Re: Esercizio numero cinque
Inviato: 23/04/2024, 10:41
Qui sotto il mio tentativo a questo esercizio.
Tempi che coincidono:
Da bambini Erin e Luke giocavano nei campi dietro al loro palazzo.
Sembrava sparissero tra l’erba, tanto era alta, scappavano e si rincorrevano fino al tramonto. La madre di Erin li chiamava e tornavano, ricomparendo, il tramonto alle loro spalle.
Luke la guardava scomparire dietro la porta.
Saliva le scale ed entrava a casa sua, tratteneva il respiro per non fare rumore, ma la porta cigolava.
“Chi c’è là!” il solito urlo.
“Sono io, papà… Luke”
“Qualcuno mi aiuti!”
Luke aspettava che la tempesta passasse, apriva una finestra e mangiavano. Teneva gli occhi chiusi, immaginando cibo vero invece di quello precotto.
Fino alla fine della scuola Erin e Luke stavano assieme tutto il giorno.
Erin se ne andò nella città a studiare, lettere e telefonate restarono il filo che li legava.
Al funerale del padre di Luke si rividero.
Sedettero l’uno di fianco all’altra. Non parlarono granchè.
“Senti, andiamo a bere qualcosa dopo?” chiese lei.
Luke annuì.
“Saranno 10 anni che non ci vediamo?”
“Sì, come vanno le cose?”
“Mio padre è morto, non so più cosa fare”
“Mi dispiace Luke”
“Non devi. Succede.”
“Io devo andare adesso”
“Non l’hai mai capito vero?”
Erin chinò il capo. Uscirono dal locale.
Luke restò sotto il sole, con gli occhi chiusi. Il sole era caldo, non l’aveva mai notato prima, non così.
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Tempi discordanti:
Luke restò sotto il sole con gli occhi chiusi. Non aveva mai notato prima che Il sole era così caldo.
“Saranno 10 anni che non ci vediamo?”
“Sì, come vanno le cose?”
“Mio padre è morto e non so più cosa fare”
“Mi dispiace Luke”
“Non devi Erin, succede.”
Da bambini Erin e Luke giocavano nei campi dietro al palazzo. Sparivano, tanto alta era l’erba, scappavano e si rincorrevano fino al tramonto. La madre di Erin li chiamava e tornavano, ricomparendo, il tramonto alle loro spalle.
Luke la guardava sparire dietro la porta. Saliva le scale ed entrava nella sua casa, tratteneva il respiro per non fare rumore.
Erin andò in città per studiare, lettere e telefonate restarono il filo che li legava.
Si rividero al funerale del padre di Luke.
Sedettero l’uno di fianco all’altra. Non parlarono granchè.
“Senti, andiamo a bere qualcosa dopo?” chiese lei.
Luke annuì.
La porta cigolava.
“Chi c’è là!” il solito urlo.
“Sono io, papà… Luke”
“Qualcuno mi aiuti!”
Luke aspettava che la tempesta passasse, apriva una finestra e mangiavano. Teneva gli occhi chiusi, immaginando cibo vero invece di quello precotto.
“Io, devo andare adesso”
“Non l’hai mai capito vero?”
Erin chinò il capo. Uscirono dal locale.
Luke restò sotto il sole, con gli occhi chiusi. Il sole era caldo, non l’aveva mai notato prima, non così.
Tempi che coincidono:
Da bambini Erin e Luke giocavano nei campi dietro al loro palazzo.
Sembrava sparissero tra l’erba, tanto era alta, scappavano e si rincorrevano fino al tramonto. La madre di Erin li chiamava e tornavano, ricomparendo, il tramonto alle loro spalle.
Luke la guardava scomparire dietro la porta.
Saliva le scale ed entrava a casa sua, tratteneva il respiro per non fare rumore, ma la porta cigolava.
“Chi c’è là!” il solito urlo.
“Sono io, papà… Luke”
“Qualcuno mi aiuti!”
Luke aspettava che la tempesta passasse, apriva una finestra e mangiavano. Teneva gli occhi chiusi, immaginando cibo vero invece di quello precotto.
Fino alla fine della scuola Erin e Luke stavano assieme tutto il giorno.
Erin se ne andò nella città a studiare, lettere e telefonate restarono il filo che li legava.
Al funerale del padre di Luke si rividero.
Sedettero l’uno di fianco all’altra. Non parlarono granchè.
“Senti, andiamo a bere qualcosa dopo?” chiese lei.
Luke annuì.
“Saranno 10 anni che non ci vediamo?”
“Sì, come vanno le cose?”
“Mio padre è morto, non so più cosa fare”
“Mi dispiace Luke”
“Non devi. Succede.”
“Io devo andare adesso”
“Non l’hai mai capito vero?”
Erin chinò il capo. Uscirono dal locale.
Luke restò sotto il sole, con gli occhi chiusi. Il sole era caldo, non l’aveva mai notato prima, non così.
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Tempi discordanti:
Luke restò sotto il sole con gli occhi chiusi. Non aveva mai notato prima che Il sole era così caldo.
“Saranno 10 anni che non ci vediamo?”
“Sì, come vanno le cose?”
“Mio padre è morto e non so più cosa fare”
“Mi dispiace Luke”
“Non devi Erin, succede.”
Da bambini Erin e Luke giocavano nei campi dietro al palazzo. Sparivano, tanto alta era l’erba, scappavano e si rincorrevano fino al tramonto. La madre di Erin li chiamava e tornavano, ricomparendo, il tramonto alle loro spalle.
Luke la guardava sparire dietro la porta. Saliva le scale ed entrava nella sua casa, tratteneva il respiro per non fare rumore.
Erin andò in città per studiare, lettere e telefonate restarono il filo che li legava.
Si rividero al funerale del padre di Luke.
Sedettero l’uno di fianco all’altra. Non parlarono granchè.
“Senti, andiamo a bere qualcosa dopo?” chiese lei.
Luke annuì.
La porta cigolava.
“Chi c’è là!” il solito urlo.
“Sono io, papà… Luke”
“Qualcuno mi aiuti!”
Luke aspettava che la tempesta passasse, apriva una finestra e mangiavano. Teneva gli occhi chiusi, immaginando cibo vero invece di quello precotto.
“Io, devo andare adesso”
“Non l’hai mai capito vero?”
Erin chinò il capo. Uscirono dal locale.
Luke restò sotto il sole, con gli occhi chiusi. Il sole era caldo, non l’aveva mai notato prima, non così.