Deus ex machina come tecnica narrativa

"Officina" come luogo, dove si può imparare a capire cos’è un racconto, dove poter apprendere le tecniche costruttive della narrazione, almeno le più elementari.
Si organizzeranno corsi strutturati in varie lezioni.

Moderatore: Gaetano Intile

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Gaetano Intile
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Deus ex machina come tecnica narrativa

Messaggio da Gaetano Intile »

La struttura narrativa mi ha sempre affascinato perché è sempre nascosta, difficilmente rintracciabile dall'esterno da un occhio non allenato. È nascosta dall'autore, il quale farà di tutto per celare i propri disegni.
Un po' come l'universo, sta là, lo vediamo, ma non riusciamo, se non in parte, a coglierne la trama, i perché e i per come.
E se dietro ogni cosa si nascondesse la mente di Dio?
Il Deus ex machina è un intervento provvidenziale che giunge dall'esterno, un intervento NON metonimico, e quindi NON preparato nella narrazione, non anticipato. È un trauma narrativo (di recente ho letto di traumi evolutivi genetici presenti nel genere HOMO), una irruzione funzionale e strumentale il cui scopo è, non tanto di risolvere la narrazione, ma di portarla ad un punto nuovo, diverso dal precedente (proprio come i traumi evolutivi). Interviene nella narrazione con discrezione, quasi in silenzio, e contribuisce a mostrare la verità, o un pezzo di verità, a un personaggio. Offre un'informazione utile, spesso essenziale, e poi scompare. Non il colpo di scena dei racconti brevi, voglio esser chiaro, perché il deus ex machina non va confuso con il coup de theatre.
Ad esempio, ritorno a La Morte di Ivan Il'ic. A un certo punto della storia entra nella narrazione il cognato di Il'ic, il quale informa la famiglia che il giudice è davvero malato e da lì a breve morità.
Il cognato entra e scompare dalla narrazione, ma la sua rivelazione sarà un vero e proprio snodo narrativo, perché da quel momento la famiglia di Il'ic si renderà davvero conto dello stato del congiunto e agirà di conseguenza.
Quindi il Deus ex machina è una tecnica narrativa, una sorta di pretestualità funzionale, che un bravo autore dovrà ben adoperare al pari delle metonimie, tecnica esattamente opporsta.
Lo sforzo dell'autore è dunque quello di sviare il lettore, nascondere la struttura narrativa, confondergli le idee, creare falsi percorsi, scolorare lo schema narrativo.
Una lunga sequenza descrittiva, all'apparenza adoperata per delineare il carattere di un personaggio, può nascondere una metonimia, un tirante che più tardi produrrà i suoi effetti. Ma un autore che si rispetti seppellirà le informazioni fornite, che soltanto al momento opporturno torneranno in mente al lettore.
È importante dunque imparare a uscire da sé, a far propri lessici che non ci appartengono, terminologie tecniche sconosciute, per inventare personaggi il più possibile lontani da noi, creare impalcature di idee, organizzare una drammaturgia, accendere e governare conflitti, spegnerli, adoperare le tecniche narrative e, se non bastano, inventarne di altre.
Una storia è composta da personaggi, da ambienti, dal tempo in cui si svolge. Non credete a quanti vi sussurrano che gli scrittori scrivono sempre e solo la medesima storia. Piuttosto è vero il contrario, ogni storia vuole il suo autore.
È l'autore che cambia al mutar della storia.
Robennskii
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Re: Deus ex machina come tecnica narrativa

Messaggio da Robennskii »

... non posso, Namio, che apprezzare una spiegazione così completa e appassionata.
Ma devo essere sincero fino in fondo: già dai pochi, fondamentali schemi qui abbozzati, la stesura di un romanzo si delinea in tutta la sua imponenza.

Qualche anno fa lessi e na tua recensione su un racconto di BA ed è stata una di quelle illuminanti. Poiché pertinente la riassumo qui: non cercate il coup de theatre, la sorpresa a tutti i costi. Sottinteso ho letto che il rischio è quello di costruire una trama solo per produrre quell'effetto. Figurati per me che sono naturalmente portato al racconto breve. Illuminante: ho iniziato a scrivere con un diverso percorso.

Ora non voglio parlare di me ma al contrario usare questa mia esperienza come una leva: l'errore è insito e per questo ci serve un intervento da fuori. Il senso del tuo discorso va, credo, inteso così. La macchina è l'autore, che deve uscire fuori da sé stesso per evitare di non scrivere "da dentro". Uso una espressione musicale nota a chi conosce gli strumenti, bisogna evitare di "suonarsi addosso".
Gaetano Intile
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Re: Deus ex machina come tecnica narrativa

Messaggio da Gaetano Intile »

Il Coup de Theatre e il Deus ex machina hanno funzioni differenti, hai letto bene. Il primo risolve la narrazione, il secondo piega il tessuto narrativo nella direzione voluta dall'autore per un fine particolare che può anche essere la risoluzione della narrazione. Spesso sono adoperati come sinonimi, ma sono due tecniche differenti.

Tempo fa mi è capitato di leggere, capitato per modo di dire, una raccolta di racconti, Aldilà, di un personaggio alquanto lunare e stravagante, Horàcio Quiroga, non so se lo conosci, un uruguagio rude e segaligno che ha lasciato la civiltà per andar a vivere nella selva tra il secolo della Belle Epoque e il Novecento. È il padre dei racconti ispanoamericani, ne ha scritti una caterva, e poco prima di morire scrisse anche un Decalogo del perfecto cuentista, introvabile in italiano.

En forma sintética, el decálogo expresa:

I. Cree en un maestro —Poe, Maupassant, Kipling, Chejov— como en Dios mismo.
II. Cree que su arte es una cima inaccesible. No sueñes en domarla. Cuando puedas hacerlo, lo conseguirás sin saberlo tú mismo.

III. Resiste cuanto puedas a la imitación, pero imita si el influjo es demasiado fuerte. Más que ninguna otra cosa, el desarrollo de la personalidad es una larga paciencia.

IV. Ten fe ciega no en tu capacidad para el triunfo, sino en el ardor con que lo deseas. Ama a tu arte como a tu novia, dándole todo tu corazón.

V. No empieces a escribir sin saber desde la primera palabra adónde vas. En un cuento bien logrado, las tres primeras líneas tienen casi la importancia de las tres últimas.

VI. Si quieres expresar con exactitud esta circunstancia: "Desde el río soplaba el viento frío", no hay en lengua humana más palabras que las apuntadas para expresarla. Una vez dueño de tus palabras, no te preocupes de observar si son entre sí consonantes o asonantes.

VII. No adjetives sin necesidad. Inútiles serán cuantas colas de color adhieras a un sustantivo débil. Si hallas el que es preciso, él solo tendrá un color incomparable. Pero hay que hallarlo.

VIII. Toma a tus personajes de la mano y llévalos firmemente hasta el final, sin ver otra cosa que el camino que les trazaste. No te distraigas viendo tú lo que ellos pueden o no les importa ver. No abuses del lector. Un cuento es una novela depurada de ripios. Ten esto por una verdad absoluta, aunque no lo sea.

IX. No escribas bajo el imperio de la emoción. Déjala morir, y evócala luego. Si eres capaz entonces de revivirla tal cual fue, has llegado en arte a la mitad del camino.

X. No pienses en tus amigos al escribir, ni en la impresión que hará tu historia. Cuenta como si tu relato no tuviera interés más que para el pequeño ambiente de tus personajes, de los que pudiste haber sido uno. No de otro modo se obtiene la vida del cuento.

La regola VII mi sta molto a cuore. Ne scriverà anche Heidegger dopo Quiroga e Umberto Galimberti lo ripete sempre nei suoi saggi o quando ascolto qualche sua conferenza.
Purtroppo l'italiano è una lingua debole a confronto del tedesco. Il tedesco ha sostantivi forti, che non necessitano di aggettivazioni e rendono incrollabili le argomentazioni. L'italiano cede al bisogno continuo di dover specificare il contenuto del sostantivo per mezzo di aggettivi, indebolendo il discorso e quindi la narrazione.
Io cerco sempre di usarne il meno possibile.
Magnifica la IX. Evocala luego. Evocala dopo... Rivivere l'emozione dopo averla lasciata sedimentare.
La regola X, traduco a spanna... Non pensare ai tuoi amici quando scrivi, né all'impessione che farà la tua storia. Racconta come se il tuo discorso non abbia altro interesse se non per il piccolo ambiente dei tuoi personaggi, di cui avresti potuto esserne uno. Non in altro modo ottieni la vita del racconto.

Il racconto deve vivere insomma, provo a cercarlo in spagnolo questo testo di Quiroga. Mi perdo sempre, perdona.
Robennskii
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Re: Deus ex machina come tecnica narrativa

Messaggio da Robennskii »

Questo decalogo ha un fascino magnetico.

Non solo per l'uso stesso delle parole, ma per la scrittura viva, vissuta che cela.

Davvero contento che vi sia citato proprio Poe, il mio faro guida.
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