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le news di Reno Bromuro e "IL BARICENTRO"

Inviato: 15/03/2005, 14:58
da carlo
Ciao e serena giornata con amore e sincerit?. Sembra che questo 15 marzo si annunci con un po? di calore in pi?. Fra poco andr? a fare la mia maratona mattutina, quando ritorner? spedir? il ricordo di quest?ottantaduesimo giorno dell?inverno che profuma di primavera: come avrei voluto che l?estate del 1941 fosse stata lo stesso come ora serena e calma, ma?
L?incontro e il primo bacio sulla guancia dato a Maria che subito scapp? via stringendo fra le mani la fibbia che le avevo dato come pegno d?amore; mentre correva via le gridai: ?domani, mi raccomando, domani sotto l?albero dietro il Convento?. ?Va bene, ci vediamo domani?. E scomparve al mio sguardo, lasciando il mio cuore a galoppare come un purosangue. Ma i giorni passavano e Maria non si faceva vedere sotto l?albero.

Domenica 22 giugno 1941 - Il gioved? 22 maggio 1941 puntuale alle sette di sera ero ad aspettarla. Venne Angelina e mi disse che sua madre aveva ricevuto due telegramma: uno annunciava che il padre era stato fatto prigioniero in Africa e l?altro diceva che il fratello Michele, di 17 anni era disperso in Russia.

Non parlai, non piansi, divenni improvvisamente afasico e insensibile, lasciai Angelina ai piedi dell?albero e corsia casa: dovevo necessariamente parlare con nonno, dovevo sapere che cosa significava: ?disperso?.

Nonno mi spieg? che Mussolini (lui lo chiamava il grande capo) aveva inviato in Russia una decina di divisioni, tra cui c?era anche la Julia cui faceva parte Michele.
?Alla vigilia dell'attacco tedesco all'URSS, 22 giugno 1941, la Grande Unit? italiana destinata a collaborare con le Armate germaniche si sta preparando per assumere l'ordinamento. Il ?Corpo di Spedizione Italiano in Russia? ? chiamato con un'abbreviazione che diventer? celebre CSIR e per circa un anno rappresenta le FFAA italiane su quel fronte. Il trasferimento ha inizio il gioved? 10 Luglio 1941. A novembre gli italiani si sono appena attestati sulle nuove posizioni nell'ansa del Don che parte violentissimo il contrattacco russo, coinvolgendo settore dopo settore l'intero schieramento italiano. La situazione si dimostra gravissima e solo dopo aspri combattimenti grazie soprattutto all'arrivo in extremis della divisione Tridentina a prezzo di molti caduti, i sovietici sono respinti. Nessuno si aspetta che proprio all?inizio di novembre, proprio sull'ANSA del Don tenuta dalle divisioni italiane ieri si ? scatenato l'Inferno e molti ragazzi della Julia sono morti congelati, in piedi come statue di ghiaccio?.

Dopo la chiarificazione di nonno, riportai la mia memoria a sei mesi prima, a quel giorno che attesi invano Maria e scrissi:

SOTTO L?ALBERO (7)

Aspetto qui, sotto l'albero
che venga il mio amore
che venga il mio bene.

Ieri mi ha dato un bacio ed ? fuggita.


Ma perch? non viene?

Si sta vestendo di nero!


Rose di sangue
sommergono corpo
non mio.

Sotto montagne di neve
corpo glabro
di fanciullo ancora
giace.

Candore al cuore
sua vita

fiumi di lacrime
al mio amore,
occhi innocenti.

Amore non sei sola!

Ti contorci nel dolore
come l'ulivo
e non piangi pi?.

Le labbra senza suono
dicono parole terribili.

Intorno a te

per tuo fratello in Russia
per tuo padre in Africa
coro di lamenti
torrenti di lacrime.

le news di Reno Bromuro e "IL BARICENTRO"

Inviato: 16/03/2005, 14:50
da carlo
Che notte, ?stanotte, amici miei! Erano le tre e ancora non riuscivo ad addormentarmi, non ero contento di me: avrei dovuto rispondere a tre quattro amici e non avevo fatto in tempo perch? la ?vipera? deve mangiare sempre alla stessa ora, andare a letto come sopra e, quindi, l?impossibilit? di non essere riuscito a far ragionare il rettile non mi ha fatto chiudere occhio. Oppure ? stata la morte di un altro ragazzo a Nassiriya? E mio figlio ? l?. Non lo so, forse pi? tardi a mente fresca, dopo che mi sar? riposato e avr? scacciato dalla mente lo sguardo da pazza della ?vipera? e dalla memoria le parole della medesima ritrover? un poco di tranquillit? e quest?oggi 16 marzo 2005 mi apparir? pi? sereno, lo stesso che auguro a voi tutti, con tutto l?amore che posso.
La lirica che segue sembra sia stata scritta lo stesso giorno di ?Sotto l?albero?, invece, come le altre che seguono, ? stata scritta tre mesi dopo. Sono liriche che mi meravigliano come possano esser nate dalla mente di un ragazzo (avevo dieci anni due mesi e dieci giorni), e adesso rileggendole sento il medesimo dolore che provai allora.

Il 22 maggio erano giunti i due telegramma, alla madre di Maria, che comunicavano la prigionia del padre in Africa e del fratello disperso in Russia. A settembre un altro telegramma annunciava la morte di Michele, il fratello sedicenne di Maria. Michele era alpino della divisione Julia. Dio, quanto piansi quel giorno! Mi portai il dolore dentro per mesi. Il pensiero che Michele non ci sarebbe stato pi? a giocare con noi mi faceva star male e mi fece ritirare dai giochi e dalla compagnia degli amici. Gli ?studenti? stavano mettendo in scena ?Guglielmo Tell? ed io passavo le serate sul terrazzo dell'asilo, fuori del balcone per guardare le prove attraverso una piccola fessura della porta finestra del balcone e? fremevo avrei voluto essere con loro sul palcoscenico al posto di quel ragazzo che interpretava la parte del figlio di Tell; ma non mi era permesso perch? non ero studente, appartenevo alla ?casta? degli artigiani, quindi, niente teatro per me. Le giornate le trascorrevo, nella bottega di barbiere, sempre pi? deserta, a leggere. Mi regalarono dei libri di letteratura italiana e conobbi alcuni poeti, che altrimenti non avrei mai saputo della loro esistenza, forse fu proprio la lettura di questi che mi fece sperimentare la lirica e non usare pi? il naturale istinto della ?lirica colloquiale?, che ancor oggi adotto cercando nuove vie per comunicare con la massima semplicit?.

PIEDI ARROSSATI



Piedi arrossati dal freddo
giorni di guerra, i miei.
Compagno di giochi
nelle sere estive
introvabile d'inverno.

Faceva il calzolaio
aveva sedici anni
chiamato alle armi

lo mandarono in Russia.

Quando ritorner?
terminer? le scarpe:
piedi arrossati
scalzi rimasti
d'inverno
i miei.

Una croce
per i ragazzi della Julia!

Chi vi porta un Fiore?

Il Vento.
***************************
E ai ragazzi in Iraq chi porter? un ventilatore e una stufa per la notte? Vi abbraccio con tutto l?amore che posso, Reno

le news di Reno Bromuro e "IL BARICENTRO"

Inviato: 17/03/2005, 14:16
da carlo
Ciao, Buongiorno e serenit? per tutto il giorno. Amici carissimi, ieri ? cominciata male ed ? finita malissimo; ma ? inutile piangere sul latte versato e le ore perdute ad aspettare una risposta che prima non voleva arrivare e a mezzanotte passata ? giunta, ed ? stata come sentivo inconsciamente: positiva. Tutto ? bene quel che finisce bene. Che strano ?stamattina 17 marzo 2005 sto andando avanti con frasi di luogo comune come se la mia memoria si fosse inceppata e non avesse pi? vocaboli a disposizione; mi auguro di averne per raccontarvi la nascita di questa lirica che mi riporta al vecchio stile poetico, colloquiale. Guido Pazzi, un poeta di Parma, defin? questa poesia (tutta la raccolta) un?opera teatrale, ma ognuno ha il suo metro di giudizio ed io ho sempre accettato l?opinione di ognuno perch? so che messe insieme mi avrebbero dato l?oggettivit? e la certezza che questo tipo di poesia, come afferma Majolini di ?Settimana a Roma? ?? poesia che deriva da nessuna scuola ma inizia una sua scuola? chiss? se ? vero!
E siamo giunti alla primavera del 1943, ho bighellonato, recitato qua e la pi?ce scritte, dirette e recitate da me e dai miai compagni pi? cari; molti di loro ho saputo non ci sono pi? consumati giovanissimi da un male incurabile.

Avevamo saputo che i tedeschi avevano bloccato un treno di derrate alimentari alla stazione di Apice, un paese a otto chilometri da Paduli, tagliando la strada per la campagna. In attesa della recita, quella domenica 4 aprile 1943, c?incamminammo per la stazione di Apice. Quando giungemmo c?erano pi? di diecimila persone, donne e bambini intorno al convoglio, mi guardai intorno, il SILOS era il meno affollato e mi ci buttai a capofitto; mentre entravo un sacco di grano cadde dall?alto, feci appena in tempo a tirarmi indietro, ma la stessa fortuna non l?ebbe una donna incinta che fu presa in pieno, rimanendovi senza vita. Tremante di paura e di orrore scappai e mi rifugiai vicino al treno per non pensare. Essendo piccolino, fisicamente, m?infilai fra le gambe di quelle persone che si arrampicavano le une sulle altre per giungere a destinazione e prendere qualcosa, (era un saccheggio vero e proprio); giunto vicino al vagone del treno mi alzai in piedi, ma pur piazzandomi sulla punta dei piedi non raggiungevo il piano, ma allungando le mani riuscii a tirar fuori tre paia di scarpe. Uscii dalla mischia e me le guardavo come fossero state pane quando? come un fulmine due mani me le strapparono e per giunta arriv?, come un rapido, uno di quegli schiaffoni che mi butt? per terra col naso sanguinante. Per non tornare a casa a mani vuote, riuscii ad afferrare prima delle noci e noccioline ma il sacco si strapp? e persi tutto; poi afferrai una balla di tabacco, di un cinquanta chili; mi tolsi la cinghia dai calzoni, la legai al filo di ferro che manteneva unite le foglie di tabacco, vi infilai il braccio e cominciai a tirare: giunsi a Paduli ch?era quasi notte, ma contento perch? qualcosa ero riuscito a portare anch?io; non era pane, grano o farina, ma era la prova ch?ero stato anch?io alla stazione di Apice a farla in barba ai tedeschi. La sera facemmo lo spettacolino e dopo annotai, come al solito, nel mio diario in versi la lirica che segue.

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Ad Apice un treno carico di vitto
dicono per le strade di Paduli;
siamo corsi pieni di speranza.

I treni sono tre nella stazione
la gente pi? di mille e scalmanati
m'intrufolo nel ?Silos?: c'? riso e grano.

Dalle mani di un uomo sfugge un sacco
cade sulla testa di una donna
era gravida, il peso l'ha schiacciata.
Di corsa sono fuori accanto al treno
come una talpa cammino tra le gambe
delle mille e pi? persone,
allungo le mani senza vedere
mi accorgo di aver preso delle scarpe.

Tre paia di scarpe ed esco fuori
me le guardo e sono assai contento.
Due mani sporche di sangue
ma vuote, di forza sul mio viso,
cado per terra, ho le mani stanche
mentre un ricognitore americano
a bassa quota fa fuggire tutti.

Corro accanto al treno, sono solo
il carro ? pieno di noci e nocciole
afferro un sacco, chiamo a squarciagola:
portiamo a casa tredici sacchi di nocciole.

Il mio si straccia, perdo il contenuto
ritorno indietro deciso ad arraffar
pur'io qualcosa, prendo del tabacco
e torno a casa. Mio nonno quando
ha visto il tabacco ha detto:
?trincene un p?, almeno fumo?.
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le news di Reno Bromuro e "IL BARICENTRO"

Inviato: 18/03/2005, 13:33
da carlo
Serena giornata, amici carissimi. Venerd? 18 marzo 2005, domani ? San Giuseppe e in questo 78? giorno dell?anno e 89? dell?inverno, si festeggia il Pap?: Viva tutti i Pap? del mondo! Dicevo ? venerd?, la giornata si annuncia serena, e sono contento che ieri sia gi? passato perch? un altro giorno come cos?, mi appllico un paio d?ali e me ne vado spiccando il volo dal punto pi? alto della terra. Non si possono passare otto ore in macchina, per giunta mi si sono scuciti i calzoni mentre facevo vedere, ai ragazzi, una posizione di come dovevano stare seduti mentre recitavano e che non dovevano scimmiottare. Il mattino sono uscito per la fisioterapia, al ritorno sono andato a Fregene (che traffico, ragazzi!) e non parliamo del ritorno; avevo appuntamento col diabetologo alle 18,00 sono giunto alle 18,20; ho dovuto aspettare fino alle 19,20 ch? intanto erano giunti altri pazienti, sono arrivato a casa alle 21,00: se avessi camminato a piedi sarei giunto prima. Stamani mentre mi preparavo ho scaricato la posta: 483 messaggi: che esagerazione! Non ho il tempo per leggerli, li legger? al ritorno dalla fisio. Intanto ringrazio tutti coloro che mi hanno scritto e facciamo un passo indietro: ? Giovedi 12 agosto 1943, mezzogiorno a Paduli si balla, si pensa ad un terremoto, ma il tuono che segue ci fa alzare gli occhi al cielo e vediamo un settantina di bombardieri che fanno un rumore incredibile. Guardiamo verso Benevento e la citta ? avvolta da una fitta coltre di fumo, le case di Paduli tremano per lo spostamento d?aria; tutto il vicinato corre per cercare riparo nella grotta della cantina di ?zi? ?Ntunetta?, ci sono tutti i parenti ma non vedo il nonno; lascio il piccoletto di tre anni a mamma e corro a casa di nonno per sapere perch? non scende nel ricovero improvvisato. E? sul balcone e guarda con interesse Benevento che brucia. Lo prego di venir via, ma lui mi dice con calma serafica:
- Non aver paura, stai tranquillo; i bombardieri sono passati se avessero voluto bombardare il paese lo avrebbero fatto, ma si vede che noi non interessiamo agli americani; eh, s?, figlio mio (e mi stringe al petto con una forza che non conoscevo; mi scompiglia i capelli, mi bacia pure, rimango stupefatto perch? era la prima volta che mi dava un bacio), perch? questi sono aerei americani, questi scaricano le bombe senza vedere dove le lanciano,mentre gli inglesi sono pi? mirati, le scaricano solo su obiettivi militari e punti che possono favorire i tedeschi.

Lo imploro di venire al ricovero ma lui? niente, non si muove e mi prega di andarci io cos? non faccio stare in pensiero la mamma.

Quando era cominciato a tremare per il bombardamento, c?eravamo appena messi a tavola per pranzare: bucce di piselli passate in padella (fritte) senza pane e, per correre al ricovero mamma aveva lasciato la tavola come si trovava. Quando giunsi nella grotta della cantina, c?era Nino che piangeva, voleva mangiare; quindi andai a casa per prendere la minestra per il piccolo.

Verso le 14,00 cominciarono ad arrivare le prime notizie: avevano lanciato bombe incendiarie sulla stazione di Benevento, nell?incendio erano rimasti prigionieri ed erano morti bruciati i tre figli e la moglie di un sottufficiale dell?aeronautica, che stavano venendo a Paduli per la festa di San Rocco (che si festeggia il 16 agosto), il poveretto che era riuscito ad avere una breve licenza ed era con loro sullo stesso treno, ma era gi? a terra quando uno spezzone incendiario cadde sul treno fermo in stazione, in attesa dell?ora della partenza, impazz? per il forte dolore. Perirono anche i genitori di Minicuccio, un epilettico, lasciandolo solo al mondo, senza casa e senza sostentamento.

Noi ragazzi riuniti a Portauova discutevamo ragionando a modo nostro sull?inutilit? delle guerre e sugli sfaceli e distruzione che essa porta. Si narr? anche della prima guerra mondiale, parlando di cose che avevamo letto sui libri o c?era stato raccontato dai nostri nonni, quando improvvisamente vedemmo che Benevento era in fiamme. Eravamo i soliti dodici amici, in un batter d?occhio non rimase pi? nessuno a guardare Benevento avvolto dalle fiamme. Improvvisamente si udirono solo grida di spavento, correvamo verso casa chiamando nostra madre, mentre dall?uscio ci ritornava la voce di lei che chiamava noi.

Come mio nonno a mezzogiorno, ora anche mamma affacciata alla finestra guarda le fiamme. Dal punto dov?era la nostra casa, si vedeva Benevento da Est a Ovest, orizzontale alla nostra vista e tra il bagliore del sole al tramonto e le fiamme delle bombe sembrava di vedere un quadro apocalittico. Mamma stava zitta perch? i piccoli dormivano e se si fossero svegliati avrebbe fatto notte perch? avrebbero voluto mangiare e che cosa? Ah, intanto, si erano aggiunte altre due sorelle Maria nata nel maggio di quell?anno e Cristina ch?era nata un anno prima: due tappe di sosta voluta da mio padre, che correva a piedi, lasciando la tradotta alla stazione di Paduli per raggiungerla, dopo aver depositato il seme per un altro figlio, ad Apice.

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II bagliore delle fiamme
oscura il rosso del tramonto.
Le voci si susseguono alle voci
le madri chiamano i figli
i figli le madri perdute
nella corsa affannosa alla salvezza!

Salvezza?...
Il ricovero ? poi una salvezza?!

Mia madre alla finestra
guarda quello scempio
e piange in silenzio.
Inginocchiato ai suoi piedi
imploro di mettersi in salvo.

Mi scompiglia i capelli, senza parlare,
abbozza un tenero sorriso,
mentre uno schianto terribile
ci faceva ballare a saltelli.
Le bombe hanno colpito il ?Silos?
c'erano trecento persone
convinte di essere al sicuro.

Avevo undici anni un mese
e dieci giorni: ieri.

le news di Reno Bromuro e "IL BARICENTRO"

Inviato: 20/03/2005, 4:49
da carlo
Ciao, mio firmamento! S?, siete voi le stelle che mi fanno compagnia in ogni momento dell?esistenza, voi che mi leggete siete le pi? splendenti, coloro che non lo fanno sono stelle ma non di prima o di seconda o di terza grandezza, per? sempre stelle sono, perch? prima o dopo mi faranno luce nella notte senza luna.

Evviva i Pap? e tutti gli artigiani (ma ne esistono ancora?), che pi? non vedo. Dove sono ?i solachianielli?? (cio? i calzolai che riparavano le scarpe sostituendo i sopratacchi, mettevano la giunta di cuoio alla punta perch? le scarpe durassero di pi?? E i sarti,non quelli di alta moda, ma quelli che facevano riparazioni sostituendo il fondello dei calzoni, accorciavano maniche e calzoni perch? i vestiti dei padre potessero essere indossati dai figli ancora ragazzetti? L?ebanista, il riparatore di ombrelli che passando sotto casa si sentiva gridare: ?Ombrellaiooo?? E l?affila coltelli, che con la sua bicicletta adattata al caso affilava forbici e coltelli??

Sono questi pensieri che rendono pesanti gli anni che mi porto addosso, ma se penso che appartengo alla nuova generazione (m?illudo) mi sento vibrante e vivo; e lo devo a voi, che mi scrivete parole di conforto e di stima; in poche parole che mi date la forza di continuare, perch? forse sentite che tutto l?amore che posso ? diretto ad ognuno di voi. E? arrivata la Primavera, questa volta ? vero, ve lo giuro!

Ieri ho ripristinato le mie forze: ho dormito come un ghiro: ne sentivo la necessit?. Domani risponder? a tutti un poco per volta, almeno me lo auguro.

Stamani mi sento allegro: cinguetto come un passerotto, canto come un usignuolo, fischietto come un canarino e ballo sul prato come un merlo chiacchierone.

Non chiacchieravo certo quel venerd? 13 agosto del 1943 in cui dopo una notte passata tra sonno e veglia, mamma che non veniva a letto e continuava a guardare lontano attraverso la finestra spalancata sul firmamento, ed io che, appena in piedi ma stanco da non reggermi in piedi, mi reco con la grande ciotola dal mio amichetto Enrico, perch? la riempisse, come faceva di solito, di siero e di ricotta appena fatta; ma quella mattina Enricuccio fu sopraffatto dal padre, con uno schiaffone da far girare la testa anche ad un adulto:

- Che stai facenno, ?o ssaie che ?a ricotta costa? ? E rivolto a me: - e tu ce stai eh, a pigliarti la ricotta senza pag?? Vattenne, cammina, stammatina nun ce sta niente pe? tte. ? Grid? cacciandomi a brutto muso dalla fila di ragazzi che aspettavano, con i recipienti in mano, per avere un po? di siero che riscaldasse lo stomaco.

Avevo il cuore gonfio, non so se di rabbia o di invidia per tutti quei contadini che avevano pane e companatico nascosto da qualche parte della casa e non ne cedevano nemmeno un grammo, neanche per milioni, per? agli sfollati lo vendevano a peso d?oro. C?era Maria che aveva solo tre mesi e mamma per i lunghi digiuni non aveva latte, e Cristina che deperiva ogni giorno di pi?. Povera piccola, mor? per gli stenti, perch? a non ancora due anni sembrava capisse che era la maggiore e doveva cedere il cibo alla pi? piccolina. Questo fatto mi sconcert? per parecchio tempo. Cristina, guardava Maria, le passava la manina sul viso e poi piangeva rifiutando di mangiare e mamma per non buttar via quello che aveva preparato lo dava a Maria che ingoiava ghiottamente. E, venerd? 17 settembre 1943, mentre la campana della chiesetta della Madonna delle Grazie annunciava l?Angelus, Cristina vol? al cielo, con gli occhi celesti spalancati, ormai vitrei. Subito la casa fu invasa da tutte le persone del vicinato: non volli andare nemmeno al cimitero per darle l?ultimo saluto, quell?angioletto me lo sento sempre vicino come la mia figlioletta fatta morire dai medici dell?ospedale per 50 grammi di sangue (allora era d?obbligo registrare le donne col solo cognome di ragazza, per salvare la privacy della ragazze madri dicevano), quindi la direzione dell?ospedale, non conoscendo il nome del padre, fece morire quattro bambini nati in quella settimana. Ci fu un?inchiesta, ne parlarono i giornali, a Roma sembr? che lo scandalo dovesse scoppiare per rinnovare un regolamento interno che non aveva senso, ma tutto cadde nel dimenticatoio dopo solo tre giorni.

Ma ritorniamo a venerd? 17 settembre. Vegliammo la salma della bambina tutta una notte e sabato in mattinata la portarono via, mentre lei andava al cimitero io andavo via da Paduli. Alla stazione, mentre aspettavo il treno, che mi avrebbe portato a Napoli, scrissi:

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Chi soccorrer? domani, mia madre:
donna del soldato che per tenere
in vita i figli di chi padre non ?
e non per sua volont?
ha logorato gli occhi
incallite le mani affusolate
invizzito la sua bellezza
in ore d'ansia e di paura
nelle lunghe notti senza sonno
nelle eterne giornate di fame?



Chi soccorrer? domani mia madre
se mio padre non dovesse ritornare?

****************************

Giunse il treno vi salii senza rimorsi o rimpianti, avevo necessit? di guadagnare per aiutare mamma; a Paduli, lavoravo e lavoravo ma non vedevo mai un centesimo. Dopo ogni barba rasata, la moglie del principale entrava apriva la cassetta, prendeva i soldi e andava via. Una volta, un contadino (mio compagno di scuola) mi pag? con un pezzo di pane e oltre 300 grammi di prosciutto, che salvai perch? avevo in tasca i soldi che mettevo da parte, per pagare il biglietto del treno, quando la signora giunse per ritirare i soldi del taglio di capelli (avevo fatto appena in tempo a nascondere pane e prosciutto e mettere nella cassetta la lira, il costo per il taglio di capelli), che venne tutta sculettante, apr? la cassetta e mi sgrid? perch? non avevo ancora tolto dal pavimento i capelli tagliati: ?devi scopare subito, hai capito?? accompagnato da uno di quei ceffoni che sento ancora bruciare sul viso. Non me ne freg? per niente. Quando giunsi a casa mamma non credeva ai suoi occhi e nonno tagli? il pane e il prosciutto con una religiosit? da farmi sembrare di essere davanti al Padreterno mentre divideva la razione di bene agli angeli.

Questi pensieri e queste immagini popolavano la mia mente mentre il treno iniziava la sua corsa verso Napoli. Presi il quaderno e scrissi:

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Sfamate, vi prego, chi ha fame di giustizia
dissetate, vi prego, chi ha sete di libert?
consolate, vi prego, chi ha bisogno di conforto
ognuno vive per se, Dio per tutti.

Ma Dio, Dio dov'?? S'? scordato
dei bambini, Dio s'? scordato
che esistono anche i bambini
e la guerra, per loro, ? un gioco
terribile, troppo crudele?

Ma Dio, Dio dov'?? E' occupato
a cercare i caduti nel deserto libico
a riscaldare i ragazzi della Julia
perduti nella landa della Steppa.

*****************************

Serenissimo fine settimana come il vostro cuore desidera, ve lo auguro con tutto l?amore che posso, Reno

le news di Reno Bromuro e "IL BARICENTRO"

Inviato: 20/03/2005, 4:54
da carlo
settimanale di scienze umane
dell?Associazione Internazionale Artisti ?Poesia della Vita?
presidente Reno Bromuro

Repertorio n? 3426 ? Raccolta n? 1270 del 29/10/1984 (no profit)



FATTI
20 marzo 1998: dopo una giornata di riunioni, trattative e di voci contrastanti che pesano anche sull'andamento della Borsa, ? dato l'annuncio ufficiale: Silvio Berlusconi non vende Mediaset al magnate Rupert Murdoch, che aveva fatto un'offerta di settemila miliardi. Negli ambienti finanziari si sostiene che la trattativa continuer? a Londra.

21 marzo 1990:il Presidente della Repubblica intervenendo presso il Consiglio Superiore della Magistratura sostiene la legittimit? dell'appartenenza dei giudici alla Massoneria. In quei giorni l?autogoverno dei giudici sta per approvare una risoluzione che vieta la partecipazione dei magistrati ad associazioni di tale tipo. Il giorno seguente il Capo dello Stato sosterr? la necessit? di procedere ad una riforma del CSM.

22 marzo 1997: il Presidente della Repubblica Scalfaro, in visita a Bolzano, rivolgendosi ai centotredici sindaci della Provincia autonoma (di cui soltanto tre portano la fascia tricolore), ricorda che la questione altoatesina si ? chiusa nel 1992 con la quietanza liberatoria rilasciata dall?Austria e ribadisce che l?Alto Adige ? terra italiana.

23 marzo 2002: lavoratori da ogni parte d'Italia, pensionati, appassionati no global, girotondisti, ragazzi del Social Forum e altri, aderiscono alla manifestazione romana indetta dalla CGIL in difesa dell'articolo diciotto. Le strade sono piene, come piene sono le piazze attraversate da un corteo pacifico e immenso: pi? di tre milioni, dicono gli organizzatori, tra i quali, ? acclamatissimo, Sergio Cofferati.

24 marzo 1999: un politico italiano ? a capo dell?esecutivo comunitario: il vertice straordinario di Berlino del Consiglio Europeo ha designato all?unanimit? Romano Prodi alla presidenza della Commissione dell?Unione Europea.

Dalle basi italiane decolla la maggior parte degli aerei che ha iniziato un?offensiva militare con lo scopo di colpire il sistema difensivo serbo, al fine da porre fine alle violenze nel Kosovo.

Un disastroso incidente all?interno del traforo del Monte Bianco causa la morte di trentanove persone e l?inutilizzazione del tunnel, che ha subito danni notevolissimi. Un camion belga carico di farina ha preso fuoco, coinvolgendo altri veicoli; il calore ha impedito ai vigili del fuoco francesi e italiani di intervenire tempestivamente.

25 marzo1996: Giacomo Mancini, nella sentenza di primo grado ? condannato a tre anni e mezzo di carcere per concorso esterno in associazione mafiosa l'ex segretario del PSI (80 anni) ? sindaco sospeso di Cosenza.

26 marzo 2003:nel mondo politico italiano ? scontro; nonostante l'impegno del Governo a non concedere l'uso delle basi italiane per operazioni finalizzate ad attacchi diretti in Irak, mille paracadutisti americani partono da una base situata a pochi chilometri da Vicenza. Il Presidente del Consiglio smentisce la loro partecipazione ad operazioni belligeranti, confermata invece da Vincent Brooks, generale di brigata in Qatar. L'opposizione accusa il premier, il Presidente della Repubblica chiede spiegazioni. (Non vi sempre che il mondo sia la ripetizione di se stesso? Infatti ? cambiato, nelle azioni del Premier, ? accelerata anche la teoria dei corsie ricorsi teorizzata da Giambattista Vico).

PARLIAMONE

TORO SEDUTO 2

La storica vittoria degli indiani segna anche l?inizio della resa. La sconfitta subita dal Settimo Cavalleggeri ha un?eco profonda in tutto il paese. Il governo decide di risolvere una volta per tutte la questione degli indiani e invia nella regione migliaia di uomini. Il 15 agosto, il governo americano, emana una nuova legge secondo cui gli indiani devono rinunciare ai diritti sui Black Hills. Intanto i nativi che stanno nelle riserve sono dichiarati prigionieri di guerra, nonostante non avessero partecipato alla battaglia di Little Big Horn. La commissione incaricata di risolvere la questione delle Black Hills costringe, i capi indiani, a firmare la cessione del territorio, minacciandoli di tagliare tutte le provviste destinate alle riserve e ritirare cavalli e fucili. Nel frattempo l?esercito setaccia il territorio a nord e ovest dei Black Hills, a caccia di indiani ancora fuori delle riserve.

Toro Seduto, ancora libero, conduce il suo popolo a nord, verso lo Yellowstone, dove c?? la speranza di trovare bisonti. Il 22 ottobre 1876 decide di incontrare il colonnello Miles, capo di una compagnia inviata sulle sue orme. Le intenzioni dell?esercito sono chiare: tutti gli indiani devono accettare di ritirarsi nelle riserve.

Toro Seduto risponde che vuole solo vivere in pace nella sua terra e che il Grande Spirito non lo ha fatto nascere indiano per vivere, rinchiuso in una riserva.

Nella primavera del 1877, stanco di dover sfuggire dall?esercito, decide che non c?? abbastanza spazio per gli ?uomini bianchi? e i Sioux perch? potessero vivere insieme. Conduce il suo popolo in Canada, dove per quattro anni vive da uomo libero, mentre nel suo Paese i bianchi sottraggono terra agli indiani e li costringono a vivere nelle riserve. L?esercito continua a dargli la caccia: un capo del carisma di Toro Seduto in libert?, rappresenta agli occhi del governo americano un pericoloso simbolo di sovversione per tutti i pellerossa delle riserve.

Gi? nel settembre 1877 il governo aveva inviato il generale Terry per trattare con Toro Seduto: sarebbe stato perdonato e gli sarebbe stato concesso di rientrare negli Usa a patto che consegnasse tutte le armi e si ritirasse nella riserva di Standing Rock. Il capo indiano risponde con sdegno: ?Non dite due parole di pi?. Tornatevene da dove siete venuti. Voi mi avete scacciato dalla parte del paese che mi avevate dato. Ora io sono venuto qui per stare con la mia gente, e intendo restarvi?. Alla fine dei quattro anni, per? le pressioni americane sulle autorit? canadesi ottengono il loro scopo: a Toro Seduto e al suo popolo ? negato un territorio in cui provvedere al proprio sostentamento. Durante l?inverno del 1880 muoiono assiderati molti cavalli e con l?arrivo della primavera molti Sioux cominciano a emigrare verso sud per andare nelle riserve. Toro Seduto si rende conto che la situazione ? divenuta insostenibile e il 19 luglio 1881 varca il confine, tornando negli Usa. Ma la promessa fatta quattro anni prima non ? mantenuta: anzich? mandarlo nella riserva di Standing Rock, l?esercito lo arresta e lo rinchiude a Fort Randall, nei pressi del fiume Missouri.

E? liberato solo due anni pi? tardi e mandato nella riserva di Standing Rock. A sessantatr? anni, il suo spirito di uomo libero e di capo non ? ancora domato. In un incontro con il senatore Dawes, incaricato di svolgere un?indagine su alcune terre di propriet? indiana che interessano al governo, dice: ?Se il grande Spirito ha scelto qualcuno perch? sia capo di questo paese, quello sono io?. Ancora una volta declina l?offerta fatta al suo popolo per la vendita della propria terra. E ancora una volta il suo popolo gli si stringe intorno. Diviene una vera e propria celebrit?: chiunque visitasse la riserva di Standing Rock, bianchi o indiani, chiede di poter incontrare l?uomo che per una vita intera ha con coraggio difeso la propria terra. Nel 1885 Buffalo Bill lo contratta,pagandolo cinquanta dollari la settimana, per partecipare allo spettacolo itinerante Wild West Show. Ma dopo quattro mesi abbandona lo spettacolo,insofferente al modo di vivere dei bianchi,che non riesce a comprendere, come quando ha avuto a dire: ?L?uomo bianco sa fare tutte le cose, ma non sa come distribuirle?.

Torna a Standing Rock. Rifiuta di abbandonare il suo antico stile di vita, nonostante le regole della riserva lo imponessero, vivendo con due mogli e rifiutando la religione cristiana. Allo stesso tempo accetta che i suoi figli ricevessero l?educazione dei bianchi,perch? ritiene che la futura generazione di Lakota avrebbe dovuto saper leggere e scrivere. Quando, nell?autunno del 1890, gli giunge la notizia che nelle riserve di Rosebud e Pine Ridge si sta diffondendo la Danza degli Spettri, un rituale fino allora sconosciuto, che promette ai pellerossa di riavere la loro terra e recuperare le antiche usanze, Toro Seduto decide di verificare di persona. La nuova cerimonia ha, per? allertato l?esercito, che teme potesse essere il preludio ad una rivolta generale. Dopo aver saputo della visita di Toro Seduto, ancora rispettato come Uomo Sacro dal suo popolo, e preoccupato che potesse unirsi alla Danza, l?esercito invia quarantatr? agenti a prelevarlo. Fuori dalla capanna del capo si assiepa un folto gruppo di Lakota. Scoppiano dei disordini e nella confusione un poliziotto indiano colpisce a morte Toro Seduto, realizzando la visione che Tatanka aveva avuto solo pochi mesi prima: un?allodola su un poggio che sarebbe stata uccisa dalla sua stessa gente.

Pochi mesi dopo la morte del pi? rispettato capo Sioux l?epopea degli indiani conosce un tragico epilogo: il Settimo Cavalleggeri, l?ex reggimento di ?Capelli Lunghi? Generale Custer, attacca un insediamento indiano, presso il torrente Wounded Knee, dove si trovano centoventi uomini e duecentotrenta donne e bambini. I soldati si lanciano in un massacro indiscriminato: nessuno ? risparmiato dai colpi di fucile e dalle lame delle baionette. Dei trecentocinquanta indiani accampati, ne rimangono in vita poco pi? di una cinquantina. Come ricorda Alce Nero, uno dei pochi sopravvissuti alla strage di Wounded Knee: ?Con loro mor? un?altra cosa, lass?, sulla neve insanguinata, e rimase sepolta sotto la tormenta. Lass? mor? il sogno di un popolo?. Toro Seduto ? sepolto a Forte Yates. Nel 1953 i suoi resti sono stati trasferiti a Mobridge, nel Sud Dakota.

LA POESIA DELLA SETTIMANA
COMMIATO DI GIUSEPPE SELVAGGI
?Gli uomini appagati, sono gli uomini che hanno smesso di vivere, mentre Selvaggi, che ha la stessa et? di mio padre, nonostante i tanti traguardi raggiunti, continua a operare e a invitare gli altri a fare altrettanto. (?) (Per lui) La poesia, come la libert?, ? una di quelle cose indefinibili, che per? tutti crediamo di sapere cosa esse siano, incapaci come siamo di ammettere i nostri limiti di uomini. In realt?, la poesia, come la libert?, si possono solo vivere e non definirle, e sono praticabili solo da chi sceglie di essere, attimo dopo attimo, poeta e uomo libero?. Ha affermato Alfredo Bruni, qualche settimana prima che Peppino ci lasciasse: (l?originale ? su www.rottanordest.it).

La religiosit? di Corpus ? la metamorfosi del sentimento, s?, l?amore di Corpus non ? pi? sentimento, ma essere umano con una sua vita autonoma e razionale, l?ho detto anche nel saggio ?Narciso e la totalit? dell?esistere nella poesia di Giuseppe Selvaggi? Ursini Editore ? Catanzaro 1994, un fatto che lo meravigli? e non poco nello scoprire che ero riuscito ad entrare nella sua anima: in quel cerchio che abbiamo dentro di noi, dove non facciamo entrare nessuno, ?tu ci sei entrato senza chiedere il permesso?, mi disse e rise felice. Il bambino geniale che commenta, per i giapponesi, il restauro della cappella Sistina, il bambino geniale che a vent?anni scrive: ?Fior di Notte? per i tipi di Lorenzo Capone Editore, che rappresenta il canto della libert? che ? in noi.

Peppino era nato a Cassano allo Jonio il 23 agosto 1923 e scomparso in febbraio dello scorso anno a Roma. Selvaggi fine poeta, giornalista colto ed acuto, ebbe un legame forte con l?ambiente culturale di quasi tutta Italia.

La poesia che pi? si avvicina al suo Mondo Poetico la traggo da Fior di Notte

?COMMIATO? (Pag. 27)

L?anima ? consumata: o Donna addio!

Com?? funereo il pianto dell?amore

Di chi t?am? per sempre: no! l?oblio

Non canter?: sia santo il mio dolore.



Su i tuoi biondi profumi, o melodiosa

Oscurit?, io m?addormento: pian piano

Sussurra, o Notte, il tuo pispiglio arcano:

sogna, o figlio; la mamma ? pensierosa.



La collina s?incanta alla nascente

Luna che muore in le ginestre, e alluce

Li fienili odoranti, lentamente

Ondoleggiando un sospirar di luce.



O mia sorella antica,

ora comincia il sogno, - o Lucciola luciante:

un solo volto abbiamo e son tuo amante:

pur io risplendo e muoio.

le news di Reno Bromuro e "IL BARICENTRO"

Inviato: 20/03/2005, 15:08
da carlo
Serena domenica: Una Palma ad ognuno di voi e ai vostri cari. Ges? entra a Gerusalemme accolto trionfalmente, a migliaia lo osannano; sono gli stessi che dopo cinque giorni grideranno: ?Crocefiggi, crocefiggi!?
Ieri siamo rimasti che ero nel treno e scrivevo la poesia che porta il numero 31; poi il dondolio del treno e lo stress per l?ansia mi fanno assopire in un sonno agitato, vedo tedeschi dappertutto pronti a volermi fucilare. Un forte scossone mi svegli? di soprassalto. Intontito dalla ?pennichella? non riuscivo ad orientarmi dove il treno si fosse fermato; fu la voce del conduttore che mi grid?: ?Guagli? simm?arrivate a Napule, che faie, tuorne arreto?? Scattai in piedi e mi precipitai all?uscita. M?incamminai verso l?uscita verso un tram che mi portasse in via Pasquale Scura. Ero in testa al treno quando una mano mi afferr? sulla spalla:

- Dove vai? Proprio per la festa che c?? a Paduli scappi a Napoli, che hai fatto?

Guardai con meraviglia quell?uomo in grigioverde, con una fascia bianca con al centro una croce rossa, credevo di sognare ancora, ma quando la voce del soldato si fece pi? imperiosa, lo guardai bene e?

- Pap? che bello! Quando sei arrivato? Vieni a Casa?

- S?, sono in licenza di convalescenza ho l?alluce del piede destro col congelamento di primo grado, mi hanno dato qualche giorno e lo voglio passare con voi. Come sta la mamma??

Non feci in tempo a rispondere, che due tedeschi lo afferrarono e lo trascinarono via, lui ebbe il tempo di darmi mille lire e un pezzo di galletta dicendo:

- Dalli a mamma, se per caso dovessi prendere un altro treno e arrivare domani, preparasse qualcosa di buono per la festa di San Rocco. Intanto vai sul treno che appena mi sar? liberato da questi?

Il treno ripart? ed io pensai: forse prender? quello dopo, forse ? salito in un?altra carrozza e adesso mi raggiunge? Giunsi alla stazione di Benevento, il treno non si sarebbe fermato a Paduli, perci? dovetti scendere, ma non avevo scelta: aspettare un altro treno per chiss? quando, oppure farmi quei quattordici chilometri a piedi.

Non era questo che mi spaventava, l?avevo gi? fatto altre volte, quando sostenni gli esami d?ammissione alla scuola media. Ma rimasi allibito e spaventato per le macerie che vidi,quelle lasciate dagli spezzoni incendiari il giorno prima. La stazione era irriconoscibile, ogni persona presente raccontava l?accaduto diversamente, chi diceva di aver visto uomini anziani e donne correre lungo i binari, come torce, nel tentativo di spegnere le fiamme che li avvolgevano, e si rotolavano sul pietrisco della ferrovia nella speranza di spegnerle. Altri raccontavano che erano morte pi? di mille persone; altri ancora che la maggior parte dei morti erano donne e bambini. La testa cominci? a girare vorticosamente, chiamando mamma corsi verso Paduli, senza fermarmi un attimo, dove giunsi alle nove di sera.

Mamma appena mi vide mi salut? col bastone che regge la scopa e mentre mi batteva piangeva, ora so che il suo pianto era di gioia. Le raccontai di aver incontrato pap? a Napoli e stava venendo a Paduli, e gi? altre botte perch? asseriva era la mia immaginazione di sognatore, di scrittore di poesie; ma quando le diedi i soldi che pap? mi aveva dato, la sinfonia cambi?: mi abbracci? con una forza che non credevo possedesse: quasi mi rompeva le costole. Mise mezzo cucchiaino di zucchero in un bicchiere d?acqua e disse:

- Cena e vai a letto che sembri uno straccio.

Volt? le spalle e attraverso la finestra guardava lontano come per cercare nel buio della notte un Uomo che salisse per Rav?no verso Paduli; poi la sentii singhiozzare, come i piccoli. Avrei voluto cullarla come lei mi aveva cullato nei timori dell?infanzia, ma il sonno mi vinse. Quando mi sveglia lei era ancora alla finestra. Mi vestii, presi la solita ciotola e andai a veder di ?racimolare? un bicchiere di latte o un po? di siero con la ricotta, che, se non ci fosse stato il padre di Enricuccio, certamente sarebbe stata piena e avrebbe sfamato i miei fratellini. In attesa del mio turno scrissi (abbozzai) la poesia che segue, alla quale moltissimi anni dopo aggiunsi l?incipit. Questa, giuro ? l?unica lirica cui ho messo le mani nell?anniversario della distruzione della stazione di Benevento, perch? soffrivo come non mai, perch? si accavallarono i ricordi: mia madre che passava le giornate alla finestra (ricamava in piedi) nella speranza di vedere il soldato salire per la mulattiera di Rav?no.

GIORNO DI MORTE


Maria stammi vicino
oggi giorno di morte
dolora il mio cuore.

Ventiquattro anni una vita!
Ancora dolora il mio cuore.

Piet? all'anima fanciulla
che geme di giustizia.

Erano intenti al ritorno
ai reggimenti soldati
alle case donne e bambini;
scacciato da Napoli
stormo di morte
si sofferm? su te:
Benevento!

Da Portanova
impotenti
assistemmo
vedemmo
l'Inferno.

Fermati cuore gi? morto!

Maria stammi vicino
dammi la mano
fiamme d'Inferno
lambiscono mio cuore
orrendamente trasfigurato
orribilmente rivoltato
come vecchio cappotto
quel giorno.



Da Portanova Minicuccio
con noi guardava e piangeva:
era epilettico

non lo aiut? il suo male
quando d'essere solo rimasto
appur?.

Mor? quattro mesi pi? tardi
il giorno di Natale.
Lo trovammo

in una stalla abbandonata
abbandonato

- casa dal terremoto dell'otto
distrutta -

raggomitolato a palla
in compagnia di scarafaggi
cimici e pidocchi.

Negli occhi aperti
c'era l'orrore dell'uomo
sulla bocca
il sorriso degli angeli.

Dammi la mano Maria
oggi ? giorno di morte
la mia morte che vive.



(8) "Giorno di morte" originale ? la seguente (le prime righe sono illegibili):

"Piet? all'anima fanciulla
che geme di giustizia.

Erano intenti al ritorno

ai reggimenti soldati

alle case donne e bambini;

scacciato da Napoli

stormo di morte

si sofferm? su te

Benevento!

Da Portanova

Impotenti

Assistemmo

Vedemmo

l'Inferno!

Da Portanova Minicuccio

con noi guardava e piangeva:

era epilettico

non lo aiut? il suo male

quando d'essere solo rimasto

appur?.

Mor? quattro mesi pi? tardi

il giorno di Natale.

Lo trovammo

in una stalla abbandonata

abbandonato

- casa dal terremoto dell'otto

distrutta -

raggomitolato a palla

in compagnia di scarafaggi

cimici e pidocchi.

Negli occhi aperti

c?era l'orrore dell'uomo

sulla bocca

il sorriso degli angeli."

E' stata scritta in tre tappe. La prima a ferragosto del 1943; la seconda il giorno di Natale dello stesso anno e la terza quando mio fratello mi diede le fotocopie.

Un abbraccio circolare con tutto l'amore di cui sono capace e Buona Domenica delle Palme, Reno

le news di Reno Bromuro e "IL BARICENTRO"

Inviato: 20/03/2005, 19:29
da carlo
MI SCOPPIA DENTRO, QUESTA PRIMAVERA



Mi scoppia dentro, questa primavera,

improvvisa, come una bomba al neutrone.

E canto col sole che nasce, ridendo.



Questa primavera tenera e cara

che zampilla dalle mani anchilosate

come acqua sorgiva da terra inesplorata.

S?, questa primavera ? amore!



Il sangue che scorre nelle vene ? linfa nera

da vergare sulla carta sui muri forse,

per gridare senza voce amore

e sentire il cuore scoppiare

come sole in cielo limpido

come il tuo sguardo pulito

come il tuo sorriso sincero

come le tue carezze riposanti.



Questa primavera tenera e cara

che zampilla come acqua sorgiva dalle mie mani

? il miracolo di vita che fiorisce sulla tua bocca.

Reno Bromuro

le news di Reno Bromuro e "IL BARICENTRO"

Inviato: 21/03/2005, 13:51
da carlo
Luned? 21 marzo: largoooo arriva Signora Primavera! Ah! Che odore di pulito ? nell'aria stamani!Entra trionfante la Signora pi? amata dell?anno, di ogni anno; e viene sempre all?ottantesimo giorno. Quindi festeggiamo il Primo giorno di Primavera. Ed ? anche il primo giorno della Settimana Santa: buon luned? e serena settimana. Un pensiero particolare alle massaie che sono indaffarate per la preparazione della Pastiera, ?o casatiello, ed altre specialit? che variano da regione a regione.
Abbiamo lasciato mamma alla finestra. E? la notte tra il 13 e il 14 agosto 1943, una notte che non dimenticher? facilmente, perch? se la stanchezza mi aveva vinto e sembrava non mi dovessero svegliare nemmeno le cannonate, verso mezzanotte cominci? la musica: il rombo dei bombardieri che sorvolavano Paduli, tornando da Napoli, dove ci andavano almeno tre volte al giorno, e se non riuscivano a sganciare tutte le bombe su Napoli, perch? scacciati dalla contraerea, il resto le lasciavano sulla via del ritorno, a Benevento o nelle regioni pi? a sud della Penisola.

Finalmente spunt? il giorno, ma di pap? nessuna notizia. Vedevo mia madre tormentata dal pensiero e mi faceva cento domande: ?ma sei sicuro che quel soldato che ti ha dato le mille lire era proprio pap?? Ma tu lo ricordi bene pap???

La rassicuravo ma lei rimaneva scettica. Poi senza aver dormito per niente; se si fisse messa a letto me ne sarei accorto perch? dormivano tutti nel letto matrimoniale, eccetto Maria che aveva il suo spazio nella culla.

Alle sette e mezzo mi venne a chiamare, anzi a prendere con autorit?, la moglie del principale. ?E? Santu Rocco lo vuoi capire? Chiss? quanta gente se vene a fa la barba e a tagghia i capilli e tu aiere nun si venuto e oj puro, nun ce vu? ven?? Ma io te spezzo le cosse si nun te muovi subbito!?

Mamma m?incoraggi? nella speranza che avessi potuto avere un pezzo di pane o un po? di salame o salsiccia da qualche contadino generoso. Andai. A malincuore, ma andai. Non senza esser andato prima da Enricuccio a vedere se mi dava un po? di siero con la ricotta, fui fortunato il padre non c?era e mi diede il mio recipiente pieno di ricotta e siero e una fascella di ricotta intera: ?annascunela sott' a la cammisa prima che arriva tatillo (il padre), po? me faie lu tema e stamo pace; va buono?? Andai alla bottega di barbiere: il primo cliente della giornata fu Tanino, il quale non pagava mai perch? mi correggeva i compiti e m?insegnava la storia e la geografia. Poi fui libero fino a mezzogiorno, intanto mi liberai la mente e scrissi:

32

In questa notte di sussulti e di bagliori
di boati infernali, di rombanti aerei,
di grida di dolore e di spavento
ho tanta paura che domani
non sapr? pi? amare nessuno.

Ho paura di non sapere amare
pi? nessuno perch? mia madre
sono tre notti che piange e non dorme.

33

Cinque coperte sono pronte
pronte per ogni evenienza:
mia madre le ha preparate
per farci dormire tranquilli
mentre lei veglia nella notte
illuminata dai razzi
e dai bagliori dell'incendio.

*********************************

Quando ritornai a casa, mamma mi diede una notizia favolosa il giorno dopo sarei dovuto al ?Carpino? dalla comare Immacolata per ritirare una pagnotta e due litri d?olio. La notte dormii tranquillo, mamma mi disse che era stata una notte pi? infernale di un?altra, ma non me ne accorsi. Ricordo che accanto al letto c?era San Giuseppe che mi accarezzava i capelli e mi diceva di pregare con pi? convinzione.

Era il 14 agosto il compleanno di Peppino mio fratello, e m?interstadii: non volli andare a lavorare. Voglio essere pagato, dissi. La moglie del principale promise che mi avrebbe dato seicento lire, se fossi andato a lavorare. ?Questa mattina ho da fare, vengo oggi pomeriggio?. Presi il lavoro che mamma aveva preparato, Peppino per mano e Nino sulle spalle e me ne andai al ?Carpine?.

R: le news di Reno Bromuro e "IL BARICENTRO"

Inviato: 21/03/2005, 20:40
da Max_72
Viva la primavera!!!!!!!!!!!!!!!!!1