Esercizio numero tre

Sezione nella quale si svolgono gli esercizi previsti da questa iniziativa.
Maria E.
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Re: Esercizio numero tre

Messaggio da Maria E. »

Ciao Gaetano, ho seguito e sto seguendo quasi tutti gli esercizi e questo mi sembrava ottimo per me (non sono molto brava nei dialoghi :book1: ).
Visto che sono assidua frequentatrice di BA ho letto che qui si puo' imparare tanto, molti consigli per migliorare e avere sempre un paio di "occhi" critici che ti possono aiutare molto nel percorso personale. Non ci conosciamo, sì, ma ne ho lette di cose che hai scritto e posso dire che ammiro molto la tua precisione e la tua delicatezza/pazienza nell'aiutare tutti.
Per quanto riguarda l'esercizio, veniamo al dunque :D
Correggerò i tempi verbali (altro mio tallone d'Achille) e proverò con piacere ad esercitarmi sul monologo interiore (ho letto una tua interessantissima spiegazione sul Monologo interiore, il monologo soliloquio e il flusso di coscienza piena di spunti su autori che amo).
A rileggerci.
Maria E.
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Re: Esercizio numero tre

Messaggio da Maria E. »

ho usato la parola "molto" 4 volte, Il babbano mi riprenderà sicuramente :confused2: :confused2:
Gaetano Intile
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Re: Esercizio numero tre

Messaggio da Gaetano Intile »

Maria E. ha scritto: 30/05/2023, 17:53 Ciao Gaetano, ho seguito e sto seguendo quasi tutti gli esercizi e questo mi sembrava ottimo per me (non sono molto brava nei dialoghi :book1: ).
Visto che sono assidua frequentatrice di BA ho letto che qui si puo' imparare tanto, molti consigli per migliorare e avere sempre un paio di "occhi" critici che ti possono aiutare molto nel percorso personale. Non ci conosciamo, sì, ma ne ho lette di cose che hai scritto e posso dire che ammiro molto la tua precisione e la tua delicatezza/pazienza nell'aiutare tutti.
Per quanto riguarda l'esercizio, veniamo al dunque :D
Correggerò i tempi verbali (altro mio tallone d'Achille) e proverò con piacere ad esercitarmi sul monologo interiore (ho letto una tua interessantissima spiegazione sul Monologo interiore, il monologo soliloquio e il flusso di coscienza piena di spunti su autori che amo).
A rileggerci.
Ciao, Maria.
Puoi proseguire con gli esercizi, e magari puoi iniziare dal numero uno, se ti va. Gli altri partecipanti sono avanti, ma ho pensato all'officina come a un luogo frequentato senza soluzione di continuità e a diversi livelli.
Qui mi occupo di struttura del racconto, non di regole grammaticali o di sintassi, ma i tempi verbali in qualche modo contribuiscono a formare la struttura di un racconto quando, ad esempio, si decide di adoperare il discorso indiretto libero; in quel caso i tempi giocano un ruolo tutto loro.
Ad esempio, nel discorso indiretto libero, l'uso dell'indicativo e del condizionale dipende dalla modalità verbale presente nel parlato che stiamo riportando, ma questo non deve essere espressamente indicato nella frase.
Se il parlato originale utilizza l'indicativo (per esempio: "Ho visto un film ieri sera"), la forma usata nel discorso indiretto libero sarà identica (per esempio: "Mi sono detto che aveva visto un film ieri sera").
Se invece la forma verbale originale è al condizionale (per esempio: "Vorrei fare una passeggiata"), nel discorso indiretto libero verrà utilizzata la congiuntivo presente (per esempio: "Mi sono detto che vorrebbe fare una passeggiata").
Inoltre, nel discorso indiretto libero si possono trovare anche altre forme verbali, come il passato prossimo, il trapassato prossimo, il presente storico, o la forma impersonale.
Ad esempio: "Mi sono chiesto se lui fosse venuto ieri sera" (congiuntivo imperfetto) oppure "Pensavo 'questo è il momento perfetto'" (presente storico).
La regola principale per l'utilizzo dell'indicativo e del condizionale nel discorso indiretto libero è che vengono utilizzati per riportare il discorso originale in modo implicito e non intrusivo nel flusso del racconto.

Nondimeno, torniamo alle basi, la concordanza dei tempi, la consecutio temporum latina, è fondamentale per la lingua italiana e quindi per la corretta composizione e comprensione di un discorso, narrativo o meno non ha importanza.
La regola generale è quella di accordare i tempi, ossia il tempo verbale usato in una frase deve essere coerente con il tempo verbale adoperato nella frase principale della stessa frase. In altre parole, se la frase principale è al presente, le subordinate dovrebbero essere al presente, e così via.

Per esempio:

Se io vado a casa, ti chiederò di venire con me. (corretto)
Se io vado a casa, ti chiederei di venire con me. (sbagliato)
In questo caso, la frase principale è al presente (io vado), quindi la subordinate (ti chiederò) deve essere al futuro.

Un altro esempio:

Maria ha detto che farà una crostata di mele per il pranzo. (corretto)
Maria ha detto che farebbe una crostata di mele per il pranzo. (sbagliato)
Anche in questo caso, la frase principale è al presente (Maria ha detto), quindi la subordinate (farà una crostata di mele) deve essere al futuro.
Dunque, in via generale, se in un testo narrativo si utilizza il tempo presente sarà buona norma utilizzare il presente nell'intero testo: ciò significa il presente per il presente e il passato prossimo per il passato.
Detto ciò, l'italiano non è così esigente come il latino in fatto di consecutio, quindi ogni tanto un imperfetto in un discorso al presente si può pure mettere.
Ad esempio
Presente indicativo:

Io scrivo una lettera (presente) perché ho bisogno di comunicare qualcosa.
Noi andiamo spesso al parco (presente) quando il tempo è bello.
Passato prossimo:

Tu hai mangiato troppo adesso hai mal di stomaco (passato prossimo).
Io ho visto quel film ieri sera, mi è piaciuto tanto (passato prossimo).
Passato remoto:

Lei uscì di casa di buon'ora (passato remoto) e arrivò in ufficio con largo anticipo.
La guerra finì (passato remoto) nel 1945, dopo anni di conflitto.
Trapassato remoto:

Quando io arrivai, Loro erano già partiti (trapassato remoto).
Io avevo già letto questo libro, ma ho voluto rileggerlo di nuovo (trapassato prossimo).

Va beh, Maria. Se hai voglia di continuare sei la benvenuta.
Maria E.
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Re: Esercizio numero tre

Messaggio da Maria E. »

Ho provato ad aggiustare i tempi verbali, spero meglio ma sono un problema per me, devo esercitarmi molto su questo.

================
Mentre aprivo la porta di casa mi bloccai d’un tratto. Avevo dimenticato ancora di comperare il latte. Una vocetta stridula e fastidiosa sghignazzava turlupinandosi di me, quasi come un bulletto da quattro soldi. Gli stessi quattro i giorni in cui accadeva sempre la stessa cosa. Quel maledetto latte aveva scatenato un turbinio di altre paranoie che, a grappolo, si incatenarono alla mia mente. Quella che pungeva conficcandosi dentro al cervelletto, però, non era una semplice paranoia; era come un’unghia che andava sempre più a fondo, sempre più dentro. Mi sentivo quasi violata, a tal punto da credere di essere impazzita. Mi affacciavo così allo specchio del bagno e parlavo alla “bestia”, invano provavo di cacciarla, invano cervavo di farla smettere ma non ho ricevuto niuna risposta. Solo un silenzio assordante seguito da un senso di nausea e abbandono.

===============
Sul monologo interiore ci sto lavorando, è più tosta di quanto si crede ma tenterò, se non si prova non si sbaglia.
Grazie tante per la spiegazione dettagliata, molto utile.
Gaetano Intile
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Re: Esercizio numero tre

Messaggio da Gaetano Intile »

Maria E. ha scritto: 31/05/2023, 13:43 Ho provato ad aggiustare i tempi verbali, spero meglio ma sono un problema per me, devo esercitarmi molto su questo.

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Mentre aprivo la porta di casa mi bloccai d’un tratto. Avevo dimenticato ancora di comperare il latte. Una vocetta stridula e fastidiosa sghignazzava turlupinandosi di me, quasi come un bulletto da quattro soldi. Gli stessi quattro i giorni in cui accadeva sempre la stessa cosa. Quel maledetto latte aveva scatenato un turbinio di altre paranoie che, a grappolo, si incatenarono alla mia mente. Quella che pungeva conficcandosi dentro al cervelletto, però, non era una semplice paranoia; era come un’unghia che andava sempre più a fondo, sempre più dentro. Mi sentivo quasi violata, a tal punto da credere di essere impazzita. Mi affacciavo così allo specchio del bagno e parlavo alla “bestia”, invano provavo di cacciarla, invano cervavo di farla smettere ma non ho ricevuto niuna risposta. Solo un silenzio assordante seguito da un senso di nausea e abbandono.

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Sul monologo interiore ci sto lavorando, è più tosta di quanto si crede ma tenterò, se non si prova non si sbaglia.
Grazie tante per la spiegazione dettagliata, molto utile.
Scriverei... sghignazzava, e si prendeva gioco di me come un... Erano quattro i giorni in cui accadeva sempre la stessa cosa. ...si erano incatenate alla mia mente. ...invano avevo provato a cacciarla, invano avevo cercato di farla smettere, ma non avevo ricevuto...
Questo perché mi affacciavo e parlavo (ora) ma (prima) invano e quindi al passato avevo provato.
Maria E.
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Re: Esercizio numero tre

Messaggio da Maria E. »

Se avessi letto ogni sezione dell'Officina ti chiederei di trasformare questa sequenza riflessiva in un monologo interiore.
A rileggerti
[/quote]

Eccomi!

ci ho provato, non mi vergogno di sbagliare, siamo qui per questo.

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Devo smetterla con queste paranoie, mi uccideranno prima o poi. Non posso più vivere così, mi dimentico persino il latte, che sciocca.
Come posso fare?
Potrei parlare con il mio amico e farmi portare un po’ di sballo...
Vorrei non ascoltare quella maledettissima voce che mi erode il cervello.
Ma perché continuo con questo autolesionismo gratuito, sarei in grado di vivere così bene, godermela alla grande; invece, mi faccio uccidere dalle mie stesse mani. Queste dannate mani che ridono di me e mi perculano, fanno più male della violenza fisica stessa.
Ecco, adesso sto delirando: Ehi chicca vedi che devi fare, le mani non ridono né parlano...appunto, è meglio che me ne vado a dormire.
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Robennskii
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Re: Esercizio numero tre

Messaggio da Robennskii »

Bello! Per quanto può valere il mio giudizio...

Ma chiamiamo a viva voce Namio: dove sei?
Maria E.
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Re: Esercizio numero tre

Messaggio da Maria E. »

Roberto, ciao! è da un po' che non ci si "vede"...
Mi fa piacere ritrovarti qui, anche se manchi un po' da BA.
Robennskii
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Re: Esercizio numero tre

Messaggio da Robennskii »

Ciao Maria., grazie. Ma Namio non si fa vivo da tanto o mi sono perso qualcosa?
Gaetano Intile
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Re: Esercizio numero tre

Messaggio da Gaetano Intile »

Da tanto non esageriamo,
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