Rabindranath Tagore

Bibliografie e biografie commentate dei grandi scrittori
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hombre sincero
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Rabindranath Tagore

Messaggio da hombre sincero »

Nome anglicizzato di Rabindranatha Thakur, Rabindranath Tagore nasce a Calcutta nel 1861; la sua ? una ricca famiglia di intellettuali (il padre era filosofo).
Nel 1875 pubblica le sue prime poesie in una celebre rivista letteraria di Calcutta.
A vent’anni pubblica la raccolta di poesie Prabbat Sangit (Canti del mattino), seguito presto da Sandhya Sangit (Canti della sera). Naivedya, raccolta di cento sonetti. Nel 1877, mandato a Londra dal padre, frequenta l’University College. Vi resta 14 mesi, ma ritorner? in patria senza laurea. Nel 1883 sposa Mrinalini Devi. Nel 1890 un nuovo viaggio in Europa, passando per Italia, Francia e Inghilterra. Nel 1891 ? nominato vice-presidente dell’ Accademia di Lettere del Bengala. Inizia ad interessarsi all’istruzione dei giovani e alla vita politica del suo paese. Nel 1901 fonda a Shanti Niketan una scuola che successivamente diventer? l’Universit? Internazionale Visva-bharati. Lo colpisce una serie di lutti, che lasciano una profonda traccia nella sua vita. Tra il 1909 e il 1912 scrive Gitanjali, una raccolta di poemi religiosi. Parte poi per un giro di conferenze negli Stati Uniti e da qui ancora in Inghilterra, dove incontra Ezra Pound e William Butler Yeates, i due poeti che lo fecero conoscere alla cultura occidentale.

Le sue opere, scritte originariamente in bengali e in parte tradotte in inglese dall'autore stesso, sono pervase da un profondo amore per la natura e da una religiosit? di matrice panteista. Tra i volumi di poesia si ricorda, oltre alle liriche d'amore di "Il paniere di frutta", scritte tra il 1913 e il 1915, l'anteriore "Canti di offerta", che gli valse il premio Nobel nel 1913.



Da "Il Giardiniere":
Servo Abbi merc? del tuo servo, mia regina!
Regina La riunione ? finita, e tutti i miei servi sono andati via. Perch? tu vieni a questa tarda ora? la mia ora.
Servo Quando hai finito con gli altri, allora viene Vengo a chiederti cosa rimane per il tuo ultimo servo.
Regina Che speri di ottenere, quando ? troppo tardi?
Servo Fammi giardiniere del tuo giardino di fiori.
Regina Che follia ? questa?
Servo Rinuncer? a ogni altro mio lavoro. Getter? nella polvere le mie lance e le mie spade. Non inviarmi in Corti lontane; non ordinarmi di compiere nuove conquiste. Ma fammi giardiniere del tuo giardino di fiori.
Regina Quali saranno i tuoi doveri?
Servo Serv?rti nei tuoi giorni d'ozio. Manterr? fresco il sentiero erboso dove tu cammini al mattino, dove a ogni passo i tuoi piedi saranno salutati con lodi da fiori anelanti di morire.
Ti dondoler? su un'altalena tra i rami del saptaparna, dove la prima luna della sera lotter? tra le foglie per baciarti l'orlo della gonna.
Riempir? d'olio profumato la lampada che arde accanto al tuo letto, e orner? lo sgabello dove posi i piedi con meravigliosi disegni, fatti con impasto di sandalo e zafferano.
Regina E cosa chiedi come ricompensa?
Servo Di poter stringere i tuoi piccoli pugni simili a teneri bocciuoli di loto e intrecciare ai tuoi polsi ghirlande di fiori; di tingerti le piante dei piedi col rosso succo dei petali di ashoka e togliere con i miei baci i granelli di polvere che potranno posarvisi.
Regina Le tue preghiere sono esaudite, mio servo, sarai il giardiniere del mio giardino di fiori.

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A una prima lettura, Tagore mi parve elementare, anzi, banale.
Poi, per caso ripresi a leggerlo e lo trovai scintillante di meravigliosa semplicita'.

Un abbraccio fraterno,
Hombre Sincero
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carlo
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R: Rabindranath Tagore

Messaggio da carlo »

confesso di non conscerlo bene, solo di nome, mi permetto di aggiungere qualche foto, bravo hombre che contribuisci!



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qualche poesia che ho appena trovato in rete:


Dimmi se questo ? vero, amore mio...

Dimmi se questo ? vero, amore mio,
dimmi se questo ? tutto vero.
Quando questi occhi scagliano i loro lampi
le oscure nubi nel tuo petto
danno risposte tempestose.
E' vero che le mie labbra son dolci
come il boccio del primo amore?
Che le memorie di mesi svaniti
di maggio indugiano nelle mie membra?
Che la terra, come un'arpa, vibra
di canzoni al tocco dei miei piedi?
E' poi vero che gocce di rugiada
cadono dagli occhi della notte
al mio apparire e la luce del giorno
? felice quando avvolge il mio corpo?
E' vero, ? vero che il tuo amore viaggi?
per ere e mondi in cerca di me?
Che quando finalmente mi trovasti
il tuo secolare desiderio
trov? una pace perfetta
nel mio gentile parlare
nei miei occhi e nelle mie labbra
e nei miei capelli fluenti?
E dimmi infine se ? proprio vero
che il mistero dell'infinito
? scritto sulla mia piccola fronte.
Dimmi, amor mio, se tutto questo ? vero




Afferro le sue mani...

Afferro le sue mani
e la stringo al mio petto.
Tento di riempire le mie braccia
della sua bellezza,
di depredare con i baci
il suo dolce sorriso,
di bere i suoi bruni sguardi
con i miei occhi.
Ma dov'??
Chi pu? spremere l'azzurro dal cielo?

Cerco di afferrare la bellezza;
essa mi elude
lasciando soltanto il corpo
nelle mie mani.
Stanco e frustrato mi ritraggo.
Come pu? il corpo toccare
il fiore che soltanto
lo spirito riesce a sfiorare?
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hombre sincero
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R: Rabindranath Tagore

Messaggio da hombre sincero »

VIII
Quando la lampada vicino al mio letto si spense,
mi destai con gli uccelli mattutini.
Sedetti alla finestra apeta, con freschi fiori
tra i miei capelli sciolti.
Il giovane viandante venne avanti nella via
nella nebbia rosata del mattino.
Al collo aveva un filo di perle e i raggi del sole
facevano scintillare la sua corona. Si fermo'
davanti alla mia porta e mi chiese con voce affannata:
"Dov'e' lei?"
Dalla gran vergogna non potei rispondere: "Lei sono io,
giovane viandante, sono io".

Era sera e la lampada non ancora accesa.
Distrattamente intrecciavo i miei capelli.
Il giovane viandante arrivo' col suo carro
nello splenodore del sole al tramonto.
I cavalli avevano la schiuma alla bocca
e la sua veste era coperta di polvere.
Scese alla mia porta e domando' con voce stanca: "Lei
dov'e'?"
Dalla gran vergogna non potei dire: "Lei sono io,
stanco viandante, sono io".

E' una notte d'aprile. La lampada arde nella mia stanza.
dal sud spira la brezza, gentilmente.
Il pappagallo chiacchierone dorme nella gabbia.
La mia veste ha il colore del collo del pavone,
il mio mantello e' verde come l'erba nuova.
Siedo per terra vicino alla finestra e guardo
la strada deserta.
Nell'oscurita' della notte continuo a ripetere: "Lei sono io,
disperato viandante, sono io".


XV
Corro come un cervo muschiato che, pazzo
del suo stesso profumo, silancia nell'ombra della foresta.
E' una notte di maggio e il vento
e' la brezza del sud.
Smarrisco la strada e cammino, cerco cio' che
non posso ottenere, ottengo quel che non cerco.
Dalmio cuore esce e danza
l'immagine del mio desiderio.
La folgorante visione corre via fuggendo.
provo a stringerla forte, ma mi sfugge
e mi fa smarrire la strada.
Cerco ciuo' che non posso ottenere,
ottengo quel che non cerco.

Da Il Giardiniere

---

Per un tuo sospiro io do sfogo a viventi note
di gioia o di dolore.

Sono una sola cosa col tuo canto, che sia mattutino
o notturno, che entri tra i raggi del sole
o tra le ombre della sera.

Se dovessi perdermi nella fuga di questa musica,
non ne patirei, tanto questa melodia m'e' cara.

Da Petali sulle ceneri

---

84
La mia barca di carta
naviga portando il carico
del tempo passato in ozio
nel mio giorno festivo.

68
Il flauto cerca
il suonatore,
che va in cerca
del flauto.

55
Non ho laciato in cielo
la storia dei miei voli:
ho volato,
e' questa la mia gioia!

56
Sotto la foresta le timide ombre
amano la luce:
le foglie lo dicono ai fiori,
che ascoltano e sorridono.

24
Il vento disse alla fiamma:
"Ti volgio prendere!".
Nel farlo si spensero
tutti i suoi desideri.

2
I miei scritti fioriscono
lungo la via
con gli effirmeri fiori:
chi li vede passando,
passando li dimentica.

Da Lechan

---

28
Il fiore si nasconde tra l'erba,
mail vento sparge il suo profumo

64
All'esplosione improvvisa dello zampillo
la fontana
conosce se stessa;
in manifestazioni improvvise di idee folgoranti
la mia vita, stupita,
ritrova se stessa.

144
La primavera e' alla porta,
ma in casa non c'e' nessuno:
non so indovinare
chi chiama il cuore.
Da Scintille

---

O Poeta,
Compi iltuoultimolavoro
nelle limpide acque della notte emergente.
Questa gravata terra ti ha servito,
Ti ha nutrito,
Pero' non stringerti a lei.
Ella non ha esitazione a strapparti
Quello che un tempo ti diede.
Il tributo che ricevesti al cancello
Non serrartelo nel cuore.
L'oro della moneta lo consuma il tempo,
Rivelando lapecca interna.
Se hai coltivato il frutto nell'orto,
Al suol cadendo trovi la propria fine.
La stagione dei fiori e' finita -
Cosi' lascia finire
L'essere tuo sospeso all'alito dell'umana lusinga.

Mentre avanzi,
Indietro non volgerti a stender le mani.
Nella vita
Quel che desti sinceramente
Non macchiarlo esigendone il prezzo.
Il piattino dell'obolo sia l'ultimo tuo dono
come foglie vizze che acclamano la primavera.
Quel che t'attendi
Con la sp?eranza nel cuore
Non e' gloria -
E' il mutorichiamo dell'alba alla vita novella;
E' l'aureola della luce del mattino
Sulla fronte di chi si ridesta.
Da Ali della morte.

---

Non so capire completamente io stesso quell'io che scrive poesie e che la gente ammira. Non ho scritto tutte quelle poesie perche' l'ho voluto io, tanto che, se andassero perdute, non le saprei riscrivere.

Lettera alla nipote Indira Debi 29 settembre 1894

---

Un abbraccio fraterno,
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R: Rabindranath Tagore

Messaggio da carlo »

Non ho scritto tutte quelle poesie perche' l'ho voluto io, tanto che, se andassero perdute, non le saprei riscrivere

bravo hombre, veramente una citazione interessante!
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Rabindranath Tagore

Messaggio da hombre sincero »

Pure a me piace molto, anche se il buon Dino Campana non sarebbe d'accordo, credo. (i canti orfici andarono persi e lui....li riscrisse tutti!) :wink:

W l'eccezione che conferma la regola che poi non si sa piu qual'e' eccezione e quale regola... :shock:


Hasta Luego,
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R: Rabindranath Tagore

Messaggio da hombre sincero »

Oh, poeta, la sera s'avvicina;
i tuoi capelli diventano grigi.
Nel tuo meditare solitario
odi il messaggio dell'aldil??

? E' sera ?, rispose il poeta,
? e sto in ascolto perch? dal villaggio
qualcuno potrebbe chiamarmi,
sebbene l'ora sia tarda.
Osservo se i giovani cuori vagabondi
s'incontrano, e due paia d'occhi supplicanti
chiedono che la mia musica
rompa il loro silenzio
e parli per loro.
Chi tesser? i loro canti appassionati,
se io siedo sulla riva della vita
contemplando la morte e l'aldil?? ?

? Gi? tramonta la stella della sera.
Il fuoco d'una pira funeraria
muore lentamente
presso il fiume silenzioso.
Dal cortile d'una casa deserta
gli sciacalli urlano in coro
alla luce della luna sfinita.
Se un viandante, lasciando la casa,
viene qui a contemplare la notte
e ad ascoltare a testa china
il mormorio dell'oscurit?,
chi gli sussurrer? i segreti della vita
se io, chiudendo le mie porte,
cercassi di liberarmi
dai legami mortali? ?

? Poco importa se i miei capelli diventano grigi.
Sono sempre giovane e vecchio
Come il pi? giovane e il pi? vecchio
di questo villaggio.
Alcuni hanno negli occhi sorrisi
semplici e dolci,
alcuni un furbesco ammiccare.
Alcuni piangono alla luce del giorno,
altri piangono in segreto nel buio.
Hanno tutti bisogno di me,
e non ho tempo
di rimuginare sull'eternit?.
Ho la stessa et? di ciascuno,
e cosa importa
se i miei capelli diventano grigi? ?

da Il Giardiniere
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Re: R: Rabindranath Tagore

Messaggio da hombre sincero »

Tu m'hai relegato tra i vinti.
Lo so che il vincere non mi si addice,
e nemmeno l'interrompere il gioco.

Mi gettero' nello stagno,
fosse solo per toccarne il fondo.
Confessero' d'essere distrutto.

Scommettero' tutto quello che possiedo
e quando avro' perso anche l'ultimo soldo,
scommettero' me stesso, e credo che allora
avro' vinto in virtu' della mia totale sconfitta.
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Re: Rabindranath Tagore

Messaggio da hombre sincero »

Alberi
Chetati cuore mio: questi maestosi
alberi sono preghiere.
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