Recensione al Libro
?Figuranti senza un palco?
di Enrico Mattioli
a cura di Monia Di Biagio
Ho letto con piacere e con gusto il Libro di Enrico Mattioli, forse per il fatto che conosco l?Autore stesso e le sue capacit? scrittorie. Innegabile ad esempio, l? audace e colta ironia che fa parte del suo ?modus scrivendi? e riversata in questo caso gi? sulla stessa sua Biografia in quarta di copertina, che sin da subito mi ha spronato, nel pi? totale silenzio del luogo ove mi trovavo appunto a leggere, in una sonora risata. Ma certamente e soprattutto il trasporto nella lettura di questo libro ? nato dal fatto che ?Figuranti senza un palco? ? un?amabile ed originale storia che si legge serenamente e tutta d?un fiato. Numerose in essa sono le parti che lasciano, il lettore, ridere e sorridere, mai senza riflettere per? sull?importanza di quanto appena letto, ci? che poi ci ha strappato facilmente quel riso, senza farci dimenticare per? la inequivocabile verit? dal quale questo ? scaturito.
Addentrandoci nella storia, ma non troppo, per non togliere certamente al lettore che ad esso si sta appropinquando, la sorpresa che in lui susciter? questa piacevole lettura, sin da subito nella prefazione Milena Poliani, l?Editrice, ci mette di fronte con una sola domanda quello che poi sar? il filo conduttore di tutto il libro: ?Cos?hanno in comune un mazzo di carte da briscola ed un gruppo di figuranti teatrali?? Di primo acchito, e chiesto cos? fugacemente: ?Forse proprio nulla!? ci sembrerebbe, ad ognuno, la logica risposta. Invece come ben ci far? capire Enrico Mattioli, accompagnandoci per mano durante questo suo raccontare: ?Hanno molto in comune!? Attori (figuranti) e carte sono tra loro accomunati dalla variabilit? dei ruoli che possono assumere: le carte durante una partita (ad esempio di briscola) a secondo se queste sono del seme dominante o dominato; ed attori per la variabilit? dei ruoli che vengono chiamati a rivestire su un palco.
E quando il palco non c??? Allora ? la vita stessa che diventa Teatro allo stato puro: basti aggirare lo sguardo su persone e personaggi, che ci sono vicine, che fanno parte delle nostre vite, del nostro paese o del nostro quartiere. Ed ? proprio questa la gente che Enrico ci racconta, con i loro pregi e difetti, che non sfuggiranno ad un osservatore attento, che sin da subito capir? che anch?essi sono Figuranti? Senza un palco, d?accordo, ma in quel Teatro che ? la vita di tutti i giorni!
Un filo conduttore questo, dunque, ben preciso ed inequivocabile, che si districa nel libro dall?inizio alla fine, e che Enrico Mattioli non perde mai di vista, e non lo fa perdere neanche a noi, quando ad esempio di tanto in tanto, filosoficamente ci ricorda: ?Vivere ? una filosofia di vita, e c?? molta pi? cognizione nel gioco, o in qualunque rappresentazione, che nell?esistenza in s?, il cui filo alla sapienza ? ormai sfibrato? (pag. 9) Oppure quando ci dice a proposito di carte e figuranti atti a descrivere la rappresentazione delle nostre vite: ?Sperare che quattro segni si armonizzino ? parte integrante dell?indole umana, ma sarebbe come violare la natura stessa dei segni; del resto cosa ne sarebbe di una commedia senza conflitto??(pag. 14) Ed ancora: ?Possiamo essere eroi solo per un giorno, e quel giorno rappresenta il crocevia delle nuove speranze, nuovi spessori ed essenze impercettibili? (pag. 43)
Tutti personaggi dunque, quelli scaturiti dalla fantasia di Enrico Mattioli, a partire dal simpatico protagonista Gino Ciambella, che potremmo essere noi stessi o cogliere in essi amici e parenti, vicini e lontani. Perch? questo ? il gioco della vita, perch? tutti nel nostro piccolo siamo: ?Figuranti senza un palco?.
Un libro, in definitiva, certamente da leggere, non sommariamente, ma con quel pizzico di intelligenza ed ironia, che non guasta mai, n? se utilizzato da uno scrittore n? tanto meno se vividamente presente nel lettore.
Buona lettura a tutti!
Caramente,
Monia Di Biagio
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