è impensabile ma gli artisti non si lamentano

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Aslak
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è impensabile ma gli artisti non si lamentano

Messaggio da Aslak »

Da poco voglio entrare  a far parte della cerchia degli scrittori ma ho notato che pochi ,se non nessuno,ha comprensione del dilemma nel quale la società moderna è incorsa ,ossia il fatto che la cultura s' è permeata del materialismo e capitalismo rendendo l' editoria e i privati unica fonte alla quale appellarsi senza comprendere che il filtro dei privati per la resa pubblica di un' opera  è dannoso ,molto dannoso ,poiché ciò comprometterebbe l' essenza stessa di una cultura libera da ingerenze infatti  è difficile ,miei cari,affermare con tanta sicurezza che lo Stato tuteli i liberi artisti sapendo che gli stessi si devono rivolgere all' editoria al posto di un' istituzione pubblica . Ciò nasce dal modo in cui è impostata la società moderna ,ossia su un assetto privato e non pubblico ,il ché ,se porta allo sviluppo da un lato,dall' altro comporta un livellamento del pensiero al puro materialismo e all' asservimento della società all' individuo e quindi dell' artista ai privati. Certo,è vero,esistono modi nei quali può farsi strada un poeta o scrittore che non chieda l' appoggio dei privati medesimi ma è molto più difficile contando che le casse statali di certo non finanziano un scrittore o qualcun' altro e che sono poche le associazioni che cercano di lasciare ad ognuno la piena libertà.è(non la so scrivere maiuscola) da notare ,altresì,il fatto che coloro presso i quali il popolo compra e conosce(autori) sono privati ,poche sono le persone che si dirigono verso una biblioteca pubblica rispetto a chi compra presso la feltrinelli o altro, penalizzando invece autori che forse cercano di non appoggiarsi a privati ma di costruire essi stessi una cultura statale e democratica. Potete citare-è vero-molte iniziative che cerchino di compensare tale squilibrio ma di certo nessuno può contestare il fatto che -anche se finanziati non da privati- gli autori ,non appoggiandosi ad essi stessi(ossia ai privati) dovranno accontentarsi di poco e niente poiché tutti comprano presso mondadori,feltrinelli ecc. e così nuove idee non possono essere ben diffuse se non appoggiandosi ai privati medesimi ,il ché sarebbe inconcepibile per chi cerca di rendere lo stato e la cultura un qualcosa prima di tutto per la società e per il popolo ,non per i privati che ultimi devono essere supportati .Allora perché non opporsi agli artisti ,alle persone che si dirigono presso i privati medesimi cercando di fondare invece un qualcosa per la società e per il popolo che sia distante dall' ideologia che l' essere privato impone(non esiste un comunista privato nds )?Qualcuno di voi potrebbe affermare che ciò comporterebbe la messa a punto di uno stato che ,comunque, in quanto tale ,censurerebbe ogni opera contro lo stesso ma ciò equivale a dire che lo stato ,in tal caso,non sia democratico poiché andrebbe a favore di esso stesso ché a favore del popolo il quale richiede un' informazione pulita e priva d' ogni filtro e quindi non di uno democratico e civile per cui con l' istituzione di un programma politico che permetta la creazione di un nuovo stato con basi non di privati e non nato per il raggiungimento di puri scopi materialistici ma di entrambi(ossia materialistici e spirituali) e quindi non legato alla moneta e all' economia 'vecchia' legata a regole che impongono sforzi nati dalle regole stesse imposte dall' economia ,si potrebbe creare una cultura pubblica , legata al popolo e alla divulgazione per il popolo delle opere ;il ché comporterebbe  l' attuazione di un disegno politico complesso che convergerebbe anche verso l' arte e la pubblicazione di opere per l' arte medesima e la contemplazione del mondo per cui ,concludo,reputo che non sia impossibile pensare che non si possa avere una cultura esclusivamente pubblica, se si cominciasse a ritenere  che un sistema ,quello capitalistico,ha dei limiti che possono essere superati dalla ragione illuminante la stupidità umana che lo lega a semplici formule matematico ed economiche lontane dal fine dell' uomo,che-e su questo credo siate d' accordo tutti- di certo non è l' applicazione di regole teoriche non immutabili ed  eterne ma opinabili e per questo mutabili ,come il sistema capitalistico basato sulle regole di mercato che possono essere cambiate ,o tolte,a favore di una cultura e di una società che vedesse la cultura stessa come mezzo a favore esclusivo del popolo,non  dei privati la cultura medesima filtranti.Grazie 
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cignonero
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Re: è impensabile ma gli artisti non si lamentano

Messaggio da cignonero »

Grazie a te Alask, per esserti espresso, e benvenuto qui a questo bar chè se non son strani non li vogliamo  :icon_rr:
se l'invidia è il motore della economia di pace,
lo spreco è il suo carburante. e in guerra papà?

che volevo dire? Ah si, divertitevi! davvero. ma un angolo dello sguardo lasciatelo
a chi soffre, poiché in guerra molti cadono, non tutti muoiono. mentre in tempo di
pace tutti scambiano eppure c'è sempre qualcuno che perde
http://xoomer.alice.it/fabiandirosa/
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Aslak
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Re: è impensabile ma gli artisti non si lamentano

Messaggio da Aslak »

ma......non fa niente se ho deviato dall' argomento principale? Il problema è che non sapevo spiegarmi bene se non parlavo almeno un po' del capitalismo e della società per poi metterlo in relazione con l' arte..
Agapito Malteni
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Re: è impensabile ma gli artisti non si lamentano

Messaggio da Agapito Malteni »

Ciao hai fatto bene a postare la tua discussione, in questo spazio, hai fatto bene ad esprimerti così come avresti voluto, perché vedi, lo spazio che hai trovato in questa sede è la risposta che cercavi nella tua argomentazione...

Questo è uno spazio libero pagato da privati, questo significa, che c'è un benefattore che consente a noi tutti di essere aritisti e di esprimerci in piena libertà!! Libertà di pensiero, di opinione, di religione sono principi sacrosanti che i padri costituenti di questo paese hanno previsto 60 anni or sono per dare a tutti libertà di espressione.
Questo paese ha già conosciuto un regime che controllava, manipolava, finanziava, le menti, l'intellichenzia, e a sua volta le limitava con la censura. Come la mettiamo allora? Abbiamo già fatto esperienza in materia, lo stato controllava finaziava monitorava tutto ciò che ruotava intorno alla cultura tutto però doveva ingraziarsi alla fine il capo di questo regime. Uno stato moderno che controlla la cultura alla fine e uno stato che ha una libertà monca perché alla fine, la coalizione che governa tenterà in tutti i modi di favorire lo scrittore di turno e con la tessera del partito, lo verifichiamo tutti giori con le testate giornalistiche della Rai che sono tutte lottizzate, per non parlare poi quelle di Mediaset che hanno un "padrone" che ha potere di vita e/o di morte sui giornalisti che scrivono sulle varie testate, e poi sugli scrittori che hanno a contratto per quanto concerne la Mondadori e così via; mi dirai, allora vedi che ho ragione io? Lo stato deve controllare l'editoria, e pubblicare i più meritevoli etc etc.

Lo stato finanzia testate giornalistiche attraverso le erogazioni di fiumi di risorse che senza le quali tante testate giornalistiche chiuderebbero, che permettono a loro volta a tanta gente di lavorare e allo stesso tempo di esprimere le proprie idee scrivendo sui giornali che finiscono ogni giorno in migliaia di edicole permettendo a chiunque di attingere a quelle fonti... come vedi lo stato fà già la sua parte.. eroga finaziamenti ad associazioni senza fini di lucro che patrocinano la cultura in genere per non parlare delle borse di studio, istituisce dei premi che promuovono la poesia, i libri, gli scrittori emergenti. Ma tutto ciò lo fà con un principio sacrosanto cioè non entra nel merito delle questioni. E' il pubblico che entra nel merito e promuove uno scrittore piuttosto che un'altro, lo stato può mettere in piedi come dici tu una sorta di editoria controllata o come diavolo si chiama ma se non hai talento la gente non ti legge!

Il nocciolo della questione ruota intorno a questo principio sacorsanto il talento.,  Sei bravo? Scrivi bene? Troverai un editore che ti pubblica e il resto lo fà la promozione. Funziona così.

Lo stato non può controllare la cultura, non può fare editoria! O meglio è editore, ma demanda ad altri il compito di promuovere la cultura nelle sue infinite sfaccettature.
Il capitalismo può avere tanti limiti, e tanti difetti, ma facendo soldi con la cultura, allo stesso tempo la promuove, promuovendo gli scrittori, gli aritisti, le compagnie teatrali, e tutto quanto fà cultura.

Io personalmente non vorrei viverci in uno stato che avoca a se il compito di selezionare pittori scrittori fotografi scultori tutti avrebbero la loro opera commissionata e il tozzo di pane assicurato ma non avrebbero mordente, la fame, i morsi della fame per molti autori ha rappresentato lo stimolo a ingegnarsi e a tirare fuori il proprio talento fino a farli diventare immortali grazie a chi poi investe e fabbrica soldi sfruttando quel talento...

E che dire poi di quei stati che invece lo fanno e controllano i mezzi di comunicazioni di massa? Nulla!

La nostra editoria, avrà dei limiti, avrà tanti difetti, ma è libera, e permette a tutti di partecipare..
A.M.

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Aslak
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Re: è impensabile ma gli artisti non si lamentano

Messaggio da Aslak »

Allora,ciò che affermi è giusto ma c' è un  problema di fondo.......ossia tu parti dal presupposto stando al quale uno stato ,avendo controllo sulla cultura,di essa limiti l' espressione ma rammento ,come io stesso ho scritto,che ,in tal caso,esso  non lo si definirebbe democratico, quindi tu ti riferisci non agli stati democratici e tendenzialmente occidentali(benché pochi lo siano veramente)  ma a quelli che,con questo pretesto, censurano mentre un  VERO stato democratico non sceglierebbe un  testo  per l' idea della persona rispetto agli interessi dello stato  ma per la consapevolezza del popolo (in pratica ti sto parlando quasi di un' utopia.......ma è realizzabile ).Per esempio, sarebbe ,secondo me,cosa migliore una democrazia diretta ove il popolo insieme ad intellettuali pagati dallo stato scelga cosa pubblicare o no o ,se lo stato decide di non pubblicare un libro,ne rende pubblica una copia su internet sul suo sito spiegando il perché non l' ha pubblicato e quindi rendendo impossibile una censura ai danni del popolo( ma qui si parla quasi di utopia,poiché ci vorrebbero istituzioni democratiche vicine a quelle del nord europa...). Il tuo discorso ,poi,riguardo la 'spremuta(XD javascript:void(0);) dell' intelletto attraverso l' incentivazione  privata' ,è giusto ma va a cozzare con il fatto che grandi intellettuali si sono sempre lamentati delle ingerenze private(vedi ,per esempio,ariosto, anche Dante voleva autonomia ed alla fine anche tasso,benché inconsapevolmente...)    e quindi ciò dimostra come ogni intellettuale ha i suoi tempi e modi che ,sì, devono avere una spinta(ma in tal caso si parlerà di spinta sociale,ossia nata per il benessere del popolo,in pratica una politica culturale che favorisca una iniziativa privata,intesa come movimento autonomo e non propriamente privata dal punto di vista economico, per il benessere sociale,come afferma il socialismo ,ad esempio) ma nello stesso momento la spinta deve essere coadiuvata dalla consapevolezza dell' individuo nata da tale spinta(ossia la consapevolezza di fare il benessere del popolo scrivendo ) e in tal modo lo scrittore avrà una spinta sociale alla creazione di opere non opprimente ma nello stesso momento rendente consapevole l' individuo dei propri tempi e limiti........
Agapito Malteni
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Re: è impensabile ma gli artisti non si lamentano

Messaggio da Agapito Malteni »

Questa mattina leggendo il tuo post, ho pensato subito a Vincenzo Cardarelli poeta più o meno contemporaneo morto negli anni '50 del secolo scorso vincitore di un premio strega ai miei tempi nel 1974 lo si studiava a scuola al pari di Foscolo, Leopardi, era l'autore de "L'Autunno" Già lo sentimmo venire nel vento d'agosto nelle pioggie di settembre torrenziali e piangenti e un brivido percorse la terra, che ora nuda e triste accoglie un sole smarrito. Ora passa e declina in questo autunno che incede con lentezza indicibile il miglior tempo della nostra vita e lungamente ci dice addio. Tanto l'ho studiata e amata, che la ricordo perfettamente a memoria. Mi dirai che c'entra con il nostro discorso? In tutta risposta, ti dirò che anche Alda Merini poetessa contemporanea ha subito la stessa sorte cinquant'anni dopo la morte di Cardarelli ovvero morta di fame e incapace a pagare. Entrambi si sono confontati con il mercato, entrambi hanno pubblicato i loro versi ci hanno lasciato un patrimonio di idee e di scritti dal valore culturale di inestimabile eppure sono morti di fame, cos'hanno fatto di diverso rispetto a Roberto Saviano che si è arricchito pubblicando un solo libro come Gomorra? Nulla, loro hanno professato la poesia, lui, il contemporaneo, ha pubblicato un libro che di bellezza artistica non ha assolutamente nulla, tranne il grande merito, di aver svolto una funzione sociale di denuncia delle mafie campane, costatagli poi successivamente la libertà... Tutti grazie all'editoria privata si sono confrontati col il mercato con le conseguenze che sappiamo. Allora mi domando uno stato libero avrebbe pubblicato le invettive di Saviano? Visto che nel suo libro denuncia anche le istituzioni corrotte? MMM mi verrebbe spontaneo emettere questo suono. Hai citato Dante, Ariosto che si lamentava delle ingerenze dei privati, io ci aggiungo pure Macchiavelli che nel "Il Principe" ha parlato delle ragioni di stato, dei fini che giustificano i mezzi, ci ha spiegato le virtù che dovrebbe avere il principe astuto come la volpe e forte come il leone, questo perché? Forse, dico forse voleva anche ingraziarsi qualcuno, visto che era al servizio di un principe. E quanti altri Ariosto mancati, che non ci hanno potuto narrare delle loro Angeliche dei loro Orlando, o dei loro viaggi mancati di Asolfo sulla luna in cerca della pazzia di Orlando? Mi verrebbe da dire è facile parlare delle ingerenze dei privati quando si è al servizio degli Estensi a Padova e si ha protezione..  questo senza nulla togliere alla grandezza del poeta e del suo  poema più rappresentativo l'Orlando Furioso.. che io adoro L'Utopia, l'ideale, sono cose belle, ma robe nemmeno d'altri tempi, ciò che tu dici, è roba che troverebbe collocazione forse nella Città del Sole di Tommaso Campanella se i ricordi di vecchie letture giovanili non m'ingannano.. Hai parlato di commissioni, che dovrebbero visionare il materiale pubblicabile per poi passarlo sulle rotative dei tipografi, e  tutto ciò che magari non si ritiene interessante passarlo in rete per un presunto principio di trasparenza etc etc. Ma io, quando non trovo un editore che pubblica i miei scarabocchi, grazie a Carlo Trotta di Assonuoviautori pubblico in rete senza la presenza dello stato! Come vedi abbiamo già ciò che ci serve, non sono censurabile, e nemmeno tu lo sei siamo in un paese libero, dove libera è la circolazione delle idee, degli scritti, che si deve confrontare con il mercato.
A.M.

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Re: è impensabile ma gli artisti non si lamentano

Messaggio da Aslak »

il dilemma che dobbiamo esporre è stato dimenticato nel tuo post invero è giusto il fatto che ora tu,sotto un privato ,hai completa libertà di parola ma è assolutamente falso,come tu stesso hai notato, il fatto che ,proprio sotto i privati,il riconoscimento sociale è attribuito nel modo in cui si dovrebbe per cui ,scoperto che c' è un dilemma nel sistema ,non si può affermare che lo stesso sia buono poiché il dilemma lo rende imperfetto a meno ché lo stesso dilemma sia di troppa poca importanza per interessare il sistema preso in questione. In tal caso ,quindi,dobbiamo analizzare la società per scoprire una soluzione che possa rendere il sistema medesimo non perfetto ma più vicino alla perfezione stessa; quindi ,in un sistema sociale ove gli organismi preposti al mantenimento di uno stato di salute della democrazia siano ben attivi allora il problema sopra da te sposto sarebbe ben curabile poiché ,rammento,sarebbe antidemocratico censurare un libro per le sue denunce nei confronti dello stato rendendo quindi attivo un organismo,quale può essere un 'sindacato degli artisti e scrittori' o la magistratura, il quale prenda provvedimenti ;non solo anche un' ottima politica culturale a favore di una democrazia per il popolo(oggi fatta male) potrebbe ancora di più azzerar quasi il dilemma per le nuove generazioni infatti ,se per esempio in questo specie di collegio ci sono le parti sociali ad indicare la completezza della democrazia , allora sarebbe impossibile censurare senza  fare in modo che il popolo se ne accorga il ché renderebbe il tutto equo e democratico benché ,certo,è difficilmente realizzabile tale sistema anche perché ,come anche tu sopra hai scritto, sembra un' utopia' ma ,rammento,'un' utopia' diviene tale nel momento in cui il limite umano interviene per cui ,solo rendendo minore il limite umano con azioni a favore della consapevolizza del popolo ,ché tali azioni sarebbero possibili ,anche in larga scala rammentando che ,per esempio,in unione sovietica era reputata un' utopia il raggiungimento del' indipendenza da parte delle regioni affaccianti al mar del nord e nero benché ,con l' aumentare della consapevolezza sociale,ciò che è divenuto reale prima era semplice utopia ;come vedi l' utopia nasce da un limite che forse può essere superato
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Re: è impensabile ma gli artisti non si lamentano

Messaggio da Aslak »

*se per esempio ci fossero(correggo un  mio errore grammaticale dell' ultimo mio post)
Agapito Malteni
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Re: è impensabile ma gli artisti non si lamentano

Messaggio da Agapito Malteni »

Perdonami ma io non riesco a seguirti...
A.M.

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Re: è impensabile ma gli artisti non si lamentano

Messaggio da Aslak »

ora ti schematizzo bene quello che ho scritto
1) se tu stesso affermi che c' è un grave problema sotto i privati che tendono alla commercializzazione,ossia il fatto che veri artisti non hanno lo stesso riconoscimento sociale di altri che forse non lo meritano ,allora questo sistema sociale(ossia quello capitalistico),avendo questa grave falla, non può reggere se non con drastici cambiamenti che vadano contro l' ideologia stessa del privato ,ossia la commercializzazione
2) Il discorso che hai compiuto sul fatto che lo stato stesso potrebbe censurare(se applicassimo la mia teoria) è sbagliato se noi ad esso  aggreghiamo varie istituzioni che abbiano il compito di renderlo democratico e di lasciare che la democrazia sia uno stato permanente(accennavo all' introduzione ,in questo collegio che  dovrebbe decidere i libri da pubblicare, di un rappresentante di un sindacato che tutelasse gli artisti dall' essere ingiustamente censurati e anche ho parlato della magistratura che potrebbe controllare e di una buona politica culturale per evitare che le nuove generazioni non siano coscienti della democrazia così da non fare,in futuro,scelte non democratiche)
ok?
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