Re: è impensabile ma gli artisti non si lamentano
Inviato: 03/02/2012, 22:19
Allora , c' è un difetto base che bisogna mettere a fuoco:
nel momento in cui io giovo alla società ,allora la stessa -è mio diritto- mi deve ricompensare proprio perché ,se tale meccanismo non ci fosse, allora non sarebbe teorizzabile la società in quanto tale come rapporto di scambio di favori tra individuo e società la quale , per il lavoro dell' artista, deve premiarlo e non può non trascurare questo principio, cardine stesso del pensiero sociale anche perché ,se così non fosse, non sarebbe pensabile la figura del 'pensatore'(e scusatemi per il gioco di parole) il quale ha il compito di smuovere la società coi suoi pensieri o di assemblarla a seconda delle sue riflessioni ,il ché porta a un beneficio sociale in corrispondenza ad uno individuale anche perché ,se ciò non accadesse,allora non ci sarebbe movimento sociale poiché ogni artista dovrebbe non avere quell' aiuto da parte dello stato che lo rende partecipe della vita pubblica e nello stesso momento non lo demoralizza in funzione di un principio che non ha esistenza ,ossia quello per il quale un artista non sia una persona meritevole di guadagno e considerazione. A questo proposito , mi riallaccio al discorso sulla relazione tra lavori , ove , come il carpentiere o l' operaio lavorano per lo stato , come l' artista assume la stessa funzione in funzione(gioco di parole) anche di se stesso e dei suoi modi che, essendo lui artista,non possono essere conformisti quanto li altri per cui (ed ho riflettuto sul discorso antecedente) ,se la società fosse così strutturata, avremmo una consapevolezza sociale delle idee dell' artista il quale ,avendo libertà data da uno stato democratico(che non sottomette ,se veramente democratico , partendo quindi da tale assunto, come i privati,invece, compiono) ,avrebbe maggior campo d' azione rispetto al suo operare ,il ché porterebbe la società ed essere più consapevole e a comprendere nuovi autori o rivoluzionari poeti(questo per rispondere al discorso di prima)
nel momento in cui io giovo alla società ,allora la stessa -è mio diritto- mi deve ricompensare proprio perché ,se tale meccanismo non ci fosse, allora non sarebbe teorizzabile la società in quanto tale come rapporto di scambio di favori tra individuo e società la quale , per il lavoro dell' artista, deve premiarlo e non può non trascurare questo principio, cardine stesso del pensiero sociale anche perché ,se così non fosse, non sarebbe pensabile la figura del 'pensatore'(e scusatemi per il gioco di parole) il quale ha il compito di smuovere la società coi suoi pensieri o di assemblarla a seconda delle sue riflessioni ,il ché porta a un beneficio sociale in corrispondenza ad uno individuale anche perché ,se ciò non accadesse,allora non ci sarebbe movimento sociale poiché ogni artista dovrebbe non avere quell' aiuto da parte dello stato che lo rende partecipe della vita pubblica e nello stesso momento non lo demoralizza in funzione di un principio che non ha esistenza ,ossia quello per il quale un artista non sia una persona meritevole di guadagno e considerazione. A questo proposito , mi riallaccio al discorso sulla relazione tra lavori , ove , come il carpentiere o l' operaio lavorano per lo stato , come l' artista assume la stessa funzione in funzione(gioco di parole) anche di se stesso e dei suoi modi che, essendo lui artista,non possono essere conformisti quanto li altri per cui (ed ho riflettuto sul discorso antecedente) ,se la società fosse così strutturata, avremmo una consapevolezza sociale delle idee dell' artista il quale ,avendo libertà data da uno stato democratico(che non sottomette ,se veramente democratico , partendo quindi da tale assunto, come i privati,invece, compiono) ,avrebbe maggior campo d' azione rispetto al suo operare ,il ché porterebbe la società ed essere più consapevole e a comprendere nuovi autori o rivoluzionari poeti(questo per rispondere al discorso di prima)