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Luigi Cascioli, la favola di Cristo

Inviato: 10/09/2005, 5:29
da carlo
LA FAVOLA DI CRISTO

Inconfutabile dimostrazione della non esistenza di Ges?

Libro-denuncia



Dopo aver escamottato la mia denuncia ricorrendo all?anonimato (vedi fasi iniziali del processo su www.LuigiCascioli.it ), don Enrico Righi, resosi conto che nella posizione d?indagato nella quale si trova non poteva pi? sostenere la figura del transfuga davanti a un?opinione pubblica che sempre pi? insistentemente gli chiedeva perch? evitasse un confronto diretto in tribunale se veramente era convinto delle sue ragioni, ha deciso di farsi avanti portandomi quelle prove dell?esistenza storica di Ges? che ripetutamente avevo richiesto a lui, al Card. Biffi e all?Arcivescovo Carraro ma senza avere risposta.



Dal bollettino parrocchiale ?RISVEGLIO? N? 264:



?La favola di Giovanni di Gamala?

Questo ? il vero titolo del libro pubblicato da Luigi Cascioli come ?Favola di Cristo?


La favola ? un racconto immaginario che affonda le radici nella fantasia e che di conseguenza ? aperto ad ogni soluzione la pi? inverosimile. Il fatto storico invece ? tutto il contrario della favola perch? non si fonda sulla fantasia, ma ?in re?. Il Cristo uomo emerge come figura inconfondibile tra tutti gli uomini del passato con una quantit? impressionante di testimonianze di provenienza religiosa e pagana. I personaggi non religiosi che parlano di Cristo sono moltissimi e lo fanno in maniera disinteressata, da osservatori lontani e sconosciuti tra loro: Giuseppe Flavio, Tacito, Svetonio, Plinio il giovane, Adriano, Trifone, Marco Aurelio, Epitteto, Publio Lentulo. Bisognerebbe sbuggiardarli uno per uno per annullare il Cristo Uomo di cui parlano. (Riporto ?sbuggiardarli? con due g come ? stato scritto sulla lettera). Uno storico che si rispetti dovrebbe conoscere il latino, il greco, i generi letterari, l?esegesi, la critica storica, l?analisi scientifica. La storia non s?inventa la si riscopre cercando pazientemente e mettendo insieme infiniti frammenti fino a comporre il mosaico originale! Il fatto storico ? allergico alla immaginazione di che vorrebbe per forza. per malizia o per ignoranza piegarlo alle proprie tesi. ?, se ?, non ?, se non ?. Il Cascioli ha la preparazione dello storico? I giornalisti lo presentano come ?studioso del Lazio? e come ?storico? ma loro ci credono a queste qualifiche? Leggendo attentamente i loro articoli, questi titoli sanno tanto di presa in giro. 75 anni fa, quando venni battezzato, il parroco che mi fece cristiano gi? predicava il Cristo Uomo. Il Cascioli mi trascina davanti al tribunale perch? ?IO? tra 33.000 parroci italiani abuso della credulit? popolare imbrogliando tutti col mettere Cristo al posto di Giovanni di Gamala. Il Cascioli sostiene che Cristo non ? mai esistito. Se non vede il sole a mezzogiorno, non pu? denunciami perch? lo vedo io. Dovrebbe denunciare tutti i vedenti (?!). Da duemila anni viene rispettata la libert? di credere o almeno all?esistenza di Cristo uomo, ma il Cascioli non ammette questa libert? e mi denuncia perch? non credo a quello che crede lui. (?!). Chi era Giovanni di Gamala? Che cosa ha fatto? Quali tracce ha lasciato? Ho l?impressione che il Cascioli sia l?unico testimone della sua esistenza (?!). Quanti personaggi in questi anni hanno cantato, dipinto, scolpito, elogiato Cristo? Sono tutti matti?! Tristo ? colui che per vedere le stelle ha bisogno di una capocciata! Quanti martiri per Cristo! Tutti scemi? Quando crolla un edificio, s?indaga l?impresario non l?operaio che vi ha lavorato. Che parte ho io nell?operazione di Cristo? Se non fossi mai nato, oggi non cambierebbe nulla. Mi sembra di rileggere in chiave moderna la storia di don Chisciotte che assaliva i mulini a vento! Con don Chisciotte si ride, ma con Cascioli che si fa? Dopo 50 anni di sacerdozio, mi sarei aspettato un po' di riposo, invece mi trovo al centro di una disputa ?ridicola? sulla esistenza storica dell?uomo Ges?. Di solito le feste finiscono con i fuochi, ma non credo mai che Cascioli festeggiasse i miei 50 anni di sacerdozio sparando una bomba cos? grossa! PAZIENZA.



Don Enrico Righi

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Leggendo la lettera ci si rende subito conto che ? stata scritta da un prete per il continuo ricorso che si fa all?arroganza e al sofisma per imporre le proprie verit?. Se l?arroganza ci fa sorridere perch? basata sull?utopica convinzione che hanno tutti preti di essere i soli detentori del sapere per aver studiato la teologia (scienza del nulla), il greco e il latino quando invece, ignorando le nozioni pi? elementari del sapere scientifico e pratico, sono i pi? grandi asini della terra, l?uso del sofisma (argomentazione logica in apparenza ma che nasconde intenzionalmente un errore) ci riempie di sdegno perch? ci dimostra come ancora una volta si abusi dell?ignoranza popolare. Il sofisma ? un ragionamento fallace che porta a una conclusione partendo da un presupposto che si d? per buono quando invece ? sbagliato. Porto l?esempio di Sant?Anselmo che, per rispondere ai razionalisti che contestavano il fatto che Dio, prima della creazione, non poteva esistere nel nulla in quanto ch? il nulla non ? concepibile sotto nessuna forma, dette al nulla un significato esistenziale dicendo: ?Il nulla ? uguale e zero, zero ? un concetto, quindi il nulla esisteva sotto forma di concetto?. Uguale al ragionamento di Sant?Anselmo ? quello di don Enrico allorch?, all?inizio della lettera, per sostenere l?esistenza di Cristo dice: ?Cristo ? uguale a fatto storico, il fatto storico non ? una favola, quindi Cristo non ? una favola ma un fatto storico?. Due evidenti sofismi, il primo rappresentato nel porre il nulla uguale a zero, il secondo sta nell?affermazione che pone Cristo uguale a fatto storico, affermazione che dimostra subito la sua fallacit? allorch? si pretende suffragarla con prove prive di ogni attendibilit?, quali i martiri che morirono per lui (citazione tratta da Pascal), i pittori che lo ritrassero, gli scrittori che lo elogiarono e i musicisti che lo cantarono e lo cantano ancora come i pifferai che suonano il ?tu scendi dalle stelle? sotto le feste di Natale. Ritornando sulla grande ?cultura pretina? che permette ai reverendi ecclesiastici di arrogarsi la qualifica di dotti, ? interessante rimarcare la suddivisione che fa don Enrico dei personaggi che lui porta come testimoni dell?esistenza di Ges?. Dicendo che sono di provenienza ?sia religiosa che pagana?, sapendo che il paganesimo ? anch?esso una religione, ? come se avesse detto, per distinguere due razze di maiali, ?di provenienza sia porcina che suina?. A meno che non avesse voluto dire, (speriamolo per lui), ?di provenienza sia ebraica che pagana?, riferendo alla prima Giuseppe Flavio e Trifone e alla seconda tutti gli altri.

Lasciando, a questo punto, ogni ulteriore critica agli errori, voluti e non voluti, commessi nelle sole prime righe della sua lettera e don Enrico nell?illusione che gli articoli scritti su di me, quale storico del Lazio, ?sanno tanto di presa in giro? (argomento questo sul quale ritorner? alla fine), passiamo ad esaminare il resto della lettera con tutte le fesserie che ? riuscito a metterci dentro un dotto teologo, professore di greco e di latino.



1) Sfidandomi a sbugiardare le prove da lui portate, prove di natura prettamente storica, don Enrico non ha fatto altro che dimostrare quanto sia infondato l?espediente a cui sono ricorsi i giudici allorch?, per archiviare la mia denuncia, hanno sostenuto che l?argomento non poteva essere trattato da un tribunale laico perch? di natura teologica. (Vedi proposta di archiviazione del Pubblico Ministero Petroselli e relativa sentenza del Giudice Mautone in data 08/05/2003 ? 15/02/2004).



2) Portando per propria discolpa il fatto di non essere stato lui a inventare il personaggio Ges? perch? gi? altri predicavano la sua figura di uomo prima che lui nascesse, don Enrico ha dimostrato di essere lui il primo a non credere o, almeno, a dubitare della sua esistenza. Se veramente credesse che le testimonianze da lui citate sono certe e inconfutabili, non cercherebbe di addossare su altri le proprie colpe. Quando le prove dell?innocenza sono evidenti e nette, non si ricorre alle vie traverse, come fa don Enrico, dicendo che l?inghippo lui lo ha trovato gi? bello che fatto perch? costruito da altri che sono nati prima di lui.

?Quando un edificio crolla, s?indaga l?impresario e non l?operaio che vi ha lavorato?, insiste a dire don Enrico dimostrando una volta di pi? di essere lui il primo a dubitare della solidit? delle fondamenta su cui ? stata costruita la Chiesa. E come se non avessimo ancora capito che lui intende tirarsi fuori da ogni accusa lavandosi le mani di ogni responsabilit? che potrebbe coinvolgerlo nella costruzione della ?grande impostura?, ripete ancora: ?Che parte ho io nell?operazione Cristo??, come per dire. ?Se Cristo non ? esistito, non accusate me, ma coloro che lo hanno inventato?. Comportamento da Ponzio Pilato che esprime tutto l?ateismo che risiede nell?intimo del mondo clericale, ateismo ben conosciuto da tutti e sul quale cos? si esprime l?astronomo Lalande: ?Sono numerosi i preti cattolici che non credono a Dio, ma per vilt?, per paura di perdere il guadagno o la loro posizione sociale (per don Enrico sembra che attualmente sia il riposo) essi nascondono ci? che pensano. Ho avuto modo di comprenderlo numerose volte e qualcuno di questi furbi mi ha confessato che essi predicano ci? che considerano menzogna. Non si pu? avere compassione di questi individui che, oltre verso gli altri, sono disonesti verso se stessi?.

Ma don Enrico pu? dire e fare quello che vuole ma non cercare di liberarsi delle proprie responsabilit? attribuendo ad altri le proprie colpe perch?, anche se non ? stato lui a costruire la truffa, ne ? comunque correo sostenendola in qualit? di complice.

Patrocinare la causa di don Enrico dicendo, come ha fatto il suo avvocato Bruno Severo nell?udienza del 29 aprile, che egli non pu? essere accusato dei reati 661 e 495 del C.P. perch? non ? stato lui a inventare il ?Pater Noster? e il ?cristianesimo?, oltre che ad essere un chiaro riconoscimento dell?esistenza del crimine, anche se commesso da altri, costituisce una vera e propria apologia di reato, la stessa apologia di reato che commetterebbe chi pubblicamente affermasse che non ? da ritenersi colpevole chi vende una paccottiglia velenosa perch? non ? stato lui ad inventarne la formula.



3) Dandomi la possibilit? di dimostrare pubblicamente la falsit? dei documenti su cui si basa l?esistenza storica di Cristo, don Enrico, quale ministro e rappresentante della Chiesa, ha messo il cristianesimo in una posizione estremamente critica di fronte a tutto il mondo qualora le mie obiezioni risultassero certe e inconfutabili.



4) In un compatimento da don Abbondio rivolto a se stesso, don Enrico, dicendo che non riesce a capire come sia possibile che tra i 33.000 parroci italiani sia stato proprio lui ad essere accusato di abuso di credulit? popolare, dimostra di non aver capito che lui ? soltanto il soggetto simbolico di una denuncia che in realt? coinvolge, con lui, non solo i 33.000 parroci italiani ma tutti gli ecclesiastici del mondo, compresi frati, monache, vescovi, cardinali e Sua Santit? il Vicario di Cristo. Lui, come ministro del cristianesimo, rappresenta nella denuncia tutta la Chiesa. Non c?? un Cristo per ogni prete e per ogni parrocchia. Una volta dimostrato che Cristo non ? esistito la sua figura di uomo si estingue per tutti. Praticamente don Enrico non ne ha azzeccata una. Si pu? essere dotti teologi e professori di latino quanto si vuole ma se non c??, non c??!


Di discussioni e diatribe riguardanti l?esistenza storica di Ges? ce ne sono state a migliaia se cominciamo a contarle da quella met? del secondo secolo nel quale si dette il via al cristianesimo, ma mai in forma pubblica e ufficiale come questa che si sta passando tra me e don Enrico. Tutte si sono svolte in scambi di opinioni in forma diretta ed indiretta ma sempre in una maniera ufficiosa che, rimanendo nel privato, sono finite con quei bla,bla,bla che hanno lasciato sempre le cose come stavano.

Don Enrico, rispondendo alla mia querela in forma pubblica e ufficiale ha coinvolto per la prima volta la Chiesa in una discussione che, anche se viene sostenuta fuori da un?aula di tribunale, ha comunque tutte le caratteristiche di un vero e proprio processo, un processo che vede la Chiesa, nella persona di un suo rappresentante, seduta al banco degli imputati che si scagiona dalle accuse portando come prove delle propria discolpa le numerosissime testimonianze, ?di provenienza sia religiosa che pagana?, che le vengono da Giuseppe Flavio, Tacito, Svetonio, Plinio il Giovane, Adriano, Trifone, Marco Aurelio, Epitteto e Publio Lentulo; quelle prove che io avevo insistentemente richiesto ma che la Chiesa, avendo capito le gravi conseguenze che ne sarebbero derivate se me le avesse pubblicamente fornite, mi aveva sempre negato. Perch? don Enrico lo ha fatto? Perch? don Enrico ha messo la Chiesa in una situazione cos? critica? Escludendo che abbia agito in disobbedienza, quale altro motivo ci pu? essere se non quello generato da una grande leggerezza?



Possibile che don Enrico non si sia reso conto che se io riuscir? a sbugiardare le prove da lui portate sar? la fine del cristianesimo dal momento che esso si regge essenzialmente sull?idea del peccato originale e del suo riscatto attraverso il sacrificio del figlio di Dio come uomo? Demolita la figura umana di Ges?, il cristianesimo, basato come ? su di essa, automaticamente crolla, si estingue per la mancanza del soggetto che la sostiene, il corpo di Cristo. Almeno che la Chiesa non decida, per salvarsi, di ricominciare tutto da capo ricostruendosi sulla figura di un Cristo essenzialmente spirituale che ? disceso dal cielo prendendo dell?uomo soltanto le apparenze come fu concepito da quegli gnostici che furono trucidati e distrutti perch? dichiarati eretici. Questo ? l?unico sistema che potrebbe permettere al cristianesimo di trascinarsi ancora avanti per qualche tempo, una volta che le prove dell?incarnazione saranno smentite: riportare il cristianesimo alle sue origini, quelle origini esseno-pagane che negavano l?umanizzazione di Cristo.

Sono sicuro che nella maestria che ha sempre dimostrato nel rigirare le frittate, la Chiesa, come ? riuscita a far credere che Cristo ? morto in croce, che Pietro ? stato il primo Papa, che gli angeli hanno trasportato in volo la casa natale della Vergine Maria da Nazaret a Loreto, riuscir? anche ad operare questa nuova trasformazione facendo passare per canonici i vangeli di Marcione, Valentino e Carpocrate. Finch? ci sar? la fede che permette di ?camminare sulle acque?, tutto ? possibile!
Lasciando a questo punto don Enrico nell?illusione che gli articoli riferentisi a Cascioli ?sanno tanto di presa in giro?, chiudo questa mia risposta alla sua lettera mostrandogli ci? che i giornali dicono di lui.

Sul Messaggero di Viterbo, in riferimento all?udienza del 29 aprile, nella rubrica ?Chi sale e chi scende? che tratta dei successi e degli insuccessi dei VIP della provincia leggiamo, a proposito di don Enrico che viene posto fra coloro che sono in discesa: ?Abbia fede, il parroco di Bagnoregio, denunciato per aver abusato della credulit? popolare sulla storicit? di Cristo: sar? sicuramente assolto perch?, in un caso come il suo, le vie della giustizia terrena sono come quelle del suo Principale: infinite (e benevolenti)?.

Pace e bene!



Luigi Cascioli



All?inizio della prossima settimana, cominciando con Giuseppe Flavio, sar? pubblicata sul sito www.LuigiCascioli.it la confutazione delle testimonianze che don Enrico ha potato come prova dell?esistenza storica di Ges?, detto il Cristo.



Se poi don Enrico vuole veramente sapere chi ? Giovanni di Gamala, glielo dir? in privato al prezzo di una messa.



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Dettagli Querela:

http://www.luigicascioli.it/1querela_ita.php



Processo:

http://www.luigicascioli.it/tabella_ita.php



Ecco due prove che Ges? Cristo non ? mai esistito:

http://www.luigicascioli.it/2prove_ita.php



Intervista di Cascioli su Rai TG2 (video-audio):

http://www.luigicascioli.it/tg2_ita.php



Luigi Cascioli

Tel. 0761910283

disponibile a rilascio interviste e commenti,



conferenze presso scuole, universit?, associazioni culturali, etc.

per illustrare e dibattere il tema che "Cristo non ? mai esistito" e il libro-denuncia

?La favola di Cristo - Inconfutabile dimostrazione della non esistenza di Ges??

libro che dovrebbe essere adottato nelle scuole a beneficio della razionalit? dei ragazzi e degli adulti

www.LuigiCascioli.it



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Questo testo ? in regime di Copylef: la pubblicazione e riproduzione ? libera e incoraggiata
purch? l?articolo sia riportato in versione integrale, con lo stesso titolo,

citando il nome dell?autore e riportando questa scritta.

No?: copia, diffondi e citaci

Luigi Cascioli, la favola di Cristo

Inviato: 08/10/2005, 14:50
da carlo
Prima confutazione delle prove portate dalla Chiesa, nella persona di don Enrico Righi, sull?esistenza storica di Ges?, detto il Cristo.

Giuseppe Flavio.

Conoscere Giuseppe Flavio nelle sue caratteristiche religiose e politiche ? determinante per comprendere la confutazione del cosiddetto ?testamentum Flavianum? dal quale la Chiesa trae quella che per lei rappresenta la prova fondamentale dell?esistenza storica di Ges?.
Nato nel 38 e morto intorno all?anno 100, Giuseppe Flavio fu testimone oculare dell?ultimo periodo dell?era messianica e dell?evoluzione religiosa ebraica che segu? la guerra giudaica del 70.
Politicamente simpatizz? per Roma e religiosamente fu un cos? convinto seguace della fede ebraica da ritirarsi nel deserto per passarvi tre anni della sua giovinezza in meditazioni e preghiere. Discendente da una famiglia di sacerdoti farisaici, ricevette incarichi parareligiosi che svolse con tanto zelo da meritarsi l?incarico di recarsi a Roma per ottenere la liberazione di alcuni sacerdoti che erano stati arrestati dal procuratore Felice.
Entrato nella convinzione che un?attesa passiva del Messia basata sulla rassegnazione e la preghiera, quale era quella praticata dai Farisei, non avrebbe dato nessun risultato finch? la Palestina sarebbe rimasta sotto l?occupazione romana, considerando che i principi morali esseni erano gli stessi di quelli farisaici per ci? che riguardava l?eternit? dell?anima e la resurrezione dopo la morte, prese la decisione di passare all?essenismo rivoluzionario pur conservando quei principi di moderazione e di saggezza che dovevano essere seguiti prima di dare inizio ad una vera e propria rivolta armata.
Fu per questa sua politica basata sulla prudenza e la riflessione che lo portava ad osteggiare l?estremismo zelota, che nel 64 Giuseppe Flavio fu incaricato dal Sinedrio di recarsi in Galilea per convincere i rivoluzionari a procrastinare la guerra che stavano preparando contro Roma. (I rivoluzionari venivano chiamati Galilei perch? era in Galilea che organizzavano le scorribande sulla Palestina e gli attacchi contro i soldati romani).
Fallito come moderatore, Giuseppe Flavio si ritrov? coinvolto nella guerra del 66 che combatt? con la qualifica di ufficiale dell?esercito rivoluzionario finch?, in seguito all?assedio della citt? di Iotapala, nella quale si era rifugiato con i compagni, non fu costretto alla resa.
Per sfuggire alla cattura che avrebbe comportato una condanna alla crocifissione, Giuseppe Flavio con quaranta dei suoi soldati si nascose in una cisterna dove rimase finch? non prese la decisione di darsi volontariamente la morte secondo quelle convinzioni essene che furono seguite nel 74 anche da Eleazaro nell?assedio di Masada nel quale si suicidarono con la spada 1000 guerriglieri seguendo un ordine di morte basato sull?estrazione dei loro nomi. Il capo si uccideva per ultimo.
Ma, a differenza di Eleazaro, che mantenne la parola, Giuseppe Flavio, dopo aver assistito ai suicidi, invece di darsi la morte convinse l?ultimo dei suoi dipendenti che era rimasto vivo con lui, di rinunciare alla morte e di consegnarsi prigionieri ai romani.
Condotto davanti a Vespasiano, che dirigeva allora la guerra contro l?esercito giudeo, era l?anno 67, Giuseppe Flavio, improvvisandosi profeta, gli preannunci? che presto sarebbe diventato imperatore di Roma. Avveratasi la profezia nel 69, Vespasiano, ricordandosi di lui per la profezia che gli aveva dato, lo tir? fuori dalla prigione e lo affianc? come persona meritevole di fiducia, al figlio Tito che nel frattempo aveva preso il suo posto di generale in Palestina.
Terminata la guerra giudaica, con la disfatta dell?esercito giudaico, Giuseppe Flavio venne con Tito a Roma dove visse come ospite della corte Imperiale attendendo ai suoi lavori storici.
Fu in seguito a questo comportamento amicale che ricevette dalla famiglia imperiale Flavia che Giuseppe, da buon ruffiano, aggiunse al suo nome, in segno di riconoscenza, l?appellativo di Flavio.
Per quella libert? che i romani concedevano a tutte le religioni, Giuseppe Flavio rimase fino in ultimo un fervente sostenitore della religione ebraica e su di essa educ? i figli.
Quello che rimarchiamo nei suoi scritti ? la convinzione che sempre rimase in lui di sostenere una politica di distensione tra il mondo ebraico e Roma, convinzione che espresse attraverso l?esaltazione del pacifismo delle comunit? essene e il disprezzo verso l?estremismo di quei zeloti rivoluzionari che dopo il 70 lottavano ancora contro Roma. Una politica sicuramente basata sull?ipocrisia dal momento che il programma esseno, anche se in una forma apparentemente non guerriera, considerava nel suo concetto di universalit? l?annientamento totale di ogni altra ideologia religiosa che si sarebbe realizzato con l?avvento del loro Messia.
Giuseppe Flavio, quale seguace dell?essenismo, rimase fino alla morte nell?attesa di quel Messia celeste il cui avvento veniva sollecitato dalla corrente spiritualista come risulta dalle prime lettere di Paolo di Tarso, dai terapeuti d?Egitto seguaci del logos di Filone, e dall?ultimo capitolo dell?Apocalisse nel quale l?autore si rivolge a lui dandogli l?appellativo di Ges?.
Giuseppe Flavio visse fino all?ultimo giorno nella ferma credenza dell?ebreo esseno che attende ancora l?avvento del Cristo spiritualista. (Dire Cristo o Messia ? la stessa cosa essendo Cristo la traduzione in greco della parola ebraica Messia ).
Fatta questa breve esposizione sulla persona di Giuseppe Flavio, dalla quale risulta sopra ogni cosa la sua fedelt? alla religione ebraica, passiamo ora ad analizzare i due passi dai quali la Chiesa trae le testimonianze dell?esistenza storica di Cristo.

Prima testimonianza.
La prima testimonianza viene tratta da ?Antichit? Giudaiche?.
>. (Ant, Giud. 18,63-64).
Analisi della citazione:
1) Basta prendere in esame l?affermazione nella quale viene riconosciuto che Ges? ? il Cristo, cio? quel Messia annunciato dai profeti che il mondo ebraico attendeva ancora, per renderci subito conto che non pu? essere stata scritta da Giuseppe Flavio quale seguace fedele della sua religione.
Come pu? un ebreo che aspetta ancora il Messia riconoscere che si ? realizzato e, per giunta, nella persona di un fondatore di un?altra religione? Un?incoerenza che port? Voltaire a esclamare: >.
2) Come avrebbe potuto osare Giuseppe Flavio, mentre era ospite della famiglia imperiale, manifestare tanta ammirazione verso questo Messia quando i suoi seguaci, chiamati cristiani, erano considerati i peggiori nemici di Roma?
3) Come ha potuto scrivere Giuseppe Flavio che fu Ponzio Pilato a condannare Ges? quando nel capitolo di ?Antichit? giudaiche? che riguarda Pilato riporta di lui tutti i particolari, compresi i pi? marginali, e nessuna menzione fa di questo processo che, stando alla chiesa, coinvolse sommi pontefici, re e tutta la popolazione di Gerusalemme senza contare i terremoti che lo seguirono e gli oscuramenti del sole?
4) Come pu? uno scrittore attento e perfezionista nell?esposizione dei fatti, come lo era Giuseppe Flavio, aver introdotto questo passo fra due fatti che retoricamente lo escludono? Come pu? aver intromesso un fatto tutt?altro che nefasto nel pieno di una cronaca riportante una serie di sciagure? L?apologia di un uomo giusto che aveva predicato la verit?, che aveva compiuto miracoli, che continuava ancora ad essere seguito anche dopo la morte da coloro che lo avevano amato durante la vita, inserito tra due avvenimenti riportanti uno una strage di giudei e l?altro una crocifissione di sacerdoti, risulta cos? fuori ogni logica da farlo apparire come i cavoli a merenda.
Questo passo, mai nominato in tutte le diatribe che ci furono tra gli oppositori del cristianesimo che negavano l?incarnazione e i padri della Chiesa che la sostenevano, quali Ireneo, vescovo di Lione nella seconda met? del II secolo, Clemente Alessandrino (150-215) che lo avrebbero certamente citato per dimostrare la storicit? di Cristo, fu per la prima volta menzionato da Eusebio da Cesarea, nel 324 suscitando il legittimo sospetto che fosse stato proprio lui ad inventarselo, sospetto che divenne certezza allorch? il patriarca Fozio dichiar? esplicitamente che nella copia che lui aveva di ?Antichit? Giudaiche?, una delle pochissime non manipolate che erano ancora rimaste in circolazione, Giuseppe Flavio non faceva nessuna menzione di Ges? e dei suoi miracoli. (J.P. Pigne, Patrologie Cursus Conpletus, Series Graeca, Tomus CIII. Pfozius Costantinopolitanus Patriarca).
Un?altra prova che ci conferma che il passo ? stato interpolato ci viene da Rylands il quale ci dice che uno studioso del XVI secolo, di nome Vossius, aveva ancora un esemplare manoscritto di ?Antichit? Giudaiche? nel quale mancava ogni riferimento a Ges?. (Gordon Ryland, Did Jesus Ever Live?, Watts & Co., London, 1929. Pag. 20).

Storia e analisi di una grossolana falsificazione.
In seguito alla separazione che avvenne intorno al 150 tra i materialisti (sostenitori dell?incarnazione) e gli gnostici che sostenevano un Messia spirituale che aveva preso dell?uomo soltanto le apparenze, sorsero diatribe tra le pi? accese.
I materialisti, che da ora in poi chiameremo i ?nuovi cristiani? per distinguerli da quelli che gi? da prima di loro venivano chiamati cos? dai pagani perch? sostenitori di un Cristo che, che doveva ancora venire, sprovvisti come erano di testimonianze che dimostrassero l?esistenza storica del loro Messia incarnato a cui avevano dato il nome di Ges?, furono costretti a costruirsele.
Fu in questo periodo, cio? nella seconda met? del II secolo che s?inventarono i quattro vangeli canonici, gli atti degli Apostoli e manipolarono le lettere di Paolo di Tarso che Marcione aveva portato nel 144 a Roma da Sinope sul mar Nero.
Ma per quanto questi nuovi cristiani cercassero di costruire l?esistenza del loro Messia incarnato nella maniera pi? convincente, i primi documenti che scrissero, essendo basati su ricopiature e manipolazioni tra le pi? sfrontate, vennero fuori pieni di tutte quelle contraddizioni e incoerenze che cercarono poi di riparare nel corso degli anni che seguirono via via che esse venivano fatte oggetto di contestazione e spesso di derisione da parte della critica avversaria.
I quattro vangeli, privi tutti della nascita di Ges?, cominciavano con un Messia che aveva dato inizio alle predicazioni partendo da Cafarnao all?et? di trenta anni esattamente come veniva sostenuto nel vangelo di Marcione scritto nel 140 con la sola differenza che in quello di Marcione era essenzialmente spirituale (gnostico) mentre in quello dei nuovi cristiani era dichiarato uomo a tutti gli effetti.
? importante sapere, per comprendere come i primi documenti riferentisi a Ges? fossero stati tratti da altri scritti, che intorno al 160 Marcione accus? pubblicamente i neo-cristiani di aver costruito i loro vangeli ricopiandoli dal suo.
Le nascite furono aggiunte nei vangeli di Matteo e di Luca soltanto tra il III e il IV secolo allorch? i padri della Chiesa dovettero giustificare la natura umana del loro Ges? dandogli una nascita terrena, quella nascita che come conseguenza port? l?invenzione di Maria e di Giuseppe. I contrasti nei luoghi e nei tempi e le contraddizioni storiche esistenti tra la nascita riportata da Matteo e quella riportata da Luca dimostrano nella maniera pi? evidente quanto nel IV secolo la Chiesa stesse ancora annaspando per dare alla figura di Ges? una personalit? umana.
Le diatribe tra i nuovi cristiani e tutta la parte religiosa opposta, costituita da pagani, ebrei e gnostici, si protrassero in un libero scambio di espressione fino a quando Costantino non arriv? alla decisione di fare del cristianesimo la religione di Stato sia per porre termine ai disordini sociali che i seguaci di questa nuova religione generavano a fine ricattatorio contro lo Stato attraverso continue sommosse e ribellioni e, soprattutto, con la renitenza al servizio militare, e sia perch?, coinvolgendo tutti i ceti, gli apparve il pi? idonea per divenire la religione dell?Impero.
Forti, cos?, dell?appoggio che gli veniva dai vari editti di Costantino, quali quello del 313 che concedeva ai cristiani la libert? di stampa e la salvaguardia dalle ingiurie degli eretici, quello del 315 che minacciava di severe punizioni gli ebrei che avessero ostacolato i loro correligionari a convertirsi al cristianesimo, quello del 319 che concedeva speciali immunit? e privilegi ai sacerdoti cristiani, quello del 324 nel quale egli stesso si dichiarava essere passato al cristianesimo ed esortava tutti i sudditi a convertirsi a questa religione, e dalle tante altre leggi che tendevano ad eliminare in maniera sempre pi? decisa il paganesimo, l?ebraismo e lo gnosticismo, i padri della Chiesa, tra i quali primeggiarono Eusebio e Ambrogio da Milano, operarono le maggiori contraffazioni sui Testi Sacri e i libri storici, contraffazioni che sfrontatamente imposero ricorrendo a quelle ritorsioni e punizioni che seguivano una condanna di eresia d i cui ne conosciamo bene il seguito.
Ritirati il pi? possibile dalla circolazione il libri di Giuseppe Flavio, i padri della Chiesa cercarono di sostituirli con edizioni totalmente contraffatte. Tolsero i passi che compromettevano la figura di Cristo, quali quelli che si riferivano alla famiglia degli Asmonei della quale ? indubbio che Giuseppe Flavio ne abbia largamente parlato essendo stata la principale promotrice delle guerre giudaiche, e aggiunsero quelli che gli avrebbero permesso di sostenerne la storicit?.
? a questo punto che usc? una versione in lingua latina della ?Guerra Giudaica? firmata da un certo Egesippo, dichiarato scrittore cristiano del II secolo di cui nessuno fino ad allora aveva mai sentito parlare e del quale si conoscevano soltanto i passi citati da Eusebio.
La scelta di questo nome Egesippo ? gi? di per se pi? che sufficiente per dimostrare l?intenzionalit? a costruire un falso per l?equivocit? che esso rappresenta da momento che un libro firmato con questo nome, derivando dal greco ?Ioseppus?, che significa appunto Giuseppe, lo si sarebbe potuto far passare per quello autentico scritto da Giuseppe (Flavio). Ma oggi tutti gli esegeti, esclusi quelli che sono condizionati da un servilismo ecclesiastico, sono concordi nel riconosce che questa versione della ?Guerra Giudaica?, attribuita a Egesippo, fu scritta da Ambrogio da Milano (Santo).
Eusebio (chiamato dagli esegeti ?il falsario per antonomasia? per le innumerevoli contraffazioni operate sui libri storici e su gli stesse Testi Sacri) autore del libro ?Historia ecclesiastica?, per giustificare le falsit? che s?inventava le faceva passare per informazioni che gli erano venute dai libri di Egesippo, informazioni che, ammesso pure che siano state veramente scritte alla fine del II secolo, ci portano a chiederci da dove fossero state prese dal momento che si riferiscono a fatti accaduti comunque 150 anni prima.
Per via delle contestazioni che gli storici rivolgevano ai frati amanuensi per aver fatto sparire la ?Guerra Giudaica? originale, la Chiesa fu costretta a rimettere in circolazione nel VI secolo un?edizione di Giuseppe Flavio che in realt? non era altro che la riproduzione di quella di Egesippo che ? quella che ci ? pervenuta.
Guy Fau, esegeta francese, ex monsignore e professore di teologia convertitosi all?ateismo, ha dichiarato che ? impossibile conoscere la verit? storica messianica attraverso lo studio della ?Guerra Giudaica? della quale oggi disponiamo tanto le falsificazioni e le interpolazioni l?hanno resa incompressibile.
Stimolati dal successo che ebbero nel mondo cristiano le contraffazioni che i padri della Chiesa operarono sulle opere di Giuseppe Flavio attraverso le loro traduzioni, numerosi furono coloro che negli anni che seguirono vollero fare altrettanto introducendo ciascuno nella propria versione ci? che pi? riteneva favorevole per dare una credibilit? storica al cristianesimo.
Nel VI secolo ci fu una traduzione della ?Guerra Giudaica? in lingua siriaca alla quale fu dato il nome di ?V libro dei Maccabei?. (Titolo giustificato dal fatto che ?La Guerra Giudaica? di Giuseppe Flavio comincia dalla rivolta dei Maccabei).
Un?altra elaborazione delle ?Antichit? Giudaiche? fu eseguita nel X secolo da un certo Yosef ben Gorion che si firm? con lo pseudonimo di Yosippon (Yosippon sta per Giuseppe).
Ce ne furono altre nel XII secolo in lingua armena e slava che furono presentate come traduzioni eseguite direttamente dalla prima versione di Giuseppe Flavio scritta in aramaico che risultarono essere una volgare elaborazione di quella attribuita ad Egesippo.
Fatta questa breve cronistoria delle falsificazioni che furono eseguite sui libri di Giuseppe Flavio, dalla quale possiamo comprendere come i cattolici abbiano sempre cercato di dimostrare l?esistenza di Ges? attraverso la falsificazione dei documenti, ritorniamo sulla famosa prova, chiamata ?Testamentun Falvianum?, che la Chiesa stessa ? stata costretta ad ammettere di essere falsificata, almeno in parte, per via della identificazione del Cristo nella persona di Ges? e del riconoscimento della sua resurrezione che un ebreo non avrebbe mai potuto riconoscere n? tanto meno sostenere.
>. Altro sofisma a cui ricorre ancora una volta la Chiesa per affermare una sua verit?, che in questo caso ? rappresentato dal presupposto errato di dare per certa l?esistenza di Ges?.
Ma come dimostrare che tutto il resto, tolta l?affermazione che riconosceva Ges? per vero Messia, era stato scritto veramente da Giuseppe Flavio?
Questa dimostrazione che ha sempre messo in grosse difficolt? la Chiesa perch? tra i contestatori ce ne sono anche di cattolici, ci viene fornita da Vittorio Messeri nel suo libro ?Ipotesi su Ges?? (pag. 197) dicendoci che un certo Prof. Shlomo Pines ha scoperto che in un?opera araba del X secolo, ?Storia universale di Agapio?, vescovo di Hierapoils, viene riportato il Testamentum Flavianum nella sua forma originale, cio? senza quelle ?espressioni di fede? che, secondo la Chiesa erano state aggiunte in buona fede da una mano pietosa.
Questo ? il passo che il prof. Pines ha trovato su ?Storia Universale di Agapio?: >.
Come si vede, le frasi ?egli era il Cristo? e ?apparve loro nuovamente vivo? che vengono riconosciute false per la loro forma affermativa, vengono trasformate la prima sotto una forma dubitativa e la seconda in un racconto da poter essere entrambe accettate anche se scritte da un ebreo.
Interessante, poi, ? l?osservazione di Pines (riportata da Messori) che, per controbattere l?obbiezione di coloro che potrebbero vedere nell?eliminazione delle frasi compromettenti un?ulteriore falsificazione, dice che non si pu? ammettere che un ecclesiastico, come Agapio, abbia potuto togliere dal testo proprio quelle espressioni che per lui avrebbero rappresentato la testimoniavano storica di Cristo.
A questo punto due sono le cose, o Pines e Messori, che lo sostiene, sono degli ingenui, o loro credono che noi siamo dei minchioni.
Chi altri, pi? di un ecclesiastico, avrebbe avuto interesse di togliere le parole che rendevano evidente la falsit? del passo? Chi altri pi? di un prete avrebbe avuto l?interesse di togliere l?impedimento che rendeva inaccettabile la testimonianza di Giuseppe Falvio?
A proposito di ?Ipotesi su Ges?? di Messori posso dire e dimostrare che mai fu stampato nulla di pi? ateo di questo libro; soltanto il fatto che esso si basi la dimostrazione dell?esistenza di Ges? su delle ipotesi, dimostra nella maniera pi? evidente che colui che lo ha scritto ? il primo dubitare di ci? che sostiene.



Seconda prova: fratello di Ges?.

La seconda prova dell?esistenza di Ges? la Chiesa la trae da un passo di ?Antichit? Giudaiche? nel quale si parla di un certo Giacomo che fu condannato alla lapidazione nell?anno 62: >.(Ant. Giud. XX-200).
Questa presentazione di un personaggio dichiarato fratello di Giacomo il cui nome viene fatto seguire dal soprannome Cristo come se si volesse attraverso questa specificazione confermare che sia proprio il Ges? della Chiesa, avendo tutte le caratteristiche di una forzatura operata per introdurlo nella storia, continua ad alimentare quelle polemiche che, perpetuandosi ormai da secoli, possono essere definitivamente eliminate soltanto da un?attenta analisi dei fatti.
Chi era Anano? Anano era un giovane religioso che dopo essersi distinto nella lotta contro i rivoluzionari zeloti venne eletto nel 62 Sommo Sacerdote dal re Agrippa. Alla morte del procuratore Festo, avvenuta soltanto tre mesi dopo avere assunto questa carica, seguendo l?impulso del suo carattere, che Giuseppe Flavio ci presenta risoluto e ardito, Anano pens? che sarebbe stata osa gradita al nuovo procuratore Albino se gli avesse fatto trovare ammazzati dei malfattori che non potevano essere che dei rivoltosi zeloti se intendeva riconfermare con la loro morte la sua fedelt? a Roma.
Ma, purtroppo, invece di ricevere il plauso che s?aspettava, Anano pag? la sua iniziativa con la destituzione dalla carica di Sommo Sacerdote per aver contravvenuto alla legge che riservava le condanne a morte soltanto a un tribunale romano.
E chi era questo Giacomo, fratello di Ges?, del quale ci parla Giuseppe Flavio?
Prima di rispondere a questa domanda bisogna innanzitutto tenere presente che il termine Ges? non ebbe nel primo secolo e per tutta la prima met? del secondo il significato non di nome proprio, come s?intende oggi, ma soltanto quello di appellativo come tutti gli altri che si davano al Salvatore del popolo d?Israele, quali Messia, Signore e Cristo. Ci? esclusivamente perch? il ?Salvatore? d?Israele, non essendosi ancora realizzato nella persona di nessuno, non poteva assolutamente avere un nome.
Il nome Ges? assunse il significato di nome proprio soltanto nella seconda met? del II secolo quando i nuovi cristiani presentarono il Messia nella persona di un uomo che era esistito come ci viene confermato da Celso che nel 180 esplicitamente accus? i nuovi cristiani di questo abuso: >. (Celso-?Contro i Cristiani).
Chiarito cos? come nel primo secolo i termini di Ges?, Signore, Messia e Cristo erano tutti appellativi dallo stesso significato, nella certezza che Giuseppe Flavio fosse a conoscenza di questa sinonimia, non possiamo evitare di sorprenderci di come abbia potuto scrivere nel 95 una frase che pu? risultare soltanto insulsa, se non addirittura ridicola, con uno qualsiasi degli altri appellativi come, per esempio ?Cristo?: >, e di conseguenza concludere che il nome di Ges? nasconda in realt? un nome proprio.
Fatta questa prima osservazione, continuiamo nella nostra analisi considerando questa fratellanza che Giuseppe Flavio pone tra Giacomo il Minore e questo qualcuno a cui ? stato dato il soprannome di Cristo.
Se questo Giacomo, detto il Minore, risulta essere fratello di colui al quale veniva dato l?appellativo Cristo e di Signore, di conseguenza egli sar? anche fratello di un altro Giacomo, detto il Maggiore, e di un Simone che vengono dichiarati anch?essi, come viene confermato dagli stessi Testi Sacri e da un abbondate documentazione extratestamentaria, fratelli di Cristo e del Signore.
Chi erano Giacomo il Maggiore e Simone fratelli di Giacomo il Minore? Erano due rivoluzionari zeloti che furono crocifissi a Gerusalemme nel 46 dal procuratore Tiberio Alessandro: >. (Ant. Giud. XX-122).
Come si vede, siamo di fronte a quella famiglia asmonea che fu la principale autrice delle rivoluzioni messianiche: Giuda il Galileo, promotore della rivolta del censimento, e tre dei suoi figli i cui nomi sono Giacomo il Maggiore, Simone e Giacomo il Minore ai quali possiamo aggiungere, gi? che ci siamo, un certo Giuda che risulta anche lui essere un fratello di questo Cristo-Signore che, da quanto ci riferisce Eusebio, ci apparteneva nella maniera pi? inequivocabile alla famiglia asmonea di Giuda il Galileo quale discendete della stirpe di Davide: >. (Epifanio- Hist. Eccl. III-20,1).
Questo Giuda, i cui nipoti sono accusati di appartenere a quella famiglia di Davide che nell?era messianica aveva dato tanti problemi a Roma e continuava a darne anche dopo la guerra giudaica del 70 attraverso i suoi discendenti quali sostenitori rivoluzionari di un Messia che ancora aspettavano, era un altro figlio di Giuda il Galileo che aveva fatto parte di quella banda di Bohanerges, condotta dal fratello primogenito, che fu metamorfizzata nella squadra di Cristo con opportune modifiche dei loro nomi, come nel caso di questo Giuda il cui soprannome di Taddeo (Theudas), che significa coraggioso, fu trasformato nel nome proprio di un discepolo.
Ci sarebbero ancora tante osservazioni da fare su questo passo riportato da Epifanio per dimostrare come la Chiesa si regga su una sequela di improvvisazioni e di abborracciamenti a cui ? stata sempre obbligata a ricorrere per otturare quei buchi che via via si aprivano nel tempo, quale quello che riguarda la verginit? della Madonna che fu stabilita dai teologi soltanto dopo il IV secolo dal momento che lo stesso Epifanio, padre della Chiesa, dichiara di ignorarla se ancora attribuisce agli inizi del quattrocento una fratellanza carnale tra Giuda e il Signore (Ges?).
La Chiesa per quanto possa rigirare la frittata non potr? mai dimostrare attraverso la frase riportata su ?Antichit? Giudaiche?, anche se l?avesse veramente scritta Giuseppe Falvio, che il fratello di Giacomo il Minore sia il suo Ges? crocifisso nell?anno 33 per la contraddizione che c?? tra la sua stessa affermazione che lo vuole discendente di Davide, e la realt? storica che ci d? per certo che nel 62, cio? quando fu lapidato Giacomo, il Messia della stirpe di Davide era ancora lontano dal venire.
A questo punto, stando cos? le cose, non ci resta che rivolgere alla Chiesa una sola domanda perch? tutto il suo castello crolli: Il Vostro Ges? ? o non ? della stirpe di Davide? Se lo ? non pu? essere quello da voi dichiarato crocifisso nel 33, se non lo ? allora il vostro Ges? ? un personaggio che viene escluso dalla storia.
Ma chi erano allora quei cristiani che la Chiesa sostiene essere i seguaci del Ges? morto nel 33?
La risposta sar? data in maniera esauriente allorch? ?sbugiarder?? quella che don Enrico ha portato come prova riferendosi alla lettera che Plinio il Giovane scrisse da Bitinia all?Imperatore Trainano. Una cosa per volta!
Ma prima di chiudere, voglio ritornare sulla frase in oggetto per apportare in essa quella piccola modifica che, togliendola dal ridicolo datole da un falsario, la renderebbe logica letteralmente e storicamente accettabile come sarebbe risultata se fosse stata scritta veramente da Giuseppe Flavio che avrebbe messo il nome proprio di colui al quale l?appellativo Ges? si riferisce: >.
Sicuramente anche Epifanio dovette accorgersi del pericolo che veniva da una fratellanza che, basata com?era su due appellativi che, riferendosi al primogenito di Giuda il Galileo, portavano agli Asmonei, se cerc? di rattoppare la gaffe specificandone il padre: >. (ist. Eccl. II-1,2).
? cos? che la Chiesa ha costruito la sua storia!
Agli oppositori che chiesero a Epifanio dove avesse preso questa informazione riguardante la paternit? di Ges? e Giacomo il Minore, della quale nessuno fino ad allora aveva mai parlato, candidamente rispose che l?aveva tratta dai libri di Egesippo.

Santificazione dei fratelli zeloti.
San Giacomo il Minore:

Dal testo ecclesiastico ?Santi di Pienza?:
>.
Gli Scribi e i Farisei, contrariati da quanto aveva detto Giacomo, salirono sul pinnacolo e lo gettarono gi?. Giacomo non mor? dopo la caduta e cos? iniziarono a lapidarlo. Giacomo si rigir? e in ginocchio preg? per i suoi carnefici. Frattanto uno dei presenti, che di mestiere era lavandaio, afferrato uno di quei bastoni con cui si battono i panni, lo vibr? sul capo di Giacomo e cos? lo martirizz?. I fedeli lo seppellirono in un luogo vicino al Tempio, dove ancora una lapide lo ricorda>>. (Viene festeggiato il 3 marzo insieme a s. Filippo).
Questa versione della morte di Giacomo il Minore, che ? quella riconosciuta formalmente dalla Chiesa, non doveva essere ancora conosciuta nel IV secolo quando Epifanio lo fece morire di vecchiaia: >.

Giacomo il Maggiore:
>. (Per ulteriori informazioni turistiche rivolgersi al proprio parroco).





Una speranza svanita.
(L?ossario di S.Giacomo).

Tre anni addietro, tutto il mondo cristiano fece salti di Gioia perch? era arrivata finalmente la prova che dimostrava l?esistenza storica di Cristo: a Gerusalemme era stata rinvenuta un?urna funeraria risalente all?anno 62 sulla quale c?era scritto: >.
Ormai non ci potevano essere pi? dubbi, la scritta era cos? chiara e specifica nella data e nei nomi da lasciare perplessa una gran parte degli stessi esegeti.
Numerose furono le mail mi arrivarono da parte dei credenti e dei non credenti. Mentre i primi mi deridevano i secondi mi facevano presente il loro smarrimento.
Nelle mie risposte, secche e laconiche, certo come sono che Ges? ? una costruzione della fine del secondo secolo, dissi semplicemente che non poteva essere che un falso. Stavo preparando la confutazione della scoperta basandomi principalmente sul fatto che Giuseppe non poteva essere nominato nel 62 dal momento che egli ? apparso sui testi sacri soltanto tra il III e il IV quando si diede a Ges? una nascita terrestre, allorch? usc? lo scandalo della falsificazione, scandalo che fu pressoch? taciuto dai mass media italiani per quel servilismo verso il Vaticano che li aveva portati precedentemente a divulgare la scoperta pi? che in ogni altra nazione al mondo.
Un silenzio cos? totale da esserci, dopo due anni dall?accertamento del falso, persone che credono ancora all?autenticit? di questa scoperta, tanto che un?associazione cattolica di Arezzo mi ha chiesto ultimamente, in un tono di derisione e di compatimento, come potessi insistere a sostenere la non esistenza storica di Ges? dopo il ritrovamento dell?ossario.
Uno dei primi giornali stranieri ad informare sul falso fu ?Archeology? che cos? scrisse il 18 giugno 2003: >.

Dal settimanale ?Time? del 30 giugno 2003, pag. 14: >.
(Sembra che tra i libri di Odan Golan sia stato trovato un manuale sui metodi da seguire per operare le falsificazioni firmato da?Epifanio?).

Cordiali saluti da Luigi Cascioli.
(La prossima confutazione delle prove riguardanti l?esistenza storica di Cristo, portate dalla Chiesa nella persona di don Enrico, riguarder? la testimonianza di Tacito Cornelio).

Luigi Cascioli, la favola di Cristo

Inviato: 16/10/2005, 6:33
da carlo
LA FAVOLA DI CRISTO

Inconfutabile dimostrazione della non esistenza di Ges?

libro-denuncia www.LuigiCascioli.it



Prima confutazione delle prove portate dalla Chiesa, nella persona

di don Enrico Righi, sull?esistenza storica di Ges?, detto il Cristo



di Luigi Cascioli



Questo documento ? rivolto e inviato ai seguenti ministri della Chiesa dai quali si attende una risposta:



don Enrico Righi

cardinale Camillo Ruini

cardinale Giacomo Biffi

cardinale Angelo Sodano

vescovo Flavio Roberto Carraro

cardinale Dionigi Tettamanzi

monsignor Gianfranco Ravasi

cardinale Tarcisio Bertone

cardinale Crescenzio Sepe

ufficio stampa VATICANO

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Giuseppe Flavio.



Conoscere Giuseppe Flavio nelle sue caratteristiche religiose e politiche ? determinante per comprendere la confutazione del cosiddetto ?testamentum Flavianum? dal quale la Chiesa trae quella che per essa rappresenta la prova fondamentale dell?esistenza storica di Ges?. Nato nel 38 e morto intorno all?anno 100, Giuseppe Flavio fu testimone oculare dell?ultimo periodo dell?era messianica e dell?evoluzione religiosa ebraica che segu? la guerra giudaica del 70. Politicamente simpatizz? per Roma e religiosamente fu un cos? convinto seguace della fede ebraica da ritirarsi nel deserto per passarvi tre anni della sua giovinezza in meditazioni e preghiere. Discendente da una famiglia di sacerdoti farisaici, ricevette incarichi parareligiosi che svolse con tanto zelo da meritarsi l?incarico di recarsi a Roma per ottenere la liberazione di alcuni sacerdoti che erano stati arrestati dal procuratore Felice. Entrato nella convinzione che un?attesa passiva del Messia basata sulla rassegnazione e la preghiera, quale era quella praticata dai Farisei, non avrebbe dato nessun risultato finch? la Palestina sarebbe rimasta sotto l?occupazione romana, considerando che i principi morali esseni erano gli stessi di quelli farisaici per ci? che riguardava l?eternit? dell?anima e la resurrezione dopo la morte, prese la decisione di passare all?essenismo rivoluzionario pur conservando quei principi di moderazione e di saggezza che dovevano essere seguiti prima di dare inizio ad una vera e propria rivolta armata.



Fu per questa sua politica basata sulla prudenza e la riflessione che lo portava ad osteggiare l?estremismo zelota, che nel 64 Giuseppe Flavio fu incaricato dal Sinedrio di recarsi in Galilea per convincere i rivoluzionari a procrastinare la guerra che stavano preparando contro Roma. (I rivoluzionari venivano chiamati Galilei perch? era in Galilea che organizzavano le scorribande sulla Palestina e gli attacchi contro i soldati romani). Fallito come moderatore, Giuseppe Flavio si ritrov? coinvolto nella guerra del 66 che combatt? con la qualifica di ufficiale dell?esercito rivoluzionario finch?, in seguito all?assedio della citt? di Iotapala, nella quale si era rifugiato con i compagni, non fu costretto alla resa. Per sfuggire alla cattura che avrebbe comportato una condanna alla crocifissione, Giuseppe Flavio con quaranta dei suoi soldati si nascose in una cisterna dove rimase finch? non prese la decisione di darsi volontariamente la morte secondo quelle convinzioni essene che furono seguite nel 74 anche da Eleazaro nell?assedio di Masada nel quale si suicidarono con la spada 1000 guerriglieri seguendo un ordine di morte basato sull?estrazione dei loro nomi. Il capo si uccideva per ultimo. Ma, a differenza di Eleazaro, che mantenne la parola, Giuseppe Flavio, dopo aver assistito ai suicidi, invece di darsi la morte convinse l?ultimo dei suoi dipendenti che era rimasto vivo con lui, di rinunciare alla morte e di consegnarsi prigionieri ai romani. Condotto davanti a Vespasiano, che dirigeva allora la guerra contro l?esercito giudeo, era l?anno 67, Giuseppe Flavio, improvvisandosi profeta, gli preannunci? che presto sarebbe diventato imperatore di Roma. Avveratasi la profezia nel 69, Vespasiano, ricordandosi di lui per la profezia che gli aveva dato, lo tir? fuori dalla prigione e lo affianc? come persona meritevole di fiducia, al figlio Tito che nel frattempo aveva preso il suo posto di generale in Palestina. Terminata la guerra giudaica, con la disfatta dell?esercito giudaico, Giuseppe Flavio venne con Tito a Roma dove visse come ospite della corte Imperiale attendendo ai suoi lavori storici. Fu in seguito a questo comportamento amicale che ricevette dalla famiglia imperiale Flavia che Giuseppe, da buon ruffiano, aggiunse al suo nome, in segno di riconoscenza, l?appellativo di Flavio. Per quella libert? che i romani concedevano a tutte le religioni, Giuseppe Flavio rimase fino in ultimo un fervente sostenitore della religione ebraica e su di essa educ? i figli.



Quello che rimarchiamo nei suoi scritti ? la convinzione che sempre rimase in lui di sostenere una politica di distensione tra il mondo ebraico e Roma, convinzione che espresse attraverso l?esaltazione del pacifismo delle comunit? essene e il disprezzo verso l?estremismo di quei zeloti rivoluzionari che dopo il 70 lottavano ancora contro Roma. Una politica sicuramente basata sull?ipocrisia dal momento che il programma esseno, anche se in una forma apparentemente non guerriera, considerava nel suo concetto di universalit? l?annientamento totale di ogni altra ideologia religiosa che si sarebbe realizzato con l?avvento del loro Messia. Giuseppe Flavio, quale seguace dell?essenismo, rimase fino alla morte nell?attesa di quel Messia celeste il cui avvento veniva sollecitato dalla corrente spiritualista come risulta dalle prime lettere di Paolo di Tarso, dai terapeuti d?Egitto seguaci del logos di Filone, e dall?ultimo capitolo dell?Apocalisse nel quale l?autore si rivolge a lui dandogli l?appellativo di Ges?. Giuseppe Flavio visse fino all?ultimo giorno nella ferma credenza dell?ebreo esseno che attende ancora l?avvento del Cristo spiritualista (dire Cristo o Messia ? la stessa cosa essendo Cristo la traduzione in greco della parola ebraica Messia).



Fatta questa breve esposizione sulla persona di Giuseppe Flavio, dalla quale risulta sopra ogni cosa la sua fedelt? alla religione ebraica, passiamo ora ad analizzare i due passi dai quali la Chiesa trae le testimonianze dell?esistenza storica di Cristo.



Prima testimonianza.



La prima testimonianza viene tratta da ?Antichit? Giudaiche?.

?Ci fu verso questo tempo Ges?, uomo saggio, se pure bisogna chiamarlo uomo: era infatti autore di opere straordinarie, maestro di uomini che accolgono con piacere la verit?, ed attir? a se molti Giudei, e anche molti dei greci. Questi era il Cristo. Quando Pilato ud? che dai principali nostri uomini era accusato, lo condann? alla croce. Coloro che fin da principio lo avevano amato non cessarono di aderire a lui. Nel terzo giorno apparve a loro nuovamente vivo: perch? i profeti di Dio avevano profetato queste e innumerevoli altre cose su di lui. E fino ad oggi non ? venuta meno la trib? che da lui sono detti cristiani? (Ant, Giud. 18,63-64).



Analisi della citazione:



1) Basta prendere in esame l?affermazione nella quale viene riconosciuto che Ges? ? il Cristo, cio? quel Messia annunciato dai profeti che il mondo ebraico attendeva ancora, per renderci subito conto che non pu? essere stata scritta da Giuseppe Flavio quale seguace fedele della sua religione.

Come pu? un ebreo che aspetta ancora il Messia riconoscere che si ? realizzato e, per giunta, nella persona di un fondatore di un?altra religione? Un?incoerenza che port? Voltaire a esclamare: ?Se Giuseppe Flavio era cos? convinto che Ges? fosse il Cristo, perch? non si ? fatto cristiano??.



2) Come avrebbe potuto osare Giuseppe Flavio, mentre era ospite della famiglia imperiale, manifestare tanta ammirazione verso questo Messia quando i suoi seguaci, chiamati cristiani, erano considerati i peggiori nemici di Roma?



3) Come ha potuto scrivere Giuseppe Flavio che fu Ponzio Pilato a condannare Ges? quando nel capitolo di ?Antichit? giudaiche? che riguarda Pilato riporta di lui tutti i particolari, compresi i pi? marginali, e nessuna menzione fa di questo processo che, stando alla chiesa, coinvolse sommi pontefici, re e tutta la popolazione di Gerusalemme senza contare i terremoti che lo seguirono e gli oscuramenti del sole?



4) Come pu? uno scrittore attento e perfezionista nell?esposizione dei fatti, come lo era Giuseppe Flavio, aver introdotto questo passo fra due fatti che retoricamente lo escludono? Come pu? aver intromesso un fatto tutt?altro che nefasto nel pieno di una cronaca riportante una serie di sciagure? L?apologia di un uomo giusto che aveva predicato la verit?, che aveva compiuto miracoli, che continuava ancora ad essere seguito anche dopo la morte da coloro che lo avevano amato durante la vita, inserito tra due avvenimenti riportanti uno una strage di giudei e l?altro una crocifissione di sacerdoti, risulta cos? fuori ogni logica da farlo apparire come i cavoli a merenda.

Questo passo, mai nominato in tutte le diatribe che ci furono tra gli oppositori del cristianesimo che negavano l?incarnazione e i padri della Chiesa che la sostenevano, quali Ireneo, vescovo di Lione nella seconda met? del II secolo, Clemente Alessandrino (150-215) che lo avrebbero certamente citato per dimostrare la storicit? di Cristo, fu per la prima volta menzionato da Eusebio da Cesarea, nel 324 suscitando il legittimo sospetto che fosse stato proprio lui ad inventarselo, sospetto che divenne certezza allorch? il patriarca Fozio dichiar? esplicitamente che nella copia che lui aveva di ?Antichit? Giudaiche?, una delle pochissime non manipolate che erano ancora rimaste in circolazione, Giuseppe Flavio non faceva nessuna menzione di Ges? e dei suoi miracoli. (J.P. Pigne, Patrologie Cursus Conpletus, Series Graeca, Tomus CIII. Pfozius Costantinopolitanus Patriarca).

Un?altra prova che ci conferma che il passo ? stato interpolato ci viene da Rylands il quale ci dice che uno studioso del XVI secolo, di nome Vossius, aveva ancora un esemplare manoscritto di ?Antichit? Giudaiche? nel quale mancava ogni riferimento a Ges?. (Gordon Ryland, Did Jesus Ever Live?, Watts & Co., London, 1929. Pag. 20).



Storia e analisi di una grossolana falsificazione.



In seguito alla separazione che avvenne intorno al 150 tra i materialisti (sostenitori dell?incarnazione) e gli gnostici che sostenevano un Messia spirituale che aveva preso dell?uomo soltanto le apparenze, sorsero diatribe tra le pi? accese.

I materialisti, che da ora in poi chiameremo i ?nuovi cristiani? per distinguerli da quelli che gi? da prima di loro venivano chiamati cos? dai pagani perch? sostenitori di un Cristo, che doveva ancora venire, sprovvisti come erano di testimonianze che dimostrassero l?esistenza storica del loro Messia incarnato a cui avevano dato il nome di Ges?, furono costretti a costruirsele.

Fu in questo periodo, cio? nella seconda met? del II secolo che s?inventarono i quattro vangeli canonici, gli atti degli Apostoli e manipolarono le lettere di Paolo di Tarso che Marcione aveva portato nel 144 a Roma da Sinope sul mar Nero.

Ma per quanto questi nuovi cristiani cercassero di costruire l?esistenza del loro Messia incarnato nella maniera pi? convincente, i primi documenti che scrissero, essendo basati su ricopiature e manipolazioni tra le pi? sfrontate, vennero fuori pieni di tutte quelle contraddizioni e incoerenze che cercarono poi di riparare nel corso degli anni che seguirono via via che esse venivano fatte oggetto di contestazione e spesso di derisione da parte della critica avversaria. I quattro vangeli, privi tutti della nascita di Ges?, cominciavano con un Messia che aveva dato inizio alle predicazioni partendo da Cafarnao all?et? di trenta anni esattamente come veniva sostenuto nel vangelo di Marcione scritto nel 140 con la sola differenza che in quello di Marcione era essenzialmente spirituale (gnostico) mentre in quello dei nuovi cristiani era dichiarato uomo a tutti gli effetti.



? importante sapere, per comprendere come i primi documenti riferentisi a Ges? fossero stati tratti da altri scritti, che intorno al 160 Marcione accus? pubblicamente i neo-cristiani di aver costruito i loro vangeli ricopiandoli dal suo. Le nascite furono aggiunte nei vangeli di Matteo e di Luca soltanto tra il III e il IV secolo allorch? i padri della Chiesa dovettero giustificare la natura umana del loro Ges? dandogli una nascita terrena, quella nascita che come conseguenza port? l?invenzione di Maria e di Giuseppe. I contrasti nei luoghi e nei tempi e le contraddizioni storiche esistenti tra la nascita riportata da Matteo e quella riportata da Luca dimostrano nella maniera pi? evidente quanto nel IV secolo la Chiesa stesse ancora annaspando per dare alla figura di Ges? una personalit? umana.



Le diatribe tra i nuovi cristiani e tutta la parte religiosa opposta, costituita da pagani, ebrei e gnostici, si protrassero in un libero scambio di espressione fino a quando Costantino non arriv? alla decisione di fare del cristianesimo la religione di Stato sia per porre termine ai disordini sociali che i seguaci di questa nuova religione generavano a fine ricattatorio contro lo Stato attraverso continue sommosse e ribellioni e, soprattutto, con la renitenza al servizio militare, e sia perch?, coinvolgendo tutti i ceti, gli apparve la pi? idonea per divenire la religione dell?Impero. Forti, cos?, dell?appoggio che gli veniva dai vari editti di Costantino, quali quello del 313 che concedeva ai cristiani la libert? di stampa e la salvaguardia dalle ingiurie degli eretici, quello del 315 che minacciava di severe punizioni gli ebrei che avessero ostacolato i loro correligionari a convertirsi al cristianesimo, quello del 319 che concedeva speciali immunit? e privilegi ai sacerdoti cristiani, quello del 324 nel quale egli stesso si dichiarava essere passato al cristianesimo ed esortava tutti i sudditi a convertirsi a questa religione, e dalle tante altre leggi che tendevano ad eliminare in maniera sempre pi? decisa il paganesimo, l?ebraismo e lo gnosticismo, i padri della Chiesa, tra i quali primeggiarono Eusebio e Ambrogio da Milano, operarono le maggiori contraffazioni sui Testi Sacri e i libri storici, contraffazioni che sfrontatamente imposero ricorrendo a quelle ritorsioni e punizioni che seguivano una condanna di eresia di cui ne conosciamo bene il seguito.



Ritirati il pi? possibile dalla circolazione il libri di Giuseppe Flavio, i padri della Chiesa cercarono di sostituirli con edizioni totalmente contraffatte. Tolsero i passi che compromettevano la figura di Cristo, quali quelli che si riferivano alla famiglia degli Asmonei della quale ? indubbio che Giuseppe Flavio ne abbia largamente parlato essendo stata la principale promotrice delle guerre giudaiche, e aggiunsero quelli che gli avrebbero permesso di sostenerne la storicit?.

? a questo punto che usc? una versione in lingua latina della ?Guerra Giudaica? firmata da un certo Egesippo, dichiarato scrittore cristiano del II secolo di cui nessuno fino ad allora aveva mai sentito parlare e del quale si conoscevano soltanto i passi citati da Eusebio. La scelta di questo nome Egesippo ? gi? di per se pi? che sufficiente per dimostrare l?intenzionalit? a costruire un falso per l?equivocit? che esso rappresenta da momento che un libro firmato con questo nome, derivando dal greco ?Ioseppus?, che significa appunto Giuseppe, lo si sarebbe potuto far passare per quello autentico scritto da Giuseppe (Flavio). Ma oggi tutti gli esegeti, esclusi quelli che sono condizionati da un servilismo ecclesiastico, sono concordi nel riconosce che questa versione della ?Guerra Giudaica?, attribuita a Egesippo, fu scritta da Ambrogio da Milano (Santo).

Eusebio (chiamato dagli esegeti ?il falsario per antonomasia? per le innumerevoli contraffazioni operate sui libri storici e su gli stesse Testi Sacri) autore del libro ?Historia ecclesiastica?, per giustificare le falsit? che s?inventava le faceva passare per informazioni che gli erano venute dai libri di Egesippo, informazioni che, ammesso pure che siano state veramente scritte alla fine del II secolo, ci portano a chiederci da dove fossero state prese dal momento che si riferiscono a fatti accaduti comunque 150 anni prima.

Per via delle contestazioni che gli storici rivolgevano ai frati amanuensi per aver fatto sparire la ?Guerra Giudaica? originale, la Chiesa fu costretta a rimettere in circolazione nel VI secolo un?edizione di Giuseppe Flavio che in realt? non era altro che la riproduzione di quella di Egesippo che ? quella che ci ? pervenuta.

Guy Fau, esegeta francese, ex monsignore e professore di teologia convertitosi all?ateismo, ha dichiarato che ? impossibile conoscere la verit? storica messianica attraverso lo studio della ?Guerra Giudaica? della quale oggi disponiamo tanto le falsificazioni e le interpolazioni l?hanno resa incomprensibile.

Stimolati dal successo che ebbero nel mondo cristiano le contraffazioni che i padri della Chiesa operarono sulle opere di Giuseppe Flavio attraverso le loro traduzioni, numerosi furono coloro che negli anni che seguirono vollero fare altrettanto introducendo ciascuno nella propria versione ci? che pi? riteneva favorevole per dare una credibilit? storica al cristianesimo.

Nel VI secolo ci fu una traduzione della ?Guerra Giudaica? in lingua siriaca alla quale fu dato il nome di ?V libro dei Maccabei? (titolo giustificato dal fatto che ?La Guerra Giudaica? di Giuseppe Flavio comincia dalla rivolta dei Maccabei). Un?altra elaborazione delle ?Antichit? Giudaiche? fu eseguita nel X secolo da un certo Yosef ben Gorion che si firm? con lo pseudonimo di Yosippon (Yosippon sta per Giuseppe).



Ce ne furono altre nel XII secolo in lingua armena e slava che furono presentate come traduzioni eseguite direttamente dalla prima versione di Giuseppe Flavio scritta in aramaico che risultarono essere una volgare elaborazione di quella attribuita ad Egesippo.

Fatta questa breve cronistoria delle falsificazioni che furono eseguite sui libri di Giuseppe Flavio, dalla quale possiamo comprendere come i cattolici abbiano sempre cercato di dimostrare l?esistenza di Ges? attraverso la falsificazione dei documenti, ritorniamo sulla famosa prova, chiamata ?Testamentun Falvianum?, che la Chiesa stessa ? stata costretta ad ammettere di essere falsificata, almeno in parte, per via della identificazione del Cristo nella persona di Ges? e del riconoscimento della sua resurrezione che un ebreo non avrebbe mai potuto riconoscere n? tanto meno sostenere.

?Tolte queste due affermazioni, sostiene la Chiesa per rendere credibile tutto il resto della testimonianza, che molto probabilmente sono state aggiunte da una mano pietosa mossa da un eccesso di fede, tutto il resto non pu? essere contestato perch? Giuseppe Flavio, sapendo che Ges? era esistito, doveva pur dire qualche cosa su di lui?. Altro sofisma a cui ricorre ancora una volta la Chiesa per affermare una sua verit?, che in questo caso ? rappresentato dal presupposto errato di dare per certa l?esistenza di Ges?.



Ma come dimostrare che tutto il resto, tolta l?affermazione che riconosceva Ges? per vero Messia, era stato scritto veramente da Giuseppe Flavio?



Questa dimostrazione che ha sempre messo in grosse difficolt? la Chiesa perch? tra i contestatori ce ne sono anche di cattolici, ci viene fornita da Vittorio Messori nel suo libro ?Ipotesi su Ges?? (pag. 197) dicendoci che un certo Prof. Shlomo Pines ha scoperto che in un?opera araba del X secolo, ?Storia universale di Agapio?, vescovo di Hierapoils, viene riportato il Testamentum Flavianum nella sua forma originale, cio? senza quelle ?espressioni di fede? che, secondo la Chiesa, erano state aggiunte in buona fede da una mano pietosa. Questo ? il passo che il prof. Pines ha trovato su ?Storia Universale di Agapio?:



?A quell?epoca viveva un saggio di nome Ges?. La condotta era buona, ed era stimato per le sue virt?. Numerosi furono quelli che, tra i giudei e le altre nazioni, divennero suoi discepoli. Pilato lo condann? ad essere crocifisso e a morire. Ma coloro che erano divenuti suoi discepoli non smisero di seguire il suo insegnamento. Essi raccontarono che era apparso loro tre giorni dopo la sua crocifissione e che era vivo. Forse era il Messia di cui i profeti hanno raccontato tante meraviglie?.



Come si vede, le frasi ?egli era il Cristo? e ?apparve loro nuovamente vivo? che vengono riconosciute false per la loro forma affermativa, vengono trasformate la prima sotto una forma dubitativa e la seconda in un racconto da poter essere entrambe accettate anche se scritte da un ebreo. Interessante, poi, ? l?osservazione di Pines (riportata da Messori) che, per controbattere l?obbiezione di coloro che potrebbero vedere nell?eliminazione delle frasi compromettenti un?ulteriore falsificazione, dice che non si pu? ammettere che un ecclesiastico, come Agapio, abbia potuto togliere dal testo proprio quelle espressioni che per lui avrebbero rappresentato la testimoniavano storica di Cristo.



A questo punto due sono le cose, o Pines e Messori, che lo sostiene, sono degli ingenui, o loro credono che noi siamo dei minchioni. Chi altri, pi? di un ecclesiastico, avrebbe avuto interesse di togliere le parole che rendevano evidente la falsit? del passo? Chi altri pi? di un prete avrebbe avuto l?interesse di togliere l?impedimento che rendeva inaccettabile la testimonianza di Giuseppe Falvio?

A proposito di ?Ipotesi su Ges?? di Messori posso dire e dimostrare che mai fu stampato nulla di pi? ateo di questo libro; soltanto il fatto che esso si basi la dimostrazione dell?esistenza di Ges? su delle ipotesi, dimostra nella maniera pi? evidente che colui che lo ha scritto ? il primo a dubitare di ci? che sostiene.



Seconda prova: fratello di Ges?.



La seconda prova dell?esistenza di Ges? la Chiesa la trae da un passo di ?Antichit? Giudaiche? nel quale si parla di un certo Giacomo che fu condannato alla lapidazione nell?anno 62:



?Con il carattere franco e audace che aveva, Anano pens? di avere un?occasione favorevole alla morte di Festo mentre Albino era ancora in viaggio: cos? convoc? i giudici del Sinedrio e introdusse davanti a loro un uomo di nome Giacomo, fratello di Ges?, che era soprannominato il Cristo, e certi altri, con l?accusa di avere trasgredito la legge, e li consegn? perch? fossero lapidati? (Ant. Giud. XX-200).



Questa presentazione di un personaggio dichiarato fratello di Giacomo il cui nome viene fatto seguire dal soprannome Cristo come se si volesse attraverso questa specificazione confermare che sia proprio il Ges? della Chiesa, avendo tutte le caratteristiche di una forzatura operata per introdurlo nella storia, continua ad alimentare quelle polemiche che, perpetuandosi ormai da secoli, possono essere definitivamente eliminate soltanto da un?attenta analisi dei fatti.

Chi era Anano? Anano era un giovane religioso che dopo essersi distinto nella lotta contro i rivoluzionari zeloti venne eletto nel 62 Sommo Sacerdote dal re Agrippa. Alla morte del procuratore Festo, avvenuta soltanto tre mesi dopo avere assunto questa carica, seguendo l?impulso del suo carattere, che Giuseppe Flavio ci presenta risoluto e ardito, Anano pens? che sarebbe stata cosa gradita al nuovo procuratore Albino se gli avesse fatto trovare ammazzati dei malfattori che non potevano essere che dei rivoltosi zeloti se intendeva riconfermare con la loro morte la sua fedelt? a Roma. Ma, purtroppo, invece di ricevere il plauso che s?aspettava, Anano pag? la sua iniziativa con la destituzione dalla carica di Sommo Sacerdote per aver contravvenuto alla legge che riservava le condanne a morte soltanto a un tribunale romano.



E chi era questo Giacomo, fratello di Ges?, del quale ci parla Giuseppe Flavio?



Prima di rispondere a questa domanda bisogna innanzitutto tenere presente che il termine Ges? non ebbe nel primo secolo e per tutta la prima met? del secondo il significato non di nome proprio, come s?intende oggi, ma soltanto quello di appellativo come tutti gli altri che si davano al Salvatore del popolo d?Israele, quali Messia, Signore e Cristo. Ci? esclusivamente perch? il ?Salvatore? d?Israele, non essendosi ancora realizzato nella persona di nessuno, non poteva assolutamente avere un nome.

Il nome Ges? assunse il significato di nome proprio soltanto nella seconda met? del II secolo quando i nuovi cristiani presentarono il Messia nella persona di un uomo che era esistito come ci viene confermato da Celso che nel 180 esplicitamente accus? i nuovi cristiani di questo abuso:



?Colui al quale avete dato il nome di Ges? era in realt? un capo brigante? (Celso - ?Contro i Cristiani?).



Chiarito cos? come nel primo secolo i termini di Ges?, Signore, Messia e Cristo erano tutti appellativi dallo stesso significato, nella certezza che Giuseppe Flavio fosse a conoscenza di questa sinonimia, non possiamo evitare di sorprenderci di come abbia potuto scrivere nel 95 una frase che pu? risultare soltanto insulsa, se non addirittura ridicola, con uno qualsiasi degli altri appellativi come, per esempio ?Cristo?: ?Onano introdusse davanti al Sinedrio un uomo di nome Giacomo, fratello di Cristo, soprannominato Cristo?, e di conseguenza concludere che il nome di Ges? nasconda in realt? un nome proprio.



Fatta questa prima osservazione, continuiamo nella nostra analisi considerando questa fratellanza che Giuseppe Flavio pone tra Giacomo il Minore e questo qualcuno a cui ? stato dato il soprannome di Cristo. Se questo Giacomo, detto il Minore, risulta essere fratello di colui al quale veniva dato l?appellativo Cristo e di Signore, di conseguenza egli sar? anche fratello di un altro Giacomo, detto il Maggiore, e di un Simone che vengono dichiarati anch?essi, come viene confermato dagli stessi Testi Sacri e da un abbondate documentazione extratestamentaria, fratelli di Cristo e del Signore.

Chi erano Giacomo il Maggiore e Simone fratelli di Giacomo il Minore? Erano due rivoluzionari zeloti che furono crocifissi a Gerusalemme nel 46 dal procuratore Tiberio Alessandro: ?Sotto l?amministrazione di Tiberio Alessandro, Giacomo e Simone, figli di Giuda il Galileo, furono sottoposti sotto processo e crocifissi; questi era il Giuda che, come ho spiegato sopra, aveva aizzato il popolo alla rivolta contro i Romani mentre Quirino faceva il censimento in Giudea? (Ant. Giud. XX-122).



Come si vede, siamo di fronte a quella famiglia asmonea che fu la principale autrice delle rivoluzioni messianiche: Giuda il Galileo, promotore della rivolta del censimento, e tre dei suoi figli i cui nomi sono Giacomo il Maggiore, Simone e Giacomo il Minore ai quali possiamo aggiungere, gi? che ci siamo, un certo Giuda che risulta anche lui essere un fratello di questo Cristo-Signore che, da quanto ci riferisce Eusebio, ci apparteneva nella maniera pi? inequivocabile alla famiglia asmonea di Giuda il Galileo quale discendete della stirpe di Davide: ?Della famiglia del Signore rimanevano ancora al tempo di Domiziano (81-96) i nipoti di Giuda, detto fratello del Signore secondo la carne, i quali furono denunciati sotto l?accusa di essere appartenenti alla famiglia di Davide? (Epifanio- Hist. Eccl. III-20,1).



Questo Giuda, i cui nipoti sono accusati di appartenere a quella famiglia di Davide che nell?era messianica aveva dato tanti problemi a Roma e continuava a darne anche dopo la guerra giudaica del 70 attraverso i suoi discendenti quali sostenitori rivoluzionari di un Messia che ancora aspettavano, era un altro figlio di Giuda il Galileo che aveva fatto parte di quella banda di Bohanerges, condotta dal fratello primogenito, che fu metamorfizzata nella squadra di Cristo con opportune modifiche dei loro nomi, come nel caso di questo Giuda il cui soprannome di Taddeo (Theudas), che significa coraggioso, fu trasformato nel nome proprio di un discepolo.

Ci sarebbero ancora tante osservazioni da fare su questo passo riportato da Epifanio per dimostrare come la Chiesa si regga su una sequela di improvvisazioni e di abborracciamenti a cui ? stata sempre obbligata a ricorrere per otturare quei buchi che via via si aprivano nel tempo, quale quello che riguarda la verginit? della Madonna che fu stabilita dai teologi soltanto dopo il IV secolo dal momento che lo stesso Epifanio, padre della Chiesa, dichiara di ignorarla se ancora attribuisce agli inizi del quattrocento una fratellanza carnale tra Giuda e il Signore (Ges?).



La Chiesa per quanto possa rigirare la frittata non potr? mai dimostrare attraverso la frase riportata su ?Antichit? Giudaiche?, anche se l?avesse veramente scritta Giuseppe Falvio, che il fratello di Giacomo il Minore sia il suo Ges? crocifisso nell?anno 33 per la contraddizione che c?? tra la sua stessa affermazione che lo vuole discendente di Davide, e la realt? storica che ci d? per certo che nel 62, cio? quando fu lapidato Giacomo, il Messia della stirpe di Davide era ancora lontano dal venire.



A questo punto, stando cos? le cose, non ci resta che rivolgere alla Chiesa una sola domanda perch? tutto il suo castello crolli:



Il Vostro Ges? ? o non ? della stirpe di Davide?



Se lo ? non pu? essere quello da voi dichiarato crocifisso nel 33, se non lo ? allora il vostro Ges? ? un personaggio che viene escluso dalla storia.



Ma chi erano allora quei cristiani che la Chiesa sostiene essere i seguaci del Ges? morto nel 33?



La risposta sar? data in maniera esauriente allorch? ?sbugiarder?? quella che don Enrico ha portato come prova riferendosi alla lettera che Plinio il Giovane scrisse da Bitinia all?Imperatore Traiano. Una cosa per volta! Ma prima di chiudere, voglio ritornare sulla frase in oggetto per apportare in essa quella piccola modifica che, togliendola dal ridicolo datole da un falsario, la renderebbe logica letteralmente e storicamente accettabile come sarebbe risultata se fosse stata scritta veramente da Giuseppe Flavio che avrebbe messo il nome proprio di colui al quale l?appellativo Ges? si riferisce:



?Anano convoc? i giudici del Sinedrio e introdusse davanti a loro un uomo di nome Giacomo, fratello di Giovanni, che era soprannominato Cristo, e certi altri, con l?accusa di avere trasgredito la legge, e li consegn? perch? fossero lapidati?.



Sicuramente anche Epifanio dovette accorgersi del pericolo che veniva da una fratellanza che, basata com?era su due appellativi che, riferendosi al primogenito di Giuda il Galileo, portavano agli Asmonei, se cerc? di rattoppare la gaffe specificandone il padre:



?In quel tempo Giacomo, fratello del Signore, poich? anch?egli era chiamato figlio di Giuseppe e Giuseppe era il padre di Cristo? (ist. Eccl. II-1,2).



? cos? che la Chiesa ha costruito la sua storia!



Agli oppositori che chiesero a Epifanio dove avesse preso questa informazione riguardante la paternit? di Ges? e Giacomo il Minore, della quale nessuno fino ad allora aveva mai parlato, candidamente rispose che l?aveva tratta dai libri di Egesippo.



Santificazione dei fratelli zeloti.

San Giacomo il Minore:



Dal testo ecclesiastico ?Santi di Pienza?:

?Nel Nuovo Testamento si parla diverse volte di un apostolo di nome Giacomo, chiamato anche Giacomo di Alfeo (per distinguerlo da Giacomo il Maggiore figlio di Zebedeo), fratello di Ges? (cugino), figlio di Maria di Cleofa. Viene martirizzato nel primo secolo, cos? come viene raccontato da Giuseppe Flavio e Egesippo (Eusebio), vittima del fanatismo giudaico.

Capit? che alcuni dei seguaci delle varie sette, prendendo spunto dal vangelo di Giovanni (10-7), gli chiesero chi fosse la porta delle pecore e siccome Giovanni rispose che era il Signore, molti credettero in Ges?. Gli Scribi e i Farisei, preoccupati di questa sua affermazione, si riunirono e chiesero a Giovanni di ritrattare ci? che aveva detto gridandolo forte dal pinnacolo del Tempio.

Quando fu sul pinnacolo egli grid? a gran voce: ?Perch? m?interrogate sul Figlio dell?uomo che siede in cielo alla destra della grande Potenza e torner? sulle nubi del cielo??.

Gli Scribi e i Farisei, contrariati da quanto aveva detto Giacomo, salirono sul pinnacolo e lo gettarono gi?. Giacomo non mor? dopo la caduta e cos? iniziarono a lapidarlo. Giacomo si rigir? e in ginocchio preg? per i suoi carnefici. Frattanto uno dei presenti, che di mestiere era lavandaio, afferrato uno di quei bastoni con cui si battono i panni, lo vibr? sul capo di Giacomo e cos? lo martirizz?. I fedeli lo seppellirono in un luogo vicino al Tempio, dove ancora una lapide lo ricorda? (Viene festeggiato il 3 marzo insieme a s. Filippo).

Questa versione della morte di Giacomo il Minore, che ? quella riconosciuta formalmente dalla Chiesa, non doveva essere ancora conosciuta nel IV secolo quando Epifanio lo fece morire di vecchiaia: ?Giacomo il Minore era un asceta. Si asteneva dal lavarsi e non si tagliava mai i capelli n? la barba. A forza di pregare, la pelle dei ginocchi gli era diventata dura come quella dei cammelli?.



Giacomo il Maggiore:



?Giacomo il Maggiore fu, con i suoi fratelli Giovanni e Pietro, tra i discepoli prediletti del Signore.

Gli Atti degli Apostoli narrano che Giacomo fu fatto uccidere di spada da Erode Agrippa a Gerusalemme intorno al 44, ma la tradizione orale, riportata da San Isidoro da Siviglia, vuole che sia morto a Compostela in Galizia (Spagna) dove si era recato per predicare il Vangelo. Sulla sua tomba fu eretto, quale protettore della Spagna, il celebre santuario divenuto meta di numerosi pellegrinaggi con scalo a Gerusalemme? (per ulteriori informazioni turistiche rivolgersi al proprio parroco).



Una speranza svanita.

(L?ossario di S.Giacomo).



Tre anni addietro, tutto il mondo cristiano fece salti di Gioia perch? era arrivata finalmente la prova che dimostrava l?esistenza storica di Cristo: a Gerusalemme era stata rinvenuta un?urna funeraria risalente all?anno 62 sulla quale c?era scritto: ?Qui giace Giacomo, fratello di Ges??.

Ormai non ci potevano essere pi? dubbi, la scritta era cos? chiara e specifica nella data e nei nomi da lasciare perplessa una gran parte degli stessi esegeti.



Numerose furono le mail che mi arrivarono da parte dei credenti e dei non credenti. Mentre i primi mi deridevano i secondi mi facevano presente il loro smarrimento. Nelle mie risposte, secche e laconiche, certo come sono che Ges? ? una costruzione della fine del secondo secolo, dissi semplicemente che non poteva essere che un falso. Stavo preparando la confutazione della scoperta basandomi principalmente sul fatto che Giuseppe non poteva essere nominato nel 62 dal momento che egli ? apparso sui testi sacri soltanto tra il III e il IV quando si diede a Ges? una nascita terrestre, allorch? usc? lo scandalo della falsificazione, scandalo che fu pressoch? taciuto dai mass media italiani per quel servilismo verso il Vaticano che li aveva portati precedentemente a divulgare la scoperta pi? che in ogni altra nazione al mondo. Un silenzio cos? totale da esserci, dopo due anni dall?accertamento del falso, persone che credono ancora all?autenticit? di questa scoperta, tanto che un?associazione cattolica di Arezzo mi ha chiesto ultimamente, in un tono di derisione e di compatimento, come potessi insistere a sostenere la non esistenza storica di Ges? dopo il ritrovamento dell?ossario. Uno dei primi giornali stranieri ad informare sul falso fu ?Archeology? che cos? scrisse il 18 giugno 2003:



?Il vero dramma del cristianesimo ? che, dopo 2000 anni, i cristiani ancora cercano febbrilmente le prove dell?esistenza di Ges?. E attenderanno purtroppo ancora poich? la recente scoperta che aveva dato un pallore di speranza al cuore di alcuni si ? rivelata purtroppo un?impostura supplementare che s?iscriver? nella lunga lista delle menzogne e contraffazioni praticate dalla Chiesa. In ottobre 2002, Andr? Lamare, direttore della scuola di Alti Studi, aveva annunciato come avvenimento sensazionale la scoperta di un?iscrizione su un ossario di Gerusalemme. Il contenitore d?ossa portava, apparentemente, una prova dell?esistenza di Ges? Cristo per via di una menzione, in aramaico, di ?Giacomo? fratello di Cristo. L?ossario avrebbe dunque contenuto i resti del fratello di Ges?. Se questa notizia ha trasportato al settimo cielo alcuni credenti, altri, facenti parte della gerarchia cattolica, l?accettavano piuttosto male poich? l?esistenza di un fratello distruggeva l?idiota dogma della verginit? della Madonna. La soluzione ? venuta il 18 giugno 2003 da un?analisi effettuata dal dipartimento della Antichit? Israelita: l?urna ? autentica ma le iscrizioni sono recenti, esse sono state apportate con lo scopo di dare un senso religioso all?oggetto. Si tratta quindi di una falsificazione e il proprietario dell?ossario certo Olan Golan, ? sospettato di esserne lui l?artefice. Bisogna rimarcare che questa contraffazione ha fortemente deprezzato l?oggetto archeologico?.



Dal settimanale ?Time? del 30 giugno 2003, pag. 14: ?La pi? antica e unica prova della vita di Ges? che poteva venire da un contenuto funerario di pietra che si riteneva custodire frammenti ossei di Giacomo, fratello di Ges?, ? stato dichiarato un falso dall?Autorit? Israeliana delle Antichit?. Il gruppo di esperti ha trovato incongruenze nella patina e nel linguaggio dell?iscrizione sulla tomba, ?Giacomo, fratello di Ges?? che la collocano in tempi moderni.



Dal giornale ?Liberazione? del 23 ottobre 2003:



?Il 21 giugno 2003 ? stato arrestato dalla polizia israelita Odan Golan accusato di essere il responsabile della falsificazione operata sull?ossario. Degli strumenti utilizzati per eseguire questo arresto sono stati trovati presso il suo domicilio insieme ad altre falsificazioni in fase di realizzazione. Il valore dell?ossario ? cos? passato da pi? di un milione di dollari praticamente a nulla. Odan Golan, in seguito al processo, ? stato condannato a sei mesi di reclusione e a un risarcimento verso lo Stato Israeliano di un milione di dollari?. (Sembra che tra i libri di Odan Golan sia stato trovato un manuale sui metodi da seguire per operare le falsificazioni firmato da?Epifanio?).



La prossima confutazione delle prove riguardanti l?esistenza storica di Cristo, portate dalla Chiesa nella persona di don Enrico, riguarder? la testimonianza di Tacito Cornelio.



Luigi Cascioli

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Tel. 0761910283





Luigi Cascioli ? disponibile al rilascio interviste e commenti,

conferenze presso scuole, universit?, associazioni culturali, etc.

per illustrare e dibattere il tema che "Cristo non ? mai esistito" e il libro-denuncia

?La favola di Cristo - Inconfutabile dimostrazione della non esistenza di Ges??

libro che dovrebbe essere adottato nelle scuole a beneficio della razionalit? dei ragazzi e degli adulti

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Luigi Cascioli, la favola di Cristo

Inviato: 23/10/2005, 16:46
da carlo
La Corte d'Appello di Roma respinge la richiesta di archiviazione del Giudice Mautone.

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N? 18/05 RG Ric. ORD. 140/05

LA CORTE DI APPELLO DI ROMA
SEZIONE QUARTA PENALE

composta dai Signori Magistrati:
1)Dott. Enzo RIVELLESE, Presidente
2)Dott. Gian Paolo FIOROLI, Consigliere
3)Dott. Dario D'ONGHIA, Consigliere

ORDINANZA

Sulla dichiarazione di ricusazione proposta in data 29/4/2005 da CASCIOLI LUIGI, nato il 16.2.1934 a Bagnoregio (Viterbo) nei confronti del dott. Gaetano Mautone G.I.P. presso il tribunale di Viterbo.

*************************************

Con la dichiarazione in premessa Cascioli Luigi eccepiva la incompatibilit? del Giudice dott. Gaetano Mautone, per avere in precedenza emanato un decreto di archiviazione sul medesimo fatto.
La dichiarazione ? manifestamente inammissibile.
Il dichiarante si qualifica parte offesa sul procedimento n? 3724/04 pendente presso il Tribunale di Viterbo nei confronti di Righi Enrico in ordine ai reati di cui agli artt. 661 2 494 C.P.
Osserva la corte che la figura della persona offesa del reato ? regolata dagli artt. 90 e segg. c.p.p..
Il fatto stesso che viene denominata ?persona? e non ?parte? va al di l? dello stretto significato letterale, in quanto la si vuole distinguere da quelle che sono le parti in senso tecnico del procedimento, potendo esercitare soltanto ed esclusivamente i diritti e le facolt? espressamente riconosciuti dalla legge: tra questi non rientra il diritto di proporre dichiarazioni di ricusazione.
Basterebbe questo per chiudere l?argomento.
Ci preme tuttavia sottolineare alcune altre considerazioni.
Il procedimento trae origine da una seconda denuncia nei confronti del parroco della Chiesa di S. Bonaventura di Bagoregio, don Enrico Righi colpevole di avere asserito la veridicit? storica della figura di Ges? Cristo., dopo che una analoga denuncia era stata in precedenza archiviata, nonostante opposizione.
Da ci? discende innanzi tutto la possibile inammissibilit? della denuncia reiterata sopra il medesimo fatto gi? coperto dalla precedente decisione.
In ogni caso, comunque, la si voglia interpretare, ? di tutta evidenza che, qualora si tratti di un semplice precedente, non sussiste alcuna incompatibilit?, non essendo questa prevista allorch? il giudice venga chiamato a decidere in ordine ad un fatto analogo ad altro gi? deciso.
Per concludere la Corte non pu? esimersi dal sottolineare la singolarit?, per non dire altro, delle denunzie del cascioli, il quale, tra l?altro, ha spinto la propria temerariet? fino a chiedere si procedesse ad accertamenti tecnici finalizzati all?accertamento della figura storica del Cristo.
La totale inammisssibilit? impone una pena pecuniaria vicina al massimo di legge.

P.Q.M.

Visti gli artt. 37 e segg. c.p.p.
Dichiara inammissibile la dichiarazione di ricusazione proposta da CASCIOLI Luigi nei confronti del magistrato dott. Gaetano Mautone e condanna l?istante al pagamento della somma di Euro 1.500 (millecinquecento) in favore della cassa delle Ammende.
Cos? deciso in Roma il 26-05-2005.

IL PRESIDENTE

IL CONSIGLIERE REL.

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OBBIEZIONI E COMMENTI

Le motivazioni che hanno determinato la respinta della ricusazione sono due: la prima si fa dipendere dal fatto che Cascioli Luigi non aveva il diritto di proporla perch? secondo la legge egli rivestiva il ruolo di ?persona? e non di ?parte? offesa, e la seconda perch? la ricusazione trae origine da una seconda denuncia reiterata sopra il medesimo fatto che era stato gi? precedentemente archiviato.
Le due locuzioni ?persona offesa? e ?parte offesa?, che letteralmente hanno un significato sinonimico, assumono in giurisprudenza un valore diverso secondo la fase in cui si trova il querelante durante il procedimento penale. Se nella prima fase, cio? quella preliminare riservata alle indagini che seguono la denuncia, viene considerato giuridicamente ?persona offesa?, nella seconda, cio? quella relativa al processo vero e proprio, viene considerato ?parte offesa?.
Praticamente ? soltanto dopo l?accettazione della querela da parte del Pubblico Ministero, accettazione che d? luogo al processo, che il querelante acquisisce la qualifica di ?parte offesa? che gli d? diritto a ricusare il giudice.
Poich? la querela contro don Enrico Righi si trova ancora in fase di indagini del reato, cio? non ha ancora dato luogo al processo, Cascioli Luigi non ha diritto, secondo quanto viene sancito dall?art. 90 e segg. c.p.p., di proporre la ricusazione.
Tralasciando tutte le illegalit? precedentemente commesse dal Pubblico Ministero Petroselli e dal Giudice Mautone per evitare un processo alla Chiesa nella persona di don Enrico Righi (vedi ?PROCESSO? su www.luigicascioli.it ), la motivazione addotta per respingere la ricusazione richiesta da Cascioli Luigi potrebbe risultare giustificata nella sua legalit? se non risultasse che la Corte d?Appello di Roma, emettendo tale sentenza, ha ignorato l?emendamento portato all?art. 111 della Costituzione (Inserimento dei principi del giusto processo nell?art. 111 della Costituzione), con la legge 2/99 pubblicata nella Gazzetta Ufficiale n. 330 del 13 dicembre 1999, che riconosce al querelante il diritto di ricusazione del giudice anche durante la fase preliminare, cio? quando questi ? giuridicamente considerato ancora ?persona offesa?.
Questo emendamento ? stato applicato perch? si ? ritenuto che per garantire un ?giusto processo? non si deve negare a un cittadino la libert? di ricusare un giudice anche in quelle che sono le indagini preliminari dal momento che esse possono essere condizionate da un comportamento giudiziale del tutto arbitrario, come nel caso di Cascioli Luigi, che pu? pregiudicare il giusto procedimento della causa con archiviazioni del tutto faziose ed arbitrarie.
Escludendo che la Corte d?Appello di Roma, formata da tre giudici, quali il dott. Enzo Rivellese, Presidente, i dottori Gian Paolo Fioroli e d?Ario d?Onghia, ignorasse che l?emendamento portato art. 111 della Costituzione aveva modificato la lettura dell?art. 90 con la legge 2/99 del 13 dicembre 1999, per cui il detto l?art. 90 deve essere letto alla luce dei nuovi principi costituzionali che riconoscono al querelante il diritto di ricusazione, cos?altro si pu? concludere se non che si sia agito ancora una volta nella maniera pi? incostituzionale e illegale per evitare un processo alla Chiesa nella persona di un prete?

Se questa ? l?etica usata nella prima motivazione, quella che viene praticata dalla Corte d?appello di Roma per giustificare la seconda non ? davvero migliore dal momento che considera inammissibile il ricorso di Cascioli perch? eseguito su ?una seconda denuncia reiterata sopra una precedente che riportava il medesimo fatto?, quando appare evidente, consultando gli atti processuali, che le due denunce (vedi sentenza del 15 febbr. 2004 e ricorso del 24 marzo 2004) risultano non aver nulla a che vedere l?una con l?altra perch? la prima si riferisce a ?ignoto? e soltanto all?art. 661, mentre la seconda denuncia, non solo ? rivolta a soggetto ben specificato e anagraficamente riconosciuto nella persona di don Enrico ma considera anche l?articolo 494 del C.P. che nella precedente viene assolutamente ignorato.

Come pu? la Corte d?Appello di Roma sostenere che le due denunce si riferiscono al medesimo fatto e alla stessa persona quando il Tribunale di Viterbo le differenzia sia per ci? che riguarda i reati e sia per ci? che riguarda il soggetto a cui si riferiscono?
Tutte incoerenze e contraddizioni che riconfermano una chiara intenzionalit? da parte dei giudici ad impedire un processo anche a costo di ridicolizzare di fronte al mondo la Giustizia italiana e con essa tutta una nazione che, per l?inerzia e la vilt? di un popolo incapace di reagire a certe angherie, sta ritornando un?espressione geografica.
Questa ? l?Italia, questa ? la societ? nella quale viviamo e vivremo ancora fino a quando non si eliminer? definitivamente ogni influenza su uno Stato laico da parte della Chiesa, di questa ?corruttrice eterna?, di questa lupa famelica che ha fatto della corruzione la base della sua esistenza.
Ricorrere alle maggiori autorit?, quali il Presidente della Repubblica, il Ministro della Giustizia o il Presidente del Tribunale, stando alle esperienze passate, non sarebbe altro che una perdita di tempo.

L?apoteosi del servilismo verso la ?Corruttrice Eterna? la si raggiunge condannando Cascioli ad un?ammenda di 1500 Euro. Ma quello che maggiormente colpisce di questa sanzione non ? tanto l?applicazione del massimo della pena che si riserva a coloro che hanno abusato della legge facendo un ricorso privo di ogni ragione, quanto la motivazione che viene data dicendo che il querelante Cascioli Luigi ?ha spinto la propria temerariet? fino a chiedere si procedesse ad accertamenti tecnici finalizzati all?accertamento della figura storica del Cristo, come se i giudici si fossero trasformati, da amministratori di una giustizia democratica, in difensori di una dittatura teocratica.
Voi, giudici, ignoranti come lo sono tutti i seguaci del cristianesimo sulle questioni religiose, secondo quali argomenti potete condannare Cascioli per aver messo in discussione l?esistenza di Ges? se non avete fatto gli opportuni accertamenti?
Considerando che siamo in una nazione dove si dovrebbe rispettare la libert? dell?uomo, che differenza c??, allorch? si tratta di stabilire una verit? storica, tra Cristo e gli altri personaggi di cui si pu? dubitare l?esistenza? Dove sta scritto che ? considerato un reato fare accertamenti sulla figura storica di Cristo?
Se Cascioli avesse messo in dubbio l?esistenza di un Faraone, di Omero, di Shakespeare o di Guglielmo Tell, lo avreste ugualmente condannato a pagare il massimo dell?ammenda?
La sola differenza che c?? tra la vostra sentenza e quelle che venivano emesse dai tribunali della Santa Inquisizione, dove il risultato era gi? scontato, sta nel fatto che, non potendo pi? condannare al rogo, siete ricorsi al massimo di un?ammenda, e tutto questo per evitare voi quella condanna che avreste ricevuto dalla Chiesa se sareste stati voi a spingere la vostra temerariet? a non eseguire i suoi ordini.
Staremo a vedere il seguito, perch? non pu? assolutamente finire cos?.

Luigi Cascioli.

Luigi Cascioli, la favola di Cristo

Inviato: 30/10/2005, 2:45
da carlo
LA FAVOLA DI CRISTO

Inconfutabile dimostrazione della non esistenza di Ges?

libro-denuncia www.LuigiCascioli.it



La Corte d?Appello di Roma respinge la richiesta

di archiviazione del Giudice Mautone



ROMA - VITERBO

N? 18/05 RG Ric. ORD. 140/05
LA CORTE DI APPELLO DI ROMA
SEZIONE QUARTA PENALE



composta dai Signori Magistrati:

1)Dott. Enzo RIVELLESE, Presidente

2)Dott. Gian Paolo FIOROLI, Consigliere

3)Dott. Dario D'ONGHIA, Consigliere



ORDINANZA


Sulla dichiarazione di ricusazione proposta in data 29/4/2005 da CASCIOLI LUIGI, nato il 16.2.1934 a Bagnoregio (Viterbo) nei confronti del dott. Gaetano Mautone G.I.P. presso il tribunale di Viterbo.



******************



Con la dichiarazione in premessa Cascioli Luigi eccepiva la incompatibilit? del Giudice dott. Gaetano Mautone, per avere in precedenza emanato un decreto di archiviazione sul medesimo fatto.

La dichiarazione ? manifestamente inammissibile.

Il dichiarante si qualifica parte offesa sul procedimento n? 3724/04 pendente presso il Tribunale di Viterbo nei confronti di Righi Enrico in ordine ai reati di cui agli artt. 661 2 494 C.P.

Osserva la corte che la figura della persona offesa del reato ? regolata dagli artt. 90 e segg. c.p.p..

Il fatto stesso che viene denominata ?persona? e non ?parte? va al di l? dello stretto significato letterale, in quanto la si vuole distinguere da quelle che sono le parti in senso tecnico del procedimento, potendo esercitare soltanto ed esclusivamente i diritti e le facolt? espressamente riconosciuti dalla legge: tra questi non rientra il diritto di proporre dichiarazioni di ricusazione.

Basterebbe questo per chiudere l?argomento.

Ci preme tuttavia sottolineare alcune altre considerazioni.

Il procedimento trae origine da una seconda denuncia nei confronti del parroco della Chiesa di S. Bonaventura di Bagoregio, don Enrico Righi colpevole di avere asserito la veridicit? storica della figura di Ges? Cristo., dopo che una analoga denuncia era stata in precedenza archiviata, nonostante opposizione.


Da ci? discende innanzi tutto la possibile inammissibilit? della denuncia reiterata sopra il medesimo fatto gi? coperto dalla precedente decisione.

In ogni caso, comunque, la si voglia interpretare, ? di tutta evidenza che, qualora si tratti di un semplice precedente, non sussiste alcuna incompatibilit?, non essendo questa prevista allorch? il giudice venga chiamato a decidere in ordine ad un fatto analogo ad altro gi? deciso.

Per concludere la Corte non pu? esimersi dal sottolineare la singolarit?, per non dire altro, delle denunzie del cascioli, il quale, tra l?altro, ha spinto la propria temerariet? fino a chiedere si procedesse ad accertamenti tecnici finalizzati all?accertamento della figura storica del Cristo.

La totale inammisssibilit? impone una pena pecuniaria vicina al massimo di legge.



P.Q.M.


Visti gli artt. 37 e segg. c.p.p.

Dichiara inammissibile la dichiarazione di ricusazione proposta da CASCIOLI Luigi nei confronti del magistrato dott. Gaetano Mautone e condanna l?istante al pagamento della somma di Euro 1.500 (millecinquecento) in favore della cassa delle Ammende.

Cos? deciso in Roma il 26-05-2005.



IL PRESIDENTE

IL CONSIGLIERE REL.



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OBBIEZIONI E COMMENTI



Le motivazioni che hanno determinato la respinta della ricusazione sono due: la prima si fa dipendere dal fatto che Cascioli Luigi non aveva il diritto di proporla perch? secondo la legge egli rivestiva il ruolo di ?persona? e non di ?parte? offesa, e la seconda perch? la ricusazione trae origine da una seconda denuncia reiterata sopra il medesimo fatto che era stato gi? precedentemente archiviato.

Le due locuzioni ?persona offesa? e ?parte offesa?, che letteralmente hanno un significato sinonimico, assumono in giurisprudenza un valore diverso secondo la fase in cui si trova il querelante durante il procedimento penale. Se nella prima fase, cio? quella preliminare riservata alle indagini che seguono la denuncia, viene considerato giuridicamente ?persona offesa?, nella seconda, cio? quella relativa al processo vero e proprio, viene considerato ?parte offesa?.

Praticamente ? soltanto dopo l?accettazione della querela da parte del Pubblico Ministero, accettazione che d? luogo al processo, che il querelante acquisisce la qualifica di ?parte offesa? che gli d? diritto a ricusare il giudice.

Poich? la querela contro don Enrico Righi si trova ancora in fase di indagini del reato, cio? non ha ancora dato luogo al processo, Cascioli Luigi non ha diritto, secondo quanto viene sancito dall?art. 90 e segg. c.p.p., di proporre la ricusazione.

Tralasciando tutte le illegalit? precedentemente commesse dal Pubblico Ministero Petroselli e dal Giudice Mautone per evitare un processo alla Chiesa nella persona di don Enrico Righi (vedi ?PROCESSO? su www.LuigiCascioli.it ), la motivazione addotta per respingere la ricusazione richiesta da Cascioli Luigi potrebbe risultare giustificata nella sua legalit? se non risultasse che la Corte d?Appello di Roma, emettendo tale sentenza, ha ignorato l?emendamento portato all?art. 111 della Costituzione (Inserimento dei principi del giusto processo nell?art. 111 della Costituzione), con la legge 2/99 pubblicata nella Gazzetta Ufficiale n. 330 del 13 dicembre 1999, che riconosce al querelante il diritto di ricusazione del giudice anche durante la fase preliminare, cio? quando questi ? giuridicamente considerato ancora ?persona offesa?.

Questo emendamento ? stato applicato perch? si ? ritenuto che per garantire un ?giusto processo? non si deve negare a un cittadino la libert? di ricusare un giudice anche in quelle che sono le indagini preliminari dal momento che esse possono essere condizionate da un comportamento giudiziale del tutto arbitrario, come nel caso di Cascioli Luigi, che pu? pregiudicare il giusto procedimento della causa con archiviazioni del tutto faziose ed arbitrarie.

Escludendo che la Corte d?Appello di Roma, formata da tre giudici, quali il dott. Enzo Rivellese, Presidente, i dottori Gian Paolo Fioroli e d?Ario d?Onghia, ignorasse che l?emendamento portato art. 111 della Costituzione aveva modificato la lettura dell?art. 90 con la legge 2/99 del 13 dicembre 1999, per cui il detto l?art. 90 deve essere letto alla luce dei nuovi principi costituzionali che riconoscono al querelante il diritto di ricusazione, cos?altro si pu? concludere se non che si sia agito ancora una volta nella maniera pi? incostituzionale e illegale per evitare un processo alla Chiesa nella persona di un prete?



Se questa ? l?etica usata nella prima motivazione, quella che viene praticata dalla Corte d?appello di Roma per giustificare la seconda non ? davvero migliore dal momento che considera inammissibile il ricorso di Cascioli perch? eseguito su ?una seconda denuncia reiterata sopra una precedente che riportava il medesimo fatto?, quando appare evidente, consultando gli atti processuali, che le due denunce (vedi sentenza del 15 febbr. 2004 e ricorso del 24 marzo 2004) risultano non aver nulla a che vedere l?una con l?altra perch? la prima si riferisce a ?ignoto? e soltanto all?art. 661, mentre la seconda denuncia, non solo ? rivolta a soggetto ben specificato e anagraficamente riconosciuto nella persona di don Enrico ma considera anche l?articolo 494 del C.P. che nella precedente viene assolutamente ignorato.



Come pu? la Corte d?Appello di Roma sostenere che le due denunce si riferiscono al medesimo fatto e alla stessa persona quando il Tribunale di Viterbo le differenzia sia per ci? che riguarda i reati e sia per ci? che riguarda il soggetto a cui si riferiscono?

Tutte incoerenze e contraddizioni che riconfermano una chiara intenzionalit? da parte dei giudici ad impedire un processo anche a costo di ridicolizzare di fronte al mondo la Giustizia italiana e con essa tutta una nazione che, per l?inerzia e la vilt? di un popolo incapace di reagire a certe angherie, sta ritornando un?espressione geografica.

Questa ? l?Italia, questa ? la societ? nella quale viviamo e vivremo ancora fino a quando non si eliminer? definitivamente ogni influenza su uno Stato laico da parte della Chiesa, di questa ?corruttrice eterna?, di questa lupa famelica che ha fatto della corruzione la base della sua esistenza. Ricorrere alle maggiori autorit?, quali il Presidente della Repubblica, il Ministro della Giustizia o il Presidente del Tribunale, stando alle esperienze passate, non sarebbe altro che una perdita di tempo.



L?apoteosi del servilismo verso la ?Corruttrice Eterna? la si raggiunge condannando Cascioli ad un?ammenda di 1500 Euro. Ma quello che maggiormente colpisce di questa sanzione non ? tanto l?applicazione del massimo della pena che si riserva a coloro che hanno abusato della legge facendo un ricorso privo di ogni ragione, quanto la motivazione che viene data dicendo che il querelante Cascioli Luigi ?ha spinto la propria temerariet? fino a chiedere si procedesse ad accertamenti tecnici finalizzati all?accertamento della figura storica del Cristo, come se i giudici si fossero trasformati, da amministratori di una giustizia democratica, in difensori di una dittatura teocratica.


Voi, giudici, ignoranti come lo sono tutti i seguaci del cristianesimo sulle questioni religiose, secondo quali argomenti potete condannare Cascioli per aver messo in discussione l?esistenza di Ges? se non avete fatto gli opportuni accertamenti? Considerando che siamo in una nazione dove si dovrebbe rispettare la libert? dell?uomo, che differenza c??, allorch? si tratta di stabilire una verit? storica, tra Cristo e gli altri personaggi di cui si pu? dubitare l?esistenza? Dove sta scritto che ? considerato un reato fare accertamenti sulla figura storica di Cristo?


Se Cascioli avesse messo in dubbio l?esistenza di un Faraone, di Omero, di Shakespeare o di Guglielmo Tell, lo avreste ugualmente condannato a pagare il massimo dell?ammenda? La sola differenza che c?? tra la vostra sentenza e quelle che venivano emesse dai tribunali della Santa Inquisizione, dove il risultato era gi? scontato, sta nel fatto che, non potendo pi? condannare al rogo, siete ricorsi al massimo di un?ammenda, e tutto questo per evitare voi quella condanna che avreste ricevuto dalla Chiesa se sareste stati voi a spingere la vostra temerariet? a non eseguire i suoi ordini.



Staremo a vedere il seguito, perch? non pu? assolutamente finire cos?.



Luigi Cascioli

www.LuigiCascioli.it

Tel. 0761910283



Luigi Cascioli ? disponibile al rilascio interviste e commenti,

conferenze presso scuole, universit?, associazioni culturali, etc.

per illustrare e dibattere il tema che "Cristo non ? mai esistito" e il libro-denuncia

?La favola di Cristo - Inconfutabile dimostrazione della non esistenza di Ges??

libro che dovrebbe essere adottato nelle scuole a beneficio della razionalit? dei ragazzi e degli adulti



per informazioni, inviti a conferenze e interviste contattare:

Relazioni Stampa

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Questo testo ? in regime di Copylef: la pubblicazione e riproduzione ? libera e incoraggiata
purch? l?articolo sia riportato in versione integrale, con lo stesso titolo,

citando il nome dell?autore e riportando questa scritta.

No?: copia, diffondi e citaci

Luigi Cascioli, la favola di Cristo

Inviato: 09/11/2005, 14:10
da carlo
Con l'esortazione a divulgare.

Venerd? 18 novembre, ci sar? l'udienza presso il tribunale de l'Aquila nella quale si presenter? il Dott. Luigi Tosti come imputato per essersi opposto all'esposizione dei crocifissi nelle aule dei tribunali.
? nostro dovere supportarlo con le nostre presenze che tanto pi? numerose saranno tanto pi? dimostreranno la forza di una volont? che vuole porre termine all'ingerenza della Chiesa in uno Stato laico.
L'appuntamento ? davanti al tribunale, via XX settembre, alle ore 9.
Sembra che la parte avversa stia organizzando anch'essa una dimostrazione.
Anche se noi non disponiamo dei loro mezzi, non facciamoci intimarire da una probabile superiorit? del loro numero per quella forza che ci viene dalla convinzione che uno di noi ne vale 1000 di essi.
Vi aspetto.
Luigi Cascioli.

Luigi Cascioli, la favola di Cristo

Inviato: 12/11/2005, 18:10
da sael
"? nostro dovere supportarlo con le nostre presenze che tanto pi? numerose saranno tanto pi? dimostreranno la forza di una volont? che vuole porre termine all'ingerenza della Chiesa in uno Stato laico. "


Concordo e divulgo. Grazie, Carlo.
Sael

Luigi Cascioli, la favola di Cristo

Inviato: 13/11/2005, 2:24
da carlo
e di che! Le news di Cascioli le pubblico sempre volentieri :)




Sentenza della Corte d'Appello di Roma.

La Corte d?Appello di Roma, respingendo la mia richiesta di ricusazione (vedi ?Processo su www.luigicascioli.it), non ha affatto posto fine al procedimento penale da me promosso contro la Chiesa nella persona di don Enrico Righi, ma soltanto riconfermato il Dott. Mautone nel suo ruolo di giudice in una prossima udienza che si terr? presso il Tribunale di Viterbo della quale siamo in attesa della data di fissazione.
Ai numerosi sostenitori di una morale laica imparziale ed obbiettiva che mi hanno dichiarato la loro disposizione a sottoscrivere una lettera al Presidente della Repubblica perch? intervenga come restauratore di giustizia in questo processo cos? scandalosamente gestito, non posso che rispondere con un consenso di entusiasmo anche se so bene, stando alle negative esperienze passate, che il solo scopo che potremo raggiungere con essa sar? quello di far conoscere al mondo come viene amministrata la legge in Italia.
A coloro, poi, che, in seguito alla scandalosa sentenza della Corte d?Appello di Roma, mi hanno esposto altri casi d?ingiustizie di cui sono stati personalmente vittime, prometto che sar? presto pubblicato un libro, tradotto nelle principali lingue, nel quale saranno riportati i pi? scandalosi.
Io personalmente ne ho pronti gi? due che, da soli, basterebbero per far attorcigliare le budella.
Il Presidente del Tribunale di Viterbo li conosce bene.
Credere che uno sciopero della fame e della sete possa finire con un ricovero all?ospedale ? quanto mai da stolti!
Luigi Cascioli.

Luigi Cascioli, la favola di Cristo

Inviato: 13/11/2005, 14:26
da carlo
Con esortazione a diffondere.

Gli Avvocati LUCIANO SANTOIANNI e GIUSEPPE AULINO del foro di Napoli comunicano che il giorno 15 novembre 2005 inizier? il primo processo civile in Italia, e presumibilmente in Europa, avente ad oggetto un?azione di responsabilit? oggettiva a carico della Curia Arcivescovile di Napoli per la condotta posta in essere da un Ministro del Culto nell?esercizio delle sue funzioni,concretizzatesi in atti di libidine su di un minore a lui affidato durante il corso di catechizzazione.

L?azione promossa chiede il coinvolgimento indiretto anche della Chiesa cattolica per la condotta dei propri rappresentanti che compiono atti di pedofilia e si avvicina a quelle gi? poste in essere negli Stati Uniti d?America in situazioni analoghe.

Sull?argomento e sui temi che hanno dato origine alla promossa azione legale i detti difensori saranno presenti unitamente alla parte, Sig. Russo Gaetano,alla conferenza stampa che avr? luogo in Napoli alla via Roma n? 205 presso lo studio dell?Avv. Luciano Santoianni 4? piano il giorno 14 novembre 2005 alle ore 11,30.

Luigi Cascioli

Luigi Cascioli, la favola di Cristo

Inviato: 20/11/2005, 14:16
da carlo
Il Circolo Bertrand Russell di Treviso ? lieto d'invitarvi al 1? congresso di Studi laici sul Cristianesimo che si terr? a Montegrotto Terme (PD) domenica 27 novembre.
Fiduciosi nella vostra presenza e collaborazione, vi invitiamo a diffondere il comunicato a quanti potrebbero essere interessati a questo appuntamento.
Grazie.
Lodovico Mazzero (Circolo Bertrand Russel di Treviso).
Siti web di riferimento: www.circolorusseltreviso.tk; www.ighina.it; www.tg0.it

COMUNICATO STAMPA.
SARA' UN APPUNTAMENTO IMPERDIBILE PER QUANTI VOGLIONO APPROFONDIRE I TEMI LEGATI AL CRISTIANESIMO E IN PARTICOLARE ALLA FIGURA DI GESU', ATTINGENDO AI MAGGIORI STUDI LAICI OGGI PUBBLICATI IN ITALIA.
IL CIRCOLO CULTURALE PIER LUIGI IGHINA DI MONTEGROTTO TERME (PD) IN COLLABORAZIONE CON IL CIRCOLO CULTURALE BERTRAND RUSSELL DI TREVISO E CON IL PATROCINIO DEL COMUNE DI MONTEGROTTO TERME, APRIRA' I LAVORO SU GESU'-YESHUA,I? CONGRESSO NAZIONALE DI STUDI LAICI SUL CRISTIANESIMO.
SUL PALCO DEL PALAZZETTO SI AVVICENDERANNO AUTORI ILLUSTRI E PROFONDI CONOSCITORI DEL TEMA DEL CONVEGNO CHE PRESENTERANNO, PER LA PRIMA VOLTA IN IATALIA TUTTI INSIEME, GLI ULTIMI STUDI E LE SCOPERTE PIU' RECENTI SUI PERSONAGGI E I FATTI CHE HANNO DATO ORIGINE AL CRISTIANESIMO.
APRIRA' I LAVORI L'ING. ROBERTO VACCA, SAGGISTA, AUTORE DI NUMEROSI LIBRI DIVULGATIVI SUL PENSIERO SCIENTIFICO E PRESIDENTE DEI CIRCOLI BERTRAND RUSSELL NAZIONALI, CHE PARLERA' DI "RAZIONALISMO, RELIGIONE, E SUPERSTIZIONE"; SEGUIRA' IL PROF. ENRICO GALAVOTTI, AUTORE DEL SITO WWW.HOMOLAICUS.COM, CON UNA DISSERTAZIONE SUGLI STUDI LAICI RIGUARDANTI LE RELIGIONI IN INTERNET, UNO STRUMENTO DIVENUTO SEDE PRIVILEGIATA PER CONFRONTI E INCONTRI DA TUTTO IL MONDO SU TEMI ALTERNATIVI AL PENSIERO UFFICIALE.
CHIUDERA' LA MATTINATA UN CONTRIBUTO SPECIALE DI PEIRGIORGIO ODIFREDDI, PROFESSORE DI LOGICA E MATEMATICA, AUTORE DI SAGGI E LIBRI DIVULGATIVI SULLA SCIENZA E RELIGIONE.
AL POMERIGGIO SI ENTRERA' NEL VIVO DEL TEMA CON IL PROF. DAVID DONNINI, AUTORE DI LIBRI E RICERCHE SU GESU' E LE ORIGINI DEL CRISTIANESIMO: "GESU', UNA VICENDA STORICA DA RISCOPRIRE?".
SEGUIRA' LUIGI CASCIOLI, AUTORE DELLA "FAVOLA DI CRISTO", CON LA SUA ESPERIENZA PERSONALE LEGATA A UN PROCESSO SULL'ESISTENZA DI CRISTO.
CHIUDERA' I LAVORI UN MEMBRO DEL CIRCOLO BERTRAND RUSSELL DI TREVISO, L'ING. LODOVICO MAZZERO, AUTORE DI RICERCHE SULLE DINAMICHE SOCIALI ED ECONOMICHE CON UN INTREVENTO SU "QUALI VERITA' SU GESU'CRISTO?".
CONDURRa' IL DIBETTITO PINO NICOTRI, GIORNALISTA DE L'ESPRESSO NONCHE' AUTORE DI LIBRI INDAGINE SU IMPORTANTI FATTI D'ATTUALITA'.
IL CONVEGNO SI TERRA' DOMENICA 27 NOVEMBRE PRESSO IL PALAZZO CONGRESSI IN VIA SCAVI 14 A MONTEGROTTO TERME 8PD), DALLE 9,30 IN POI.
ENTRATA L'IBERA.

Per informazioni
1) Circolo culturale Pier luigi Ihnina, via alcide de Gasperi 1, 35036 Montegrotto Terma - PD. info@ighina.it; www.ighina.it
2) Circolo bertrand Russell di Treviso. Circolo.b.russel@libero.it: www.circolorusselltreviso.tk

PROGRAMMA

Moderatore: Pino Nicotri - giornalista dell'ESPRESSO.

1? relatore: Ing. Roberto Vacca (razionalismo, religione e superstizione).

2? relatore: Prof. Enrico Gavalotti (Gli studi laici sulle religioni
in internet).

Pausa pranzo.

3? relatore: Prof. David Donnini (Ges?, una vicenda storica da
riscoprire?).

4? relatore: Luigi Cascioli (Un processo sull'esistenza di
Cristo).

5? relatore: Ing. Lodovico Mazzero (Quali verit? su Ges? Cristo?)

6) Con il contributo speciale di Piergiorgio Odifreddi, Prof. di logica e matematica, autore di libri sulla scienza e la religione.


Ai sensi della normativa 196/2003 per la tutela della privacy, se si desidera essere rimossi dalla mailing list, rispondere al presente messaggio.