Fabula e intreccio

Discutiamo qui dell'Analisi della struttura di un testo.
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Gaetano Intile
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Fabula e intreccio

Messaggio da Gaetano Intile »

Fabula è il susseguirsi di quanto viene narrato inteso come successione cronologica degli eventi, in cui ci si riferisce al rapporto diacronico di scorrimento del tempo (ieri, oggi, domani o prima, ora , dopo), e come rapporto di causa ed effetto ( il fatto a causa il fatto b che causa il fatto c, per cui il fatto ci è conseguenza del fatto a, e via discorrendo), in cui ci si riferisce ai legami causali nascenti nella narrazione.
Fabula è quindi essenzialmente l'Ordine, cronologico e causale, degli eventi narrati .
Intreccio è invece il tempo, o il susseguirsi degli eventi, così come è stato immaginato dall’autore, dunque inteso quale tempo della narrazione come presentato dall’autore (con l'ausilio di analessi e prolessi, ecc.) all’interno del testo narrativo.È dunque l’insieme dei fatti di una storia raccontata in una successione, cronologica e causale, che non corrispondente né all’ordine logico temporale né a quello causale, ma ad un ordine disposto ad hoc dall’autore nel testo narrativo.

Pertanto Fabula come sinonimo di Tempo della Storia o del tempo in cui si svolgono i fatti narrati e quindi diegesi (G.Genette, Figure), o il WHAT, il che cosa della storia, (S.Chatman, Storia e discorso...) in opposizione al HOW, al come della storia, o ancora meglio nell’opposizione Storia Narrazione del nostro Angelo Marchese.
Intreccio invece come sinonimo di Tempo del Discorso o della Narrazione, ossia il susseguirsi del tempo e degli eventi causali così come presentati dal narratore (qui inteso come autore).
La presentazione degli avvenimenti della narrazione può dunque assumere nel testo narrativo un ordine diverso e apparentemente contraddittorio rispetto al naturale corso del tempo della storia.

— Tale difformità viene resa attraverso alcune tecniche narrative:
a) ANALESSI (o flashback o retrospezione), è lo strumento attraverso il quale la narrazione compie un salto temporale all’indietro rispetto al presente narrativo, ossia narra quanto avvenuto prima dell’istante in cui si trova al momento la narrazione.
b) PROLESSI (o flashforward o anticipazione), è lo strumento attraverso il quale si anticipano alcuni avvenimenti che accadranno nel futuro rispetto all’istante in cui si trova al momento la narrazione. È la tecnica opposta all’analessi.
c) TECNICA A TEGOLA si ha quando, a un certo punto della narrazione, si ritorna a uno stadio precedente della vicenda per ricominciare la narrazione da quel punto;
d) MONTAGGIO ALTERNATO si ha quando si alternano più volte due o più scene che si svolgono in ambienti e con personaggi diversi, ma che hanno una relazione di qualche tipo tra loro. E le varie storie alla fine si ricongiungono.
Rispetto alla tecnica del MONTAGGIO PARALLELO le due, o più, storie alla fine non si ricongiungono e hanno valore alla fine simbolico o allegorico.
Con la tecnica del montaggio alternato mi viene in mente un bellissimo film del 2006 di Gonzalez Iňarritu, Babel.

— Il Tempo della Storia e quello della Narrazione
sono legati tra loro da un rapporto di Ordine, nel senso che Fabula e Intreccio, Tempo Storico e Tempo della Narrazione possono coincidere o meno, a seconda che la narrazione proceda linearmente (tempo diacronico) o, tramite l’uso di prolessi e analessi, ci si trovi di fronte a una discrepanza nell’ordine cronologico degli eventi narrati (anacronia).
Ma molto spesso i due piani non coincidono.
È ovvio che, in un racconto popolare, la differenza tra fabula e intreccio (tra l’ordine della storia e quello della narrazione) non sia rilevante anzi possa risultare quasi insensibile e seguire la narrazione (l’intreccio) la successione cronologica della storia (la fabula).
Ma in un racconto appena un filo più sofisticato la destrutturazione del tempo reale è garantita e può essere spinta dall’autore sino ai limiti dell’assurdo.
Detto questo, l’intreccio si presenta di pagina in pagina, di capoverso in capoverso, mentre la fabula è un’astrazione del lettore che riordina le unità narrative in una successione esplicativa logica e cronologica.
Nel passaggio da fabula a intreccio si manifesta la bravura dell’autore.
Raymond Queneau nei suoi “Esercizi di Stile” ha identificato ben novantanove modi diversi di descrivere una stessa scena, una qualsiasi pure se banale.
Quindi l’intreccio permette di far vedere al lettore un identico avvenimento in una varietà incredibile di modi.

— L’intreccio presenta poi della fasi, che già Aristotele nella sua Poetica identificava nelle tragedie in numero di tre: il nodo (désis) e il suo scioglimento (lysis) e tra l’uno e l’altro il passaggio dalla sfortuna alla fortuna o viceversa.
Ciò ha permesso di elaborare una teoria ternaria dell’intreccio composta dal nodo o complicazione (désis) dal rovesciamento (climax) e dallo scioglimento o risoluzione (lysis).
Questo modello potrebbe benissimo essere anche quinario:
Situazione iniziale (o esposizione), la quale fornisce al lettore le informazioni indispensabili alla comprensione di quanto dovrà essere narrato e relative alla situazione che precede l’inizio dell’azione (spazio e tempo in cui si svolge la vicenda, informazioni sui personaggi, ecc.)
Complicazione, ossia la e le situazioni che mettono in moto l’azione e innescano la tensione drammatica.
Azione trasformatrice, il punto di svolta del racconto, cioè l’azione (puntuale o progressiva) che fa passare dalla situazione iniziale (spesso negativa) alla situazione finale (spesso positiva).
Soluzione (o scioglimento), è il contrario della complicazione, ossia il momento in cui cessa la tensione drammatica per effetto della trasformazione della situazione iniziale.
Situazione finale corrisponde invece al ribaltamento o al ristabilimento della situazione iniziale.


Si possono pertanto identificare alcune diverse tipologie di intrecci, ad esempio:
- intreccio di risoluzione: in esso l’azione trasformatrice conduce alla risoluzione di una crisi di natura concreta (una guarigione, un incontro auspicato, ecc.);
- intreccio di rivelazione: consiste in processo di rivelazione nei confronti del o dei personaggi, cioè in un aumento di conoscenza, con passaggio dal non sapere al sapere;
- intreccio unificato: è situato a livello di macro-racconto: i singoli episodi sono strettamente legati l’uno all’altro;
- intreccio episodico: è situato a livello di micro-racconto: i singoli episodi, pur all’interno di un ciclo narrativo, presentano legami deboli l’uno con l’altro.
Robennskii
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Re: Fabula e intreccio

Messaggio da Robennskii »

Intervengo qui poiché mi è sembrato opportuno approfondire la teoria di fabula e intrecci, dopo aver letto la disamina su " La morte di Ivan Ilic".

Se ho ben capito, Fabula è la "foto" della storia, indipendente dall'ordine con cui vengono rappresentati gli eventi. Di fatto, la percezione del lettore.
L'intreccio invece rappresenta lo svolgersi della trama. Non una foto bensì la sequenza.
Gaetano Intile
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Re: Fabula e intreccio

Messaggio da Gaetano Intile »

Roberto ha scritto: 05/04/2023, 7:07 Intervengo qui poiché mi è sembrato opportuno approfondire la teoria di fabula e intrecci, dopo aver letto la disamina su " La morte di Ivan Ilic".

Se ho ben capito, Fabula è la "foto" della storia, indipendente dall'ordine con cui vengono rappresentati gli eventi. Di fatto, la percezione del lettore.
L'intreccio invece rappresenta lo svolgersi della trama. Non una foto bensì la sequenza.
Ciao, Roberto.
Quello del tempo (come organizzarlo e come concepirlo) è uno degli aspetti più complessi della narrativa. Per essere coincisi, Fabula (o Tempo della Storia) è il susseguirsi cronologico degli eventi. A esso si associa anche il concetto di causa ed effetto. La nostra vita, la vita in generale, è una Fabula: gli eventi si susseguono secondo il paradigma ieri oggi domani . L'identica cosa vale nel racconto, in qualsiasi narrativa o discorso. Esiste l'adesso, il prima e il dopo.
Dello scorrere del tempo abbiamo una conoscenza intuitiva e, si può dire, universale (la famosa freccia del tempo, che da A passa a B e poi a C e solo in quest'ordine).
Se prendo ad esempio la Fabula dei Promessi Sposi, so che il narratore, nel tempo presente (il tempo presente dell'autore che per noi è già un passato remoto) ha trovato, spulciando in archivi vari, una storia. Una storia ambientata nel suo e nel nostro passato (il Seicento) che ci va a narrare al tempo passato.
La Fabula è duplice: il presente del narratore e il presente della storia che narra. Ma soffermiamoci su questa seconda, che cronologicamente si svolge in circa due anni, dal 1628 al 1630. Il tempo della storia dei Promessi Sposi dura due anni.
Quindi la Fabula principale, il Tempo della Storia, si svolge da tal data a quell'altra.
Questo l'autore comunica al lettore e anche in modo piuttosto preciso.
Il Tempo della Narrazione, o Intreccio, riguarda invece l'organizzazione interna del racconto. Ossia, nel caso dei Promessi Sposi, trentotto capitoli a partire dalla precisa data del 7/11/1628. A partire da tal data i successivi 17 capitoli trattano gli avvenimenti di soli sei giorni lineari, dal sette al tredici novembre. Nei rimanenti il tempo rallenta o accelera a seconda dell'opportunità, ma si susseguono anche e numerose le analessi: quella su Fra Cristoforo, la Monaca di Monza, l'Innominato, il Cardinal Federigo e via discorrendo.
Il tempo della Narrazione attiene dunque all'organizzazione temporale del discorso narrativo.
E qui metto punto e passo a un corollario.
Al tempo organizzato nell'Intreccio si associano i tempi verbali (lo avevo conosciuto, lo conobbi, lo conosco, lo conoscerò) ma anche avverbi o locuzioni di tempo (ora, adesso, poi, questa volta, quella volta). L'organizzazione di tempi verbali e avverbi, ad esempio, ha un interesse considerevole per l'analisi narratologica.
Avverbi che si riferiscono al presente possono trovarsi insieme a forme verbali al passato.
Sorelle, di James Joyce inizia in questo modo: " Non c'era speranza per lui questa volta... Capivo adesso che diceva la verità."
Joyce qui non adopera, come avrebbe dovuto, le locuzioni avverbiali di tempo adeguate al tempo passato. Ossia, quella volta e in quel momento. Ma adopera questa volta e ADESSO, forme avverbiali al presente. Potrebbero sembrare errori banali, disattenzioni, ma quell'adesso ha invece una ben precisa funzione: serve a sottolinearer l'adesso dell'io personaggio, serve ad animare il suo punto di vista e diversificarlo dalla sua incarnazione successiva, l'io narratore che guada indietro alla fanciullezza. Quell'adesso è un espediente narrativo che rende presente il personaggio. Come se non fosse sufficiente, un teorico della narrativa (un narratologo) sottolinea come sia proprio questa discrasia tra tempi verbali e avverbi o locuzioni una delle componenti fondamentali del discorso indiretto libero (ci torneremo, spero). Mentre un altro studioso ritiene addirittura che quest'uso caratterizza tutta la narrativa d'invenzione e i passati adoperati in questo modo costituirebbero un tempo a parte: il c.d. tempo epico.
A ogni modo, torniamo coi piedi per terra. Spero di essere riuscito almeno a inquadrare l'argomento Fabula e Intreccio, tempo della storia e della narrazione, nella loro fondamentale differenza. Se così non fosse fammelo sapere.
Ma il discorso sul tempo in narrativa è vastissimo. Esiste anche un tempo della lettura, tanto per dire. Ma soprattutto esiste il rapporto tra Tempo della Storia e Tempo della Narrazione. Tra Fabula e Intreccio. Vi sono una serie di quesiti al riguardo. Ad esempio, in che modo la storia viene fissata nel presente? Quando è l'inizio? Come fa una narrativa a fornire indicazioni sugli eventi che hanno condotto alla situazione di partenza? Quali sono le relazioni tra l'ordine naturale, cronologico, degli eventi e l'ordine di presentazione del discorso? E via discorrendo.
Ne riparleremo, spero.
Robennskii
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Re: Fabula e intreccio

Messaggio da Robennskii »

Mi rendo conto, Namio, che le implicazioni sono tali e tante da non poter ridurre il tutto a poche fattispecie. Sicuramente il proseguire questo corso chiarirà molti aspetti strada durante.
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