Luigi Cascioli, la favola di Cristo

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carlo
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Luigi Cascioli, la favola di Cristo

Messaggio da carlo »

http://www.luigicascioli.it/home_ita.php

Mi ? stato segnalato questo libro

Immagine

di Luca Casioli che mi sembra molto interessante
Ultima modifica di carlo il 22/01/2007, 3:13, modificato 1 volta in totale.
Monia Di Biagio
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Luigi Cascioli, la favola di Cristo

Messaggio da Monia Di Biagio »

:shock: Luigi Cascioli ? pure viterbese!!!

:| Ma povero Don Righi "indagato", non credo sia stato solo lui da 2000 anni a raccontarci "La favola di Cristo"?!

Ad ogni modo vorrei riportare di seguito un brano, pubblicato sul mio sito "Messaggi dalla rete" e scritto dal teologo Dario Bazec che diversamente ci conferma in pieno la nascita e la storia di Ges?.

E credo di non far torto a nessuno se in questo caso faccio sentire "il suono della seconda campana" :wink: !
aramente,
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R: Luca Casioli, la favola di Cristo

Messaggio da Monia Di Biagio »

LA NASCITA DI GES? di Dario Bazec

Premessa storico-critica

Ci? che la Chiesa ufficialmente celebra della vita di Ges? sono le festivit? liturgiche, senza affermare di conseguenza che gli eventi siano storicamente avvenuti nella data in cui ricorre la festivit? relativa. Dal momento che ? possibile studiare liberamente le date degli avvenimenti della vita di Ges?, ? opportuno richiamare brevemente alcune opinioni relative al Natale.
La festivit? della nascita di Ges? si celebra liturgicamente il 25 dicembre. Su tale data sono stati effettuati alcuni studi, al punto che qualsiasi testo che tratti l?argomento, mette in dubbio che tale ricorrenza abbia un fondamento storico.

La ricerca recentemente effettuata ? invece pervenuta alla certezza che l?evento tramandato da secoli ? storicamente fondato e realmente accaduto; perci? la Chiesa non celebra soltanto una solennit? liturgica, ma tramanda un ricordo.

La prima testimonianza storica di tale evento si trova nel Cronografo romano del 354, che per? rispecchia una prova documentale che pu? risalire fino al 325 d. C. Dal momento che per i periodi precedenti non esistono prove scritte si cominci? a dubitare della storicit? della festa.

Questa teoria della prova documentaria era favorita dal positivismo, che affermava che il documento parla da solo e che quindi la storia si fa con i documenti. La questione della prova documentaria tuttavia ha un?origine pi? remota, che risale al Medioevo e forse anche prima.

C?? ad esempio un detto di origine ignota: ?Quod non est in actis non est in mundo?, ?Ci? che non ? negli atti (processuali) non esiste?. Inoltre alcuni studiosi affermano che la tradizione deve essere vagliata con attenzione (Altaner).

Tuttavia ogni cosa richiede un?osservazione attenta.

In ogni caso, applicando il principio della teoria documentaria si arrivava alla conclusione che prima del 325 la festa del Natale non esisteva o quanto meno non ne esistevano le prove scritte.

Il primo a sostenere questa tesi fu Louis Duchesne, verso la fine del XIX secolo. Egli afferm? che tale festivit? sarebbe stata fissata in tale giorno per fare concorrenza al culto mitraico del Sole invitto che si celebrava pure in tale giorno; afferm? pure che tale culto era molto diffuso nell?Impero romano.
In realt? Duchesne partiva da una semplice coincidenza, associata ad alcune affermazioni che amplificavano il culto del mitraismo, per giungere a una conclusione del tutto errata. Se Duchesne si fosse limitato a dire che mancavano le prove scritte relativamente al Natale non ci sarebbe nulla da ridire. Ma egli ampli? il ragionamento aggiungendo un?altra ipotesi, soltanto partendo da una coincidenza e senza alcuna prova scritta che dimostri che la Chiesa antica avesse fatto veramente cos?, come egli affermava. Certo, nel IV sec., non sfugg? a papa Leone Magno e ad Ambrogio, vescovo di Milano, il fatto che ci fosse questa sovrapposizione che poteva anche creare delle errate associazioni di idee. Ma questa non ? ancora una prova che la festa mitraica fosse sta la causa della festivit? cristiana.
Inoltre non ? vera l?affermazione di Duchesne, accettata ormai da tutti, che il culto mitraico fosse ampiamente diffuso nell?Impero romano, ma era ristretto a gruppi di iniziati. Per i Romani il mitraismo era una religione estranea, come dimostrato da don Ruggero Iorio nel suo libro ?Mitra? (Ed. Marsilio). Del resto l?accusa alla Chiesa di imitare il mitraismo ? antica quanto lo ? la Chiesa, ma ? priva di ogni fondamento.

Gi? Giustino (100-165 d. C.) difendeva l?autenticit? del sacrificio eucaristico, come realmente proveniente da Ges?, contro le demoniache imitazioni mitraiche. Le accuse di imitazione del mitraismo continuarono con Celso, ma furono confutate da Origene. Sarebbe stato perci? molto strano che la Chiesa avesse adottato una data del culto mitraico quando l?aveva sempre combattuto come rito satanico. In realt? erano gli imperatori romani, nel periodo precedente l?editto di Costantino del 313, che avevano tutto l?interesse a diffondere il mitraismo per ostacolare il cristianesimo nascente.
L?ipotesi di Duchesne, che poi presso gli studiosi successivi era diventata una certezza, ? dunque priva di ogni fondamento, perch? parte da una semplice coincidenza di date, senza badare alle enormi differenze che c?era tra cristianesimo e mitraismo.
La verit? invece ? che si tratta di una semplice coincidenza, che si sarebbe comunque verificata in qualsiasi giorno dell?anno fosse nato Ges?. Ci sarebbe sempre stata una divinit? pagana che veniva celebrata quel giorno. L?affermazione che la festivit? del Natale sia un culto tardivo, sorto appena nel IV secolo, lascia ancora perplessi. Nella storia dei Papi si afferma che S. Telesforo, che fu pontefice dal 125 al 136, oltre ad aver istituito il digiuno quaresimale, stabil? la celebrazione della Messa notturna del Natale con il canto del Gloria. Gli storici dubitano di questa notizia riportata dal ?Liber Pontificalis?; per? potrebbe darsi che sia fondata e che S. Telesforo abbia conosciuto, anche indirettamente o per fama, l?Evangelista Luca. Certamente potrebbe costituire un anello di congiunzione tra i Vangeli e il Cronografo romano, anche perch? sarebbe la continuit? di una tradizione che ? emersa proprio dalla Chiesa di Roma.
La realt? di fondo ? comunque che la festivit? ? esistita fin dalle origini. Il fatto che non si abbiano prove scritte precedenti al Cronografo romano ? del tutto irrilevante. E? sempre stata prassi della Chiesa di intervenire quando c?erano delle controversie, e quindi dovevano per forza essere emessi documenti ufficiali. Ci? significa quanto meno che la tradizione aveva tramandato nella Chiesa di Roma la festivit? del Natale al 25 dicembre. Il fatto che poi nel IV secolo tale celebrazione venisse estesa da Roma a tutta la Chiesa significa che si trattava di una data autentica e non fittizia.

Determinazione della data

Per stabilire quando ? nato Ges? si pu? procedere in due modi:
1) prendere in considerazione quando Ges? Cristo ? stato battezzato;
2) calcolare quando ? avvenuta l?annunciazione della nascita di Giovanni Battista.
Se si esamina il primo punto, bisogna tenere conto della data precisa in cui Ges? ? stato battezzato. Con un calcolo opportuno, che qui per brevit? si omette, in quanto gi? trattato in altro studio, si perviene a stabilire che Ges? ? stato battezzato il 25 settembre dell?anno 27 d. C (cfr. Dario Bazec, LA CRONOLOGIA DEI VANGELI SECONDO IL CALENDARIO EBRAICO, Edizioni ?Italo Svevo?, Trieste, 2001, pag. 91 s). Calcolando i quaranta giorni trascorsi nel deserto si arriva alla data del 5 novembre. Bisogna ancora tenere conto che secondo l?uso ebraico non era permesso predicare e insegnare prima di trenta anni o comunque prima del trentesimo anno. Infatti Luca nel Vangelo afferma, secondo un?esatta traduzione del testo che, alla data del battesimo, ?Ges? stava per iniziare circa trenta anni? (Lc 3,23). Sappiamo sempre dal Vangelo di Luca che Ges? si present? nella sinagoga di Nazaret, la localit? della sua residenza, dove era nota la sua et?, e afferm?, citando Isaia che lo Spirito Santo era sopra di lui (cfr. Lc 4, 18). Perch? questa proclamazione fosse legittima, cio? fosse idonea ad abilitarlo alla predicazione e all?insegnamento, deve essere avvenuta almeno quando Ges? era entrato nel trentesimo anno di et?. Se si fa un?analogia con l?inizio della predicazione di Pietro, che, assieme agli altri apostoli e Maria hanno atteso cinquanta giorni per la discesa della Spirito Santo (cfr. At 2, 1 s), allora bisogna sommare cinquanta giorni al 5 novembre e si perviene al 25 dicembre 27, giorno in cui Ges? compie 29 anni o comincia il trentesimo anno. Detto per inciso si arriva alla data del 5 novembre, in considerazione che dal 25 settembre Ges? fece digiuno e penitenza per quaranta giorni. Perci? si pu? calcolare, secondo il calendario giuliano la data di nascita di Ges?, che ? avvenuta il 25 dicembre dell?anno ?2. Se si calcola la data secondo il calendario ebraico, corrispondente al 25 dicembre dell?anno ?2, si ottiene che Ges? ? nato il 18 Tebet 3759. Quindi Ges? si ? presentato alla sinagoga di Nazaret il 18 Tebet 3788, corrispondente a sabato 3 gennaio 28.
Allo stesso risultato si perviene, con notevoli passaggi in pi?, partendo dalla data in cui Zaccaria ha ricevuto l?annunciazione dall?arcangelo Gabriele del concepimento e della nascita di Giovanni Battista. Secondo Luca, il punto di riferimento ? che tale fatto avvenne quando Zaccaria era nel Tempio di Gerusalemme per il turno della classe di Abia (cfr. Lc 1, 5 s). ? stato calcolato che tale turno avvenne tra l?8 e il 14 settembre ?3. Calcolando il tempo di rientrare a casa si pu? affermare che Giovanni Battista fu concepito intorno al 24 settembre ?3. Perci? l?annunciazione a Maria del concepimento di Ges? avviene intorno al 25 marzo ?2. Quindi ? accettabile, congruo e non contraddittorio affermare che Ges? ? nato effettivamente il 25 dicembre dell?anno ? 2, corrispondente al 18 Tebet 3759.

Si pu? quindi affermare che la celebrazione liturgica del 25 dicembre corrisponde esattamente ed effettivamente alla ricorrenza storica della nascita di Ges?. Non c?? dunque alcun addomesticamento di date pagane, ma soltanto una pura e semplice coincidenza. Non bisogna sorprendersi del fatto: ci? sarebbe avvenuto, con ricorrenze di altre divinit?, qualunque fosse stato il giorno di nascita di Ges?.

Si pu? quindi affermare ora, senza ombra di dubbio, che la Chiesa ha tramandato nei secoli una data storicamente autentica in relazione alla nascita di Ges?. Come ci? sia potuto avvenire lo si pu? stabilire, almeno al livello di indizio.
La storia della medicina insegna che la Chiesa sin dal primo secolo aveva istituito in Roma delle attivit? ospedaliere. Sempre la storia della medicina insegna che soltanto i medici militari erano in grado di gestire gli ospedali. Ora l?unico medico di cui si parla nel Nuovo Testamento ? Luca, che ? pure considerato autore del Terzo Vangelo. Si pu? quindi affermare che Luca era presente a Roma sia per organizzare l?attivit? ospedaliera sia per insegnare e tramandare il suo Vangelo. Ed ? proprio dal suo Vangelo che si hanno notizie cos? precise relativamente alla nascita di Ges?. Inoltre proprio dalla Chiesa di Roma si diffuse la festivit? liturgica del 25 dicembre come celebrazione della nascita di Ges?.

La Nativit? nel Vangelo di Luca

?In quei giorni un decreto di Cesare Augusto ordin? che si facesse il censimento di tutta la terra. Questo primo censimento fu fatto quando era governatore della Siria Quirinio. Andavano tutti a farsi registrare, ciascuno nella sua citt?. Anche Giuseppe, che era della casa e della famiglia di Davide, dalla citt? di Nazaret e dalla Galilea sal? in Giudea alla citt? di Davide, chiamata Betlemme, per farsi registrare insieme con Maria sua sposa, che era incinta. Ora, mentre si trovavano in quel luogo, si compirono per lei i giorni del parto. Diede alla luce il suo figlio primogenito, lo avvolse in fasce e lo depose in una mangiatoia, perch? non c?era posto per loro nell?albergo.
C?erano in quella regione alcuni pastori che vegliavano di notte facendo la guardia al loro gregge. Un angelo del Signore si present? davanti a loro e la gloria del Signore li avvolse di luce. Essi furono presi da grande spavento, ma l?angelo disse loro: ?Non temete, ecco vi annunzio una grande gioia, che sar? di tutto il popolo: oggi vi ? nato nella citt? di Davide un salvatore, che ? il Cristo Signore. Questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce, che giace in una mangiatoia?. E subito apparve con l?angelo una moltitudine dell?esercito celeste che lodava Dio e diceva:
?Gloria a Dio nel pi? alto dei cieli
e pace in terra agli uomini che egli ama?.
Appena gli angeli si furono allontanati per tornare al cielo, i pastori dicevano fra loro: ?Andiamo fino a Betlemme, vediamo questo avvenimento che il Signore ci ha fatto conoscere?. Andarono dunque senz?indugio e trovarono Maria e Giuseppe e il bambino, che giaceva nella mangiatoia. E dopo averlo visto, riferirono ci? che del bambino era stato detto loro. Tutti quelli che udirono, si stupirono delle cose che i pastori dicevano. Maria, da parte sua, serbava tutte queste cose meditandole nel suo cuore. I pastori poi se ne tornarono, glorificando e lodando Dio per tutto quello che avevano udito e visto?. (Lc 2, 1,20).
Gli argomenti iniziali di questo brano, quali il censimento decretato da Augusto, la data del medesimo censimento, il consolato di Publio Sulpicio Quirinio e infine l?autocertificazione di Giuseppe sono tutti problemi gi? analizzati e risolti (cfr. op. cit., pag. 104 s.).
Prima di entrare nella spiritualit? di questo primo Natale, ? opportuno notare come ?tutti? andavano a farsi registrare e quale moltitudine di gente si trovava a Betlemme, quando arrivarono Maria e Giuseppe. Sfavoriti dalla distanza e dal fatto che Maria era incinta arrivarono l? per ultimi tanto da non poter trovare un alloggio decente: perci? dovettero adattarsi ad una grotta che di solito serviva per rifugio agli animali. Qui viene in mente il Presepio che ogni anno a Natale viene allestito nelle famiglie cristiane e nelle chiese. E? noto che spesso il Presepio ? stato accusato di essere pi? fantasioso che corrispondente al Vangelo e ci? perch? figurano il bue e l?asinello.
A ben vedere per? ? da ritenere che di fantasia ci sia ben poca e che invece corrisponda alla realt? pi? di quanto sembri. E? vero che il Vangelo non menziona gli animali, tuttavia non si pu? pretendere che l?Evangelista dica tutto, anche le cose che i lettori del suo tempo sapevano gi?. Perch? in tal caso i Vangeli sarebbero delle enciclopedie e non dei libri. Inoltre le cose ovvie non si indicano mai. E? lasciato quindi all?intuito degli uditori e lettori di oggi e di integrare gli elementi mancanti. Che ci fossero gli animali lo si evince dagli usi e le consuetudini dell?epoca. In effetti il Vangelo scrive che Ges? Bambino ?giace in una mangiatoia avvolto in fasce? (Lc 2, 12). Gi? la parola ?mangiatoia? indica la presenza di un animale. Nelle localit? agricole ogni contadino aveva o un bue che gli serviva per arare i campi o una mucca, che giornalmente forniva il fabbisogno di latte per la sua famiglia. In quanto all?asino, esso era di propriet? di Giuseppe. E? impensabile che Maria e Giuseppe abbiano effettuato il viaggio da Nazaret a Betlemme senza l?aiuto di un animale. Certamente non era sempre necessario, ma considerando lo stato di avanzata gravidanza di Maria, ? impossibile che lei abbia viaggiato a piedi. Se una correzione c?? da fare, bisognerebbe mettere il mulo al posto dell?asino. Non si creda che si tratti di un?idea estemporanea. Se si legge il censimento di Esdra in occasione del rimpatrio degli Ebrei da Babilonia a Gerusalemme (-537; 538 a. C.) si legge: ?I loro cavalli: settecentotrentasei. I loro muli: duecentoquarantacinque. I loro cammelli: quattrocentotrentacinque. I loro asini: seimilasettecentoventi? (Esd 2, 68). Il fatto che Esdra indichi i muli immediatamente dopo i cavalli, ci? significa che avevano una certa importanza, maggiore di quella degli asini, che vengono indicati dopo tutti gli animali. In particolare il mulo ? un potente animale sia da trasporto sia da cavalcatura, che veniva usato per i viaggi nelle localit? montuose d?Israele.
Rimane ancora un?obiezione da superare. E? stato scritto che ?le greggi restavano per gran parte dell?anno all?aria aperta: le si faceva uscire la settimana prima della Pasqua per farle rientrare solo a met? novembre, alle prime piogge di marchesvan . L?inverno lo passavano negli ovili, e basta questo particolare per dimostrare che la tradizionale data del Natale in inverno non ha molte probabilit? di essere esatta, poich? il Vangelo ci dice che i pastori erano nei campi?. (Daniel-Rops) Questa obiezione ? autorevole, ci? nonostante ? inesatta. Innanzi nel Vangelo di Luca, si afferma che ?c?erano in quella regione alcuni pastori che vegliavano di notte facendo la guardia al loro gregge?. (Lc 2, 8). L?Evangelista non menziona i ?campi?, ma scrive ?regione?. La traduzione pu? essere fuorviante, perch? tale termine ha un significato molteplice, come del resto molteplice ? la traduzione sia del termine greco ch?ra, sia di quello latino regio, sia di quello siriaco ?atr?.
E? quasi sicuro che Daniel-Rops abbia fatto riferimento ai Campi dei Pastori, localit? che si trova a Beit Sāhūr, localit? poco distante da Betlemme e ritenuta, secondo la tradizione, il luogo in cui gli angeli annunciarono la nascita di Ges?. Se anche fosse vero che i pastori si trovavano con le loro greggi all?estrema periferia del centro abitato, ci? non crea alcuna difficolt?. Il progressivo sviluppo dell?agricoltura aveva ristretto molto l?allevamento del bestiame ed era previsto che i pastori dovevano stare in aree ben delimitate affinch? le pecore non danneggiassero le colture.
Quindi la traduzione dei termini citati ? semplicemente luogo. Del resto si addice molto bene al sito in cui avevano trovato alloggio Maria e Giuseppe e dov?era nato Ges?, perch? si tratta di un luogo periferico, in quanto nel centro di Betlemme non era possibile trovare posto.
Correggendo quanto ha affermato Daniel-Rops si pu? senz?altro dire che i pastori dall?inizio della primavera fino a met? autunno si allontanavano dai centri abitati, per andare verso pascoli che d?inverno non erano accessibili, mentre chi rimaneva a valle provvedeva a tagliare l?erba che d?inverno avrebbe nutrito gli animali come fieno. Da novembre a marzo i pastori rientravano in prossimit? dei centri abitati e sistemavano il bestiame negli ovili, sia per le piogge ricorrenti, sia perch? quello era il periodo di gestazione delle pecore, che figliavano gli agnelli nel mese di marzo. In buona sostanza ci? era analogo a quanto avviene oggi nelle zone alpine, dove i pastori con la buona stagione salgono agli alpeggi per rientrare in autunno presso i centri abitati.
Dopo questa lunga disamina e assieme a tutti gli altri elementi gi? raccolti, si pu? senz?altro dire che la presenza dei pastori nelle vicinanze della grotta in cui era riparata la Sacra Famiglia, ? una conferma che Ges? ? nato in dicembre.
Rimane tuttavia ancora un particolare da esaminare, prima di contemplare la spiritualit? del primo Natale. Si tratta del viaggio che Maria e Giuseppe dovevano affrontare per recarsi a Betlemme. La distanza da Nazareth a Gerusalemme ? di circa 140 km ai quali bisogna aggiungere altri 10 km per arrivare a Betlemme. Il giorno di partenza ? l?11 Tevet 3759 (18 dicembre ?2). Prima non potevano essere partiti, perch? il 10 Tevet ? giorno di digiuno per ricordare l?inizio dell?assedio di Nabuccodonosor a Gerusalemme.

Dal Vangelo si sa che Ges? ? nato a Betlemme, quindi erano arrivati col? almeno al 17 Tevet (24 dicembre). La differenza ? di sette giorni, considerando per? che il 14 Tevet (21 dicembre) cade di sabato, i giorni effettivi di viaggio erano sei. Maria e Giuseppe dovevano quindi percorre circa 25 km al giorno per arrivare a Betlemme, ossia viaggiare in media circa 6 ore e 15 minuti al giorno. La cosa era fattibile. I viaggi di solito avvenivano durante le ore del giorno; considerando che nel mese di dicembre le ore totali di illuminazione solare erano circa dieci, il viaggio poteva senz?altro essere fatto con quelle modalit?, con un congruo periodo di riposo intermedio a met? giornata.

La spiritualit? del primo Natale

La contemplazione delle realt? spirituali ? sempre qualcosa di molto impegnativo e ancor pi? lo ? la spiegazione di ci? che si ? contemplato. A maggior ragione se si tenta di scrivere qualcosa sulla spiritualit? del primo Natale.
Il Vangelo di Luca nel descrivere la nascita di Ges? sembra essere sbilanciato. In 7 versetti descrive sinteticamente ci? che ? avvenuto dalla pubblicazione dell?editto di Cesare Augusto fino alla nascita di Ges?. Negli altri 13 versetti, quasi il doppio dei precedenti, la descrizione di ci? che avviene ? invece molto minuziosa. La descrizione dei pastori, l?apparizione di un angelo, l?annuncio della nascita del Messia, il coro celeste degli angeli che glorificano Dio, il breve viaggio dei pastori fino a Betlemme, la gioia dei pastori che raccontano di quanto avevano udito e il loro lieto ritorno al lavoro che li impegnava. Di ci? che hanno prova Maria in quel lieto momento si dice pochissimo, quasi nulla, tranne un versetto: ?Maria, da parte sua, serbava tutte queste cose meditandole nel suo cuore? (Lc 2, 19); di Giuseppe non si fa neppure menzione.
Si ? scritto sopra che la descrizione della nascita di Ges? sembra essere sbilanciata. In realt? non lo ?. Il centro dell?attenzione di tutti dev?essere Ges? e soltanto Ges?, il resto ? del tutto secondario. A ben vedere Luca non fa altro che riferire ci? che gli ? stato detto, senza dubbio da Maria stessa. Il modo dettagliato con cui vengono descritti i fatti riguardanti la glorificazione di Dio e di Ges? e l?umile nascondimento di Maria di fronte a ci? non pu? pervenire da altri che da Maria stessa. Si pu? dire di pi?: la frase del Vangelo che riferisce che ?Maria, da parte sua, serbava tutte queste cose meditandole nel suo cuore?, quasi certamente non fu neanche detta. Luca, per?, fine ed esperto medico, era in grado di valutare la profonda spiritualit? della Madre di Ges? soltanto nel sentirla parlare, dallo sguardo purissimo degli occhi, dall?atteggiamento composto e riservato che essa manteneva. Da tutto ci? egli poteva valutare come avesse vissuto quei momenti. Detto per inciso, si pu? facilmente notare che il v. 19 interrompe la narrazione degli eventi.
Proprio questo versetto ci fa percepire a quale grado di santit? fosse gi? pervenuta Maria: ?Essa penetrava con l?occhio dello spirito nelle cose divine che si compivano davanti a lei. Ne gustava la bellezza, ne conservava il profumo. Adorava in silenzio?. (Valensin e Huby). Eppure c?? ancora qualcosa da osservare in questa spiritualit? del primo Natale.
L?occasione di analizzare attentamente i fatti viene proprio dalla conoscenza della cronologia. Si sa cos? che la nascita di Ges? avvenne il nono giorno dopo il 10 Tevet. Come gi? detto sopra, tale data ? un giorno di digiuno per ricordare l?inizio dell?assedio di Nabuccodonosor a Gerusalemme.
Il digiuno ? accompagnato da preghiere pubbliche, come avviene nei giorni penitenziali dell?ebraismo. Dopo le orazioni comuni ad ogni giorno c?? la preghiera di implorazione (Tahanun), accompagnata dalla confessione silenziosa dei peccati (Viddui). Si legge un brano di Neemia: ?Tu sei stato giusto in tutto quello che ci ? avvenuto, poich? hai agito fedelmente, mentre noi ci siamo comportati con empiet?? (Ne 9, 33). Durante la funzione religiosa si suonava lo shofar. Interessante ? sapere che ?durante il periodo del secondo Tempio erano praticati giorni di digiuno, quotidiani o due volte alla settimana, per motivi ascetici, specialmente dalle donne (Lc 2, 37), ma anche dagli uomini (Lc 18, 12; Mc 2, 18). Ci? avveniva anche in attesa di una rivelazione apocalittica? (Herr).
Di notevole importanza ? sapere che ai tempi di Ges? c?erano donne e uomini, che praticavano digiuni volontari. Tale pratica ascetica avviene ancora oggi; infatti nel rituale ebraico ? prevista una preghiera di offerta volontaria di digiuno. Fra questi possiamo senz?altro includere Maria e Giuseppe, sebbene in entrambi le finalit? fossero diverse da quelle del fariseo di Lc 18,12; invece erano identiche a quelle della profetessa Anna. Ci si pu? chiedere se era necessario che Maria praticasse il digiuno o facesse altre penitenze. Oggi i cristiani sanno che Maria ? santissima, ma la sua santit? deriva s? dalla grazia di Dio profusa su di lei gi? dal momento del suo immacolato concepimento e da tutte le ulteriori grazie a lei concesse. Ma tale santit? ? anche dovuta alle azioni meritorie da lei acquisite durante la sua vita e fra queste il digiuno e la penitenza sono le principali. E? tipico di tutti i santi espiare con i propri sacrifici i peccati del mondo. L?esempio pi? attuale ? quello di Padre Pio. Anche se essi sanno, in scienza e coscienza, di non aver commesso alcun peccato che possa offendere Dio, essi percepiscono ogni difetto, anche il pi? piccolo, come un oltraggio al Signore.
Maria inoltre sapeva di dover fare un lungo viaggio, pieno di sofferenze. Essa ormai era in stato di avanzata gravidanza e recarsi a Betlemme in quelle circostanze era molto faticoso oltre che rischioso. Giuseppe percepiva questo stato d?animo della sua sposa, ma non poteva far nulla. Era obbligato ad andare nel suo paese natio; nulla l?avrebbe giustificato di fronte all?autorit? romana in caso di omissione. Ecco quindi la spontanea offerta di entrambi di continuare, fino alla nascita di Ges?, anche durante il viaggio, la penitenza iniziata il 10 Tevet. Tanto pi? che non poteva non essere evidente ai loro occhi un singolare parallelismo: se il 10 Tevet si faceva penitenza e si digiunava per l?inizio dell? assedio al Gerusalemme in quel momento il 10 Tevet diventava l?inizio della redenzione di Gerusalemme, d?Israele e di conseguenza di tutta l?umanit?.
Si pu? in conclusione affermare, senza timore di smentite, che Maria e Giuseppe, con l?accettazione di tutte le loro sofferenze in espiazione dei peccati del mondo, accettazione praticata con ulteriori sacrifici, digiuni e preghiere, furono i primi a celebrare la ?Novena del Santo Natale?, di quel giorno natale del nostro Signore Ges? Cristo, storicamente avvenuto a Betlemme il 25 dicembre ?2, 18 Tevet 3759." DARIO BAZEC
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R: Luca Casioli, la favola di Cristo

Messaggio da carlo »

Cristo non ? mai esistito: afferma lo storico Cascioli e

lancia una sfida al cardinale Biffi e alla Chiesa cattolica

Il libro-denuncia ?La favola di Cristo? dimostra che Ges? ? solo uno scambio di persona



VITERBO ? ?Ges? Cristo non ? mai esistito ed ? possibile dimostrarlo in maniera inconfutabile e comprovata, dissolvendo qualsiasi dubbio. Si ? verificato uno scambio di persona?. E? questa la dichiarazione sconcertante del famoso studioso e storico Luigi Cascioli. Nel suo straordinario e dettagliato libro-denuncia ?La favola di Cristo? tutte le teorie della Chiesa cattolica crollano, cadendo una ad una, come in un gioco di domino. Questo lavoro di paziente e costante ricerca ? costato allo scrittore cinque anni di studi approfonditi, un lavoro immenso, mastodontico che lo ha condotto a esaminare migliaia e migliaia di documenti, di testi ritenuti sacri e di iconografie. ?Infatti nel saggio La favola di Cristo sono illustrate e spiegate con chiarezza tutte le falsit? che la teologia cattolica non ha mai ritenuto di mettere in discussione? continua Cascioli. ?E? giunto il momento che il mondo sappia e conosca finalmente quale sia la verit? storica, che piaccia no. Inutile tapparsi gli occhi dinanzi alla storia?. Cascioli invita caldamente il cardinale Biffi a partecipare insieme a un pubblico dibattito televisivo auspicando che la Rai, come network di informazione pubblica, e altre emittenti private, mettano a disposizione un programma adeguato di discussione che affronti ? prima volta nella storia ? il tema se Cristo ? esistito. Una sfida che Cascioli si auspica venga immediatamente raccolta da Biffi o da qualsiasi altro rappresentante e teologo della Chiesa cattolica. Un incontro intellettuale che si preannuncia come la grande sfida del millennio.




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Messaggio da Monia Di Biagio »

:arrow: RICORDO BREVEMENTE CHE: l'Ateismo di Cascioli attacca il cristianesimo con una denuncia contro la Chiesa Cattolica sostenitrice di un'impostura basata su falsi documenti, quali la Bibbia ed i Vangeli, attraverso la violenza dell'inquisizione e il plagio ottenuto con l'esorcismo, il satanismo e altre superstizioni.

Luigi Cascioli, dopo aver dimostrato in maniera indiscutibile che i fatti presentati come veri dalle Sacre Scritture sono in realt? dei falsi, primi fra questi quelli inerenti la figura di Ges? detto il Cristo che ? stata costruita sulla persona di certo Giovanni di Gamala, figlio di Giuda il Galileo della Casta degli Asmonei, sedicente discendenti della stirpe di Davide, conclude i suoi studi con una denuncia contro la Chiesa Cattolica, nella persona di Don Enrico Righi, parroco-rettore della ex. Diocesi di Bagnoregio (VT), per abuso della credulit? popolare (Art. 661 C.P.) e sostituzione di persona (Art. 494 C.P.)
La querela ? stata depositata al Tribunale di Viterbo l'11 settembre 2002.

:arrow: RIPETO: ABUSO DELLA CREDULITA' POPOLARE E SOSTITUZIONE DI PERSONA :shock: !

Ottenuta, grazie all'intervento del Tribunale di Perugia sulle richieste di archiviazione del Pubblico Ministero Dott. Renzo Petroselli, l'iscrizione di Don Enrico Righi nel registro degli indagati, sono GLI ACCUSATORI attualmente in attesa della seconda udienza che prevede la presenza dell'accusato.
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Luigi Cascioli, la favola di Cristo

Messaggio da Monia Di Biagio »

:arrow: Per chi vollesse saperne di pi? TUTTI GLI INTERVENTI DEL PROCESSO che vedono il cascioli contro la chiesa cattolica: http://www.luigicascioli.it/tabella_ita.php
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Luigi Cascioli, la favola di Cristo

Messaggio da carlo »

Sta diventando uno dei miei eroi! :mrgreen: ABUSO DELLA CREDULITA' POPOLARE, quanto ? vero...
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R: Luca Casioli, la favola di Cristo

Messaggio da carlo »

Ecco due prove che Ges? Cristo non ? mai esistito

Lettera-denuncia dello storico Cascioli ai ministri della Chiesa




ROMA ? ?In seguito alla mancata risposta da parte dei tre ministri della Chiesa, don Enrico Righi, cardinale Biffi e il vescovo Carraro, alle mie ripetute richieste con lettere aperte, pubblicate anche da giornali a diffusione nazionale, di una testimonianza confermante l?esistenza storica di Cristo, ho preso la decisione di essere io a portare a loro le prove della sua non esistenza?? Comincia con questa frase a firma di Luigi Cascioli il documento-saggio-lettera-aperta (sotto riportato) dello studioso e storico, autore dello straordinario libro-denuncia ?La favola di Cristo? Inconfutabile dimostrazione della non esistenza di Ges?. Ricordiamo che Cascioli il 13.09.2002 ha sporto querela contro il parroco don Righi, quale rappresentante dei ministri della Chiesa, per abuso di credulit? popolare e sostituzione di persona. La prossima udienza ? prevista a fine aprile presso il Tribunale di Viterbo, nella quale i giornalisti, gli storici e gli interessati sono invitati a partecipare. www.LuigiCascioli.it



Le prime due prove della

non esistenza storica di Ges? Cristo

di Luigi Cascioli


In seguito alla mancata risposta da parte dei tre ministri della Chiesa, don Enrico Righi, cardinale Biffi e il vescovo Carraro, alle mie ripetute richieste (vedi ?PROCESSO? su www.luigicascioli.it/1querela_ita.php ) con lettere aperte, pubblicate anche da giornali a diffusione nazionale, di una testimonianza confermante l?esistenza storica di Cristo, ho preso la decisione di essere io a portare a loro le prove della sua non esistenza anche se, per escluderlo dalla storia, sarebbe pi? che sufficiente il solo fatto che nessun documento contemporaneo parla di lui.



Riassunto telegrafico della situazione politico-religiosa della

Palestina sotto l?occupazione romana:



Nel -63 Pompeo, istallatosi a Damasco dopo la conquista della Siria, decise, prima di rientrare a Roma, di dare un ordine sociale e politico a tutti i possedimenti dell?Asia compresa la Palestina che ? era stata annessa all?Impero in qualit? di protettorato. In Palestina c?era un conflitto tra i due fratelli Aristobulo II e Ircano II che si contendevano il trono di Gerusalemme quali appartenenti alla casta degli della stirpe degli Asmonei sedicente discendente della stirpe di David. Pompeo, eletto arbitro della contesa, ritenendo Aristobulo II non affidabile per certe sue amicizie pericolose per Roma, decise in favore di Ircano II. I sostenitori di Aristobulo II organizzarono una rivolta armata contro Ircano II. Pompeo pose termine ai disordini entrando in Palestina con le sue legioni.

I partigiani di Aristobulo II furono sconfitti, Gerusalemme occupata, i legionari entrarono nel Tempio con conseguente profanazione del Sancta Sanctorum che gener? in tutti gli ebrei un odio feroce contro i romani. Pompeo, riconfermato Ircano II al trono di Gerusalemme, ma sotto la sorveglianza di un controllore di sua fiducia nella persona di un certo Antipatro, nella certezza di aver ristabilito in maniera definitiva l?ordine, part? per Roma lasciando una sola legione a Gerusalemme. Alla morte di Aristobulo II, i suoi successori riprendono la lotta armata contro Ircano II.

? in questa rivendicazione che appare la figura di un certo Ezechia nella parte di capo del movimento armato contro Ircano II e i romani suoi sostenitori. (vedi Favola di Cristo pag. 87). Gabinio, proconsole di Siria (55-57 a.C.) intervenne con le legioni e dopo duri scontri riusc? a riportare l?ordine. Giulio Cesare, succeduto a Pompeo, riconferm? Ircano II al trono di Gerusalemme ma con sempre accanto Antipatro nella sua carica di controllore (47 a.C.). Antipatro ha un figlio di nome Erode il quale, per realizzare l?ambizione di prendere lui il posto degli Asmonei sul trono di Gerusalemme, si schiera al fianco dei Romani nella lotta di repressione contro i rivoltosi di Ezechia. Morto Ezechia in uno scontro armato contro una pattuglia comandata dallo stesso Erode (44 a.C.), il suo posto di pretendente al trono di Gerusalemme viene preso da suo figlio Giuda, detto il Galileo nel significato che aveva questo appellativo di ?rivoluzionario? perch? era in Galilea che si trovava la pi? importante organizzazione rivoluzionaria. Ircano II, intanto, venne fatto prigioniero nella guerra che la Palestina stava conducendo contro i Parti.

Approfittando della cattura di Aristobulo II, Erode s?istall? sul trono di Gerusalemme facendosi eleggere dai Romani re della Palestina. (-40). Rientrato Ircano II dalla prigionia, Erode fece uccidere lui e tutti i suoi discendenti degli Asmonei che avrebbero potuto contestargli il regno, compresa sua moglie... e i due figli che aveva avuto da lei. ? da questi eccidi che fu costruita quella strage degli innocenti riportata dai vangeli, che in realt? non ? mai esistita.

Erode muore nel 4 a.C. lasciando una successione complicata tra i suoi quattro figli. Alla morte di Erode, Giuda il Galileo, figlio di Ezechia, quale Asmoneo pretendente al trono di Gerusalemme, con un esercito formato da esseno-zeloti, attacca la legione romana di stanza a Gerusalemme generando una vera e propria guerra che termina dopo ben tre interventi da parte di Quintilio Varo, proconsole in Siria. La repressione da parte dei romani ? feroce; la crocifissione di duemila rivoltosi genera un aumento di odio verso i Romani da parte degli ebrei.

Cesare Augusto, subentrato a Giulio Cesare, per rendere pi? controllabile la Palestina la divide in quattro tetrarchie affidandone ciascuna ad uno dei quattro figli di Erode. La pi? importante, quella della Giudea con capitale Gerusalemme, l?affida ad Archelao quale primogenito. Questa conferma da parte di Roma a mantenere i discendenti di Erode al comando della Palestina, genera nuove rivolte da parte dei rivoltosi guidati da Giuda il Galileo.

Cesare Augusto, stanco dei continui disordini causati da tutte queste lotte di successione, decide di occupare militarmente la Palestina passandola da protettorato, quale era, a provincia dell?Impero Romano e toglie dal trono di Gerusalemme ogni pretendente di razza ebraica per sostituirlo con un procuratore romano a cui accorda ogni autorit?, compresa quella di emettere condanne a morte (6 d.C.).

Come conseguenza del passaggio da protettorato a provincia, la Palestina viene sottoposta ad un censimento a fini fiscali che genera un fermento generale del quale ne approfitta Giuda il Galileo per organizzare un?ulteriore rivoluzione contro i romani, rivoluzione alla quale partecipa tutto il mondo ebraico di religione biblica in una maniera particolarmente sentita perch? oltre al sentimento di ribellione contro l?imposizione delle tasse che sarebbe derivata dal censimento, esso vedeva nella sostituzione di Archelao con un procuratore romano al trono di Gerusalemme quell?avvenimento che avrebbe annunciato l?imminente avvento del Messia secondo quanto aveva predetto il profeta Giacobbe: >.

La partecipazione del popolo fu cos? massiccia e sentita da trasformare la rivolta in una vera e propria guerra che dur? oltre due anni mettendo spesso in difficolt? le legioni romane venute dalla Siria. Morto Giuda il Galileo in questa guerra, il suo posto nelle rivendicazioni al trono di Gerusalemme fu preso dal primogenito Giovanni e dagli altri suoi sei figli Simone, Giacomo il Maggiore, Giuda (non l?Iscariote), Giacomo il Minore, Giuseppe e, l?ultimo, Menahem, che morir? nella guerra giudaica del 66-70 dopo essere stato acclamato dagli esseno-zeloti, durante l?assedio di Gerusalemme da parte delle legioni romane, re dei Giudei.



Fatta questa breve ricapitolazione per far comprendere quale importanza ebbero i discendenti della casta degli Asmonei nelle rivoluzioni messianiche, passiamo ora ad analizzare, attraverso una documentazione storica, questa squadra di combattenti Jahvisti, formata dai figli di Giuda il Galileo, per trarre da essa quelle che sono le prime due prove della non esistenza storica di Ges? Cristo.



Prova numero uno.



Secondo una prassi gi? seguita dai Maccabei nella loro rivolta contro gli Ellenisti (167 a.C.), i guerriglieri del movimento rivoluzionario messianico continuarono ad usare gli appellativi per quell?anonimato di cui hanno bisogno tutti i partigiani di questo mondo di proteggere se stessi nella loro latitanza e le proprie famiglie dalle ritorsioni che potrebbero subire dalle polizie nemiche, quali loro parenti.

Come i cinque figli del loro antenato Mattatia (Giovanni, Simone, Giuda, Eleazzaro e Gionata che furono chiamati rispettivamente Gaddi, Tassi, Maccabeo, Auaran e Affus - I Mc. 2- 2), anche i figli di Giuda il Galileo, autonominatisi Boanerghes, cio? figli della vendetta, adottarono dei soprannomi personali oltre a quelli che gli furono attribuiti in forma generica, quali quelli Qanana e Zelota, che rispettivamente significano ?rivoluzionario? (il primo in aramaico, il secondo in greco), e quello di ?Galileo?, che veniva dato ai guerriglieri del nord perch? era in Galilea che si accentrava una forte componente rivoluzionaria, come risulta da antichi documenti aramaici, greci e latini (Novum Testamentum Graece et Latine).

Ritenendo troppo lungo soffermarmi a parlare di tutti e sette i fratelli in questa lettera aperta, tratter? soltanto di quelli che mi sono direttamente coinvolti in quella che sar? la prima prova che porter? per dimostrare la non esistenza storica di Ges? detto il Cristo, cio? Simone che ebbe gli appellativi di Barjona, che in aramaico significa latitante, e Kefas (pietra), che gli fu dato nel significato allegorico di roccia per la sua corporatura muscolosa e massiccia, e Giacomo il Maggiore il cui nome viene associato nei documenti a quello di Boanerghe.

La banda dei Boanerghes (figli della vendetta), oper? come tutte le altre bande esseno-zelote, sul territorio palestinese per coinvolgere la popolazione, come era avvenuto nella rivolta del censimento, in quella che doveva essere a rivoluzione finale che, liberando la Palestina dall?occupazione romana, avrebbe rimesso sul trono di Gerusalemme un discendente della stirpe di Davide.

Partendo dalla regione della Golanite, cio? dai confini della Siria, attraverso la Galilea e la Samaria, era in Giudea, con la conquista di Gerusalemme, che doveva concludersi quel programma esseno-zelota che prevedeva la vittoria del bene contro il male, il trionfo definitivo degli angeli della luce, sugli angeli delle tenebre; i primi rappresentati da loro, sostenitori del monoteismo biblico, i secondi raffigurati dai seguaci delle divinit? pagane.

I Boanerghes non erano altro che una delle tante bande, di cui ci parlano gli storici contemporanei, che, approfittando del malcontento popolare generato dalle ingiustizie sociali, praticavano il proselitismo di massa aizzando, in nome di una morale comunista, i diseredati contro le classi privilegiate e contro le istituzioni della Stato, e terrorizzando coloro che si rifiutavano di collaborare: >. (Filone).

>. (Giuseppe Flavio- Guerra Giud.).



?In illo tempore?, cio? nello stesso periodo messianico, apprendiamo dai Testi Sacri che un?altra squadra percorse la Palestina del tutto uguale a quella dei Boanerghes, sia nei nomo dei componenti che nell?applicazione del programma seguito per conquistare le masse, cio? quel programma che veniva eseguito dagli attivisti nazir esseno-zeloti promettendo alle classi umili l?eredit? della terra e la conquista dei cieli se li avessero seguiti nel loro precetti, e terrorizzando coloro che gli si opponevano.



Una combinazione di eventi e di persone che si potrebbe pure attribuire al caso, come qualche credente mi ha fatto osservare, se non ci fossero ulteriori considerazioni che ci confermano che in realt? una delle due deve essere esclusa dalla storia. Quale? Quella formata dai figli di Giuda il Galileo, confermata dai documenti storici, oppure l?altra sostenuta dai Testi Sacri?



Le figure di Simone e Giacomo ci vengono presentate da Giuseppe Flavio che cos? ci parla di essi: >. (Giuseppe Flavio -Ant. Giud.-XX, 102 - Classici UTET).



Se il Simone e Giacomo dei quali ci parla la storia risultano essere due figli di Giuda il Galileo crocefissi nel 44 sotto il procuratore Tiberio Alessandro con l?accusa di essere dei rivoluzionari, chi sono il Simone e il Giacomo dei Testi Sacri?

I vangeli ce li presentano come due pescatori che Ges? incontr? mentre passeggiava lungo la riva del lago di Tiberiade mentre gettavano le reti. Seguendo quell?ispirazione divina che si trova alla base di ogni affermazione testamentaria, Ges? si rivolse a loro invitandoli a seguirlo sulla promessa che li avrebbe resi ?pescatori di uomini?, ed essi, senza porsi domande, lo seguono per diventare, cos?, suoi discepoli. (Mt. 4,18).

Dopo essere stato dichiarato ?figlio di Giona?, Simone fu prescelto da Ges? come la ?pietra? sulla quale egli avrebbe edificato la sua Chiesa: >. (Mt. 16,17).

Giacomo ricevette da Ges?, l?appellativo di Boanerghe: >.(Mc. 3,17).

Simone difese Ges? al Getsemani, dove, stando al vangelo, era andato con gli apostoli a pregare, tagliando con un colpo di spada l?orecchio ad una guardia del Tempio di nome Malco: >. (Gv. 18,10).

La biografia evangelica di Simone e Giacomo, termina con l?incitamento che Ges? gli rivolge, prima di risalire in cielo, di ?andare in tutto il mondo e predicare il vangelo?. (Mc. 16,15).



La figura di Simone la ritroviamo negli Atti degli Apostoli nel ruolo di capo che guida la prima comunit? cristiana di Gerusalemme e la istruisce fino a quando non viene catturato insieme a Giacomo per volere di Erode Agrippa (41-44) con l?ordine che vengano entrambi giustiziati. Ma, per un miracolo divino, mentre Giacomo fu ucciso di spada, Simone si salv? perch? un angelo lo liber? dalle catene e lo fece fuggire aprendogli la porta della prigione: >. (At.12- 1 e segg.).

? cos?, con questa fuga dalla prigione, che finisce la biografia di Simone secondo le Sacre Scritture; tutto il resto che riguarda la sua venuta a Roma e la nomina a primo Papa ? stato aggiunto dai Padri della Chiesa.

Per ci? che riguarda la sua morte nessun documento testamentario ne parla. Essa ? stata costruita nel IV secolo quando la Chiesa lo dichiar? primo Papa per dare il primato a Roma sul cristianesimo. Prima di quella che viene oggi riconosciuta come vera, nella quale ci viene presentato nel coraggio di un Papa eroe che affronta la crocifissione sorridendo dopo aver assistito impavido al supplizio di sua moglie, e nell?umilt? di un discepolo che chiede di essere crocefisso con la testa all?ingi? perch? non si ritiene degno di morire nella stessa posizione di Cristo, a Simone furono attribuite altre due morti. In una si diceva che era morto come un pusillanime che era andato al patibolo piangente e tirato con forza, e in un?altra si diceva che era stato crocefisso per volere di Nerone perch? in una sfida di magia aveva provocato la morte di Simone il Mago facendolo cadere, con le sue preghiere, dall?alto mentre volava.

Tre morti differenti ma tutte aventi un preciso significato. La prima che gli fu data in relazione al mago Simone, doveva dimostrare la superiorit? dello Spirito Santo su ogni forma di magia, la seconda, quella che affronta piangente, doveva confermare il suo carattere pusillanime che lo aveva portato a rinnegare tre volte Ges?, e la terza, quella definitiva che viene sostenuta dalla Chiesa, fu costruita per confermare la forte personalit? di colui su cui Cristo aveva costruito la sua Chiesa. Il fatto della testa all?ingi? fu escogitato dai padri della Chiesa per evitare che un secondo crocefisso potesse creare dei problemi nella catechesi cristiana.



Simone e Giacomo di Giuseppe Flavio

sono gli stessi dei quali parlano i Testi Sacri?



A chi potrebbe obbiettare che il Simone e il Giacomo riportati da Giuseppe e dai documenti scritti in aramaico e greco (obiezione che sono stati capaci di pormi i pi? accaniti sostenitori delle verit? evangeliche), non sono gli stessi di cui parlano i testi sacri, perch? nulla ci vieta di ammettere che possano essere esistite contemporaneamente due coppie di persone che avevano lo stesso nome, noi porteremo ulteriori prove che, tratte dalle falsificazioni che furono operate dai Santi Padri della Chiesa (Ireneo, Epifanio, Girolamo ecc.), elimineranno nella maniera pi? inconfutabile ogni possibilit? di scappatoia anche in coloro che persistono nel pi? irriducibile irrazionalismo della fede. Esaminiamo gli appellativi che vengono attribuiti a Simone e Giacomo secondo gli antichi documenti:



Barjona: Il Barjona dato al Simone dei Boanerghes, dal significato originario di ?latitante?, che ritroviamo trasformato in ?figlio di Giona? nei Testi Sacri non ? che il risultato di una manipolazione operata sulla parola nella traduzione dall?aramaico in greco. Sapendo che in aramaico ?bar? significa figlio, i Padri della Chiesa ricavarono ?figlio di Giona? separando ?bar? da ?Jona? con l?accortezza di scrivere bar in lettera minuscola come un nome comune e Jona in lettera maiuscola per farlo diventare nome proprio di persona: Simone Barjiona = Simone bar Jona = Simone figlio di Jona. (Da Novum Testamentum Graece et Latine pag. 54, 17).

Che questa trasformazione sia una il risultato di una voluta falsificazione e non di un errore di traduzione ci viene confermato da tre motivi:



a) La parola aramaica ?bar?, non pu? trovare nessuna giustificazione in una traduzione scritta tutta in greco se non in un?intenzionalit? tesa al raggiungimento di uno scopo.

b) Il nome proprio Jona, non esistendo in aramaico, esclude ogni possibilit? di attribuire una figliolanza a qualcuno che non pu? avere questo nome.

c) La parola in ?bar?, nel significato di figlio, si trova sul testo greco soltanto davanti a ?Giona? mentre in tutti gli altri casi viene giustamente tradotta con ?fios?.



Praticamente, in un testo scritto tutto in greco, i traduttori (falsari) hanno inserito questa parola aramica bar che, guarda caso, sparisce poi nella versione latina dove ?bar Jona? viene tradotto con ?filius Jonae?. Tutto questo perch? il Simone Barjona latitante in aramaico, passando per Simone bar Jona nella traduzione greca, perdendo ogni traccia del rivoluzionario, possa divenire il pescatore di anime ?Simon filius Jonae? dei vangeli canonici. E come per Simone, altrettanto furono operate negli altri componenti la banda dei Boanerghes quelle manipolazioni necessarie perch? gli appellativi rivoluzionari assumessero un significato pacifico, come Qananite, che in Aramaico significa rivoluzionario, che fu trasformato in Cananeo, cio? oriundo della citt? di Cana, e Galileo in abitante della regione della Galilea.

Kefas: L?appellativo Kefas (cefa), che nel significato di ?pietra? fu dato a Simone per la sua massiccia corporatura, fu trasformato dai falsari in quel nome proprio di ?Petrus? che, in senso traslato, sar? usato per indicare in lui la ?pietra? su cui Ges? edificher? la sua Chiesa. > (Mt. 16- 17 e segg.). Frase che se fosse stata espressa nel significato originale, avrebbe suonato: >, quella rivoluzione che gli Asmonei, seguendo il programma esseno-zelota, stavano preparando contro i Romani per la liberazione della Palestina.



Boanerghe e Zelota: Questi due appellativi dati a Giacomo quale combattente Jahvista appartenente alla banda dei Boanerghes, confermati come sono dagli stessi vangeli canonici non hanno bisogno di ulteriori documentazioni e commenti per quanto la Chiesa cerchi di cambiarne il vero significato rivoluzionario dicendo che Zelota fu dato a Giacomo nel significa di ?zelante nell?amore per Cristo? e Boanerghe perch? era sua abitudine di parlare a voce alta come un tuono.

Ma per quanto i falsari abbiano cercato di far sparire ogni traccia rivoluzionaria nella trasformazione dei Bohenerges in pacifici discepoli di Ges?, tanti sono i passi rimasti nei vangeli che testimoniano la loro originale natura estremista, quale quello citato da Luca che ?nell?autorizzazione che i discepoli chiedono a Ges? di incendiare un villaggio samaritano perch? si era rifiutato di concedergli asilo (Lc. 9,51 e segg.) ci riporta a quanto gli storici del tempo scrissero di queste squadre estremiste esseno-zelote: >. (Filone).

>. (Giuseppe Flavio- Guerra Giud.).

Alla domanda di come sia possibile che nei vangeli si trovino passi che possano testimoniare la vera natura zelota nella squadra di Ges? quando la Chiesa avrebbe avuto tutto l?interesse di nasconderli, la risposta la troviamo nel fatto che i quattro vangeli canonici, scritti tutti nella seconda met? del II secolo, furono totalmente ricopiati dal vangelo che i Battisti scrissero, nella seconda met? del I secolo, per costruire in Giovanni Battista la figura del predicatore spirituale e del rivoluzionario zelota secondo i canoni del movimento esseno-zelota che volevano un Messia dalla duplice figura, la figura del predicatore spirituale e la figura del guerriero davidico. Ma questo fa parte di un capitolo che sar? trattato a parte.



Dimostrato cos? che il Simone e il Giacomo dei Testi Sacri non sono altro che due figure immaginarie ricavate dal Simone e Giacomo che Flavio Giuseppe ci presenta come figli di Giuda il Galileo, tutto ci? che la Chiesa sostiene su di essi crolla miseramente. Come si pu? ancora credere che il Simone Pietro, figlio di Giona, sia potuto andare a Roma nel 62 ed esservi eletto primo Papa se ? stato crocifisso nel 44 sotto Alessandro Tiberio con l?accusa di rivoluzionario? Come si pu? pretendere che tutta la storia della Chiesa possa reggersi ancora su una favoletta, quella favoletta dell?angelo che liber? Simone dalle catene?



Prova numero due dell?inesistenza storica di Ges?.



La seconda prova della non esistenza storica di Ges? ci sar? fornita, netta ed inconfutabile, mettendo in diretto confronto la figura del Messia dei Testi Sacri, detto il Nazareno, con il Messia della Storia, detto il Nazireo, entrambi pretendenti al trono di Gerusalemme in qualit? di ?re dei Giudei?.



Messia dei Testi Sacri.



Il Messia dei Testi Sacri, al quale la Chiesa ha dato il nome di Ges?, ci viene presentato secondo i seguenti dati anagrafici:



a) Paternit?: figlio primogenito di Giuseppe.

b) Luogo di nascita: Betlemme, anche se Marco e Giovanni non ne fanno menzione nelle loro biografie cominciando il racconto della sua vita da quando aveva trent?anni.

c) Residenza: Nazaret, perch? la citt? natale di suo padre Giuseppe, secondo il biografo Dottor Luca, perch? ha dovuto rifuggircisi dal ritorno dall?Egitto dove si era rifugiato per sfuggire alla strage degli innocenti ordinata da Erode che voleva ucciderlo perch? ritenuto suo concorrente al trono di Gerusalemme.

d) Professione: Rabbi.

e) Ha due appellativi, quello di Galileo perch? Nazaret si trovava nella regione della Galilea, e quello di Nazareno che gli viene dalla citt? di Nazaret, considerata sua patria per adozione da Matteo e per discendenza atavica da Luca.

f) Inizia la sua missione di predicatore formando una squadra di dodici discepoli, dei quali alcuni sono suoi fratelli che si chiamano Simone Pietro, detto Cefa, figlio di Giona, Giacomo il Maggiore detto Boanerghe, Giuda detto Teudas (Taddeo), Giacomo il Minore detto Zelota... degli altri otto, essendo alquanto complicata la spiegazione dei nomi, ne parleremo in una prossima lettera aperta. Con questa squadra di discepoli, partendo dai confini della Siria (Mt.4,23), dopo un periodo di prediche di durata imprecisata (tre per i biografi Matteo e Marco, due per il biografo Dottor Luca e uno soltanto per il biografo Giovanni), percorre la Palestina predicando una morale del tutto identica a quella esseno-zelota, giunge a Gerusalemme perch? ? in questa citt? che, secondo i Testi Sacri, deve concludersi la sua missione di evangelizzatore. Prima di entrarvi, ne prevede la distruzione. (Mt.24,15).

g) Sotto le feste di Pasqua, dopo aver consumato una cena nella quale i discepoli vi partecipano armati di spade, viene arrestato nel Getsemani e crocefisso sotto l?accusa di aver commesso reati di natura religiosa e politica; religiosa, per essersi dichiarato figlio di Dio, e politica, per aver sostenuto di essere il re dei Giudei (reato gravissimo per i Romani), di aver tentato di sollevare il popolo e di avere impedito di pagare i tributi a Cesare ( Lc. 23 - 1,5).



Giovanni di Gamala secondo la documentazione storica.



a) Paternit?: figlio primogenito di Giuda il Galileo.

b) Luogo di nascita: Gamala, sita nella regione della Golanite confinante con la Siria.

c) Residenza: Gamala, citt? degli Asmonei.

d) Quale discendente della stirpe di David, viene ricercato da Erode perch? lo considera un suo rivale al trono di Gerusalemme.

e) Professione: Rabbi.

f) Ha due appellativi, quello di Galileo come suo padre Giuda, anche se di origine Golanite, perch? appartenente al movimento rivoluzionario che ha sede in Galilea, e quello di Nazireo perch? appartenente alla casta politico-religiosa dei Nazir alla quale il movimento rivoluzionario aveva affidato la propria propaganda secondo i canoni della morale esseno-zelota.

g) Inizia la sua missione di propagandista rivoluzionario costituendo una banda di guerriglieri, autonominatasi ?Boanerghes? (figli della vendetta), della quale fanno parte i suoi sei fratelli, i cui nomi sono Simone Barjiona, detto Cefa, Giacomo il Maggiore, detto Boanerghe, Giuda, detto Teuda, Giacomo il Minore, detto Zelota, Giuseppe e Menahem. Con questa banda di guerriglieri, partendo dalla sua regione Golanite, che si trova ai confini della Siria, percorre la Palestina per concludere la sua missione in Giudea con la conquista di Gerusalemme.

e) Sotto le feste di Pasqua (era in questa ricorrenza che i rivoluzionari organizzavano le rivolte approfittando della confusione generata dal forte afflusso di pellegrini) viene catturato nel Getsemani e quindi crocifisso sotto l?accusa di promotore di una rivolta.



Confronto storico-geografico tra Nazaret e Gamala.



Come si vede dai due estratti sopra riportati, ci troviamo di fronte a due personaggi che, tolto qualche dato, come la paternit? e la citt? da cui provengono, hanno tutto il resto in comune. Sono entrambi perseguitati da Erode perch? vede in essi dei probabili rivali al trono di Gerusalemme quali discendenti della stirpe di Davide, sono tutti e due Rabbi, hanno lo stesso appellativo di ?Galileo?, sono capi di due squadre composte da seguaci tra cui ci sono loro fratelli che hanno lo stesso nome, e iniziano, sia l?uno che l?altro, la loro missione dai confini della Siria per concluderla sotto le feste di Pasqua a Gerusalemme, dove vengono catturati nell?orto del Getsemani per essere crocefissi sotto l?accusa di rivoltosi.

Lasciando da parte le paternit? che non possono essere discusse su un piano storico perch? quella di Giuseppe, attribuita a Ges? dai Testi Sacri, non ? altro che il risultato di un?immaginaria elaborazione biblica, passiamo ad esaminare l?altra differenza che possiamo affermare essere la sola che si oppone a fare dei due personaggi la stessa persona, cio? quella riguardante le due citt? che vengono indicate come loro patrie; la citt? di Nazaret che viene attribuita a Ges? dai vangeli e la citt? di Gamella che viene attribuita a Ezechia, nonno di Giovanni, da Giuseppe Flavio.



Nazaret.



Lasciando l?annosa discussione riguardo la sua esistenza al tempo di Ges? che da alcuni ? negata perch? nessun documento ne parla prima del IX secolo, mentre da altri viene riconosciuta sotto forma di un piccolo raggruppamento di capanne dai tetti di paglia, procediamo nella dimostrazione della seconda prova considerando Nazaret nella sua posizione geografica leggermente collinare distante circa trentacinque chilometri dal lago di Tiberiade.

Analizzando i vangeli non si pu? non restare sorpresi dal fatto che le descrizioni che essi fanno della patria di Ges? non hanno nulla a che vedere con la realt?.

Leggiamo insieme: >. (Mt. 13,2).

Se la patria di Ges? ? Nazaret, come viene affermato dalla Chiesa, e Nazaret ? una citt? situata su una zona leggermente collinare e lontana dal lago di Tiberiade trentacinque chilometri, vorrei che almeno uno dei tre (don Enrico Righi, il cardinale Biffi e il vescovo Carraro), ai quali mi sono rivolto perch? mi dessero una prova, una soltanto, dell?esistenza storica di Ges?, mi spiegasse come possa esserci una riva, delle barche e un monte che si erge sul lago di Tiberiade.

Una vera contraddizione che non pu? trovare nessuna giustificazione, anche la pi? assurda, dal momento che la troviamo ripetutamente confermata da tutti gli evangelisti come risulta dai passi sotto riportati:



>. (Lc. 4- 14 e segg.).



>. (Mt. 13- 1,2).



>...e come questi, tanti sono ancora i passi dei quattro evangelisti che, riferendosi alla citt? natale di Ges?, escludono nella maniera pi? evidente che Nazaret possa essere la sua patria almeno che non si voglia, e tutto ? possibile alla fede, mettere barche in un paese che dista trentacinque chilometri dal lago di Tiberiade e trasformare un pagliaio in una montagna.



Gamala.



Se la patria di Ges? non ? Nazaret, quale ? allora questa citt? a cui si riferiscono i vangeli? La risposta ci viene da un passo della ?Guerra Giudaica? nel quale Giuseppe Flavio ci parla di Ezechia, padre di Giuda il Galileo e nonno di Giovanni, pretendente al trono di Gerusalemme quale appartenente alla casta degli Asmonei discendente della stirpe di Davide:

>.(Guerra Giud. IV -4,8).

Basta rileggere uno solo dei passi evangeli citati per renderci conto che la citt? di Ges?, corrispondendo esattamente alla descrizione di Giuseppe Flavio, non ? assolutamente Nazaret ma Gamala.



Ma come ? potuto accadere che gli evangelisti siano caduti in una simile incoerenza? La risposta ? semplice: il capitolo riguardante la nascita di Ges?, nel quale viene dichiarata Nazaret come patria di Ges?, fu aggiunto in Matteo e in Marco quando i vangeli erano gi? stati scritti e pubblicati, cio? nel IV secolo allorch? i Padri della Chiesa decisero di dare a Ges? una incarnazione attraverso una nascita terrena, incarnazione che fino ad allora era stata sostenuto essere avvenuta all?et? di trent?anni, nel momento del battesimo ricevuto da Giovanni, per dichiarazione di Dio: >.



Perch? fu scelto proprio Nazaret, quel paese che al tempo di Ges? poteva essere tutt?al pi? rappresentato da un insignificante villaggio formato da quattro capanna dai tetti di paglia e non una citt? di maggiore importanza come Cafarnao, Sefforis o altre? Perch? dovevano far sparire quell?appellativo di Nazireo che, significando ?attivista del movimento rivoluzionario?, avrebbe compromesso la trasformazione di un combattente Boanerges, figlio della vedetta, in un predicatore di pace e di perdono. E, cos?, ancora una volta, come in tante altre trasformazioni fatte per nascondere la natura originaria zelota dei discepoli (vedi ?quananite?, in nativo di Cana, ?Ecariot? in nativo di Keriot, ?Galileo? nativo della Galilea), ricorrendo all?espediente geografico, trasformarono ?Nazireo? in ?Nazareno? quale oriundo della citt? di Nazaret.

Trasformazione che, secondo gli esegeti, spinge ad un sorriso di compassione nella sua arrogante falsit? se si considera che gli abitanti di Nazaret non si chiamano nazareni, ma ?Nazaretani?.

Dunque, se la patria di Ges? non ? Nazaret ma Gamala, chi altri, in realt?, egli ha potuto essere se non quel figlio di Giuda il Galileo che, quale primogenito di sette fratelli, mor? crocifisso per restaurare il regno di David di cui lui, quale asmoneo, ne pretendeva il trono?



Queste sono le prime due prove che invio come risposta al silenzio della Chiesa alla mia richiesta di una prova sull?esistenza storica di Ges?, detto il Cristo, per la quale, se mi fosse fornita, sono pronto a ritirare subito la querela contro la Chiesa, nella persona di don Enrico Righi, per abuso di credulit? popolare e sostituzione di persona. Ho detto le prime due perch? altre ne seguiranno.



P.S. Risponder? ad eventuali obiezioni soltanto se mi verranno da una delle tre persone sopra nominate o da chi, prendendo il loro posto, si assuma tutta la responsabilit? della Chiesa nella qualit? di suo ministro. Ogni intromissione di terzi appartenenti al mondo laico, per quanto dotti e credenti possano dimostrarsi, sar? respinta.



Luigi Cascioli

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purch? l?articolo sia riportato in versione integrale, con lo stesso titolo,

citando il nome dell?autore e riportando questa scritta.



Luigi Cascioli

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R: Luca Casioli, la favola di Cristo

Messaggio da carlo »


Lettera aperta dall?Inghilterra al cardinale Giacomo Biffi





Mons Biffi



mi rivolgo a lei, anche se per vie inusuali, quale eminente esponente della Curia Romana con la speranza che legga questa mia e che prenda atto di quanto segue. Tempo fa lessi il libro ?La favola di Cristo? dello storico Luigi Cascioli in cui l?autore, attraverso prove inoppugnabili, dimostrava la non esistenza di Ges? Cristo. Le confesso di aver avuto sempre dubbi e incertezze sulla figura di Ges? non fosse altro per quel barlume di raziocinio e di lucidit? che ci contraddistingue dagli animali.



Non perch? abbia qualche remora nei confronti della religione cristiana, per me le religioni si equivalgono tutte negli stessi propositi e nel raggiungimento di scopi ben precisi e sottilmente pianificati a discapito delle masse piu fragili e indifese, bens? per le centinaia di contraddizioni e discrepanze riscontrate nel corso delle ripetute letture dell'antico e nuovo testamento.



L?opera insigne del Signor Cascioli non ha fatto altro che dare conferma ai miei interrogativi ai quali, finalmente, ho dato risposte definitive. E mi creda, non sono l?unica. Il fatto che sconcerta di pi? e che confermerebbe ulteriormente l?impostura volontaria e non in buona fede ? che alle prove ben documentate del signor Cascioli e ai suoi ripetuti inviti di esibire prove certe dell?esistenza di Ges? contro le sue, nessuna eminenza della Chiesa Cattolica si ? mai preoccupata di rispondere.



Ci? significa che le argomentazioni e le accuse del signor Cascioli sono difficilmente smontabili. Il vostro silenzio ne d? ulteriore conferma. Non crede che a questo punto dovreste dare delle spiegazioni a un miliardo e pi? di persone che hanno creduto in voi e magari sacrificato la propria vita per rincorrere una favola? No, non ne darete mai salvo ritrovarvi con una massa di fedeli o ex fedeli che disertano le chiese e le vocazioni. Tutto si compie senza rumore, in silenzio, lo stesso silenzio di cui si serve la Chiesa Cattolica.



Oggi infatti, come lei ben sapr? eminenza, l'analfabetismo ? stato debellato, la gente ? acculturata, l?informazione incalza a ritmi sfrenati in svariati modi fra cui l?internet grazie al quale anche l?ultimo degli sprovveduti ? in grado di arricchire le proprie conoscenze. ? un processo che innescato non si arrester? pi?, che nessuno potr? fermare. Oggi i mezzi di comunicazione hanno raggiunto vertici inimmaginabili attraverso i quali il mondo acquisisce miliardi di informazioni atte a far ravvisare imposture di ogni genere, anche quelle perpetrate da duemila anni a questa parte.



Per concludere: alla luce di questi fatti, mi chiedo come sia possibile che eminenze di elevata cultura possano aver trascurato e ignorato decine e decine di contraddizioni e menzogne riportate in bella vista dalla Bibbia, un libro ispirato da Dio stesso che dovrebbe essere verit? assoluta. Fino a prova contraria una verit? non cambia mai, per questo si chiama verit?. Se cambia anche solo di una virgola si chiama menzogna. La stessa menzogna che vi indusse a perseguitare i giusti: Galileo fu uno di loro. Ma i giusti si ripetono eminenza e con loro emergono altre verit? nascoste. Oggi il signor Luigi Cascioli ? uno fra questi, e voi state commettendo l'ennesimo errore. Ma la storia parler? da s?, come del resto ? sempre stato.

Cordiali saluti



Paola Mancini

London - UK



Giornalisti, storici e interessati sono invitati a partecipare

al Processo Querela presentata contro il parroco don Enrico Righi;

prossima udienza fissata per il 29 Aprile 2005 alle ore 9:00

presso il nuovo Tribunale di Viterbo:

http://www.luigicascioli.it/1querela_ita.php



Ecco due prove che Ges? Cristo non ? mai esistito:

http://www.luigicascioli.it/2prove_ita.php



Intervista su Rai TG2 (video-audio):

http://www.luigicascioli.it/tg2_ita.php



News attualit?:

http://www.ladysilvia.net/magaView/news/4690/attualita


Luigi Cascioli

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Luigi Cascioli, la favola di Cristo

Messaggio da Miki »

[quote=""carlo""]Sta diventando uno dei miei eroi! :mrgreen: ABUSO DELLA CREDULITA' POPOLARE, quanto ? vero...[/quote]

A me ste cose mi fanno incazzare non poco!
Mi si d? della "credulona".
Gente come questo tizio vuole solo far soldi e diventare famoso ABUSANDO della credulit? di altra gente pronta a bersi tutte le sciocchezze che questi "illuminati" riescono a mettere insieme.
Se proprio "credulona" devo essere, preferisco credere al Vangelo che non all'ultimo arrivato sul tavolo di una discussione cui hanno gi? preso parte centomila altri senza per altro riuscire a convincere n? me n? un miliardo di cattolici nel mondo (tutti idioti creduloni, evidemtemente! :roll:)
Siamo in un paese libero e se il signore in questione non vuole credere in Cristo fatti suoi. Perch? si senta in dovere di attaccare la mia fede e di darmi della demente non lo capisco proprio.
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