Per ora, no

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Mario Pulimanti
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Per ora, no

Messaggio da Mario Pulimanti »

PER ORA NO

Paolo.
Bé, era solito assaporare il perfetto piacere della pace della montagna e della pesca sportiva in compagnia di mio suocero Rosato.
Ummmh, si scolavano due birre, mangiavano deliziosi formaggi d’alta quota, fumavano quattro sigarette e pescavano nelle acque trasparenti dove nuotavano trote fario e salmerini.
Insomma, morale della favola: nelle acque fredde, limpide e molto ossigenate di selvaggi torrenti alpini, ma anche di laghetti alimentati da torrenti.
Certo, non andavano lì per fare un bottino da record, ma per godersi la natura, e se poi c’era anche una coloratissima trota fario a far loro compagnia al ritorno, meglio ancora.
Paolo.
Sgridato dal padre per la sua timidezza e coccolato dalla madre per quella stessa timidezza che lei chiamava riservatezza, aveva finito per andare in confusione.
Timido o riservato che fosse, faceva fatica a relazionarsi con gli altri.
Col tempo aveva superato questa sua debolezza nei rapporti di lavoro, ma non l’aveva mai vinta nella vita privata, prima con i compagni di scuola, che leggevano la sua ritrosia come una presuntuosa pretesa di solitudine, poi con gli amici -sempre che si potessero considera tali- che scambiavano i suoi silenzi per un vago disprezzo, e infine con le donne che, trovando fastidiosa quella sua vergognosa adorazione, non riusciva mai a conquistare.
“Mario, vieni con noi?” chiede mio suocero.
“Per ora no. Forse domani” rispondo da perfetto Paperino.
Non farò mai in tempo ad accompagnarli.
Rosato morirà l’anno dopo.
Ferragosto del novantotto.
Paolo lo seguirà a ruota.
“Ciao, Rosato. Ciao, Paolo ” sussurro mentre la voce mi si spezza.
E’ sempre così.
Ricordi…
Tornano sempre, anche quando non dovrebbero…
Quando una persona che amiamo va via per sempre, è difficile vivere con quel vuoto profondo che si spalanca all’improvviso.
Non basta semplicemente voltare pagina.
Non basta ripetersi che la vita continua e che non serve a nulla piangere.
Non basta imporsi di non pensarci.
Quel vuoto è lì.
Come una ferita profonda.
Che pian piano cerchiamo di far cicatrizzare.
Anche se alcune ferite non si cicatrizzano mai completamente.
Papà Valeriano.
Mi mancano le sue parole, i suoi messaggi, le sue battute con i tempi comici perfetti.
Mi manca il suo umorismo, la sua acuta osservazione degli altri.
Mi manca la sua educazione, la sua cultura che non esibiva mai.
20 aprile 1992.
Poco prima di addormentarsi, mi chiama.
Sono le undici di una pasquetta amara.
Maledetta.
"Mariuccio, ho appena fatto un sogno.
Mi sono spaventato un pò", mi dice.
"Vuoi una camomilla?"
"No, Mariuccio. Per ora no”.
L'abbraccio forte.
Si addormenta subito.
Per l'ultima volta.
Per sempre.
“Ciao, papà ” sussurro mentre la voce mi si spezza.
Brandelli di passato.
Stilettate di dolore, di angoscia.
Mamma Ernesta.
Mi ha sempre difeso come una leonessa difende i suoi cuccioli, anche a costo di subire biasimi e critiche.
Lei, uno sguardo che non aveva bisogno di parole.
Con quell’odore di buono che mi faceva tornare bambino.
Che mi lasciava andare anche se avrebbe voluto tenermi stretto a sé.
29 luglio 2012.
Ospedale San Camillo.
Le chiedo se vuole un po’ d’acqua.
“Per ora no, Mariuccio. Più tardi” sussurra con un filo di voce.
Sto uscendo dalla sua stanza.
Improvvisamente, mi volto: lei mi sta sorridendo, facendomi ciao con la mano.
Sto prendendo un caffè dalla macchinetta quando sento una mano sulla spalla.
Mi volto.
Un dottore, col viso di falco, mi dice “sua madre è deceduta!”.
“Ciao, mamma ” sussurro mentre la voce mi si spezza.
Ricordi… Tornano sempre, anche quando non dovrebbero… Brandelli di passato.
Stilettate di dolore, di angoscia.
Per ora no.
Non ci sarebbero stati più “ora”, “domani”, “presto”, “tardi”.
Ci sarebbero stati solo “mai”.
Per ora no?
Per sempre, no.
Mi lascio cadere sul letto e finalmente piango.

Mario Pulimanti (Lido di Ostia –Roma)
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