Parti del racconto o Sequenze

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Gaetano Intile
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Parti del racconto o Sequenze

Messaggio da Gaetano Intile »

2) Parti del racconto o sequenze.
Ogni racconto può essere scomposto in più unità minime dette sequenze, ciascuna di senso compiuto e con una funzione particolare.
La loro lunghezza è variabile e può racchiudere da poche proposizioni a interi periodi o gruppi di periodi.
Tali unità minime esprimono fatti, azioni, descrizioni, avvenimenti tra loro collegati logicamente.
Tutte le sequenze sono collegate tra loro a formare il testo discorsivo o narrativo.

— Le sequenze possono essere raggruppate in idealtipi, tra cui i principali e più antichi sono:
a) Sequenze narrative, quelle in cui si sviluppa l’azione, in cui accade un avvenimento qualsiasi, in cui si svolge un’azione da parte dei personaggi, in cui viene portata in avanti la narrazione.
La catena di eventi di ogni sequenza è strettamente collegata da una relazione di causa effetto.
Ogni azione, ogni fatto deve essere collegato a un fatto o a un’azione precedente.
Le sequenze narrative possono a loro volta essere introduttive, di svolgimento e di epilogo.
— Nelle sequenze introduttive viene di solito descritto un conflitto che rappresenta il nodo da sciogliere del racconto e tale conflitto si sviluppa nelle sequenze dette di svolgimento. Per trovare una sua conclusione nel finale e quindi nelle sequenze di epilogo in cui si risolve il conflitto, o nodo, o invece lo si lascia aperto per un dopo narrativo;
b) Le sequenze descrittive sono quelle in cui si descrive un personaggio o un luogo, un oggetto, un evento o anche un contesto attinente alla narrazione;
c) Le sequenze riflessive sono quelle in cui si palesano emozioni e sentimenti e quindi veicolano pensieri e riflessioni, giudizi da parte del protagonista per via dialogica oppure per mezzo della voce narrante;
d) Le sequenze dialogiche sono principalmente quelle dei dialoghi in cui i vari personaggi sono impegnati e in cui colloquiano, si scambiano informazioni e di conseguenza le offrono al lettore. Vi rientrano anche i pensieri dei personaggi. Vengono esposte direttamente (dentro i classici caporali o i trattini o le virgolette) o indirettamente, quando il discorso è riportato;
e) Le sequenze argomentative sono quelle in cui sono esposte tesi e antitesi o argomentazioni varie da parte dei personaggi o della voce narrante. Possono essere considerate una variante o un sottogenere delle sequenze riflessive.

Le varie sequenze si alternano tra loro con cambi di scena o di contesto, con spostamenti di luogo o di tempo, con l’ingresso o l’uscita dei personaggi, con la loro descrizione, con riflessioni e argomentazioni.
Le sequenze scandiscono il tempo dell’esecuzione narrativa, possono essere lunghe come brevi, possono essere statiche o dinamiche, e quindi possono rallentare o accelerare il corso della narrazione, sospenderlo come farlo procedere con celerità.
Se si vuole definire il tempo delle varie sequenze, dal più lento al più veloce, potremmo scrivere: c) e) d) b) a)
L’abilità di uno scrittore consiste nella capacità di trovare il giusto ritmo a una storia miscelando le varie sequenze tra di loro a secondo del bisogno. Veloce, quando serve e rallentato quando opportuno.
È chiaro che utilizzare un solo tipo di sequenza o un tipo di sequenza prevalente alla fine rischia di appesantire il narrato o, al contrario, di renderlo troppo evanescente, impalpabile.
La parola d’ordine è quindi quella della misura in modo da imporre il giusto ritmo alla lettura soprattutto in base al tema del racconto.
È chiaro che un romanzo di genere ha il suo ritmo come anche ogni tema pretende una sua consistenza. Sarebbe buona regola adoperare il maggior numero di sequenze possibile e di alternarle tra loro.
Le opere di Dostoevskij sono infatti composte da macrosequenze che durano diverse pagine, come quelle di Proust. Ma la loro struttura dipende appunto dall’abilità dell’autore e dalla struttura dell’opera.
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