Recensioni "la cena"

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Vita
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Messaggio da Vita »

ti ho rispedito tutto alla mail di direzione.
"Combattere e vincere porta il meraviglioso
combattere e perdere porta quasi il divino...
tu sarai sempre tra i due senza scelta..."
kashino84
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Messaggio da kashino84 »

Mi sto leggendo il libro durante i ritagli di tempo, mi pare un libro molto originale ed interessante. Proprio come li scriveva buk!
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carlo
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Messaggio da carlo »

ricevuta! non mi era mai arrivata ecco perchè non capivo...
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carlo
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Messaggio da carlo »

Avete presente quando andate in libreria e proprio all’entrata c’è lo scaffale dei libri consigliati? Bene, la cena di Henry è lì che dovrebbe essere. Se così fosse, la storia, sarebbe molto più semplice. Potrei infatti limitarmi a consigliarvi, di andare in libreria e di comprare la Cena. Purtroppo però, non è così che vanno le cose qui in Italia.
No, assolutamente non mi dilungherò sulle solite polemiche (per altro assolutamente giuste) nostrane, circa il degradante stato di declino e di coma della cultura italiana. Non sarò seduta comoda nella mia poltrona a sputare sentenze circa la deprimente, ridicola, frustrante e patetica situazione in cui gli autori emergenti, gli intellettuali, quelli che un tempo furono il centro nevralgico del mondo occidentale, oggi versano. Tutto quello che farò stasera è chiedervi cinque minuti delle vostre vite, il tempo necessario per stuzzicare la vostra curiosità.
Parafrasando quello che una volta qualcuno ha detto, non esistono bei libri e brutti libri, esistono solo libri scritti bene e libri scritti male.
Ebbene, Carlo Trotta sembra aver preso in parola questo monito quando ha deciso di partorire “La Cena di Henry”.

La Cena è un libro facile da sottovalutare. E’ un libricino, come qualcuno potrebbe facilmente arguire dalle sue novantatre pagine. E’ scritto con un linguaggio assolutamente, candidamente comune. I suoi personaggi sono privi di quello spessore psicologico cui i grandi modernisti ci avevo abituato. Il suo peso intellettuale poi, è leggero come una piuma. Tutto questo, se ci si ferma ad una lettura superficiale del romanzo. Se si decide invece di andare oltre le mera pagina stampata, se si cerca di capire cos’è che voleva centrare questo ragazzetto romano, allora signori e signore, la storia cambia completamente.

La Cena di Henry è un libro complicato. Al suo interno si muovono smaniose, forze opposte di Eros e di Thanatos.
Si passa dalla pulsione di morte fortemente centrifuga del suo protagonista, ad attimi di assoluta poesia che generano in opposizione un’energia centripeta.
L’eroe del romanzo è Henry. Un burattino pirandelliano che prende vita al di fuori delle pagine del suo autore, che si circonda di conoscenze, mai amicizie, probabili come Gina e il barista anonimo ed altre un poco più improbabili come Adolf Hitler e Charles Bukowski.
Henry è un eroe sui generis. Sembra passare dall’essere di cartone, vuoto e poco interessante all’essere un essere umano in carne ed ossa, che mangia, fa sesso e non ne capisce l’essenza, che ha manie di grandezza, che ride, piange e che ha paura di morire.
Gli altri personaggi invece pur avendo ruoli sempre marginali alla storia, vivono attimi di assoluta poesia nel loro straziante realismo.
Questo è un romanzo sociale. L’autore infatti, ricalca gli insegnamenti naturalisti e veristi nel tentare di regalare al lettore delle piccole istantanee della sua società, ma è anche un romanzo esistenzialista nel dramma amletico del suo protagonista che poi si risolve nel non avere abbastanza tempo.
E’ un romanzo fantasy, che sposa realtà e finzione nell’incontro epocale di Henry con Zio Buk, con Hitler e poi con Kilgore Trout alter ego del famoso scrittore Kurt Vonnegut.
E’ poi un romanzo meta-letterario con continui richiami alla cultura occidentale, a volte espliciti come nel caso dei Malavoglia, del Piccolo Principe, di Rosso Malpelo, altre un po’ meno come nel caso del personaggio Riccardo cuore codardo.
Ma è soprattutto una picaresca. Il lettore infatti segue pagina per pagina la crescita interiore di Henry, orfano del suo creatore che per la strada tra incontri, peripezie e violenza giunge alla maturità, che nel suo caso specifico coincide con l’arrivo del disincanto prima dei suoi compagni di vita e poi nostro. Al lettore infatti, Henry lascia un amaro regalo: un grosso buco nell’anima, metafora forse un po’ troppo iperbolica delle nostre esistenze.
Dal punto di vista stilistico poi, Carlo, sulla scia di tutto il suo romanzo, stravolge anche i canoni lessicali e semantici della lingua italiana. La prima pagina del libro si presenta al lettore in modo del tutto inusuale. Con un tronco di frase che si ripete fino alla sua totale costruzione. Il libro tutto, è pervaso da una serie di esilaranti note a piè di pagina che si fanno burla dell’autore e del lettore insieme e poi le uscite del dizionario della lingua italiana, i paragrafi nei paragrafi e molto altro ancora. Non esiste punteggiatura, non c’è spazio per maiuscole e pause ed infondo è forse proprio questo il senso dell’intero romanzo, perché nella vita vera tutto è permeato dalla frenesia, dall’ossessionante ticchettare delle lancette impazzite dei nostri orologi. Il ritmo della storia diventa in questo modo incalzante e trasporta piano, piano il lettore in un vortice di sensazioni che oscillano tra il carnale ed il sublime e che nel mezzo tocca il picco di una perfetta parabola e che poi riscende, ma mai si appiana. Tutto quello che Carlo ci dona, sono una serie di spazi bianchi che si traducono nei nostri spazi mentali e una passione travolgente per i punti di sospensione che sposano quelle che dovrebbero essere le nostre riflessioni e che ho trovato particolarmente geniali.
Ma non solo… Il libro si fonde e si infonde di prosa e poesia, così semplicemente messe l’una accanto all’altra, ma il tono dell’autore è così intenso che in alcuni momenti il lettore fatica a distinguere il verso dalla prosa.
Credo, anzi dentro me sono certa che Carlo avrebbe potuto e forse dovuto pretendere qualcosa di più dalla pubblicazione di questo romanzo, ma questa è un’altra storia che probabilmente neanche ci riguarda.
Certo il pensiero che al giorno d’oggi la grandezza d’animo, l’intelligenza e la profondità siano valori sorpassati, mi deprime e mi terrorizza, ma sono fiduciosa e guardo con speranza al futuro, perché non posso, non voglio credere che una mente di questo calibro debba restare nell’ombra.

Michela Belli
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carlo
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Messaggio da carlo »

Concordo, una mente di questo calibro non può restare nell'ombra! Grazie mille Michela, davvero :) appena possibile metto anche su carlotrotta.it
kashino84
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Messaggio da kashino84 »

Mi sono letto tutta la cena e mi e' piacxiuta, il suo punto di forza e' l'originalita' e la sua vicinanza a Buk. Certo e' innovativo rispetto a certi libri che escono ultimamente, anzi merita di piu' attenzione! Un altra cosa mi ricorda la vicinanza allo stile di Benni, puo' essere anche penalizzante, ma non lo e' affatto perche' rimane tutta intatta la sua idea originale e forse e' ancora piu' complicata.
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Messaggio da carlo »

è tutto un omaggio a benni buk e vonnegut, e mi fa piacere che si noti tanto, in fondo, di mio non saprei scrivere senza quello che ho letto prima.... e non è comunque detto che io sappia farlo! Se ti va mandami un commento anche negativo alla nuova mail @gmail.com, o qualche riga che possa pubblicare sul mio sito personale, solo se hai voglia ovviamente! a settembre riprendo pure quella di michela e la inserisco
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Messaggio da kashino84 »

Ti mandero' presto qualcosa! Cmq alla fine mi e' piaciuto veramente il tuo libro.
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Messaggio da Vita »

Hi Push my Push.
Tanto lo so che già te ne sei tornato al mare e non ho fatto in tempo a salutarti!!!!
Dammi tue notizie.
michela
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Messaggio da carlo »

direi bene poco abbronzato e ingrassato, come sempre al mare da me, ora sto a roma fino a lunedì che sabato ho un matrimonio e mille cose da fare di cui 934 per voialtri, e poi me ne riscappo a non prendere il sole se non da dentro il mare e a riingrassare :)
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