Chi scrive, perché lo fa?
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R: Chi scrive, perch? lo fa?
Scrivere per me e' la vita: un modo di evasione totale da un mondo non mio. Nell'atto dello scrivere sfogo tutto quello che tengo dentro, uso la mia fantasia, quello proibito nella societa'. Inizialmente credevo che la scrittura fosse piena di regole troppo rigide, un universo non libero, me l'hanno fatto odiare! Ma lo sfogo supera l'odio, a piccoli passi mi sono mosso: leggendo spesso, scrivendo divese poesie, studiando meglio la letteratura. Devo ancora migliorare, ma penso di volere sfuggire ogni tanto dalle regole grammaticali, un mio piccolo sfogo! Troppo stupido?
Chi scrive, perch? lo fa?
Assolutamente no! Per niente stupido. Trovo che scrivere sia meraviglioso, trovo che scrivere sia il modo migliore per esercitare il proprio ruolo nella societ?; le uniche regole che ci impone la scrittura, sono il rispetto delle idee di colui che le mette in chiaro. E' Bello quello che scrivi Kash...
Luigi Zagaria
Luigi Zagaria
Chi scrive, perch? lo fa?
kashino ha detto una cosa clamorosa: "leggendo spesso, studiando la letteratura"... wow! leggendo spesso.... sembra una banalit?, ma non lo ? se ? vero, come pare che sia vero, che siamo un Paese che scrive molto ma legge poco... non so pi? quale scrittore o editor scrisse da qualche parte che una delle frasi pi? comuni tra gli aspiranti scrittori che intasano le case editrici - togliendo spazio e visibilit? a NOI artisti veri e geniali! - una delle frasi ricorrenti ? "non leggo molto, ho poco tempo per farlo perch? devo scrivere le mie cose"... ehm ehm...
Caro kashino, credo che "voler sfuggire ogni tanto dalle regole gramamticali" sia una degli elementi costitutivi della scrittura autentica e sincera. Per come la vedo io, l'arte ? ricerca, ricerca sia nei contenuti che nella forma - due dimensioni indissolubilmente legate tra di loro (sar? passatista, ma io sono ancora fermo a De Saussure e al suo legame tra significato e significante come due facce dello stesso foglio). Le regole servono a codificare la comunicazione al fine di renderla intelligibile a tutti: se tu sei capace di sfuggire alle regole e comunicare ugualmente qualcosa di bello e succoso, ebbene, non solo puoi, ma io dico che devi farlo. Inventare codici espressivi nuovi e originali ? ci? che hanno fatto gli artisti da sempre. Se l'arte servisse a qualcosa, direi che quello ? giustappunto il suo mestiere. Ma per fortuna l'arte non serve a niente...
Caro kashino, credo che "voler sfuggire ogni tanto dalle regole gramamticali" sia una degli elementi costitutivi della scrittura autentica e sincera. Per come la vedo io, l'arte ? ricerca, ricerca sia nei contenuti che nella forma - due dimensioni indissolubilmente legate tra di loro (sar? passatista, ma io sono ancora fermo a De Saussure e al suo legame tra significato e significante come due facce dello stesso foglio). Le regole servono a codificare la comunicazione al fine di renderla intelligibile a tutti: se tu sei capace di sfuggire alle regole e comunicare ugualmente qualcosa di bello e succoso, ebbene, non solo puoi, ma io dico che devi farlo. Inventare codici espressivi nuovi e originali ? ci? che hanno fatto gli artisti da sempre. Se l'arte servisse a qualcosa, direi che quello ? giustappunto il suo mestiere. Ma per fortuna l'arte non serve a niente...
Chi scrive, perch? lo fa?
[quote=""Mat""] Ma per fortuna l'arte non serve a niente...[/quote]
Fortunatamente Mat credo fermamente che tu ti stia sbagliando; in una sola espressione, hai buttato al vento millenni di cultura, di storia. No non sono assolutamente daccordo. Socrate non ha ne scritto, ne inventato nessun codice espressivo, nonostante tutto, leggiamo i suoi pensieri, grazie a tutte le trascrizioni che ci sono state in seguito. Non tutti i poeti si chiamano Dante Petrarca Leopardi Foscolo Manzoni giustappunto citavo qualche giorno fa Vincenzo Cardarelli autodidatta, ha scritto delle prose meravigliose per caso mi ? capitata tra le mani una sua raccolta di poesie e mi sono reso conto di come l'arte in generale non serve a nulla nell'atto pratico, ma nel mondo dell'anima, l'arte ? la vita di tutti i giorni, ? l'aria che respiriamo, solo gl'insensibili asseriscono che ? tempo perso. Tempo fa ho visitato una mostra di Antonio Liguabue, che con l'arte del leggere e scrivere o del parlato, non sapeva assolutamente niente, ma quando toccava pennelli, e colori, allora si che era tutta un'altra cosa sapeva rapire gli sguardi della gente i suoi quadri frugano nei cuori di chi li guarda e ti lascia disturbato che vuoi rimanere per sempre a fissare quei colori fantastici, se questa ? l'arte e non serve a niente, allora io voglio essere una pianta, ammesso che le piante non abbiano facolt? di pensare.
Luigi Zagaria
Fortunatamente Mat credo fermamente che tu ti stia sbagliando; in una sola espressione, hai buttato al vento millenni di cultura, di storia. No non sono assolutamente daccordo. Socrate non ha ne scritto, ne inventato nessun codice espressivo, nonostante tutto, leggiamo i suoi pensieri, grazie a tutte le trascrizioni che ci sono state in seguito. Non tutti i poeti si chiamano Dante Petrarca Leopardi Foscolo Manzoni giustappunto citavo qualche giorno fa Vincenzo Cardarelli autodidatta, ha scritto delle prose meravigliose per caso mi ? capitata tra le mani una sua raccolta di poesie e mi sono reso conto di come l'arte in generale non serve a nulla nell'atto pratico, ma nel mondo dell'anima, l'arte ? la vita di tutti i giorni, ? l'aria che respiriamo, solo gl'insensibili asseriscono che ? tempo perso. Tempo fa ho visitato una mostra di Antonio Liguabue, che con l'arte del leggere e scrivere o del parlato, non sapeva assolutamente niente, ma quando toccava pennelli, e colori, allora si che era tutta un'altra cosa sapeva rapire gli sguardi della gente i suoi quadri frugano nei cuori di chi li guarda e ti lascia disturbato che vuoi rimanere per sempre a fissare quei colori fantastici, se questa ? l'arte e non serve a niente, allora io voglio essere una pianta, ammesso che le piante non abbiano facolt? di pensare.
Luigi Zagaria
Chi scrive, perch? lo fa?
Tutto ha una coscienza, ma solo l'uomo l'ha di se. La pianta, a suo modo, pensa, vive, e desidera, ne sono certo.
Detto questo, l'arte non ? inutile, serve primaditutto all'artista, a razionalizzare gli eventi attraverso metafore, a capirsi meglio, serve alla societ?, per arricchirla di un bagaglio culturale comune, che dia l'idea di far parte di un popolo (e noi italiani per quanto popolo "giovane" abbiamo di che esser fieri), serve quindi anche sociologicamente, e non solo da un punto di vista meramente estetico.
L'artista, per altro, ha storicamente spesso rivendicato il ruolo di "critico" libero, e quindi anche di coscienza civica davanti agli errori delle maggioranze.
L'arte fine a se stessa ? puro esercizio di stile, si tramuta in tecnica, perde la sua lucentezza e la sua capicit? di impatto, perch? priva di messaggio. Per questo motivo, l'arte vera, non pu? essere inutile.
Le nostre poesie invece, certamente le mie, magari sono inutili sociologicamente, sia per i limiti che per la scarsa salienza, ma servono comunque a noi, certamente a me, per capire certi pensieri che provano sfuggire.
Nell'interpretazione dei sogni, si sa, ? il particolare che ci appare irrelevante, quello che spesso cela il vero significato, se lo scrivere una poesia, come pura espressione artistica mi aiuta a cogliere delle sfumatore, ? stato senz'altro utile per la mia crescita come persona, e credo capiti a tutti, suonando, scrivendo, disegnando... La vera arte quindi ? utile all'atto pratico, e incide anche nella vita di tutti i giorni. L'espressione artistica amatoriale invece, ? utile come sfogo, e come razionalizzazione.
Detto questo, l'arte non ? inutile, serve primaditutto all'artista, a razionalizzare gli eventi attraverso metafore, a capirsi meglio, serve alla societ?, per arricchirla di un bagaglio culturale comune, che dia l'idea di far parte di un popolo (e noi italiani per quanto popolo "giovane" abbiamo di che esser fieri), serve quindi anche sociologicamente, e non solo da un punto di vista meramente estetico.
L'artista, per altro, ha storicamente spesso rivendicato il ruolo di "critico" libero, e quindi anche di coscienza civica davanti agli errori delle maggioranze.
L'arte fine a se stessa ? puro esercizio di stile, si tramuta in tecnica, perde la sua lucentezza e la sua capicit? di impatto, perch? priva di messaggio. Per questo motivo, l'arte vera, non pu? essere inutile.
Le nostre poesie invece, certamente le mie, magari sono inutili sociologicamente, sia per i limiti che per la scarsa salienza, ma servono comunque a noi, certamente a me, per capire certi pensieri che provano sfuggire.
Nell'interpretazione dei sogni, si sa, ? il particolare che ci appare irrelevante, quello che spesso cela il vero significato, se lo scrivere una poesia, come pura espressione artistica mi aiuta a cogliere delle sfumatore, ? stato senz'altro utile per la mia crescita come persona, e credo capiti a tutti, suonando, scrivendo, disegnando... La vera arte quindi ? utile all'atto pratico, e incide anche nella vita di tutti i giorni. L'espressione artistica amatoriale invece, ? utile come sfogo, e come razionalizzazione.
Chi scrive, perch? lo fa?
Non mi sono spiegato, e dovrei scusarmene: invece non me ne scuso, perch? l'ho fatto apposta. Volevo vedere che cosa succedeva.
Credo sia chiaro che non ritengo l'arte una perdita di tempo: sarei un idiota, allora, a dedicare cos? tanto del mio tempo - arrivando a volte a sottrarlo al lavoro, ebbene s? - alla scrittura e alle altre forme d'arte, se ritenesse ci? inutile in assoluto.
Ci? che intendevo dire ? che l'arte, la sua funzione, il suo ruolo, la sua ragione d'essere, non si riduce a questa o a quella specifica missione. Il mio ragionamento poteva portare a concludere che l'arte "serve" a creare linguaggi nuovi: ma sarebbe stato riduttivo, e bene lo ha dimostrato Luigi. Sarebbe riduttivo anche affermare che l'arte "serve" sociologicamente, e bene lo ha dimostrato Carlo.
Affermando che l'arte non serve a niente ho volutamente forzato un po' la mano, senza volere per? ridurre l'arte a una manifestazione puramente estetica fine a se stessa: intendo ricollegarmi non ricordo pi? a chi da qualche parte in questo forum (forse Carlo?) che ha scritto che le opere d'arte migliori le hanno fatte gli impulsivi o gli spontanei... un concetto cos?, scusate se non ho tempo di cercare la citazione esatta.
Il fatto ? che se io mi pongo il problema del perch? mi sto accingendo a scrivere, del "a che cosa serve quello che sto per scrivere", finisce che o non scrivo niente o vien fuori una ciofeca. Allora preferisco mettermi nell'ottica che "l'arte non serve a niente" e produrre: poi dopo quello che ho prodotto un senso riveler? di averlo, ne sono certo. Del resto il mio scrivere, come ho detto altrove qui, ? una ricerca, e come tale ha una cornice ben precisa e determinata da una intenzionalit? ben precisa. Ma preferisco non pensarci troppo, altrimenti non faccio pi? narrativa bens? filosofia.
Credo sia chiaro che non ritengo l'arte una perdita di tempo: sarei un idiota, allora, a dedicare cos? tanto del mio tempo - arrivando a volte a sottrarlo al lavoro, ebbene s? - alla scrittura e alle altre forme d'arte, se ritenesse ci? inutile in assoluto.
Ci? che intendevo dire ? che l'arte, la sua funzione, il suo ruolo, la sua ragione d'essere, non si riduce a questa o a quella specifica missione. Il mio ragionamento poteva portare a concludere che l'arte "serve" a creare linguaggi nuovi: ma sarebbe stato riduttivo, e bene lo ha dimostrato Luigi. Sarebbe riduttivo anche affermare che l'arte "serve" sociologicamente, e bene lo ha dimostrato Carlo.
Affermando che l'arte non serve a niente ho volutamente forzato un po' la mano, senza volere per? ridurre l'arte a una manifestazione puramente estetica fine a se stessa: intendo ricollegarmi non ricordo pi? a chi da qualche parte in questo forum (forse Carlo?) che ha scritto che le opere d'arte migliori le hanno fatte gli impulsivi o gli spontanei... un concetto cos?, scusate se non ho tempo di cercare la citazione esatta.
Il fatto ? che se io mi pongo il problema del perch? mi sto accingendo a scrivere, del "a che cosa serve quello che sto per scrivere", finisce che o non scrivo niente o vien fuori una ciofeca. Allora preferisco mettermi nell'ottica che "l'arte non serve a niente" e produrre: poi dopo quello che ho prodotto un senso riveler? di averlo, ne sono certo. Del resto il mio scrivere, come ho detto altrove qui, ? una ricerca, e come tale ha una cornice ben precisa e determinata da una intenzionalit? ben precisa. Ma preferisco non pensarci troppo, altrimenti non faccio pi? narrativa bens? filosofia.
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- Penna stilografica
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- Iscritto il: 16/01/2004, 20:33
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R: Chi scrive, perch? lo fa?
Io credo che si debba fare una grossa distinzione fra lo scrivere come sfogo, come atto istintivo, e la scelta di scrivere per diventare sul serio "scrittore": sono due cose profondamente diverse.
Troppa gente pensa di poter diventare "scrittore" perch? ha scribacchiato poesie e diari negli anni dell'adolescenza, come tanti, e presume di fermarsi l?: molto spesso, guarda caso, coincidono con coloro che dichiarano di leggere poco perch? sono troppo impegnati a scrivere, e non hanno tempo per i libri....
In realt? credo che lo scrivere non sia solo e sempre propinare agli altri i propri turbamenti interiori (francamente, credo ce ne sia in giro anche troppa di roba del genere!), ma sia qualcosa di pi?: far lavorare il proprio cervello e la propria fantasia, descrivere il mondo intorno a noi, inventare delle storie come ? sempre accaduto nel corso dei secoli.
La maggior parte dei grandi scrittori hanno affascinato i lettori pi? descrivendo personaggi e vicende immaginarie che rifilandoci sfoghi sui loro fatti personali.
Leggere ci? che ? stato scritto da altri serve a imparare molte cose, ad ampliare i prori orizzonti, a confrontarsi, ad arricchirsi in tutti i sensi.
Nella classe di mia figlia, prima liceo classico, da un'indagine dell'insegnante di lettere ? risultato che su 25 studenti solo tre ragazze (tra cui per fortuna mia figlia, che l'estate scorsa si ? letta quasi tutti i classici del '900 della biblioteca di "Repubblica"....) sono lettrici abituali, per gli altri solo cellulare, videogiochi e reality show.
Poi ci si meraviglia se la massima aspirazione degli adolescenti di oggi ? diventare veline, calciatori o candidati al Grande Fratello.
Troppa gente pensa di poter diventare "scrittore" perch? ha scribacchiato poesie e diari negli anni dell'adolescenza, come tanti, e presume di fermarsi l?: molto spesso, guarda caso, coincidono con coloro che dichiarano di leggere poco perch? sono troppo impegnati a scrivere, e non hanno tempo per i libri....
In realt? credo che lo scrivere non sia solo e sempre propinare agli altri i propri turbamenti interiori (francamente, credo ce ne sia in giro anche troppa di roba del genere!), ma sia qualcosa di pi?: far lavorare il proprio cervello e la propria fantasia, descrivere il mondo intorno a noi, inventare delle storie come ? sempre accaduto nel corso dei secoli.
La maggior parte dei grandi scrittori hanno affascinato i lettori pi? descrivendo personaggi e vicende immaginarie che rifilandoci sfoghi sui loro fatti personali.
Leggere ci? che ? stato scritto da altri serve a imparare molte cose, ad ampliare i prori orizzonti, a confrontarsi, ad arricchirsi in tutti i sensi.
Nella classe di mia figlia, prima liceo classico, da un'indagine dell'insegnante di lettere ? risultato che su 25 studenti solo tre ragazze (tra cui per fortuna mia figlia, che l'estate scorsa si ? letta quasi tutti i classici del '900 della biblioteca di "Repubblica"....) sono lettrici abituali, per gli altri solo cellulare, videogiochi e reality show.
Poi ci si meraviglia se la massima aspirazione degli adolescenti di oggi ? diventare veline, calciatori o candidati al Grande Fratello.
MT
Chi scrive, perch? lo fa?
In italia i lettori non son moltissimi, ma chi lo fa lo fa con passione, e difficilmente perde "il vizio".
Comunque mat, forse pi? che di "istintivit?", parlavo di sincerit?, dell'avere qualcosa da dire, e di provare a farlo. Per me, dietro un buon libro, c'? sempre questo punto di partenza.
Comunque mat, forse pi? che di "istintivit?", parlavo di sincerit?, dell'avere qualcosa da dire, e di provare a farlo. Per me, dietro un buon libro, c'? sempre questo punto di partenza.
- DevilMaster
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Chi scrive, perch? lo fa?
Penso che la citazione a cui si riferisce Mat l'abbia scritta io. Comunque, non capisco cosa ci sia di cos? incredibile nel dire che l'arte ? inutile. Che l'arte sia, oggettivamente, inutile ? un dato di fatto. Pu? esser soggettivamente utile al singolo individuo. Se particolarmente interessante (per qual si voglia motivo) pu? essere utile soggettivamente a molti singoli individui, ma oltre non si va. Non capisco come mai quando Oscar Wilde disse: "Tutta l'arte ? perfettamente inutile", leggendolo tutti restano estasiati di fronte a un aforisma tanto bello e significativo. Se invece lo dice Mat tutti a dire che non ? cos? per questo, questo e quest'altro motivo. In realt? bisogna anche cercare di capire le sfumature di una frase, secondo me, e non il mero significato letterale. Ovviamente io, personalmente, non ritengo l'arte "inutile" nel vero senso della parola, ma al tempo stesso ho fatto dell'aforisma di Wilde uno dei miei capisaldi metaforici. Concludendo: resto daccordo con la frase di Wilde "tutta l'arte ? perfettamente inutile", e se Mat intendeva con la sua frase fornire lo stesso significato... sono daccordo anche con lui. :)
WebMaster di
Riflettendo sul "teorema":
- Domani è un altro giorno... -
mi trovo a scontrarmi con la dura realtà....
Ieri,
come del resto oggi,
non c'è stato.
Riflettendo sul "teorema":
- Domani è un altro giorno... -
mi trovo a scontrarmi con la dura realtà....
Ieri,
come del resto oggi,
non c'è stato.