai suoi altrettanto affascinanti edifici che testimoniano un glorioso passato.

La magia del Rajasthan è rinomata in tutto il mondo non solo per la sua eredità storica e culturale che lo rende un enorme museo a cielo aperto, ma anche per le sue lussureggianti foreste che contrastano con aree desertiche e dune sabbiose; offre qualcosa per tutti, bisogna solo decidere cosa. Ecco perché Marcella Boccia lo evidenzia con semplicità: «Ma in India può accadere anche che i bambini, per strada, ti salutino, correndo verso di te ed urlandoti ‘Halloooo, Mem!’. E che non ti chiedano l’elemosina... Perché chi crede che l’India sia “solo povera” si sbaglia di grosso: io non ho mai visto tanta ricchezza d’animo, di spirito... Un cuore grande quanto quella straordinaria terra, bagnata dai monsoni, immersa nel fango e negli escrementi delle mucche sacre, che odora di cacca e disinfettante, ma anche di chapati e mango, tanto mango... L’ananas, poi...»

Ad un certo punto, quasi fosse una notizia senza importanza accenna al tempo e lo fa due volte; una si riferisce al viaggio in aereo e l’altro quando il pensiero corre alle persone uccise dai terroristi e che con la sua amica Angela, potrebbe incappare, glielo fa credere l’autista fraintendendo il loro volere. Dicevo che accenna al clima due volte: «Nel corso dell’anno si ha una temperatura costante. Nei mesi invernali la massa continentale si raffredda velocemente ed aumenta la pressione atmosferica. La differenza di temperatura e di pressione favoriscono la formazione di correnti d’aria che soffiano da nord-est in direzione dell’oceano dove si instaura una pressione più bassa. In estate avviene il procedimento inverso».

Si passa, nella seconda parte del racconto del viaggio, alla filosofia Yoga, una filosofia complessa, iniziatica, che si apprende solo da un maestro, non è niente di tutto questo e contemporaneamente è tutto questo insieme: Yoga deriva dalla radice sanscrita "Yug", che significa unire, legare insieme; il corpo e l'anima, i muscoli e lo spirito. Significa anche riuscire, attraverso la respirazione, a controllare le emozioni e la volontà. Marcella Boccia assicura che lo yoga permette di migliorare la qualità della vita. I praticanti sono tanti ed in continuo aumento; in America vi si dedicano in massa circa quindici milioni di persone. E pensare che fino al 1968 era pressoché sconosciuto: in quel periodo fu il fascino dell'India a far conoscere all'Occidente una nuova spiritualità e con essa lo Yoga.

Da allora il numero di praticanti cresce continuamente; in Italia si è diffuso anche tra gli uomini, all'inizio restii a praticare una disciplina all'apparenza poco razionale. Oggi le proporzioni tra i praticanti maschi e femmine sono alla pari ed è cambiata la visione che si ha dello Yoga. Anche se ancora tanti si avvicinano a questa attività fisica con idee distorte e distanti dalla sua essenza.

Nella pratica ognuno è in grado di scoprirla: se si fa correttamente, già dalla prima volta si "sente" che il movimento non si svolge solo a livello fisico; la consapevolezza del proprio respiro, che si raggiunge attraverso le tecniche che vengono insegnate, permette di passare dai movimenti meccanici alla naturalezza del gesto, che procura una miglior stabilità nervosa, indice di equilibrio psico-fisico, e permette di distaccarsi dalla routine quotidiana. Nella mia scuola di recitazione è il primo passo che insegno ai futuri attori, perché con la respirazione, si acquista consapevolezza del proprio corpo; Yoga dunque ginnastica del corpo e dello spirito insieme,per raggiungere benessere,equilibrio e padronanza di sé e del palcoscenico.

Marcella Boccia dialoga, e non poco, anche con disegni per poter fare pratica, sull'effetto terapeutico, ed i primi risultati sono definiti incoraggianti, anche se chi sostiene la validità dello Yoga si scontra con la visione occidentale (agli antipodi di quella orientale) della medicina, della malattia e della sua cura.

Lo Yoga è benefico per i muscoli, ma anche per lo spirito. Insegna a mantenere le corrette posture corporee, ma anche ad esplorare il proprio animo. Più che una ginnastica o una filosofia, è un modo di vivere.

E' dimostrato che gli esercizi di respirazione diminuiscono la pressione del sangue e abbassano il livello degli ormoni dello stress. Stirare il corpo attraverso le posizioni dello yoga stimola un migliore drenaggio dei vasi linfatici, il sistema che rimuove le scorie corporali. Mantenere le posizioni rafforza il tono muscolare che accresce il benessere fisico e protegge delicate giunture da possibili lesioni.

Il libro è arricchito da liriche pregevoli e da un glossario sanscrito molto interessante.

Marcella Boccia - DIARIO DALL’INDIA - EDARC Edizioni - Firenze 2007

Pag. 194 - € 12,00

Reno Bromuro

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settimanale di scienze umane anno V n° 0732

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presidente Reno Bromuro

FATTI

SANREMO TANTO FUMO E POCO ARROSTO

I veri vincitori di Sanremo sono la soubrette svizzera che batte il record dei compensi come co-protagonista del Festival, superando persino l?incasso dello inossidabile padrone di casa: oltre un milione di euro alla co-presentatrice del Festival. Un compenso superiore a quello percepito da Pippo Baudo, presentatore e direttore artistico, che percepirà settecentocinquantamila euro.

...Altro che 250 mila euro, come voleva il tetto ai compensi per le star della Rai, previsto dalla Finanziaria e sbloccato in extremis da una circolare firmata dal ministro per le Riforme, Luigi Nicolais. Solo il cachet di Chiambretti, che ha presentato il Dopofestival, è rimasto entro i limiti fissati dal Governo.

La nuova Finanziaria prevede un limite di duecentocinquantamila euro annui alle retribuzioni dei manager pubblici e dei consulenti di ministeri e società pubbliche, tra cui la Rai, ma l'applicazione del tetto - è scritto nella circolare - «altererebbe il normale esplicarsi del confronto aziendale ponendo la società a prevalente partecipazione pubblica in una situazione di svantaggio alterando significativamente le regole del mercato della concorrenza».

I premi accumulati dal cantante romano vincitore del cinquantasettesimo Festival di Sanremo: Simone Cristicchi, che si è aggiudicato anche il premio della critica e della stampa, con la canzone "Ti regalerò una rosa" una canzone che tratta con delicatezza il tema della follia.

Al secondo posto Albano con "Nel perdono". Ma, stranezza dell?uomo, Dorelli non è stato preso in considerazione. In questo modo è calato il sipario sulla manifestazione canora più famosa d?Italia.

ATTENZIONE NOTIZIA UTILE

Per chi ha problemi di reni, ed anche per chi non ce l?ha, ricordo. Come da comunicato (ANSA) che l?8 marzo, oltre a comprare le mimose per la festa delle donne, nelle piazze italiane sarà possibile farsi controllare i reni gratuitamente. L'iniziativa è della Fondazione Italiana del Rene e della società di Nefrologia (Sin) che metteranno a disposizione 65 camper in cui un nefrologo verificherà pressione arteriosa e livello di creatinina nelle urine. Inoltre, 200 ambulatori nefrologici effettueranno gratuitamente le stesse visite. In Italia l'8% della popolazione ha problemi ai reni

PARLIAMONE

INCOMPATIBILITA? SCOLASTICA

L?incompatibilità tra i ragazzi della scuola dell?obbligo e insegnante inizia molto prima che questi, si formino alla scuola materna. Vi descriverò esempi che vivo e che vedo riportati dai telegiornali e, guardandomi intorno.

Tutto ha inizio, quando il bambino vede intorno a sé persone sconosciute e, terrorizzato, ripensa che qualche mese prima si era accorto, svegliandosi, di non aver visto più il padre in casa e che andava a letto col desiderio di vederlo.

Un giorno si trova in mezzo ad estranei e non vede più neanche la mamma, poiché quando ritorna a casa dopo il lavoro, per il traffico, giunge quando lui dorme.

Ecco che capendone chiaramente il motivo, si ribella: non ascolta più i consigli né dei genitori né dell?insegnante; non va d?accordo con i compagni e se rimproverato butta tutto all?aria e dà fastidio agli altri che, invece, avendo avuto la fortuna di una crescita più regolare, si comportano da alunni modello.

A volte i più scalmanati, che hanno la lingua sempre più sciolta degli ubbidienti, rispondono a tu per tu come se discutessero con i loro compagni. Capita che l?insegnante, una supplente senza esperienza, perché i dieci giorni di tirocinio che fa prima degli esami di maturità, non è pratica, spazientita dice: ?Se non stai zitto, ti taglio la lingua?; e, per fatalità, la lingua è veramente tagliata. Oppure? che l?insegnante di ginnastica, pensando ai suoi tempi, quando la scuola era fonte di educazione e d?istruzione, alla protesta del ragazzo gli dà una schiaffo sul ?popò?, questi telefona alla madre, che dopo pochi minuti giunge a scuola insieme al marito e le suonano all?incauto docente che si farà tre settimane di ospedale.

Questo perché nel Piano di Offerta Formativa (POF) ogni singola scuola definisce le attività obbligatorie e quelle facoltative.

Accade che, una non corretta interpretazione di un articolo della legge quadro porti molti insegnanti a far svolgere ai propri alunni "piani educativi individualizzati" totalmente o parzialmente diversi dai programmi ministeriali. Così capita più spesso che i docenti facciano svolgere dei "piani educativi individualizzati", totalmente o parzialmente diversi da quelli previsti dai programmi o dagli "obiettivi specifici di apprendimento" ministeriali.

Purtroppo, a mio avviso, molti dirigenti scolastici e docenti non hanno fatto un' attenta lettura dell'articolo 16 della Legge-quadro n. 104/92 su "Valutazione del rendimento e prove d'esame".E il "piano individualizzato" che dovrebbe essere calibrato sulla base delle effettive capacità e potenzialità del singolo alunno, è dimenticato. La valutazione deve rilevare i progressi rispetto ai "livelli iniziali degli apprendimenti", non basterebbero le prove tradizionali a valutare il rendimento in base a tali programmi. Occorrerebbero invece "prove differenziate" rispetto a quelle tradizionali; poiché esse, devono permettere di valutare l'avvenuto o mancato apprendimento, riconducibile ai programmi ministeriali o agli obiettivi specifici d?apprendimento. Questa legge non consente al docente di poter lavorare tranquillamente sul ?Piano individualizzato? non gli è concesso farlo.

La libertà di avere in classe il telefonino, con il quale s?inviano messaggi vicendevolmente non permette di seguire con attenzione la lezione e l?insegnante si trova a dover inventarsi la valutazione.

Non dico che si devono fare passi indietro, ma che si riparta per ogni legge sulla scuola dell?obbligo dal pensiero pedagogico di Giovanni Gentile, il quale fu ministro della Pubblica Istruzione e legò al suo nome la riforma della scuola.

«La pedagogia di Gentile si basa su due principi fondamentali: la realizzazione dell'identità fra educatore ed educando nell'atto educativo, che rispecchia il superamento delle distinzioni fra soggetti empirici nell'assolutezza dell'Io trascendentale, e il rifiuto di ogni carattere prefissato e astratto nel contenuto dell'insegnamento, e di ogni regola didattica, in quanto sia il metodo sia la tecnica d'insegnamento sono destituiti di senso dal momento che l'educazione è fondamentalmente un atto spirituale di autoeducazione. Questi principi non furono estranei alla riforma della scuola che, come ?riforma? fu condizionata in prevalenza da altri due fondamentali: la concezione della scuola come funzione della vita dello Stato (rispecchiata, in particolare, nell'istituzione dell'esame di Stato a conclusione degli studi che potevano anche effettuarsi in istituzioni private) e il privilegio accordato alla formazione d'impronta umanistica».

Le finalità della scuola dell?obbligo, oggi sono diverse:

Per la fascia d'età riguardante la scuola media inferiore è dato maggior rilievo alla acquisizione di nozioni scientifiche, le materie sono approfondite. Questi programmi spesso privilegiano più l?aspetto didattico; approfondiscono l'aspetto linguistico - descrittivo e quello informativo - nozionistico. I programmi presi in considerazione hanno, carattere espositivo, indipendentemente dall'argomento trattato, cioè,
«le informazioni e le nozioni sono proposte attraverso un ipertesto multimediale che consente sia l'esplorazione del contenuto secondo percorsi liberi, definibili personalmente, sia l'effettuazione di un itinerario didattico mascherato ad esempio con un gioco; talora sono presenti anche test o semplici giochi di ripasso e verifica».

Se il Ministro della Pubblica Istruzione avesse tenuto presente la riforma Gentile, avrebbe fatto un dono ai ragazzi perché gli avrebbe dato modo di conoscere l?umanesimo, invece, ignorando il buono ha trasferito lo studio in ?laboratori virtuali?, facendoli ritornare al ricordo infantile, quando l?avevano per baby setter; perciò mancherà sempre di più, l'attenzione necessaria per effettuare l'esperienza che dovrebbe rafforzare l'apprendimento delle conoscenze ma consente loro di scoprire, svogliatamente, come è strutturata una ricerca, limitando l' esperienza ad un'esposizione di nozioni e il percorso conoscitivo non farà mai parte del suo curricolo culturale.

A questo punto l?allievo non capisce più niente, perché avrebbe voluto dimenticare l?infanzia, le lacrime versate perché non vedeva più suo padre, non sentiva la presenza della mamma, costretti a lavorare, o divorziati, navigando in internet, approfondisce la sua conoscenza su scoperte premature.

E? il ritorno all?infanzia, che lo fa essere intrattabile, ribelle e indolente al punto di competere con l?insegnante a tu per tu, per liberarsi delle paure dell?infanzia, e la legge sulla scuola non consente al docente di interagire come dovrebbe.

Fino a quando le istituzioni e per esse il Governo non permetteranno alla donna di rimanere con il figlio il più a lungo possibile, avremo sempre più episodi di violenza giovanile che diventano cronaca quotidiana. Non è ancora cessato lo scalpore degli scontri allo stadio di Catania, a cui sono seguite, come al solito, interviste al colpevole, al genitore del colpevole, all'avvocato difensore del colpevole, con polemiche accuse contro accuse ecc ecc? e prese di posizione varie e variegate, che già nella cronaca è messo in evidenza un nuovo articolo che riporta l'aggressività di tre giovani, che in una scuola superiore di Torino hanno picchiato un insegnante di inglese.

1) continua

Bibliografia

S. Hessen, La pedagogia di Gentile, Roma, 1940; L. Russo, La critica letteraria contemporanea, vol. II, Bari, 1942; G. Maggiore, Giovanni Gentile. La vita ed il pensiero, Firenze, 1948; E. Garin, Cronache di filosofia italiana 1900-1943, Bari, 1955; G. Abete, La pedagogia di Giovanni Gentile, Roma, 1972; A. Del Noce, Giovanni Gentile, Bologna, 1990; Corriere della Sera; La stampa.

LA POESIA DELLA SETTIMANA

SOLITUDINE

di Andrea Carlini

Andrea Carlini, genovese, nel tempo libero coltiva la passione per la scrittura, per la musica jazz e per il teatro al quale si dedica come attore nella compagnia teatrale "Il sogno" e nel Gruppo Esperienza Teatrale Genovese occupandosi, anche della regia, di una commedia rappresentata, al Teatro Modena di Genova. L'amore per la letteratura e la poesia gli nasce soprattutto dalla lettura d?autori quali Wilde, Poe, Pennac, Benni, Campanile, Neruda, Prèvert, Caproni e Montale. "L'attore", invece, nasce dalle emozioni che prova ogni volta che sale su un palcoscenico e da come crede esse siano singolari e straordinarie quanto un incontro immaginario e dolcissimo con uno sguardo. «Qualcosa che scolpisce l'anima, che la plasma, che le dà l'ossigeno vitale narcotizzandola con uno strano sentimento, l'amore, per poi destarla quando ormai da vedere restano soltanto i riflettori spenti sulla scena della nostra vita».

La lirica cui mi occupo oggi, anche se pecca d?ingenuità e qualche dimenticanza grammaticale, non di poca importanza, è l'espressione, nei suoi momenti più indicativi, di tutto il dramma della vita.

Il dramma di una vita intera, nella sua concretezza è di una universalità illimitata (compreso gli ?orrori grammaticali?). Nella sua apparente povertà, è di una ricchezza grande. I motivi fondamentali sono pochi, ma hanno variazioni infinite; perché, come quella dei poeti che ama leggere, la sua lirica è meditazione sulla propria anima, è percezione di tutte le voci più delicate e tenui, di tutti i moti più lievi e indistinti.

Limpidezza e concisione non è per niente un linguaggio da prosa. Basta il primo verso per innalzare, nel mondo superiore della poesia, in altre parole dell? inspirazione, ciò che di umile, di discorsivo c'è nella lirica. Quel cuore di giovane è squisitamente sensibile, trasmutabile, ricco di sorprese; in pratica di espressioni di inferni, nell?inaspettata profondità. Una profondità che traspare anche dalle liriche che ho avuto modo di leggere nel web, nelle quali, l?epigrammatico ridiventa nuovo per lui, e questo ci fa fremere di passione e tremare di singhiozzi.

La lirica corre su un trito parallelismo. Il poeta è simile al cigno: l?ispirazione è simile al sorgere del sole. Ma non si avverte quanto il motivo ha di comune, di retorico, tra l?incontro del Sole con la Luna. Quanta tenerezza, quanto disperato abbattimento! Quanta, soprattutto, novità, e verità. Nell'alta poesia i due termini si equivalgono. Qui è la tragedia di vivere! Eppure il Carlini non ce la fa pesare, anzi, diventa sentimentalmente ovvio che, sia lui l?uomo nella nicchia, non ci fa sentire che le tarde lacrime dell'amata e drammatica vita, rimangano come ghiaccioli risplendenti perché illuminati dalla fiamma alimentata dalla forza ch?è in lui. Quella fiamma non è più una metafora, ma compendia veramente in sé tutta la luce e la pace, che al poeta viene da questo abbandono totale all?ispirazione.

Nello spasimo del desiderio che pervade i versi, non si avverte più il gioco dell'allegoria: egli nel fascio «di luce che alimenta la fiamma» vede la sua immagine nell?ombra che la fiamma proietta sulla parete e avverte come una carezza mentre davanti agli occhi si svelano scintillii che potrebbero essere paragonati a stelle. Quell'immagine sulla parete, si fonde e si dissolve nel fuoco che scorre per la poesia. Così, come il cuore s?illumina, scompare il dramma, la tragedia fa chiudere il sipario con naturalezza, per effetto dei versi che tripudiano, e accendono la speranza e cantano una gioia solenne, e poco meno che sacra.

Il poeta è giovane ma istintivamente, isola le parole dallo spirito che le ha dettate, per innalzare la lirica in un cielo terso e inimmaginabile o sopra un mare infinito. Per Benedetto Croce questa lirica sarebbe l?opera tipica di un iniziato che non sa ancora distinguere bene il fatto creativo dalla forza razionale, non conosce ancora la lotta conflittuale del vero artista per avere un?arte maggiore; manca il polso di acciaio dell'artefice, manca la volontà e la voluttà del domare e correggere e ravvivare una fluttuante visione, un incomposto sentimento.

SOLITUDINE
di Andrea Carlini
C'è un uomo in quella nicchia.
Muri di passato
lo chiudono dentro.
Muri di cemento
lo chiudono fuori.
C'è vuoto nella sua anima.
Cenere di vecchi incendi,
nel suo cuore
e nuove fiamme
che bruciano,
non scaldano.
Lacrime di cristallo nella sua testa
e confusione
e smarrimento
e smaniosa e falsa felicità.
Solitudine e buio.
Un flebile fascio di luce penetra.
Io sono l'uomo nella nicchia.
Non voglio far entrare le vostre mani
che mi tirerebbero fuori,
o forse siete voi
che non volete entrare.
Soltanto tu,
che non puoi farmi uscire,
mi illumini col tuo fascio di luce;
come una carezza
sul mio madido viso,
una visione celestiale,
una forza che alimenta la fiamma
che mi brucia ma mi tiene vivo.
Illumina il mio cuore
che bussa alle pareti di cemento!
Bussa cuore che nulla smuovi!
Bussa,
bussa,
bussa.
*****************************

Augurandovi che il sole sia sempre più caldo e sincero come il vostro cuore desidera, vi abbraccio con tutto l?amore cui sono capace, Reno.

P.S. Sabato prossimo continuerà lo sviluppo del carattere e la ribellione indolente ma aggressiva del giovane del tremila. A proposito, perché non mi suggerite le poesie che vorreste commentassi?



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settimanale di scienze umane anno V n° 0733

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FATTI

Si finge morta e spara al marito che la tradiva
E? accaduto a Eboli, in provincia di Salerno, famosa per la fermata di Cristo immaginata da Carlo Levi. Una donna prepara una messinscena della sua morte. Un piano davvero diabolico:si è finta morta, si è barricata in casa, ha fatto affiggere in città i manifesti che riportavano data e ora della morte e della funzione religiosa. Ha atteso il marito fedifrago e gli ha sparato. Fortunatamente senza tragiche conseguenze. La sessantenne aveva mal digerito l'abbandono del marito, che si era trasferito a Modena con un'altra donna. Il fatto è accaduto un anno fa, si era parlato di un tradizionale diverbio tra moglie e marito, e solo ora sono emersi i dettagli della clamorosa messinscena.

La moglie chiede il divorzio, lui taglia la casa

Un uomo di 43 anni, alle prese con un burrascoso divorzio dalla moglie, ha deciso di prendere la motosega e di «tagliare» una piccola abitazione di proprietà. Poi, con un carrello elevatore, ha preso la sua metà e l'ha trasportata vicino casa di suo fratello, dove ha deciso di andare a vivere. Come in una celebre scena di America Oggi di Altman, solo che in quel caso si trattava solo di mobili, non di un'intera casa. È successo a Sonneberg, una cittadina nell'est della Germania. La moglie dell'uomo aveva chiesto la separazione. E lui ha reagito dividendo con alcuni colpi di sega a motore un casolare di legno dove la coppia andava in estate.

Il prefabbricato, largo otto metri e lungo sei, che i due avevano arredato amorevolmente negli anni felici in uno dei tipici appezzamenti a giardino che sorgono intorno alle città tedesche, è stato così tagliato esattamente in due parti, come ha potuto constatare una pattuglia della polizia mandata a controllare.

«Io in realtà avevo accettato che il casolare ad un piano andasse ad Andreas» ha raccontato l'incredula moglie alla polizia. Il marito carpentiere però ha preferito una salomonica divisione. (da Il Corriere della sera)

PARLIAMONE

IL TRIPLICE MALE DELLA SCUOLA

Non si è nemmeno attenuata l?aggressione all?insegnante d?inglese che i giornali e il telegiornale ci fanno vedere un Preside con una guancia tumefatta: era appena uscito dall?ospedale di sua volontà per non lasciare la scuola in mano ad altri. Era stato malmenato da studenti e genitori.

Intanto il Governo invia una Delega per la definizione delle norme generali sull'istruzione e delle prestazioni in materia di formazione professionale. Un Testo approvato dal Consiglio dei Ministri nella seduta del 14 marzo 2002.

Leggiamolo insieme affinché sia chiaro come, volutamente è stato messo da parte l?insegnamento della conoscenza umanistica di cui andava orgoglioso Giovanni Gentile. Se la ministra Moratti si fosse soffermata a leggere e ?capire? il significato di istruzione designato da Gentile, forse avremmo un?altra scuola.

Invece il Ministro ha rilevato: «Al fine di favorire la crescita della persona umana, nel rispetto dei ritmi dell'età evolutiva, delle differenze e dell'identità di ciascuno e delle scelte educative della famiglia, nell?ambito della cooperazione tra scuola e genitori, in coerenza con il principio d?autonomia delle istituzioni scolastiche e secondo i principi sanciti dalla Costituzione, il Governo è delegato ad emanare entro 24 mesi dalla data d?entrata in vigore della presente legge, nel rispetto delle competenze costituzionali delle regioni e di Comuni e Province, sulle competenze conferite ai diversi soggetti istituzionali, e dell'autonomia delle istituzioni scolastiche, uno o più decreti legislativi per la definizione delle norme generali sull'istruzione e dei livelli essenziali delle prestazioni in materia d?istruzione e formazione professionale».

«Il sistema educativo d?istruzione e di formazione si articola nella scuola dell'infanzia, in un primo ciclo che comprende la scuola primaria e la scuola secondaria di primo grado».

Il ministro non ha tenuto conto che i bambini, troppo coccolati dai genitori perché colpevoli di lavorare e lavorare, le hanno tutte vinte, anche i capricci.

Quindi i bambini giungono alla Scuola Materna con la presunzione del comando: litigano tra loro e i più grandicelli più ferrati nell?asprezza, per averle vinte tutte con i genitori, non reagiscono come bambini ma come esseri antisociale.

Sotto quest?aspetto i primi a peccare sono i genitori che non abituano i figli a vivere in comunione con gli altri. L?Insegnante impotente non può fare altro che prendere nota dell?accaduto senza essere riuscita a far capire a bambini che certi comportamenti non vanno, ma loro si allontanano per continuare a litigare, mentre l?insegnante rimane a bocca aperta e confusa.

In questo modo il suo tempo per l?istruzione vola e i bambini rimangono sempre più ignoranti, perché si rifiutano anche di partecipare ai giochi collettivi che permetterebbero loro di imparare a scrivere qualche parola e a leggerne altre.

Sempre più viziati, perché coccolati e ?spupazzati? ripagandoli del tempo in cui sono vissuti senza averli avuti accanto.

Per la durata di tre anni, in cui avrebbe dovuto «concorrere l'educazione per lo sviluppo affettivo, psicomotorio, cognitivo e sociale promuovendone le potenzialità di relazione, autonomia, creatività, apprendimento, e ad assicurare un'effettiva eguaglianza delle opportunità educative; il comportamento troppo affettivo dei genitori e opposto all?integrazione dell?istruzione; l?insegnante non ha potuto contribuire alla loro formazione integrale e, nella sua autonomia e unitarietà didattica e pedagogica, realizzare la continuità educativa con il complesso dei servizi all'infanzia e con la scuola primaria».

E? questa la frantumazione dell' allargamento dell'offerta formativa e la possibilità di frequenza della scuola dell'infanzia. Ormai impregnati di prepotente ignoranza, ma hanno l?affetto di mamma e di papà, si accingono a camminare verso la scuola secondaria di primo grado della durata di tre anni.

Gli insegnanti dovrebbero lavorare affinché il ragazzo sia teso ad apprendere «il raggiungimento delle strumentalità di base attraverso la frequenza della scuola secondaria di primo grado»

Ecco il disperato inseguimento dei docenti della Scuola secondaria, che per volontà del Ministro della Pubblica Istruzione non può completare, perché è tutto da iniziare, i ragazzi sono tutti bambocci automi che non conoscono le notizie storiche elementari della nostra vita; perché la scuola primaria non ha promosso, nel rispetto delle diversità individuali, lo sviluppo della personalità, e non ha avuto modo di far acquisire e sviluppare le conoscenze e le abilità di base fino alle prime sistemazioni logico critiche, né di fare apprendere i mezzi espressivi, ivi inclusa l'alfabetizzazione in almeno una lingua dell'Unione Europea, ma neanche bene la lingua italiana, né di valorizzare le capacità relazionali e di orientamento nello spazio e nel tempo, di educare ai principi fondamentali della convivenza civile.

La Ministra Moratti avrebbe voluto una scuola tecnica, che non è stato possibile vedere realizzata per l?impossibilità degli insegnanti ad applicarla, poiché i ragazzi non ascoltavano nemmeno per gioco.

Ora attenzione! La tattica che usa il governo è insidiosissima: ha sfilato dal documento Bertagna la faccenda delle venticinque ore obbligatorie (per gli studenti), che avrebbe contribuito fortemente a mobilitare la categoria per le sue implicazioni didattiche e le ricadute sui posti di lavoro. Ma questo "pezzo" non è sparito. La ministra Moratti lo ribadì nell'incontro coi sindacati: ora esso riappare per "decreto" dopo l'approvazione della proposta di legge sui cicli. È una tattica che può fortemente depotenzia la mobilitazione degli insegnanti, perché non si può negare che il doppio canale istruzione-formazione ha un certo consenso. Per questo è importante focalizzare la protesta sulla politica scolastica del governo nel suo insieme, e non sui singoli segmenti, e protestare i genitori affinché non si sentano colpevoli verso i figli e mettano in pratica ciò che essi hanno ricevuto dai loro.

2) continua

LA POESIA DELLA SETTIMANA

L?URLO DELL?ANIMA

di Antonio Gagliardi

Antonio Gagliardi è nato ad Arzano (il paese che ha dato i natali anche ai libri di Marcello D?Orta), il 13 giugno del 1973. Si diploma Perito informatico nel 1992. Dopo aver fatto diversi lavori e aver provato diverse facoltà, oggi lavora a Vignola in provincia di Modena nella scuola statale superiore I. P. C. «Primo Levi», come Assistente Tecnico di laboratorio informatico.

È affascinato dalla mente umana,dalla psicoanalisi,dalla pedagogia e dalla sociologia

La sua adolescenza non è stata fra le migliori. In età adulta ha affrontato, risolvendolo, un serio problema di salute e prova gratitudine per quell?esperienza che ha vissuto. Gli ha cambiato la vita, dice. Afferma che oggi il suo male, è la società. Quella che considera risucchiata dall?economia, quella troppo caotica e brutale, troppi occhi chiusi, troppe bocche di cemento e cuori ricoperti d?asfalto.

L?anima bendata dell?uomo chiuso nell?eterno desiderio d?affermazione orgogliosa e di dominio terrestre, o non piuttosto nel senso umile di ritorno al tessuto umano-divino di quelle domande e di queste richieste? Orgoglio e angoscia: l'insipienza e l'irrazionalità di questa tragica coppia insidiano e compromettono il movimento di crescita dell'umanità sul piano universale e della persona sul piano individuale. L'umanità si è trasformata in una cosa reale, in un organismo vivo. L'abbattimento dei diaframmi fra i popoli, come quello del traforo del Gran San Bernardo fra l'Italia e la Svizzera, è già nelle cose, è nella natura stessa della tecnica, nel suo movimento d?espansione e d?unificazione. La tecnica e la comunicazione di idee, due cose che non soffrono barriere, precedendo e condizionando le stesse formule giuridiche e i calcoli politici, legano i popoli tutti in un anello di destino unico in bene e in male. Per la prima volta nella storia si fa avanti una conseguente problematica universale, che impone sempre più decisamente una grande politica, e non più la politica che rivolge tutta la sua energia «al problema di chi debba compiere e chi subire contraffazioni» suggerisce Huxiey.

«Il cimitero di parole afone» denudano il problema dei paesi sottosviluppati e delle popolazioni sottonutrite, tramonto del colonialismo, crisi delle risorse mondiali e della popolazione mondiale in rapido aumento, problema del lavoro della produzione e del mercato sul piano internazionale, problema della sicurezza di tutte le genti e della pace.

Anche sul piano del singolo, con l'abbattimento delle limitazioni delle forze individuali e con la liberazione dalla servitù del lavoro che abbrutisce, c'è un movimento di crescita, ed è quello della persona umana. Di qualsiasi classe o razza sia, l'uomo viene prendendo coscienza dei suoi diritti e della sua vocazione alla libertà.

L'orgoglio tecnologico che non ammette limiti al potere dell'uomo e che ritiene di trattare e risolvere ogni cosa, anche il problema morale della colpa, e l'angoscia che l?abbandona alle forze irrazionali, sono allo stesso livello. Il loro errore originale è di non aver scoperto nella natura umana un'apertura metafìsica, di averla negata sul piano filosofico come su quello politico e storico. Eppure da una tale scoperta dipende rigorosamente il valore positivo dei concetti di coscienza, di responsabilità, di libertà. Eppure il movimento di crescita dell'unità dei popoli e dell'autonomia della persona umana, non è che una crescita di questi valori positivi, di questa capacità dell'uomo di attuare tutte le possibilità e disposizioni positive del suo essere, nel movimento del nuovo destino dalla Provvidenza assicurategli; affinché si ritrovi e stia sempre nel silenzio, ma grida, invece, con tutta la forza del suo spirito, la denuncia del «peso della falsa morale».

Orgoglio e angoscia non sono fuori di noi. sono in noi. Il dramma è sempre dramma dell'uomo, ed ha un solo scenario, la sua anima. È su questa che per prima agisce la fede, nella sua rivoluzione perenne. Il movimento di crescita dell'uomo moderno non può essere considerato solo come aspirazione alla giustizia sociale e alle libertà politiche; v'è in esso anche un problema di maggiorità che fra l'altro consiste nel maturare l'idea barbarica in una tecnica del dominio e del possesso in quella di una tecnica che aiutandoci a scoprire nel caos il cosmo e a decifrare un ordine essenziale, nel quale ci muoviamo e siamo, e aprendoci all'idea che l'universo è un grande pensiero più che una grande macchina, è anch'essa un'attività dello spirito, chiamata ad aiutare l'uomo nella conquista della libertà di espansione, che soprattutto consiste nel fiorire della vita morale e razionale.

Cosa che avviene, in Antonio Gagliardi, ma non nel segno contraddittorio dell'orgoglio o dell' angoscia, bensì in quello puro della creatività poetica.

Un ricordo amaro, se vogliamo, che non basta a far tacere l?anima dolorante, ma che la spinge ad urlare il suo disappunto, la sua angoscia. Gagliardi accompagna col ricordo e l?insoddisfazione che risveglia in lui. Peccato che il ritmo prosastico assunto, a mano a mano diviene più sfatto e a tratti fa perdere la vibrazione lirica al grido della sua anima. Non so se per l?impossibilità di sentirsi ancora ancorato alla vita, o perché convinto d?essere solo un aggregato sociale, che ritornerà con insistenza dolorosa e drammatica in una lirica, che oltre a denunciare una società indifferente, ne fa una personale tragedia.

LE URLA DELL'ANIMA

di Antonio Gagliardidi Antonio Gagliardi



La mia anima bendata

La mia anima accecata

Due buchi al posto dei miei occhi

Ormai per sempre nel buio

Lingua di marmo

Bocca pietrificata

è il cimitero delle mie parole afone

Ormai per sempre nel silenzio

Piedi uniti

Piedi legati

Piedi spappolati

dal peso della falsa morale

Ormai per sempre senza possibilità di alzarmi

Mani

Mani disperate

Mani tremanti

Mani che rimpiangono d'essere le mie mani

Di un povero pazzo

Di uno stupido idealista

Di uno ucciso dal suono silente

del canto della dea speranza

mai raggiunta.

Rannicchiato lì a terra ad un marciapiede

insieme alla mia anima

Aspetto

Come una foglia d'autunno

che ormai secca

al minimo

alito di vento

aspetta rassegnata

il suo destino

è pronta a frantumarsi.
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carlo
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settimanale di scienze umane anno V n° 0735

dell?Associazione Internazionale Artisti «Poesia della Vita» non profit

presidente Reno Bromuro

FATTI

Nei primi giorni della prossima settimana, sarà ascoltato il direttore di Repubblica Ezio Mauro in merito ai contatti avuti durante il sequestro del giornalista Daniele Mastrogiacomo. Gli inquirenti della Procura di Roma, che indagano sul sequestro, hanno intenzione di verificare tutti i diversi passaggi che hanno portato al rilascio dell'inviato. In quest'ottica, viene confermato a piazzale Clodio, che sarà ascoltato anche il fondatore di Emergency Gino Strada, che ha avuto una parte tanto importante nella trattativa con la formazione taleban che ha tenuto in ostaggio per settimane Mastrogiacomo.

La seconda fase dell'attività istruttoria disposta dal PM Franco Ionta, capo del pool Antiterrorismo della Capitale, inizierà comunque con la audizione di Ezio Mauro. Subito dopo, non appena avrà completamente recuperato, sarà ascoltato ancora lo stesso Mastrogiacomo, per vedere tra l'altro se gli sarà possibile contribuire alla formazione di un possibile identikit dei propri carcerieri. I carabinieri del Ros, intanto, acquisiranno il filmato con cui, il 12 marzo, l'interprete Adjmal Nashkbandi dice di stare bene.

(Apcom Roma 24 marzo 2007)

Quanto mi farebbe piacere ricevere un parere sulle notizie che settimana dopo settimana condivido con voi, me lo date? Ringraziandovi con tutto l?amore che posso, vi abbraccio, Reno

PARLIAMONE

VIAGGIO FANTASIOSO DI UN POETA

Oggi avrei voluto parlarvi, della prigionia del giornalista di Repubblica Daniele Mastrogiacomo iniziando dal giorno del suo rapimento e di tutte le trattative per il suo rilascio: Cinque terroristi tra i più sanguinari e terribili. Almeno così ci hanno raccontato; della sorpresa degli USA (notizia battuta dall?ANSA il 21 marzo u.s.) sorpresi dai termini della liberazione del giornalista ed hanno espresso la loro preoccupazione. L?ANSA lo aveva appreso da una fonte dell'amministrazione Bush non identificata che aveva criticato la liberazione dei cinque Taleban, rilevando che questo metodo può condurre su una strada pericolosa. La protesta è stata espressa ai governi italiano e afgano. Ma il ministro degli esteri italiano ha riferito tutt?altra cosa, perché?

Avrei voluto parlarvi del ritorno della TBC malattia che insieme all?AIDS miete più vite di una falciatrice a motore in un campo di grano; nel mondo ogni anno, ci sono nove milioni di casi di tubercolosi e muoiono due milioni di persone.

Tra questi malati di? ?Mal sottile?, una volta così lo chiamavano, anche in Italia la malattia è presente con quattromila casi l'anno.

Come sappiamo dai libri scritti nell?Ottocento questa è la malattia della povertà e dell'emarginazione sociale.

Avrei voluto commentare insieme a voi la nota battuta dall?Apcom, che riferisce una di quelle notizie che ormai non fanno più impressione:?Edoardo Austoni noto primario di urologia di fama internazionale ferito in un agguato l'anno scorso è stato arrestato dai magistrati di Milano per concussione. L'accusa a carico del primario sarebbe emersa nell'ambito delle indagini sull'agguato, ma gli sono stati concessi gli arresti domiciliari»; che da una diagnosi del rapporto Censis-Ucsi è emerso che gli italiani siamo i più arretrati tra gli europei nell'utilizzo dei media, perché trascorriamo la vita basandola solo su TV, Radio e Cellulari, escludendo giornali, riviste, libri ed internet.

Se dobbiamo credere in Giovan Battista Vico il quale afferma che è il dolore la matrice della Poesia ecco che il poeta affranto da queste notizie dolorosissime, sente l?anima mormorare e si lascia trasportare nella ?stratosfera? del sogno e seguendo le figure create dalla fantasia e narra:

«Nell?immenso Universo esiste un asteroide scoperto (per Camille Flammarion, astronomo francese nato a Montiguy-le-Roi nel 1842 e morto a Juvisy-sur-Orge nel 1925), da Ernesto Cortese nel 1936, per altri sembra sia stato scoperto nel 1932 da Reinmuth a Heidelberg.

L?asteroide in questione cui hanno dato il nome di ?Apollo? possiede la caratteristica di un'orbita tanto eccentrica da avvicinarsi al Sole attraversando quella della Terra e a causa della eccentricità dell'orbita, penetra, al perielio (cioè nel punto dell'orbita di un pianeta, posto alla minima distanza dal Sole contrapponendosi ad afelio, la cui linea congiunge afelio e perielio coincidendo con la linea degli apsidi e perciò con l'asse maggiore dell'orbita stessa), raggiungendo la medesima ellittica della Terra. Quindi anche l?Asteroide ?Apollo? ha il giorno che dura ventiquattro ore, l?anno 365 giorni ed ogni quattro anni ha il suo anno bisestile.

Da qualche tempo, anche se Flammarion aveva già iniziato ad osservarne il fenomeno, lasciando aperta la porta per la continuazione e l?approfondimento dei fenomeni che si sarebbero succeduti nel tempo. Infatti, un anno dopo la scoperta di Apollo ecco quella di Hermes. Ad Hermes seguirono pianetini che hanno quasi la stessa ellittica di Apollo e quindi della Terra, che si chiamano con i nomi degli dei greci più noti e mai con il nome dello scopritore, così vicino ad Apollo ed Hermes si trova Adonis e poco lontano Amor.

Una vecchia teoria afferma che questi pianetini non abbiano mai avuto contatti pacifici, sia per il forte calore del Sole cui sono sottoposti per il variare delle stagioni, sia perché ognuno vuole la supremazia sull?altro; perciò non raggiungono mai una anno completo di Pace.

Hermes è il più battagliero di tutti ed avendo a capo Nedalben, il più ricco tra tutti gli abitanti di Apollo e Adonis messi insieme, ha un proprio esercito di mercenari ben pagati, tra cui anche abitanti di Adonis, Apollo e Amor.

Apollo essendo il più grande e più popoloso, da anni cerca di intervenire ora in favore di Adonis, ora di Amor contro il terribile riccone Nedalben, che ha preso l?abitudine di fare incursioni isolate fino a far saltare abitazioni di Apollo, e inviare mercenari ?Kamikaze? in luoghi sempre affollati come il mercato oppure fermate di autobus, facendo strage di persone innocenti, colpevoli solo di abitare ad Apollo o ad Adonis oppure ad Amor.

Un giorno, il capo dei guerriglieri hermesiani, incontra Erinos, un abitante di Adonis il quale vuole parlare con lui per poi riferire agli apolliani le sue intenzioni, ma è costretto a fare un patto col terribile Nedalben, che come Hitler, un sanguinario del Ventunesimo secolo uccise oltre seimilioni di terrestri perché, secondo lui, non appartenevano alla razza pura, Nedalben vorrebbe fare con le persone pacifiche, perché, secondo lui non hanno fegato per ?pugnare?.

Nedalben: Puoi dire ai tuoi concittadini che allora potrei rallentare le incursioni dei Kamikaze, quando avranno dato la liberta ai miei guerrieri più audaci e di cui posso fidarmi ciecamente.

Erinos: Io te ne dò l?opportunità?

Nedalben: E come?

Erinos: Dai la notizia che sono stato rapito. Se non vuoi dire dalla tua gente di Hermes, dì che sono ospite incatenato degli amoriani e che per la mia libertà devono liberare i tuoi guerrieri più audaci.

Nedalben: Per rapirti è necessario che la tua cattura avvenga pubblicamente?

Erinos: Non c?è problema! Come attraverso la zona sotto la tua giurisdizione, blocchi l?auto e fai prigionieri me il mio autista e l?interprete che mi seguono ovunque.

Nedalben: D?accordo, è una buona idea.

E? così che la notizia del rapimento di Erinos giunge finanche sulla terra, dove, anche qui, da qualche decennio si combattono guerre una dietro l?altra, in un caos di parole: L?America perché vuole portare la pace nel mondo ed è riuscita a convincere anche l?ONU il quale ha obbligato tutte le nazioni a partecipare alla lotta contro chi vorrebbe opprimere la libertà dei terrestri. Adesso la guerra dei pianetini non ci voleva, anche perché l?America non è ancora ben attrezzata per inviare soldati nello spazio a difendere i pianetini più piccoli e combattere la prepotenza degli hermesiani e, soprattutto, non avrebbe saputo come combattere Nedalben, il pazzo omicida.

Nedalben: Stanno facendo un sacco di pubblicità per liberarti, ma non dicono quando libereranno i miei guerrieri.

Erinos: Non preoccuparti dimostra loro che non scherzi. Uccidi qualcuno!

Nedalben: Non saprei chi?

Erinos: Ecco, ho trovato!

Nedalben: Che vuoi dire?

Erinos: Il mio autista, sa tutto di me, è l?unico che potrebbe tradirmi, una volta ritornato ad Apollo.

L?Autista è sgozzato all?istante e la notizia fa rabbrividire non solo gli apolliani, gli amoriani e gli adosiani, ma anche i terrestri che almeno per queste cose sono molto ben attrezzati, ci sono più satelliti terrestri in cielo che pianeti e stelle.

I guerrieri hermesiani prigionieri che si trovavano nelle carceri di Adonis, sono subitamente liberati e due giorni dopo si estende la notizia della liberazione di Erinos, ma non dell?interprete che una volta libero avrebbe potuto ?spiattellare? del complotto, del patto e mettere alla berlina il grande Erinos.

Su Apollo c?è sconcerto: come mai l?interprete è rimasto ancora prigioniero? Per pareggiare il conto e dare certezza di uomo corretto sopravalutando Erinos?»

LA POESIA DELLA SETTIMANA

ANTICO POETA
di Cassandra

Una volta domandai chi si nascondesse dietro lo pseudonimo che ricorda la sfortunata figlia di Priamo; rispose che non era la figlia di Priamo ma le piaceva farsi chiamare Cassandra nata a Treviso nel 1961: «ho conseguito la maturità scientifica, ma purtroppo il sogno di diventare biologa è sfumato presto e mi sono dedicata all'informatica, con discreto successo professionale.

Ancora oggi, infatti, lavoro per un'azienda come analista di sistemi informativi e consulente informatica. Ho fatto teatro amatoriale, ho cantato da mezzo-soprano per vent'anni, amo moltissimo la lirica, ma tutta la musica in genere. Amo gli altri, molto più di me stessa, amo più dare che ricevere, insomma amo».

Colorati fogli bianchi che mettono in luce il crocianesimo con la sua atmosfera intellettuale, di una specie di diffusa ed impalpabile influenza, oppure il desanctisianesimo da cui viene toccata, mantenendosi, però, sempre ad una cauta distanza, intenta prima di tutto a mantenere la propria indipendenza intellettuale e continuare il suo canto senza soccombere né all?uno né all?altro.

Ma vediamo quanto del Croce è entrato nella sua formazione spirituale. A questo riguardo bisogna ricordare prima di tutto, che nelle altre liriche di Cassandra i primi incontri con la filosofia nella poetica, non furono con Croce, o con De Sanctis, oppure con Vico, ma con Bergson e il suo intuizionismo. Ad ogni modo, Cassandra di Croce ha letto, senza dubbio, l? Estetica e «i saggi», sulla Letteratura della Nuova Italia. Successivamente i saggi e le opere che sviluppano la prima Estetica, e che cita: «di poeti andati/dimenticati/da folle ignare e non pensanti».

E? chiara la presenza della lettura del saggio Sul carattere Unico dell'arte e il Breviario d'Estetica, Il carattere di totalità dell'espressione artistica, L'arte come creazione e la creazione come farla. Da queste letture e dalle altre che vengono fuori, leggendo attentamente le sue poesie, non si hanno dubbi su letture approfondite di Ariosto, Shakespeare, Corneille, Poesia e non poesia; Poesia popolare e poesia d'arte, e poi ritornata definitivamente agli scritti crociani di pura teoria, e poi i numerosi di teoria della storia e della vita morale e di storia etico-politica o della filosofia. E? da credere che ella o non li abbia conosciuti, o non vi abbia prestato particolare attenzione, eppure vivono nella sua poesia.

Ovviamente questo non significa un limite, e, peggio, una deficienza, ma uno dei caratteri della sua cultura, straordinariamente libera e spontanea. Non c'è in lei segno o linea di soggezione intellettuale vissuta nel suo tempo, ella assume dal colloquio quotidiano con la cultura, quel che serve al suo naturale bisogno di illuminare se stessa, il che conferisce al suo discorso, sempre pacatamente ma sicuramente critico, un'alta dignità e un'altrettanta autonomia e spregiudicatezza.

Cassandra accetta il concetto dell'arte come intuizione, e accetta subito il principio della autonomia dell'arte, che tiene ben saldo come il concetto, della unità delle arti; ma accetta tutto a suo modo e accoglie l'intuizione, perché,senza avere letto nessun libro di estetica prima di Croce, se non il De Sanctis, a scuola, aveva letto i suoi poeti. Ed tutti concordavano «nel cercare la poesia fuori dell'eloquenza, fuori della retorica, fuori di tutto quello che in una composizione poetica può essere edonistico, discorsivo, decorativo. Da Coleridge a Baudelaire in poi è esistita una concezione della poesia pura che la prima Estetica crociana non contraddiceva esplicitamente». Cioè, accetta la teoria dell'intuitività dell'arte, perché le sembra coincidere con la concezione dell'arte pura dei poeti moderni e contemporanei da Baudelaire a Mallarmé a Valéry, e accetta il principio dell'unità delle arti sulla base di principi puramente empirici o, meglio, di concrete esperienze, fondate sulla sua conoscenza delle varie arti, specialmente la pittura e la musica.

Il che vuol dire che lei rimane estranea a tutto il travaglio del pensiero crociano dal 1902 al 1936 ed oltre. Il carattere empirico e non teoretico dell'accoglimento di questi punti della Estetica appare ancora più evidente, una evidenza solare.

ANTICO POETA



Colorati fogli bianchi

incenerite spoglie

di poeti andati

dimenticati

da folle ignare e non pensanti

ove il tempo fugge

portando via

blande reminiscenze

di ire gioie amori.



Lumi a petrolio

di luce soffusa

testimoni

di matite mai nuove

scultrici degli animi

di perdute battaglie

dove il vinto era il sogno

vincitrice la nuda realtà



Decantate immagini

di corpi fluenti

di casti seni

animatori illusori

dell?alba della vita



Strazianti tramonti

preludio di gelide notti

passate in solitarie soffitte

a meditare sul dramma della vita

accorato richiamo

alla desiderata pace
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settimanale di scienze umane anno V n° 0736

dell?Associazione Internazionale Artisti «Poesia della Vita» non profit

presidente Reno Bromuro

Col capo cosparso di cenere vi chiedo perdono per l'errore di ieri: invece del n° 0736, ovvero questo, ho inviato il n° 0735; posso sperare nel vostro perdono? Intanto vi abbraccio con tutto l'amore che posso, Reno.

Non dico di scrivermi spesso ma di tanto in tanto un salutino mi farebbe tanto,tanto piacere, Grazie

FATTI

BERLUSCONI ?MOLLA? UDC, POI RIMEDIA: CON CASINI SERVE PAZIENZA

Ma non ce l?hanno, sicuramente i dodici boss della ?ndrangheta appartenenti alla cosca di Lamezia Terme; neppure quella decina di mafiosi che sono stati arrestati per gli appalti truccati in Sicilia; come quelle trentatré persone arrestate a Firenze e a Prato, sempre per appalti truccati; oppure le ventitré persone arrestate per estorsioni, traffico d?armi e droga; come non ce l?hanno i familiari dei morti bianchi che sono, dal 1 novembre 2006 ad oggi, ottantacinque.

Il 29 marzo 2007, cioè ieri, è stata una giornata nera, perché in un solo giorno si sono avuti incidenti sul lavoro in molte regioni italiane.

A Trento è morto un boscaiolo e falegname di ventinove anni, travolto da un tronco mentre stava effettuando lavori di disboscamento sopra il paese. Il giovane, trasportato in elicottero già in gravissime condizioni, è deceduto in ospedale nel corso di un intervento chirurgico.

A Pavia è deceduto un operaio albanese di ventisette anni. Il giovane era stato ricoverato dopo essere caduto da una altezza di dieci metri mentre sistemava scatole nella ditta in cui lavorava. La terza vittima, a Messina, un muratore di cinquant?anni, è morto dopo essere caduto dall'impalcatura mentre effettuava lavori in una villetta; sempre in Sicilia, a Siracusa, un operaio di cinquantotto anni, è rimasto ferito alle gambe per la caduta della grù che stava manovrando. A Torre di Mondovì (Cuneo) è avvenuto l'infortunio di un extra comunitario che lavorava nel cantiere di una casa in costruzione; il poveretto ha perso l'equilibrio ed è caduto al suolo provocandosi gravi ferite e fratture. Per soccorrerlo è intervenuto l'Eli-soccorso. A Rovereto un operaio ha subito l'amputazione delle braccia mentre stava manovrando una gru. È stato trasportato in elicottero all'ospedale di Trento dove i medici lo hanno operato per riattaccargli un braccio.

Per evadere dalle disgrazie che ci perseguitano, togliendoci il respiro e, qualche volta, ci fanno venire anche la tachicardia per l?impossibilità di fermarle, rifugiamoci nella lettura di poesie che parlano di vita e con arte perfetta ci abbracciano per farci dimenticare per poco i danni che ci cadono sulle spalle come Manna dal Cielo, sia da Montecitorio sia da Palazzo Madama, dove i signori incollati sulle sedie di finta pelle come loro non pensano alle morti bianche di persone che vogliono solo lavorare e sul lavoro trovano, come abbiamo visto, il traguardo dell?esistenza.

Oggi vi suggerisco la lettura di un libro di poesie per in modo che per qualche ora, perché so che l?evasione che Donatella Maino vi dona con la sua poesia, durerà molto di più.

L?ANGOLO DELLA LETTURA:

UTOPIA ED UCRONIA

NELLA RACCOLTA «IL PESO DEL CIELO»

di Donatella Maino

di Reno Bromuro

«(?)

(Mi piace danzare con la mente,

le parole hanno sapore, respirano,

dai, balliamo un tango di cristallo?)

Però, ci sai fare tu».

E? il grido disperato di un amore non corrisposto, l'angoscia che serra la gola e smorza il grido di dolore; per fortuna avanza l?Utopia che inserisce il senso ucronico, perché dà sfogo alla fantasia affinché l?anima finisca di soffrire e il corpo la smetta di tremare di desiderio. Un desiderio che apre la strada a linee oblique attraverso le quali cerca di sfuggire alla condizione utopistica della propria esistenza aggrappandosi alle apparenze astratte della Poesia, che dà la sensazione e forse la certezza dell'eternità. Inconsapevolmente, forse, la nostra fa scaturire dai suoi versi acqua pura e cristallina, giustamente acqua di montagna, perché cosciente che il nostro è un destino spaziale e temporale.

Non c'è nessun verso che non sia razionalizzato dopo l?abbandono all?Io creativo, perché cosciente che l'indagine sulla poetica moderna definisce la lirica come un?unica creatività che, però, è formata da due forze ben distinte. Donatella Maino accoglie questa doppia realtà e vi si colloca e colloca anche noi lettori, nel suo tempo e nelle sue utopie. Questo atteggiamento, che potrebbe apparire a poetico garantisce la solidità spirituale del suo poetare.

«Dal basso, dove tra le radici

I fiori si disfano, si formano corpi

Con una testa sui due lati?» (Polvere pag. 61)

E il tentativo di sottrarsi e sottrarci all?unità di base dove «i fiori si disfano, per riformarsi in corpi». Questo concetto riporta il pensiero ad una commedia del 1976 in cui le alghe diventano corpi di umanoidi; proietta una forma sensata di realismo sorto per magia della poesia, proprio per esprimere l'impossibilità di porre l?Io creativo al di fuori delle sue condizioni d'esistenza spaziale e temporali, nata da una cosciente utopia anche se si presenta ucronica. Questa concezione ricorda da vicino gli psicologi tedeschi che designano l'io incarnato sotto l'espressione composta e indissolubile di «io-qui-adesso».

Le liriche de ?Il peso del cielo? rappresentano il complesso vitale in cui l'atto con cui accetta ed assume la ricchezza poetica dello spazio vissuto, anche se sembra soffocata tra la liricità pura con intercalate di pensieri utopistici che il più delle volte sono ucronici e quindi solo nozione geometrica dello spazio che si è intimamente mescolata all'immaginazione e alla brillante riabilitazione che Bergson affida alla poesia di vita vissuta, che sembra respingere lo spazio fuori dalla vita.

«Ogni onda regge sulla cresta

un figlio d?amante e la sua lingua

in vertigine buca la membrana

al cuore di Venere.



Ah, il mondo degli interludi

è mare gualcito, aria fibrosa

di poeta straniero che tace:

?sei bella? »

La verità è che lo spazio che il Poeta vive è una grandezza quantitativa ed esteriore a noi, è un intimo modo d'essere della sua poeticità, la sua espansione vissuta interamente dall?interno:

«Non basta più la bellezza di una ruga,

l?abbraccio della spiga al cardo,

l?ultima stella che brucia sul volto,

non basta».

Come si nota dall'esterno c?è un modo di figurarsi un mondo come pura esteriorità e di collocarci al suo fianco; tale modo pone l?utopia in una situazione d'esteriorità alla creatività poetica e al suo sguardo indagatore che afferra il suo visibile ucronico e la poesia, una cosa fra le cose.

Il pregio della creatività poetica di Donatella Maino è la capacità lirica di inserire il lettore dentro i suoi versi musicali perché possa esaminandoli di dentro rivivere con lei le stesse sensazioni, «per indicare la più profonda intuizione spirituale. Il «di dentro» è il luogo interiore dove si unificano l'appartenenza, la padronanza, l'intimità e l'irradiamento. Nel significato completo delle parole, sia dello spazio che della durata, è verità dire: La nostra esistenza partecipa insieme della totalità e dell'angoscia». Ancora una volta, il disprezzo della «materia» appare come un semplice aspetto del rifiuto di vivere le situazioni raccapriccianti del nostro tempo. La realtà ch?ella vive attraverso la poesia è intuizione dello spazio, perciò ?utopistica? e seguendo gli avvenimenti con sincera preoccupazione è la vera conoscenza di sé.

Come un bambino quando è ridotto a preoccupazioni digestive, non possiede altro che uno spazio boccale e ad esso riporta ciò che tocca, recandoselo alla bocca, così la nostra in momenti di abbandono alla vera esistenza si fa coraggio e diventa ucronica, arrecando alle dimensioni dello spazio vissuto il segno dei diversissimi modi d'essere della personalità. Ella, ad esempio, non scorge il suo spazio vivente dal punto di vista di Sirio. Se ne sta nel suo cuore come nel centro d'una sfera, la sfera della sua attività, e tutte le cose si ordinano in circolo attorno a sé. II mondo comincia lì, vicinissimo per la Maino è il centro vero e la fuga nella creatività poetica che è immaginazione vissuta attraverso l?angoscia sua e degli altri.
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settimanale di scienze umane anno V n° 0737

dell?Associazione Internazionale Artisti «Poesia della Vita» non profit

presidente Reno Bromuro

FATTI

BUONA PASQUA E ALLEGRA PASQUETTA

PRODI NON SIAMO ASSENTI

Sul caso Telecom il governo "non è né assente né reticente". Così ha affermato Prodi in una conversazione con il direttore del "Sole 24 ore?. Si augura una soluzione italiana ma rileva che l'ipotesi Mediaset troverebbe ostacoli in un rischio antitrust. La via da seguire resta quella del modello inglese con una società di garanzia per la rete che va considerata un servizio pubblico.

Una cena segreta tra i leader dell'Ulivo convocata da Romano Prodi a Palazzo Chigi per affrontare il nodo delle riforme istituzionali e in particolar modo della legge elettorale. A darne notizia è "Repubblica" secondo cui l'incontro "potrebbe esserci già stasera salvo rinvii della ultim'ora?.

Tragico incidente sul lavoro in una cava in provincia di Sondrio, dove è morto un operaio di 48 anni di Caspoggio (Sondrio). L'uomo era al lavoro con un martello pneumatico e stava perforando un masso di grosse dimensioni,quando all'improvviso ha perso l'equilibrio ed è caduto da un'altezza di circa due metri.

Commozione, saluti e lacrime hanno accompagnato i funerali di Luigi Comencini, scomparso ieri mattina all'età di novant?anni, che si sono svolti nella Chiesa Valdese di Piazza Cavour a Roma, in una città svuotata per le festività di Pasqua e sotto un bel sole primaverile. Sono stati in molti a dare l'ultimo addio al grande maestro della commedia all'italiana: dopo l'omaggio di stamattina alla camera ardente allestita alla Casa del Cinema, dove i politici, da Rutelli a Veltroni, si sono avvicendati ai tantissimi colleghi del regista - tra i tanti i fratelli Taviani a Carlo Lizzani, Francesco Rosi, Paolo Villaggio, Ettore Scola - al funerale e alle esequie nella chiesa valdese iniziata alle quattordici si è radunata una folla più ristretta.

(Notizie ANSA ? Appcom)

PARLIAMONE

IL PIANO DEL MINISTERO DELLA SALUTE INDICA LA VIA PER ?

Questo numero che segna la fine della Settimana Santa, parlerà soltanto dei condannati, a morte certa, dal governo e per lui del Ministro della Salute, che ha tolto la facoltà di curarsi a tutti i malati che hanno necessità di medicinali ?salvavita?. E? accaduto che a chi soffre di ?ulcera gastrica?, o ?duodenale? in stato avanzato gli è stata vietata la possibilità di curarsi. Da una settimana per avere il medicinale adatto al mantenimento, migliorativo o stabile dell?ulcera perforante, si deve pagare un ticket di ? 13,60 (una scatola costa al pubblico ? 23,87), però se si vuole si può sostituire la medicina che fa bene e che da vent?anni mantiene il malato in vita e gli ha evitato emorragie pericolose e non paga un centesimo di ticket; ma per far contenti il governo e il Ministro, accetti i medicinali che hanno la medesima funzione, ma non producono lo stesso effetto accelerando l?accorciamento della vita e l?acuirsi dei dolori:non solo perché non sei riuscito a curarti ma li hai accontentati anche non mangiando perché per tutte le medicine di cui hai bisogno già spendi in farmacia circa ? 125,00 il mese.

Ora se ai 125,00 euro, aggiungi le bollette (telefono, luce e gas), riesci a stare digiuno un mese sì e l?altro ti accontenti; però quanta gioia dai al governo e al ministro.

Dice Ferdinando Russo in una sua poesia:

«'O cuverno 'e Taliane?

Nce ha arredutto pelle e ossa!

Quant'e vuie, eh' 'e guante 'mmane,

se cannassero cu me?

Ah mannaggia Calibarde!

Francischiello, Francischié!»

Ma per nostra disgrazia non abbiamo un ?francischiello? solo; ma su per giù sono almeno trecentosettanta che stanno sempre a litigare fra di loro perché c?è chi vorrebbe la ?patata? meno cotta e chi troppo cotta.

Ecco il motivo per cui non hanno il tempo di seguire il ?Piano Nazionale sulla Salute? formulato dal ministro Livia Turco la quale all?inizio del suo mandato formula la distribuzione aperta della droga leggera, per fortuna rigettata dal TAR; poi predispone «l'obiettivo di ridurre i consumi e prevenire i danni alcolcorrelati», soprattutto per giovani, donne e anziani e stanzia quattro milioni e mezzo di Euro in tre anni; asserendo «La tutela della salute nelle attività sportive e la lotta contro il doping. L?Italia ha fatto molto per la lotta al doping, sia sul piano normativo che su quello dei controlli, della ricerca e della comunicazione. Ma si può fare di più»

Diario delle attività e delle iniziative del Ministro Livia Turco, nel marzo scorso c?è stata la Presentazione dell?indagine Istat realizzata in accordo con il Ministero della Salute e le Regioni su un campione di 60.000 famiglie relativa alla condizione di salute dei cittadini e ricorso ai servizi sanitari, sul tema ?Diritto alla salute. Diritto alla Cittadinanza?

Ma nel caos delle tante iniziative di ogni singolo ministro appartenente a partiti diversi viene fuori solo il ?Rispetto del Diritto alla Cittadinanza?

Così, per rispettare il Diritto di Cittadinanza, si cerca di evitare che i malati si curino applicando il ticket, maggiormente sui medicinali salvavita. In questo modo gli italiani muoiono e gli extra comunitari trovano casa e si sistemano nel nostro Paese. Non crediate che il mio fosse un ragionamento razzista, è forse assolutista, ma di un assolutismo che vuole sulla bilancia della giustizia gli stessi diritti e doveri, gli stessi che «Secondo i dati dell?Organizzazione Mondiale della Sanità che preventiva quasi nove decessi su dieci e oltre il 75% della spesa sanitaria in Europa e in Italia causati da alcune patologie che hanno tra loro un minimo comune denominatore: disturbi cardiovascolari, tumori, diabete, malattie respiratorie croniche, disturbi mentali e muscoloscheletrici; che sono i sei killer più insidiosi per la nostra salute, responsabili del 77% degli anni di vita persi in buona salute ma che, tuttavia,sono ampiamente prevenibili». Questo è il concetto del ministro della salute che afferma che alla base del risparmio sulle spese esorbitanti per i prodotti salvavita.

E? una scusa che porta su una via drastica e quasi ?vendicativa? o comunque di stampo giustizialistico nei confronti dei cittadini malati, che non possono tener conto dei molteplici fattori economici, sociali, mentali, che stanno di solito dietro un comportamento a rischio per la propria salute.

«La sfida è quella di invertire le stesse priorità storiche della medicina, facendo della prevenzione primaria. Oggi sappiamo che molte malattie, mortali o comunque croniche e invalidanti, si possono invece evitare, anche solo cambiando le nostre abitudini. Da qui nasce il nostro programma ?Guadagnare salute? un vero e proprio libro bianco per la promozione di scelte di vita salutari che è frutto del lavoro di ben nove ministeri approvato oggi dal Consiglio dei Ministri».

«Siamo di fronte a un vero programma quadro di iniziative, rileva il Ministro della Salute Livia Turco, azioni, alleanze e di comunicazione diretta ai cittadini, in grado di affrontare in modo globale i quattro grandi fattori di rischio per consentire al Paese di guadagnare salute, aiutando contestualmente la sostenibilità, sia in termini economici sia di efficacia dei propri interventi».

Intanto proprio per guadagnare la salute che ha aumentato i ticket per i salvavita e inserito un ticket per chi è costretto a recarsi al Pronto Soccorso perché il medico di famiglia non è a disposizione del paziente ventiquattro ore su ventiquattro. In questo modo come si può guadagnare salute?

LA POESIA DELLA SETTIMANA

PARLOTTIO DI PASSERI
di Enzo Zito
Enzo Zito aveva iniziato a scrivere solo da un lustro, quando si è trasferito in una stella del firmamento. Una chiamata tardiva, dopo aver lavorato tutta la vita a progettare costruzioni edilizie. Non ha mai frequentato ambienti letterari, ha sempre amato la buona cultura e odiato il mandarinato.
Non ha mai frequentato ambienti letterari forse perché si era venuta a creare una situazione non molto ideale per gli scrittori, per non parlare dei poeti, liberati da troppo pesanti ipoteche in voga, forse squilibrati per la mancanza di punti di riferimento: ignorati dagli editori e da chi naviga svogliatamente in Internet vagliando i siti in parte graditi, ma in ogni caso tali da non fornire un criterio di giudizio. Forse, Enzo Zito, avendo letto che la poesia, in questi ultimi anni, è dispersa, «arrabattata», imbastita e ricucita, ha preferito misurarsi più direttamente con se stesso, ha scelto con maggiore libertà, ha prodotto testi affascinanti e colorici, immaginifici e arricchiti da metafore, valutabili su un metro più ampio che non è quello voluto dalla moda. Visto con quest?ottica ha arricchito la pluralità di segni che il lettore e lo studioso cercano per necessità creativa, o forse per evitare che sfuggano quelle immagini che domani potrebbero essere le stesse che più contano, navigando in un mare aperto in cui non è facile orientarsi subito sui fondali profondi e rovinosi. Così emerge uno stato d?animo motivato l?Enzo Zito della visione-realtà, modello della poetica che vorrebbe nel campo letterario e, forse, per se stesso; per non sentirsi chiuso in un?Arte scatologica.

Il suo particolare classicismo, lo lega ad una filosofia creazionista e finalista:

«? mi teneva/con la sua forza solare/salendo veloce il monte».

Esempio massimo d?oggettivismo e razionalismo poetico da cui egli resta estraneo ai propri problemi, per addentrarsi in quelli del nostro tempo, ad una civiltà oggettivistica e irrazionale perché pone i significati nei fatti e non nelle idee.

La piacevolezza per i contenuti realistici trasfigurati in «Arte maggiore» perché l?«Io creativo» e il «Sé razionale» raggiungono quell?equilibrio che ogni Artista dovrebbe raggiungere, superando la conflittualità degli opposti, per ricevere e? dare il meglio della produzione artistica, appunto, dare al lettore l?Arte maggiore, scevra da contenuti astratti, perché conosce la giusta convinzione: «la poesia si fa con le parole, la musica con le note, la pittura con i colori», e non mettere in ombra ciò che i nostri padri sapevano, cioè che «la poesia non si fa soltanto con i suoni e la pittura non si fa unicamente col disegno e con i colori»

La lirica nell?ultima strofe si appropria del carattere drammatico dell?esperienza e il rendere comunicativo l'io individuale è la rivolta di Zito contro la condizione umana, che è alla base della sua ricerca artistica.

Zito era in conflitto con la sua epoca, la viveva e la soffriva fino in fondo, in quanto la sentiva nella propria individuale specificità che coincide con il puro umano.

E? questo il punto più critico della relazione del Poeta col proprio tempo, la cui accettazione è studio di approfondimento fino alla introspezione della polemica col tema trattato.

PARLOTTIO DI PASSERI
di Enzo Zito

Tace la voce dionisiaca

dell'antico panico dio

che mi teneva

con la sua forza solare

salendo veloce il monte



Ora le mie parole
sanno di nulla

tenue ricordo

di lontana vicinanza



Si perdono nel vento

parlottio all'aurora

di passeri





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supplemento al n° 0743
settimanale di scienze umane
dell?Associazione Internazionale Artisti «Poesia della Vita»
presidente Reno Bromuro
Repertorio n° 3426 ? Raccolta n° 1270 del 29/10/1984 (non profit)


ATTUALITA? (al prossimo numero)
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PARLIAMONE
POESIA, MALE SENZA CONVALESCENZA

Il 3 giugno p.v. alla libreria ?ODRADEK? in Via dei banchi vecchi 57- 00186 Roma ci sarà la premiazione dei ventidue finalisti del Concorso bandito da Oltrepensiero in collaborazione con Prospettiva Editrice e Odradek Libreria, dal tema «Scrivere Oltre il pensiero». L?ingresso è libero: ?Più siamo e meglio stiamo? perciò vi aspetto numerosi anche perché potreste trovare la risposta ai tanti perché che vi siete posti in questi anni, eh sì, ?amici miei, si è sempre pensato, o immaginato, l'intellettuale come un essere fuori dal mondo, nel senso materiale della parola, tutto libri, penna e studio la cui fonte d'ispirazione è intesa di riflesso, poiché i problemi non vengono mai affrontati personalmente.

Jack London è stato uno degli scrittori che ha affrontato la vita e l'ha descritta, nei suoi "Il richiamo della foresta", "Martin Eden" eccetera; ma quanto vi è narrato di vero nei suoi libri? Però abbiamo la vita, quella vera.

Jules Verne nei suoi popolari romanzi d'avventura, in cui sono ingegnosamente anticipate importanti scoperte ed invenzioni del nostro secolo, si dice che non si sia mai allontanato dalla sua città e che il viaggio più lungo che abbia fatto sia di soli venticinque chilometri. Quindi, "20000 Leghe sotto i mari", "II giro del mondo in ottanta giorni" ed altri, sono stati scritti sul Mappamondo, posto al lato sinistro della scrivania.

Oggi con l?avanzare della tecnologia e della divulgazione della Scienza; con l'avvento della liberalizzazione dei programmi radiotelevisivi, (abbiamo dinanzi agli occhi ventiquattro ore di programmi al giorno e possiamo vedere ciò che più ci piace, come ieri leggevamo, ciò che più era di nostro gradimento), non ci soddisfa più il sapere l'intellettuale, un essere fuori dal mondo. Da Hemingway a Moravia, da Pratolini e Bevilacqua, da Altomonte alla Cederna, mai abbiamo saputo l'origine, la nascita, la vita reale, la conduzione della vita stessa, neanche nel misero arco di una giornata, i retroscena che questa esistenza ha generato in uno dei personaggi principali e delle loro storie. Eppure sono definiti, dalla critica ufficiale, scrittori "neorealisti" o "neoveristi".

Per dimostrare che la poesia è un male senza convalescenza non voglio prendere ad esempio uno scrittore noto, né uno dei loro personaggi, sarebbe facile; basterebbe scandagliare in fondo ai retroscena dello scrittore stesso che già sappiamo ?intellettuale puro", quindi digiuno di esperienza diretta di questo o di quell'altro mestiere; tuttavia continuano a presentare i loro personaggi, senza farci sapere se sono nati da madre o dalla mente, (noi sappiamo che sono cerebrali) e loro, quindi, ci danno per scontato, la professione o il mestiere dei personaggi, col solo attributo.

Molto spesso mi sono domandato e continuo a domandarmi, quale fosse l'origine, che mestiere facesse l'autore di "Dallas" che tanto successo riscuote da parte di ogni ceto sociale.

Questo per quanto riguarda gli scrittori affermati; però nell'imperversare inflazionistico del campo librario: troppi editori improvvisati, siamo tutti scrittori; il lettore si è mai domandato come nasce e quanto costi pubblicare un libro (e non parlo solo di fattore materiale) ad uno scrittore contemporaneo, che non è di cassetta? E, come si procura i soldi per stampare i suoi libri? Fanno tutti un altro mestiere, molto spesso sono sarti. L'ago lo permette, vuoi perché è un mestiere creativo per se stesso, vuoi perché la fantasia si fertilizza fra una trapunta del petto e una ribattitura. A mio avviso, il sarto è colui a cui più si addice l'intessitura, la tessitura e lo sviluppo della trama di un romanzo. Se poi è poeta, le poesie gli scaturiscono, come i punti, una dietro l'altra. "Tra un punto di cucito ed una rima/ passo la vita, indifferente al mondo:/ chi mi sa leggere dentro,/ chi può vedermi nel cuore?"

Viene a crearsi cosi, un mondo che pare estraneo al mondo stesso, ma che vi è dentro fino al midollo, per il semplice motivo che sta a contatto col mondo reale, in continuazione: per esigenza di vita.

Quindi prendiamo come soggetto un sarto scrittore, o uno scrittore sarto; come preferite.

Giunge in sartoria un signore (può essere alto o basso, diritto o col corpo deforme), e per il sarto è l'inizio di un romanzo abbinando subitamente: stoffa, disegno, figura del soggetto. Non lo conosce e solo attraverso la sua figura e il colore o il disegno della stoffa, gli sviluppa l'esistenza, il modo di pensare e di agire.

Gli nasce nella mente una bella storia, e per lui è il tormento! Sente l'esigenza di scriverla, ma l'altra esigenza quella di mantenere l'impegno assunto, o solo per sopravvivenza, non glielo permettono. Intanto la storia si è impossessata di lui, fino a farlo sentir male, ma non può scriverla; allora si attacca ad essa, l'ama come una creatura viva, umana; se la culla in seno fino a diventare tuttuno con lei; illudendosi che, appena esaurito l?impegno potrà scriverla. Il vestito è finito. Sta per accingersi a scrivere che sopraggiunge un altro cliente, con un altro taglio di stoffa; è un giovane bello "come un giovane dio" e alla storia originaria se ne aggiunge un' altra; ma come la precedente, destinata a morire prima della nascita. Passano i giorni, i mesi, gli anni! Lui continua a creare e a cullarsi le creature della fantasia fino a sentire la testa scoppiare; deve necessariamente scrivere. Si siede per scrivere, ma la storia (ormai erano diventate cento storie), non c'è più. Rimane la pagina bianca di una vita vissuta di riflesso. Si accorge di non aver vissuto, che la sua esistenza è stata sogno che avrebbe potuto avverarsi, solo che lui avesse avuto la forza di posare l'ago per prendere la penna. Si convince di questo e così fa.

Ruba al sonno le ore per scrivere la sua storia. La fa leggere ai clienti che sorridendo ammettono di riconoscervisi e inizia a pubblicare, spinto dai clienti, magari sono essi stessi che si danno da fare affinché una rivista letteraria la pubblichi. Il suo nome comincia ad essere conosciuto e l'ago e la penna si alternano tra le mani del sarto.

Un giorno entra in sartoria una fanciulla che sembra uscita da un quadro del Tiziano o del Botticelli, ma col volto nostalgicamente romantico, di una donna del De Nittis. Chiede di un "tailleur" e si lascia guidare dal gusto del sarto.

Per giorni non pensa che a quella fanciulla (eppure ne ha cuciti di vestiti per donna!) e al momento di mettere in lavorazione il suo vestito il tempo sembra essersi fermato!

Quando giunge il momento, inizia il canto. Il taglio di stoffa è sul tavolo pronto per ricevere i primi segni di gesso; preso metro e squadra, disegna il rettangolo del dietro della giacca; poi passa al rettangolo del davanti: 41 - 68... e giù le righe di gesso.

Quando giunge al disegno libero della curva viene preso come da uno "strappo" irrefrenabile della fantasia e dal fondo del suo cuore affiora l? eterna malinconia della sua esistenza. Fino ad allora la sua esistenza è stata un buco nero che nella sua fertile immaginazione artistica, riesce a colmare con l'arte quale realtà unica della sua vita; realtà dell'idea della vita che ognuno di noi coltiva e sente che nel divenire dei giorni, va conservando e sviluppa i segni della propria esistenza: segni che sono anche contraddittori, ma che all'uomo sono utili nella lotta per la sopravvivenza.

Quindi se il mondo non ha ordine e se il vivere è una continua rivelazione di contraddizioni, un incrociarsi di ambiguità per cui non riusciamo mai a sapere chi siamo e che per questo motivo scivoliamo sulle nostre emozioni come un battello alla deriva, necessariamente deve controllare la fantasia e ritornare alla realtà della vita.

Si accende una sigaretta, si concentra, e, un segno secco, preciso, senza ripetizione; con mano ferma e decisa traccia le curve dell'incavo del petto al di sopra del seno, la rotondità del seno, l'incavo del sotto seno fino alla vita e la rotondità del bacino. Aspirando la sigaretta guarda soddisfatto l'inizio della sua opera. Prima di prendere le forbici e passare alla seconda fase del lavoro, le sue labbra cominciano a parlare inconsciamente: "Venere m 'innamorai di te/ vedendo il tuo seno spumeggiare/ come la gioia frizzante/ come la gioventù/ solido come la duna del deserto/ terribilmente terribile come il destino".

Le forbici iniziano a mordere la stoffa, costeggiando i segni tracciati e ad ogni ritaglio di tessuto inutilizzabile, mormora un verso. E' cosciente, pur nell? incoscienza dell? ispirazione, che quella fanciulla, è soltanto una bella donna, non per i suoi desideri. Dinanzi agli occhi, la stoffa che ormai ha già, nel tracciato del disegno, le avvisaglie di quello che sarà il "tailleur" finito, diventa un vaso di cristallo che prende il colore degli occhi della fanciulla: azzurro-verde, come un lago alpino.

E il vaso di cristallo a mano a mano che il vestito prende forma: punti lenti, imbastitura, cucitura a mano e a macchina, mezzo punto al bordo dei risvolti... la poesia sgorga, completa di contenuto e di forma.

Ogni volta che il ferro da stiro, accarezza le cuciture per lasciarle ben aperte e le sue dita leggere o forti si muovono come quelle di un ginecologo nell?aiutare la nascita, si aggiunge un verso a quelli già memorizzati.

Il "tailleur" è quasi pronto, un attimo di incertezza, l'entrata della bella fanciulla e la giacca si brucia sulla spalla. Per il sarto è la fine del mondo!

"Il vaso di cristallo azzurro

dove riponevo i miei sogni si è rotto.

Mi chino a raccogliere i cocci le mani

mi tremano ricadono ancora è polvere!

Mi rialzo e colei che me l'aveva regalato

non c'è più: anche lei era solo un sogno!

Nel cielo ogni sera ritrovo i suoi occhi

tra le mille stelle e nelle rose la sua bellezza

e ne gioisco. Ma il vaso di cristallo azzurro

dove riponevo i miei sogni si è rotto

anche lei era solo un sogno."

Questo è solo un esempio di come un sarto riesca a trasformare (e non trasfigurare in questo caso) la realtà in sogno.

La realtà è troppo prosaica, ma nel nostro caso è doveroso vedere come il "tailleur", è diventato un vaso di cristallo; di come i punti lenti sono diventati stelle; il mezzo punto sul bordo del davanti rose, per le infinite punture nel dito indice della mano sinistra; di come, infine, l'imbastitura tolta, prima della stiratura finale, è diventata "i cocci del vaso".

Davanti ai nostri occhi vediamo l'immagine del vaso, e questo è arte! Arte fatta non dall'intellettuale puro, ma dall'intellettuale contemporaneo, che non riesce a pubblicare ciò che cuce con la penna.

Si sposa, non sa niente della vita se non di quella che ha creato per i suoi personaggi; aumentano le esigenze e le storie non possono più prendere forma reale sulla carta, se non sporadicamente e sono più quelle che rimangono nella penna. Ne consegue che le pubblicazioni si diradano.

Giungiamo ai nostri giorni. C'è stato il 1963 e il Convegno di Palermo; nel campo letterario c'è "bagarre" e diatribe violente tra "Novissimi" e avanguardia vera e propria, dispute tra linguaggio parlato, linguaggio aulico e dialetto; crisi della poesia e dei poeti; insomma c'è una gran confusione... Arriva il Sessantotto: c'è il risveglio. Riprende a scrivere, mentre mille problemi lo assillano: la casa, il telefono, il gas, la confezione. Le persone hanno imparato a correre più veloci e preferiscono l'abito già bello e confezionato; l'ago comincia (il suo ago) ad ossidarsi; si consola con la penna, ma la penna non gli permette di comprare il latte per i bambini, di pagare i debiti; in più è nata una nuova società letteraria.

Le riviste per pubblicare una poesia o un racconto non pretendono solo l'abbonamento, vogliono che vengano acquistate un tot numero di copie. Le storie che prima erano pagine bianche, ora riempiono i cassetti fino a non trovare più spazio.

Tra un vestito e l'altro, tra un'ingiunzione di sfratto e lo stacco della luce, decide di raccogliere le cose scritte per fame un libro, ma l'editoria è esosa, i costi sono aumentati e non si bada più tanto al valore artistico-letterario dell'opera, ma alle possibilità economiche. Tutti scrivono di tutto e molti editori (solo alcuni rimangono nel loro cerchio d'insiemi, non permettendo l'entrata ai nuovi autori), pubblicano tutto, in moneta contante. Ci sono, però, due (editori?) che danno illusione; a Siena si accettano cambiali fino a raggiungere il costo, di un "libercolo" di 54 pagine, di lire 20.000 per copia; l'altro, agisce a Roma e stampa solo le copie che si prenotano, minimo 70. Sul mercato librario (quello vero, delle librerie) si trovano sempre i soliti autori, e il libro non si vende. (A tale proposito leggi il mio "Il racket dell'arte e il valore umano della poesia".)

Ma ritorniamo al nostro sarto. La sua opera che è costata ore rubate al sonno, ore rubate agli affetti familiari (forse), allo svago; è destinata a rimanere nel cassetto a ricordo dei suoi errori, perché l'ago non può, anche volendo, correre come la vita, riuscire a soddisfare le esigenze della propria esistenza.

Ma lui continua a scrivere pur sapendo che mai nessuno leggerà i suoi lavori perché il suo male è la poesia e la poesia è un male senza convalescenza.

Forse a quest'ora, in questa notte primaverile, senza un alito di vento, egli è intento a scrivere ripensando a quando, in sere come queste, i figli a letto digiuni, senza neanche un bicchiere di latte, egli, per farli mangiare il giorno successivo, aveva scritto il suo capolavoro, con l'ago, in un vestito indossato da Mastroianni in "Matrimonio all'italiana? o in "I girasoli"; o da Gigi Proietti, all'inizio della sua carriera.

Quanto sarebbe bello se i grandi editori, invece di infilare la solita lettera già prestampata nel manoscritto, cambiando busta, si fossero decisi di leggere quelle cose, valutandole nel giusto merito; chissà! Potremmo leggere qualcosa di nuovo: storie cucite veramente su misura. Sapremmo, finalmente, che anche l'architetto o l'ingegnere, o il dottore, protagonisti della storia sono nati da madre; e il sarto non esclamerebbe:

"? qui, mentre la brezza mi porta

effluvi tetri di sobborghi medito:

un tempo anch?io respirai l'aria pura

di lontane colline verdeggianti di ulivi;

ero fanciullo allora, mi riscaldava la mano di mamma."

Fortuna che c'è sempre un poco di poesia sognante che fa dileguare "l'ago: amaro destino di vita " perché il suo male è senza convalescenza.

Roma 14 agosto 1976

(da Narciso e la totalità dell?esistere e altri saggi) ? Ursini editore Catanzaro)

LA POESIA DELLA SETTIMANA (al prossimo numero)

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Auguro con tutto l'amore che posso che il vostro spirito si senta finalmente libero e che abbiate la forza di squarciare queste spesse mura che ci soffocano, Reno
SOFFOCAMENTO



Squarciate le mura

di questa camera tetra,

spalancate nuovissime finestre

su cieli d?abisso.

Qui non c?è luce, mio Dio,

qui non c?è speranza di luce.

Fate ch?io mi senta

diventato diafano,

datemi, Signore,

l?immenso respiro del Tutto.



RENO BROMURO «...giunge al travaglio dell'espressione artistica solo per interiore coercizione, ne ozi, in effetti, ne facilità di esistenza, ne tranquillità di ambiente sono nella sua vita o vi sono in quantità tale da consentire a lui quegli abbandoni spirituali e verbali che caratterizzano l'arte cosiddetta «fiore di serra». Mancano in questi versi, lacrime di alambicchi: come quelle di un famoso poeta antico, esse sanno d'uomo: «HOMINEM SAPIUNT»

Da «NOTE E MOTIVI» Enzo V. Marmorale
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ATTUALITA?

?A munnezza è oro! (La mondezza è oro)

A Napoli è emergenza rifiuti da tredici anni, da quando è stato creato un commissario per l'emergenza rifiuti. Tanti soldi, nessuna soluzione.

?Il Caso Visco? ? Democrazia in bilico?

«Gravissima prevaricazione che vanifica anche l'appello al dialogo rivolto proprio oggi dal capo dello Stato». Prodi minimizza: ?Ora la maggioranza è più forte?

Dall?ANSA: Sulle scelte del governo si è subito scatenata l'ira delle forze di opposizione. In una nota congiunta di Silvio Berlusconi, Gianfranco Fini, Lorenzo Cesa, Umberto Bossi, a commento dell'esito della vicenda Visco: «La destituzione del generale Speciale da parte del governo è una gravissima prevaricazione e rappresenta un'autentica emergenza democratica che vanifica anche l'appello al dialogo rivolto proprio oggi dal capo dello Stato. E questo alla vigilia della Festa della Repubblica, che è la Giornata delle Forze Armate. Di Fronte a questo fatto, che è di inaudita gravità e senza precedenti nella storia della Repubblica, tutta l'opposizione reagirà con assoluta fermezza».

PRODI minimizza «Scampato pericolo per il governo sul caso Visco? Perché? È forse successo qualcosa?». Così Prodi risponde ai giornalisti nel corso del ricevimento ai giardini del Quirinale per il 2 Giugno ?Festa della Repubblica?. «Mi meraviglio della vostra meraviglia», commenta il premier. Nessun commento sull' «emergenza democratica»: alla frase riportata dai giornalisti il premier ha replicato con un'alzata di spalle.

?Allarme salute!? «Avevo paura di morire in Italia. Scusate»

Andrew Speaker affetto da grave forma di tbc, nonostante l'ordine arrivato dagli Usa, non sì è consegnato alle autorità italiane. Da New York ha chiesto scusa, Andrew Speaker, l?avvocato di Atlanta affetto da una grave tubercolosi, resistentissima ai farmaci, che ha scatenato un?allerta sanitaria internazionale con la sua luna di miele in Italia. «Chiedo scusa a tutti per la preoccupazione e le sofferenze che ho causato» ha detto in una intervista in esclusiva con l?emittente americana Abc dalla sua stanza d?ospedale a Denver.

PARLIAMONE

IL PREMIO ARTISTICO LETTERARIO

Il numero 0744 della scorsa settimana scrivevo: ?Nel prossimo numero vi saprò dire chi ha vinto la rassegna e come si sono piazzati i miei piccoli grandi geni: Maria Daniela Giannotta, Alessandro Praticò, Alice Giacon e Lorenzo Cosimi nel ruolo di Carlo Magno?.

Vi parlai anche, se ricordo bene (visto che con tutti gli allenamenti mnemonici che faccio la memoria si ferma ai vent?anni e per ritrovarla dal ventunesimo anno in poi che fatica faccio!), dell?unico spettacolo che ero riuscito a vedere: bellissimo fino alla prima morte sulle strade per colpa dell?inquinamento musicale delle discoteche; poi non capisco perché l?insegnante che aveva guidato gli alunni e, ovviamente diretto lo spettacolo, aveva ripetuto per cinque volte il finale rovinando tutto; e, conoscendo la mentalità scolastica ancora ramificata all?istruzione soggettiva per niente allargata che vuole gli alunni marionette e non creativi, già immaginai come sarebbe andata. Ma andiamo con ordine. Dopo una settimana non eravamo riusciti ad avere un comunicato che ci permettesse di sapere, se non altro in qualità di concorrenti, l?andamento degli altri gruppi partecipanti alla maratona teatrale, ideata e portata avanti con amore e dedizione completa dal Prof. Bernardo Giovannone, Dirigente Scolastico di Castrocielo. Dopo una telefonata finalmente mi è stato inviato un comunicato stampa che già conoscevo perché tutto scaturiva dalla spazio delle righe del bando.

«La Giuria era costituita da elementi che rappresentavano tutte le componenti della Scuola: il Dirigente scolastico, prof. Luigi Mastropietro, la prof.ssa di Educazione. Musicale, Virginia De Filippis, l?insegnante di Scuola Primaria, Clara Di Folco, l?insegnante di Scuola Primaria in pensione, Giovanni Gemmiti, l?esperto teatrale e di regia sig. Walter Tulli, la studentessa del DAMS sig.na Simona Mirante, sei alunni della scuola Secondaria di 1°, tre alunni della scuola Primaria. Così si è espressa: «La qualità dei lavori presentati è stato molto apprezzato sia dal pubblico che dagli esperti, ha assegnato il Primo premio ex aequo (200,00 ? a testa) a ?Pirati? della Scuola Media Statale ?Camillo Corradini? di Avezzano (Aquila) classe III D, perché ?Lo spettacolo con una messa in scena incisiva e coinvolgente induce a ricercare, in una società sempre più materialista, il sogno come speranza; non i sogni notturni che la memoria confonde, ma i sogni fatti ad occhi aperti, quelli che in un solo attimo di quiete svelano il mistero dei nostri desideri e raccontano la favola di cui dovremmo essere protagonisti?; a ?Come muro? (di cui vi ho ampiamente parlato) dell?Istituto Comprensivo di Alvito (FR) perché ?La scrittura teatrale e la messa in scena evocano il dolore e le sue nefaste conseguenze che ricadono allorquando l?indifferenza non ci porta a considerare il bene più prezioso che abbiamo, ossia la vita, dispersa, spesso, nelle mancanze del suo reale significato?

Il secondo premio è stato assegnato all?opera: ?Amico Bosco? rappresentato dalla 1° classe del Circolo didattico Roccasecca (FR), con la seguente motivazione:

?Nella messa in scena sono evidenti la spontaneità e l?immediatezza recitativa con le quali i bambini della Scuola Primaria di Roccasecca hanno sollevato un tema di grande attualità, spingendo tutti noi ad una attenta riflessione?

Sono stati assegnati premi speciali a ?Le avventure di Spulcio? dell? Istituto comprensivo di Aquino (FR) con la motivazione: ?Lo spettacolo e la sua messa in scena hanno testimoniato una progettualità tesa verso il coinvolgimento di tutti gli alunni della scuola, restituendo così al teatro una delle sue caratteristiche peculiari, ossia il relazionarsi? e a ?Il morto sta bene in salute? della Scuola Media di Agropoli (SA) con la motivazione: ?Spettacolo di grande tessitura che si inserisce nella grande tradizione del teatro partenopeo?.

Ora che a Castrocielo il ?dado è tratto? auguriamo al Prof. Giovannone lunga vita e occhi aperti per le prossime edizioni se vuole che la ?Sua Creatura? meravigliosa rimanga in salute e vispamente viva come lo è stata per le edizioni di Isola del Liri e di Arpino dove il teatro era portato al mare dal Fiume Liri e cantava per le strade; le mura della patria di Cicerone plaudivano l?iniziativa e la riuscita della partecipazione di opere che hanno lasciato il segno e che ho visto riprodotte.

Ed ora passiamo ai Premi altisonanti della cultura italica:

Premio Internazionale Fregene 2007 XXIX Edizione, vi avrei voluto partecipare con il mio romanzo appena uscito, per i tipi della Edarc ?Le ali dell?anima? avendo letto l?articolo 3 che recita ?Gli Autori o gli Editori che intendano partecipare devono far pervenire 15 copie dell'Opera entro il 31 maggio 2007?. Da che mondo è mondo la scadenza è stata sempre la validità del timbro postale, la direzione del ?Premio Fregene? mi ha rifiutato la partecipazione perché l?opera sarebbe dovuta giungere materialmente il 31 maggio, ed io avrei potuto inviarla solo il mattino del 31 maggio. E la comprensione deriva dal fatto che il libro non era edito da una famosissima casa editrice. Letto anche i nomi della giuria mi è stato tutto chiaro: la strada per il successo è chiusa per gli esordienti e ne dà conferma un altro Premio Letterario che scade il 25 giugno, nel cui bando si legge, tra l?altro: ?la casa editrice seleziona opere letterarie inedite per la pubblicazione?.

Mentre il «PREMIO LETTERARIO INTERNAZIONALE ?ELSA MORANTE? PER INEDITI ? VIII EDIZIONE» ? organizzato da Proposte Editoriali e da ?Tam Tam che scade il 31 luglio 2007 di cui ho fatto parte della giuria per tre anni, quest?anno si svolge sotto il Patrocinio del Comune di Roma, era ora! Ci sono persone in giuria, almeno la maggioranza, che danno fiducia. Al concorso si partecipa con opere inedite. Sono considerate inedite anche opere pubblicate su giornali o riviste. Si può partecipare a più sezioni contemporaneamente, con una sola opera per sezione.

SEZIONE POESIA: Una raccolta di poesie che non superi le 48 pagine. La quota d?iscrizione è di ? 20. - Una poesia singola (per pubblicazione su antologia) che non superi le 30 righe. La quota d?iscrizione è di ? 15.

SEZIONE NARRATIVA: Un romanzo, anche ?di genere?, che non superi le 230 pagine, la quota d?iscrizione è di ? 30. Una raccolta di racconti, anche ?di genere?, ma dello stesso genere per ogni raccolta, comprese le fiabe, che non superi le 120 pagine. La quota d?iscrizione è di ? 20. Un racconto singolo di qualsiasi genere narrativo, che non superi le 10 pagine. La quota d?iscrizione è di ? 15.

SEZIONE TEATRO: Un atto unico edito o inedito, ma comunque non ancora rappresentato in spazi teatrali; il testo deve essere in lingua italiana e sono esclusi i testi dialettali: l?atto unico deve prevedere una durata minima di 30 minuti e massima di 60 in termini di rappresentazione teatrale. Il premio per questa sezione consiste in una targa ricordo che sarà consegnata ai primi tre classificati. La quota di partecipazione è di ? 25. L'atto unico vincitore verrà rappresentato, almeno in parte, durante la cerimonia di premiazione.

Spedire 3 copie per ciascuna opera, con nome, cognome, indirizzo, numero di telefono, eventuale fax e indirizzo telematico, a PROPOSTE EDITORIALI ? c.a. Valeria Borgia Arca ? Via Manfredi Azzarita 185 - 00189 Roma. Le quote d?iscrizione sono da inviare esclusivamente a mezzo c/c postale, sul numero 19280015, intestato a Valeria Borgia ? Roma, indicando sul bollettino, la causale del versamento e allegare copia del versamento effettuato all?opera inviata.

La cerimonia di premiazione si svolgerà a Roma entro novembre 2007.

Domani, domenica 3 giugno 2007 alle ore 18,30 si conclude alla Libreria Odradek in via dei Banchi Vecchi, 57; la Prima Edizione del Concorso ?PREMIO LETTERARIO GIORNALISTICO- SCRIVERE OLTREPENSIERO? a cui interverrà:Ilaria Giovinazzo, ideatrice del concorso; Giulio Carra, direttore del quotidiano on-line ?Oltrepensiero? e sostenitore del concorso; Andrea Giannasi, direttore di Prospettiva rivista e Casa Editrice. L'attrice Francesca Biagiola leggerà alcune pagine delle opere premiate e il cantautore Carmine Torchia, che oltre al cantare, regalerà agli intervenuti il suo ultimo CD.

Io ci sarò e voi? Vi aspetto, per stringervi tutti in un abbraccio fraterno con tutto l?amore che posso.

LA POESIA DELLA SETTIMANA

PRIMAVERA ITALIANA

di Mihai Mircea Butcovan

Mihai Mircea Butcovan, è nato a Oradea, Transilvania, Romania, è in Italia dal 1991, per gli studi di Teologia e di Pedagogia, che sono rimasti incompiuti per difficoltà economiche; ed ora anche di sociologia, ma ha continuato a fare l?«Osservatore Romeno» in proprio. Le sue poesie sono una sorta di appunti, cronaca di una singolare esperienza di immigrazione.

Una volta,accennando ai giudizi pronunciati da certi scrittori intorno al divino poeta, affermai che Lamartine, parlando di Dante, lo aveva chiamato poeta municipale, asserendo che la Divina Commedia non era nient'altro che un po' di cronaca rimata delle piccole vicende di una repubblica italiana del Medio Evo. Lo feci allora, e lo ripeto ora al poeta francese che, prima di tutto, Firenze alla fine del Duecento e al principio del Trecento non era una piccola trascurabile repubblica italiana, ma uno degli stati culturalmente, civilmente ed economicamente più progrediti di tutta l'Europa. Quando Dante scriveva, i mercanti fiorentini avevano invaso ogni piazza dell?Europa occidentale e il fiorino di Firenze era moneta corrente in tutte le nazioni cristiane. In secondo luogo, ribatto ancora al Lamartine che il canto Ventesimo del Purgatorio dimostra un Dante non preoccupato solo delle rivalità interne della sua Firenze, ma di tutta la grande politica italiana ed europea di allora, nel gioco della quale la Casa di Francia occupava un posto di eccezionale importanza.

Mihai, che amaramente afferma di fare l?Osservatore Romeno vorrei ricordasse quanto Dante soffrisse, in conseguenza della politica menzognera di Carlo di Valois, fratello del re di Francia, mandato come paciere nel 1301 da papa Bonifacio VIII si rivelò sfacciatamente sostenitore della minoranza Nera, e fautore della restaurazione elettiva del potere imperiale in Italia cui si opponevano i Guelfi sostenuti dalla forza militare dei Francesi angioini padroni del Regno di Napoli. Gravissima per Dante l'indegnità morale di quei principi di cui uno, Carlo II d'Angiò, vendette la sua figliuola per danaro al marchese d'Este; un altro, Carlo di Valois detto il Senza Terra, mandato a Firenze per portarvi la pace, vi portò il tradimento e la distruzione e un terzo, Filippo il Bello, che sedeva sul trono francese quando Dante scrisse questi versi, aveva per cupidigia abolito l'ordine dei Templari, facendo morire il Gran Maestro con un giudizio infame; e prima aveva osato alzare la mano sacrilega sullo stesso papa Bonifacio VIII.

Mihai descrive la primavera come una stagione uguale alle altre e subito dopo asserisce che è la più bella: la contraddizione tra l?«Io creativo» e il «Sé razionale» rispecchia inesorabilmente il controsenso della sua affermazione; però non credo che in questa lirica egli voglia essere la presenza di un versificatore infatuato delle piccole vicende delle stagioni.

Colui che parla della nostra Terra e di noi, con ironia, forse più con sarcasmo che ironia, non ha capito ancora, eppure è tra noi da quindici anni, che siamo passionali ed essendo tali mettiamo sempre tanta passione e un cuore di largo respiro in tutte le manifestazioni che l?occhio umano possa abbracciare, non dimenticando, anzi, tenendole care nella memoria, per essere testimone di tutta la storia del proprio tempo e tutte le vicende le giudica dal suo punto di vista, secondo quel che gli suggerisce la coscienza.

Dalla lettura di questi versi di Mihai la figura del poeta esce quasi ingigantita, per la trasfigurazione dei fatti al servizio delle sue idee. Quei giudizi che egli pronuncia hanno risentimento, e rancore per qualcosa che avrebbe dovuto essere solenne e invece è solo un momento quasi apocalittico.

La poesia è eterna. Il poeta è sicuro di ciò, perché sa che l'animo umano si esalta nella lettura dei poeti e perciò i popoli conservano le loro opere con religiosa cura, come documenti della loro stessa vita. Nulla rimane dell'antica Troia e i popoli che l'abitarono furono distrutti o scomparvero senza lasciar discendenza; ma sopravvivono i versi di Omero che ha eternato con la storia di quella guerra anche se stesso. E' ciò che dice pure Foscolo nei Sepolcri: di Troia sono scomparse perfino le tombe: resta l'opera del cieco divino sorta fra le tombe. La latinità vive oggi non solo nel Diritto, ma forse anche in modo più fascinatore per l'animo umano, nei versi di Virgilio, Catullo, Orazio, nomi che durano e dureranno circondati da una gloria che non può venir meno perché la poesia parla alla fantasia e al cuore, a quanto cioè di più alto e di più sensibile vive nell'animo umano da quando Adamo comparve sulla faccia della terra. Dante, Petrarca, Boccaccio vivono sempre di un'esistenza che non verrà mai meno finché durerà la lingua italiana. Vivranno sempre fino a quando l?uomo avrà memoria e ricorderà di essere stato testimone del suo tempo, come Mihai vorrebbe fosse.

E la «Primavera Italiana», è una luce che non può spegnersi, perché è lo splendore del vero, è l'espressione più cara e più universale dell'attività dello Universo. Il danaro non è tutto, e il suo valore è solo contingente: da l'utile, ma non il bene, il bello. La poesia, la musica, le arti del colore e del disegno danno momenti di gioia disinteressata e appunto per questo pura, libera da scorie e perciò destinata all'eternità.

PRIMAVERA ITALIANA

ad Alfredo e Rachele, perché hanno creduto in me

di Mihai Mircea Butcovan

Una stagione come tante altre

La stessa ma più bella
Forse perché l?ultima

Sole mediterraneo

Processi di beatificazione al traguardo

E feste nazionali

Bilancio inopportuno di

Una coscienza in manette

Un prigioniero del proprio passato

Uno schiavo ribelle, rivoluzionario

Controcorrente, negativo

Recalcitrante, comunista

Cristiano, eccetera.



Eccetera vuol dire che ho fatto di tutto

Per non essere questo o quello

E quando non facevo questo ero quello

Così la mia mente si chiede dove

È morto nessuno in me

Sono vivo ma sogno

Meglio un morto sveglio



«quando batte un chiodo soffia sempre il vento»?

diceva suo padre e lui imparava da solo



non cadono più le foglie

ma nascono altre.

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le news di Reno Bromuro e "IL BARICENTRO"

Messaggio da carlo »

anno V n° 0747 del 18 ? 24 giugno 2007
settimanale di scienze umane
dell?Associazione Internazionale Artisti «Poesia della Vita»
presidente Reno Bromuro
Repertorio n° 3426 ? Raccolta n° 1270 del 29/10/1984 (non profit)



ATTUALITA?

RISPARMIARE ENERGIA

A volte è una questione di semplice buon senso, altre proprio non le potevi immaginare. Come nel caso della televisione in stand by, che fa aumentare sensibilmente il consumo energetico domestico. Allora qualche piccolo suggerimento per diventare consapevoli di comportamenti che nuocciono all'ambiente e... alla nostra bolletta.

Risparmiare su elettricità, acqua e detersivi con un duplice scopo: tagliare i costi della bolletta in un anno che si preannuncia infuocato per i consumi energetici e preservare l'ambiente. Perché meno elettricità significa meno petrolio e meno carbone, ovvero aria, mari e terra più puliti.

A Mestre una tromba d?aria sul festival rock ha fatto otto feriti. Una violenta grandinata ha fatto crollare alcune torri delle luci di un palco dell'Heineken Jammin. Panico, ambulanze sul posto: ragazzi feriti alle gambe e alla testa.

A Lima sembra che la società abbia ottenuto regolari permessi per iniziare i lavori ma si avvistano guai per la società telefonica messicana; perché i suoi cavi a fibra ottica, sistemati in un antico cimitero del Perù, avrebbero srotolato le bende di mummie millenarie. Secondo Alfredo Gonzeles, direttore nella regione di Ica dell'Istituto Nazionale per la Cultura, la denuncia è stata sporta ieri. Telefonos de Mexico (Telmex) potrebbe esser costretta a sborsare un bel gruzzolo. Oppure ad assicurare gratis lavori di pubblica utilità nella zona archeologica. Spetterà ai magistrati stabilire se è stata l'incuria o il dolo a danneggiare una superficie di circa 200 metri quadrati. Il cimitero custodisce testimonianze importanti, relative a una cultura preincaica che si sviluppò tra il settimo e il primo secolo avanti Cristo. Ingegni multiformi e tanta fantasia, i Paracas. Lungo la costa meridionale del Perù erano noti per lavori in lana dai mille colori. Due anni fa, non lontano dalla zona dove Telmex ha iniziato i lavori, sono state ritrovate circa cinquanta figure gigantesche conficcate nel terreno. Rappresentano uomini, uccelli, scimmie e varie specie di felini.

IL GIOCO E IL DISEGNO DEFINITI LINGUAGGIO COMUNE

Gioco e disegno sono il linguaggio comune di tutti i bambini, di ogni condizione, paese e lingua. Il progetto si propone di dare voce ed eco a questo linguaggio, raccogliendo in ogni ospedale di Emergency i disegni e le storie di bambini e bambine ricoverati, per poi proporre ad artisti di rilievo internazionale di reinterpretarli con la loro sensibilità ed il loro stile in un'opera nuova. Con questi lavori sarà poi allestita una mostra internazionale itinerante, che comprenderà i disegni dei bambini e le creazioni che gli artisti ne hanno tratto.

Disegni saranno presentati in anteprima alla Fondazione Mudima di via Tadino 26, Vauro Senesi, illustreranno l'iniziativa al pubblico milanese e presenteranno alcune delle clip girate con i bimbi-disegnatori ricoverati nei vari ospedali in giro per il mondo. Interverranno tra gli altri il regista e scrittore Moni Ovadia e Loris Mazzetti, caporedattore di Rotocalco televisivo, il programma Rai condotto da Enzo Biagi.

Vincite oltre la media sulla ruota di Napoli. Sul compartimento campano vinti 3,3 milioni di euro, pari al 20,2% del totale vincite (16,3 milioni di euro). Seconda ruota per vincite Bari, con 1,3 milioni di euro distribuiti pari al 7,9% del totale. Sul terzo gradino del podio la ruota di Roma, con 1 milione di euro vinto pari al 6,25% del totale. (fonte: Agipronews e Apcom)







PARLIAMONE

Miei cari,cari, carissimi amici, specialmente i giovani che non riescono a trovare uno sbocco per far conoscere le loro opere, costretti a restringere il cerchio ad un gruppo di amici intimi; voglio raccontare una storia che, dopo anni, mi ha fatto sbellicare dalle risate.

L?altra mattina montato in macchina di buon?ora perché ormai appartengo alla categoria degli automobilisti che vanno controcorrente, cioè marciano a sessanta, massimo ottanta chilometri l?ora e che si prendono certe strombettate e? ?stàttene a casa rincoglionito!? che stendo a credere che ?quelle parole? siano dirette a me e mi avvio verso Frascati per consegnare le dodici copie del libro per saggiare la verità di questo Premio che resiste da quarantasette anni e che, alla sua nascita fece alquanto scalpore, per l?originalità e le intenzioni.

Era il 1959, il vino di Frascati e rinomato in tutto il mondo, quasi come il Chianti, un gruppo di poeti: Giorgio Caproni, Alberto Bevilacqua, Elio Filippo Accrocca, Massimo Grillandi, Ugo Reale, Lamberto Santilli, Antonio Seccareccia e Franco Simongini, con l?intenzione di premiare l'autore di una raccolta di poesie edita nel biennio precedente.

Fino al 1973 la peculiarità della manifestazione era di dare al vincitore, autore di una poesia che decantava la bontà del nettare di Bacco, una botte del rinomato vino della cittadina. Da qui l'originale denominazione di ?Premio di poesia botte di Frascati?.

Dall?anno successivo il campo è stato allargato a tutta la produzione letteraria contemporanea italiana, sostituendo il premio in natura con una somma di denaro di valore corrispondente, ad una botte di vino, ammettendo alla partecipazione non più poesie isolate ma solo raccolte, intitolando la manifestazione ?Premio nazionale di poesia Frascati?.

Nel 1995 è stata istituita la sezione giovani, intitolata a Italo Alighiero Chiusano, con l'intenzione di premiare una raccolta edita nel biennio precedente di un poeta al di sotto dei 40 anni di età. Dall'edizione del 1996 è stata ripristinata, accanto all'assegno, la tradizione del premio in natura, conferendo ai vincitori anche una riserva di pregiato vino Doc del ?Consorzio tutela denominazione Frascati?. Nel 1999 è stato istituito il premio europeo, per poeti di Frascati e delle città europee ad essa gemellate, ?Antonio Seccareccia?, intitolato a uno dei fondatori, al quale ha dato il proprio contributo organizzativo fino alla sua scomparsa.

Quindi, dicevo, come Dio volle giunsi a Frascati e non conoscendo bene la cittadina mi fermai al primo parcheggio che incontrai sulla mia strada. Ma quando domandai dove fosse la Biblioteca del Comune, un automobilista generoso, si offerse per accompagnarmi almeno per un pezzo di strada. Mi fece scendere in piazza e dopo aver salito scale e scale, percependo la sensazione di salire in Paradiso, giunsi al municipio dove, all?ufficio protocollo non vollero accettare il pacco. Con il peso in mano? eh sì, amici miei, la cultura pesa prima di scriverla dopo averla scritta e pesa ancora di più quando leggi; mi feci quasi mille metri arrancando in salita come ?il Sarchiapone di Totò? e mi sembrava che da un momento all?altro sarebbe giunta la voce del Principe che ridendo sghignazzava: ?Ma guarda ?nu poco, adesso che si era tolto il vizio di mangiare?? tanto mi mancava il respiro. Non conoscevo la storia di questo premio letterario tanto prestigioso da vivere per quarantasette anni senza intoppi.

Un poco per curiosità un poco per rilassarmi, una volta ritornato a casa vado a leggere la storia del premio e quando vedo che la Prima Edizione è vinta da uno dei fondatori mi cadono le braccia. Addirittura mi arrabbio con me stesso perché avrei voluto avere la forza necessaria di ritornare a Frascati e riprendermi i libri, tanto che partecipo a fare?

La prima edizione uno dei fondatori si è assegnato il primo premio, ovviamente d?accordo con gli altri ideatori. Dal 1974 nella graduatoria formata dall?albo storico del premio, si trovano per le tre edizione che partono dal 1974, tutti poeti editi da Mondatori. Nel 1982 ritroviamo vincitore del Primo Premio l?ideatore: lo stesso che vinse la Prima Edizione del 1959.

Sono sconcertato, avvilito, inutilmente vivo. Eppure queste cose le sapevo già. Le ho denunciate migliaia di volte, forse la sofferenza maggiore mi attanaglia proprio perché una settimana prima avevo vissuto lo svolgimento di un premio letterario che odorava di ?Pulito?, tanto che ebbi la sensazione che fosse uno dei premi che ho fondato e bandito.

Ma ecco, però, che come dicono a Napoli: ??a copp??o cuotte miette acqua vullente!?, giunge un e-mail di Eleonora Ruffo Giordani, che ci propone un premio che riporta a galla alcuni miei articoli dal 1973, al 2004. Ricordate? ?Il genocidio dell?Arte ? Artisti al bivio? "Perché non si legge poesia?? ?Lettera aperta ad un giovane o comunque nuovo poeta?,?Dove vai, Poesia?? ?L'industria del Premio Letterario - ora sono gli artisti che sovvenzionano i premi?.

E, infatti, nel bando del Premio, che ci suggerisce la Ruffo Giordani, l?ideatore punta proprio sulla sovvenzione dei partecipanti, ma leggete:

«Il prossimo 25 giugno è il termine ultimo per inviare le opere. Disposizioni di partecipazione:

Sez. Narrativa ? inviare 1 racconto Max 7 cartelle formato A4.

Sez. Poesia ? inviare 1 poesia Max 35 versi.

Sez. Autori Stranieri: Inviare le opere di Narrativa e/o Poesia, assolutamente con traduzione in Italiano.

Sez. Autori già premiati: Vi partecipano gli autori che hanno conseguito dal 1° al 3° premio in altri concorsi Letterari, allegando doc. del premio già ricevuto.

Tutti gli Autori dovranno inviare:Quattro copie dei lavori firmandone una sola, dichiarando l?autenticità, includendo le generalità complete, e l?autorizzazione al trattamento dei dati personali, inviando una foto colore, l?iscrizione e i lavori anche via e-mail.

I partecipanti tutti, dovranno allegare un contributo di 15,00 (quindici euro) a sezione, per spese di segreteria, e due affrancature di posta prioritaria.(?)

L'importo dovrà pervenire in contanti? Scadenza degli invii 25 Giugno 2007.

I lavori finalisti, quelli con maggiore punteggio, e le classifiche saranno pubblicati nel sito del premio, e in un?Antologia pubblicata e distribuita gratuitamente in tutta Europa»

Com?è che non ridete? Scrivetemi fatemi sapere il vostro parere che, lo sapete, tengo a voi più del Premio Nobel. Chi di voi vuole rinfrescarsi la memoria me lo dicesse che gli invio l?articolo. No, non gli/le faccio comprare il libro di saggi. ?L'industria del Premio Letterario - ora sono gli artisti che sovvenzionano i premi?.

Un forte abbraccio fraterno con tutto l?amore che posso, Reno Bromuro

IL LIBRO DELLA SETTIMANA

SE NON L?AVETE LETTO LEGGETELO E ASSEGNATEGLI UN VOTO DA 0 A 10

«Nostalgia» Kimerik Edizioni

Daniela Costantini, vive a Roma, dove è nata. Divide il suo tempo, tra ufficio, casa, famiglia, le sue passioni: il nipotino Nicola. Trascorre molte ore a leggere Prévèrt, Neruda, Gibran, De Mello e altri, compreso qualche contemporaneo che ha inserito, affettuosamente, perché le piacciono le poesie nel suo sito Ha iniziato a scrivere poesie per ritrovare il valore della famiglia.

Daniela Costantini, nel suo mondo poetico raggruppa poesie «Intimiste», perché analizza i significativi mutamenti della testimonianza della vita affettiva, considerati nel passaggio dal mondo antico, attraverso le teorie del diritto dell?amore universale e naturale, degli affetti tra uomo e uomo, tra uomo e famiglia, ormai sorpassati. Ella con sentimento mette a fuoco le differenze, attribuite all'atto del «provare un fatto» dinanzi a questa società che oggi popola il mondo, connesse alla frattura introdotta dalla Rivelazione poetica. Le violenze inquisitorie, che solo oggi possono apparire tali, sono legate ad una visione della natura umana fondata sul postulato personalistico dell'immortalità dell?anima, come afferma Santo Agostino, oppure sul dualismo delle sostanze, anima e corpo, come sottolinea Cartesio. Parafrasando l'adagio delle «Meditazioni della natura offesa» s?indirizza alla comprensione del senso attuale di quegli eventi, coglibili, in prospettiva, dallo sguardo critico sia dello storico, sia dall?intuizione del Poeta dell'età moderna.

GUARDIANI D?AMORE



«In una interminabile notte densa di dolore

varcai la soglia del sogno

e ti vidi camminare lentamente

tra due uomini vestiti di bianco.

Tutto era immerso

in un grande candore di luce abbagliante

ed il tuo sguardo assorto

mi rendeva spettatrice confusa e attenta,

sospesa ai confini di una visione.

Non ti chiamai?

Non avresti potuto rispondermi

dalla soglia dell?ignoto

dove sogni e realtà si fondono.

Il tuo cammino nella luce

conquistava il mio essere

e mi invitava al silenzio

dove la visione della tua speranza

arrivò dritto al mio cuore

donandomi un lieve sorriso.



Due Guardiani d?Amore?

due Angeli accanto a te:

Le tue sentinelle vestite di bianco

ti accompagnavano

lungo una via di salvezza.

Un brivido forte e sentii

la mia anima abbracciata alla tua.



Al risveglio sulle mie labbra

aleggiava un sorriso

e provai una nuova dolcezza.



Nei tuoi occhi la vastità del mare,

la lunga distesa

della sua placida armonia

sospesa tra due mondi azzurri

che si sfiorano ?

Una linea sottile dove il sole

si tuffa nell?acqua

spandendo iridescenti colori?»

Bella l?immagine dei due Guardiani d?amore che s?impossessano dell?inconscio, convinto della salvezza finale; perciò avverte un lungo brivido forte che avvolge le due anime, come ieri la realtà avvinghiava i due corpi.

Daniela Costantini non pensa di reprimere l'intuizione perché essa è produzione del mancato riconoscimento, dell?uomo contemporaneo, della svalutazione, della ignoranza e della mancanza del suo rapporto con le altre funzioni psicologiche.

Parlando di questo Poeta donna in altra sede ebbi a ricordare che le sue sensazioni ed emozioni, si verificano sia come stimoli, sia come calmanti, armonizzandoli. La vita psicologica ha i suoi ritmi complessi d'euforia e di depressione, di dolore e di gioia, di fervore e di stanchezza, di forza e di debolezza, ecc?

Queste condizioni sono molto sensibili all'influsso dei ritmi musicali; proprio come certe attività dei ritmi del corpo, che sono le sue emozioni e la musica che si fondono. Questo avviene nella vera Poesia, che può essere musica espressa con l'intero essere del poeta. Ad esempio, più rapido è il ritmo, maggiore è la tensione che produce. Un?interessante analisi degli effetti psicologici prodotti dai vari disegni metrici può essere trovata nel capitolo di Howard Hanson su Emozionai Expression.

ASCOLTAMI?



«Ti piango con tenerezza,

sei in me con tutti i nostri ricordi,

ti mando un sorriso

quando ripenso al tuo.



Volo da te come piuma

colorata d?arcobaleno

e tu accogli il mio amore,

mi asciughi le lacrime,

ascolti i miei sussurri.



Uno scambio d?amore

oltre la vita

protetto dall?amore di Dio,

dagli Angeli che sorridono

alle nostre anime innamorate.



Il nostro indissolubile amore

cinge profondamente il cuore».

Ogni verso, mentre produce tipicamente una specifica frequenza vibratoria, a sua volta produce anche determinati effetti fisici e psicologici. Come è noto la musicalità di un verso ha un grande potere sia sullo spirito sia sul comportamento tra il Poeta e il lettore; per mezzo del ritmo si possono immaginare sinfonie la cui armonia dona allo spirito la pace desiderata, la calma auspicata e la forza di rilassarsi dopo lo «svuotamento» dell?anima ansiosa di donare, come una clessidra la cui sabbia sembra formare figure geometriche. Il Poeta sa che le figure sono frutto della sua immaginazione eppure le vede le fa sue si compenetra in esse per trascrivere sulla pagina le proprie sensazioni in modo che il lettore ne rimanga incantato.

Quanto più potente è l'emozione provata, tanto più sensibile e vibrante è la sostanza viva dei versi sul nostro corpo. Ogni verso ha una sua particolare musicalità, che non può essere espressa con le parole; perché le parole produrrebbero singolari effetti psicologici, cui non sarà possibile attribuire una specifica qualità emotiva a ciascun verso.

La combinazione più importante è un?attività mentale regolata, che fa di tale connubio, spesso tempestoso, calma di un totale abbandono spirituale perché, finalmente può annullarsi in quell?amore che le da vita e speranza, ansia e tremore ma anche gioia infinita. Queste funzioni costituiscono una preziosa e necessaria attività dell'intelletto senza che esso tenti di svolgerne altre che esulano dalla sua competenza. C?è tra le due componenti uno scambio non soltanto di emozioni ma anche di sensazioni, immagini e impulsi, che influiscono fortemente sulla costruzione musicale di una lirica; per cui mentre il ritmo metrico è prodotto da una successione di suoni, l'armonia è prodotta dalla sovrapposizione di vari versi che fondono contenuto e forma, per avere, attraverso le assonanze, gli accordi desiderati.

Attraverso la musicalità delle assonanze fuoriesce prepotente l?amore per la famiglia, l?unità tanto rimpianta e l?unità auspicata, perché nella famiglia Ella vede e sente il punto focale, della pace e della serenità: una parte della vita sognata e l?aumentare del numero dei componenti la famiglia. La diversità di natura e di struttura dei vari versi e ritmi musicali, incluse le parole che danno significato umano alla composizione e il ritmo con una particolare qualità, che difficilmente può essere definita, ma che è facilmente riconoscibile, proprio perché suscita specifiche reazioni emotive.

La Costantini, riduce alla pura sensazione, due gesti scandiscono il ritmo: compenetrarsi nel dolore e ricercare il piacere. Col tempo, si sveglia un barlume di ragione. Dalle sensazioni affiora il pensiero; inizialmente gracile, pallido e fuggevole, a poco a poco si fa più consistente, riesce a cogliere i rapporti più delicati, a confrontarli gli uni con gli altri, a combinarli per avere l?univocità del canto che diventa contenuto e forma nel ritmo reale delle sue intenzioni. La fantasia annoda i fili, fino al momento in cui s?illumina l?Io creativo e le dà il colore nuovo, che fissa la sua attenzione, grave e riflessiva sullo sfaldamento della famiglia sempre più popolare e plebiscitario. Nell'intimo avverte il mormorio dell?anima che sussurra una parola che insiste, e non può non ascoltare: «fai questo, dice la voce misteriosa, scrivi, ed evita quello che non ti è piacevole». È la voce della coscienza.

Naturalmente, la necessità di un ritorno al classicismo e al rigore di obbedienza al ?Pater Familias? acquista nella Costantini un valore per l'opera dello scrittore maturo; anche nell'ambito delle sue scritture giovanili. Sul piano delle emozioni svolge un ruolo importante l'«immaginazione», che, secondo Robert L. Basmann, «dovrebbe essere libera di costruire ipotesi esplicative in qualsiasi forma, con le sole limitazioni necessarie ad assicurare la verificabilità intersoggettiva e la rilevanza economica. Un corollario più o meno evidente è che la formulazione dell'ipotesi dev'essere libera da quei tabù artificiali che appaiono sotto forma di prescrizioni o leggi metodologiche e impediscono la discussione razionale (non importa se questo è l'effetto voluto o meno). La maggior parte delle prescrizioni metodologiche nelle scienze sociali è destinata a sostituire tentativi di confutare ipotesi mediante verifiche predittive».

Bibliografia «Nostalgia» Kimerik Edizioni
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