le news di Reno Bromuro e "IL BARICENTRO"

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carlo
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Miei carissimi amici, oggi 7 marzo 2005 il cielo si presenta azzurro, anche se popolato di cirri che potrebbero far pensare che il tempo potesse cambiare. Ormai lo sapete (almeno chi mi legge), che siete il mio confessore; a voi dico tutto, con verit? viscerale, perci? oggi prima di parlarvi del periodo e di com?? nata la lirica che leggerete vi racconto la forte delusione di ieri sera. Sarei dovuto andare a Teatro a vedere una commedia di Rocco Lo schiavo ?Luna Park?, cui ho avuto l?onore di scrivere la prefazione al copione poi pubblicato: non ho trovato un?anima che mi accompagnasse. Ero assorto in questo dolore, quante volte la vita mi ha negato una piccola gioia ? impensabile; credevo fosse finita, invece si manifesta sempre quando la gioia ? pi? forte al punto da serrarmi la gola. Sono ritornato al PC per rispondere a qualche e-mail, quando mi capitano sotto gli occhi i due E-Mail che vi trascrivo integralmente. Ricordate che ieri mattina avevo scritto: ?Non vorrei perdere quell?unico lettore che mi ? rimasto per averlo sommerso di posta?...? Il signor Enio mi scrive: ?vedi Reno tu quel lettore lo hai perso da un sacco di tempo, non per la posta che gli mandi nella casella intasandogliela, ma perch? le tue e-mail sono troppo lunghe ed ? risaputo che un messaggio che in web occupa pi? di quattro cinque righe (e se poi non ? interessante o attinente alla com in cui si ? iscritti) viene inesorabilmente ignorato e cancellato (? l'inesorabile legge del web)?. Veramente accade questo? Illuminatemi, per favore.
E riferito al Premio Poeta dell?anno 2005 ? Renato Milleri (Remil) scrive:

?vedi Reno quello che non hai capito (e non sta a me spiegartelo) che la m-list di Nadine ? una cosa seria fatta da poeti seri (o meglio tutti credono in quello che scrivono e vengono lasciati fare senza severamente criticarli e massacrarli con giudizi pesanti) che poi vengono aiutati a esprimersi sempre meglio e qualche volta vengono anche pubblicati gratuitamente su antologie (tanto di cappello per le poesie scritte e decantate telefonicamente su CD dai singoli poeti (idea di Nadine) per il loro carissimo amico morto - c'? da accapponarsi la pelle per tanta bellezza). Le tue gare di poeti che poi tu e pochi altri valutano fanno semplicemente ridere (e guarda che uso un termine molto ma molto bonario perch? oggi sono sceso dalla parte giusta del letto alzandomi) Te lo dico perch? ti voglio bene Reno, lascia perdere, non serve a niente?.

Evidentemente il signor Enio non ha capito niente oppure ha capito tanto e sono io l?imbecille che, vinto dal sentimento non si accorge dei pugnali che si preparano a colpire. Questo perch? ? sceso dal letto col piede giusto, pensate se fosse sceso col piede sbagliato! Io pur nel mio solito trasporto sentimentale, credo di non aver fatto mai il nome della persona da lui nominata, n? in bene n? in male, anche perch? se c?? qualcosa da dirci ce lo diciamo via SMS, oppure telefonandoci. Sottolineo che il CD di cui parla questo signore, avrei dovuto inciderlo io (con l'aiuto tecnico di Marco Gavotti), leggendo le poesie, ma ? accaduto quello che accaduto (oltre tre mesi d?ospedale e tanta sofferenza fisica) e il progetto ? rimasto ?campato in aria?, non so se lo sta facendo qualcun altro.

Ma torniamo a noi, ch? ?le gente cui fa notte innanzi sera?? proprio quando Hitler aveva gi? occupato la Polonia e il Belgio, mio padre era stato rimandato a casa perch? aveva quattro figli e coloro che li avevano erano stati esentati dalla guerra. La sua presenza, per?, dur? neanche un quadrimestre, ch? il 27 settembre 1940 ripart? e questa volta non si poteva sapere per dove. Il 2 novembre dello stesso anno part? anche il fratello, zio Giovanni. Reno bambino, il giorno dopo cos? la raccont? al suo diario:

14

Mi sono svegliato, mio padre non c'era. (2)

E' partito, ? stato richiamato!

Mamma, quando rivedr? mio padre?



Avevo otto anni, due mesi
e venticinque giorni:ieri.

*************************

Poi il diario rimase nel cassetto, perch? il bambino Reno era preso dalle notizie segrete che si scambiavano il nonno e don Titta e per divagarsi cominci?, nelle poche ore che gli lasciavano libere, a passare le serate con un gruppo di amici a raccontare storie ?nere?, per vincere la paura; fino a quando giunse a Paduli, il primo ?confinato?. Tutti quelli che non condividevano la volont? del fascismo, venivano inviati al ?confino?, cio? tolti dal proprio ambiente per paura che fomentassero qualche rivolta e inviati in ambienti che a loro pensare non potevano nuocere.

15

E' giunto a Paduli un forestiero (3)
nonno sottovoce m'ha detto: ?E' un confinato,
si chiama Gianni, ? studente in medicina,
viene da Pola: ha parlato male del gran capo!?

Io e Gianni siamo diventati amici
viene spesso a parlare con mio nonno;
parlano fitto fitto, a bassavoce.
Credo faccia la corte a zia Alessandra.

3) Quando Gianni giunse a Paduli, quale confinato politico, era il giugno 1941 ed io dovevo prepararmi per gli esami di ammissione alla scuola media, ma nessun insegnante padulese aveva il tempo per darmi lezione. Chiss? perch
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L'Otto marzo ? festa grande per piccole e grandi donne, in questo caso, una figlia vede la madre ragazza ancora e le dedica la sua riconoscenza e il suo immutabile amore. Ve la posto cos? come l'ho ricevuta, un abbraccio con tutto l'amore che posso, Reno



A una Ragazza del 1906


Novantanove anni,

MAMMA,

compie il tuo ramo

sull?Albero vetusto della Vita

e ancor son verdi

come gli occhi tuoi

le foglioline cui Tu dai brillio.

Secolo lungo e breve

il Novecento

gi? dileguato ha il corso?



Tu, ancora Storia,

t?avviti alle radici dell?Onore

e a me, tua figlia, sveli

qual ? il segreto

dell?Eternit?!



Anna Maria Trombetti





Il Baricentro Mensile di critica artistica e letteraria















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Dopo l?E-Mail di ieri, ho ricevuto incoraggiamenti e deduzioni personali di parecchi amici lettori, ho scelto le prime tre o quattro che mi sono capitate sottomano, per non farla troppo lunga, eccole:

?Intanto ci tengo a dirti che personalmente apprezzo moltissimo queste tue mail quotidiane ed altrettanto fanno i ragazzi della mia ML cui quotidianamente le trasmetto e che hanno pi? volte espresso il loro gradimento per questo tuo contributo poetico!?

?? sono avvocato, ringraziando iddio ho molto lavoro ed uso internet e la posta elettronica quasi esclusivamente per lavoro: insomma non ho mai, fortunatamente, molto tempo libero. Ma non riesco a capire che fastidio possano dare i suoi messaggi quando li trovo li lascio aperti fin quando non ho un minuto (ma cos?? mai oggi un minuto?) per leggerli. Dopodich? li conservo o li elimino, a seconda dell?argomento. La sua storia ? tutta ben archiviata e pure le sue poesie?

?? non ti preoccupare mai della cattiveria degli altri. L'importante ? perdonarli sempre - tanto anche gli altri hanno da perdonarci!!!?

?Leggere i tuoi pensieri ? sempre emozionante Reno e ti ringrazio per volerli condividere con noi?.

?Quello che tu scrivi, i tuoi racconti o le liriche che invii sono preziosit? per chi le legge e te lo dico con il cuore, ma, amico mio, secondo ma commetti un errore ed ? l'impersonalit? dell'invio?.

Prima di iniziare il racconto di oggi 8 marzo 2005, permettetemi di essere ancora una volta impersonale augurando a tutte le donne del web e quelle che non sanno nemmeno che cosa ?, una serena festa col il pensiero alla signora Rosa Luxemburg, che ha voluto questo giorno come data di lotta per l?indipendenza e l?uguaglianza della donna; e ringraziare con tutto l?amore che posso le persone che mi hanno sostenuto con la loro solidariet? disinteressata.

A fine maggio 1941, a nove anni sostenni gli esami di quinta elementare, ma per accedere alla scuola media inferiore, avrei dovuto sostenere un esame; per? non appartenendo al ceto impiegatizio, o nobile del paese, non trovai nessuno che mi preparasse: adducevano tutte scuse plausibili o bugiarde. Chi aveva i figli piccoli ed essendo rimasta sola a casa e dovendo pure insegnare gli era difficile trovare il tempo per seguirmi. Fatto sta, che per prepararmi agli esami di ammissione, lo dovetti fare con Umbertino, che veniva ad imparare il mestiere di barbiere e nelle ?ore morte?, faceva i compiti con me, ripetendo tutto quanto aveva detto l?insegnante a lui. Imparai, ma quanta sofferenza perch? non riuscivo a spiegarmi il motivo per cui non avevano voluto prepararmi. Quando chiedevo illuminazione a mio nonno, mi guardava, mi accarezzava dolcemente, poi abbassava la testa e masticava il pezzetto di cotone che aveva staccato con i denti per infilare l?ago, senza dire una parola. Un giorno lo sentii tirare su col naso e poi ingoiare, mi resi conto che ingoiava lacrime e non dissi pi? una parola sull?argomento scuola, con lui.

Venne Gianni, uno studente in medicina, confinato da Pola, ascolt? il nostro discorso e serenamente si propose di prepararmi lui, cosi tra lui e Umbertino, riuscii a sostenere gli esami di ammissione. Intanto annotavo sul mio quaderno diario, le mie sensazioni e? s?, il mio dolore perch? non riuscivo a capire?

16

Nessuno mi vuol preparare
gli esami d'ammissione a sostenere.
Gianni mi incoraggia
e s'offre d'aiutarmi.

Penso lo faccia perch? gli piace zia.

17

Sono cinque giorni che Gianni
m'insegna la sintassi,
ma d'italiano non si parla mai.

Mi parla della rivoluzione francese,
di quella americana e quella russa;
del diritto dell'uomo sacro a ognuno,
di libert? con la elle maiuscola:
si paragona ad un cardellino in gabbia
cui hanno tagliato la lingua e tarpato le ali.
Voglio bene a Gianni
anche se lui lo fa solo per mia zia.
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Serena giornata radiosa, amici miei. La luce del giorno ancora non filtrava attraverso i vetri quando un raggio di sole ? uscito dal computer e mi ha invaso di luce e di calore. Uno dei tanti amici, che mi dispiace non poter citare il nome perch? non ho l?autorizzazione mi dice, via e-mail: ?Reno, posso solo dirti che poterti leggere ogni giorno ? come essere riscaldati da un raggio di luce in questo tetro e anonimo grigiore che ci circonda ... noi tutti ne abbiamo davvero bisogno. Grazie?.

Per essere sinceri, chi scrive sa che viviamo di questi premi grandissimi, almeno per me sono pi? che il Nobel. Si va alla ricerca di un lettore e poi si scopre di averne tanti anonimi, questo aiuta a portare avanti un discorso, iniziato pi? per lasciare una verit? intangibile ai rami della stessa quercia che per mettersi in mostra (Dio mio, se qualcuno dovesse pensarlo, smetterei all?istante questo appuntamento quotidiano). Poi c?? il fatto, che il mio amore per la Poesia ? morboso, ma svisceratamente sincero, che mi d? la forza di aprirmi come al confessore, forse per questo il mio dire risulta ?impersonale?, perch? cos? dev?essere, altrimenti il diario rimarrebbe solo e sempre di me stesso, mentre, vorrei fosse di tutti, come vi sento veramente in me.

Oggi 9 marzo 2005 mi riporta, rileggendo questi versi. Al 26 settembre 1941. Il mattino presto giunge un telegramma: ?E? morto zio Eugenio, il marito della sorella di mia madre?. Mamma e la sorella che abitava a Paduli, sarebbero dovute partire per Napoli per stare vicine alla sorella primogenita, m?intestardii di voler andare anch?io a Napoli, ma nonno mi disse che non era possibile perch? si trattava di funerali e non di gita di piacere. Scappai come un razzo, gi?, per la discesa verso la stazione ferroviaria, credendo che mamma e zia Annunziata (la sorella) fossero gi? partite e volevo raggiungerle. Nonno si accorse della mia fuga e mi corse dietro per riportarmi a casa, in mano aveva un lungo nerbo di bue, lo vedevo che correva dietro e stava per prendermi, ma sgattaiolai per i campi e lo persi di vista, per? non riuscivo a vedere mamma e la sorella, ma come mai, avevano volato? Avevo il fiatone e rallentai un poco la corsa, convinto che nonno aveva desistito dal rincorrermi per riportarmi a casa, quando alzando gli occhi, lo vidi, al centro della mulattiera (aveva tagliato per i campi e giunto avanti a me con largo anticipo), con il nerbo che, facendolo girare velocemente, fischiava come il vento prima che arrivi la tempesta, feci subito finta di fare dietrofront per riprendere la corsa verso la stazione ma mi prese e gi?, nerbate a non finire con fare cattivo, spingendomi per la salita verso Paduli. Ad un certo punto, quando gi? si vedeva Portanova, mi buttai per terra senza fiato, dicendo con un filo di voce:

?Papan?, sto murenno, nun ce la faccio ?cchi?!?.

?Meglio, cos? la finisci di rompere i timpani e fare capricci di bambino deficiente?.

Tra un singhiozzo e l?altro alzai lo sguardo e vidi mamma e la sorella che si avviavano per la discesa ?delle Fontanelle?.

Mamma mi vide disteso per terra che singhiozzavo fino a mancarmi il respiro e dopo aver insistito, di fare il bravo che lei sarebbe ritornata il giorno dopo, croll? perch? insistetti con pi? forza che volevo andare a Napoli con lei. Mamma parl? in mia difesa e nonno dovette cedere: andai a Napoli. Quello che vidi, fin dall?alba del giorno dopo mi fece pentire di essere andato, avrei risparmiato tutte quelle nerbate che mi bruciavano sulle gambe e sulle spalle e non avrei sofferto nel vedere?

18

Sono andato a Napoli (4)

e per la prima volta
ho visto anche il nemico:
nel treno, per le strade, nelle case.

Sono ritornato a Paduli di corsa.

4) In occasione dei funerali del marito di zia Adelina, la sorella di mia madre: era il 26 settembre 1941



Ritornato a Paduli, ripresi la vita di sempre; studiavo grammatica italiana e la storia delle rivoluzioni con Gianni e continuavo a scrivere il mio diario e a leggere ?I Canti? di Leopardi; e la sera, specialmente in quell?anno che l?autunno fu mite, al punto da sembrare primavera avanzata, passavo le serate a Portanova con gli amici che raccontavano storie ?nere? (loro sapevano che ero pi? giovane di loro di due anni) che raccontavano per mettermi paura. Poi di tanto in tanto passavano a raccontarmi cose che mi ferivano facendomi sanguinare l?anima.

19

Gli amici mi hanno detto
di aver visto Gianni e mia zia
nella grotta dietro il ?Convento?
fare all'amore, nudi sulla terra.

Sono scappato a Valle d'Asino
vorrei morire e piango.

20

Sono andato col nonno gi? in cantina,
sotto una coperta, su una botte
c'era un apparecchio radio,
tre persone con gli occhi accesi
parlano col nonno sottovoce:
Sono sbarcati in Sicilia. "Nd?-nd?-nd?

nd?-nd?-nd?: qui radio Londra..."

Il nonno m'accarezza dolcemente.



Chi se lo immaginava che con lo sbarco in Sicilia sarebbe iniziato il Calvario e non solo per i Padulesi, ed io in prima persona.

Nel rinnovarvi gli auguri di una serena giornata, vi stringo in un abbraccio circolare con tutto l?amore che posso, Reno
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Eureka! Eureka! La Juventus ce l?ha fatta! Perch? poi parlo di calcio? Non sono tifoso; forse ? per solidariet? nazionalistica? Chiss? quanti nemici, no, per piacere il tifo lo faccio solo per la Poesia. Questa mattina mi sono svegliato molto presto e il cielo era gi? colorato, la giornata si ? allungata. Non sentite odore di primavera, anche se fa un freddo cane?

Ciao, buongiorno a tutti con serenit? e rilassamento. Questo 10 marzo 2005 ? sotto l?insegna del gioco. Dopo il ritorno da Napoli, Gianni che avrebbe dovuto prepararmi per gli esami di ammissione alla scuola media, disertava sempre pi? spesso le lezioni ed io nelle poche ore che il tempo lasciava tutte per me, le passavo nel piazzale della Villa comunale a giocare a ?bandiera? (lo conoscete questo gioco?): i giocatori si dividono in due squadre, proprio come quelle del calcio; l?unica differenza non ? necessario essere in undici, si pu? giocare pure in tre e tre, solo che colui o colei che funge da portiere, cio? difende il fazzoletto, stia sempre fermo/a mentre gli altri cercano di ostacolare i giocatori avversari ad avvicinarsi alla ?bandiera? appunto, cio? strappare il fazzoletto dalle mani del portiere difensore; poi, quando le ombre della sera si allungavano, cambiavamo e giocavamo a nascondino, oppure al ?trentuno salvatutti?. E facevamo le ore piccole, specialmente d?estate. Mamma continuava a ricamare tranquillamente, tanto i pi? piccoli erano con me, sempre dovunque andassi. Due fratellini uno di cinque anni, l?altro di un anno, che, parcheggiavo in un angolo dando al pi? grandicello il compito di stare attento a che il piccolino non si facesse male, mentre continuavo a giocare. Di giorno ero alla bottega di barbiere, ormai ero diventato un barbiere provetto, gli studenti mi avevano fatto da cavia, si sottoponevano alla mia tortura in cambio di una lezione di italiano, di storia, di geografia, oppure mi regalavano un libro su cui studiare; ma la tortura maggiore era il ?congiuntivo?. Come Dio volle superai anche quest?ostacolo.

Quando pioveva, per?, riunivo i ragazzi del quartiere a casa, li facevo sedere per terra, mettevo un panno candido sul baule, un bicchiere a calice, pezzetti di ostia che mi dava il frate del convento, e dicevo messa; non sbagliavamo una preghiera. I ragazzi venivano alla ?mia?messa perch? all?omelia ripetevo loro tutte le parabole che mi aveva raccontato madre Popora, o qualcuna che inventavo l? per l? per farli stare calmi, e perch? mettevano nello stomaco, qualcosa che avesse la sostanza del pane, anche se poco; infatti, la comunione si faceva, tre quattro volte durante ogni messa, fino a quando le ostie non erano finite.

Nel mese di giugno del 1941 scrissi la poesia che segue col numero 21 e poi mi dimenticai del quaderno e della penna, per circa un anno un anno e mezzo, perch? nelle ore libere andavo in giro per la campagna, con alcuni amici napoletani sfollati a Paduli. Il tempo pass? inesorabile, anche il gioco non esisteva pi? perch? nelle ore libere andavo per la campagna bussando ad ogni ?masseria? per comprare qualcosa da mettere sotto i denti, e mi presentavo come facevano gli amici napoletani, con la frase: ?Vulesse spi? si tenite??? ma un giorno un contadino che mi conosceva, che avevo rasato e tagliato i capelli molte volte, si sfil? la cinghia e avrebbe voluto percuotermi, ma sgattaiolai svelto, e lui dietro che gridava: ?che devi spiare, a? ?e mammeta??

Solo il 25 luglio 1943 ripresi a scrivere nel mio diario. Intanto recitavo messe, e preparavo spettacoli per carnevale, Pasqua e Natale con i miei amici.

21

Non sono andato pi? a studiare
e Gianni viene sempre da mio nonno.
E' giunto a Paduli un altro confinato.
Gianni mi guarda ed ha paura.

Mi ha ricordato la rivoluzione francese
il diritto dell'uomo e la libert? perduta.



22

Nell'aria c'? festa (5)
corrono per le strade
donne scalmanate, gridando:

?? caduto, ? caduto!?


Il nonno affacciato alla finestra
non sorride, per? dice: era ora!

5) 25 luglio 1943: anche a Paduli si vede e si sente la guerra, fino ad ora rimasta solo notizia stampata o radiofonica.
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Serena giornata con tantis? simissimo amore. E? venerd? 11 marzo 2005, settantesimo giorno dell?anno. E? tardi, mi sono svegliato tardi! Ci pensate, percorrere 66 chilometri e impiegare due ore e venti minuti ? un?impresa ardua; se dovesse capitarmi un?altra volta, lascerei la macchina al bordo del GRA e me la farei a piedi, sono certo che arriverei prima a casa, e non guidavo io. Tornavo dalla scuola dove con i ragazzi stiamo preparando la messinscena di una commedia scritta da una loro compagna che frequenta la terza media, ci stiamo divertendo al punto che il nostro divertimento rende invidioso un ragazzo che sta attraversando il primo brutto momento della vita: ? innamorato, ma non corrisposto. Quanta pazienza che ci vuole! A momenti si rifiuta di fare le prove, in altri, secondo il mio comportamento (quando fingo di ignorarlo), entra con la sua battuta e le prove filano lisce. Ieri invece ? stata una giornata no; non sono riuscito a fargli provare almeno una sola scena; poi c?? un altro che mette ilarit? a tutti, perch? s?incanta a guardarsi il bordo degli slip e leggere e rileggere la scritta incisa sul costone di elastico, sono di colore bord? e tutti i ragazzi, di pi? le ragazze, lo prendono in giro, gli dicono che si ? innamorato delle mutande bagnate nel mosto e allora i ragazzi col muso lungo fino a terra diventano due. Poi, come dopo un forte temporale, tutto ritorna sereno e si lavora allegramente.
Ma la poesia che segue mi fa vedere un ragazzo di undici anni che seduto al centro della strada protesta ?contro la fame? sente il fratellino di tre anni piangere e tra un singhiozzo e l?altro mormorare: ?agn?, agn???, una donna coraggiosa che ricama giorno e notte lenzuola e cuscini, bordi di gonne e inchioda strisce di pelle tagliate da vecchie borse su pezzi di legno perch? non comminino scalzi. Donne che udendo le proteste di questo ?rompiscatole?, anch?esse madri, coprirsi il volto per nascondere le lacrime ai figli che soffrono come il protestatore.

Quanto dolore quell?Undici settembre 1943! Mamma si fa pagare, i lavori di ricamo, con farina, grano e tutto ci? che ? commestibile. Il giorno prima le avevano pagato un letto ricamato (cio? lenzuolo di sopra e due cuscini), con venticinque chili di grano. Il mulino del paese era inagibile perch? mancava la corrente elettrica e quindi si doveva andare al mulino ad acqua, sul fiume, per macinare. Mi armai di coraggio e aiutato da Peppino che aveva sette anni, arrivammo al fiume e aspettammo il nostro turno; ma dopo macinato il sacco divent? immenso per due ragazzi, sembrava una montagna, ma convinsi mio fratello che se l?avessimo trascinato, a Paduli ci saremmo arrivati lo stesso. Non tenni conto che trascinando il sacco avrei incamerato nella farina anche la terra. Giungemmo a casa, e dopo tanto tempo vidi ancora il sorriso sulla bocca e negli occhi stanchi e quasi spenti di mia madre. Dur? pochissimo, secondi? appena prese una manciata di farina per fare un po? di pasta si accorse che era pi? terra che farina e allora, mentre si aspettava, mi avvicinai a lei forse per dirle ?Grazie?, vidi una lacrima scendere nell?impasto che stava preparando: la farina non era bianca, il sessanta per cento era terra raccolta trascinando il sacco. Si accorse che l?avevo vista e disse:

- Non ti preoccupare, al massimo ci verr? un attacco acuto di appendicite ci opereranno e tutto passer?.

A questo punto cominciai a buttare all?aria, sedie tavolo, disfeci il letto calpestando le lenzuola e non mi accorgevo che mamma piangeva e il suo era un pianto irrefrenabile; poi, corsi fuori e mi sedetti in mezzo alla scalinata e? protestai. A sera inoltrata con lo stomaco che borbottava, appuntai nel diario:

23

Son venti giorni che il pane non c'?
e chi ce l'ha lo conserva fino ad ammuffire
e se lo divide con parsimonia quaresimale:
sono venti giorni eterni che non mastico pane.

Seduto sulle scale al centro della via
grido, strepito, piango; chiedo il pane.
Mio nonno mi redarguisce: ?non ? bello,
il coraggio di un uomo finisce qua??

Seduto sulle scale al centro della via
grido, strepito; chiedo un pezzo di pane
non per me, per i miei fratellini.

********************************

Strappai il foglio dove avevo scritto, salii attraverso i sostegni della porta sul ?palchettone? e lo misi insieme agli altri, nella camera d?aria della bicicletta.

Un forte abbraccio circolare con tutto l?amore che posso, Reno
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Ciao amici carissimi, come state affrontando questo sabato uggioso che dovrebbe essere assolato per tener fede all?antico proverbio: ?Non c?? sabato senza sole?? Questo settantunesimo giorno dell?anno sta dando torto al proverbio perch? pi? che il giorno 12 marzo 2005, sembra un giorno qualsiasi d?aprile.

Il marzo pazzerello, per?, si ? portato via ?il sorriso della canzone: Aurelio Fierro?. Era bello, fresco e accattivante il suo sorriso, non solo quando cantava ?Cerasella?, ?Guaglione?, ma anche con una canzone drammatica come ?Torna? oppure ?Zappatore?; anche il suo allievo prediletto Peppino Gagliardi non si sente pi? da qualche tempo. Che la canzone napoletana si stia preparando ad una quarta svolta della sua esistenza? La prima l?ha data Carosone, la seconda Peppino di Capri, la terza, Nino D?Angelo; staremo a vedere. Intanto ora non possiamo che dire addio ad Aurelio, nato a Montella, in provincia di Avellino, il 13 settembre 1923, ex consigliere comunale, ex studente in ingegneria e grande ?Scapricciatiello?.

Pensando ad Aurelio, vedo dinanzi agli occhi il piazzale sterrato della piazza del vecchio cimitero di Paduli, la sera del 12 settembre 1943.

Mamma mi aveva mandato dalla madrina di mia sorella in campagna ?Carpine?, per ritirare un pagnotta di pane e un fiasco d?olio. Ero partito con Nino sulle spalle, retto dalla vestina che avvolgevo intorno alla testa e Peppino per mano (allora anche i maschietti indossavano vestitini femminili fino a quando non avevano imparato a fare i propri bisogni autonomamente). Del ritorno vi parler? pi? avanti quando illustrer? un?altra lirica. Camminavamo cantando e saltellando gi? pregustando il sapore del pane che avremmo mangiato magari con un filo d?olio sopra con un cucchiaio di zucchero se c?era, quando un caccia americano, quasi sfiorando il suolo, ci salut? con una sventagliata di mitraglia. Mi fermai di colpo aspettando una seconda ondata, presi i bambini e ci sdraiammo per terra nascosti in un anfratto di siepe; ma per fortuna, dopo altri due giri sopra di noi, il caccia se ne and? e noi riprendemmo il cammino interrotto. Non so perch?, quando riprendemmo il cammino verso il Carpine, cominciai a cantare:

?Le campane e le ragazze di Trieste?? intramezzati da versi di altre canzoni quali ?Il Piave mormor?: non passa lo straniero!?. Peppino invece voleva che cantassi ?Caro pap?? e vedendo che non cedevo alla sua richiesta si sedette per terra e non voleva pi? camminare, quindi dovetti assecondarlo e cantare quello che chiedeva.

Per giungere dalla madrina di mia sorella, dovevamo attraversare un vasto campo dove a destra e a sinistra del viottolo si stendevano due grandi vigneti. Sedetti i ragazzi e scavalcai il recinto per cogliere due tre grappoli d?uva, feci in tempo a staccarne uno che una fucilata mi fece ritornare indietro accanto ai miei fratelli che sembravano l?orchestra del pianto; mentre ritornava con un frastuono terribile il caccia americano seguito da altri due caccia, volavano rasenti quasi a trenta metri dal suolo, almeno cos? mi parve allora, e ci ricantucciammo. In attesa che gli aerei si allontanassero, tirai fuori dalla tasca quaderno e matita e scrissi:

24

Ma sar? dato onore a noi bambini

come coloro che han sofferto e soffrono

o rimarranno emarginati nel tempo

come i vili che han fuggito la guerra?

*****************************

Dietro questa pagina bianca c?era scritta un?altra poesia, che portava la data 13 aprile 1940. Rimasi pensoso perch? non mi sapevo spiegare come mai quella pagina si trovasse ancora nel quaderno e non nella camera d?aria della bicicletta, sul palchettone, quando Peppino, scotendomi grido: ?ma andiamo a prendere il pane, o ci accontentiamo dell?uva che hai rubato, ladro!? Rimasi sconcertato, ma non risposi continuando a guardare quei versi senza leggerli, per? vi apposi il numero 25. Chiusi il quaderno e sempre ripensando perch? quella pagina era ancora attaccata al quaderno e perch? l?avessi vista solo allora, mi rimisi in cammino per il carpine.

25

Mi han detto che domani

conoscer? un poeta!

Un poeta? Ma si pu? vedere un poeta?

Allora se domani - l'ha detto la maestra ?

vedr? un poeta, se voglio posso

anche vedere gli angeli e parlargli?

*******************

Nel salutarvi vorrei, insieme con voi, esternare gli auguri pi? sinceri e sentiti al maestro giornalista Gaetano Afeltre che ha saputo dare alle parole il sapore, l?odore e l?atmosfera della sua terra: Amalfi dove ? nato.

Un abbraccio circolare con l?augurio che il sole sia sempre pi? caldo e sincero come il vostro cuore desidera, Reno
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settimanale di scienze umane
dell?Associazione Internazionale Artisti ?Poesia della Vita?
presidente Reno Bromuro

Repertorio n? 3426 ? Raccolta n? 1270 del 29/10/1984 (no profit)

FATTI
13 marzo 2002: ? arrestata Anna Maria Franzoni, con l'accusa d?omicidio volontario aggravato, madre del piccolo Samuele Lorenzi, ucciso a Cogne la mattina del 30 gennaio 2002. Dopo un mese e mezzo d?indagini i giudici emettono l'ordinanza di custodia cautelare che porta la donna in carcere, a Torino.

14 marzo1998: al processo per le presunte tangenti Intermetro circa trecento miliardi a vari partiti per la costruzione di un tratto della metropolitana, Craxi, Citaristi, Moschetti e gli imprenditori Francesco Gaetano Caltagirone, Elia Federici e Franco Nobili sono assolti. Condannati, invece, tredici imputati, tra cui Luciano Scipione, ex amministratore delegato dell?Intermetro, a tre anni e otto mesi, ma la pena ? sospesa.

15 marzo 2002: muore, nella sua casa romana, l'attore Carmelo Bene; ha sessantaquattro anni. Ammirato protagonista dei classici di tutti i tempi, lascia il ricordo di un grande interprete, di un pensatore originale e colto, di un uomo dalla personalit? controversa ed eccentrica.

16 marzo 2003: Davide Cesare, di ventisei anni, muore dopo essere stato accoltellato a Milano durante una rissa che si ? scatenata verso mezzanotte davanti ad una birreria in via Zamenhof, ritrovo abituale di gruppi legati ai centri sociali e giovani dell'area antagonista. Gli amici di Davide accusano della aggressione due ?naziskin?.

17 marzo 2001:quindici minuti di scontri violenti, come non accadeva da decenni. La protesta del Popolo di Seattle contro il Global Forum di Napoli ? sfociata in incidenti di inaudita asprezza con un centinaio di feriti, tra manifestanti e uomini delle forze dell'ordine. Il primo provvisorio bilancio della Questura esibisce i numeri di un bollettino di guerra: una settantina di feriti tra i partecipanti al corteo, circa cinquanta tra agenti carabinieri e finanzieri,sedici i fermati. E? trafugata la salma di Enrico Cuccia dal cimitero di Meina,paese del lago Maggiore dove il banchiere possedeva una villa, e dove ha voluto essere sepolto, accanto alla moglie..

18 marzo 1998: Silvio Berlusconi presenta alla stampa il nuovo Polo di centro, la federazione che ottiene l?adesione del CCD di Casini e dell?ala del CDU rimasta con Formigoni. Secondo il leader di Forza Italia, il nuovo Polo dar? maggiore visibilit? al centro, senza disaccordo con la destra di Fini.

19 marzo 2002: a Bologna, le ?Brigate Rosse Comuniste Combattenti? uccidono il consulente del Ministero del Lavoro Marco Biagi, rivendicando l'omicidio poche ore dopo. L'arma usata per colpire il professore bolognese, che da tempo riceveva minacce, ? la stessa con la quale fu assassinato il sindacalista D'Antona; un anno dopo scoppia ala guerra in Irak e l?Italia si divide in due, dopo gli ultimatum, le minacce e gli annunci, le immagini dei bombardamenti angloamericani su Baghdad in Italia, i leader sindacali annunciano uno sciopero generale, aumentano i cortei pacifisti, mentre il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi ribadisce che l'Italia ? Paese amico e alleato degli USA, seppur non belligerante.

PARLIAMONE
I GRANDI CONDOTTIERI: TORO SEDUTO
Toro Seduto ? senza dubbio una delle figure emblematiche della lotta che gli indiani d?America hanno combattuto contro l??uomo bianco? e la sua fame di terre. Una battaglia che gli indiani hanno perduto, ma che li ha consacrati nella storia come il popolo che orgogliosamente e fino all?ultimo ha difeso il proprio diritto alla terra.

Toro Seduto il cui vero nome ? Tatanka Iyotanka nato intorno al 1831, sulle rive del fiume Missouri, nell?odierno Sud Dakota ? capo degli Unkpapa, una delle tante famiglie dei Teton, la trib? pi? numerosa dei Lakota che significa ?Alleanza di amici?, ribattezzati dai francesi Sioux che, nella lingua dei rivali Ojibwa, significa ?nemici?. Dei Sioux si hanno notizie a partire dal 1640, momento i cui vivono nell?odierno Minnesota. Nel 1750 i Sioux sono una popolazione di trentamila individui, ed hanno dominato la regione per un secolo e mezzo, fino a quando si ? concluse la guerra con i coloni americani, nel 1890, con il massacro di Wounded Knee, avvenuto pochi mesi dopo la morte del loro ultimo grande capo Toro Seduto. Tatanka: Toro Seduto, ancora ragazzo ? nominato capo della ?Societ? dei guerrieri coraggiosi? e successivamente dei ?Mangiatori silenziosi?, il gruppo responsabile del benessere tribale. Ma ? a 14 anni che ha l?occasione di mettersi in luce, in un?azione contro i Crow.

Nel 1863 si confronta per la prima volta con l?uomo bianco: conduce i suoi contro le truppe americane che stanno compiendo rappresaglie nella regione dopo la rivolta dei Santee Sioux. Due anni pi? tardi guida ancora i suoi uomini contro i soldati dell?Unione che si sono insediati a Fort Rice, nei territori del Nord Dakota.

Queste ed altre azioni contro tribu rivali, gli danno l?opportunit? di guadagnarsi rispetto e ammirazione e, nel 1868 ? nominato Grande Capo dei Sioux. Il suo coraggio diviene leggendario, quattro anni pi? tardi, durante una battaglia contro i soldati inviati a difendere i lavoranti che stanno costruendo un tratto ferroviario lungo lo Yellowstone River, Tatanka Iyotanka si ferma tra le due linee che si combatte, si siede e fuma la pipa, mentre intorno infuriano gli scontri, da qui il nome ?Toro Seduto?.

Gli anni in cui guida il suo popolo, sono anche gli anni in cui pi? dura ? la battaglia con le truppe americane guidate dal generale George Armstrong Custer.

Il terreno per un confronto aperto tra i Sioux e l?esercito della Confederazione ? pronto nel 1874. Una spedizione di mille soldati americani conferma la voce che da mesi circola nei villaggi: nelle Black Hills, il territorio montagnoso ad ovest del fiume Missouri, sono celato immense quantit? d?oro. La notizia suscita gli appetiti di centinaia di cercatori che intraprendono la strada, poi chiamata Pista dei Ladri, verso le Colline Nere.

Gli indiani si lamentano poich? il trattato firmato con il governo americano a Fort Laramie il 6 novembre 1868, stabilisce che ?nessuna persona bianca ? autorizzata a insediarsi o a occupare una parte qualsiasi del territorio, o a passare attraverso lo stesso senza il consenso degli indiani?. Le Black Hills, che gli indiani chiamano Paha Sapa, sono territorio sacro a molte trib? della zona. ?Le dieci nazioni Sioux guardano ad esse come al centro della loro terra? afferma Antilope Che Corre, uno dei capi tribali. Ci sono le condizioni per un ampio confronto. Il governo americano, lontano dal rispettare il trattato del 1868, cerca prima con mezzi diplomatici di spingere gli indiani ad abbandonare le Black Hills. E? formata una commissione di missionari, mercanti, politici e soldati per dirimere la questione. Toro Seduto, Cavallo Pazzo e altri capi sono invitati a partecipare ai lavori della commissione. Il rifiuto ? netto: ?Non vogliamo uomini bianchi qui. Le Black Hills appartengono a me. Se i bianchi cercano di conquistarli, io combatter?? disse Toro Seduto. Lo scontro ? inevitabile. Dopo il fallimento di altri tentativi da parte del governo americano di forzare gli indiani a vendere il proprio territorio, il trattato di Fort Laramie ? definitivamente messo da parte. Il commissario per gli affari indiani fa sapere che entro il 31 gennaio 1876 tutti i Lakota avrebbero dovuto trovarsi nelle riserve. Per gli indiani liberi l?ultimatum dei ?soldati blu? non ? altro che una dichiarazione di guerra. (1 continua)

LA POESIA DELLA SETTIMANA
LA PIOGGIA
di Donatella Lavalle

Donatella Lavalle ? nata a Roma oltre un quarto di secolo fa; ? perito elettrotecnico (nella scuola che ha frequentato era la sola donna tra settecentocinquanta maschi). Dopo aver soddisfatto la volont? del padre, ha deciso di chetare il grido del suo Ego e si ? iscritta ad un corso di Logopedia (scienza che studia la correzione dei difetti del linguaggio) e poi all'universit? dove vorrebbe laurearsi in Pedagogia con tesi sulla voce emotiva.

Quando l?ho letta la prima volta, mi ? apparsa dinanzi agli occhi un?isoletta del Mediterraneo, che si trova nell?arcipelago delle Baleari: Palma de Majorca, dove Chopin e George Sand trascorsero gli anni pi? belli del loro amore. Quest?immagine me l?ha risvegliata nella memoria il tictio della pioggia sul tetto dell?automobile, ed ho sentito, proprio come se la stessero suonando in casa, la suonata in si bemolle minore, che chiamiamo ?Tristezza? (chiss? perch??), che il musicista gelosissimo, compose un giorno di pioggia: ?George era uscita per la solita passeggiata mattutina, ma una pioggia torrenziale l?aveva costretta a riparare in un abitato; Federico non lo sapeva e roso dalla gelosia, perch? la pensava nelle braccia di un altro uomo, per vincere il tremore interno compose la suonata?. Bello quest?inizio, come quello della suonata di Chopin: si ha la sensazione di essere seduti in platea ad assistere ad uno spettacolo teatrale, tanto il dialogo diventa serrato, eppure, nello stesso tempo, temperato e modesto che cresce in abitudini di silenzio e meditazione; e dal consenso del quieto paesaggio alla placida vita, dalla monotonia della natura con l'anima, che il motore delle auto in fila lenta portano una tristezza lacerante, che non ? pi? il fondo, su cui ondeggiano le fantasie, sorridenti tra le lacrime, della sua giovent?, il fondo da cui si leva il pensiero malinconico e alto della sua ansia. L'espressione ? pura e pronta per rendere pi? congeniale il contenuto ad uno stato d'animo. Gi? nell'identificazione tra l'anima dell'uomo e la poesia rivelatrice esiste un primo rapporto organico come in St?phane Mallarm? che continua l'opera di Charles Baudelaire secondo il quale poesia ? magia nel senso che essa fa da tramite tra la terra e il cielo, vale a dire tra il caduco e l'immortale. La poesia suggerisce e non dice, per Mallarm? che se ne fa quasi sacerdote, avanzando nuove idee sul piano della punteggiatura e della stessa disposizione delle parole che anticipano non solo l'Ermetismo ma anche il Futurismo. Arthur Rimbaud parla anche d?illuminazioni che porta all'estremo limite le analogie di Charles Baudelaire, cercando di fissare le sue vertigini spirituali con una parola poetica che riassuma tutto: ?profumo, suoni, colori?, ricorrendo ad una magia verbale che si arricchisce continuamente con l'uso del verso libero e col suo ritmo che cambia continuamente. Ecco il motivo perch? mi piace questa Poesia dei Donatella Lavalle. In lei vive un ingenuo vitalismo e la continua polemica contro i valori dell'estetica, della morale e della ragione.

Reno Bromuro
SEI LA PIOGGIA
di Donatella Lavalle

Sono sola in macchina e piove ...piove!

Sento che ormai la pioggia mi parla.

Gli dico sempre eccomi ? che vuoi ?
E lei continua sempre, imperterrita a parlarmi.

Mi tormenta da sempre col suo chiacchierare triste.

E un continuo lacrimare anche quando ? contenta .

Non si capisce mai se ? triste o felice.

Ha il viso sempre bagnato quando viene a trovarmi.

E poi se non l'ascolto continua a battere forte

i suoi pugni zuppi d'acqua sul finestrino ?

devo fermarmi per forza e sentirla .

Mi blocca, non mi fa vedere la strada .

Mi fa scivolare - lo fa apposta .

Ed io respiro quando sento i fulmini, ho paura,

la macchina si appanna come gli occhi.

Sembra di stare al centro di una nuvola

E non vorrei pi? pulire il vetro.

Vorrei rimanere l? con la pioggia

a chiacchierare, come il giorno

ch'? nato Tommi .



Come il giorno che ti ho lasciata.

Come il giorno che comprammo casa .

Come il giorno che sei morta - non pioveva fuori,

ma io ero la pioggia su di te.

E mi arrabbiavo ed ero triste .

E bagnavo tutto anche quando ero felice .

Perch? tu sei la pioggia che c'? dentro me .

Sei il temporale di cui ho paura.

Sei il mio dolce angelo , la mia malinconia.

La tristezza che mi avvolge, mi copre.



La solitudine mi parla ed entra in me .

E' consistente come un corpo

ma ? trasparente il suo colore.

Mi attraversa e si ferma in me

quel fantasma, dopo avermi tanto cercata.

E continuo a guidare,

sola - non mi sento pi? triste

ti ho trovata .

Sei sempre stata vicino a me.

Sei la pioggia.

Ora ti sento .

Ora ti vedo.

Ora esco e mi bagno.

apro la bocca e ti bevo:

Sei in me.
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Messaggio da carlo »

Buona giornata e serena domenica di Passione: la Pasqua si avvicina, e questa settimana vedr? le massaie impegnate a fare spesa, a Napoli specialmente, che cominciano quindici giorni prima a preparare ?o casatiello, ?a pastiera? e tante altri intingoli e leccornie da uccidere un diabetico in men che non si dica. Godetela questa domenica 13 marzo 2005. Andate a messa non pensate alle ottocento firme false che la politica ha messo in piedi per creare un caso ed avere la certezza della poltrona di finta pelle, dove sieder? una finta persona. Ma torniamo alla poesia ch?? pi? bella e sana, ?almeno non fa male a nessuno? affermava Montale.

La notte di sabato 13 aprile 1940 ebbi un sonno agitato, pensando che il luned? mattina avrei conosciuto un Poeta. La notte dalla domenica al luned? la passai cogli occhi aperti nel buio immaginando chi e come fosse il Poeta che avremmo conosciuto. Durante la notte aprii molte volte gli occhi nel buio, e vedevo immagini che si susseguivano, ricordo che il primo che si inginocchi? accanto al mio letto fu San Giuseppe, gli parlavo e invece di rispondermi, ad ogni mia domanda sbocciava un fiore sul suo bastone.

San Giuseppe fu sostituito da un Angelo che brandiva una spada, nel soliloquio lo chiamai San Michele, il quale ad ogni mia domanda brandiva la spada come se duellasse con qualcuno, ebbi paura che mi tagliasse la testa e m?infilai sotto le coltri coprendomi pure il capello pi? lungo. In poche parole fino all?alba i santi e gli angeli si susseguirono davanti ai miei occhi come immagini cinematografiche.

L?alba mi accolse che non mi reggevo in piedi dal sonno, eppure dovevo andare a scuola, avrei conosciuto un Poeta, ci dovevo andare. Mamma vedendomi in quello stato non voleva che ci andassi, era certa che non stessi bene, mi misur? anche la febbre; poi, mentre lei mi preparava la colazione mi vestii di nascosto, senza scendere dal letto, lei mi vide in piedi solo quando, per infilarmi le scarpe, dovetti necessariamente scendere dal letto; allora si arrabbi?:

- Ma un giorno di vacanza che vuoi che significhi? Rimani a letto, riposati, domani ti frutter? di pi? quello che imparerai.

Erano gi? le otto, non mi rimaneva che mezz?ora per essere in classe. Scappai e lei pronta a corrermi dietro con la solita razione di vitamina e di olio di fegato di merluzzo, ma quando mi raggiunse, ero gi? in classe e, non vi nascondo, prendere la vitamina e l?olio di fegato di merluzzo davanti a tutta la classe non giov? al mio vivere sociale con i compagni che cominciarono a sfottermi chiamandomi con gli appellativi pi? cattivi e sfottenti e, nei giorni a venire tutte le mattine facevo a pugni e calci con qualcuno pi? insistente. Le prendevo sempre: ero il pi? piccolo.

La prima volta che feci a pugni, fu proprio quella mattina, quando la maestra ci lasciava in custodia a madre Popora, per andare ad allattare la figlioletta. Quando ritorn?, vedendomi con la faccia arrossata dai colpi ricevuti, chiese imperiosa con chi avessi fatto a botte: nessuno rispose ed anch?io tacqui. Subito in castigo in ginocchio sui ceci, dietro la lavagna. La tortura dur? fino a quando, verso le undici, giunse il Poeta che aspettavamo e la maestra volle che ci vedesse tutti in piedi, al proprio posto. Come and? la visita del Poeta, ch?era anche ispettore scolastico, lo scrissi nel tardo pomeriggio del 15 aprile 1940. Una lirica farcita di realt? del giorno e realt? di giorni passati, forse per dare la sensazione di ci? che avevo provato confusione mentale e razionale; ma allora non lo sapevo avevo scritto cos? come mi era venuto. Ed ora c?? confusione cronologica, non solo, ma anche creativit? immaginifica, attaccata al passato, che non ho voluto correggere e non corregger? mai. Quando non ci sar? pi? e qualcuno dei miei figli si adoperer? per la pubblicazione dell?opera omnia, sarebbe bello che a queste liriche apponesse a fronte la paginetta originale, per ora dovete credermi sulla parola.

26

Ho visto il poeta. Ma ? un uomo!
Allora anche le mie sono poesie?
Ma che begli occhi profondi ha il poeta
e il suo sorriso... Ed il suo volto?...

Dio, come splende! Ha il sole in fronte.

Mi ha fatto recitare una poesia
in piedi sul banco e m'ha baciato.

Sono andato di corsa sul soffitto
quando ero alla m?ta son caduto:
quattro punti sotto il mento
per tre giorni non ho mangiato.



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Messaggio da carlo »

Buon inizio settimana, buona e serena giornata questo 14 marzo 2005, che si presenta ancora chiuso, non si capisce se sar? lucente perch? si affaccer? il sole senza nubi, oppure l?ottantunesimo giorno dell?inverno ci riserver? ancora freddo intenso ed io fra dieci minuti dovr? uscire e immettermi nel caos cittadino per raggiungere il centro fisioterapico: che scocciatura!

Per non pensarci mi rifugio sotto l?arco della bottega dove lavoravo da barbiere al posto del principale, chiamato alle armi da un anno e pi?. Avevo gi? avuto le mie esperienze: avevo tagliato mezza faccia ad un signore dalla barba rossa, la punta dell?orecchio di un coraggioso contadinello, mi ero esercitato radendo barbe e tagliando capelli a studenti in cambio di qualche lezione; Umbertino oramai si era trasferito alla bottega per aiutarmi ad imparare quello che gli insegnanti ripetevano a lui.

Accanto alla bottega c?era un negozietto di fruttivendolo, sempre alla stessa ora e tutti i giorni, veniva una ragazza che sembrava una bambolina dagli occhi spiritati, aperti come mappamondi; sembravano due finestre aperte sul mondo e una boccuccia a cuoricino che mi faceva impazzire. Umbertino che filava con la sorella pi? piccola, mi propose di fidanzarmi con questa ragazza che si chiamava Maria. Maria aveva il padre in Africa e il fratello, Michele, di cui parler? pi? avanti, in Russia con la divisione Julia. Non lo feci subito, prima era necessario procurarmi un pegno d?amore, lo feci due giorni pi? tardi; Angelina era ormai perduta nel pozzo del dimenticatoio, dopo che mi aveva detto una bugia per essere lasciata libera di uscire con un altro ragazzo pi? grande di me e di lei.

Quando fui a casa, prima che mi dimenticassi, rovistai nell?armadio fra i vestiti di pap?, trovai la cinghia con la quale mi aveva lasciato i segni sulla pelle, quelle poche volte ch?era venuto in licenza, vi strappai la fibbia, la misi in tasca e il giorno dopo, mercoled? 21 maggio 1941, appena Maria venne a fare acquisti al negozietto di verdura, le parlai, le dissi una poesia d?amore (non ci posso pensare, a otto anni nove mesi e diciannove giorni, scrivere una poesia d?amore, ma non era la mia, rubai i versi ad una canzone in voga: ?Tecla? cambiando il nome in Maria, che strappai subito pentito perch? non potevo parlare d?amore un sentimento tutto mio con le parole di un altro). Fu uno scambio commovente, io tremavo e lei dondolava come una canna al vento quando ? baciata dall?acqua che le scorre accanto.

La sera, prima di andare a giocare un poco, scrissi sul foglio del quaderno che poi, come al solito, nascosi nella camera d?aria della bicicletta. Ecco cosa scrissi:
27

Ho parlato, oggi, e per la prima volta
con Maria, la sorella di Michele.
Piangeva, l'ho rassicurata e Umbertino
ha detto: perch? non vi fidanzate?

Le ho dato un bacio
e come pegno d'amore
le ho donato una f?bbia
strappata dalla cinghia di papa.

Non voglio lasciare Paduli.

*********************************

Strano come questo bambino di fronte ad una fanciulla dimentica i propositi, pregava perch? morissero i pi? vecchi perch? voleva lasciare Paduli, improvvisamente vuole rimanere, buttando all?aria tutte le aspirazioni; ora lo capisco gi? da allora avevo paura di soffrire e, Maria aveva la capacita di farmi dimenticare che cercavo mio padre e lui non c?era, volevo parlare con mamma e lei a testa bassa continuava a ricamare lenzuola per bambine senza fidanzato; in un?altra lirica dir? pi? avanti per ?ragazze vedove prima di sposare?.

Un forte abbraccio circolare con tutto l?amore che posso, Reno che prega Dio di benedirvi tutti con la stessa intensit? che lui sente per voi, a domani.
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